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Il Primo Voto
Non Si Scorda Mai...
A cura della classe 3 C
Istituto comprensivo di Molteno (Lc)
a.s. 2015/2016
Indice:
1.	 La lunga conquista dei diritti
2.	 1943: anche noi siamo scese in campo
3.	 Le donne della resistenza lecchese
4.	 Finalmente il voto: le “ ragazze “ degli anni venti raccontano
5.	 Noi, staffette del futuro
Bibliografia:
Anna Valle - Annalisa Coviello, Anche io ho votato Repubblica, ED. Giacchè
Anna Valle, Diventare cittadine.
Roberta Cairoli, Nessuno mi ha fermata, Antifascismo e Resistenza nell’esperienza delle donne del coma-
sco, 1922-1945.
Istituto di storia Contemporanea, Taccuino degli anni difficili.
Aloisio Bonfanti, Il cortile delle botti e dei sassi, Ed. Emmepi.
Materiale messo a disposizione dall’ANPI di Lecco
Siti internet per raccolta di immagini
1. LA LUNGA CONQUISTA DEI DIRITTI
Settanta anni fa alle cittadine italiane è stato concesso il diritto di voto.
Una difficile e importante conquista di cittadinanza e di individualità.
Quali sono state le tappe fondamentali di questa conquista nel mondo e in particolare in Italia?
Le abbiamo ripercorse attraverso i momenti più significativi.
1789: La Rivoluzione Francese getta i primi semi sul terreno della parità,
nascono le prime associazioni femminili
1867: Si diffonde il movimento della Suffragette in Inghilterra con forti
forme di protesta
1869: Viene concesso il voto alle donne nello stato del Wyoming negli
USA
1893: In Nuova Zelanda viene concesso il suffragio universale
1902: Emmeline Pankhurst dirige il movimento delle suffragette in In-
ghilterra
1907: Voto alle donne in Finlandia
1912: In Italia viene diffuso il suffragio universale maschile a partire
dall’età di 21 anni; a differenza degli analfabeti che possono votare dai
30 anni.
1918: Le donne inglesi ottengono il diritto di voto
1919: In Italia il suffragio si allarga: tutti i cittadini maschi con almeno
21 anni possono votare
10 Marzo 1946: Primo voto universale per uomini e donne maggiorenni
2 Giugno 1946 Referendum istituzionale
1946: Suffragio universale in Francia
1958: Suffragio universale a San Marino
1971: Suffragio universale in Svizzera
Per l’Italia l’esperienza delle guerre, della dittatura fascista e della Resistenza in particolare ha segnato un momento im-
portante: le donne hanno agito da protagoniste, pari e diverse dagli uomini. Tutti uniti sono stati veri e propri testimoni
di coraggio.
Oggi in tutto il mondo il suffragio universale è stato conquistato, nel 2015 anche per quasi tutte le donne arabe.
2. 1943: ANCHE NOI SIAMO SCESE IN CAMPO
La Resistenza è stato un momento forte per uomini e donne: il desiderio co-
mune era riportare la libertà, tolta dal regime fascista. Ragazzi e ragazze di
vent’anni non sapevano nemmeno cosa volesse dire VOTARE! Le donne rap-
presentano una componente fondamentale nella lotta contro il nazifascismo.
Lottano per la democrazia e la giustizia dell‘Italia attraverso vari canali: pro-
paganda antifascista, raccolta di fondi e aiuti ai partigiani tramite le comuni-
cazioni. Molte hanno anche combattuto al loro fianco utilizzando le armi. In
questi anni le donne prendono coscienza della proprie capacità, della propria
autonomia e del coraggio di gestire una vita di stenti.
…COME STAFFETTE
Era un ruolo importante, ricoperto da giovani donne tra i 16 e i 18 anni,
così giovani non destavano sospetti. Avevano il compito di mantenere i col-
legamenti tra i partigiani, le loro famiglie e le varie brigate. Trasportavano
i documenti con borse a doppio fondo o con carrozzine per nasconderli. Si
spostavano a piedi o soprattutto in bicicletta. I collegamenti più importanti
erano quelli tra città e montagna. Viaggiavano soprattutto di notte.
…COME COMBATTENTI
Tante sono state le donne che hanno combattuto in Italia contro il nazifasci-
smo, al fianco dei partigiani, rischiando anche la vita di più di 35.000. Esse
hanno imbracciato le armi, a fianco degli uomini e in alcuni casi hanno anche
diretto l’intera brigata.
…COME LAVORATRICI
Hanno sostituito gli uomini lavorando in fabbrica o nei campi. Hanno organiz-
zato scioperi, manifestazioni e proteste contro il nazifascismo.
…COME RAPPRESENTANTI DELLE ISTITUZIONI
“Anche noi donne abbiamo vinto la guerra, nel silenzio e nell’anonimato,
in nome della patria e della libertà.
Potevano tenerci fuori?”
Carla Capponi vice coman-
dante di una brigata a Roma.
Medaglia d’oro per il numero
di imprese a cui ha parteci-
pato.
Gisella Floreanini presidente
di una Repubblica partigiana
in val d’Ossola.
Nilde Iotti, partigiana attiva,
presidente della Camera dei
Deputati dal 1979 al 1992.
Prima donna nella storia d’I-
talia a ricoprire una delle
cinque più alte cariche dello
Stato.
3. LE DONNE DELLA RESISTENZA LECCHESE
Tra i monti, le valli e le città, nessuno ci ha fermate!
Studiando la storia della Resistenza abbiamo scoperto che anche nel nostro territorio ci sono state donne valorose che
sono scese in campo e hanno partecipato con coraggio alla costruzione di una Italia libera.
Abbiamo immaginato di incontrarle. Ascoltiamo la loro voce
FRANCESCA CICERI
Mi ricordano tutti come Vera, in realtà il mio nome è Francesca Ciceri, sono nata a Rancio di Lecco nel 1904.
A soli 12 anni sono andata a lavorare alla “Rocco Bonaiti” di Lecco, una fabbrica specializzata
nella produzione di reti metalliche. Per me questo posto è diventato un luogo di esperienza,
un insieme di ideali dove unire strategie di ribellione e emancipazione.
Fin dall’inizio ho partecipato ai sindacati di fabbrica.
Alla fine della prima guerra ho conosciuto il mio Gaetano Invernizzi reduce dalla guerra, che
è stato costretto a lasciare l’Italia perché antifascista.
Ci siamo sposati a Parigi e siamo tornati in Italia nel 1931 per ricomporre le file della lotta
clandestina.
Siamo stati arrestati nel 1936 con l’accusa di cospirazione contro lo stato.
Il 22 maggio del 1937 sono stata processata … Hanno letto la sentenza: Gaetano è stato
condannato a 14 anni di carcere e io a otto. Fortunatamente io ho scontato la pena e sono
uscita dal carcere in anticipo grazie alla nascita dei figli del principe ereditario. Nel 1943 sono
salita in Erna a costituire la brigata partigiana che ho diretto sino alla liberazione.
Chi poteva più fermarci? Per la patria e per la libertà abbiamo speso impegno e coraggio, come sono feli-
ce di aver vissuto la conquista dei nostri diritti!
ANGELA LOCATELLI GUZZI
Quando cala la luna e i suoi raggi colpiscono il lago vicino a casa mi viene in mente quando
alla sera arrivava il Colonnello Morandi. Io, lui e il nostro giardiniere nascondevamo in una
cassetta di zinco tutti i documenti che portavano i vari collegatori, e li sotterravano...
Il mio nome è Angela Locatelli Guzzi sono nata a Lecco il 6 agosto 1914. La mia casa, la villa
dello Zucco, è divenuta la sede del comando delle” Garibaldi”. Io non mi limitavo semplice-
mente ad ospitare ma anche a tenere i contatti più pericolosi, assistere alle famiglie dei par-
tigiani caduti e a costudire i documenti del Comando.
Fisso nella mia memoria è quel gennaio 1945 quando ho avuto l’impressione che i fascisti
stessero per fare irruzione nella mia casa e riuscii a bleffarli. Ho messo in salvo tutti i docu-
menti del movimento clandestino e ho raggiunto mio marito Ulisse, nelle formazioni partigia-
ne.
Che orgoglio quando finalmente l’Italia è stata liberata. Che immensa soddisfazione quando siamo stati
chiamati tutti alle urne! Tutti abbiamo lottato, uniti e compatti per la democrazia!
LE SORELLE VILLA
I lecchesi ci ricordano come le sorelle Villa, e ricordano soprattutto la no-
stra casa, a Garabuso di Acquate: era la più importante casa rifugio della
Resistenza di Lecco.
La posizione era strategica: era nascosta dietro ad una cava. Qui si ferma-
vano i prigionieri, gli ebrei, i partigiani e gli ufficiali perché era un posto un
po' nascosto.
Noi davamo agli ospiti alloggio, abiti, medicinali, e il cibo e se non sapevano
la strada, soprattutto per andare in Svizzera, li facevamo accompagnare
dai nostri partigiani. Tanti ne abbiamo condotti ai Resinelli e in Erna e tanto
aiuto abbiamo dato ai prigionieri alleati per il passaggio in Svizzera.
Pure il C.L.N. con i loro comandanti si sono recati alla nostra abitazione.
Io, Rina, ogni giorno andavo a scuola a Como e mi incaricavo di portare
le notizie che mi dava il bidello Taiana; facevo da portavoce. Purtroppo un
giorno sono stata intercettata, il comando è arrivato a casa, ci hanno arre-
state.
Io, Angela, sono rimasta a San vittore per 21 giorni. Rina, Erminia e Carlotta sono state arrestate, condotte a Fossoli.
Durante il viaggio verso la Germania Rina ed Erminia sono riuscite a fuggire, Carlotta ha dovuto affrontare anche il campo
di sterminio di Ravensbruck.
Alla fine sapere di avere contribuito a formare l’Italia ci ha reso fiere, tutte le nostre azioni hanno avuto un buon esito.
Che fermento quel due giugno: il giorno della scelta! Che emozione! Anche noi abbiamo potuto dire la nostra e abbiamo
messo la nostra croce sulla scheda!
Perché noi non dovevamo votare?
4. FINALMENTE IL VOTO: LE “RAGAZZE“ DEGLI ANNI
VENTI RACCONTANO
Non possiamo guardare al futuro senza conoscere il passato: abbiamo chiesto ad alcune “ragazze“ degli anni venti di ri-
cordare quel momento speciale…
Ecco il loro racconto:
SIGNORA LUISA SANGIORGIO IN FUSI
PERCHÉ DOVEVAMO ESSERE ESCLUSE?
Avevo 23 anni, il 2 giugno 1946, quando bisognava scegliere tra la monarchia e la repub-
blica.
A dire la verità io ho votato per la monarchia perché mi sembrava che il Re di Savoia, che
aveva lavorato per l’unità d’Italia, poteva essere la persona più adatta ad unire il popolo.
L’Italia era una terra debole perciò è sempre stata invasa dagli stranieri: austriaci, francesi,
spagnoli. Era una terra facile da dominare.
Desideravo andare a votare perché anche noi eravamo parte dell’Italia, perché dovevamo
essere escluse? Anche le donne hanno fatto i loro sacrifici e dato il loro aiuto per l’Italia.
Quando sono andata a votare mi tremava la mano a scrivere perché ero emozionata. Era
la prima volta nella storia, la prima volta nella vita e il desiderio, dopo la fine della guerra,
era di vederla più unita.
Finita la guerra c’erano i democristiani e i rossi.
Ho saputo del voto dalla propaganda che c’era e sono stata indipendente, mi ero formata
la mia idea e ho votato secondo il mio pensiero. Io ho votato per la monarchia.
Finalmente le donne hanno potuto partecipare alla vita politica, non erano più isolate.
Non lasciavano più la determinazione delle leggi agli uomini ma potevano esprimere il loro pensiero, opinione e desiderio.
Anche le donne potevano dire la loro, le donne hanno acquistato una loro dignità di cittadine che possono dire e scegliere.
SIGNORA GESUINA CEREDA
FINALMENTE ABBIAMO POTUTO DIRE LA NOSTRA!
Sono Gesuina Cereda e sono nata il 1 maggio 1921 a Veduggio.
Quando è iniziata la guerra io avevo 18 anni e mio marito 19. Lui è stato mandato a com-
battere in Francia per poco tempo poi è partito per la Grecia, da lì è stato deportato in
Germania poi in Russia. Non ho avuto sue notizie per tre anni, ma quando ormai avevamo
perso le speranze, è ritornato a casa: era riuscito a fuggire.
Durante la guerra io andavo a Milano a comprare il cotone che mi serviva per il mio lavoro.
Una volta, mentre ero lì, è partita la sirena anti-bombardamento e ho dovuto nascondermi
in un rifugio, ero lì con tanta gente spaventata come me e pregavamo perché non ci suc-
cedesse niente, per fortuna è andata bene.
Un’altra volta, invece, ho assistito ad un bombardamento a Briosco, è stato colpito un asilo
ed è morta una suora.
Durante gli anni della resistenza io ho continuato con tante difficoltà a portare avanti il mio
lavoro, non ho partecipato personalmente alle lotte partigiane.
Avevo un piccolo laboratorio artigianale, che è tuttora attivo grazie a mia figlia e mia nipo-
te, dove orlavo e ricamavo la biancheria per la casa.
Ho votato per la prima volta il 2 giugno 1946 quando c’è stato il referendum per scegliere tra monarchia e repubblica.
Il voto per le donne è stata una conquista importante perché ci ha permesso di dire il nostro parere.
Ho saputo dalla radio che avrei potuto votare e l’ho fatto senza essere condizionata da nessuno, dopo aver votato mi sono
sentita felice di aver partecipato ad una decisione così importante. Io ho scelto la Repubblica.
SIGNORA NEGRI ALBERICA
QUELLA ERA LA SCELTA DA FARE!
Sono nata nel 1922 a Rogeno (LC), avevo 24 anni quando ho votato per la prima volta. Sono vissuta in un piccolo paese
in campagna, da noi le notizie arrivavano poco. Ne sapevano di più gli uomini perché ne parlavano all’osteria. Noi do-
vevamo badare alla casa, ci tenevano lontane da queste cose. Comunque quel giorno sono andata. Ero emozionata, mi
tremava la mano, avevo paura di sbagliare. Ho messo la mia croce su Repubblica, quella era la scelta da fare perché il
re ci aveva abbandonato.
Poi alle altre votazioni ci raccomandavano di votare per la democrazia cristiana perché votare per i rossi era un peccato!
Io a volte ascoltavo, a volte facevo di testa mia…
5. NOI, STAFFETTE DEL FUTURO
Conoscere il passato ci ha resi fieri e emozionati di essere eredi di
una storia così combattuta.
Dopo il voto si è respirato aria di libertà, anche se la strada per le
donne è stata ancora lunga.
Il suffragio universale è stata una importante conquista da difen-
dere. Oggi a noi sembra scontato vedere i nostri genitori e i nostri
nonni andare a votare; tra qualche anno andremo anche noi, e ri-
pensando a quello che è stato certamente ci accorgiamo di quanto
sia importante vincere l’assenteismo e l’indifferenza.
Tutti noi possiamo e dobbiamo essere cittadini attivi.
Ora il testimone è nelle nostre mani.
Siamo noi i combattenti e le staffette del futuro, siamo le forze del
mondo del lavoro e sin da ora ci impegnamo a…
•Partecipare alla vita della classe
•Eleggere i nostri rappresentanti
•Lottare per il rispetto dei diritti e delle idee di tutti
•Dire e difendere la propria opinione
•Impegnarci per il bene comune
Grazie ai sacrifici e alle lotte di molti
Oggi puoi scegliere chi sei, chi vuoi essere,
Chi vogliamo essere.

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Il primo voto non si scorda mai

  • 1. Il Primo Voto Non Si Scorda Mai... A cura della classe 3 C Istituto comprensivo di Molteno (Lc) a.s. 2015/2016
  • 2. Indice: 1. La lunga conquista dei diritti 2. 1943: anche noi siamo scese in campo 3. Le donne della resistenza lecchese 4. Finalmente il voto: le “ ragazze “ degli anni venti raccontano 5. Noi, staffette del futuro Bibliografia: Anna Valle - Annalisa Coviello, Anche io ho votato Repubblica, ED. Giacchè Anna Valle, Diventare cittadine. Roberta Cairoli, Nessuno mi ha fermata, Antifascismo e Resistenza nell’esperienza delle donne del coma- sco, 1922-1945. Istituto di storia Contemporanea, Taccuino degli anni difficili. Aloisio Bonfanti, Il cortile delle botti e dei sassi, Ed. Emmepi. Materiale messo a disposizione dall’ANPI di Lecco Siti internet per raccolta di immagini
  • 3. 1. LA LUNGA CONQUISTA DEI DIRITTI Settanta anni fa alle cittadine italiane è stato concesso il diritto di voto. Una difficile e importante conquista di cittadinanza e di individualità. Quali sono state le tappe fondamentali di questa conquista nel mondo e in particolare in Italia? Le abbiamo ripercorse attraverso i momenti più significativi. 1789: La Rivoluzione Francese getta i primi semi sul terreno della parità, nascono le prime associazioni femminili 1867: Si diffonde il movimento della Suffragette in Inghilterra con forti forme di protesta 1869: Viene concesso il voto alle donne nello stato del Wyoming negli USA 1893: In Nuova Zelanda viene concesso il suffragio universale 1902: Emmeline Pankhurst dirige il movimento delle suffragette in In- ghilterra 1907: Voto alle donne in Finlandia 1912: In Italia viene diffuso il suffragio universale maschile a partire dall’età di 21 anni; a differenza degli analfabeti che possono votare dai 30 anni. 1918: Le donne inglesi ottengono il diritto di voto 1919: In Italia il suffragio si allarga: tutti i cittadini maschi con almeno 21 anni possono votare 10 Marzo 1946: Primo voto universale per uomini e donne maggiorenni 2 Giugno 1946 Referendum istituzionale 1946: Suffragio universale in Francia 1958: Suffragio universale a San Marino 1971: Suffragio universale in Svizzera Per l’Italia l’esperienza delle guerre, della dittatura fascista e della Resistenza in particolare ha segnato un momento im- portante: le donne hanno agito da protagoniste, pari e diverse dagli uomini. Tutti uniti sono stati veri e propri testimoni di coraggio. Oggi in tutto il mondo il suffragio universale è stato conquistato, nel 2015 anche per quasi tutte le donne arabe.
  • 4. 2. 1943: ANCHE NOI SIAMO SCESE IN CAMPO La Resistenza è stato un momento forte per uomini e donne: il desiderio co- mune era riportare la libertà, tolta dal regime fascista. Ragazzi e ragazze di vent’anni non sapevano nemmeno cosa volesse dire VOTARE! Le donne rap- presentano una componente fondamentale nella lotta contro il nazifascismo. Lottano per la democrazia e la giustizia dell‘Italia attraverso vari canali: pro- paganda antifascista, raccolta di fondi e aiuti ai partigiani tramite le comuni- cazioni. Molte hanno anche combattuto al loro fianco utilizzando le armi. In questi anni le donne prendono coscienza della proprie capacità, della propria autonomia e del coraggio di gestire una vita di stenti. …COME STAFFETTE Era un ruolo importante, ricoperto da giovani donne tra i 16 e i 18 anni, così giovani non destavano sospetti. Avevano il compito di mantenere i col- legamenti tra i partigiani, le loro famiglie e le varie brigate. Trasportavano i documenti con borse a doppio fondo o con carrozzine per nasconderli. Si spostavano a piedi o soprattutto in bicicletta. I collegamenti più importanti erano quelli tra città e montagna. Viaggiavano soprattutto di notte. …COME COMBATTENTI Tante sono state le donne che hanno combattuto in Italia contro il nazifasci- smo, al fianco dei partigiani, rischiando anche la vita di più di 35.000. Esse hanno imbracciato le armi, a fianco degli uomini e in alcuni casi hanno anche diretto l’intera brigata. …COME LAVORATRICI Hanno sostituito gli uomini lavorando in fabbrica o nei campi. Hanno organiz- zato scioperi, manifestazioni e proteste contro il nazifascismo.
  • 5. …COME RAPPRESENTANTI DELLE ISTITUZIONI “Anche noi donne abbiamo vinto la guerra, nel silenzio e nell’anonimato, in nome della patria e della libertà. Potevano tenerci fuori?” Carla Capponi vice coman- dante di una brigata a Roma. Medaglia d’oro per il numero di imprese a cui ha parteci- pato. Gisella Floreanini presidente di una Repubblica partigiana in val d’Ossola. Nilde Iotti, partigiana attiva, presidente della Camera dei Deputati dal 1979 al 1992. Prima donna nella storia d’I- talia a ricoprire una delle cinque più alte cariche dello Stato.
  • 6. 3. LE DONNE DELLA RESISTENZA LECCHESE Tra i monti, le valli e le città, nessuno ci ha fermate! Studiando la storia della Resistenza abbiamo scoperto che anche nel nostro territorio ci sono state donne valorose che sono scese in campo e hanno partecipato con coraggio alla costruzione di una Italia libera.
  • 7. Abbiamo immaginato di incontrarle. Ascoltiamo la loro voce FRANCESCA CICERI Mi ricordano tutti come Vera, in realtà il mio nome è Francesca Ciceri, sono nata a Rancio di Lecco nel 1904. A soli 12 anni sono andata a lavorare alla “Rocco Bonaiti” di Lecco, una fabbrica specializzata nella produzione di reti metalliche. Per me questo posto è diventato un luogo di esperienza, un insieme di ideali dove unire strategie di ribellione e emancipazione. Fin dall’inizio ho partecipato ai sindacati di fabbrica. Alla fine della prima guerra ho conosciuto il mio Gaetano Invernizzi reduce dalla guerra, che è stato costretto a lasciare l’Italia perché antifascista. Ci siamo sposati a Parigi e siamo tornati in Italia nel 1931 per ricomporre le file della lotta clandestina. Siamo stati arrestati nel 1936 con l’accusa di cospirazione contro lo stato. Il 22 maggio del 1937 sono stata processata … Hanno letto la sentenza: Gaetano è stato condannato a 14 anni di carcere e io a otto. Fortunatamente io ho scontato la pena e sono uscita dal carcere in anticipo grazie alla nascita dei figli del principe ereditario. Nel 1943 sono salita in Erna a costituire la brigata partigiana che ho diretto sino alla liberazione. Chi poteva più fermarci? Per la patria e per la libertà abbiamo speso impegno e coraggio, come sono feli- ce di aver vissuto la conquista dei nostri diritti! ANGELA LOCATELLI GUZZI Quando cala la luna e i suoi raggi colpiscono il lago vicino a casa mi viene in mente quando alla sera arrivava il Colonnello Morandi. Io, lui e il nostro giardiniere nascondevamo in una cassetta di zinco tutti i documenti che portavano i vari collegatori, e li sotterravano... Il mio nome è Angela Locatelli Guzzi sono nata a Lecco il 6 agosto 1914. La mia casa, la villa dello Zucco, è divenuta la sede del comando delle” Garibaldi”. Io non mi limitavo semplice- mente ad ospitare ma anche a tenere i contatti più pericolosi, assistere alle famiglie dei par- tigiani caduti e a costudire i documenti del Comando. Fisso nella mia memoria è quel gennaio 1945 quando ho avuto l’impressione che i fascisti stessero per fare irruzione nella mia casa e riuscii a bleffarli. Ho messo in salvo tutti i docu- menti del movimento clandestino e ho raggiunto mio marito Ulisse, nelle formazioni partigia- ne. Che orgoglio quando finalmente l’Italia è stata liberata. Che immensa soddisfazione quando siamo stati chiamati tutti alle urne! Tutti abbiamo lottato, uniti e compatti per la democrazia!
  • 8. LE SORELLE VILLA I lecchesi ci ricordano come le sorelle Villa, e ricordano soprattutto la no- stra casa, a Garabuso di Acquate: era la più importante casa rifugio della Resistenza di Lecco. La posizione era strategica: era nascosta dietro ad una cava. Qui si ferma- vano i prigionieri, gli ebrei, i partigiani e gli ufficiali perché era un posto un po' nascosto. Noi davamo agli ospiti alloggio, abiti, medicinali, e il cibo e se non sapevano la strada, soprattutto per andare in Svizzera, li facevamo accompagnare dai nostri partigiani. Tanti ne abbiamo condotti ai Resinelli e in Erna e tanto aiuto abbiamo dato ai prigionieri alleati per il passaggio in Svizzera. Pure il C.L.N. con i loro comandanti si sono recati alla nostra abitazione. Io, Rina, ogni giorno andavo a scuola a Como e mi incaricavo di portare le notizie che mi dava il bidello Taiana; facevo da portavoce. Purtroppo un giorno sono stata intercettata, il comando è arrivato a casa, ci hanno arre- state. Io, Angela, sono rimasta a San vittore per 21 giorni. Rina, Erminia e Carlotta sono state arrestate, condotte a Fossoli. Durante il viaggio verso la Germania Rina ed Erminia sono riuscite a fuggire, Carlotta ha dovuto affrontare anche il campo di sterminio di Ravensbruck. Alla fine sapere di avere contribuito a formare l’Italia ci ha reso fiere, tutte le nostre azioni hanno avuto un buon esito. Che fermento quel due giugno: il giorno della scelta! Che emozione! Anche noi abbiamo potuto dire la nostra e abbiamo messo la nostra croce sulla scheda! Perché noi non dovevamo votare?
  • 9. 4. FINALMENTE IL VOTO: LE “RAGAZZE“ DEGLI ANNI VENTI RACCONTANO Non possiamo guardare al futuro senza conoscere il passato: abbiamo chiesto ad alcune “ragazze“ degli anni venti di ri- cordare quel momento speciale…
  • 10. Ecco il loro racconto: SIGNORA LUISA SANGIORGIO IN FUSI PERCHÉ DOVEVAMO ESSERE ESCLUSE? Avevo 23 anni, il 2 giugno 1946, quando bisognava scegliere tra la monarchia e la repub- blica. A dire la verità io ho votato per la monarchia perché mi sembrava che il Re di Savoia, che aveva lavorato per l’unità d’Italia, poteva essere la persona più adatta ad unire il popolo. L’Italia era una terra debole perciò è sempre stata invasa dagli stranieri: austriaci, francesi, spagnoli. Era una terra facile da dominare. Desideravo andare a votare perché anche noi eravamo parte dell’Italia, perché dovevamo essere escluse? Anche le donne hanno fatto i loro sacrifici e dato il loro aiuto per l’Italia. Quando sono andata a votare mi tremava la mano a scrivere perché ero emozionata. Era la prima volta nella storia, la prima volta nella vita e il desiderio, dopo la fine della guerra, era di vederla più unita. Finita la guerra c’erano i democristiani e i rossi. Ho saputo del voto dalla propaganda che c’era e sono stata indipendente, mi ero formata la mia idea e ho votato secondo il mio pensiero. Io ho votato per la monarchia. Finalmente le donne hanno potuto partecipare alla vita politica, non erano più isolate. Non lasciavano più la determinazione delle leggi agli uomini ma potevano esprimere il loro pensiero, opinione e desiderio. Anche le donne potevano dire la loro, le donne hanno acquistato una loro dignità di cittadine che possono dire e scegliere.
  • 11. SIGNORA GESUINA CEREDA FINALMENTE ABBIAMO POTUTO DIRE LA NOSTRA! Sono Gesuina Cereda e sono nata il 1 maggio 1921 a Veduggio. Quando è iniziata la guerra io avevo 18 anni e mio marito 19. Lui è stato mandato a com- battere in Francia per poco tempo poi è partito per la Grecia, da lì è stato deportato in Germania poi in Russia. Non ho avuto sue notizie per tre anni, ma quando ormai avevamo perso le speranze, è ritornato a casa: era riuscito a fuggire. Durante la guerra io andavo a Milano a comprare il cotone che mi serviva per il mio lavoro. Una volta, mentre ero lì, è partita la sirena anti-bombardamento e ho dovuto nascondermi in un rifugio, ero lì con tanta gente spaventata come me e pregavamo perché non ci suc- cedesse niente, per fortuna è andata bene. Un’altra volta, invece, ho assistito ad un bombardamento a Briosco, è stato colpito un asilo ed è morta una suora. Durante gli anni della resistenza io ho continuato con tante difficoltà a portare avanti il mio lavoro, non ho partecipato personalmente alle lotte partigiane. Avevo un piccolo laboratorio artigianale, che è tuttora attivo grazie a mia figlia e mia nipo- te, dove orlavo e ricamavo la biancheria per la casa. Ho votato per la prima volta il 2 giugno 1946 quando c’è stato il referendum per scegliere tra monarchia e repubblica. Il voto per le donne è stata una conquista importante perché ci ha permesso di dire il nostro parere. Ho saputo dalla radio che avrei potuto votare e l’ho fatto senza essere condizionata da nessuno, dopo aver votato mi sono sentita felice di aver partecipato ad una decisione così importante. Io ho scelto la Repubblica. SIGNORA NEGRI ALBERICA QUELLA ERA LA SCELTA DA FARE! Sono nata nel 1922 a Rogeno (LC), avevo 24 anni quando ho votato per la prima volta. Sono vissuta in un piccolo paese in campagna, da noi le notizie arrivavano poco. Ne sapevano di più gli uomini perché ne parlavano all’osteria. Noi do- vevamo badare alla casa, ci tenevano lontane da queste cose. Comunque quel giorno sono andata. Ero emozionata, mi tremava la mano, avevo paura di sbagliare. Ho messo la mia croce su Repubblica, quella era la scelta da fare perché il re ci aveva abbandonato. Poi alle altre votazioni ci raccomandavano di votare per la democrazia cristiana perché votare per i rossi era un peccato! Io a volte ascoltavo, a volte facevo di testa mia…
  • 12. 5. NOI, STAFFETTE DEL FUTURO Conoscere il passato ci ha resi fieri e emozionati di essere eredi di una storia così combattuta. Dopo il voto si è respirato aria di libertà, anche se la strada per le donne è stata ancora lunga. Il suffragio universale è stata una importante conquista da difen- dere. Oggi a noi sembra scontato vedere i nostri genitori e i nostri nonni andare a votare; tra qualche anno andremo anche noi, e ri- pensando a quello che è stato certamente ci accorgiamo di quanto sia importante vincere l’assenteismo e l’indifferenza. Tutti noi possiamo e dobbiamo essere cittadini attivi. Ora il testimone è nelle nostre mani. Siamo noi i combattenti e le staffette del futuro, siamo le forze del mondo del lavoro e sin da ora ci impegnamo a… •Partecipare alla vita della classe •Eleggere i nostri rappresentanti •Lottare per il rispetto dei diritti e delle idee di tutti •Dire e difendere la propria opinione •Impegnarci per il bene comune Grazie ai sacrifici e alle lotte di molti Oggi puoi scegliere chi sei, chi vuoi essere, Chi vogliamo essere.