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Fondamenti di comunicazione
interna nell’era del 2.0
Organizzazione
e knowledge
management
Comunicazione
mediata
Strumenti e
attività
operative
Temi chiave
“Noi stiamo lasciando l’era delle
organizzazioni organizzate e stiamo
entrando in un’epoca in cui l’abilità
di capire, facilitare e incoraggiare
processi di auto-organizzazione
diverrà la competenza chiave.”
MORGAN
..DA QUESTO
..A QUESTO
Le “nuove” organizzazioni
oAppiattimento gerarchie
oDiffusione delle reti e dei team di progetto
oVasta diffusione delle ITC
oConfini laschi e permeabili
Le “nuove” organizzazioni
Diminuisce la possibilità di prevedere il futuro
nei comportamenti del cliente
nell’evoluzione del mercato e dei concorrenti
nello sviluppo delle conoscenze e delle tecnologie
L’instabilità e la discontinuità diventano costanti
nel legame tra soggetto e azienda
nelle strutture organizzative e negli organigrammi
nelle carriere professionali
nelle conoscenze e nelle professionalità necessarie
“L'organizzazione altro non è che una rete stabile di
relazioni, finalizzate a scopi che perseguano la
sopravvivenza e la salute dell'intero sistema.
E’ un comportamento comunicativo strutturato; tale
comportamento non accade entro una rete di rapporti, è
la rete di rapporti."
DALLA FABBRICA…
AL TEATRO…
Comunicazione
formale vs
informale
POSSO DAVVERO CONTENERE QUELLA INFORMALE?
POSSO DAVVERO LASCIARE CHE SI IGNORINO?
Da
interna a
Organizzativa
(globale)
E’ il corpo di tecniche, procedure, strumenti
per ottimizzare l’operato dell’organizzazione
È un dialogo sistematico che produce intesa e
suggerisce piani d’azione, oltre a garantire
un’uniformità di interpretazioni dei significati
aziendali
Cosa si intende per
comunicazione interna?
Dalla comunicazione interna alla
comunicazione organizzativa
La comunicazione interna passa:
dal coincidere con la comunicazione «istituzionale»
centralizzata (visibilità – maggiore coordinamento)
al coincidere con il complesso di relazioni tra individui,
gruppi e Azienda (senso di appartenenza – formalizzazione
e diffusione delle competenze)
La comunicazione
organizzativa
«L’insieme di processi di creazione
e scambio di contenuti all’interno
delle diverse reti di relazioni che
costituiscono l’essenza
dell’organizzazione.»
Quale «nuovo» ruolo della
comunicazione organizzativa?
Collaborare col management nel
“riformulare le condizioni emotive e
organizzative che facciano convergere
in modo dinamico le prospettive di
persone e imprese”.
Le funzioni della comunicazione
organizzativa (macro)
o Funzione di sviluppo organizzativo e supporto
alla gestione delle risorse umane
o Funzione di omologazione e controllo
o Funzione di coordinamento
o Funzione di supporto all’innovazione e alla
creazione di valore
Le funzioni della comunicazione
organizzativa (micro)
o Diffusione delle informazioni (base)
o Capitalizzazione e circolazione del know how
o Miglioramento del clima aziendale (stile direzionale,
frequenza dei contatti, qualità delle relazioni, livello di
fiducia, ecc)
o Processi di envisioning e motivazionali
o Gestione del change management
o Internal marketing e gestione del personale
(percezione dell’immagine aziendale, gestione dei
talenti, trasparenza delle politiche retributive, ecc)
… poi arriva questo
signore qui ….
«Un nuovo approccio sociale alla generazione
e distribuzione dei contenuti, caratterizzati da
processi comunicativi aperti, da una forte
decentralizzazione dell’autorità, dalla libertà di
condividere e riusare i contenuti stessi.»
Paolo Lattanzio
WEB 2.0
QUALE IMPATTO IN
UN’ORGANIZZAZIONE?
La comunicazione
organizzativa nell’era del 2.0 è:
oQualcosa di accessibile
oQualcosa di cui ti fidi
oQualcosa che vuoi
oQualcosa che preferisci
oQualcosa che percepisci come utile
oQualcosa cui vuoi partecipare
Il bisogno e l’aspettativa
o Il dipendente «medio» non richiede una comunicazione
2.0 tout court, ma un approccio, uno stile e una dinamica
comunicativa più vicina a quella social e meno a quella del
sito vetrina statico o della comunicazione una tantum
standard.
oMolti vivono l’evoluzione partecipativa come una
gratificazione e come una possibilità di far ascoltare la
propria voce e di mostrare il proprio talento in ambiti e
circostanze spesso ignorati dal management e dalle HR che
non lo sanno.
Fonte: Ricerca Methodos
Atteggiamenti e richieste rispetto
alla comunicazione organizzativa
COLLABORATORI
ASETTICI
Chiedono una
comunicazione
frequente, razionale,
da una sola fonte,
tecnica e solo su temi
aziendali
La comunicazione
deve seguire regole di
precisione, essere
valida per tutti e
focalizzata su uno
scopo immediato e
limitato nel tempo
Atteggiamenti e richieste rispetto
alla comunicazione organizzativa
COLLABORATORI
ISTITUZIONALI
Chiedono una
comunicazione
dall’alto, informativa,
ma che sviluppi senso
di appartenenza,
avvicini il
management,
favorisca nuovi stimoli
La comunicazione
preferita è sempre
istituzionale e
controllata, ma è
indispensabile che
favorisca uno scambio
agile tra i vari livelli
Atteggiamenti e richieste rispetto
alla comunicazione organizzativa
COLLABORATORI
SFACCETTATI
Chiedono una
comunicazione
dall’alto, divulgativa
ed emotiva, che
fornisca stimoli e
faciliti i processi
decisionali
La comunicazione
preferita è tra il
formale e l’emotivo,
in grado di fornire
spunti utili per
motivarsi e ricentrarsi
rispetto al lavoro da
fare
Atteggiamenti e richieste rispetto
alla comunicazione organizzativa
COLLABORATORI
RILASSATI
Chiedono una
comunicazione
partecipata, diffusa
tra più attori,
informale, formativa,
proiettata al futuro,
focalizzata su temi
culturali e sociali
La comunicazione
preferita è in linea
con quella che
utilizzano nella vita
privata (blog, social,
chat, forum, ecc)
Atteggiamenti e richieste rispetto
alla comunicazione organizzativa
COLLABORATORI
INTEGRATI
Chiedono una
comunicazione
partecipata, integrata
con argomenti «altri»,
che diffonda
innovazione, agevoli
la conoscenza tra
dipendenti, accresca il
senso di
appartenenza
La comunicazione
preferita è quella che
crea occasioni di
condivisione, di
formazione e
favorisca il continuo
miglioramento dei
processi organizzativi
Mettiamo ordine e
capiamoci qualcosa
a partire dalle basi
È TUTTO QUI, MA NON C’ERA ANCORA LA
TECNOLOGIA PER…
Approccio meccanicistico S-R
Teoria dell’ “Ago ipodermico” o “Proiettile magico”
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si possono misurare a livello di singolo
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oDipendono dal media scelto, dal tipo di regia, dagli obiettivi
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Come si crea conoscenza
Il processo di “creazione conoscenza” coincide
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conoscenza tacita a quella esplicita.
INTERIORIZZAZIONE COMBINAZIONE
SOCIALIZZAZIONE ESTERIORIZZAZIONE
N
O
N
A
K
A
QUANTE, QUALI
OCCASIONI
DI SOCIALIZZAZIONE
DOBBIAMO PIANIFICARE,
SU QUALI TEMI,
PER QUALI OBIETTIVI?
QUANTA E QUALE
CONOSCENZA IMPLICITA
DOBBIAMO PORTARE
ALLA LUCE E COME?
QUALI CONOSCENZE/
CAPACITA’ VANNO
INTERIORIZZATE E COME?
QUALI CONOSCENZE
GIA’ FORMALIZZATE
DEVONO ESSERE
RICOMBINATE
IN NUOVA CONOSCENZA?
L’apprendimento
… questo
sconosciuto
L’apprendimento
è una porta che si
apre dall’interno
C.ARGYRIS
4 livelli tipologie in base agli
obiettivi
Comunicazione funzionale
Comunicazione strategica
Comunicazione formativa
Comunicazione creativa
Comunicazione funzionale
La comunicazione funzionale tratta le
informazioni operative necessarie a
supportare i processi produttivi e decisionali
interni, l’attività degli operatori di front-line e i
processi di cooperazione produttiva esterni.
Comunicazione strategica
La comunicazione strategica riguarda le
informazioni necessarie a far conoscere
l’impresa o parti di essa, le sue strategie e
politiche ai pubblici interni ed esterni.
Comunicazione formativa
La comunicazione formativa punta a formare
le persone attraverso l’apprendimento di
contenuti e metodi di lavoro e delle modalità
di comunicazione adatte a essere buoni
collaboratori e a stimolare la cooperazione.
Comunicazione creativa
La comunicazione creativa si propone di
realizzare occasioni di scambio e di dialogo
verticale e orizzontale, dove il sapere si
trasferisce e si crea spesso in modo informale.
Il piano di comunicazione
Analisi esigenze
comunicazione
BISOGNI ATTESE
Conoscenze indispensabili per
svolgere il proprio lavoro
Conoscenza per interpretare gli
eventi aziendali, chiarire la
percezione del proprio ruolo nel
contesto organizzativo
Finalizzazione Obiettivi macro e micro, logiche di azione,
segmentazione
Implementazione Communication mix, modi di regia
Monitoraggio/
aggiustamento
Criteri, indicatori, parametri di riferimento,
modi di mantenimento o rinnovamento
della gestione al variare delle situazioni
aziendali
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Il piano di comunicazione
Suddivisione del personale in gruppi attraverso
criteri giudicati significativi e rilevanti al fine di
ottimizzare i flussi informativi e di conoscenza
Segmentazione dell’audience
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segmentazione
Segmentazione hard: collocazione geografica,
posizione organizzativa, funzione, età, anzianità di
servizio, ecc
Segmentazione soft: studio autobiografico (in che
fase della vita professionale ti trovi) motivazioni,
interessi, atteggiamenti, comportamenti nei
confronti dei progetti d’Azienda.
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FUNZIONI
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REDAZIONE
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COMUNICATIVI
CONTROLLO
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interna
oTop down - dal vertice aziendale verso gli altri livelli
oBottom up – dalla base verso il vertice direzionale
oOrizzontale - tra ruoli/divisioni di pari livello
oTrasversale - tra ruoli, soggetti, divisioni legati tra loro da
processi di vario genere (di erogazione, decisionale, ecc) nello
svolgimento del quotidiano
oReticolare: tra tutti e verso tutti
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oJob instructions: direttive su mansioni e compiti
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oInquadramento del lavoro: informazioni sul rapporto tra i
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oIndottrinamento sugli obiettivi: informazioni di carattere
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Limiti del flusso Top down
oMancata segmentazione dell’audience e
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oConcorrenza della comunicazione esterna (ritenuta
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esprimersi)
Quindi? Che
diamine faccio?
Communication mix
Combinazione ragionata dei diversi strumenti di
comunicazione interna e dei diversi media, rispetto
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Social network
interni
Benefici di avere social
network interni
oUmanizzano un ambiente di lavoro caotico e
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oOttimizzano una rete di contatti «dedicati» ai
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collaborazione
Criticità legate a una
community interna
oIncompatibilità con strutture fortemente gerarchiche o burocratiche o
formali
oGli effetti benefici del web 2.0 si hanno nel medio-lungo termine
oIl manager 2.0 non deve avvertire la necessità di ribadire che ne sa
sempre più degli altri (lascia esprimere)
oLa comunicazione è informale
oSi crea reale sviluppo se vengono condivise informazioni di «qualità»,
perché ciò avvenga sono necessari fiducia e meta-competenze
relazionali molto sviluppate
Perché i collaboratori
dovrebbero
partecipare?
Nuovi bisogni, nuovi linguaggi, nuovi strumenti
e nuove forme espressive richiedono nuovi
ruoli professionali e nuove competenze.
IL COMMUNITY MANAGER INTERNO
Da comunicatore interno a
community manager interno
oCrowdsourcing (attività mirate a ottenere idee e contributi
dal pubblico interno)
oIndividuazione degli influencer (teoria sulla diffusione
virale delle info e dei personaggi che le veicolano)
oIl community manager fa leva su obiettivi dei gruppi di
lavoro, competenze specifiche, interessi e passioni
Da comunicatore interno a
community manager interno
oRaccoglie e divulga le storie locali
oRispetta le micro-culture organizzative
oFa da “ponte” tra le Comunità di Pratica
oLibera energie e coinvolge i talenti
oAmplifica i fenomeni emergenti
oDivulga l’innovazione
Criteri per la scelta dei media
oAccessibilità (facilità d’uso)
oAttrattività (gratificazione che se ne può ricavare)
oRitmo e velocità di trasmissione
oPotenza espressiva
oPersistenza dell’informazione
oCosti
Monitoraggio e
valutazione dei risultati
Significa applicare specifici standard di
misurazione
quali-quantitativa per
verificare i livelli di efficacia e di efficienza
EFFICIENZA
Nell’immediato si valuta l’efficienza
dell’intervento
di comunicazione
Sul medio periodo si valuta l’efficacia
di un intervento
di comunicazione
•Funzionamento
tecnologico
• Livello di chiarezza
espositiva
•Gradimento
• Cambiamenti effettivi nei
comportamenti, nelle
conoscenze e nella
cultura organizzativa
EFFICACIA
Cosa vado a verificare?
È il momento dello
“SWOTTINO”
“A prescindere dalla cultura, alta o bassa,
è il racconto della realtà che ti incunea la
realtà nella testa, e te la fa esplodere
dentro. I fatti diventano tuoi o quando ti
schiantano la vita, direttamente, o quando
qualcuno te li compone in un racconto e
te li spedisce in testa”.
A. BARICCO
Storytelling
LA NARRATIVA D’IMPRESA RIVOLTA AL PUBBLICO
INTERNO
Gli studi sulla narrazione
oScienze politiche: il tema della narrazione come elemento cruciale del
dibattito politico e della persuasione (Fischer)
oScienze psicologiche: la nostra personalità è uno «script», il prodotto
meta-storico di tutte le narrazioni nelle quali ci siamo imbattuti (Bruner)
oScienze economiche: elementi simbolici e irrazionali di consumo legati
alla componente immaginifica (frutto di narrazioni intorno al prodotto)
oScienze del management e dell’organizzazione: tutte le organizzazioni
generano discorsi (diretti a vari pubblici) e sono macchine che
producono significati e fili logico-emotivi da rintracciare e seguire.
Ambiti di applicazione dello
storytelling
storytelling
Internal
communication
Brand
management
Advertising e PR
Education &
training
Product
design
Strategic
steatment
Informazione Comunicazione Storytelling
Perché il racconto?
oPerché ha potere sull’identità e sulla percezione delle cose
e, se è costruita bene, diventa tradizione e storia sociale che
veicola il sensemaking di soggetti e gruppi.
oOgni gruppo umano (ogni organizzazione) è una comunità
discorsiva che configura e riconfigura la propria realtà
percepita attraverso le proprie storie
Perché il racconto?
oPerché la memoria è un dispositivo narrativo, che funziona
su vettori narrativi, attraverso un sistema di ancoraggi e
sequenze collegate alla stimolazione sensoriale.
oLa memoria autobiografica ricorda la realtà per come essa
è, ma la arricchisce di ulteriori significati, di mini racconti
personali, che condizionano la maggior parte dei
comportamenti presenti e futuri.
Perché il racconto?
Tutte le storie, quelle vere e quelle inventate,
quelle lette e quelle ascoltate o viste, quelle
verosimili e quelle inverosimili generano una carica
emotiva che ci fa identificare con un personaggio
libera l'ossitocina, un ormone che facilita il rilascio
dei neurotrasmettitori, come dopamina e
serotonina, associati a gratificazione, piacere e
sensazioni di benessere.
Perché il racconto?
L’impatto sul cervello e la memoria:
Il nostro lato conscio/razionale viaggia a 2.000.000 bit al
secondo
L’inconscio e il subconscio a 400.000.000.000 bit al secondo
Perché il racconto?
oDiventa un dispositivo per organizzare, progettare
e gestire meglio le attività professionali
oUn sistema per la manipolazione culturale della
percezione
oIncontra molte meno barriere e resistenze
all’apprendimento
“Fare storytelling” significa allora,
per un’impresa, saper gestire
meglio il cambiamento culturale
e organizzativo e raccontarlo con
nuovi codici e stili linguistici.
GABRIEL 2001
La narrazione è
oUn modo in cui pensiamo
oUn mezzo di socializzazione
oUna forma di consumo quotidiano (non esiste un
giorno in cui non ci imbattiamo in una storia di
qualche tipo)
oUn processo di presidio del senso e delle prassi in
un certo contesto
Attraverso la narrazione
l’impresa può
oCondividere obiettivi specifici
oDare senso alle azioni organizzative
oCreare un’identità che permetta di riconoscersi nel lavoro
oCostruire e presidiare una cultura
oSostenere nella progettazione del futuro (change
management)
Ma cosa si intende
esattamente per
«storie» in
un’organizzazione?
L’azienda nella testa
oC’è un’azienda ufficiale che si esprime attraverso:
sito, brochure, mission, dichiarazioni dei manager,
organigrammi, comunicati stampa, bilanci, ecc.
oE c’è un’azienda nella testa di chi ci lavora, fatta di
esperienze individuali, di storie personali, di
sentimenti, di relazioni. Un’azienda che si esprime
attraverso le micro-narrazioni, spesso latenti.
I due filoni di studi
oIl primo filone, quello dello storytelling management,
prende le mosse da un interesse prevalentemente
strumentale. L’arte di raccontare storie è intesa come
tecnica, espediente utilizzabile per rendere la
comunicazione più coinvolgente e accattivante.
ol secondo filone, quello dell’organizational storytelling, si
sviluppa nell’ambito degli studi organizzativi: il punto di
partenza è l’idea che storie, saghe, miti, riti e cerimoniali
possano essere considerati espressioni del nucleo profondo
di una cultura organizzativa.
Attivare un’esperienza
narrativa nell’organizzazione
oIndividuare la funzione narrativa portante, le motivazioni
profonde su cui tutte le storie saranno orientate
oRicercare, raccogliere e analizzare le storie formali e
informali presenti in una impresa, compreso il gossip
intrinseco
oRestituire le storie dando vita a un mix di strumenti cartacei
e/o virtuali narrativizzati, coerenti con i fondamenti
strategici di impresa, ma congruenti con i parametri della
fiction.
Costruire il set di storie efficaci
oRaccogliere, analizzare e selezionare le storie
(interne ed esterne all’organizzazione) come
interviste, colloqui, video, focus group, ecc
oIndividuazione degli elementi utili ai problemi da
affrontare
oAccertarsi che, per ogni problema organizzativo,
sia predisposto un mix narrativo con il tono più
adeguato
La narrazione efficace è sempre inserita
in un «genere» che il pubblico deve
riconoscere
IL META-COPIONE
L’esistenza del meta-copione
oTutte le narrazioni ricorrono ad alcuni topoi o schemi
narrativi stabili, che rappresentano altrettanti vettori di
senso, attraverso i quali le culture umane costruiscono le
esperienze di vita personale e organizzativa.
oIn altri termini, gli elementi di ogni narrazione, variamente
combinati, vengono sempre posizionati entro un «format di
base», una sorta di meta-copione, che riprende le
caratteristiche dello schema narrativo canonico.
EROE - OBIETTIVO OSTACOLI E CRISI RISORSE E AIUTI
MOTIVAZIONI SORPRESE E COPI DI SCENA
Il meta-copione dell’eroe
LA VITTORIA
Lo storytelling applicato alla
comunicazione organizzativa
Canali cartacei Canali relazionali Canali digitali
Collane tematiche
dedicate all’epica
aziendale
Convention narrative (talk show) Video gallery
Booklet e house organ
ripensati in logica
narrativa
Laboratori per l’analisi di episodi
storici specifici
Redazione di blog
storico-informativi
Management meeting che
partono da un progetto di
storytelling
Costruzione di corporate
gossip portal (per la
narrazione di storie
formali e informali
Comunicare la corporate
identity
oRiscoprire e riformulare episodi importanti e momenti epici
che l’organizzazione ha vissuto
oComprendere come i soggetti e i gruppi si auto
percepiscono nel contesto organizzativo e che tipo di
impatto ha questo sul modo di lavorare e sui risultati
prodotti
oAllineare storie esterne e interne per generare la «core
story» dell’impresa
Lo storytelling applicato al
racconto della corporate identity
Canali cartacei Canali relazionali Canali digitali
Autobiografie aziendali
di figure simboliche
Eventi, formazione, teatro
d’impresa
Clip narrative di figure
simboliche
Memoriali d’impresa Blog di AD che
commentano fatti ed
esperienze
Riscrittura del business
plan
Documentari e inchieste
mirate (docu-driven)
Videomonografie
dedicate a temi di
envisioning
La «riconoscibilità»
del genere
HORROR, FANTASY, GIALLO, NOIR
Alcune idee per sollecitare lo
storytelling interno
oUtilizzo di un modulo prestampato:
“Io lavoro in ______ reparto. Stiamo lavorando su
_________. Abbiamo incontrato _______… È successo che
______________”.
oAndare in giro per l’azienda a caccia di storie a «lieto fine»
oCreare una campagna interna e far scegliere il titolo ai collaboratori
oVerificare se alcune categorie professionali possono coinvolgere i propri
clienti per ottenere interviste e racconti da diffondere internamente
Lo storytelling e
l’apprendimento
Creare una storia a partire dalla propria
esperienza richiede un’attenzione analitica
sui contenuti e incoraggia, quindi, un
apprendimento più denso che attiva diverse
competenze: razionalizzazione, ricerca,
scrittura, progettazione, creatività.
Siate epici, in
fondo, cosa vi
costa?
GRAZIE A TUTTI.

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Fondamenti di comunicazione interna nell'impresa 2.0

  • 3. “Noi stiamo lasciando l’era delle organizzazioni organizzate e stiamo entrando in un’epoca in cui l’abilità di capire, facilitare e incoraggiare processi di auto-organizzazione diverrà la competenza chiave.” MORGAN
  • 6. Le “nuove” organizzazioni oAppiattimento gerarchie oDiffusione delle reti e dei team di progetto oVasta diffusione delle ITC oConfini laschi e permeabili
  • 7. Le “nuove” organizzazioni Diminuisce la possibilità di prevedere il futuro nei comportamenti del cliente nell’evoluzione del mercato e dei concorrenti nello sviluppo delle conoscenze e delle tecnologie L’instabilità e la discontinuità diventano costanti nel legame tra soggetto e azienda nelle strutture organizzative e negli organigrammi nelle carriere professionali nelle conoscenze e nelle professionalità necessarie
  • 8. “L'organizzazione altro non è che una rete stabile di relazioni, finalizzate a scopi che perseguano la sopravvivenza e la salute dell'intero sistema. E’ un comportamento comunicativo strutturato; tale comportamento non accade entro una rete di rapporti, è la rete di rapporti."
  • 11. Comunicazione formale vs informale POSSO DAVVERO CONTENERE QUELLA INFORMALE? POSSO DAVVERO LASCIARE CHE SI IGNORINO?
  • 13. E’ il corpo di tecniche, procedure, strumenti per ottimizzare l’operato dell’organizzazione È un dialogo sistematico che produce intesa e suggerisce piani d’azione, oltre a garantire un’uniformità di interpretazioni dei significati aziendali Cosa si intende per comunicazione interna?
  • 14. Dalla comunicazione interna alla comunicazione organizzativa La comunicazione interna passa: dal coincidere con la comunicazione «istituzionale» centralizzata (visibilità – maggiore coordinamento) al coincidere con il complesso di relazioni tra individui, gruppi e Azienda (senso di appartenenza – formalizzazione e diffusione delle competenze)
  • 15. La comunicazione organizzativa «L’insieme di processi di creazione e scambio di contenuti all’interno delle diverse reti di relazioni che costituiscono l’essenza dell’organizzazione.»
  • 16. Quale «nuovo» ruolo della comunicazione organizzativa? Collaborare col management nel “riformulare le condizioni emotive e organizzative che facciano convergere in modo dinamico le prospettive di persone e imprese”.
  • 17. Le funzioni della comunicazione organizzativa (macro) o Funzione di sviluppo organizzativo e supporto alla gestione delle risorse umane o Funzione di omologazione e controllo o Funzione di coordinamento o Funzione di supporto all’innovazione e alla creazione di valore
  • 18. Le funzioni della comunicazione organizzativa (micro) o Diffusione delle informazioni (base) o Capitalizzazione e circolazione del know how o Miglioramento del clima aziendale (stile direzionale, frequenza dei contatti, qualità delle relazioni, livello di fiducia, ecc) o Processi di envisioning e motivazionali o Gestione del change management o Internal marketing e gestione del personale (percezione dell’immagine aziendale, gestione dei talenti, trasparenza delle politiche retributive, ecc)
  • 19. … poi arriva questo signore qui ….
  • 20. «Un nuovo approccio sociale alla generazione e distribuzione dei contenuti, caratterizzati da processi comunicativi aperti, da una forte decentralizzazione dell’autorità, dalla libertà di condividere e riusare i contenuti stessi.» Paolo Lattanzio WEB 2.0
  • 22. La comunicazione organizzativa nell’era del 2.0 è: oQualcosa di accessibile oQualcosa di cui ti fidi oQualcosa che vuoi oQualcosa che preferisci oQualcosa che percepisci come utile oQualcosa cui vuoi partecipare
  • 23. Il bisogno e l’aspettativa o Il dipendente «medio» non richiede una comunicazione 2.0 tout court, ma un approccio, uno stile e una dinamica comunicativa più vicina a quella social e meno a quella del sito vetrina statico o della comunicazione una tantum standard. oMolti vivono l’evoluzione partecipativa come una gratificazione e come una possibilità di far ascoltare la propria voce e di mostrare il proprio talento in ambiti e circostanze spesso ignorati dal management e dalle HR che non lo sanno. Fonte: Ricerca Methodos
  • 24. Atteggiamenti e richieste rispetto alla comunicazione organizzativa COLLABORATORI ASETTICI Chiedono una comunicazione frequente, razionale, da una sola fonte, tecnica e solo su temi aziendali La comunicazione deve seguire regole di precisione, essere valida per tutti e focalizzata su uno scopo immediato e limitato nel tempo
  • 25. Atteggiamenti e richieste rispetto alla comunicazione organizzativa COLLABORATORI ISTITUZIONALI Chiedono una comunicazione dall’alto, informativa, ma che sviluppi senso di appartenenza, avvicini il management, favorisca nuovi stimoli La comunicazione preferita è sempre istituzionale e controllata, ma è indispensabile che favorisca uno scambio agile tra i vari livelli
  • 26. Atteggiamenti e richieste rispetto alla comunicazione organizzativa COLLABORATORI SFACCETTATI Chiedono una comunicazione dall’alto, divulgativa ed emotiva, che fornisca stimoli e faciliti i processi decisionali La comunicazione preferita è tra il formale e l’emotivo, in grado di fornire spunti utili per motivarsi e ricentrarsi rispetto al lavoro da fare
  • 27. Atteggiamenti e richieste rispetto alla comunicazione organizzativa COLLABORATORI RILASSATI Chiedono una comunicazione partecipata, diffusa tra più attori, informale, formativa, proiettata al futuro, focalizzata su temi culturali e sociali La comunicazione preferita è in linea con quella che utilizzano nella vita privata (blog, social, chat, forum, ecc)
  • 28. Atteggiamenti e richieste rispetto alla comunicazione organizzativa COLLABORATORI INTEGRATI Chiedono una comunicazione partecipata, integrata con argomenti «altri», che diffonda innovazione, agevoli la conoscenza tra dipendenti, accresca il senso di appartenenza La comunicazione preferita è quella che crea occasioni di condivisione, di formazione e favorisca il continuo miglioramento dei processi organizzativi
  • 29.
  • 30. Mettiamo ordine e capiamoci qualcosa a partire dalle basi È TUTTO QUI, MA NON C’ERA ANCORA LA TECNOLOGIA PER…
  • 31.
  • 32. Approccio meccanicistico S-R Teoria dell’ “Ago ipodermico” o “Proiettile magico”
  • 33. Approccio degli effetti limitati “Two steps flow” [l’efficacia persuasoria dipende dagli opinion leader]
  • 34. Approccio degli effetti a lungo termine “Agenda setting” [esposizione prolungata e costruzione della realtà]
  • 35. In sintesi ….. Gli effetti della comunicazione mediata non si possono misurare a livello di singolo messaggio (o campagna), ma agiscono sugli individui nel tempo. Gli effetti più rilevanti e stabili si situano a livello di “rappresentazione della realtà”
  • 36.
  • 37. LA REALTA’ MEDIATA E’…REALE?
  • 39. I valori/notizia – criteri sostantivi – criteri relativi al prodotto – criteri relativi al pubblico – criteri relativi alla concorrenza …..NEWSMAKING Cosa fa notizia? Cosa si intende per notiziabilità?
  • 40. Criteri sostantivi Grado e livello gerarchico dei soggetti coinvolti nell’evento Prossimità geografica e culturale Quantità di persone coinvolte Rilevanza rispetto a sviluppi futuri
  • 41. Criteri relativi al prodotto La novità La “freschezza” La qualità della storia (azione, ritmo,chiarezza) Il bilanciamento
  • 42. Criteri relativi al mezzo Buon materiale visivo Il formato [simile al contenitore] Criteri relativi al pubblico • Aspettative, bisogni • Linguaggio condiviso [spread]
  • 43. Con quali criteri scegliete i contenuti della vostra comunicazione?
  • 44. I contenuti oDipendono dal media scelto, dal tipo di regia, dagli obiettivi macro-micro del piano di comunicazione, dal livello di concorrenza dei media esterni oTra media esterni e interni esiste una sorta di concorrenza specie per i giovani, gli specialisti e i ruoli ad elevata scolarizzazione. oÈ sempre più forte la tendenza a valutare la comunicazione interna attraverso gli stessi criteri con cui si giudica quella esterna: sofisticazione del linguaggio, completezza informativa, gradevolezza della grafica, congruenza, varietà, ecc
  • 45. • Nell’attuale scenario globale parte della competitività delle imprese si gioca sulla capacità di “apprendere” con maggior rapidità rispetto ai concorrenti: la conoscenza costituisce il più importante “vantaggio competitivo” (Gherardi, Nicolini)
  • 46. Come si crea conoscenza Il processo di “creazione conoscenza” coincide precisamente con il momento di conversione della conoscenza tacita a quella esplicita.
  • 47. INTERIORIZZAZIONE COMBINAZIONE SOCIALIZZAZIONE ESTERIORIZZAZIONE N O N A K A QUANTE, QUALI OCCASIONI DI SOCIALIZZAZIONE DOBBIAMO PIANIFICARE, SU QUALI TEMI, PER QUALI OBIETTIVI? QUANTA E QUALE CONOSCENZA IMPLICITA DOBBIAMO PORTARE ALLA LUCE E COME? QUALI CONOSCENZE/ CAPACITA’ VANNO INTERIORIZZATE E COME? QUALI CONOSCENZE GIA’ FORMALIZZATE DEVONO ESSERE RICOMBINATE IN NUOVA CONOSCENZA?
  • 49. L’apprendimento è una porta che si apre dall’interno C.ARGYRIS
  • 50.
  • 51. 4 livelli tipologie in base agli obiettivi Comunicazione funzionale Comunicazione strategica Comunicazione formativa Comunicazione creativa
  • 52. Comunicazione funzionale La comunicazione funzionale tratta le informazioni operative necessarie a supportare i processi produttivi e decisionali interni, l’attività degli operatori di front-line e i processi di cooperazione produttiva esterni.
  • 53. Comunicazione strategica La comunicazione strategica riguarda le informazioni necessarie a far conoscere l’impresa o parti di essa, le sue strategie e politiche ai pubblici interni ed esterni.
  • 54. Comunicazione formativa La comunicazione formativa punta a formare le persone attraverso l’apprendimento di contenuti e metodi di lavoro e delle modalità di comunicazione adatte a essere buoni collaboratori e a stimolare la cooperazione.
  • 55. Comunicazione creativa La comunicazione creativa si propone di realizzare occasioni di scambio e di dialogo verticale e orizzontale, dove il sapere si trasferisce e si crea spesso in modo informale.
  • 56. Il piano di comunicazione
  • 57. Analisi esigenze comunicazione BISOGNI ATTESE Conoscenze indispensabili per svolgere il proprio lavoro Conoscenza per interpretare gli eventi aziendali, chiarire la percezione del proprio ruolo nel contesto organizzativo
  • 58. Finalizzazione Obiettivi macro e micro, logiche di azione, segmentazione Implementazione Communication mix, modi di regia Monitoraggio/ aggiustamento Criteri, indicatori, parametri di riferimento, modi di mantenimento o rinnovamento della gestione al variare delle situazioni aziendali SCOPI ELEMENTI Il piano di comunicazione
  • 59. Suddivisione del personale in gruppi attraverso criteri giudicati significativi e rilevanti al fine di ottimizzare i flussi informativi e di conoscenza Segmentazione dell’audience
  • 60. Criteri e logiche per la segmentazione Segmentazione hard: collocazione geografica, posizione organizzativa, funzione, età, anzianità di servizio, ecc Segmentazione soft: studio autobiografico (in che fase della vita professionale ti trovi) motivazioni, interessi, atteggiamenti, comportamenti nei confronti dei progetti d’Azienda.
  • 61. La regia della comunicazione REGIA CONCENTRATA REGIA DIFFUSA MANAGEMENT UFFICIO COMUNICAZIONE HR FUNZIONI DIVISIONI TEAM DI PROGETTO PRODUZIONE CONTENUTI E REDAZIONE FACILITAZIONE SCAMBI COMUNICATIVI CONTROLLO SUGGERIMENTO
  • 62. Flussi di comunicazione interna oTop down - dal vertice aziendale verso gli altri livelli oBottom up – dalla base verso il vertice direzionale oOrizzontale - tra ruoli/divisioni di pari livello oTrasversale - tra ruoli, soggetti, divisioni legati tra loro da processi di vario genere (di erogazione, decisionale, ecc) nello svolgimento del quotidiano oReticolare: tra tutti e verso tutti
  • 63. Flusso Top down oJob instructions: direttive su mansioni e compiti oFeedback di prestazione oInquadramento del lavoro: informazioni sul rapporto tra i propri compiti e altre mansioni organizzative oInformazioni su pratiche e procedure oIndottrinamento sugli obiettivi: informazioni di carattere ideologico, volte a inculcare il senso della mission
  • 64. Limiti del flusso Top down oMancata segmentazione dell’audience e conseguente povertà informativa oConcorrenza della comunicazione esterna (ritenuta più autorevole di quella interna) oAspettative sull’uso delle nuove tecnologie (aspettative di informalità e maggiore libertà di esprimersi)
  • 66. Communication mix Combinazione ragionata dei diversi strumenti di comunicazione interna e dei diversi media, rispetto agli obiettivi di regia dell’organizzazione
  • 68. Benefici di avere social network interni oUmanizzano un ambiente di lavoro caotico e spersonalizzante oOttimizzano una rete di contatti «dedicati» ai nostri interessi oAmplificano relazioni di fiducia e senso di collaborazione
  • 69. Criticità legate a una community interna oIncompatibilità con strutture fortemente gerarchiche o burocratiche o formali oGli effetti benefici del web 2.0 si hanno nel medio-lungo termine oIl manager 2.0 non deve avvertire la necessità di ribadire che ne sa sempre più degli altri (lascia esprimere) oLa comunicazione è informale oSi crea reale sviluppo se vengono condivise informazioni di «qualità», perché ciò avvenga sono necessari fiducia e meta-competenze relazionali molto sviluppate
  • 71. Nuovi bisogni, nuovi linguaggi, nuovi strumenti e nuove forme espressive richiedono nuovi ruoli professionali e nuove competenze. IL COMMUNITY MANAGER INTERNO
  • 72. Da comunicatore interno a community manager interno oCrowdsourcing (attività mirate a ottenere idee e contributi dal pubblico interno) oIndividuazione degli influencer (teoria sulla diffusione virale delle info e dei personaggi che le veicolano) oIl community manager fa leva su obiettivi dei gruppi di lavoro, competenze specifiche, interessi e passioni
  • 73. Da comunicatore interno a community manager interno oRaccoglie e divulga le storie locali oRispetta le micro-culture organizzative oFa da “ponte” tra le Comunità di Pratica oLibera energie e coinvolge i talenti oAmplifica i fenomeni emergenti oDivulga l’innovazione
  • 74. Criteri per la scelta dei media oAccessibilità (facilità d’uso) oAttrattività (gratificazione che se ne può ricavare) oRitmo e velocità di trasmissione oPotenza espressiva oPersistenza dell’informazione oCosti
  • 76. Significa applicare specifici standard di misurazione quali-quantitativa per verificare i livelli di efficacia e di efficienza
  • 77. EFFICIENZA Nell’immediato si valuta l’efficienza dell’intervento di comunicazione Sul medio periodo si valuta l’efficacia di un intervento di comunicazione •Funzionamento tecnologico • Livello di chiarezza espositiva •Gradimento • Cambiamenti effettivi nei comportamenti, nelle conoscenze e nella cultura organizzativa EFFICACIA
  • 78. Cosa vado a verificare?
  • 79. È il momento dello “SWOTTINO”
  • 80. “A prescindere dalla cultura, alta o bassa, è il racconto della realtà che ti incunea la realtà nella testa, e te la fa esplodere dentro. I fatti diventano tuoi o quando ti schiantano la vita, direttamente, o quando qualcuno te li compone in un racconto e te li spedisce in testa”. A. BARICCO
  • 81. Storytelling LA NARRATIVA D’IMPRESA RIVOLTA AL PUBBLICO INTERNO
  • 82. Gli studi sulla narrazione oScienze politiche: il tema della narrazione come elemento cruciale del dibattito politico e della persuasione (Fischer) oScienze psicologiche: la nostra personalità è uno «script», il prodotto meta-storico di tutte le narrazioni nelle quali ci siamo imbattuti (Bruner) oScienze economiche: elementi simbolici e irrazionali di consumo legati alla componente immaginifica (frutto di narrazioni intorno al prodotto) oScienze del management e dell’organizzazione: tutte le organizzazioni generano discorsi (diretti a vari pubblici) e sono macchine che producono significati e fili logico-emotivi da rintracciare e seguire.
  • 83. Ambiti di applicazione dello storytelling storytelling Internal communication Brand management Advertising e PR Education & training Product design Strategic steatment
  • 85. Perché il racconto? oPerché ha potere sull’identità e sulla percezione delle cose e, se è costruita bene, diventa tradizione e storia sociale che veicola il sensemaking di soggetti e gruppi. oOgni gruppo umano (ogni organizzazione) è una comunità discorsiva che configura e riconfigura la propria realtà percepita attraverso le proprie storie
  • 86. Perché il racconto? oPerché la memoria è un dispositivo narrativo, che funziona su vettori narrativi, attraverso un sistema di ancoraggi e sequenze collegate alla stimolazione sensoriale. oLa memoria autobiografica ricorda la realtà per come essa è, ma la arricchisce di ulteriori significati, di mini racconti personali, che condizionano la maggior parte dei comportamenti presenti e futuri.
  • 87. Perché il racconto? Tutte le storie, quelle vere e quelle inventate, quelle lette e quelle ascoltate o viste, quelle verosimili e quelle inverosimili generano una carica emotiva che ci fa identificare con un personaggio libera l'ossitocina, un ormone che facilita il rilascio dei neurotrasmettitori, come dopamina e serotonina, associati a gratificazione, piacere e sensazioni di benessere.
  • 88. Perché il racconto? L’impatto sul cervello e la memoria: Il nostro lato conscio/razionale viaggia a 2.000.000 bit al secondo L’inconscio e il subconscio a 400.000.000.000 bit al secondo
  • 89. Perché il racconto? oDiventa un dispositivo per organizzare, progettare e gestire meglio le attività professionali oUn sistema per la manipolazione culturale della percezione oIncontra molte meno barriere e resistenze all’apprendimento
  • 90. “Fare storytelling” significa allora, per un’impresa, saper gestire meglio il cambiamento culturale e organizzativo e raccontarlo con nuovi codici e stili linguistici. GABRIEL 2001
  • 91. La narrazione è oUn modo in cui pensiamo oUn mezzo di socializzazione oUna forma di consumo quotidiano (non esiste un giorno in cui non ci imbattiamo in una storia di qualche tipo) oUn processo di presidio del senso e delle prassi in un certo contesto
  • 92. Attraverso la narrazione l’impresa può oCondividere obiettivi specifici oDare senso alle azioni organizzative oCreare un’identità che permetta di riconoscersi nel lavoro oCostruire e presidiare una cultura oSostenere nella progettazione del futuro (change management)
  • 93. Ma cosa si intende esattamente per «storie» in un’organizzazione?
  • 94. L’azienda nella testa oC’è un’azienda ufficiale che si esprime attraverso: sito, brochure, mission, dichiarazioni dei manager, organigrammi, comunicati stampa, bilanci, ecc. oE c’è un’azienda nella testa di chi ci lavora, fatta di esperienze individuali, di storie personali, di sentimenti, di relazioni. Un’azienda che si esprime attraverso le micro-narrazioni, spesso latenti.
  • 95. I due filoni di studi oIl primo filone, quello dello storytelling management, prende le mosse da un interesse prevalentemente strumentale. L’arte di raccontare storie è intesa come tecnica, espediente utilizzabile per rendere la comunicazione più coinvolgente e accattivante. ol secondo filone, quello dell’organizational storytelling, si sviluppa nell’ambito degli studi organizzativi: il punto di partenza è l’idea che storie, saghe, miti, riti e cerimoniali possano essere considerati espressioni del nucleo profondo di una cultura organizzativa.
  • 96. Attivare un’esperienza narrativa nell’organizzazione oIndividuare la funzione narrativa portante, le motivazioni profonde su cui tutte le storie saranno orientate oRicercare, raccogliere e analizzare le storie formali e informali presenti in una impresa, compreso il gossip intrinseco oRestituire le storie dando vita a un mix di strumenti cartacei e/o virtuali narrativizzati, coerenti con i fondamenti strategici di impresa, ma congruenti con i parametri della fiction.
  • 97. Costruire il set di storie efficaci oRaccogliere, analizzare e selezionare le storie (interne ed esterne all’organizzazione) come interviste, colloqui, video, focus group, ecc oIndividuazione degli elementi utili ai problemi da affrontare oAccertarsi che, per ogni problema organizzativo, sia predisposto un mix narrativo con il tono più adeguato
  • 98. La narrazione efficace è sempre inserita in un «genere» che il pubblico deve riconoscere IL META-COPIONE
  • 99. L’esistenza del meta-copione oTutte le narrazioni ricorrono ad alcuni topoi o schemi narrativi stabili, che rappresentano altrettanti vettori di senso, attraverso i quali le culture umane costruiscono le esperienze di vita personale e organizzativa. oIn altri termini, gli elementi di ogni narrazione, variamente combinati, vengono sempre posizionati entro un «format di base», una sorta di meta-copione, che riprende le caratteristiche dello schema narrativo canonico.
  • 100. EROE - OBIETTIVO OSTACOLI E CRISI RISORSE E AIUTI MOTIVAZIONI SORPRESE E COPI DI SCENA Il meta-copione dell’eroe LA VITTORIA
  • 101. Lo storytelling applicato alla comunicazione organizzativa Canali cartacei Canali relazionali Canali digitali Collane tematiche dedicate all’epica aziendale Convention narrative (talk show) Video gallery Booklet e house organ ripensati in logica narrativa Laboratori per l’analisi di episodi storici specifici Redazione di blog storico-informativi Management meeting che partono da un progetto di storytelling Costruzione di corporate gossip portal (per la narrazione di storie formali e informali
  • 102. Comunicare la corporate identity oRiscoprire e riformulare episodi importanti e momenti epici che l’organizzazione ha vissuto oComprendere come i soggetti e i gruppi si auto percepiscono nel contesto organizzativo e che tipo di impatto ha questo sul modo di lavorare e sui risultati prodotti oAllineare storie esterne e interne per generare la «core story» dell’impresa
  • 103. Lo storytelling applicato al racconto della corporate identity Canali cartacei Canali relazionali Canali digitali Autobiografie aziendali di figure simboliche Eventi, formazione, teatro d’impresa Clip narrative di figure simboliche Memoriali d’impresa Blog di AD che commentano fatti ed esperienze Riscrittura del business plan Documentari e inchieste mirate (docu-driven) Videomonografie dedicate a temi di envisioning
  • 105. Alcune idee per sollecitare lo storytelling interno oUtilizzo di un modulo prestampato: “Io lavoro in ______ reparto. Stiamo lavorando su _________. Abbiamo incontrato _______… È successo che ______________”. oAndare in giro per l’azienda a caccia di storie a «lieto fine» oCreare una campagna interna e far scegliere il titolo ai collaboratori oVerificare se alcune categorie professionali possono coinvolgere i propri clienti per ottenere interviste e racconti da diffondere internamente
  • 106. Lo storytelling e l’apprendimento Creare una storia a partire dalla propria esperienza richiede un’attenzione analitica sui contenuti e incoraggia, quindi, un apprendimento più denso che attiva diverse competenze: razionalizzazione, ricerca, scrittura, progettazione, creatività.
  • 107. Siate epici, in fondo, cosa vi costa? GRAZIE A TUTTI.