3. Premesse
“Il rigore da solo è la morte per
asfissia, la creatività da sola è
pura follia”
Gregory Bateson
3
4. Premesse
Quando Margareta Maultasch, duchessa del Tirolo, fece accerchiare nel 1334
il castello di Hochosterwitz, in Carinzia, sapeva benissimo che la fortezza,
situata su una rupe fortemente scoscesa che si ergeva alta sulla valle, era
inespugnabile ad un attacco diretto e avrebbe ceduto soltanto dopo un lungo
assedio. Giunse il giorno in cui la situazione dei difensori si fece critica: tutto
ciò che restava delle loro provviste era un bue e due sacchi d’orzo.
Ugualmente pressante, anche per ragioni diverse, stava però diventando pure
la situazione di Margareta: sembrava che l’assedio non dovesse finire mai: e le
sue truppe, di cui aveva urgente bisogno per impiegarle altrove, cominciavano
ad essere indisciplinate. A questo punto il comandante del castello decise
un’azione disperata che ai suoi uomini deve essere sembrata un gesto di pura
pazzia: fece macellare l’ultimo bue, con l’orzo che restava gli fece riempire la
cavità addominale, e ordinò che la carcassa venisse gettata lungo i ripidi
pendii della rupe in un prato antistante al campo nemico. Dopo aver ricevuto
questo beffardo messaggio, la duchessa si scoraggiò e tolse l’assedio,
allontanandosi con le sue truppe.
(tratto da «Change» di P. Watzawiche, J. Weakland e R. Fish)
4
5. Premesse
Plutarco narra che l’antica città di Mileto si trovò ad affrontare un
fenomeno strano e spaventoso: giovani e belle fanciulle si
suicidavano, come spinte da una forza oscura. Chi si gettava da una
rupe, chi si impiccava o trafiggeva il cuore con una lama: sembrava
che un’aria avvelenata inducesse le giovani donne della città a
compiere questi atti contro se stesse. A nulla erano valsi gli sforzi
delle famiglie e i discorsi del consiglio dei saggi: la catena di suicidi
di susseguiva inesorabile. Il governo della città chiese allora
consiglio ad un vecchio saggio che viveva ritirato sulle colline.
Questi diede loro un’indicazione sorprendente: «Emettete un editto
dove si comunica che da ora in avanti il corpo di ogni donna
suicida sarà esposto nudo fino alla putrefazione nella piazza del
mercato». I suicidi cessarono immediatamente, lo stratagemma
aveva avuto successo.
(tratto da «Cavalcare la propria tigre» di G. Nardone)
5
11. Premesse - Fasi
1. Definire il Problema
2. Accordare l’obiettivo
3. Analisi e
Valutazione delle
Tentate Soluzioni
4. Le Tecniche
5. La Soluzione
11
13. 1. Definire il Problema
Il problema è:
Un ostacolo da superare?
Un difetto da rimuovere?
Un miglioramento da
conseguire?
Un traguardo da raggiungere?
13
14. 1. Definire il Problema
Il problema è legato a:
• Un errore di strategia (non so cosa fare).
• Un errore di comunicazione (so cosa
fare, ma lo faccio male).
• Un errore di relazione (so cosa fare e
saprei farlo bene, ma ho un ‘blocco’ e
non ci riesco)
14
15. 1. Definire il Problema
Definire in modo «efficace» il problema è
tutt’altro che scontato; affrontare
adeguatamente questa fase permette di
risparmiare tempo nelle fasi successive e di
indirizzare il lavoro in modo corretto
La maggioranza dei problemi
non deriva dalle risposte che ci
diamo ma dalle domande che ci
poniamo
Immanuel Kant
15
16. 1. Definire il Problema
Un semplice dato di fatto, in sé, non
costituisce un problema
“Non sono le cose in se stesse a
preoccuparci, ma le opinioni
che ci facciamo delle cose”
Epitteto
“Non esiste niente di buono o di
cattivo; è il pensiero che lo
rende tale”
Shakespeare
16
17. 1. Definire il Problema
Per fare un passo avanti dobbiamo aver chiarito i
seguenti 5 punti:
che cosa è effettivamente il problema,
chi ne è coinvolto,
dove esso si verifica,
quando appare,
come funziona
17
18. 1. Definire il Problema
Se si lavora in
squadra è
importante
giungere ad un
accordo
congiunto sulla
definizione del
problema e
delle sue
caratteristiche
Se si lavora
individualmente
è fondamentale
cercare di vedere
il problema da
tutte le
prospettive che
si riescono ad
immaginare
18
19. 1. Definire il Problema
Tutti noi abbiamo la tendenza a voler vedere
nella realtà ciò che conferma le nostre
sensazioni ed idee. Per fare una buona analisi
dobbiamo stare attenti a non cadere vittime
dei nostri autoinganni e dei nostri pregiudizi
19
21. 2. Accordare l’obiettivo
Descrivete quali sarebbero i
cambiamenti concreti che, una
volta realizzati, farebbero
affermare che il problema è
risolto. Questo permette di
evidenziare costantemente il
focus dell’intervento
21
23. Esercitazione a coppie – 20 minuti
A turno, i membri di ciascuna coppia
ricopriranno i ruoli di A e di B.
A presenterà un suo problema e B lo aiuterà,
utilizzando la GRIGLIA DOMANDE, a definire
la situazione presente e la situazione
desiderata, e le differenze tra le due in
termini specifici e concreti rifiutando
spiegazioni astratte o generiche
23
24. Esercitazione a coppie – Griglia Domande
Griglia domande per definizione di problemi ed obiettivi:
• Qual è il problema?
• Quali sono i suoi effetti negativi concreti?
• Chi ne è coinvolto? Chi NON ne è coinvolto?
• Dove si verifica? Dove NON si verifica?
• Quando si manifesta? Quando NON si manifesta?
• In che cosa lo Stato Desiderato sarà diverso dallo Stato
Presente? Descrivi le differenze in termini specifici e
concreti.
• Entro quando vuoi raggiungere il tuo obiettivo?
• In che modo verificherai e misurerai il progresso verso
il tuo obiettivo ed il suo raggiungimento?
24
26. 3. Analisi e valutazione delle tentate soluzioni
•
•
Individuate e valutate tutti i tentativi messi in
atto per risolvere il problema. Questa analisi
permetterà di distinguere tra:
tentativi fallimentari
tentativi che hanno funzionato, magari solo
parzialmente
Questa fase ci permette di progettare una
soluzione con una chiara consapevolezza di ciò
che funziona e di ciò che non funziona.
26
27. 3. Analisi e valutazione delle tentate soluzioni
Spesso sono proprio le tentate soluzioni messe
in atto ad alimentare il problema che si
vorrebbe risolvere
Remare più forte non è di aiuto
se l'imbarcazione è orientata
dalla parte sbagliata
Kenichi Omahe
27
28. 3. Analisi e valutazione delle tentate soluzioni
Una difficoltà può trasformarsi in un
problema quando:
• Si interviene quando non si dovrebbe
• Non si interviene quando si dovrebbe
• Si interviene in modo inappropriato
• Si continua ad applicare la stessa
soluzione anche quando non produce
cambiamenti
28
30. 4.1 Le Tecniche – Come Peggiorare
Fatevi questa domanda: “Se volessi far
peggiorare ulteriormente la situazione
invece di migliorarla, come potrei fare?»
Elencate con attenzione le attività che
potrebbero aggravare il problema invece
di risolverlo
30
31. 4.1 Le Tecniche – Come Peggiorare
A volte quando ci sforziamo di trovare
razionalmente soluzioni alternative,
incontriamo grandi difficoltà a trovare
nuove vie. Questa attività paradossale
libera dallo sforzo che inibisce la scoperta
spontanea
31
33. 4.2 Le Tecniche – Lo Scenario oltre il Problema
Immaginate quale sarebbe lo scenario
riguardo alla situazione da cambiare, una
volta che il problema fosse completamente
risolto. Convinciamo la nostra mente a
immaginare quali sarebbero tutte le
caratteristiche della situazione ideale, dopo
aver realizzato il cambiamento strategico
33
34. Esercitazione a coppie – 20 minuti
Nelle stesse coppie dell’esercizio
precedente, i membri di ciascuna coppia
ricopriranno, a turno, i ruoli di A e di B.
In relazione al problema precedentemente
descritto da A, B lo aiuterà a:
• Analizzare le tentate soluzioni
(funzionali e disfunzionali) utilizzando
anche la tecnica del «come peggiorare»
• Definire e visualizzare «lo scenario
oltre il problema».
34
36. 4.3 Le Tecniche – I Piccoli Passi
Per rendere applicabile una strategia
messa a punto per sbloccare una
situazione problematica è fondamentale
iniziare dal più piccolo, ma concreto
cambiamento ottenibile. Perciò
applichiamo la nostra strategia
concentrandoci sul più piccolo e
apparentemente innocuo intervento da
realizzare
36
37. 4.3 Le Tecniche – I Piccoli Passi
Iniziare dal passo più semplice ci salva
dalle nostre eventuali incapacità nel
realizzare grandi azioni e al tempo
stesso riduce la resistenza al
cambiamento del sistema sul quale si
interviene
37
39. 4.4 Le Tecniche – Lo Scalatore
Quando si ha un problema complesso da
risolvere risulta utile partire dall’obiettivo da
raggiungere e immaginare lo stadio subito
precedente, poi lo stadio precedente ancora,
sino a giungere al punto di partenza. Il percorso
viene frazionato in 10 micro-obiettivi che
partendo dall’arrivo evitano di compiere passi
falsi
39
40. 4.4 Le Tecniche – Lo Scalatore
Disegnate una scala con 10
gradini e scrivete in cima la
situazione ideale. Al nono
gradino inserite la
situazione in modo tale che
solo con un piccolo passo si
arriverebbe in cima. Allo
stesso modo preparate tutti
i restanti otto gradini
40
41. 4.4 Le Tecniche – Lo Scalatore
Concentratevi solo
sul primo gradino ed
iniziate da quello
41
42. Esercitazione a coppie – 20 minuti
Nelle stesse coppie dell’esercizio
precedente, i membri di ciascuna coppia
ricopriranno, a turno, i ruoli di A e di B.
In relazione al problema precedentemente
descritto da A, e sulla base delle tentate
soluzioni messe in atto e dell’obiettivo da
raggiungere, B lo aiuterà a:
• Definire il piano d’azione (tecnica dello
scalatore)
• Quale sarà il primo piccolo passo su cui A
dovrà focalizzarsi
42
45. 5. La Soluzione
Talvolta, sbloccate le prime rigidità, ci si
può rendere conto che la situazione appare
diversa da come si presentava all’inizio. In
questi casi è importante essere flessibili,
soffermarsi e procedere alla ridefinizione
del problema e a volte degli obiettivi
45