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CSR e Sostenibilità
al tempo del Covid-19
L’esempio di Fater S.p.A.
Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021
A cura di:
Marialaura Gaudio
Marianna Schiavone
Nicolò Scovenna
CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A.
Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021
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ABSTRACT
Il presente elaborato si propone di analizzare in che modo l’emergenza sanitaria causata dalla
pandemia di Covid-19 abbia impattato sulle policies di Corporate Social Responsibility (CSR) di
Fater S.p.A., azienda leader in Italia nei prodotti assorbenti per la persona e detergenti per gli
ambienti. L’esperienza di Fater è, in questo senso, particolarmente significativa: da anni, infatti, Fater
ha dimostrato una grande attenzione alle tematiche di sostenibilità sociale e ambientale, fondata sulla
consapevolezza che tali aspetti sono da considerarsi elementi strategici della politica aziendale, e non
semplici attività “secondarie” o separate dal core business dell’impresa.
Per comprendere a pieno l’operato di Fater nel periodo emergenziale in termini di CSR, è dapprima
necessario delineare con chiarezza che cosa si intenda per responsabilità sociale. Per questo motivo,
questo testo prenderà le mosse da una sintetica illustrazione dell’evoluzione del concetto di CSR negli
ultimi decenni, sino ad arrivare alle teorie più recenti in materia di sostenibilità.
L’analisi proseguirà quindi con un inquadramento generale della società Fater, approfondendo la
Vision e la Mission dell’azienda per poi focalizzarsi sulle politiche da lei intraprese – negli anni
precedenti alla pandemia – in tema di sostenibilità e CSR. Particolare attenzione sarà data alla
business unit FaterSMART, che ha recentemente ideato e sperimentato un rivoluzionario processo
tecnologico capace di ricavare materiali plastici dagli assorbenti per persona usati, in modo da trarre
dagli scarti del consumo nuove materie prime “seconde”.
Da ultimo, si procederà ad esaminare la reazione avuta da Fater all’emergenza sanitaria nazionale,
che ha visto l’azienda attivarsi direttamente tramite l’adozione di specifiche politiche di CSR, dirette
a mitigare le conseguenze della pandemia sul territorio nazionale. Nello specifico, saranno analizzati
due interventi di carattere sociale e assistenziale posti in essere da Fater: la donazione di 300.000 litri
di ACE candeggina ad ospedali e Aziende Sanitarie Locali; la riconversione di una delle linee di
produzione italiane di assorbenti igienici femminili per contribuire all’approvigionamento di
mascherine chirurgiche da parte della Protezione Civile Nazionale.
CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A.
Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021
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INDICE
1.- CORPORATE SOCIAL RESPONSIBILITY: BREVI CENNI STORICI.....................................................3
1.1.- I BENEFICI DI UNA “CSR STRATEGICA” INTEGRATA NELL’ATTIVITÀ DI IMPRESA ..........................6
2.- IL CASO ANALIZZATO: FATER S.P.A..............................................................................................9
2.1.- LA SOSTENIBILITÀ SECONDO FATER............................................................................................10
3.- L’IMPATTO DELL’EMERGENZA COVID-19...................................................................................15
3.1.- LA REAZIONE DI FATER ALLA SITUAZIONE EMERGENZIALE.........................................................17
3.2.- L’IMPATTO DELLA PANDEMIA SULLA CSR DI FATER ..................................................................18
3.3.- LA DONAZIONE DI ACE CANDEGGINA.........................................................................................18
3.4.- LA RICONVERSIONE DELLA LINEA DI PRODUZIONE......................................................................21
4.- CONCLUSIONI ...............................................................................................................................22
SITOGRAFIA ........................................................................................................................................22
BIBLIOGRAFIA.....................................................................................................................................24
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1.- Corporate Social Responsibility: brevi cenni storici
La nascita dell’era moderna della CSR viene generalmente ricondotta alla pubblicazione
dell’economista americano H. R. Bowen del 1953 dal titolo “Social Responsibilities of the
Businessman” (1
). Nella sua opera Bowen sosteneva che “gli obblighi dei businessman sono
perseguire quelle politiche, prendere quelle decisioni e seguire quelle linee di azione che siano
desiderabili in rapporto agli obiettivi e valori della nostra società” (2
). Bowen ritiene che l’uomo
d’affari debba riconoscere l’importanza sociale delle grandi imprese, guidando le proprie azioni in
maniera responsabile e soprattutto volontaria, senza quindi subire imposizioni di carattere
istituzionale dall’alto.
Risale agli anni ‘70 l’importante contributo di A. B. Carroll, il quale ha elaborato la relazione tra
impresa e società proponendo un nuovo schema di responsabilità. L’autore infatti spiegava come la
responsabilità sociale ingloba le aspettative economiche, legali, etiche e filantropiche che la società
ha dell’impresa in un dato momento storico, secondo uno schema successivamente rappresentato
dallo stesso autore sotto forma di piramide (3
):
- la responsabilità economica fa riferimento alla performance economica dell’azienda in termini di
soddisfazione dei bisogni della società qui intesa come azionisti e consumatori. La responsabilità
economica risulta dalle funzioni core dell’azienda e sta quindi alla base della piramide, proprio
per sottolinearne l’importanza rispetto agli altri livelli.
- la responsabilità legale riguarda, come suggerisce il nome, il rispetto di leggi e normative dei Paesi
in cui l’azienda opera, contribuendo così alla creazione di un mercato competitivo equo e corretto.
- la responsabilità etica si riferisce invece a norme non scritte, consuetudini e buone prassi che le
aziende dovrebbero rispettare per operare secondo criteri di equità e giustizia e per non arrecare
danno agli altri. E’ quindi una responsabilità attesa dai membri della società ma non prevista per
legge. In questo caso è l’azienda che in maniera volontaria deve applicare queste pratiche sociali
riconoscendo i bisogni della società e spingendosi oltre i limiti normativi.
- la responsabilità filantropica riguarda sempre azioni intraprese dalle aziende su base volontaria
ma, a differenza di quella etica, non presuppone aspettative da parte della società. Si sta parlando
quindi di filantropia derivante dal desiderio della società di impegnarsi in pratiche socialmente
utili che vanno al di là della sfera commerciale. Le comunità si aspettano che le aziende
contribuiscano con denaro al loro benessere, sostenendo per esempio scopi umanitari; peraltro, in
assenza di tale contribuzione, le aziende non saranno considerate per questo meno etiche.
(1
) Per un’analisi approfondita delle opere di letteratura citate, cfr. S. RIZZO, “Corporate Social Responsibility - La
gestione del rischio reputazionale e la violazione dei diritti civili”, 2016; L. MIAN, “Responsabilità sociale d’impresa e
misurazione della performance”, 2015; F. FABRIZIO, “Corporate Social Responsibility: aspetti e impatti organizzativi”,
2015; E. ZANNIN, “Responsabilità Sociale d'Impresa: performance e costo del debito”, 2013; M. ROVATI, “La
responsabilità sociale d’impresa: problematiche ed opportunità”, 2010; G. PASTORI, “Il codice etico come strumento di
Corporate Social Responsibility: il caso Permasteelisa Group”, 2012; C. MOTTA, M. SUMAN, “La formalizzazione della
CSR: obiettivi e strumenti”, 2010.
(2
) H.R. BOWEN., “Social Responsibilities of the Businessman”, Harper, New York, 1953.
(3
) A.B. CARROLL, “A three dimensional model of corporate social performance”, Academy of Management Review,
vol.4, 1979, pp.497-505; A.B. CARROLL, “The pyramid of corporate social responsibility”, Business Horizons, n. 34,
giugno-agosto 1991.
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Quest’ultima responsabilità è posizionata all’apice della piramide proprio per evidenziare come
prima di arrivare a essa sia necessario soddisfare le prime tre.
Nel 1984 questi concetti venivano ripresi da E. Freeman nel testo “Strategic management: A
stakeholder approach”. Nel suo contributo, l’autore forniva una prima definizione di stakeholder,
indicando con tale termine i “gruppi o soggetti che sono influenzati o possono influenzare il
raggiungimento degli obiettivi dell’impresa” (4
). In particolare, Freeman proponeva all’interno
dell’ampia categoria degli stakeholder una distinzione fra:
 stakeholder primari, ovverosia gli interlocutori senza i quali l’impresa non può sopravvivere. La
loro partecipazione ed il loro coinvolgimento devono essere continui, affinché l’impresa duri nel
tempo (si pensi agli azionisti, gli investitori, i lavoratori dipendenti, i consumatori, i fornitori, i
finanziatori, etc.);
 stakeholder secondari, ossia quei portatori d’interesse che non sono essenziali alla sopravvivenza
dell’azienda, ma che pure ne influenzano l’attività, le scelte e i risultati (o – viceversa – ne sono
influenzati). I sindacati, i media e la stampa, i concorrenti (attuali, potenziali, di prodotti o servizi
sostitutivi) sono esempi di questa seconda categoria di stakeholder. È una categoria, quella degli
stakeholder secondari, che – col crescere delle relazioni che l’impresa intrattiene con l’ambiente
che la circonda – è cresciuta nel tempo, i non-stakeholder sono una categoria che si sta
restringendo sempre di più.
Risale al 1987 il rapporto Brundtland (“Our common future”) rilasciato dall’allora Commissione
mondiale sull’ambiente e lo sviluppo, in cui viene definito per la prima volta il concetto di
sostenibilità, inteso come sviluppo sostenibile: “uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente
senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri” (5
). Il rapporto
Brundtland aggiungeva che lo sviluppo economico viene definito sostenibile se tiene conto degli
effetti sociali e ambientali, oltre che di quelli meramente economici, identificando così una triplice
dimensione della sostenibilità oggi riconosciuta come Triple Bottom Line:
1. sostenibilità ambientale: intesa come capacità di mantenere qualità e riproducibilità delle risorse
naturali.
2. sostenibilità sociale: intesa come capacità di garantire condizioni di benessere umano (sicurezza,
salute, istruzione, democrazia, partecipazione, giustizia) equamente distribuite per classi e
genere.
3. sostenibilità economica: intesa come capacità di generare reddito e lavoro per il sostentamento
della popolazione.
In questo contesto le politiche di CSR assumono così il ruolo di strumenti per raggiungere l’equilibrio
tra le tre dimensioni.
Dagli anni ’90 l’evoluzione del concetto di sostenibilità o sviluppo sostenibile passa attraverso i
numerosi interventi delle istituzioni sovrannazionali. Tra i principali ricordiamo il Global compact,
un’iniziativa promossa dalle Nazioni Unite nel 1999 per incoraggiare le aziende ad adottare politiche
(4
) E. R. FREEMAN, “Strategic management. A stakeholder approach”, Pitman, Boston, 1984.
(5
) Il rapporto Brundtland è consultabile al sito https://www.are.admin.ch/are/it/home/sviluppo-sostenibile/cooperazione-
internazionale/agenda2030/onu-_-le-pietre-miliari-dello-sviluppo-sostenibile/1987--rapporto-
brundtland.html#:~:text=Nel%201987%2C%20Gro%20Harlem%20Brundtland,sviluppo%20sostenibile%20ancora%20
oggi%20valida
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sostenibili nel rispetto della CSR. Questo progetto permette alle aziende, che vi aderiscono in maniera
volontaria, di collaborare con le agenzie della Nazioni Unite, i gruppi sindacali e la società civile
favorendo così lo sviluppo di partnership fra soggetti di diversa natura. Le imprese, come abbiamo
detto, aderiscono volontariamente a questa iniziativa impegnandosi a rispettare i principi in essa
contenuti e riguardanti il rispetto dei diritti umani, i diritti dei lavoratori, il rispetto dell’ambiente e
l’anti-corruzione.
Nel 2001 la Commissione europea pubblicava il Libro Verde per “Promuovere un quadro europeo
per la responsabilità sociale delle imprese”, con cui si diffondeva la conoscenza del tema, si
promuovevano iniziative e soprattutto si ufficializzava, per la prima volta in ambito istituzionale, una
definizione di CSR: “la decisione volontaria di contribuire al progresso della società e alla tutela
dell’ambiente, integrando preoccupazioni sociali ed ecologiche nelle operazioni aziendali e nelle
interazioni con gli stakeholder” (6
).
Sezionando tale definizione possiamo notare come essa sia formata da alcuni elementi principali:
- la volontarietà, con cui si sottolinea che la responsabilità è necessariamente una condizione
volontaria e non soggetta a leggi o imposizioni. Le imprese investono in scelte socialmente
responsabili in modo consapevole e spontaneo, e non perché imposto dalla normativa vigente;
- l’approccio Triple Bottom Line, con cui si sottolinea l’importanza della triplice dimensione della
sostenibilità. Perché ciò accada, il management deve tenere in considerazione sempre la
sostenibilità delle decisioni che prende e quindi le conseguenze non solo economico-finanziarie,
ma anche ambientali e sociali, che la propria attività genera.
- il riferimento agli stakeholder, con cui si mette in evidenza l’importanza dei rapporti con i vari
portatori d’interesse. Si parla di interazioni tra impresa e stakeholder, in cui la prima adotta un
sistema di governo aperto, attuando processi che permettano un costante dialogo, partecipazione
e collaborazione con le parti interessate alla sua attività al fine di conciliarne gli interessi.
Emanate nel 2000 e successivamente aggiornate nel 2011, le Linee Guida OCSE destinate alle
imprese multinazionali sono indirizzate agli Stati che hanno firmato la Dichiarazione OCSE del 27
giugno 2000. Dettano comportamenti auspicabili e volontari, da parte delle imprese multinazionali,
in relazione alle questioni di CSR (relazioni tra imprese e lavoratori, corruzione, fiscalità, etc.),
affinché, grazie al loro contributo positivo, si determini a livello globale progresso sociale, ambientale
ed economico.
Nel settembre 2015 i governi dei 193 Paesi membri dell’ONU sottoscrivevano l’Agenda 2030, un
programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità fondato su 17 Obiettivi per lo Sviluppo
Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs (7
) – e un totale di 169 target o traguardi.
L’avvio ufficiale degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile ha coinciso con l’inizio del 2016,
(6
) Commissione delle Comunità Europee, “Libro Verde – Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale
delle imprese”, Bruxelles, 2001. Il Libro Verde è consultabile al sito https://eur-lex.europa.eu/legal-
content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A52001DC0366
(7
) Gli Obiettivi individuati dall’Agenda 2030 sono i seguenti:1) sconfiggere la povertà; 2) sconfiggere la fame; 3)
buona salute; 4) istruzione di qualità; 5) parità di genere; 6) acqua pulita e servizi igienico-sanitari; 7) energia rinnovabile
e accessibile; 8) buona occupazione e crescita economica; 8) innovazione e infrastrutture; 9) ridurre le diseguaglianze;
10) città e comunità sostenibili; 11) utilizzo responsabile delle risorse; 12) lotta contro il cambiamento climatico; 13)
utilizzo sostenibile del mare; 14) utilizzo sostenibile della terra; 15) utilizzo sostenibile della terra; 16) pace e giustizia;
17) rafforzare le modalità di attuazione e rilanciare il partenariato globale per lo sviluppo sostenibile.
CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A.
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tracciando la strada da percorrere nell’arco dei successivi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati
a raggiungerli entro il 2030.
1.1.- I benefici di una “CSR strategica” integrata nell’attività di impresa
Nel 2006 gli economisti statunitensi M. E. Porter e M. R. Kramer pubblicavano, sulla rivista
Harvard Business Review, l’articolo “Strategy and society. The link between competitive advantage
and corporate social responsibility” (8
).
Gli autori muovevano anzitutto alcune critiche agli approcci di CSR fino a quel momento prevalenti,
evidenziandone il carattere essenzialmente “cosmetico”: spesso, infatti, le imprese si limitano a
pubblicare eleganti rapporti di CSR che mettono in mostra le buone azioni realizzate dalle stesse, ma
raramente offrono un inquadramento coerente delle attività di CSR all’interno del proprio business
aziendale. Così facendo, si pone l’accento sulla tensione fra il business e la società invece che sulla
loro interdipendenza. La conseguenza è la perdita di una grande opportunità, ovvero il potere di cui
godono le imprese di apportare beneficio alla società.
Per far progredire la CSR, viceversa, è necessario che l’impresa si renda consapevole della relazione
che intercorre fra il business e la società, le quali hanno bisogno l’uno dell’altra. Una società sana dà
luogo ad una domanda crescente di business: man mano che un maggior numero di bisogni viene
soddisfatto e che le aspirazioni crescono. Le grandi imprese di successo hanno bisogno di una società
sana per la crescita continua del proprio business, così come allo stesso tempo una società sana ha
bisogno di imprese di successo. La dipendenza reciproca che intercorre fra le imprese e la società
implica che le decisioni di business e le politiche sociali debbano seguire entrambe il principio del
“valore condiviso”. In questo senso si può parlare di CSR come strategia win-win, che crea valore per
l’impresa e per la società.
Secondo gli autori, è nell‟ambito della “CSR strategica” che risiedono le vere opportunità di creare
un valore condiviso. Le imprese possono sperimentare una serie di innovazioni della catena del valore
a beneficio sia della società sia della propria competitività, e possono investire nelle comunità di cui
fanno parte con l’obiettivo di rafforzare il proprio contesto competitivo e, allo stesso tempo,
accrescere la propria produttività. I problemi sociali, in questo senso, non devono essere visti come
un costo o un vincolo, ma come una fonte di opportunità ed innovazione. Quando le attività che
rientrano nella catena del valore e gli investimenti indirizzati al contesto competitivo sono pienamente
integrati diventa difficile distinguere la CSR dalle attività quotidiane dell’impresa. In questo modo,
la CSR può diventare una fonte di opportunità, di innovazione e di vantaggio competitivo, per cui
deve essere considerata come un investimento strategico che crea valore nel lungo termine. Se le
attività socialmente responsabili dell’impresa vengono implementate con la consapevolezza che
esiste una forte relazione fra l’azienda e la società, e allo stesso tempo la CSR trova un radicamento
nella strategia e nelle attività correnti della singola impresa, allora è possibile perseguire il principio
del “valore condiviso”.
I benefici connessi alle attività di CSR sono strettamente dipendenti alle motivazioni che hanno
guidato le aziende alla loro adozione. Essi si traducono, in termini economici, in aumento dei flussi
di cassa in entrata o in diminuzione delle uscite in denaro (tenuto conto degli incentivi fiscali, delle
(8
) M. E. PORTER, M. R. KRAMER, “Strategy and society. The link between competitive advantage and corporate social
responsibility”, Harvard Business Review, Dicembre 2006.
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semplificazioni amministrative e delle esenzioni eventualmente previste dall’ordinamento in cui
opera l’impresa).
I benefici degli interventi di CSR nella maggior parte dei casi si hanno nel medio-lungo periodo:
- in termini di reputazione aziendale e visibilità, un’impresa che adotta la CSR in modo strategico
e non di comodo ottiene come beneficio una positive visibility che le consente di affermare sul
mercato la solidità ed eticità dei suoi valori e la credibilità della sua immagine aziendale. La
buona reputazione sociale comporta poi dei benefici anche in termini di relazioni tra impresa e
suoi stakeholders: migliorano le relazioni con i fornitori, con il sistema finanziario, con i
dipendenti e il potenziale nuovo personale;
- il coinvolgimento del personale comporta, a sua volta, un miglioramento diretto dei processi
produttivi, per via della più alta efficienza e motivazione nell’attività d’impresa e quindi nella
definizione e nel perseguimento degli obiettivi (oltre che un miglioramento indiretto grazie al
minor turnover);
- gli interventi di CSR indirizzati al miglioramento della salute dei lavoratori e della sicurezza
negli ambienti di lavoro comportano maggiore produttività e minori possibili eventi negativi, con
benefici in termini di rischiosità dell’attività d’impresa;
- l’attenzione ambientale applicata ai processi produttivi aziendali, può consentire inoltre, ad
esempio, di ridurre il costo di produzione dei beni;
- un ultimo beneficio direttamente collegato alle azioni di responsabilità sociale intraprese
dall’azienda consiste nel vantaggio che l’impresa ha rispetto ai concorrenti, derivante dalla
capacità di anticipare l’evoluzione della normativa circa le questioni sociali d’interesse collettivo.
Ad esempio, se un’impresa si impegna a ridurre le proprie immissioni inquinanti ben al di sotto
della soglia prevista in quel momento dalla legge vigente, laddove il limite previsto dalla
regolamentazione venisse spostato verso una soglia più bassa, tale azienda sarà in vantaggio
rispetto alle altre imprese del settore che invece non hanno adottato politiche del genere. Inoltre,
l’impegno spontaneo di alcune imprese in determinate questioni sociali ed ambientali potrebbe
far nascere una regolazione esterna o comunque un inasprimento dei limiti consentiti per legge,
relativamente le stesse.
Un’impresa che opera in modo responsabile deve essere in grado di rappresentare il valore creato,
non solo in termini finanziari, e condividere con gli stakeholder tali dati al fine di potere giustificare
le proprie politiche di responsabilità sociale e rafforzare il legame con gli interlocutori. Per sostenere
la sinergia tra condotta responsabile e performance finanziaria è necessario, infatti, essere in grado di
comunicare il proprio impegno ai soggetti esterni. È attraverso la misurazione e la comunicazione
delle performance che il patrimonio di risorse intangibili e l’impegno nella CSR diventano percepibili
e apprezzabili. Una comunicazione trasparente della CSR è di primaria importanza per ottenere
consenso presso il pubblico (9
), valorizzare l’immagine di marca e influenzare positivamente gli
investitori.
(9
) Sempre più spesso le persone desiderano informarsi sull’impegno sociale e ambientale delle imprese, per scegliere
quelle di cui essere clienti, su cui investire e in cui lavorare. Secondo la Global Corporate Citizen Survey condotta
dall’agenzia Nielsen (2014), più della metà dei consumatori (55%) sono disposti a pagare un sovrapprezzo per prodotti e
servizi di aziende che mostrano un comportamento socialmente responsabile. Il Reputation Institute Italia afferma, nello
studio RepTrakPulse 2012, che nella scelta finale d’acquisto da parte del consumatore il prodotto conta solo per il 40%.
Lo studio evidenzia che per il 60% il comportamento d’acquisto è determinato dalla positiva percezione di altri fattori
CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A.
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8
Si tratta di una comunicazione a carattere tradizionalmente volontario, volendo rispecchiare il
carattere di volontarietà intrinseco nella definizione stessa di CSR. Tuttavia, i governi e i mercati
finanziari hanno costantemente aumentato le pressioni a svolgere attività di reporting. Anche il
Parlamento Europeo ha riconosciuto l’importanza della comunicazione di informazioni di carattere
non finanziario per contribuire a misurare, monitorare e gestire i risultati delle imprese e il relativo
impatto sulla società. La Direttiva 2014/95/UE sulla comunicazione di informazioni societarie di
carattere non finanziario, infatti, impone alle imprese di una certa dimensione di redigere
annualmente una dichiarazione contenente informazioni su ambiente, politiche sociali, rapporti con i
dipendenti, diritti umani e misure anticorruzione. Alle aziende verrà lasciata la libertà di scegliere
quali indicatori e standard usare per la rendicontazione, con l’intento di non soffocare l’attività di
reporting in schemi troppo rigidi. La volontà di fondo è che la redazione del report non venga vista
come un ulteriore adempimento imposto dall’alto, bensì come uno strumento di competitività lasciato
alla libertà dell’azienda, al fine di mantenere il carattere di volontarietà tipico della CSR.
Il Codice etico è uno degli strumenti di soft law (10
) della CSR, adottato volontariamente dall’impresa,
attraverso il quale l’impresa decide di dimostrare un comportamento socialmente responsabile. Il
codice etico è definibile come un “contratto sociale” tra l’impresa e i suoi stakeholders con il quale
l’impresa annuncia pubblicamente di essere consapevole dei suoi obblighi di cittadinanza, di aver
sviluppato politiche e pratiche aziendali coerenti con questi obblighi e di essere in grado di attuarle
attraverso appropriate strutture organizzative ed eventuali sanzioni.
Esso consiste in una sorta di “regolamento interno” dell’azienda, elaborato in base ai propri obiettivi
e valori. Non è uno strumento vincolante, né è dotato di rilevanza giuridica, ma aiuta a garantire un
atteggiamento uniforme e le stesse tutele per i lavoratori, soprattutto per le aziende a carattere
internazionale, che operano in zone con un sistema normativo diverso che quindi può non garantire
gli standard minimi di tutela. Il codice espone l’insieme dei diritti, dei doveri e delle responsabilità
dell'impresa nei confronti di tutti gli stakeholders: il codice è l'esplicitazione delle politiche aziendali
in materia di etica di impresa e delle norme di comportamento alle quali i lavoratori devono attenersi.
La creazione di una cultura aziendale ispirata all’etica richiede un piano di lavoro ed un programma
in cui la stesura di un codice di condotta aziendale diventa un importante primo passo verso la
costruzione di un’azienda etica. La comunicazione del codice diventa poi vitale per assicurarne il
rispetto.
I temi rilevanti del codice etico sono, oltre ai principi etici cui l’attività della impresa si fonda, i
rapporti con clienti, fornitori, concorrenza, autorità politiche, le norme standard di comportamento,
le procedure di attuazione e la revisione delle procedure aziendali alla luce degli standard di condotta.
Bisogna però prestare attenzione che i codici di condotta non sono strumenti sostitutivi della
legislazione nazionale, europea e internazionale perché queste ultime permangono disposizioni
normative obbligatorie atte a garantire una regolazione minima, mentre i codici di condotta
come l’eticità dell’azienda, le capacità manageriali, la sostenibilità, la trasparenza, la capacità di raggiungere e mantenere
risultati nel lungo termine, la qualità del posto di lavoro e altro.
(10
) La normazione tramite strumenti di soft law permette una regolamentazione più “aperta” e “dinamica”, e non esclude
che – in prospettiva futura – tali principi siano tradotti in norme vincolanti da parte di soggetti istituzionali. La soft law è
effettivamente una regolamentazione sprovvista di un regime sanzionatorio in caso di violazioni da parte dei soggetti ad
essa vincolati; peraltro, laddove agli strumenti di soft law si sostituissero forzatamente normative di hard law, verrebbe
meno la volontarietà della loro implementazione (che, come si è avuto modo di osservare, è uno dei fondamenti delle
politiche di CSR).
CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A.
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unitamente a tutte le altre iniziative di natura volontaria sono poste a completamento e promozione
di tali disposizioni normative.
Il Bilancio Sociale è un sistema di misurazione, organizzazione e comunicazione dei dati relativi
all'impatto delle attività d'impresa sul benessere dei suoi stakeholders ed è uno strumento di
valutazione della coerenza fra i risultati raggiunti e gli obiettivi derivanti dai valori d'impresa e dal
codice etico. Consiste in un sistema di rendicontazione quantitativa/qualitativa tra l’impresa e l’intera
collettività, attraverso il quale l'impresa riferisce i riflessi sociali della sua attività, integrando così le
informazioni economico-finanziarie riportate nel bilancio d'esercizio. Il bilancio sociale deve
descrivere in maniera analitica i costi che sono stati sostenuti dall’impresa e che trovano una
giustificazione solo nell’impegno sociale di questa, rappresentando un vantaggio per le diverse
categorie di stakeholders. Esso è uno strumento fondamentale per migliorare le relazioni sia sociali
sia industriali, per rafforzare nella società la percezione positiva delle azioni dell’azienda socialmente
responsabile e per accrescere la legittimazione e il consenso della collettività. Il bilancio può essere
comprensivo anche di un sistema di monitoraggio delle prestazioni economiche, ambientali e sociali,
secondo il modello della Triple Bottom Line.
La redazione di un bilancio sociale presenta degli indubbi vantaggi per gli stakeholders:
- garantisce una comunicazione su aspetti non contabilizzabili, ma di grosso impatto sui risultati
economici;
- mette a disposizione un documento che consente di confrontare i propri principi etici con quelli
dell’impresa;
- se il bilancio sociale è integrato con quello di natura contabile, garantisce una visione di assieme
dello stato dell’impresa, delle prospettive, dei trend economici, sociali e ambientali, e può consentire
una comparazione tra le prestazioni di CSR di imprese diverse.
2.- Il caso analizzato: Fater S.p.A.
Fater S.p.A è una società per azioni italiana fondata nel 1958 da Francesco Angelini sita in Pescara.
Dal 1992 joint venture paritetica tra Procter&Gamble e Gruppo Angelini, il core business
dell’azienda consiste nella produzione e commercializzazione per l’Italia dei prodotti assorbenti per
la persona a marchio Pampers, Lines, Tampax. In aggiunta, Fater produce e distribuisce in 39 Paesi,
nei mercati dell’Europa Occidentale e Ceemea, i prodotti a marchio ACE Neoblanc e Comet (11
).
Con la nascita della joint venture paritetica tra Procter&Gamble e Gruppo Angelini, l’azienda si
afferma sul mercato non solo dei prodotti intimi e assorbenti per la cura della persona (c.d. personal
care) ma anche della candeggina ACE – ceduta a Fater nel 2013 dalla stessa Procter&Gamble (12
) –
e dei detergenti per superfici e prodotti per il bagno Comet (appartenenti dunque al mercato c.d. home
care), che Fater produce e distribuisce in Italia e all’estero (13
).
(11
) https://www.fatergroup.com/it/noi#chisiamo. Ne deriva che oggi Fater S.p.A. è una house of brands, in cui ogni
singola marca del portfolio aziendale vive in modo completamente autonomo, identificando un solo prodotto/linea e
comunicando una promessa specifica.
(12
) https://www.fatergroup.com/it/noi#storia
(13
) https://www.fatergroup.com/it/brand
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10
Fater pone come centro della propria Vision aziendale la volontà di essere “il miglior luogo di lavoro
possibile generiamo crescita di valore per i nostri brand e per le persone” (14
). Per coltivare una
simile ambizione, la società propone (e si propone) una serie di “comportamenti desiderati” –
incentrati su tre valori chiave: collaborazione, imprenditorialità, eccellenza.
Per quanto concerne il principio di collaborazione, Fater evidenzia l’importanza del lavoro in
squadra (“ognuno di noi è leader nel proprio lavoro al servizio della squadra”, “lavoriamo insieme
fidandoci e rispettandoci reciprocamente”) e la necessità di “ascoltare, comprendere e sostenere gli
altri”, rivolgendo la propria attenzione e le proprie energie verso i propri stakeholders.
Per rafforzare la propria imprenditorialità, la società si propone di guardare al futuro “con curiosità,
positività e spirito di innovazione”, fissando i propri obiettivi “con coraggio e risolutezza” e
affrontando ogni difficoltà “come una occasione per rafforzarci”.
L’orientamente all’eccellenza pone le sue basi sul riconoscimento e la varolizzazione dei “punti di
forza delle persone”, investendo le energie dell’azienda per “riconoscere ed arricchire costantemente
le nostre competenze per essere i migliori nel nostro lavoro”, rimanendo sempre “trasparenti e fedeli
ai nostri principi”.
La Mission che l’azienda si è posta è quella di “essere la più grande azienda italiana nel settore in
cui opera” (15
). Per raggiungere tale obiettivo, Fater ha individuato alcune principali macroaree su
cui concentrare i propri sforzi ed investimenti (16
):
a. sostenibilità: “ottimizzazione nell’impiego delle materie prime, sostenibilità dei processi,
riciclo dei materiali – la nostra visione di ‘economia circolare’”;
b. responsabilità sociale: “generiamo crescita di valore per le persone, condividiamo con le
comunità”;
c. qualità dei prodotti: “la nostra missione è dare soluzioni di valore per migliorare la vita
quotidiana delle persone”;
d. sicurezza delle persone: “la sicurezza è sempre al primo posto, perché è importante cosa
realizziamo al pari di come lavoriamo”.
2.1.- La sostenibilità secondo Fater
Fater ha sempre mostrato una grande attenzione alle tematiche di sostenibilità sociale e ambientale,
sia sul mercato che sul territorio. Alla base degli sforzi aziendali di Fater in questo ambito vi è la
consapevolezza che le attività ambientali, sociali e di governance non possono essere considerate
come un aspetto “secondario” o separato dal core business dell’impresa: la responsabilità sociale è
infatti considerata da Fater come una scelta strategica aziendale, su cui puntare per generare nuova
e continua crescita dei risultati della società. In questo senso, l’attenzione all’impatto ambientale,
l’integrazione nel tessuto sociale del territorio, il rispetto dei principi di soft law internazionale ben
oltre i limiti imposti dalla normativa nazionale costituiscono un volàno per la crescita (anche)
economica dell’impresa.
(14
) https://fatergroup.com/it/noi#vision
(15
) https://www.fatergroup.com/it/noi#vision
(16
) https://www.fatergroup.com/it/valore
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Negli ultimi anni l’azienda ha saputo cogliere i segnali che giungevano dai propri principali
stakeholders, interni ed esterni, riassumibili in macro-trend attualmente in corso (e in fase di
accelerazione) (17
):
- i cambiamenti climatici. La ricerca scientifica ha inequivocabilmente dimostrato che l’uomo
(e in particolare l’utilizzo indiscriminato dei combustibili fossili) sta impattando
drammaticamente il clima del pianeta. Ciò comporta che, in assenza di un rapido ripensamento
delle abitudini delle imprese e dei consumatori, le conseguenze ambientali saranno devastanti;
- la scarsità (e le incertezze) delle materie prime fossili tradizionali. Le stesse materie prime
fossili, responsabili in gran parte dell’effetto serra, sono risorse esauribili e in via di
diminuzione. A ciò va aggiunto che il prezzo del petrolio è da sempre soggetto ad ampie
fluttuazioni collegate alle vicende politiche contingenti, rendendo molto difficile prevedere
l’impatto del costo delle materie prime sui ricavi d’impresa;
- l’attenzione internazionale per lo sviluppo sostenibile. A partire dal trattato di Kyoto del 1997,
fino ai più recenti accordi di Parigi del 2015, la comunità internazionale ha posto in capo ai
Paesi industrializzati la responsabilità di ridurre le emissioni di gas serra;
- le aspettative crescenti di sostenibilità e responsabilità sociale delle grandi aziende. La società
chiede alle aziende di farsi attrici protagoniste dello sviluppo sociale, se necessario supplendo
al ruolo tradizionalmente riservato alle istituzioni pubbliche. Nello stesso senso,
congiuntamente alla più forte legittimazione sociale attribuito alle aziende, i consumatori
chiedono sempre più prodotti e servizi sostenibili da un punto di vista sociale e ambientale.
Lo sviluppo sostenibile non è, quindi, solo un imperativo morale, ma una necessità economica, in
quanto requisito chiave per l’accesso al mercato, oltre che per l’impatto diretto sui costi di produzione
(come nel caso delle materie prime fossili). E’ dunque necessario superare l’associazione tra il
concetto di sostenibilità e l’idea di “compromesso”, che ancora oggi è presente. Nel mercato dei
prodotti di largo consumo è facile trovare prodotti che – anche a ragione – si definiscono verdi ma
che costano di più di quelli non green; o, viceversa, prodotti verdi che costano come quelli non green,
ma che performano meno. Ciò sembra sottintendere che il consumatore debba scegliere – con una
soluzione di compromesso – fra performance, prezzo e impatto ambientale. Tuttavia, il consumatore
non vuole (e soprattutto non deve) compiere una simile scelta.
Fater ha investito i propri sforzi e le proprie energie per eliminare tale compromesso di fondo anzitutto
tramite l’innovazione tecnologica. Fater dedica alla Ricerca e Sviluppo circa il 4% del fatturato ogni
anno: tale investimento genera in media almeno una innovazione di prodotto al mese.
In tale ambito, Fater ha sviluppato soluzioni innovative in grado di coniugare performance e
sostenibilità dei prodotti assorbenti (18
).
(17
) Cfr. V. FAZIO, “La Corporate (Social) Responsibility: dalla teoria alla prassi”, in Divus Thomas, Vol. 119, No. 2
(2016-maggio/agosto), pp. 267-299, Edizioni Studio Domenicano, consultabile al sito
https://www.jstor.org/stable/48503835?read-now=1&seq=23#metadata_info_tab_contents
(18
) Negli ultimi vent’anni il peso dei pannolini Pampers è diminuito del 45%, mentre le dimensioni del packaging
parrallelamente si sono ridotte del 68%. Le innovazioni in termini di design e materiali, oltre ad offrire maggiore comfort
per i consumatori, consentono una notevole riduzione dell’impatto sull’ambiente: rispetto a soli 8 anni fa, vi è stata una
riduzione di circa il 30% delle emissioni di CO2 lungo l'intero ciclo di vita del prodotto. Cfr.
https://fatergroup.com/it/sostenibilita/produzione-e-trasporti
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Anche sotto il profilo dei processi produttivi Fater ha ridotto la propria impronta ambientale, con una
riduzione del 33% le emissioni di CO2 per unità di prodotto dello stabilimento di Pescara nel periodo
compreso fra il 2012 e il 2017 (19
).
Per quanto concerne i processi logistici, Fater si è impegnata per una maggiore ottimizzazione delle
modalità di carico, intermodalità, mezzi green (20
).
In questo modo, la sostenibilità diventa una leva competitiva in termini di cost innovation, con un
effetto win-win: dall’uso efficiente delle risorse derivano al contempo una maggiore tutela
dell’ambiente e un miglioramento dei risultati economici dell’impresa. Già nel 2010, Roberto
Marinucci, direttore generale di Fater, dichiarava: “La sostenibilità rappresenta per noi un vantaggio
competitivo. Abbiamo cercato di svilupparla in quattro direzioni: ambientale, sociale, economico e
culturale affinchè sia trasversale a tutte le nostre attività, coinvolga l' intera organizzazione in un
approccio di lungo periodo. Sostenibilità per noi è fare la cosa giusta per tutti, anche per l' azienda.
In periodi di congiuntura sfavorevole, come quelli per il sistema economico, la sostenibilità è un
elemento differenziante che consente di eliminare il compromesso fra l’innovazione e l’ambiente”
(21
).
Altro importante valore e obiettivo in Fater è garantire un ambiente di lavoro che sia sicuro, sano e
produttivo: per questo ogni dipendente è personalmente responsabile verso i colleghi e verso la stessa
società ed è tenuto a contribuire affinché non si verifichino situazioni che vadano a deteriorare la
qualità dell’ambiente di lavoro (22
). Viene dunque valorizzato il “saper fare” di ogni singolo
dipendente e nello stesso tempo si creano le condizioni virtuose per lavorare insieme come un team
intenzionato a raggiungere importanti obiettivi.
L’aggiornamento – tramite continui corsi di formazione (23
) – è una condizione necessaria per
crescere professionalmente e ancor prima come persone. La finalità è permettere che le abilità delle
(19
) Lo 0% dei rifiuti prodotti nello stabilimento di Pescara va direttamente in discarica: i rifiuti industriali vengono
recuperati e reintrodotti in parte nel processo produttivo in un’ottica di economia circolare. Ciò consente di recuperare e
trasformare le componenti plastiche in arredi urbani e campi sportivi sintetici e la cellulosa in cartoni da imballaggio.
Inoltre, gran parte del fabbisogno energetico degli stabilimenti di Pescara e Campochiaro è coperto da energia prodotta
da fonti vegetali rinnovabili o metano. Cfr. https://fatergroup.com/it/sostenibilita/produzione-e-trasporti
(20
) Più efficienti modalità di carico dei mezzi hanno consentito di eliminare dalle strade circa 2.500 camion a parità di
volume. Vengono privilegiate, sia in Italia che all'estero, soluzioni intermodali (via treno e via nave), in grado di garantire
i livelli di servizio, con modalità di trasporto meno impattanti. Ciò ha consentito di ridurre i chilometri percorsi su strada
in favore di soluzioni di trasporto più sostenibili. L’avvio di progetti sperimentali, come ad esempio l'utilizzo di camion
a metano liquido, consente di risparmiare circa 3.600 kg di CO2 l’anno. https://fatergroup.com/it/sostenibilita/produzione-
e-trasporti
21
“Fater, dove la sostenibilità ha vinto la sfida”, La Repubblica, 25 ottobre 2010, consultabile al sito
https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/10/25/fater-dove-la-sostenibilita-ha-vinto-la.html
(22
) Codice Etico - Fater S.p.A., approvato dal Consiglio di Amministrazione il 27 novembre 2015, consultabile al sito
https://www.fater.it/sites/fater_files/filePDF/codice-etico-fater-spa.pdf
(23
) Fater ha ideato e sviluppato un corso di formazione digitale realizzato specificamente per sensibilizzare i dipendenzi
dell’azienda sul tema della sostenibilità: la Green Academy. Cfr. https://fatergroup.com/sites/filePDF/report-CSR-fater-
2020.pdf
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persone che lavorano in azienda siano in linea con i valori e con la Vision verso un totale
bilanciamento di genere (24
).
In linea con i l’idea di sostenibilità ambientale intesa quale vantaggio competitivo da tutelare, nel
2008 Fater ha istituito una business unit, denominata FaterSMART (dove SMART è l’acronimo di
Sustainable Materials and Recycling Technologies), dedicata al riciclo degli assorbenti per persona
usati con lo scopo di eliminare – o quanto meno limitare – le ripercussioni negative sull’ambiente
causate dai milioni di pannolini che annualmente finiscono in discarica e/o in inceneritore (25
). La
business unit ha ideato e sperimentato un nuovo processo tecnologico (26
), capace di ricavare materiali
plastici dagli assorbenti per persona usati, come pannolini per bambini, assorbenti igienici femminili
e pannoloni per incontinenti. L’obiettivo che l’azienda si propone è quello di riciclare – entro il 2025
– il 20% dei prodotti assorbenti per la persona usati in Italia, in modo da trarne nuove materie prime
“seconde” (27
).
Dopo una fase di sperimentazione, nell’ottobre del 2017 è stato inaugurato a Treviso il primo
impianto al mondo in grado di riciclare su scala industriale il 100% dei prodotti assorbenti per la
persona usati, trasformandoli in materie prime seconde ad alto valore aggiunto che potranno essere
riutilizzate in nuovi processi produttivi. La plastica che viene recuperata consente di produrre nuovi
oggetti utilizzabili in diversi ambienti quali casa, scuola, uffici, aziende e parchi giochi urbani.
Fater è stata, in questo senso, un volàno di innovazione non solo tecnica e tecnologica, ma anche
giuridica. Il sistema di riciclaggio ideato da FaterSMART, infatti, presuppone che i pannolini e gli
assorbenti usati cessino di essere qualificati a livello normativo come “rifiuto”, destinato
esclusivamente alla discarica o all’inceneritore, in modo tale che essi possano essere reintrodotti
all’interno del ciclo produttivo in qualità di materia di scarto riciclabile. Ciò ha reso necessario un
espresso intervento normativo, promosso e sollecitato da Fater stessa, sopraggiunto con
l’introduzione del D.M. 15 maggio 2019 (c.d. decreto “end of waste”), sottoscritto dal Ministro
dell’Ambiente. Tramite tale decreto, il legislatore ha fissato i criteri in base ai quali i materiali
derivanti dal riciclo di pannolini, pannoloni e assorbenti femminili – provenienti da raccolte urbane
differenziate dedicate – possano essere trasformati e qualificati come materie prime seconde da
immettere nuovamente nel processo produttivo, in sintonia con i principi dell'economia circolare (28
).
Nel decreto sono state integrate le osservazioni dell’Istituto Superiorità di Sanità e dall’Istituto
Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale in merito all’assenza di impatti sulla salute e
(24
) Fater ha dichiarato che nel biennio 2018-2019 sono stati fatti notevoli passi avanti riguardo il Gender Balance, e per
il 2020 l’impegno prosegue con l’obiettivo del totale bilanciamento di genere: https://fatergroup.com/sites/filePDF/report-
CSR-fater-2020.pdf
(25
) Si stima che circa 30 milioni di tonnellate di pannolini finiscano in discarica o inceneritore all’anno in tutto il mondo,
oltre al fatto che per decomporsi un pannolino impiega circa 500 anni; https://www.ilsole24ore.com/art/fater-spa-pescara-
prima-azienda-che-ricicla-pannolini-AClrKpm
(26
) Il procedimento è stato realizzato in collaborazione con Contarina S.p.A., società che si occupa della gestione e della
raccolta dei rifiuti.
(27
) Cfr. Report CSR di Fater per il 2020, consultabile al sito https://www.fatergroup.com/sites/filePDF/report-CSR-fater-
2020.pdf
(28
) Cfr. https://www.fatersmart.com/uploads/pdf/cs-decreto-eow-maggio-2019-38968247.pdf; “Pannolini, via al decreto
‘end of waste’: ora si possono riciclare”, Il Sole 24 Ore, 21 maggio 2019, consultabile al sito
https://www.ilsole24ore.com/art/pannolini-via-decreto-end-of-waste-ora-si-possono-riciclare-e-riusare-ACECBCG
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sull'ambiente. In questo senso, il decreto recepisce i criteri stabiliti dell'articolo 184-ter del Codice
dell'ambiente (29
).
L’impegno di Fater per l’innovazione nel campo della sostenibilità ha attirato l’attenzione di operatori
pubblici e privati, con un conseguente notevole beneficio reputazionale per la società.
Nel 2011 Fater ha ricevuto il Premio “Green Public Procurement”, promosso dal Ministero
dell’Economia e delle Finanze e da Consip con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, come
“miglior progetto di approvvigionamento sostenibile”: il premio è rivolto ad aziende e pubbliche
amministrazioni che hanno raggiunto risultati tangibili in processi e progetti di approvvigionamento
sostenibile (i c.d. “acquisti verdi” della Pubblica Amministrazione) (30
).
Nel 2013, Fater si è posizionata al primo posto nella classifica Rewords delle aziende più sostenibili:
Fater è stata premiata “per l’integrazione della sostenibilità nella cultura aziendale e nelle strategie di
business, per il clima aziendale positivo e per l’attenzione alla comunità locale e al dialogo continuo
con i suoi stakeholders”. Attenzione costante alla sicurezza, riduzione dei rifiuti industriali, iniziative
di efficienza energetica, progetti di logistica verde e il sistema sperimentale per il riciclo dei pannolini
usati, sono alcune delle aree prese in esame (31
).
Da ultimo, nel 2017 Fater è stata premiata da Legambiente come “Campione dell’Economia
Circolare” a Bruxelles per il progetto di riciclo dei prodotti igienici assorbenti per la persona usati
(32
).
Questa iniziativa – sottolinea il dott. Marco Fabrizio Sambuco, Responsabile Relazioni Esterne in
Fater – dimostra che è sbagliato parlare semplicemente di “azienda sostenibile”: sostenibile deve
essere l’intero sistema, altrimenti non esiste vera sostenibilità. Perché ciò avvenga, è necessario che
a monte del processo produttivo vi sia piena attenzione agli impatti ambientali derivanti da ciascun
aspetto della produzione, e a valle dello stesso è necessario che le aziende si pongano il problema del
post-uso. Per questo motivo l’approccio da abbracciare è quello del Life-Cycle Assessment (c.d.
LCA): un’analisi del ciclo di vita dei prodotti che fornisca un importante contributo all'identificazione
e al miglioramento delle prestazioni ambientali dei beni e dei servizi, con un’attenzione specifica a
ciascuna fase del ciclo di vita. In questo modo, è possibile analizzare e valutare l’intero processo
produttivo e post-produttivo: dal product design alle scelte delle materie prime; dalla trasformazione
alle scelte logistiche, con il fine ultimo di annullare – grazie all’innovazione tecnologica – l’impatto
del post-uso, aiutando i cittadini a porre in essere comportamenti rispettosi e virtuosi. Questa è la
(29
) Introdotto recependo la normativa comunitaria, l’art. 184-ter del Codice dell’ambiente rappresenta un passo
fondamentale verso l’economia circolare. In base a tale articolo, un rifiuto cessa di essere tale quando è stato sottoposto
a un’operazione di recupero, incluso il riciclaggio e la preparazione per il riutilizzo, e soddisfa i criteri specifici, da
adottare nel rispetto delle seguenti condizioni: a) la sostanza o l’oggetto è comunemente utilizzato per scopi specifici; b)
esiste un mercato o una domanda per tale sostanza od oggetto; c) la sostanza o l’oggetto soddisfa i requisiti tecnici per gli
scopi specifici e rispetta la normativa e gli standard esistenti applicabili ai prodotti; d) l’utilizzo della sostanza o
dell’oggetto non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o sulla salute umana. L’operazione di recupero può
consistere semplicemente nel controllare i rifiuti per verificare se soddisfino i criteri elaborati conformemente alle predette
condizioni.
(30
) https://fatergroup.com/it/certificazioni-e-riconoscimenti
(31
) La Rewords si basa su una valutazione anonima e imparziale di una giuria di stakeholders interni ed esterni all’azienda
quali istituzioni, associazioni, fornitori, dipendenti e clienti: https://fatergroup.com/it/news/comunicati-stampa/rewords-
2013-fater-azienda-piu-sostenibile
(32
) https://fatergroup.com/it/fater-life/fater-bruxelles-tra-i-campioni-dell%E2%80%99economia-circolare
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visione che si persegue in Fater, una visione che non si limita al muro di cinta di uno stabilimento ma
è in contatto con il mondo, con gli stakeholders, con i cittadini per imparare e per condividere.
3.- L’impatto dell’emergenza Covid-19
L’emergenza sanitaria seguita dalla diffusione a livello globale del virus SARS-CoV-2 ha avuto un
impatto drammatico sulle economie di tutto il mondo, con conseguenze immediate su ogni settore
economico-produttivo.
Come è noto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha reso le sue prime dichiarazioni in merito il
9 gennaio 2020, dopo aver ricevuto diverse segnalazioni nel mese precedente dalla Cina, affermando
che un nuovo coronavirus, appartenente allo stesso tipo di agente patogeno che tra il 2002 e il 2003
aveva causato la forte epidemia di SARS in 29 diversi Paesi, stava rapidamente diffondendosi
nell’area circostante la metropoli cinese di Wuhan. Dalla prima dichiarazione dell’OMS all’11 marzo
– giorno in cui l’emergenza sanitaria è divenuta “pandemia” secondo la stessa Organizzazione – sono
stati presi diversi provvedimenti in più Paesi. Nello specifico, il governo italiano, a fine gennaio,
decideva di bloccare i voli da e per la Cina, con la speranza di evitare qualsiasi tipo di contagio anche
nel nostro Paese. Purtroppo, ciò non è stato possibile e, infatti, con l’emanazione del D.L. n. 6 del 23
febbraio 2020, il governo ha imposto le prime misure di lockdown, rapidamente estese su tutto il
territorio nazionale con l’emanazione del DPCM del 9 marzo 2020.
L’emergenza sanitaria globale ha rapidamente avuto un consistente impatto sull’economia mondiale.
Il Fondo Monetario Internazionale ha affermato che si tratta della più grande recessione economica
dopo il 1930 – quindi anche peggiore di quella dovuta alla crisi finanziaria del 2008 – e il PIL
mondiale perderà approssimativamente 9000 miliardi di dollari fra il 2020 e il 2021 (33
). Stando ai
dati forniti nell’aprile 2020 dalla Commissione Europea, il PIL europeo nell’Eurozona diminuirà del
7,5%, mentre per quanto riguarda l’Italia si ritiene si possa perdere fino al 9,1% del PIL nazionale
(34
).
Il PIL italiano, secondo diverse ricerche (35
), si basa per lo più sul settore dei servizi e quello
industriale che, nello specifico, occupano il primo e il secondo posto: mentre il settore terziario
contribuisce alla crescita del PIL con un dato percentuale che supera il 70%, quello industriale, pur
(33
) “Fmi: recessione globale nel 2020 (-3%) e per l’Italia Pil in calo del 9%”, Il Sole 24 Ore, 14 aprile 2020, consultabile
al sito https://www.ilsole24ore.com/art/fmi-recessione-globale-2020-3percento-e-l-italia-pil-calo-9percento-ADWExyJ
(34
) Le stime di luglio 2020 da parte della Commissione Europea lasciano trasparire una situazione ancor più drammatica,
con una contrazione del PIL europeo pari a -8,3% (che si avvicina al -9% quando si tratta dei soli Paesi dell’Eurozona),
e un crollo del PIL italiano del -11,3% (ma che potrebbe spingersi al -14% in caso di una seconda ondata pandemica).
Cfr. “Economia UE sempre più in giù”, ISPI online, 10 luglio 2020, consultabile al sito
https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/economia-ue-sempre-piu-giu-26901
(35
) I dati nominali sono tratti dal sito web della Commissione Europea AMECO sezione “National account by branch of
activity; Gross value added by main branch at current prices”. I dati reali sono calcolati utilizzando gli indici deflatori
tratti sempre dal sito AMECO alla posizione precedente selezionando però “Price deflator gross value added by main
branch”. L’anno di riferimento è stato spostato dal 2015 al 2019. A partire dal 1995 i dati sono tratti dal sito dati ISTAT
sezione “Conti nazionali; Conti e aggregati economici nazionali annuali; Produzione e valore aggiunto per branca di
attività”. Gli indici deflatori possono essere calcolati implicitamente dividendo la serie dei valori nominali (prezzi
correnti) per quella dei valori reali con base 2015. La serie del PIL reale necessaria per calcolare i valori assoluti reali per
settore è la stessa usata nel grafico sul PIL, al quale si rimanda per le fonti. Cfr. https://grafici.altervista.org/composizione-
del-pil-per-settore-economico/
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se al secondo posto, ne contribuisce in misura di poco superiore al 20%. Dato l’impatto negativo della
pandemia sul mercato interno, nei più recenti dati ISTAT (36
) si legge che “nel primo trimestre del
2020 il prodotto interno lordo, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto
per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito del 5,3% rispetto al trimestre precedente
e del 5,4% nei confronti del primo trimestre del 2019. La flessione congiunturale del PIL diffusa il
30 aprile 2020 era stata del 4,7% mentre quella tendenziale era stata del 4,8%. Il primo trimestre del
2020 ha avuto lo stesso numero di giornate lavorative del trimestre precedente e una giornata
lavorativa in più rispetto al primo trimestre del 2019. La variazione acquisita per il 2020 è pari a -
5,5%. Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in
diminuzione, con un calo del 5,1% dei consumi finali nazionali e dell’8,1% degli investimenti fissi
lordi. Le importazioni e le esportazioni sono diminuite, rispettivamente, del 6,2% e dell’8%”.
In riferimento al mercato di beni di largo consumo, invece, secondo i dati raccolti fino al 6 aprile
2020 con lo strumento Quentin TD Reply’s Search Data tool per il mercato Fast Moving Consumer
Goods (c.d. FMCG) in 5 Paesi (Germania, Spagna, Italia, Francia, Regno Unito), il settore in
questione ha registrato una crescita del 32%, seconda solo al settore News che ha invece visto una
crescita del 108%. Il settore di mercato in cui Fater opera, quindi, non è risultato tra quelli più colpiti,
ossia turismo (-29%), moda (-24%) e automobilistico (-18%), anzi, esso pare aver goduto nei primi
mesi della pandemia delle conseguenze derivanti dal c.d. “effetto scorta”. Solo in Italia l’interesse per
questo mercato è aumentato del 62% non appena vi sono stati i primi provvedimenti di chiusura (37
).
Sul sito reply.com, nello specifico, si legge: “secondo le previsioni derivanti dall’analisi dei dati, una
conseguenza a medio-lungo termine della crisi sembra essere una decisa crescita delle aziende del
settore FMCG in grado di offrire prodotti e servizi online. Inoltre, la crisi sta già costringendo i
consumatori inizialmente riluttanti a diventare acquirenti online. Questo implica che le aziende
potrebbero ripensare immediatamente la propria strategia omnicanale”; e ancora: “dal lockdown in
poi, i dati mostrano come i consumatori abbiano accumulato ingenti scorte di prodotti, sia di largo
consumo, sia di lusso. Durante la pandemia i consumatori prediligono le aziende che hanno una forte
impronta digitale, che infatti sono in crescita e hanno slot di consegna prenotati con mesi di anticipo.
Invece l'interesse dei consumatori va affievolendosi nei confronti dei retailer con una presenza ridotta
su canali e-commerce. Dato il periodo di crisi, è importante che i marchi del settore FMCG adottino
il giusto tone-of-voice per comunicare, evitando che le loro campagne siano considerate
inappropriate. I dati mostrano che hanno maggiore successo i brand che esprimono messaggi orientati
alla solidarietà e al supporto sociale. Ecco i principali attori convolti nel profondo cambiamento che
l'industria FMCG sta subendo in questo periodo di crisi Covid-19”.
Nonostante il mercato FMCG non sia stato – ad oggi – colpito negativamente dalla situazione
emergenziale, la crescita del settore nella fase di congiuntura emergenziale non necessariamente
comporta uno sviluppo progressivo e consequenziale nei mesi successivi all’apice della crisi sanitaria,
caratterizzati – come si è visto – da una radicata e violenta crisi economica a livello nazionale e
globale.
(36
) https://www.istat.it/it/archivio/243606
(37
) https://www.reply.com/it/covid-19-fmcg-industry-impact-analysis
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3.1.- La reazione di Fater alla situazione emergenziale
Nel periodo di lockdown, Fater è stata una delle poche aziende autorizzate a proseguire le sue
produzioni (prodotti assorbenti per la persona, candeggina e detergenti) implementando, già a partire
dalle ultime settimane di febbraio, una serie di misure preventive a tutela della salute dei propri
dipendenti, culminate con la piena adozione del protocollo per la regolamentazione delle misure per
il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid-19. Nello specifico:
 tutti i dipendenti, in tutte le sedi di Fater, hanno ricevuto un’adeguata formazione in merito
alle cautele da rispettare e delle disposizioni aziendali per minimizzare i rischi;
 Fater ha fornito, a tutti i dipendenti operanti, dispositivi di protezione individuale (DPI).
L’azienda ha inoltre sviluppato una procedura e un corso per l’utilizzo di DPI in genere, DPI
a protezione delle vie respiratorie e sulle norme di igiene;
 Fater ha incrementato le sanificazioni presso la sede centrale (comunque non utilizzata per via
dello smartworking generalizzato che ancora continua) e presso gli stabilimenti ove la
sanificazione di ambiente e attrezzature avviene sia durante il turno di lavoro, sia alla fine di
ciascun turno di lavoro;
 ancora: è stato fatto divieto di effettuare trasferte di lavoro; non sono ammessi presso le sedi
Fater visitatori e consulenti/fornitori di servizi non indispensabili; l’accesso alle ditte esterne
è comunque sottoposto ad autorizzazione volta per volta e solo per motivi di sicurezza e
continuità produttiva; gli esterni possono accedere solo se indossano mascherina e guanti;
l’accesso presso la mensa è stato compartimentato in specifiche e rigide fasce orarie; l’accesso
in stabilimento segue orari e regole ben precise atte ad evitare assembramenti e garantire
sempre la distanza minima di 1 metro tra le persone.
 per il personale indispensabile alla produzione si è provveduto alla segregazione dei reparti di
cui si compone l'unità produttiva limitando la presenza esclusivamente nel reparto nel quale
avviene la prestazione lavorativa. Inoltre, Fater ha applicato la segregazione per team di
lavoro: le stesse persone operano nella stessa squadra, evitando rischi di contaminazioni
incrociate.
E’ importante sottolineare come Fater avesse già introdotto a partire dal 2016 la possibilità di
svolgere, ove possibile, le attività lavorative con modalità di smartworking. Nel 2018 Fater ha
ulteriormente rafforzato il piano di smartworking mettendo a disposizione una giornata lavorativa a
settimana per ruoli specifici (ad esempio per tutto il dipartimento di marketing). Già prima della
situazione emergenziale, dunque, lo smartworking era una realtà quotidiana in Fater per il 13% delle
persone abilitate al programma (38
).
Secondo il dott. Sambuco, la pandemia ha semplicemente velocizzato un processo già in corso, e in
questo l’azienda ha saputo rispondere in modo adeguato ed efficace grazie a un flusso di lavoro e a
sistemi tecnologici già implementati, superando qualsiasi resistenza psicologica. In ogni caso,
evidenzia il Responsabile Relazioni Esterne di Fater, è opportuno evidenziare l’importanza del lavoro
in presenza e del rapporto vis a vis: guardando al futuro, probabilmente avrà valenza il motto in medio
stat virtus.
(38
) Cfr. Report CSR di Fater per il 2019.
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3.2.- L’impatto della pandemia sulla CSR di Fater
Sin dalle prime settimane dell’emergenza sanitaria nazionale, Fater ha adottato particolari politiche
di CSR, dirette a mostrare una forte solidarietà nei confronti dell’intero Paese. Nello specifico, due
sono le operazioni cui si fa riferimento:
1. la donazione di 300.000 litri di ACE candeggina ad ospedali situati in diverse regioni italiane
aderenti all’iniziativa;
2. la riconversione di una delle linee di produzione italiane di assorbenti igienici femminili per
contribuire all’approvigionamento di mascherine chirurgiche da parte della Protezione Civile
Nazionale.
La pandemia ha, dunque, avuto un forte impatto – oltre che sull’operato dell’azienda – anche sulla
sue iniziative di responsabilità sociale. In questo senso, Fater ha dimostrato notevole reattività nel
mettere in campo le risorse a propria disposizione per contribuire alle necessità più urgenti del
territorio locale e nazionale.
Ciò è accaduto, come si è detto, in primo luogo tramite un intervento immediato di donazione di beni
di cui Fater aveva rapida disponibilità (ossia detergenti per ambienti a base di candeggina) ad enti
pubblici particolarmente interessati dalla situazione emergenziale in corso in quel momento.
In secondo luogo, Fater ha posto in essere una più ampia (e dispendiosa, in termini di energie
investite) operazione di riconversione della propria linea produttiva, finalizzata alla fornitura – a
prezzo di costo – di mascherine chirurgiche a beneficio del personale ospedaliero e della collettività.
Quest’ultimo intervento di CSR, in particolare, si pone in continuità con l’investimento sociale (39
)
realizzato da Fameccanica.Data S.p.A. – Joint Venture paritetica di Fater e Procter&Gamble
specializzata nello sviluppo impianti e tecnologie per l’industria dei beni di largo consumo (ivi
compresi prodotti igienico sanitari monouso, prodotti per l’igiene della persona e degli ambienti) –
la quale ha recentemente sottoscritto un accordo con il Commissario straordinario per l’emergenza
Covid-19 per la fornitura di 25 linee produttive ad alta velocità per mascherine chirurgiche. Le linee
produttive che saranno fornite al Commissario straordinario sono state progettate, realizzate e
brevettate da Fameccanica, che ha implementato una tecnologia in grado di consentire installazione
in tempi molto stretti e aumento della velocità di produzione tale da permettere il raggiungimento di
volumi molto maggiori di mascherine rispetto a quelli garantiti delle macchine oggi esistenti (40
).
Procediamo, quindi, ad analizzare più nel dettaglio le attività poste in essere da Fater in risposta
all’emergenza sanitaria nazionale.
3.3.- La donazione di ACE candeggina
Dopo i primi giorni di lockdown in Italia dovuti all’emergenza sanitaria, Fater ha deciso di donare
300.000 litri di ACE candeggina alle seguenti regioni: Toscana, Emilia-Romagna, Abruzzo, Marche,
Puglia, Calabria, Basilicata, Veneto e parte della Lombardia, in modo da permettere la sanificazione
(39
) Un “investimento sociale”, per la sua natura di investimento, costituisce a tutti gli effetti uno strumento di business
connesso al core business dell’impresa che lo ha posto in essere. L’investimento sociale è dunque finalizzato al
raggiungimento di risultati quantificabili (anche) in termini economici nel medio-lungo periodo, in modo da diventare
economicamente autosufficiente e finanche remunerativo.
(40
)https://www.angeliniholding.com/it/media/comunicati-stampa/accordo-tra-il-commissario-straordinario-e-
fameccanica-gruppo-angelini/
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e igienizzazione delle superfici dei diversi ospedali ivi presenti (41
). A questa donazione se ne sono
poi aggiunte altre due: una di 5.000 litri al Trasporto Unico Abruzzese e un’altra di 1.500 litri al
Comune di Verona.
Sotto il profilo giuridico, come noto, la donazione è il contratto col quale, per spirito di liberalità, una
parte arricchisce l’altra, disponendo a favore di questa di un suo diritto o assumendo verso la stessa
un’obbligazione (42
). Essendo un contratto personale e fondato sull’elemento soggettivo dell’animus
donandi è pacifica sia in giurisprudenza, sia in dottrina la possibilità da parte di una persona fisica di
realizzare una donazione; è sempre stata controversa, invece, la possibilità da parte di società di porre
in essere questo tipo di contratto. La tesi negativa ha sempre sostenuto che vi fosse incompatibilità
tra lo scopo di lucro di una società e lo scopo liberale di una donazione, mentre la tesi positiva si è
divisa sulla qualificazione giuridica del negozio: vi è chi pende per un negozio gratuito atipico, chi
per la donazione vera e propria. La stessa Corte di Cassazione nel 2015 con la sentenza n. 18449 si è
esposta accogliendo quella tesi minoritaria secondo la quale una società può porre in essere sia una
donazione, sia un negozio gratuito atipico, affermando che “la capacità giuridica delle società, in
mancanza di specifiche limitazione stabilite dalla legge, è generale, sicché possono porre in essere
qualsiasi atto o rapporto giuridico, inclusa la donazione, ancorché esuli od ecceda o, anche, tradisca
lo scopo lucrativo perseguito, dovendosi ritenere che l'oggetto sociale costituisca solamente un limite
al potere deliberativo e rappresentativo degli organi societari, la cui violazione non determina la
nullità dell'atto, né la sua inefficacia, ma, eventualmente, la responsabilità degli amministratori che
lo hanno compiuto”.
Non di minor rilievo risulta essere la questione relativa alla responsabilità amministrativa degli enti
derivante da reato introdotta all’interno del nostro ordinamento giuridico attraverso il D. Lgs.
231/2001 (43
). Dal 2001 ad oggi il novero dei reati richiamati dal testo legislativo sono notevolmente
aumentati, ma quelli che qui interessano sono quelli che riguardano i rapporti con la Pubblica
Amministrazione agli artt. 318, 319, 319-ter, 320 e 322 c.p. riguardanti l’illecito penale della
corruzione44
in diverse situazioni e dell’istigazione a compierlo. Sono lapalissiani i rischi che
un’azienda corre quando pone in essere un rapporto con la Pubblica Amministrazione. Al fine di
limitarli ed evitarli le società possono dotarsi del cd. “Modello di organizzazione, gestione e
(41
)https://fatergroup.com/it/news/comunicati-stampa/fater-e-il-contributo-di-ace-contro-l%E2%80%99emergenza-
covid19
(42
) Cfr. sub. art. 769 c.c .
(43
) Ai sensi dell’art. 5, co. 1, del D. lgs. de quo “L'ente è responsabile per i reati commessi nel suo interesse o a suo
vantaggio: a) da persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell'ente o di una
sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale nonché da persone che esercitano, anche di fatto, la
gestione e il controllo dello stesso; b) da persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti di cui alla
lettera a)”; la responsabilità dell’ente è esclusa nel momento in cui le persone di cui sopra hanno agito nell’interesse
esclusivo proprio o di terzi e, seguendo l’impostazione dell’art. 6 “l'ente non risponde se prova che: a) l'organo dirigente
ha adottato ed efficacemente attuato, prima della commissione del fatto, modelli di organizzazione e di gestione idonei a
prevenire reati della specie di quello verificatosi; b) il compito di vigilare sul funzionamento e l'osservanza dei modelli
di curare il loro aggiornamento è stato affidato a un organismo dell'ente dotato di autonomi poteri di iniziativa e di
controllo; c) le persone hanno commesso il reato eludendo fraudolentemente i modelli di organizzazione e di gestione; d)
non vi è stata omessa o insufficiente vigilanza da parte dell'organismo di cui alla lettera b).”
(44
) Il reato di corruzione è un reato c.d. proprio e si verifica nel momento in cui un soggetto agisce contro i propri doveri
e i propri obblighi a fronte del conseguimento di denaro o altre utilità.
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controllo” ex D. Lgs. 231/2001 attraverso il quale le stesse predispongono un’organizzazione ad hoc
volta a gestire e controllare tutte quelle attività sensibili – in base all’attività lavorativa svolta dal
business – durante le quali c’è il rischio che vengano commessi i reati previsti dal decreto. Per cui si
procede: - all’organizzazione dell’impresa secondo determinate norme comportamentali volte sia ad
indicare il giusto comportamento affinché non venga compiuto l’illecito, sia ad escludere la
responsabilità dell’impresa nel caso in cui una delle persone indicate nell’art. 5, co. 1, del D. Lgs.
231/2001 commetta uno dei reati previsti; - alla nomina di un organismo di vigilanza; - alla previsione
di un sistema disciplinare.
Fater è dotata di un Modello di organizzazione, gestione e controllo che viene sottoposto a modifiche
annuali (45
) nel quale i rapporti con la Pubblica Amministrazione sono considerati delle attività
sensibili e, per questo, vincolate da determinate norme comportamentali. Nel caso qui analizzato,
ossia la donazione del prodotto ACE candeggina per permettere agli ospedali delle regioni che hanno
aderito di sanificare i propri spazi e far fronte all’emergenza sanitaria e la donazione di mascherine
alla Protezione civile nazionale, Fater individua al Cap. 3.2, ult. parte, lett. d) le attività di “Spese di
trasferta e di rappresentanza, omaggi, regalie, pubblicità e sponsorizzazioni” come attività
“strumentali” a quelle considerate “primarie” perché caratterizzate da un contatto diretto con la P.A.
Nello specifico, sempre al Cap. 3.4, si legge: “Più in particolare, è fatto divieto di: a) effettuare
elargizioni in denaro a funzionari pubblici italiani o stranieri; b) distribuire omaggi e regali al di fuori
di quanto previsto dal Codice Etico (46
) e nelle procedure attuative. In particolare, è vietata qualsiasi
forma di regalo a funzionari pubblici italiani ed esteri (anche in quei Paesi in cui l’elargizione di doni
rappresenta una prassi diffusa), o a loro familiari, che possa influenzare l’indipendenza di giudizio o
indurre ad assicurare un qualsiasi vantaggio a Fater S.p.A. Gli omaggi, i contributi e le
sponsorizzazioni consentiti si devono caratterizzare sempre per l'esiguità del loro valore o perché
volti a promuovere iniziative di carattere benefico o culturale. I regali offerti, salvo quelli di modico
valore, devono essere documentati in modo adeguato per consentire opportune verifiche da parte
dell’Organismo di Vigilanza (le liberalità di carattere benefico o culturale saranno disposte sulla base
di specifica procedura)”.
A tal proposito, il dott. Sambuco ha specificato che le richieste del prodotto ACE candeggina sono
giunte dalle Regioni o dai presidi ospedalieri e la donazione è stata effettuata seguendo le procedure
previste dalle diverse istituzioni interessate; è stata tenuta traccia di tutte le comunicazioni intercorse
(45
) Lo stesso modello al Capitolo 7 fa riferimento ai piani di controllo, aggiornamento e adeguamento. Nello specifico il
Cap. 7.2 Verifiche sul Modello afferma che “L’Organismo di Vigilanza deve stilare con cadenza annuale un programma
di vigilanza attraverso il quale pianifica, in linea di massima, le proprie attività prevedendo: un calendario delle attività
da svolgere nel corso dell’anno, la determinazione delle cadenze temporali dei controlli, l’individuazione dei criteri e
delle procedure di analisi, la possibilità di effettuare verifiche e controlli non programmati. Nello svolgimento della
propria attività, l’Organismo di Vigilanza può avvalersi sia del supporto di funzioni e strutture interne alla Società con
specifiche competenze nei settori aziendali di volta in volta sottoposti a controllo sia, con riferimento all’esecuzione delle
operazioni tecniche necessarie per lo svolgimento della funzione di controllo, di consulenti esterni. In tal caso, i consulenti
dovranno sempre riferire i risultati del loro operato all’Organismo di Vigilanza. All’Organismo di Vigilanza sono
riconosciuti, nel corso delle verifiche ed ispezioni, i più ampi poteri al fine di svolgere efficacemente i compiti affidatigli”.
Il Cap. 7.3 Aggiornamento ed adeguamento del quale si consiglia la lettura fa, invece, riferimento al processo di delibera
in merito all’aggiornamento del Modello e/o del suo adeguamento da parte del CdA in situazioni determinate.
(46
) Cfr. Codice Etico - Fater S.p.A., approvato dal Consiglio di Amministrazione il 27 novembre 2015, sub. n. 12:
“Rapporti con le Istituzioni”.
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e delle procedure seguite, in totale compliance con le norme disposte dalla stessa azienda a presidio
di trasparenza, fiducia e anticorruzione.
3.4.- La riconversione della linea di produzione
Attraverso la riconversione della linea di produzione di assorbenti igienici femminili prodotti presso
lo stabilimento di Pescara, a partire da aprile 2020 Fater ha donato 250.000 mascherine alla Protezione
Civile Nazionale. In questo caso, la CSR – alla luce dell’epidemia – ha avuto un impatto significativo
sulla strategia aziendale di Fater andando a modificare una parte di uno dei processi “core”
dell’azienda seguendo un’iniziativa completamente diversa sia nel processo di realizzazione, sia nello
scopo.
Nel periodo di maggiore difficoltà per il reperimento di mascherine, Fater ha modificato una sua linea
produttiva, presso lo stabilimento di Pescara, e realizzato un modello di mascherina chirurgica di tipo
II, validata secondo gli standard presso laboratori accreditati e dall’Istituto Superiore di Sanità,
sottoponendo alla Protezione Civile Nazionale il modello sviluppato per verificarne l'interesse.
Analizzando la situazione nel dettaglio, anche in base a profili strettamente giuridici, il dott. Sambuco
ha chiarito i diversi passaggi burocratici svolti da Fater per poter produrre e commercializzare
mascherine chirurgiche certificate. In conformità con quanto previsto dal D.L. “Cura Italia”, infatti,
in data 26 marzo 2020 Fater ha presentato all’Istituto Superiore di Sanità una domanda di valutazione
in deroga delle maschere facciali di uso medico, unitamente a un’autocertificazione per la
rispondenza delle mascherine agli standard ISO 14683:2019 e ISO 10993-1:2010 – avendo l’azienda
implementato presso lo stabilimento produttivo di Pescara un sistema di gestione della qualità dei
dispositivi di protezione individuale – e, infine, le risultanze positive dei test effettuati presso i due
laboratori accreditati indicati dallo stesso Istituto. In data 4 aprile 2020 Fater ha ricevuto il parere
favorevole dell’Istituto Superiore di Sanità alla produzione e commercializzazione delle mascherine
(47
).
Ruolo chiave in quest’operazione è stato giocato – come già anticipato – dal Gruppo Fameccanica.
In risposta all’emergenza sanitaria, Fameccanica ha dato vita a una call for ideas interna per
raccogliere progetti finalizzati alla gestione della crisi in corso. Molte sono state le proposte raccolte
e da una di queste è nata Fameccanica Protective Mask machine (FPM), una macchina che produce
mascherine chirurgiche, anticipando l’enorme esigenza di questi presidi igienico-sanitari che
accomuna tutti i paesi del mondo (48
). La partecipazione di Fameccanica all’operazione è stata
fondamentale: sia la progettazione, sia lo sviluppo ingegneristico delle nuove linee produttive si sono
svolti in video conferenza, a distanza, senza la possibilità di fare sopralluoghi sulle macchine presenti
nei plant. In questo modo, anche Fameccanica ha dato una concreta attuazione ai valori di
responsabilità e sostenibilità che la fondano, permettendo a sua volta a Fater – attraverso un team
interno di esperti di prodotto e di tecnologia – di riadattare macchinari già esistenti per la produzione
di mascherine chirurgiche monouso.
(47
) Il dott. Sambuco ha, inoltre, specificato che i test tecnici condotti hanno attestato la rispondenza delle mascherine ai
requisiti richiesti. Sono stati condotti 4 tipi di test standard necessari per l'autorizzazione (efficacia filtrante, pressione
differenziale, bioburden microbiologico, rischio biologico, skin irritation e allergia). La capacità di filtraggio è pari al
99,6%, le mascherine utilizzano materiali specifici appositamente scelti per assicurare respirabilità e adeguato filtraggio.
(48
) https://realtime.spsitalia.it/528/fameccanica-al-fianco-della-fater-nella-lotta-contro-il-covid-19
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4.- Conclusioni
L’emergenza sanitaria causata dalla rapida diffusione della pandemia di Covid-19 ha messo a dura
prova il tessuto economico e sociale del nostro Paese. Dinanzi a una situazione così spiazzante, che
ha visto concretizzarsi nel giro di poche settimane una paralisi senza precedenti dell’intero sistema-
Italia, le aziende che nel corso degli ultimi anni avevano acquisito una maggiore esperienza e
sensibilità in tema di CSR hanno saputo reagire con reattività e proattività agli eventi.
In questo senso, come si è avuto modo di osservare, nel mezzo della crisi Fater ha operato con
continuità e coerenza rispetto ai propri prinicipi di sostenibilità, dando prova di spirito di iniziativa e
attenzione alle necessità del territorio. Nelle settimane più concitate dell’emergenza nazionale,
l’azienda ha reagito compatta, dal management ai dipendenti, dimostrando consapevolezza e volontà
di ricoprire un ruolo di responsabilità all’interno della comunità. Le donazioni di prodotti chiave, gli
sforzi di riconversione produttiva, e più in generale il tempo e le energie investite dalla società per
contribuire alla mitigazione degli effetti della pandemia sono espressione concreta di un sistema
valoriale di CSR pienamente integrato all’interno della realtà aziendale.
Dopo aver affrontato il primo, drammatico impatto con la pandemia, il nostro Paese si trova ora a
ridosso di un periodo inevitabilmente complesso e difficoltoso, che imporrà al sistema produttivo
italiano un notevole sforzo per reagire allo shock subìto. Negli anni di crisi che seguiranno, la
cittadinanza si rivolgerà alle realtà imprenditoriali chiedendo loro di ricoprire un ruolo attivo e
proattivo all’interno del Paese (49
). Le imprese saranno infatti chiamate non solo a guidare la ripresa
economica italiana, ma anche (e soprattutto) a rispondere a crescenti richieste di natura sociale (50
):
la tutela del lavoro e dell’occupazione, il diritto a una retribuzione equa e dignitosa, la lotta contro le
discriminazioni di genere e contro le diseguaglianze, la difesa dell’ambiente e la tutela del territorio.
In un simile panorama, alle aziende sarà dunque richiesto di non indietraggiare rispetto ai risultati già
raggiunti in tema di sostenibilità, e anzi di investire con rinnovato slancio le proprie risorse allo scopo
di proseguire nel percorso fin qui intrapreso. La strada dello sviluppo sostenibile, dunque, deve essere
vista come un cammino a senso unico e irreversibile (51
): citando le parole del dott. Sambuco, “non
esiste alternativa alla sostenibilità”.
(49) “Le imprese Global Compact Onu: più giustizia sociale e ambiente per ripartire”, Il Sole 24 Ore, 15 giugno 2020:
“l’Edelman Trust Barometer del gennaio scorso ha evidenziato che per metà della popolazione globale ‘il capitalismo
attuale non funziona e che la pandemia (che ha fatto più vittime fra le minoranze discriminate e nei quartieri più popolari
delle città, ndr) ha esacerbato il sentimento di ingiustizia sociale; addirittura due terzi del campione ritiene che avrà
meno risorse dopo la pandemia e che soffrirà di più, ingiustamente e sproporzionatamente’. Ecco perché gli imprenditori
e i manager devono diventare attivisti sociali: non solo per il bene della società, ma anche per dare un futuro al loro
business”. Articolo consultabile al sito https://www.ilsole24ore.com/art/le-imprese-global-compact-onu-piu-giustizia-
sociale-e-ambiente-ripartire-ADepLuX
(50) “Covid e crisi, sarà la green economy a fare da traino alla ripresa”, Il Sole 24 Ore, 7 luglio 2020: “Oltre il 90% delle
persone appartenenti ai diversi Paesi e alle diverse culture ritiene che la ripresa debba tenere conto delle questioni
ambientali e sociali, oltre che economiche. Le persone sono allineate sui principi fondamentali per la ripresa e il futuro:
la tecnologia può trasformare il nostro modo di lavorare e di vivere, maggiore priorità per l’ambiente, un ruolo più
importante per il governo nei mezzi di sussistenza e nell’assistenza sanitaria, una società più collettiva e comunitaria.
Articolo consultabile al sito https://www.ilsole24ore.com/art/covid-e-crisi-sara-green-economy-fare-traino-ripresa-
ADJRQxc
(51) “Descalzi: sostenibilità garantisce successo al business, cammino irreversibile”, Il Sole 24 Ore, 9 luglio 2020,
consultabile al sito https://www.ilsole24ore.com/art/descalzi-sostenibilita-garantisce-successo-business-cammino-
irreversibile-ADLPL7c
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BIBLIOGRAFIA
- H.R. BOWEN., “Social Responsibilities of the Businessman”, Harper, New York, 1953;
- A.B. CARROLL, “A three dimensional model of corporate social performance”, Academy of
Management Review, vol. 4, 1979, pp.497-505;
- E. R. FREEMAN, “Strategic management. A stakeholder approach”, Pitman, Boston, 1984;
- A.B. CARROLL, “The pyramid of corporate social responsibility”, Business Horizons, n. 34, giugno-
agosto 1991;
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- C. MOTTA, M. SUMAN, “La formalizzazione della CSR: obiettivi e strumenti”, 2010;
- M. ROVATI, “La responsabilità sociale d’impresa: problematiche ed opportunità”, 2010;
CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A.
Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021
25
- G. PASTORI, “Il codice etico come strumento di Corporate Social Responsibility: il caso
Permasteelisa Group”, 2012;
- E. ZANNIN, “Responsabilità Sociale d'Impresa: performance e costo del debito”, 2013;
- F. FABRIZIO, “Corporate Social Responsibility: aspetti e impatti organizzativi”, 2015;
- L. MIAN, “Responsabilità sociale d’impresa e misurazione della performance”, 2015;
- S. RIZZO, “Corporate Social Responsibility - La gestione del rischio reputazionale e la violazione
dei diritti civili”, 2016.

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  • 1. CSR e Sostenibilità al tempo del Covid-19 L’esempio di Fater S.p.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 A cura di: Marialaura Gaudio Marianna Schiavone Nicolò Scovenna
  • 2. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 1 ABSTRACT Il presente elaborato si propone di analizzare in che modo l’emergenza sanitaria causata dalla pandemia di Covid-19 abbia impattato sulle policies di Corporate Social Responsibility (CSR) di Fater S.p.A., azienda leader in Italia nei prodotti assorbenti per la persona e detergenti per gli ambienti. L’esperienza di Fater è, in questo senso, particolarmente significativa: da anni, infatti, Fater ha dimostrato una grande attenzione alle tematiche di sostenibilità sociale e ambientale, fondata sulla consapevolezza che tali aspetti sono da considerarsi elementi strategici della politica aziendale, e non semplici attività “secondarie” o separate dal core business dell’impresa. Per comprendere a pieno l’operato di Fater nel periodo emergenziale in termini di CSR, è dapprima necessario delineare con chiarezza che cosa si intenda per responsabilità sociale. Per questo motivo, questo testo prenderà le mosse da una sintetica illustrazione dell’evoluzione del concetto di CSR negli ultimi decenni, sino ad arrivare alle teorie più recenti in materia di sostenibilità. L’analisi proseguirà quindi con un inquadramento generale della società Fater, approfondendo la Vision e la Mission dell’azienda per poi focalizzarsi sulle politiche da lei intraprese – negli anni precedenti alla pandemia – in tema di sostenibilità e CSR. Particolare attenzione sarà data alla business unit FaterSMART, che ha recentemente ideato e sperimentato un rivoluzionario processo tecnologico capace di ricavare materiali plastici dagli assorbenti per persona usati, in modo da trarre dagli scarti del consumo nuove materie prime “seconde”. Da ultimo, si procederà ad esaminare la reazione avuta da Fater all’emergenza sanitaria nazionale, che ha visto l’azienda attivarsi direttamente tramite l’adozione di specifiche politiche di CSR, dirette a mitigare le conseguenze della pandemia sul territorio nazionale. Nello specifico, saranno analizzati due interventi di carattere sociale e assistenziale posti in essere da Fater: la donazione di 300.000 litri di ACE candeggina ad ospedali e Aziende Sanitarie Locali; la riconversione di una delle linee di produzione italiane di assorbenti igienici femminili per contribuire all’approvigionamento di mascherine chirurgiche da parte della Protezione Civile Nazionale.
  • 3. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 2 INDICE 1.- CORPORATE SOCIAL RESPONSIBILITY: BREVI CENNI STORICI.....................................................3 1.1.- I BENEFICI DI UNA “CSR STRATEGICA” INTEGRATA NELL’ATTIVITÀ DI IMPRESA ..........................6 2.- IL CASO ANALIZZATO: FATER S.P.A..............................................................................................9 2.1.- LA SOSTENIBILITÀ SECONDO FATER............................................................................................10 3.- L’IMPATTO DELL’EMERGENZA COVID-19...................................................................................15 3.1.- LA REAZIONE DI FATER ALLA SITUAZIONE EMERGENZIALE.........................................................17 3.2.- L’IMPATTO DELLA PANDEMIA SULLA CSR DI FATER ..................................................................18 3.3.- LA DONAZIONE DI ACE CANDEGGINA.........................................................................................18 3.4.- LA RICONVERSIONE DELLA LINEA DI PRODUZIONE......................................................................21 4.- CONCLUSIONI ...............................................................................................................................22 SITOGRAFIA ........................................................................................................................................22 BIBLIOGRAFIA.....................................................................................................................................24
  • 4. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 3 1.- Corporate Social Responsibility: brevi cenni storici La nascita dell’era moderna della CSR viene generalmente ricondotta alla pubblicazione dell’economista americano H. R. Bowen del 1953 dal titolo “Social Responsibilities of the Businessman” (1 ). Nella sua opera Bowen sosteneva che “gli obblighi dei businessman sono perseguire quelle politiche, prendere quelle decisioni e seguire quelle linee di azione che siano desiderabili in rapporto agli obiettivi e valori della nostra società” (2 ). Bowen ritiene che l’uomo d’affari debba riconoscere l’importanza sociale delle grandi imprese, guidando le proprie azioni in maniera responsabile e soprattutto volontaria, senza quindi subire imposizioni di carattere istituzionale dall’alto. Risale agli anni ‘70 l’importante contributo di A. B. Carroll, il quale ha elaborato la relazione tra impresa e società proponendo un nuovo schema di responsabilità. L’autore infatti spiegava come la responsabilità sociale ingloba le aspettative economiche, legali, etiche e filantropiche che la società ha dell’impresa in un dato momento storico, secondo uno schema successivamente rappresentato dallo stesso autore sotto forma di piramide (3 ): - la responsabilità economica fa riferimento alla performance economica dell’azienda in termini di soddisfazione dei bisogni della società qui intesa come azionisti e consumatori. La responsabilità economica risulta dalle funzioni core dell’azienda e sta quindi alla base della piramide, proprio per sottolinearne l’importanza rispetto agli altri livelli. - la responsabilità legale riguarda, come suggerisce il nome, il rispetto di leggi e normative dei Paesi in cui l’azienda opera, contribuendo così alla creazione di un mercato competitivo equo e corretto. - la responsabilità etica si riferisce invece a norme non scritte, consuetudini e buone prassi che le aziende dovrebbero rispettare per operare secondo criteri di equità e giustizia e per non arrecare danno agli altri. E’ quindi una responsabilità attesa dai membri della società ma non prevista per legge. In questo caso è l’azienda che in maniera volontaria deve applicare queste pratiche sociali riconoscendo i bisogni della società e spingendosi oltre i limiti normativi. - la responsabilità filantropica riguarda sempre azioni intraprese dalle aziende su base volontaria ma, a differenza di quella etica, non presuppone aspettative da parte della società. Si sta parlando quindi di filantropia derivante dal desiderio della società di impegnarsi in pratiche socialmente utili che vanno al di là della sfera commerciale. Le comunità si aspettano che le aziende contribuiscano con denaro al loro benessere, sostenendo per esempio scopi umanitari; peraltro, in assenza di tale contribuzione, le aziende non saranno considerate per questo meno etiche. (1 ) Per un’analisi approfondita delle opere di letteratura citate, cfr. S. RIZZO, “Corporate Social Responsibility - La gestione del rischio reputazionale e la violazione dei diritti civili”, 2016; L. MIAN, “Responsabilità sociale d’impresa e misurazione della performance”, 2015; F. FABRIZIO, “Corporate Social Responsibility: aspetti e impatti organizzativi”, 2015; E. ZANNIN, “Responsabilità Sociale d'Impresa: performance e costo del debito”, 2013; M. ROVATI, “La responsabilità sociale d’impresa: problematiche ed opportunità”, 2010; G. PASTORI, “Il codice etico come strumento di Corporate Social Responsibility: il caso Permasteelisa Group”, 2012; C. MOTTA, M. SUMAN, “La formalizzazione della CSR: obiettivi e strumenti”, 2010. (2 ) H.R. BOWEN., “Social Responsibilities of the Businessman”, Harper, New York, 1953. (3 ) A.B. CARROLL, “A three dimensional model of corporate social performance”, Academy of Management Review, vol.4, 1979, pp.497-505; A.B. CARROLL, “The pyramid of corporate social responsibility”, Business Horizons, n. 34, giugno-agosto 1991.
  • 5. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 4 Quest’ultima responsabilità è posizionata all’apice della piramide proprio per evidenziare come prima di arrivare a essa sia necessario soddisfare le prime tre. Nel 1984 questi concetti venivano ripresi da E. Freeman nel testo “Strategic management: A stakeholder approach”. Nel suo contributo, l’autore forniva una prima definizione di stakeholder, indicando con tale termine i “gruppi o soggetti che sono influenzati o possono influenzare il raggiungimento degli obiettivi dell’impresa” (4 ). In particolare, Freeman proponeva all’interno dell’ampia categoria degli stakeholder una distinzione fra:  stakeholder primari, ovverosia gli interlocutori senza i quali l’impresa non può sopravvivere. La loro partecipazione ed il loro coinvolgimento devono essere continui, affinché l’impresa duri nel tempo (si pensi agli azionisti, gli investitori, i lavoratori dipendenti, i consumatori, i fornitori, i finanziatori, etc.);  stakeholder secondari, ossia quei portatori d’interesse che non sono essenziali alla sopravvivenza dell’azienda, ma che pure ne influenzano l’attività, le scelte e i risultati (o – viceversa – ne sono influenzati). I sindacati, i media e la stampa, i concorrenti (attuali, potenziali, di prodotti o servizi sostitutivi) sono esempi di questa seconda categoria di stakeholder. È una categoria, quella degli stakeholder secondari, che – col crescere delle relazioni che l’impresa intrattiene con l’ambiente che la circonda – è cresciuta nel tempo, i non-stakeholder sono una categoria che si sta restringendo sempre di più. Risale al 1987 il rapporto Brundtland (“Our common future”) rilasciato dall’allora Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo, in cui viene definito per la prima volta il concetto di sostenibilità, inteso come sviluppo sostenibile: “uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri” (5 ). Il rapporto Brundtland aggiungeva che lo sviluppo economico viene definito sostenibile se tiene conto degli effetti sociali e ambientali, oltre che di quelli meramente economici, identificando così una triplice dimensione della sostenibilità oggi riconosciuta come Triple Bottom Line: 1. sostenibilità ambientale: intesa come capacità di mantenere qualità e riproducibilità delle risorse naturali. 2. sostenibilità sociale: intesa come capacità di garantire condizioni di benessere umano (sicurezza, salute, istruzione, democrazia, partecipazione, giustizia) equamente distribuite per classi e genere. 3. sostenibilità economica: intesa come capacità di generare reddito e lavoro per il sostentamento della popolazione. In questo contesto le politiche di CSR assumono così il ruolo di strumenti per raggiungere l’equilibrio tra le tre dimensioni. Dagli anni ’90 l’evoluzione del concetto di sostenibilità o sviluppo sostenibile passa attraverso i numerosi interventi delle istituzioni sovrannazionali. Tra i principali ricordiamo il Global compact, un’iniziativa promossa dalle Nazioni Unite nel 1999 per incoraggiare le aziende ad adottare politiche (4 ) E. R. FREEMAN, “Strategic management. A stakeholder approach”, Pitman, Boston, 1984. (5 ) Il rapporto Brundtland è consultabile al sito https://www.are.admin.ch/are/it/home/sviluppo-sostenibile/cooperazione- internazionale/agenda2030/onu-_-le-pietre-miliari-dello-sviluppo-sostenibile/1987--rapporto- brundtland.html#:~:text=Nel%201987%2C%20Gro%20Harlem%20Brundtland,sviluppo%20sostenibile%20ancora%20 oggi%20valida
  • 6. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 5 sostenibili nel rispetto della CSR. Questo progetto permette alle aziende, che vi aderiscono in maniera volontaria, di collaborare con le agenzie della Nazioni Unite, i gruppi sindacali e la società civile favorendo così lo sviluppo di partnership fra soggetti di diversa natura. Le imprese, come abbiamo detto, aderiscono volontariamente a questa iniziativa impegnandosi a rispettare i principi in essa contenuti e riguardanti il rispetto dei diritti umani, i diritti dei lavoratori, il rispetto dell’ambiente e l’anti-corruzione. Nel 2001 la Commissione europea pubblicava il Libro Verde per “Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese”, con cui si diffondeva la conoscenza del tema, si promuovevano iniziative e soprattutto si ufficializzava, per la prima volta in ambito istituzionale, una definizione di CSR: “la decisione volontaria di contribuire al progresso della società e alla tutela dell’ambiente, integrando preoccupazioni sociali ed ecologiche nelle operazioni aziendali e nelle interazioni con gli stakeholder” (6 ). Sezionando tale definizione possiamo notare come essa sia formata da alcuni elementi principali: - la volontarietà, con cui si sottolinea che la responsabilità è necessariamente una condizione volontaria e non soggetta a leggi o imposizioni. Le imprese investono in scelte socialmente responsabili in modo consapevole e spontaneo, e non perché imposto dalla normativa vigente; - l’approccio Triple Bottom Line, con cui si sottolinea l’importanza della triplice dimensione della sostenibilità. Perché ciò accada, il management deve tenere in considerazione sempre la sostenibilità delle decisioni che prende e quindi le conseguenze non solo economico-finanziarie, ma anche ambientali e sociali, che la propria attività genera. - il riferimento agli stakeholder, con cui si mette in evidenza l’importanza dei rapporti con i vari portatori d’interesse. Si parla di interazioni tra impresa e stakeholder, in cui la prima adotta un sistema di governo aperto, attuando processi che permettano un costante dialogo, partecipazione e collaborazione con le parti interessate alla sua attività al fine di conciliarne gli interessi. Emanate nel 2000 e successivamente aggiornate nel 2011, le Linee Guida OCSE destinate alle imprese multinazionali sono indirizzate agli Stati che hanno firmato la Dichiarazione OCSE del 27 giugno 2000. Dettano comportamenti auspicabili e volontari, da parte delle imprese multinazionali, in relazione alle questioni di CSR (relazioni tra imprese e lavoratori, corruzione, fiscalità, etc.), affinché, grazie al loro contributo positivo, si determini a livello globale progresso sociale, ambientale ed economico. Nel settembre 2015 i governi dei 193 Paesi membri dell’ONU sottoscrivevano l’Agenda 2030, un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità fondato su 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs (7 ) – e un totale di 169 target o traguardi. L’avvio ufficiale degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile ha coinciso con l’inizio del 2016, (6 ) Commissione delle Comunità Europee, “Libro Verde – Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese”, Bruxelles, 2001. Il Libro Verde è consultabile al sito https://eur-lex.europa.eu/legal- content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A52001DC0366 (7 ) Gli Obiettivi individuati dall’Agenda 2030 sono i seguenti:1) sconfiggere la povertà; 2) sconfiggere la fame; 3) buona salute; 4) istruzione di qualità; 5) parità di genere; 6) acqua pulita e servizi igienico-sanitari; 7) energia rinnovabile e accessibile; 8) buona occupazione e crescita economica; 8) innovazione e infrastrutture; 9) ridurre le diseguaglianze; 10) città e comunità sostenibili; 11) utilizzo responsabile delle risorse; 12) lotta contro il cambiamento climatico; 13) utilizzo sostenibile del mare; 14) utilizzo sostenibile della terra; 15) utilizzo sostenibile della terra; 16) pace e giustizia; 17) rafforzare le modalità di attuazione e rilanciare il partenariato globale per lo sviluppo sostenibile.
  • 7. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 6 tracciando la strada da percorrere nell’arco dei successivi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030. 1.1.- I benefici di una “CSR strategica” integrata nell’attività di impresa Nel 2006 gli economisti statunitensi M. E. Porter e M. R. Kramer pubblicavano, sulla rivista Harvard Business Review, l’articolo “Strategy and society. The link between competitive advantage and corporate social responsibility” (8 ). Gli autori muovevano anzitutto alcune critiche agli approcci di CSR fino a quel momento prevalenti, evidenziandone il carattere essenzialmente “cosmetico”: spesso, infatti, le imprese si limitano a pubblicare eleganti rapporti di CSR che mettono in mostra le buone azioni realizzate dalle stesse, ma raramente offrono un inquadramento coerente delle attività di CSR all’interno del proprio business aziendale. Così facendo, si pone l’accento sulla tensione fra il business e la società invece che sulla loro interdipendenza. La conseguenza è la perdita di una grande opportunità, ovvero il potere di cui godono le imprese di apportare beneficio alla società. Per far progredire la CSR, viceversa, è necessario che l’impresa si renda consapevole della relazione che intercorre fra il business e la società, le quali hanno bisogno l’uno dell’altra. Una società sana dà luogo ad una domanda crescente di business: man mano che un maggior numero di bisogni viene soddisfatto e che le aspirazioni crescono. Le grandi imprese di successo hanno bisogno di una società sana per la crescita continua del proprio business, così come allo stesso tempo una società sana ha bisogno di imprese di successo. La dipendenza reciproca che intercorre fra le imprese e la società implica che le decisioni di business e le politiche sociali debbano seguire entrambe il principio del “valore condiviso”. In questo senso si può parlare di CSR come strategia win-win, che crea valore per l’impresa e per la società. Secondo gli autori, è nell‟ambito della “CSR strategica” che risiedono le vere opportunità di creare un valore condiviso. Le imprese possono sperimentare una serie di innovazioni della catena del valore a beneficio sia della società sia della propria competitività, e possono investire nelle comunità di cui fanno parte con l’obiettivo di rafforzare il proprio contesto competitivo e, allo stesso tempo, accrescere la propria produttività. I problemi sociali, in questo senso, non devono essere visti come un costo o un vincolo, ma come una fonte di opportunità ed innovazione. Quando le attività che rientrano nella catena del valore e gli investimenti indirizzati al contesto competitivo sono pienamente integrati diventa difficile distinguere la CSR dalle attività quotidiane dell’impresa. In questo modo, la CSR può diventare una fonte di opportunità, di innovazione e di vantaggio competitivo, per cui deve essere considerata come un investimento strategico che crea valore nel lungo termine. Se le attività socialmente responsabili dell’impresa vengono implementate con la consapevolezza che esiste una forte relazione fra l’azienda e la società, e allo stesso tempo la CSR trova un radicamento nella strategia e nelle attività correnti della singola impresa, allora è possibile perseguire il principio del “valore condiviso”. I benefici connessi alle attività di CSR sono strettamente dipendenti alle motivazioni che hanno guidato le aziende alla loro adozione. Essi si traducono, in termini economici, in aumento dei flussi di cassa in entrata o in diminuzione delle uscite in denaro (tenuto conto degli incentivi fiscali, delle (8 ) M. E. PORTER, M. R. KRAMER, “Strategy and society. The link between competitive advantage and corporate social responsibility”, Harvard Business Review, Dicembre 2006.
  • 8. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 7 semplificazioni amministrative e delle esenzioni eventualmente previste dall’ordinamento in cui opera l’impresa). I benefici degli interventi di CSR nella maggior parte dei casi si hanno nel medio-lungo periodo: - in termini di reputazione aziendale e visibilità, un’impresa che adotta la CSR in modo strategico e non di comodo ottiene come beneficio una positive visibility che le consente di affermare sul mercato la solidità ed eticità dei suoi valori e la credibilità della sua immagine aziendale. La buona reputazione sociale comporta poi dei benefici anche in termini di relazioni tra impresa e suoi stakeholders: migliorano le relazioni con i fornitori, con il sistema finanziario, con i dipendenti e il potenziale nuovo personale; - il coinvolgimento del personale comporta, a sua volta, un miglioramento diretto dei processi produttivi, per via della più alta efficienza e motivazione nell’attività d’impresa e quindi nella definizione e nel perseguimento degli obiettivi (oltre che un miglioramento indiretto grazie al minor turnover); - gli interventi di CSR indirizzati al miglioramento della salute dei lavoratori e della sicurezza negli ambienti di lavoro comportano maggiore produttività e minori possibili eventi negativi, con benefici in termini di rischiosità dell’attività d’impresa; - l’attenzione ambientale applicata ai processi produttivi aziendali, può consentire inoltre, ad esempio, di ridurre il costo di produzione dei beni; - un ultimo beneficio direttamente collegato alle azioni di responsabilità sociale intraprese dall’azienda consiste nel vantaggio che l’impresa ha rispetto ai concorrenti, derivante dalla capacità di anticipare l’evoluzione della normativa circa le questioni sociali d’interesse collettivo. Ad esempio, se un’impresa si impegna a ridurre le proprie immissioni inquinanti ben al di sotto della soglia prevista in quel momento dalla legge vigente, laddove il limite previsto dalla regolamentazione venisse spostato verso una soglia più bassa, tale azienda sarà in vantaggio rispetto alle altre imprese del settore che invece non hanno adottato politiche del genere. Inoltre, l’impegno spontaneo di alcune imprese in determinate questioni sociali ed ambientali potrebbe far nascere una regolazione esterna o comunque un inasprimento dei limiti consentiti per legge, relativamente le stesse. Un’impresa che opera in modo responsabile deve essere in grado di rappresentare il valore creato, non solo in termini finanziari, e condividere con gli stakeholder tali dati al fine di potere giustificare le proprie politiche di responsabilità sociale e rafforzare il legame con gli interlocutori. Per sostenere la sinergia tra condotta responsabile e performance finanziaria è necessario, infatti, essere in grado di comunicare il proprio impegno ai soggetti esterni. È attraverso la misurazione e la comunicazione delle performance che il patrimonio di risorse intangibili e l’impegno nella CSR diventano percepibili e apprezzabili. Una comunicazione trasparente della CSR è di primaria importanza per ottenere consenso presso il pubblico (9 ), valorizzare l’immagine di marca e influenzare positivamente gli investitori. (9 ) Sempre più spesso le persone desiderano informarsi sull’impegno sociale e ambientale delle imprese, per scegliere quelle di cui essere clienti, su cui investire e in cui lavorare. Secondo la Global Corporate Citizen Survey condotta dall’agenzia Nielsen (2014), più della metà dei consumatori (55%) sono disposti a pagare un sovrapprezzo per prodotti e servizi di aziende che mostrano un comportamento socialmente responsabile. Il Reputation Institute Italia afferma, nello studio RepTrakPulse 2012, che nella scelta finale d’acquisto da parte del consumatore il prodotto conta solo per il 40%. Lo studio evidenzia che per il 60% il comportamento d’acquisto è determinato dalla positiva percezione di altri fattori
  • 9. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 8 Si tratta di una comunicazione a carattere tradizionalmente volontario, volendo rispecchiare il carattere di volontarietà intrinseco nella definizione stessa di CSR. Tuttavia, i governi e i mercati finanziari hanno costantemente aumentato le pressioni a svolgere attività di reporting. Anche il Parlamento Europeo ha riconosciuto l’importanza della comunicazione di informazioni di carattere non finanziario per contribuire a misurare, monitorare e gestire i risultati delle imprese e il relativo impatto sulla società. La Direttiva 2014/95/UE sulla comunicazione di informazioni societarie di carattere non finanziario, infatti, impone alle imprese di una certa dimensione di redigere annualmente una dichiarazione contenente informazioni su ambiente, politiche sociali, rapporti con i dipendenti, diritti umani e misure anticorruzione. Alle aziende verrà lasciata la libertà di scegliere quali indicatori e standard usare per la rendicontazione, con l’intento di non soffocare l’attività di reporting in schemi troppo rigidi. La volontà di fondo è che la redazione del report non venga vista come un ulteriore adempimento imposto dall’alto, bensì come uno strumento di competitività lasciato alla libertà dell’azienda, al fine di mantenere il carattere di volontarietà tipico della CSR. Il Codice etico è uno degli strumenti di soft law (10 ) della CSR, adottato volontariamente dall’impresa, attraverso il quale l’impresa decide di dimostrare un comportamento socialmente responsabile. Il codice etico è definibile come un “contratto sociale” tra l’impresa e i suoi stakeholders con il quale l’impresa annuncia pubblicamente di essere consapevole dei suoi obblighi di cittadinanza, di aver sviluppato politiche e pratiche aziendali coerenti con questi obblighi e di essere in grado di attuarle attraverso appropriate strutture organizzative ed eventuali sanzioni. Esso consiste in una sorta di “regolamento interno” dell’azienda, elaborato in base ai propri obiettivi e valori. Non è uno strumento vincolante, né è dotato di rilevanza giuridica, ma aiuta a garantire un atteggiamento uniforme e le stesse tutele per i lavoratori, soprattutto per le aziende a carattere internazionale, che operano in zone con un sistema normativo diverso che quindi può non garantire gli standard minimi di tutela. Il codice espone l’insieme dei diritti, dei doveri e delle responsabilità dell'impresa nei confronti di tutti gli stakeholders: il codice è l'esplicitazione delle politiche aziendali in materia di etica di impresa e delle norme di comportamento alle quali i lavoratori devono attenersi. La creazione di una cultura aziendale ispirata all’etica richiede un piano di lavoro ed un programma in cui la stesura di un codice di condotta aziendale diventa un importante primo passo verso la costruzione di un’azienda etica. La comunicazione del codice diventa poi vitale per assicurarne il rispetto. I temi rilevanti del codice etico sono, oltre ai principi etici cui l’attività della impresa si fonda, i rapporti con clienti, fornitori, concorrenza, autorità politiche, le norme standard di comportamento, le procedure di attuazione e la revisione delle procedure aziendali alla luce degli standard di condotta. Bisogna però prestare attenzione che i codici di condotta non sono strumenti sostitutivi della legislazione nazionale, europea e internazionale perché queste ultime permangono disposizioni normative obbligatorie atte a garantire una regolazione minima, mentre i codici di condotta come l’eticità dell’azienda, le capacità manageriali, la sostenibilità, la trasparenza, la capacità di raggiungere e mantenere risultati nel lungo termine, la qualità del posto di lavoro e altro. (10 ) La normazione tramite strumenti di soft law permette una regolamentazione più “aperta” e “dinamica”, e non esclude che – in prospettiva futura – tali principi siano tradotti in norme vincolanti da parte di soggetti istituzionali. La soft law è effettivamente una regolamentazione sprovvista di un regime sanzionatorio in caso di violazioni da parte dei soggetti ad essa vincolati; peraltro, laddove agli strumenti di soft law si sostituissero forzatamente normative di hard law, verrebbe meno la volontarietà della loro implementazione (che, come si è avuto modo di osservare, è uno dei fondamenti delle politiche di CSR).
  • 10. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 9 unitamente a tutte le altre iniziative di natura volontaria sono poste a completamento e promozione di tali disposizioni normative. Il Bilancio Sociale è un sistema di misurazione, organizzazione e comunicazione dei dati relativi all'impatto delle attività d'impresa sul benessere dei suoi stakeholders ed è uno strumento di valutazione della coerenza fra i risultati raggiunti e gli obiettivi derivanti dai valori d'impresa e dal codice etico. Consiste in un sistema di rendicontazione quantitativa/qualitativa tra l’impresa e l’intera collettività, attraverso il quale l'impresa riferisce i riflessi sociali della sua attività, integrando così le informazioni economico-finanziarie riportate nel bilancio d'esercizio. Il bilancio sociale deve descrivere in maniera analitica i costi che sono stati sostenuti dall’impresa e che trovano una giustificazione solo nell’impegno sociale di questa, rappresentando un vantaggio per le diverse categorie di stakeholders. Esso è uno strumento fondamentale per migliorare le relazioni sia sociali sia industriali, per rafforzare nella società la percezione positiva delle azioni dell’azienda socialmente responsabile e per accrescere la legittimazione e il consenso della collettività. Il bilancio può essere comprensivo anche di un sistema di monitoraggio delle prestazioni economiche, ambientali e sociali, secondo il modello della Triple Bottom Line. La redazione di un bilancio sociale presenta degli indubbi vantaggi per gli stakeholders: - garantisce una comunicazione su aspetti non contabilizzabili, ma di grosso impatto sui risultati economici; - mette a disposizione un documento che consente di confrontare i propri principi etici con quelli dell’impresa; - se il bilancio sociale è integrato con quello di natura contabile, garantisce una visione di assieme dello stato dell’impresa, delle prospettive, dei trend economici, sociali e ambientali, e può consentire una comparazione tra le prestazioni di CSR di imprese diverse. 2.- Il caso analizzato: Fater S.p.A. Fater S.p.A è una società per azioni italiana fondata nel 1958 da Francesco Angelini sita in Pescara. Dal 1992 joint venture paritetica tra Procter&Gamble e Gruppo Angelini, il core business dell’azienda consiste nella produzione e commercializzazione per l’Italia dei prodotti assorbenti per la persona a marchio Pampers, Lines, Tampax. In aggiunta, Fater produce e distribuisce in 39 Paesi, nei mercati dell’Europa Occidentale e Ceemea, i prodotti a marchio ACE Neoblanc e Comet (11 ). Con la nascita della joint venture paritetica tra Procter&Gamble e Gruppo Angelini, l’azienda si afferma sul mercato non solo dei prodotti intimi e assorbenti per la cura della persona (c.d. personal care) ma anche della candeggina ACE – ceduta a Fater nel 2013 dalla stessa Procter&Gamble (12 ) – e dei detergenti per superfici e prodotti per il bagno Comet (appartenenti dunque al mercato c.d. home care), che Fater produce e distribuisce in Italia e all’estero (13 ). (11 ) https://www.fatergroup.com/it/noi#chisiamo. Ne deriva che oggi Fater S.p.A. è una house of brands, in cui ogni singola marca del portfolio aziendale vive in modo completamente autonomo, identificando un solo prodotto/linea e comunicando una promessa specifica. (12 ) https://www.fatergroup.com/it/noi#storia (13 ) https://www.fatergroup.com/it/brand
  • 11. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 10 Fater pone come centro della propria Vision aziendale la volontà di essere “il miglior luogo di lavoro possibile generiamo crescita di valore per i nostri brand e per le persone” (14 ). Per coltivare una simile ambizione, la società propone (e si propone) una serie di “comportamenti desiderati” – incentrati su tre valori chiave: collaborazione, imprenditorialità, eccellenza. Per quanto concerne il principio di collaborazione, Fater evidenzia l’importanza del lavoro in squadra (“ognuno di noi è leader nel proprio lavoro al servizio della squadra”, “lavoriamo insieme fidandoci e rispettandoci reciprocamente”) e la necessità di “ascoltare, comprendere e sostenere gli altri”, rivolgendo la propria attenzione e le proprie energie verso i propri stakeholders. Per rafforzare la propria imprenditorialità, la società si propone di guardare al futuro “con curiosità, positività e spirito di innovazione”, fissando i propri obiettivi “con coraggio e risolutezza” e affrontando ogni difficoltà “come una occasione per rafforzarci”. L’orientamente all’eccellenza pone le sue basi sul riconoscimento e la varolizzazione dei “punti di forza delle persone”, investendo le energie dell’azienda per “riconoscere ed arricchire costantemente le nostre competenze per essere i migliori nel nostro lavoro”, rimanendo sempre “trasparenti e fedeli ai nostri principi”. La Mission che l’azienda si è posta è quella di “essere la più grande azienda italiana nel settore in cui opera” (15 ). Per raggiungere tale obiettivo, Fater ha individuato alcune principali macroaree su cui concentrare i propri sforzi ed investimenti (16 ): a. sostenibilità: “ottimizzazione nell’impiego delle materie prime, sostenibilità dei processi, riciclo dei materiali – la nostra visione di ‘economia circolare’”; b. responsabilità sociale: “generiamo crescita di valore per le persone, condividiamo con le comunità”; c. qualità dei prodotti: “la nostra missione è dare soluzioni di valore per migliorare la vita quotidiana delle persone”; d. sicurezza delle persone: “la sicurezza è sempre al primo posto, perché è importante cosa realizziamo al pari di come lavoriamo”. 2.1.- La sostenibilità secondo Fater Fater ha sempre mostrato una grande attenzione alle tematiche di sostenibilità sociale e ambientale, sia sul mercato che sul territorio. Alla base degli sforzi aziendali di Fater in questo ambito vi è la consapevolezza che le attività ambientali, sociali e di governance non possono essere considerate come un aspetto “secondario” o separato dal core business dell’impresa: la responsabilità sociale è infatti considerata da Fater come una scelta strategica aziendale, su cui puntare per generare nuova e continua crescita dei risultati della società. In questo senso, l’attenzione all’impatto ambientale, l’integrazione nel tessuto sociale del territorio, il rispetto dei principi di soft law internazionale ben oltre i limiti imposti dalla normativa nazionale costituiscono un volàno per la crescita (anche) economica dell’impresa. (14 ) https://fatergroup.com/it/noi#vision (15 ) https://www.fatergroup.com/it/noi#vision (16 ) https://www.fatergroup.com/it/valore
  • 12. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 11 Negli ultimi anni l’azienda ha saputo cogliere i segnali che giungevano dai propri principali stakeholders, interni ed esterni, riassumibili in macro-trend attualmente in corso (e in fase di accelerazione) (17 ): - i cambiamenti climatici. La ricerca scientifica ha inequivocabilmente dimostrato che l’uomo (e in particolare l’utilizzo indiscriminato dei combustibili fossili) sta impattando drammaticamente il clima del pianeta. Ciò comporta che, in assenza di un rapido ripensamento delle abitudini delle imprese e dei consumatori, le conseguenze ambientali saranno devastanti; - la scarsità (e le incertezze) delle materie prime fossili tradizionali. Le stesse materie prime fossili, responsabili in gran parte dell’effetto serra, sono risorse esauribili e in via di diminuzione. A ciò va aggiunto che il prezzo del petrolio è da sempre soggetto ad ampie fluttuazioni collegate alle vicende politiche contingenti, rendendo molto difficile prevedere l’impatto del costo delle materie prime sui ricavi d’impresa; - l’attenzione internazionale per lo sviluppo sostenibile. A partire dal trattato di Kyoto del 1997, fino ai più recenti accordi di Parigi del 2015, la comunità internazionale ha posto in capo ai Paesi industrializzati la responsabilità di ridurre le emissioni di gas serra; - le aspettative crescenti di sostenibilità e responsabilità sociale delle grandi aziende. La società chiede alle aziende di farsi attrici protagoniste dello sviluppo sociale, se necessario supplendo al ruolo tradizionalmente riservato alle istituzioni pubbliche. Nello stesso senso, congiuntamente alla più forte legittimazione sociale attribuito alle aziende, i consumatori chiedono sempre più prodotti e servizi sostenibili da un punto di vista sociale e ambientale. Lo sviluppo sostenibile non è, quindi, solo un imperativo morale, ma una necessità economica, in quanto requisito chiave per l’accesso al mercato, oltre che per l’impatto diretto sui costi di produzione (come nel caso delle materie prime fossili). E’ dunque necessario superare l’associazione tra il concetto di sostenibilità e l’idea di “compromesso”, che ancora oggi è presente. Nel mercato dei prodotti di largo consumo è facile trovare prodotti che – anche a ragione – si definiscono verdi ma che costano di più di quelli non green; o, viceversa, prodotti verdi che costano come quelli non green, ma che performano meno. Ciò sembra sottintendere che il consumatore debba scegliere – con una soluzione di compromesso – fra performance, prezzo e impatto ambientale. Tuttavia, il consumatore non vuole (e soprattutto non deve) compiere una simile scelta. Fater ha investito i propri sforzi e le proprie energie per eliminare tale compromesso di fondo anzitutto tramite l’innovazione tecnologica. Fater dedica alla Ricerca e Sviluppo circa il 4% del fatturato ogni anno: tale investimento genera in media almeno una innovazione di prodotto al mese. In tale ambito, Fater ha sviluppato soluzioni innovative in grado di coniugare performance e sostenibilità dei prodotti assorbenti (18 ). (17 ) Cfr. V. FAZIO, “La Corporate (Social) Responsibility: dalla teoria alla prassi”, in Divus Thomas, Vol. 119, No. 2 (2016-maggio/agosto), pp. 267-299, Edizioni Studio Domenicano, consultabile al sito https://www.jstor.org/stable/48503835?read-now=1&seq=23#metadata_info_tab_contents (18 ) Negli ultimi vent’anni il peso dei pannolini Pampers è diminuito del 45%, mentre le dimensioni del packaging parrallelamente si sono ridotte del 68%. Le innovazioni in termini di design e materiali, oltre ad offrire maggiore comfort per i consumatori, consentono una notevole riduzione dell’impatto sull’ambiente: rispetto a soli 8 anni fa, vi è stata una riduzione di circa il 30% delle emissioni di CO2 lungo l'intero ciclo di vita del prodotto. Cfr. https://fatergroup.com/it/sostenibilita/produzione-e-trasporti
  • 13. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 12 Anche sotto il profilo dei processi produttivi Fater ha ridotto la propria impronta ambientale, con una riduzione del 33% le emissioni di CO2 per unità di prodotto dello stabilimento di Pescara nel periodo compreso fra il 2012 e il 2017 (19 ). Per quanto concerne i processi logistici, Fater si è impegnata per una maggiore ottimizzazione delle modalità di carico, intermodalità, mezzi green (20 ). In questo modo, la sostenibilità diventa una leva competitiva in termini di cost innovation, con un effetto win-win: dall’uso efficiente delle risorse derivano al contempo una maggiore tutela dell’ambiente e un miglioramento dei risultati economici dell’impresa. Già nel 2010, Roberto Marinucci, direttore generale di Fater, dichiarava: “La sostenibilità rappresenta per noi un vantaggio competitivo. Abbiamo cercato di svilupparla in quattro direzioni: ambientale, sociale, economico e culturale affinchè sia trasversale a tutte le nostre attività, coinvolga l' intera organizzazione in un approccio di lungo periodo. Sostenibilità per noi è fare la cosa giusta per tutti, anche per l' azienda. In periodi di congiuntura sfavorevole, come quelli per il sistema economico, la sostenibilità è un elemento differenziante che consente di eliminare il compromesso fra l’innovazione e l’ambiente” (21 ). Altro importante valore e obiettivo in Fater è garantire un ambiente di lavoro che sia sicuro, sano e produttivo: per questo ogni dipendente è personalmente responsabile verso i colleghi e verso la stessa società ed è tenuto a contribuire affinché non si verifichino situazioni che vadano a deteriorare la qualità dell’ambiente di lavoro (22 ). Viene dunque valorizzato il “saper fare” di ogni singolo dipendente e nello stesso tempo si creano le condizioni virtuose per lavorare insieme come un team intenzionato a raggiungere importanti obiettivi. L’aggiornamento – tramite continui corsi di formazione (23 ) – è una condizione necessaria per crescere professionalmente e ancor prima come persone. La finalità è permettere che le abilità delle (19 ) Lo 0% dei rifiuti prodotti nello stabilimento di Pescara va direttamente in discarica: i rifiuti industriali vengono recuperati e reintrodotti in parte nel processo produttivo in un’ottica di economia circolare. Ciò consente di recuperare e trasformare le componenti plastiche in arredi urbani e campi sportivi sintetici e la cellulosa in cartoni da imballaggio. Inoltre, gran parte del fabbisogno energetico degli stabilimenti di Pescara e Campochiaro è coperto da energia prodotta da fonti vegetali rinnovabili o metano. Cfr. https://fatergroup.com/it/sostenibilita/produzione-e-trasporti (20 ) Più efficienti modalità di carico dei mezzi hanno consentito di eliminare dalle strade circa 2.500 camion a parità di volume. Vengono privilegiate, sia in Italia che all'estero, soluzioni intermodali (via treno e via nave), in grado di garantire i livelli di servizio, con modalità di trasporto meno impattanti. Ciò ha consentito di ridurre i chilometri percorsi su strada in favore di soluzioni di trasporto più sostenibili. L’avvio di progetti sperimentali, come ad esempio l'utilizzo di camion a metano liquido, consente di risparmiare circa 3.600 kg di CO2 l’anno. https://fatergroup.com/it/sostenibilita/produzione- e-trasporti 21 “Fater, dove la sostenibilità ha vinto la sfida”, La Repubblica, 25 ottobre 2010, consultabile al sito https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/10/25/fater-dove-la-sostenibilita-ha-vinto-la.html (22 ) Codice Etico - Fater S.p.A., approvato dal Consiglio di Amministrazione il 27 novembre 2015, consultabile al sito https://www.fater.it/sites/fater_files/filePDF/codice-etico-fater-spa.pdf (23 ) Fater ha ideato e sviluppato un corso di formazione digitale realizzato specificamente per sensibilizzare i dipendenzi dell’azienda sul tema della sostenibilità: la Green Academy. Cfr. https://fatergroup.com/sites/filePDF/report-CSR-fater- 2020.pdf
  • 14. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 13 persone che lavorano in azienda siano in linea con i valori e con la Vision verso un totale bilanciamento di genere (24 ). In linea con i l’idea di sostenibilità ambientale intesa quale vantaggio competitivo da tutelare, nel 2008 Fater ha istituito una business unit, denominata FaterSMART (dove SMART è l’acronimo di Sustainable Materials and Recycling Technologies), dedicata al riciclo degli assorbenti per persona usati con lo scopo di eliminare – o quanto meno limitare – le ripercussioni negative sull’ambiente causate dai milioni di pannolini che annualmente finiscono in discarica e/o in inceneritore (25 ). La business unit ha ideato e sperimentato un nuovo processo tecnologico (26 ), capace di ricavare materiali plastici dagli assorbenti per persona usati, come pannolini per bambini, assorbenti igienici femminili e pannoloni per incontinenti. L’obiettivo che l’azienda si propone è quello di riciclare – entro il 2025 – il 20% dei prodotti assorbenti per la persona usati in Italia, in modo da trarne nuove materie prime “seconde” (27 ). Dopo una fase di sperimentazione, nell’ottobre del 2017 è stato inaugurato a Treviso il primo impianto al mondo in grado di riciclare su scala industriale il 100% dei prodotti assorbenti per la persona usati, trasformandoli in materie prime seconde ad alto valore aggiunto che potranno essere riutilizzate in nuovi processi produttivi. La plastica che viene recuperata consente di produrre nuovi oggetti utilizzabili in diversi ambienti quali casa, scuola, uffici, aziende e parchi giochi urbani. Fater è stata, in questo senso, un volàno di innovazione non solo tecnica e tecnologica, ma anche giuridica. Il sistema di riciclaggio ideato da FaterSMART, infatti, presuppone che i pannolini e gli assorbenti usati cessino di essere qualificati a livello normativo come “rifiuto”, destinato esclusivamente alla discarica o all’inceneritore, in modo tale che essi possano essere reintrodotti all’interno del ciclo produttivo in qualità di materia di scarto riciclabile. Ciò ha reso necessario un espresso intervento normativo, promosso e sollecitato da Fater stessa, sopraggiunto con l’introduzione del D.M. 15 maggio 2019 (c.d. decreto “end of waste”), sottoscritto dal Ministro dell’Ambiente. Tramite tale decreto, il legislatore ha fissato i criteri in base ai quali i materiali derivanti dal riciclo di pannolini, pannoloni e assorbenti femminili – provenienti da raccolte urbane differenziate dedicate – possano essere trasformati e qualificati come materie prime seconde da immettere nuovamente nel processo produttivo, in sintonia con i principi dell'economia circolare (28 ). Nel decreto sono state integrate le osservazioni dell’Istituto Superiorità di Sanità e dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale in merito all’assenza di impatti sulla salute e (24 ) Fater ha dichiarato che nel biennio 2018-2019 sono stati fatti notevoli passi avanti riguardo il Gender Balance, e per il 2020 l’impegno prosegue con l’obiettivo del totale bilanciamento di genere: https://fatergroup.com/sites/filePDF/report- CSR-fater-2020.pdf (25 ) Si stima che circa 30 milioni di tonnellate di pannolini finiscano in discarica o inceneritore all’anno in tutto il mondo, oltre al fatto che per decomporsi un pannolino impiega circa 500 anni; https://www.ilsole24ore.com/art/fater-spa-pescara- prima-azienda-che-ricicla-pannolini-AClrKpm (26 ) Il procedimento è stato realizzato in collaborazione con Contarina S.p.A., società che si occupa della gestione e della raccolta dei rifiuti. (27 ) Cfr. Report CSR di Fater per il 2020, consultabile al sito https://www.fatergroup.com/sites/filePDF/report-CSR-fater- 2020.pdf (28 ) Cfr. https://www.fatersmart.com/uploads/pdf/cs-decreto-eow-maggio-2019-38968247.pdf; “Pannolini, via al decreto ‘end of waste’: ora si possono riciclare”, Il Sole 24 Ore, 21 maggio 2019, consultabile al sito https://www.ilsole24ore.com/art/pannolini-via-decreto-end-of-waste-ora-si-possono-riciclare-e-riusare-ACECBCG
  • 15. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 14 sull'ambiente. In questo senso, il decreto recepisce i criteri stabiliti dell'articolo 184-ter del Codice dell'ambiente (29 ). L’impegno di Fater per l’innovazione nel campo della sostenibilità ha attirato l’attenzione di operatori pubblici e privati, con un conseguente notevole beneficio reputazionale per la società. Nel 2011 Fater ha ricevuto il Premio “Green Public Procurement”, promosso dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e da Consip con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, come “miglior progetto di approvvigionamento sostenibile”: il premio è rivolto ad aziende e pubbliche amministrazioni che hanno raggiunto risultati tangibili in processi e progetti di approvvigionamento sostenibile (i c.d. “acquisti verdi” della Pubblica Amministrazione) (30 ). Nel 2013, Fater si è posizionata al primo posto nella classifica Rewords delle aziende più sostenibili: Fater è stata premiata “per l’integrazione della sostenibilità nella cultura aziendale e nelle strategie di business, per il clima aziendale positivo e per l’attenzione alla comunità locale e al dialogo continuo con i suoi stakeholders”. Attenzione costante alla sicurezza, riduzione dei rifiuti industriali, iniziative di efficienza energetica, progetti di logistica verde e il sistema sperimentale per il riciclo dei pannolini usati, sono alcune delle aree prese in esame (31 ). Da ultimo, nel 2017 Fater è stata premiata da Legambiente come “Campione dell’Economia Circolare” a Bruxelles per il progetto di riciclo dei prodotti igienici assorbenti per la persona usati (32 ). Questa iniziativa – sottolinea il dott. Marco Fabrizio Sambuco, Responsabile Relazioni Esterne in Fater – dimostra che è sbagliato parlare semplicemente di “azienda sostenibile”: sostenibile deve essere l’intero sistema, altrimenti non esiste vera sostenibilità. Perché ciò avvenga, è necessario che a monte del processo produttivo vi sia piena attenzione agli impatti ambientali derivanti da ciascun aspetto della produzione, e a valle dello stesso è necessario che le aziende si pongano il problema del post-uso. Per questo motivo l’approccio da abbracciare è quello del Life-Cycle Assessment (c.d. LCA): un’analisi del ciclo di vita dei prodotti che fornisca un importante contributo all'identificazione e al miglioramento delle prestazioni ambientali dei beni e dei servizi, con un’attenzione specifica a ciascuna fase del ciclo di vita. In questo modo, è possibile analizzare e valutare l’intero processo produttivo e post-produttivo: dal product design alle scelte delle materie prime; dalla trasformazione alle scelte logistiche, con il fine ultimo di annullare – grazie all’innovazione tecnologica – l’impatto del post-uso, aiutando i cittadini a porre in essere comportamenti rispettosi e virtuosi. Questa è la (29 ) Introdotto recependo la normativa comunitaria, l’art. 184-ter del Codice dell’ambiente rappresenta un passo fondamentale verso l’economia circolare. In base a tale articolo, un rifiuto cessa di essere tale quando è stato sottoposto a un’operazione di recupero, incluso il riciclaggio e la preparazione per il riutilizzo, e soddisfa i criteri specifici, da adottare nel rispetto delle seguenti condizioni: a) la sostanza o l’oggetto è comunemente utilizzato per scopi specifici; b) esiste un mercato o una domanda per tale sostanza od oggetto; c) la sostanza o l’oggetto soddisfa i requisiti tecnici per gli scopi specifici e rispetta la normativa e gli standard esistenti applicabili ai prodotti; d) l’utilizzo della sostanza o dell’oggetto non porterà a impatti complessivi negativi sull’ambiente o sulla salute umana. L’operazione di recupero può consistere semplicemente nel controllare i rifiuti per verificare se soddisfino i criteri elaborati conformemente alle predette condizioni. (30 ) https://fatergroup.com/it/certificazioni-e-riconoscimenti (31 ) La Rewords si basa su una valutazione anonima e imparziale di una giuria di stakeholders interni ed esterni all’azienda quali istituzioni, associazioni, fornitori, dipendenti e clienti: https://fatergroup.com/it/news/comunicati-stampa/rewords- 2013-fater-azienda-piu-sostenibile (32 ) https://fatergroup.com/it/fater-life/fater-bruxelles-tra-i-campioni-dell%E2%80%99economia-circolare
  • 16. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 15 visione che si persegue in Fater, una visione che non si limita al muro di cinta di uno stabilimento ma è in contatto con il mondo, con gli stakeholders, con i cittadini per imparare e per condividere. 3.- L’impatto dell’emergenza Covid-19 L’emergenza sanitaria seguita dalla diffusione a livello globale del virus SARS-CoV-2 ha avuto un impatto drammatico sulle economie di tutto il mondo, con conseguenze immediate su ogni settore economico-produttivo. Come è noto, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha reso le sue prime dichiarazioni in merito il 9 gennaio 2020, dopo aver ricevuto diverse segnalazioni nel mese precedente dalla Cina, affermando che un nuovo coronavirus, appartenente allo stesso tipo di agente patogeno che tra il 2002 e il 2003 aveva causato la forte epidemia di SARS in 29 diversi Paesi, stava rapidamente diffondendosi nell’area circostante la metropoli cinese di Wuhan. Dalla prima dichiarazione dell’OMS all’11 marzo – giorno in cui l’emergenza sanitaria è divenuta “pandemia” secondo la stessa Organizzazione – sono stati presi diversi provvedimenti in più Paesi. Nello specifico, il governo italiano, a fine gennaio, decideva di bloccare i voli da e per la Cina, con la speranza di evitare qualsiasi tipo di contagio anche nel nostro Paese. Purtroppo, ciò non è stato possibile e, infatti, con l’emanazione del D.L. n. 6 del 23 febbraio 2020, il governo ha imposto le prime misure di lockdown, rapidamente estese su tutto il territorio nazionale con l’emanazione del DPCM del 9 marzo 2020. L’emergenza sanitaria globale ha rapidamente avuto un consistente impatto sull’economia mondiale. Il Fondo Monetario Internazionale ha affermato che si tratta della più grande recessione economica dopo il 1930 – quindi anche peggiore di quella dovuta alla crisi finanziaria del 2008 – e il PIL mondiale perderà approssimativamente 9000 miliardi di dollari fra il 2020 e il 2021 (33 ). Stando ai dati forniti nell’aprile 2020 dalla Commissione Europea, il PIL europeo nell’Eurozona diminuirà del 7,5%, mentre per quanto riguarda l’Italia si ritiene si possa perdere fino al 9,1% del PIL nazionale (34 ). Il PIL italiano, secondo diverse ricerche (35 ), si basa per lo più sul settore dei servizi e quello industriale che, nello specifico, occupano il primo e il secondo posto: mentre il settore terziario contribuisce alla crescita del PIL con un dato percentuale che supera il 70%, quello industriale, pur (33 ) “Fmi: recessione globale nel 2020 (-3%) e per l’Italia Pil in calo del 9%”, Il Sole 24 Ore, 14 aprile 2020, consultabile al sito https://www.ilsole24ore.com/art/fmi-recessione-globale-2020-3percento-e-l-italia-pil-calo-9percento-ADWExyJ (34 ) Le stime di luglio 2020 da parte della Commissione Europea lasciano trasparire una situazione ancor più drammatica, con una contrazione del PIL europeo pari a -8,3% (che si avvicina al -9% quando si tratta dei soli Paesi dell’Eurozona), e un crollo del PIL italiano del -11,3% (ma che potrebbe spingersi al -14% in caso di una seconda ondata pandemica). Cfr. “Economia UE sempre più in giù”, ISPI online, 10 luglio 2020, consultabile al sito https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/economia-ue-sempre-piu-giu-26901 (35 ) I dati nominali sono tratti dal sito web della Commissione Europea AMECO sezione “National account by branch of activity; Gross value added by main branch at current prices”. I dati reali sono calcolati utilizzando gli indici deflatori tratti sempre dal sito AMECO alla posizione precedente selezionando però “Price deflator gross value added by main branch”. L’anno di riferimento è stato spostato dal 2015 al 2019. A partire dal 1995 i dati sono tratti dal sito dati ISTAT sezione “Conti nazionali; Conti e aggregati economici nazionali annuali; Produzione e valore aggiunto per branca di attività”. Gli indici deflatori possono essere calcolati implicitamente dividendo la serie dei valori nominali (prezzi correnti) per quella dei valori reali con base 2015. La serie del PIL reale necessaria per calcolare i valori assoluti reali per settore è la stessa usata nel grafico sul PIL, al quale si rimanda per le fonti. Cfr. https://grafici.altervista.org/composizione- del-pil-per-settore-economico/
  • 17. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 16 se al secondo posto, ne contribuisce in misura di poco superiore al 20%. Dato l’impatto negativo della pandemia sul mercato interno, nei più recenti dati ISTAT (36 ) si legge che “nel primo trimestre del 2020 il prodotto interno lordo, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2015, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito del 5,3% rispetto al trimestre precedente e del 5,4% nei confronti del primo trimestre del 2019. La flessione congiunturale del PIL diffusa il 30 aprile 2020 era stata del 4,7% mentre quella tendenziale era stata del 4,8%. Il primo trimestre del 2020 ha avuto lo stesso numero di giornate lavorative del trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al primo trimestre del 2019. La variazione acquisita per il 2020 è pari a - 5,5%. Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in diminuzione, con un calo del 5,1% dei consumi finali nazionali e dell’8,1% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono diminuite, rispettivamente, del 6,2% e dell’8%”. In riferimento al mercato di beni di largo consumo, invece, secondo i dati raccolti fino al 6 aprile 2020 con lo strumento Quentin TD Reply’s Search Data tool per il mercato Fast Moving Consumer Goods (c.d. FMCG) in 5 Paesi (Germania, Spagna, Italia, Francia, Regno Unito), il settore in questione ha registrato una crescita del 32%, seconda solo al settore News che ha invece visto una crescita del 108%. Il settore di mercato in cui Fater opera, quindi, non è risultato tra quelli più colpiti, ossia turismo (-29%), moda (-24%) e automobilistico (-18%), anzi, esso pare aver goduto nei primi mesi della pandemia delle conseguenze derivanti dal c.d. “effetto scorta”. Solo in Italia l’interesse per questo mercato è aumentato del 62% non appena vi sono stati i primi provvedimenti di chiusura (37 ). Sul sito reply.com, nello specifico, si legge: “secondo le previsioni derivanti dall’analisi dei dati, una conseguenza a medio-lungo termine della crisi sembra essere una decisa crescita delle aziende del settore FMCG in grado di offrire prodotti e servizi online. Inoltre, la crisi sta già costringendo i consumatori inizialmente riluttanti a diventare acquirenti online. Questo implica che le aziende potrebbero ripensare immediatamente la propria strategia omnicanale”; e ancora: “dal lockdown in poi, i dati mostrano come i consumatori abbiano accumulato ingenti scorte di prodotti, sia di largo consumo, sia di lusso. Durante la pandemia i consumatori prediligono le aziende che hanno una forte impronta digitale, che infatti sono in crescita e hanno slot di consegna prenotati con mesi di anticipo. Invece l'interesse dei consumatori va affievolendosi nei confronti dei retailer con una presenza ridotta su canali e-commerce. Dato il periodo di crisi, è importante che i marchi del settore FMCG adottino il giusto tone-of-voice per comunicare, evitando che le loro campagne siano considerate inappropriate. I dati mostrano che hanno maggiore successo i brand che esprimono messaggi orientati alla solidarietà e al supporto sociale. Ecco i principali attori convolti nel profondo cambiamento che l'industria FMCG sta subendo in questo periodo di crisi Covid-19”. Nonostante il mercato FMCG non sia stato – ad oggi – colpito negativamente dalla situazione emergenziale, la crescita del settore nella fase di congiuntura emergenziale non necessariamente comporta uno sviluppo progressivo e consequenziale nei mesi successivi all’apice della crisi sanitaria, caratterizzati – come si è visto – da una radicata e violenta crisi economica a livello nazionale e globale. (36 ) https://www.istat.it/it/archivio/243606 (37 ) https://www.reply.com/it/covid-19-fmcg-industry-impact-analysis
  • 18. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 17 3.1.- La reazione di Fater alla situazione emergenziale Nel periodo di lockdown, Fater è stata una delle poche aziende autorizzate a proseguire le sue produzioni (prodotti assorbenti per la persona, candeggina e detergenti) implementando, già a partire dalle ultime settimane di febbraio, una serie di misure preventive a tutela della salute dei propri dipendenti, culminate con la piena adozione del protocollo per la regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid-19. Nello specifico:  tutti i dipendenti, in tutte le sedi di Fater, hanno ricevuto un’adeguata formazione in merito alle cautele da rispettare e delle disposizioni aziendali per minimizzare i rischi;  Fater ha fornito, a tutti i dipendenti operanti, dispositivi di protezione individuale (DPI). L’azienda ha inoltre sviluppato una procedura e un corso per l’utilizzo di DPI in genere, DPI a protezione delle vie respiratorie e sulle norme di igiene;  Fater ha incrementato le sanificazioni presso la sede centrale (comunque non utilizzata per via dello smartworking generalizzato che ancora continua) e presso gli stabilimenti ove la sanificazione di ambiente e attrezzature avviene sia durante il turno di lavoro, sia alla fine di ciascun turno di lavoro;  ancora: è stato fatto divieto di effettuare trasferte di lavoro; non sono ammessi presso le sedi Fater visitatori e consulenti/fornitori di servizi non indispensabili; l’accesso alle ditte esterne è comunque sottoposto ad autorizzazione volta per volta e solo per motivi di sicurezza e continuità produttiva; gli esterni possono accedere solo se indossano mascherina e guanti; l’accesso presso la mensa è stato compartimentato in specifiche e rigide fasce orarie; l’accesso in stabilimento segue orari e regole ben precise atte ad evitare assembramenti e garantire sempre la distanza minima di 1 metro tra le persone.  per il personale indispensabile alla produzione si è provveduto alla segregazione dei reparti di cui si compone l'unità produttiva limitando la presenza esclusivamente nel reparto nel quale avviene la prestazione lavorativa. Inoltre, Fater ha applicato la segregazione per team di lavoro: le stesse persone operano nella stessa squadra, evitando rischi di contaminazioni incrociate. E’ importante sottolineare come Fater avesse già introdotto a partire dal 2016 la possibilità di svolgere, ove possibile, le attività lavorative con modalità di smartworking. Nel 2018 Fater ha ulteriormente rafforzato il piano di smartworking mettendo a disposizione una giornata lavorativa a settimana per ruoli specifici (ad esempio per tutto il dipartimento di marketing). Già prima della situazione emergenziale, dunque, lo smartworking era una realtà quotidiana in Fater per il 13% delle persone abilitate al programma (38 ). Secondo il dott. Sambuco, la pandemia ha semplicemente velocizzato un processo già in corso, e in questo l’azienda ha saputo rispondere in modo adeguato ed efficace grazie a un flusso di lavoro e a sistemi tecnologici già implementati, superando qualsiasi resistenza psicologica. In ogni caso, evidenzia il Responsabile Relazioni Esterne di Fater, è opportuno evidenziare l’importanza del lavoro in presenza e del rapporto vis a vis: guardando al futuro, probabilmente avrà valenza il motto in medio stat virtus. (38 ) Cfr. Report CSR di Fater per il 2019.
  • 19. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 18 3.2.- L’impatto della pandemia sulla CSR di Fater Sin dalle prime settimane dell’emergenza sanitaria nazionale, Fater ha adottato particolari politiche di CSR, dirette a mostrare una forte solidarietà nei confronti dell’intero Paese. Nello specifico, due sono le operazioni cui si fa riferimento: 1. la donazione di 300.000 litri di ACE candeggina ad ospedali situati in diverse regioni italiane aderenti all’iniziativa; 2. la riconversione di una delle linee di produzione italiane di assorbenti igienici femminili per contribuire all’approvigionamento di mascherine chirurgiche da parte della Protezione Civile Nazionale. La pandemia ha, dunque, avuto un forte impatto – oltre che sull’operato dell’azienda – anche sulla sue iniziative di responsabilità sociale. In questo senso, Fater ha dimostrato notevole reattività nel mettere in campo le risorse a propria disposizione per contribuire alle necessità più urgenti del territorio locale e nazionale. Ciò è accaduto, come si è detto, in primo luogo tramite un intervento immediato di donazione di beni di cui Fater aveva rapida disponibilità (ossia detergenti per ambienti a base di candeggina) ad enti pubblici particolarmente interessati dalla situazione emergenziale in corso in quel momento. In secondo luogo, Fater ha posto in essere una più ampia (e dispendiosa, in termini di energie investite) operazione di riconversione della propria linea produttiva, finalizzata alla fornitura – a prezzo di costo – di mascherine chirurgiche a beneficio del personale ospedaliero e della collettività. Quest’ultimo intervento di CSR, in particolare, si pone in continuità con l’investimento sociale (39 ) realizzato da Fameccanica.Data S.p.A. – Joint Venture paritetica di Fater e Procter&Gamble specializzata nello sviluppo impianti e tecnologie per l’industria dei beni di largo consumo (ivi compresi prodotti igienico sanitari monouso, prodotti per l’igiene della persona e degli ambienti) – la quale ha recentemente sottoscritto un accordo con il Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 per la fornitura di 25 linee produttive ad alta velocità per mascherine chirurgiche. Le linee produttive che saranno fornite al Commissario straordinario sono state progettate, realizzate e brevettate da Fameccanica, che ha implementato una tecnologia in grado di consentire installazione in tempi molto stretti e aumento della velocità di produzione tale da permettere il raggiungimento di volumi molto maggiori di mascherine rispetto a quelli garantiti delle macchine oggi esistenti (40 ). Procediamo, quindi, ad analizzare più nel dettaglio le attività poste in essere da Fater in risposta all’emergenza sanitaria nazionale. 3.3.- La donazione di ACE candeggina Dopo i primi giorni di lockdown in Italia dovuti all’emergenza sanitaria, Fater ha deciso di donare 300.000 litri di ACE candeggina alle seguenti regioni: Toscana, Emilia-Romagna, Abruzzo, Marche, Puglia, Calabria, Basilicata, Veneto e parte della Lombardia, in modo da permettere la sanificazione (39 ) Un “investimento sociale”, per la sua natura di investimento, costituisce a tutti gli effetti uno strumento di business connesso al core business dell’impresa che lo ha posto in essere. L’investimento sociale è dunque finalizzato al raggiungimento di risultati quantificabili (anche) in termini economici nel medio-lungo periodo, in modo da diventare economicamente autosufficiente e finanche remunerativo. (40 )https://www.angeliniholding.com/it/media/comunicati-stampa/accordo-tra-il-commissario-straordinario-e- fameccanica-gruppo-angelini/
  • 20. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 19 e igienizzazione delle superfici dei diversi ospedali ivi presenti (41 ). A questa donazione se ne sono poi aggiunte altre due: una di 5.000 litri al Trasporto Unico Abruzzese e un’altra di 1.500 litri al Comune di Verona. Sotto il profilo giuridico, come noto, la donazione è il contratto col quale, per spirito di liberalità, una parte arricchisce l’altra, disponendo a favore di questa di un suo diritto o assumendo verso la stessa un’obbligazione (42 ). Essendo un contratto personale e fondato sull’elemento soggettivo dell’animus donandi è pacifica sia in giurisprudenza, sia in dottrina la possibilità da parte di una persona fisica di realizzare una donazione; è sempre stata controversa, invece, la possibilità da parte di società di porre in essere questo tipo di contratto. La tesi negativa ha sempre sostenuto che vi fosse incompatibilità tra lo scopo di lucro di una società e lo scopo liberale di una donazione, mentre la tesi positiva si è divisa sulla qualificazione giuridica del negozio: vi è chi pende per un negozio gratuito atipico, chi per la donazione vera e propria. La stessa Corte di Cassazione nel 2015 con la sentenza n. 18449 si è esposta accogliendo quella tesi minoritaria secondo la quale una società può porre in essere sia una donazione, sia un negozio gratuito atipico, affermando che “la capacità giuridica delle società, in mancanza di specifiche limitazione stabilite dalla legge, è generale, sicché possono porre in essere qualsiasi atto o rapporto giuridico, inclusa la donazione, ancorché esuli od ecceda o, anche, tradisca lo scopo lucrativo perseguito, dovendosi ritenere che l'oggetto sociale costituisca solamente un limite al potere deliberativo e rappresentativo degli organi societari, la cui violazione non determina la nullità dell'atto, né la sua inefficacia, ma, eventualmente, la responsabilità degli amministratori che lo hanno compiuto”. Non di minor rilievo risulta essere la questione relativa alla responsabilità amministrativa degli enti derivante da reato introdotta all’interno del nostro ordinamento giuridico attraverso il D. Lgs. 231/2001 (43 ). Dal 2001 ad oggi il novero dei reati richiamati dal testo legislativo sono notevolmente aumentati, ma quelli che qui interessano sono quelli che riguardano i rapporti con la Pubblica Amministrazione agli artt. 318, 319, 319-ter, 320 e 322 c.p. riguardanti l’illecito penale della corruzione44 in diverse situazioni e dell’istigazione a compierlo. Sono lapalissiani i rischi che un’azienda corre quando pone in essere un rapporto con la Pubblica Amministrazione. Al fine di limitarli ed evitarli le società possono dotarsi del cd. “Modello di organizzazione, gestione e (41 )https://fatergroup.com/it/news/comunicati-stampa/fater-e-il-contributo-di-ace-contro-l%E2%80%99emergenza- covid19 (42 ) Cfr. sub. art. 769 c.c . (43 ) Ai sensi dell’art. 5, co. 1, del D. lgs. de quo “L'ente è responsabile per i reati commessi nel suo interesse o a suo vantaggio: a) da persone che rivestono funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione dell'ente o di una sua unità organizzativa dotata di autonomia finanziaria e funzionale nonché da persone che esercitano, anche di fatto, la gestione e il controllo dello stesso; b) da persone sottoposte alla direzione o alla vigilanza di uno dei soggetti di cui alla lettera a)”; la responsabilità dell’ente è esclusa nel momento in cui le persone di cui sopra hanno agito nell’interesse esclusivo proprio o di terzi e, seguendo l’impostazione dell’art. 6 “l'ente non risponde se prova che: a) l'organo dirigente ha adottato ed efficacemente attuato, prima della commissione del fatto, modelli di organizzazione e di gestione idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi; b) il compito di vigilare sul funzionamento e l'osservanza dei modelli di curare il loro aggiornamento è stato affidato a un organismo dell'ente dotato di autonomi poteri di iniziativa e di controllo; c) le persone hanno commesso il reato eludendo fraudolentemente i modelli di organizzazione e di gestione; d) non vi è stata omessa o insufficiente vigilanza da parte dell'organismo di cui alla lettera b).” (44 ) Il reato di corruzione è un reato c.d. proprio e si verifica nel momento in cui un soggetto agisce contro i propri doveri e i propri obblighi a fronte del conseguimento di denaro o altre utilità.
  • 21. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 20 controllo” ex D. Lgs. 231/2001 attraverso il quale le stesse predispongono un’organizzazione ad hoc volta a gestire e controllare tutte quelle attività sensibili – in base all’attività lavorativa svolta dal business – durante le quali c’è il rischio che vengano commessi i reati previsti dal decreto. Per cui si procede: - all’organizzazione dell’impresa secondo determinate norme comportamentali volte sia ad indicare il giusto comportamento affinché non venga compiuto l’illecito, sia ad escludere la responsabilità dell’impresa nel caso in cui una delle persone indicate nell’art. 5, co. 1, del D. Lgs. 231/2001 commetta uno dei reati previsti; - alla nomina di un organismo di vigilanza; - alla previsione di un sistema disciplinare. Fater è dotata di un Modello di organizzazione, gestione e controllo che viene sottoposto a modifiche annuali (45 ) nel quale i rapporti con la Pubblica Amministrazione sono considerati delle attività sensibili e, per questo, vincolate da determinate norme comportamentali. Nel caso qui analizzato, ossia la donazione del prodotto ACE candeggina per permettere agli ospedali delle regioni che hanno aderito di sanificare i propri spazi e far fronte all’emergenza sanitaria e la donazione di mascherine alla Protezione civile nazionale, Fater individua al Cap. 3.2, ult. parte, lett. d) le attività di “Spese di trasferta e di rappresentanza, omaggi, regalie, pubblicità e sponsorizzazioni” come attività “strumentali” a quelle considerate “primarie” perché caratterizzate da un contatto diretto con la P.A. Nello specifico, sempre al Cap. 3.4, si legge: “Più in particolare, è fatto divieto di: a) effettuare elargizioni in denaro a funzionari pubblici italiani o stranieri; b) distribuire omaggi e regali al di fuori di quanto previsto dal Codice Etico (46 ) e nelle procedure attuative. In particolare, è vietata qualsiasi forma di regalo a funzionari pubblici italiani ed esteri (anche in quei Paesi in cui l’elargizione di doni rappresenta una prassi diffusa), o a loro familiari, che possa influenzare l’indipendenza di giudizio o indurre ad assicurare un qualsiasi vantaggio a Fater S.p.A. Gli omaggi, i contributi e le sponsorizzazioni consentiti si devono caratterizzare sempre per l'esiguità del loro valore o perché volti a promuovere iniziative di carattere benefico o culturale. I regali offerti, salvo quelli di modico valore, devono essere documentati in modo adeguato per consentire opportune verifiche da parte dell’Organismo di Vigilanza (le liberalità di carattere benefico o culturale saranno disposte sulla base di specifica procedura)”. A tal proposito, il dott. Sambuco ha specificato che le richieste del prodotto ACE candeggina sono giunte dalle Regioni o dai presidi ospedalieri e la donazione è stata effettuata seguendo le procedure previste dalle diverse istituzioni interessate; è stata tenuta traccia di tutte le comunicazioni intercorse (45 ) Lo stesso modello al Capitolo 7 fa riferimento ai piani di controllo, aggiornamento e adeguamento. Nello specifico il Cap. 7.2 Verifiche sul Modello afferma che “L’Organismo di Vigilanza deve stilare con cadenza annuale un programma di vigilanza attraverso il quale pianifica, in linea di massima, le proprie attività prevedendo: un calendario delle attività da svolgere nel corso dell’anno, la determinazione delle cadenze temporali dei controlli, l’individuazione dei criteri e delle procedure di analisi, la possibilità di effettuare verifiche e controlli non programmati. Nello svolgimento della propria attività, l’Organismo di Vigilanza può avvalersi sia del supporto di funzioni e strutture interne alla Società con specifiche competenze nei settori aziendali di volta in volta sottoposti a controllo sia, con riferimento all’esecuzione delle operazioni tecniche necessarie per lo svolgimento della funzione di controllo, di consulenti esterni. In tal caso, i consulenti dovranno sempre riferire i risultati del loro operato all’Organismo di Vigilanza. All’Organismo di Vigilanza sono riconosciuti, nel corso delle verifiche ed ispezioni, i più ampi poteri al fine di svolgere efficacemente i compiti affidatigli”. Il Cap. 7.3 Aggiornamento ed adeguamento del quale si consiglia la lettura fa, invece, riferimento al processo di delibera in merito all’aggiornamento del Modello e/o del suo adeguamento da parte del CdA in situazioni determinate. (46 ) Cfr. Codice Etico - Fater S.p.A., approvato dal Consiglio di Amministrazione il 27 novembre 2015, sub. n. 12: “Rapporti con le Istituzioni”.
  • 22. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 21 e delle procedure seguite, in totale compliance con le norme disposte dalla stessa azienda a presidio di trasparenza, fiducia e anticorruzione. 3.4.- La riconversione della linea di produzione Attraverso la riconversione della linea di produzione di assorbenti igienici femminili prodotti presso lo stabilimento di Pescara, a partire da aprile 2020 Fater ha donato 250.000 mascherine alla Protezione Civile Nazionale. In questo caso, la CSR – alla luce dell’epidemia – ha avuto un impatto significativo sulla strategia aziendale di Fater andando a modificare una parte di uno dei processi “core” dell’azienda seguendo un’iniziativa completamente diversa sia nel processo di realizzazione, sia nello scopo. Nel periodo di maggiore difficoltà per il reperimento di mascherine, Fater ha modificato una sua linea produttiva, presso lo stabilimento di Pescara, e realizzato un modello di mascherina chirurgica di tipo II, validata secondo gli standard presso laboratori accreditati e dall’Istituto Superiore di Sanità, sottoponendo alla Protezione Civile Nazionale il modello sviluppato per verificarne l'interesse. Analizzando la situazione nel dettaglio, anche in base a profili strettamente giuridici, il dott. Sambuco ha chiarito i diversi passaggi burocratici svolti da Fater per poter produrre e commercializzare mascherine chirurgiche certificate. In conformità con quanto previsto dal D.L. “Cura Italia”, infatti, in data 26 marzo 2020 Fater ha presentato all’Istituto Superiore di Sanità una domanda di valutazione in deroga delle maschere facciali di uso medico, unitamente a un’autocertificazione per la rispondenza delle mascherine agli standard ISO 14683:2019 e ISO 10993-1:2010 – avendo l’azienda implementato presso lo stabilimento produttivo di Pescara un sistema di gestione della qualità dei dispositivi di protezione individuale – e, infine, le risultanze positive dei test effettuati presso i due laboratori accreditati indicati dallo stesso Istituto. In data 4 aprile 2020 Fater ha ricevuto il parere favorevole dell’Istituto Superiore di Sanità alla produzione e commercializzazione delle mascherine (47 ). Ruolo chiave in quest’operazione è stato giocato – come già anticipato – dal Gruppo Fameccanica. In risposta all’emergenza sanitaria, Fameccanica ha dato vita a una call for ideas interna per raccogliere progetti finalizzati alla gestione della crisi in corso. Molte sono state le proposte raccolte e da una di queste è nata Fameccanica Protective Mask machine (FPM), una macchina che produce mascherine chirurgiche, anticipando l’enorme esigenza di questi presidi igienico-sanitari che accomuna tutti i paesi del mondo (48 ). La partecipazione di Fameccanica all’operazione è stata fondamentale: sia la progettazione, sia lo sviluppo ingegneristico delle nuove linee produttive si sono svolti in video conferenza, a distanza, senza la possibilità di fare sopralluoghi sulle macchine presenti nei plant. In questo modo, anche Fameccanica ha dato una concreta attuazione ai valori di responsabilità e sostenibilità che la fondano, permettendo a sua volta a Fater – attraverso un team interno di esperti di prodotto e di tecnologia – di riadattare macchinari già esistenti per la produzione di mascherine chirurgiche monouso. (47 ) Il dott. Sambuco ha, inoltre, specificato che i test tecnici condotti hanno attestato la rispondenza delle mascherine ai requisiti richiesti. Sono stati condotti 4 tipi di test standard necessari per l'autorizzazione (efficacia filtrante, pressione differenziale, bioburden microbiologico, rischio biologico, skin irritation e allergia). La capacità di filtraggio è pari al 99,6%, le mascherine utilizzano materiali specifici appositamente scelti per assicurare respirabilità e adeguato filtraggio. (48 ) https://realtime.spsitalia.it/528/fameccanica-al-fianco-della-fater-nella-lotta-contro-il-covid-19
  • 23. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 22 4.- Conclusioni L’emergenza sanitaria causata dalla rapida diffusione della pandemia di Covid-19 ha messo a dura prova il tessuto economico e sociale del nostro Paese. Dinanzi a una situazione così spiazzante, che ha visto concretizzarsi nel giro di poche settimane una paralisi senza precedenti dell’intero sistema- Italia, le aziende che nel corso degli ultimi anni avevano acquisito una maggiore esperienza e sensibilità in tema di CSR hanno saputo reagire con reattività e proattività agli eventi. In questo senso, come si è avuto modo di osservare, nel mezzo della crisi Fater ha operato con continuità e coerenza rispetto ai propri prinicipi di sostenibilità, dando prova di spirito di iniziativa e attenzione alle necessità del territorio. Nelle settimane più concitate dell’emergenza nazionale, l’azienda ha reagito compatta, dal management ai dipendenti, dimostrando consapevolezza e volontà di ricoprire un ruolo di responsabilità all’interno della comunità. Le donazioni di prodotti chiave, gli sforzi di riconversione produttiva, e più in generale il tempo e le energie investite dalla società per contribuire alla mitigazione degli effetti della pandemia sono espressione concreta di un sistema valoriale di CSR pienamente integrato all’interno della realtà aziendale. Dopo aver affrontato il primo, drammatico impatto con la pandemia, il nostro Paese si trova ora a ridosso di un periodo inevitabilmente complesso e difficoltoso, che imporrà al sistema produttivo italiano un notevole sforzo per reagire allo shock subìto. Negli anni di crisi che seguiranno, la cittadinanza si rivolgerà alle realtà imprenditoriali chiedendo loro di ricoprire un ruolo attivo e proattivo all’interno del Paese (49 ). Le imprese saranno infatti chiamate non solo a guidare la ripresa economica italiana, ma anche (e soprattutto) a rispondere a crescenti richieste di natura sociale (50 ): la tutela del lavoro e dell’occupazione, il diritto a una retribuzione equa e dignitosa, la lotta contro le discriminazioni di genere e contro le diseguaglianze, la difesa dell’ambiente e la tutela del territorio. In un simile panorama, alle aziende sarà dunque richiesto di non indietraggiare rispetto ai risultati già raggiunti in tema di sostenibilità, e anzi di investire con rinnovato slancio le proprie risorse allo scopo di proseguire nel percorso fin qui intrapreso. La strada dello sviluppo sostenibile, dunque, deve essere vista come un cammino a senso unico e irreversibile (51 ): citando le parole del dott. Sambuco, “non esiste alternativa alla sostenibilità”. (49) “Le imprese Global Compact Onu: più giustizia sociale e ambiente per ripartire”, Il Sole 24 Ore, 15 giugno 2020: “l’Edelman Trust Barometer del gennaio scorso ha evidenziato che per metà della popolazione globale ‘il capitalismo attuale non funziona e che la pandemia (che ha fatto più vittime fra le minoranze discriminate e nei quartieri più popolari delle città, ndr) ha esacerbato il sentimento di ingiustizia sociale; addirittura due terzi del campione ritiene che avrà meno risorse dopo la pandemia e che soffrirà di più, ingiustamente e sproporzionatamente’. Ecco perché gli imprenditori e i manager devono diventare attivisti sociali: non solo per il bene della società, ma anche per dare un futuro al loro business”. Articolo consultabile al sito https://www.ilsole24ore.com/art/le-imprese-global-compact-onu-piu-giustizia- sociale-e-ambiente-ripartire-ADepLuX (50) “Covid e crisi, sarà la green economy a fare da traino alla ripresa”, Il Sole 24 Ore, 7 luglio 2020: “Oltre il 90% delle persone appartenenti ai diversi Paesi e alle diverse culture ritiene che la ripresa debba tenere conto delle questioni ambientali e sociali, oltre che economiche. Le persone sono allineate sui principi fondamentali per la ripresa e il futuro: la tecnologia può trasformare il nostro modo di lavorare e di vivere, maggiore priorità per l’ambiente, un ruolo più importante per il governo nei mezzi di sussistenza e nell’assistenza sanitaria, una società più collettiva e comunitaria. Articolo consultabile al sito https://www.ilsole24ore.com/art/covid-e-crisi-sara-green-economy-fare-traino-ripresa- ADJRQxc (51) “Descalzi: sostenibilità garantisce successo al business, cammino irreversibile”, Il Sole 24 Ore, 9 luglio 2020, consultabile al sito https://www.ilsole24ore.com/art/descalzi-sostenibilita-garantisce-successo-business-cammino- irreversibile-ADLPL7c
  • 24. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 23 SITOGRAFIA - Rapporto Brundtland, Commissione mondiale sull’ambiente e lo sviluppo, 1987, https://www.are.admin.ch/are/it/home/sviluppo-sostenibile/cooperazione- internazionale/agenda2030/onu-_-le-pietre-miliari-dello-sviluppo-sostenibile/1987--rapporto- brundtland.html#:~:text=Nel%201987%2C%20Gro%20Harlem%20Brundtland,sviluppo%20soste nibile%20ancora%20oggi%20valida - “Libro Verde – Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese”, Bruxelles, 2001, https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX%3A52001DC0366 - Fater S.p.A., https://www.fatergroup.com/it/noi#chisiamo; https://www.fatergroup.com/it/noi#storia; https://www.fatergroup.com/it/brand; https://fatergroup.com/it/noi#vision; https://www.fatergroup.com/it/valore; https://fatergroup.com/it/sostenibilita/produzione-e-trasporti - Codice Etico - Fater S.p.A., approvato dal Consiglio di Amministrazione il 27 novembre 2015, https://www.fater.it/sites/fater_files/filePDF/codice-etico-fater-spa.pdf - Report CSR Fater S.p.A. 2020: https://fatergroup.com/sites/filePDF/report-CSR-fater-2020.pdf - FaterSMART, https://www.fatersmart.com/uploads/pdf/cs-decreto-eow-maggio-2019- 38968247.pdf - Fater S.p.A., Certificazioni e Riconoscimenti, https://fatergroup.com/it/certificazioni-e- riconoscimenti; https://fatergroup.com/it/news/comunicati-stampa/rewords-2013-fater-azienda- piu-sostenibile; https://fatergroup.com/it/fater-life/fater-bruxelles-tra-i-campioni- dell%E2%80%99economia-circolare - “Analisi dell’impatto: come sta reagendo l’industria dei beni di consumo al coronavirus?”, Reply, https://www.reply.com/it/covid-19-fmcg-industry-impact-analysis - Comunicato stampa “Conti Economici trimestrali”, Archivio Istat, 11 giugno 2020, https://www.istat.it/it/archivio/243606 - Comunicato stampa “Accordo tra il Commissario straordinario e Fameccanica (gruppo Angelini)”, 2 maggio 2020, https://www.angeliniholding.com/it/media/comunicati- stampa/accordo-tra-il-commissario-straordinario-e-fameccanica-gruppo-angelini/ - Comunicato stampa “FATER e il contributo di ACE contro l’emergenza Covid19”, 18 marzo 2020, https://fatergroup.com/it/news/comunicati-stampa/fater-e-il-contributo-di-ace-contro- l%E2%80%99emergenza-covid19 - “Fameccanica al fianco della Fater nella lotta contro il Covid-19”, SPS Real time – digital magazine, 7 aprile 2020, https://realtime.spsitalia.it/528/fameccanica-al-fianco-della-fater-nella- lotta-contro-il-covid-19 - “Fater, dove la sostenibilità ha vinto la sfida”, La Repubblica, 25 ottobre 2010, https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/10/25/fater-dove-la-sostenibilita- ha-vinto-la.html
  • 25. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 24 - N. COTTONE, “Pannolini, via al decreto ‘end of waste’: ora si possono riciclare”, Il Sole 24 Ore, 21 maggio 2019, https://www.ilsole24ore.com/art/pannolini-via-decreto-end-of-waste-ora-si- possono-riciclare-e-riusare-ACECBCG - G. DI DONFRANCESCO, “Fmi: recessione globale nel 2020 (-3%) e per l’Italia Pil in calo del 9%”, Il Sole 24 Ore, 14 aprile 2020, https://www.ilsole24ore.com/art/fmi-recessione-globale-2020- 3percento-e-l-italia-pil-calo-9percento-ADWExyJ - V. FAZIO, “La Corporate (Social) Responsibility: dalla teoria alla prassi”, in Divus Thomas, Vol. 119, No. 2 (2016-maggio/agosto), pp. 267-299, Edizioni Studio Domenicano, https://www.jstor.org/stable/48503835?read-now=1&seq=23#metadata_info_tab_contents - E. MOSCARITOLO, “Fater Spa: a Pescara la prima azienda che ricicla pannolini”, Il Sole 24 Ore, 11 ottobre 2019, https://www.ilsole24ore.com/art/fater-spa-pescara-prima-azienda-che-ricicla- pannolini-AClrKpm - L. LA POSTA, “Le imprese Global Compact Onu: più giustizia sociale e ambiente per ripartire”, Il Sole 24 Ore, 15 giugno 2020, https://www.ilsole24ore.com/art/le-imprese-global-compact-onu- piu-giustizia-sociale-e-ambiente-ripartire-ADepLuX - LUCA P., “Composizione del PIL per settore economico in Italia (1960-2019)”, Altervista, 22 marzo 2020, https://grafici.altervista.org/composizione-del-pil-per-settore-economico/ - D. RUSSO, “Covid e crisi, sarà la green economy a fare da traino alla ripresa”, Il Sole 24 Ore, 7 luglio 2020, https://www.ilsole24ore.com/art/covid-e-crisi-sara-green-economy-fare-traino- ripresa-ADJRQxc - A. Capozzi, “Descalzi: sostenibilità garantisce successo al business, cammino irreversibile”, Il Sole 24 Ore, 9 luglio 2020, consultabile al sito https://www.ilsole24ore.com/art/descalzi- sostenibilita-garantisce-successo-business-cammino-irreversibile-ADLPL7c - A. VILLAFRANCA, “Economia UE sempre più in giù”, ISPI online, 10 luglio 2020, https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/economia-ue-sempre-piu-giu-26901 BIBLIOGRAFIA - H.R. BOWEN., “Social Responsibilities of the Businessman”, Harper, New York, 1953; - A.B. CARROLL, “A three dimensional model of corporate social performance”, Academy of Management Review, vol. 4, 1979, pp.497-505; - E. R. FREEMAN, “Strategic management. A stakeholder approach”, Pitman, Boston, 1984; - A.B. CARROLL, “The pyramid of corporate social responsibility”, Business Horizons, n. 34, giugno- agosto 1991; - M. E. PORTER, M. R. KRAMER, “Strategy and society. The link between competitive advantage and corporate social responsibility”, Harvard Business Review, Dicembre 2006 - C. MOTTA, M. SUMAN, “La formalizzazione della CSR: obiettivi e strumenti”, 2010; - M. ROVATI, “La responsabilità sociale d’impresa: problematiche ed opportunità”, 2010;
  • 26. CSR E SOSTENIBILITÀ AL TEMPO DEL COVID-19 – L’ESEMPIO DI FATER S.P.A. Master GIURISTI IN AZIENDA 2020-2021 25 - G. PASTORI, “Il codice etico come strumento di Corporate Social Responsibility: il caso Permasteelisa Group”, 2012; - E. ZANNIN, “Responsabilità Sociale d'Impresa: performance e costo del debito”, 2013; - F. FABRIZIO, “Corporate Social Responsibility: aspetti e impatti organizzativi”, 2015; - L. MIAN, “Responsabilità sociale d’impresa e misurazione della performance”, 2015; - S. RIZZO, “Corporate Social Responsibility - La gestione del rischio reputazionale e la violazione dei diritti civili”, 2016.