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Terme
Piccole e grandi città erano dotate di bagni pubblici o thermae, dotate di acqua corrente, che in
epoca repubblicana erano costituite da una serie di spogliatoi e di locali (frigidaria, tepidaria e
calidaria) e da una palaestra.
Nel periodo imperiale le terme divennero sempre più grandi e lussuose: quelle di Caracalla (215
ca. d.C.) a Roma comprendevano biblioteche e grandi spazi pubblici coperti, riccamente decorati
da statue, mosaici, affreschi e rilievi in stucco.
Ne sufruivano poveri e ricchi. Di varia grandezza c'erano ovunque, nelle case e quelle pubbliche in
ogni città. Erano di mattoni o di pietra, rivestite o meno di pietra pregiata o marmi. Contrariamente
a ciò che si crede in genere avevano i vetri sulle grandi finestre. A seconda dei tempi furono
suddivise o no in femminili e maschli, cosa inconcepibile per oggi che i Romani si bagnassero
insieme uomini e donne, visto che il bagnarsi si faceva in bikini o nudi. Le terme erano pure dotate
di una piscina scoperta (natatio) e un vasto ambiente adibito a spogliatoio e sala per detergersi
(destrictarium), e pure di una palestra. In genere nella stessa città esistevano terme separate o
congiunte per uomini e donne, secondo i gusti, come ad esempio a Pompei.

Dall’ingresso si accedeva alla palestra, per poi passare allo spogliatoio (apodyterium) con la
piscina per il bagno freddo, poi al tepidario (tepidarium) ed infine al caldario (calidarium). Per chi
voleva c'era anche la sauna, molto calda e asciutta (laconicum).

I primi bagni pubblici (balnea) vennero costruiti tardi, nel II secolo a.c. In epoca imperiale il numero
dei bagni si moltiplicò rapidamente. Marziale ne cita alcuni, frequentati da un'ambigua clientela di
persone parassite e viziose: i Bagni di Fortunato, quelli di Grillo, quelli Lupo.
I bagni furono luoghi frequentatissimi e di grande rumore, come appare nel resoconto di Seneca in
una lettera inviata a Lucilio: "Ed eccomi nel bel mezzo del più orrendo casino. Sono sistemato
proprio al di sopra di uno stabilimento balneare e lascio alla tua immaginazione figurarsi ciò che
l'umanità riesce a fare, in quanto ad esasperanti rumori….".

Per quanto lussuosi e frequentati fossero questi bagni vennero presto soppiantati nel favore
pubblico da stabilimenti concepiti in modo più grandioso e con una struttura più complessa,
destinate a divenire la passeggiata favorita e il luogo di svago per eccellenza del popolo romano.
Tanto successo si spiega con molte ragioni: la grandiosità, l'ammirevole funzionalità dei locali, la
fastosità delle decorazioni, ed il numero eccezionale di divertimenti che potevano offrire.

Le dimensioni sempre crescenti permettevano di accogliere un numero sempre maggiore di clienti:
in seicento potevano contemporaneamente bagnarsi nelle Terme di Caracalla, in tremila in quelle di
Diocleziano. Tra le strutture presenti all'interno un piccolo stadio, una palestra, biblioteche, sale di
conversazione, auditori letterari o musicali, un teatro. Vi si tenevano esposizioni diverse, vi si
trovavano negozi di vario tipo e ristoranti.

Come i portici le terme furono i grandi musei di Roma durante il periodo dell'Impero. Dalle Terme di
Traiano ci giungono il Lacoonte di Agessandro, Atenodoro e Polidoro di Rodi, la Venere Callipigia,
e il Plutone con Cerbero del Museo Capitolino. L'entrata alle terme era a pagamento, al contrario
che per i portici. La tariffa comunque era molto bassa, un quarto di asse per gli uomini, un po' più
alta per le donne, mentre i ragazzi entravano gratuitamente. Diversi imperatori però le resero
gratuite. Le terme furono il centro di passeggio di tutta la popolazione romana fino alla caduta
dell'Impero.
Le prime terme nacquero in luoghi dove era possibile sfruttare le
sorgenti naturali di acque calde o dotate di particolari doti
curative. Col tempo, soprattutto in età imperiale, si diffusero
anche dentro le città, grazie allo sviluppo di tecniche di
riscaldamento delle acque sempre più evolute. Al riscaldamento
dell' acqua provvedevano i focolari che diffondevano aria calda
dagli ipocausti, gli spazi sottostanti alle pavimentazioni sospese
(suspensùra) dei vani da riscaldare

Veri e propri monumenti o addirittura piccole città all'interno della
città stessa, esistevano due classi di terme, una più povera
destinata alla plebe, e una più fastosa destinata ai patrizi.
Lo sviluppo interno tipico era quello di una successione di stanze,
con all'interno una vasca di acqua fredda,la sala del frigidario,
solitamente circolare e con copertura a cupola e acqua a
temperatura bassa, seguita all'esterno dal calidario, generalmente
rivolto a mezzogiorno, con bacini di acqua calda. Tra il frigidario e
il calidario vi era probabilmente una stanza mantenuta a
temperatura moderata, il tepidario. Stanza adiacente al calidaro in
cui veniva creato un raffreddamento artificiale. Assieme al
calidario veniva usata per quella che ai nostri giorni viene
chiamata la sauna finlandese, ovvero il passaggio repentino dal
caldo al freddo e viceversa.
Attorno a questi spazi principali, si sviluppavano gli spazi
accessori: l'apodyterium (uno spazio non riscaldato adibito a
spogliatoio), la sauna, la sala di pulizia, la palestra. All'interno
delle terme più sontuose (come le Terme di Caracalla)si poteva
trovare spazio anche per piccoli teatri, biblioteche, sale di studio e
addirittura negozi.
Praefurnium: l'ambiente di servizio delle terme in cui avveniva la
combustione e dove si trovava il forno di riscaldamento; esso era
costituito di un arco nella parete sottostante agli ambienti da
riscaldare, in cui si poteva regolare l'accensione e la vivacità della
fiamma, e poteva essere chiuso da un portello di metallo. Inoltre,
nel praefurnium entro caldaie metalliche, avveniva il
riscaldamento dell'acqua che, a temperatura diversificata, era poi
distribuita ai rispettivi vani, tramite tubature.
Il pavimento sopraelevato




Questo sistema, poi perfezionato e divenuto raffinatissimo, fu
largamente impiegato negli edifici termali di Roma e di tutto
l'impero.

La tecnica antica, il vespaio (hipocasteum: scaldato da sotto),
era ottenuto disponendo su file parallele di pilastrini in mattoni di
cm. 20 di lato (bessales), alti tra i 70 e i 90 cm e formanti una
scacchiera (suspensurae), grandi mattoni di cm. 60 di lato
(bipedales, di due piedi).

Sul piano formato dai "bipedales" si stendeva uno strato di malta
cementizia idraulica (cocciopesto) e quindi il pavimento vero e
proprio, fatto di lastre o di mattonelle di marmo (spesso preferito
per la buona conducibilità del calore).
Il riscaldamento degli ambienti termali, del calidarium e del
tepidarium , era ottenuto convogliando sotto i pavimenti rialzati da
pilastrini (le suspensurae ) e nelle concamerazioni delle pareti,
realizzate con tubuli di terracotta a sezione quadrangolare, il
calore prodotto dalla combustione di legna nei praefurnia .
Il sistema era così efficiente che negli ambienti più caldi
(calidarium ) la temperatura poteva arrivare anche a 50/60 gradi,
tanto che per camminare in tali ambienti era necessario indossare
degli zoccoli di legno.
Il sistema di riscaldamento delle grandi terme dimostra uno stato tecnologico particolarmente
elevato. Le sale con i bagni caldi erano riscaldate da un sistema detto ad hypocaustum o
hypokausis. Il nome greco del sistema, che troviamo a partire dal I secolo a.C. in tutto il mondo
ellenistico, significa “riscaldamento da sotto”. Con questo sistema si riscaldavano il pavimento, le
pareti e, naturalmente, l’acqua.
La combustione di legna e di carbone avveniva nel praefurnium, una camera di combustione
accessibile dall'esterno dell'edificio. I fumi e l’aria calda passavano sotto il pavimento rialzato,
asportati da canne fumarie (tuboli) inserite nella muratura delle pareti, e uscivano poi sopra il tetto.
I “tubuli” potevano essere disposti anche in serie in modo da formare un sistema di riscaldamento a
parete.
Il funzionamento del sistema, che richiede un tiraggio lento e continuo, dipende dalla formazione e
dal dimensionamento delle singole parti, dalla qualità del materiale combustibile e dalla quantità
d'aria con la quale viene alimentato il fuoco. Il fattore più importante è che i canali nei quali
passano i fumi abbiano una leggera inclinazione verso la camera di combustione. La regolazione
del sistema di riscaldamento e di ventilazione avveniva non solo dal praefurnium, ma in massima
parte dal tetto.
La costruzione dell’ipocausto si svolgeva nel seguente modo: dapprima si costruiva un pavimento
in lastre di terracotta leggermente inclinato verso in praefurnium; su di esso venivano eretti dei
pilastrini in mattoni (suspensurae) sui quali venivano posate delle lastre in laterizio. Sul tutto si
stendeva poi un massetto di cemento e su questo il pavimento. La muratura si eseguiva con una
malta d'argilla mischiata con peli per garantire l'elasticità della costruzione che doveva subire
grandi differenze di temperatura.
Vicino al praefurnium, si trovava la grande caldaia di bronzo o di rame chiamata testudo (forse in
riferimento alla sua forma, molto simile ad una testuggine) in cui veniva prodotta l'acqua calda.
Vitruvio8 descrive un sistema costituito da tre recipienti, uno per l'acqua calda, uno per l'acqua
tiepida e uno per quella fredda. I tre elementi erano collegati in serie affinché la quantità d’acqua
calda uscita fosse sostituita con acqua tiepida e quella tiepida con acqua fredda.
Questo sistema di riscaldamento aveva un rendimento straordinario, spesso superiore al 90 per
cento, cioè maggiore di quello di molti impianti dei nostri giorni- Tramite esperimenti fatti con
impianti ricostruiti si è potuto dimostrare che, nel caso di temperature al praefurnium di 400-600°C,
la temperatura dei fumi al fumaiolo era scesa a soli 40°C9. Per meglio sfruttare il calore prodotto
nell’impianto di riscaldamento, i bagni caldi per le donne e quelli per gli uomini furono concentrati
nella medesima zona e allineati in modo tale che l’aria calda passasse dritta sotto il pavimento di
ambedue le strutture. Da Vitruvio leggiamo al riguardo10:
“E inoltre si deve fare attenzione che i calidari per le donne e per gli uomini siano attigui e collocati
nelle medesime zone. Poiché in tal modo si otterrà che nelle caldaie anche il calorifero sotterraneo
sia comune all’uno e all’altro degli ambienti”.
L'invenzione di questo sistema di riscaldamento è generalmente attribuita a Caio Sergio Orata
(circa 80 a.C.), un commerciante della Campania che costruiva bagni ad ipocausto nelle grandi
ville e impiegava le balneae pensilis nei suoi allevamenti di pesci e di ostriche. Gli studi
archeologici più recenti hanno però potuto dimostrare che il sistema di riscaldamento a pavimento
era conosciuto già da prima (Olympia11, Gortys12, Megara Hyblea13).
Nell'Antica Roma una
suspensura era un piccolo
pilastro a base quadrata
utilizzato come sostegno del
pavimento rialzato di ville o di
edifici pubblici. Storia Le
suspensure erano formate da
mattoni quadrati sovrapposti in
modo da costituire delle pilae
alte di solito circa 50 cm. Vitruvio
(I secolo a.C.) le descrisse
associate agli ipocausti dei
calidari termali ("suspensura
caldariorum") la cui invenzione
veniva attribuita a Sergio Orata
(fine del II-inizi del I secolo a.C.).
Il fuoco, che veniva alimentato introducendo dal praefurnium, dal focolare legna da
ardere, riscaldava il pavimento, hypocaustum, dell’ambiente sovrastante dove
venivano a sedersi le persone che usufruivano delle terme. I fumi venivano drenati
all’esterno tramite una serie di tubuli disposti lungo le pareti della stanza riscaldata
contribuendo ad aumentare e a mantenere il calore di tutto l’ambiente. Il pavimento
sospeso dell’ambiente riscaldato, era sorretto da pilastrini formati da mattoni quadrati
o rotondi come nel caso di Domo.
1. Tipi di suspensuræ (A, in pietra; B, in laterizio)

2. Particolari costruttivi degli ipocausti (A,pianta; B,sezione a-b;
   C, sezione c-d)
L'ipocausto era alimentato da un grande forno, il praefurnium,
inizialmente posto nell'adiacente cucina, che produceva aria
calda ad altissima temperatura. Questa veniva fatta defluire in
uno spazio vuoto predisposto sotto la pavimentazione interna, la
quale poggiava su pilae di mattoni dette "suspensure" e,
soprattutto nelle terme, anche all'interno delle pareti, per quasi
tutta la loro estensione, entro tubi in laterizio (tubuli). In generale
l'altezza dello spazio vuoto sotto il pavimento era circa 50-60
cm[1]. Si ritiene che la temperatura ottenuta nelle stanze riscaldate
dall'ipocausto non dovesse superare i 30 °C.
Storia [modifica]
Questo tipo di riscaldamento era già conosciuto nell'antica
Grecia: il termine latino hypocaustum d'altronde è un calco dal
greco ὑπόκαυστον (da ὑπό = "sotto" e καίω = "brucio"), e
l'esempio più antico di ipocausto è dato dalle suspensure trovate
nei resti delle terme di Cladeo a Olimpia, datate attorno al 100
a.C.[2]. Furono però i Romani che lo perfezionarono e lo
utilizzarono estesamente per riscaldare i calidari delle terme
romane e il riscaldamento delle ville più lussuose. L'invenzione
del riscaldamento ad aria calda veniva attribuitao dagli storici
romani a Sergio Orata, un cittadino romano di Lucrino vissuto ai
tempi di Cicerone[3][4], il quale si era forse ispirato al sistema di
riscaldamento naturale della zona dei Campi Flegrei[5]. Gli
ipocausti sono rimasti in uso nell'area mediterranea ancora nel
medio evo, attorno al XII secolo[6].
Villa romana a Saldaña, visibili le basi delle suspensure nello spazio vuoto
sottostante il pavimento (ancora intatto nell'esedra)




Terme di Ostia antica, tubuli nelle pareti del calidario
Ricostruzione di un calidarium (bagno caldo) con suspensurae e
tubuli per il riscaldamento
Calidario nella villa di Poppea ad Oplontis
Bath, suspensure al di sotto del pavimento del calidario
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  • 1.
  • 2. Terme Piccole e grandi città erano dotate di bagni pubblici o thermae, dotate di acqua corrente, che in epoca repubblicana erano costituite da una serie di spogliatoi e di locali (frigidaria, tepidaria e calidaria) e da una palaestra. Nel periodo imperiale le terme divennero sempre più grandi e lussuose: quelle di Caracalla (215 ca. d.C.) a Roma comprendevano biblioteche e grandi spazi pubblici coperti, riccamente decorati da statue, mosaici, affreschi e rilievi in stucco. Ne sufruivano poveri e ricchi. Di varia grandezza c'erano ovunque, nelle case e quelle pubbliche in ogni città. Erano di mattoni o di pietra, rivestite o meno di pietra pregiata o marmi. Contrariamente a ciò che si crede in genere avevano i vetri sulle grandi finestre. A seconda dei tempi furono suddivise o no in femminili e maschli, cosa inconcepibile per oggi che i Romani si bagnassero insieme uomini e donne, visto che il bagnarsi si faceva in bikini o nudi. Le terme erano pure dotate di una piscina scoperta (natatio) e un vasto ambiente adibito a spogliatoio e sala per detergersi (destrictarium), e pure di una palestra. In genere nella stessa città esistevano terme separate o congiunte per uomini e donne, secondo i gusti, come ad esempio a Pompei. Dall’ingresso si accedeva alla palestra, per poi passare allo spogliatoio (apodyterium) con la piscina per il bagno freddo, poi al tepidario (tepidarium) ed infine al caldario (calidarium). Per chi voleva c'era anche la sauna, molto calda e asciutta (laconicum). I primi bagni pubblici (balnea) vennero costruiti tardi, nel II secolo a.c. In epoca imperiale il numero dei bagni si moltiplicò rapidamente. Marziale ne cita alcuni, frequentati da un'ambigua clientela di persone parassite e viziose: i Bagni di Fortunato, quelli di Grillo, quelli Lupo. I bagni furono luoghi frequentatissimi e di grande rumore, come appare nel resoconto di Seneca in una lettera inviata a Lucilio: "Ed eccomi nel bel mezzo del più orrendo casino. Sono sistemato proprio al di sopra di uno stabilimento balneare e lascio alla tua immaginazione figurarsi ciò che l'umanità riesce a fare, in quanto ad esasperanti rumori….". Per quanto lussuosi e frequentati fossero questi bagni vennero presto soppiantati nel favore pubblico da stabilimenti concepiti in modo più grandioso e con una struttura più complessa, destinate a divenire la passeggiata favorita e il luogo di svago per eccellenza del popolo romano. Tanto successo si spiega con molte ragioni: la grandiosità, l'ammirevole funzionalità dei locali, la fastosità delle decorazioni, ed il numero eccezionale di divertimenti che potevano offrire. Le dimensioni sempre crescenti permettevano di accogliere un numero sempre maggiore di clienti: in seicento potevano contemporaneamente bagnarsi nelle Terme di Caracalla, in tremila in quelle di Diocleziano. Tra le strutture presenti all'interno un piccolo stadio, una palestra, biblioteche, sale di conversazione, auditori letterari o musicali, un teatro. Vi si tenevano esposizioni diverse, vi si trovavano negozi di vario tipo e ristoranti. Come i portici le terme furono i grandi musei di Roma durante il periodo dell'Impero. Dalle Terme di Traiano ci giungono il Lacoonte di Agessandro, Atenodoro e Polidoro di Rodi, la Venere Callipigia, e il Plutone con Cerbero del Museo Capitolino. L'entrata alle terme era a pagamento, al contrario che per i portici. La tariffa comunque era molto bassa, un quarto di asse per gli uomini, un po' più alta per le donne, mentre i ragazzi entravano gratuitamente. Diversi imperatori però le resero gratuite. Le terme furono il centro di passeggio di tutta la popolazione romana fino alla caduta dell'Impero.
  • 3. Le prime terme nacquero in luoghi dove era possibile sfruttare le sorgenti naturali di acque calde o dotate di particolari doti curative. Col tempo, soprattutto in età imperiale, si diffusero anche dentro le città, grazie allo sviluppo di tecniche di riscaldamento delle acque sempre più evolute. Al riscaldamento dell' acqua provvedevano i focolari che diffondevano aria calda dagli ipocausti, gli spazi sottostanti alle pavimentazioni sospese (suspensùra) dei vani da riscaldare Veri e propri monumenti o addirittura piccole città all'interno della città stessa, esistevano due classi di terme, una più povera destinata alla plebe, e una più fastosa destinata ai patrizi. Lo sviluppo interno tipico era quello di una successione di stanze, con all'interno una vasca di acqua fredda,la sala del frigidario, solitamente circolare e con copertura a cupola e acqua a temperatura bassa, seguita all'esterno dal calidario, generalmente rivolto a mezzogiorno, con bacini di acqua calda. Tra il frigidario e il calidario vi era probabilmente una stanza mantenuta a temperatura moderata, il tepidario. Stanza adiacente al calidaro in cui veniva creato un raffreddamento artificiale. Assieme al calidario veniva usata per quella che ai nostri giorni viene chiamata la sauna finlandese, ovvero il passaggio repentino dal caldo al freddo e viceversa. Attorno a questi spazi principali, si sviluppavano gli spazi accessori: l'apodyterium (uno spazio non riscaldato adibito a spogliatoio), la sauna, la sala di pulizia, la palestra. All'interno delle terme più sontuose (come le Terme di Caracalla)si poteva trovare spazio anche per piccoli teatri, biblioteche, sale di studio e addirittura negozi.
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  • 9. Praefurnium: l'ambiente di servizio delle terme in cui avveniva la combustione e dove si trovava il forno di riscaldamento; esso era costituito di un arco nella parete sottostante agli ambienti da riscaldare, in cui si poteva regolare l'accensione e la vivacità della fiamma, e poteva essere chiuso da un portello di metallo. Inoltre, nel praefurnium entro caldaie metalliche, avveniva il riscaldamento dell'acqua che, a temperatura diversificata, era poi distribuita ai rispettivi vani, tramite tubature.
  • 10. Il pavimento sopraelevato Questo sistema, poi perfezionato e divenuto raffinatissimo, fu largamente impiegato negli edifici termali di Roma e di tutto l'impero. La tecnica antica, il vespaio (hipocasteum: scaldato da sotto), era ottenuto disponendo su file parallele di pilastrini in mattoni di cm. 20 di lato (bessales), alti tra i 70 e i 90 cm e formanti una scacchiera (suspensurae), grandi mattoni di cm. 60 di lato (bipedales, di due piedi). Sul piano formato dai "bipedales" si stendeva uno strato di malta cementizia idraulica (cocciopesto) e quindi il pavimento vero e proprio, fatto di lastre o di mattonelle di marmo (spesso preferito per la buona conducibilità del calore).
  • 11. Il riscaldamento degli ambienti termali, del calidarium e del tepidarium , era ottenuto convogliando sotto i pavimenti rialzati da pilastrini (le suspensurae ) e nelle concamerazioni delle pareti, realizzate con tubuli di terracotta a sezione quadrangolare, il calore prodotto dalla combustione di legna nei praefurnia . Il sistema era così efficiente che negli ambienti più caldi (calidarium ) la temperatura poteva arrivare anche a 50/60 gradi, tanto che per camminare in tali ambienti era necessario indossare degli zoccoli di legno.
  • 12. Il sistema di riscaldamento delle grandi terme dimostra uno stato tecnologico particolarmente elevato. Le sale con i bagni caldi erano riscaldate da un sistema detto ad hypocaustum o hypokausis. Il nome greco del sistema, che troviamo a partire dal I secolo a.C. in tutto il mondo ellenistico, significa “riscaldamento da sotto”. Con questo sistema si riscaldavano il pavimento, le pareti e, naturalmente, l’acqua. La combustione di legna e di carbone avveniva nel praefurnium, una camera di combustione accessibile dall'esterno dell'edificio. I fumi e l’aria calda passavano sotto il pavimento rialzato, asportati da canne fumarie (tuboli) inserite nella muratura delle pareti, e uscivano poi sopra il tetto. I “tubuli” potevano essere disposti anche in serie in modo da formare un sistema di riscaldamento a parete. Il funzionamento del sistema, che richiede un tiraggio lento e continuo, dipende dalla formazione e dal dimensionamento delle singole parti, dalla qualità del materiale combustibile e dalla quantità d'aria con la quale viene alimentato il fuoco. Il fattore più importante è che i canali nei quali passano i fumi abbiano una leggera inclinazione verso la camera di combustione. La regolazione del sistema di riscaldamento e di ventilazione avveniva non solo dal praefurnium, ma in massima parte dal tetto. La costruzione dell’ipocausto si svolgeva nel seguente modo: dapprima si costruiva un pavimento in lastre di terracotta leggermente inclinato verso in praefurnium; su di esso venivano eretti dei pilastrini in mattoni (suspensurae) sui quali venivano posate delle lastre in laterizio. Sul tutto si stendeva poi un massetto di cemento e su questo il pavimento. La muratura si eseguiva con una malta d'argilla mischiata con peli per garantire l'elasticità della costruzione che doveva subire grandi differenze di temperatura. Vicino al praefurnium, si trovava la grande caldaia di bronzo o di rame chiamata testudo (forse in riferimento alla sua forma, molto simile ad una testuggine) in cui veniva prodotta l'acqua calda. Vitruvio8 descrive un sistema costituito da tre recipienti, uno per l'acqua calda, uno per l'acqua tiepida e uno per quella fredda. I tre elementi erano collegati in serie affinché la quantità d’acqua calda uscita fosse sostituita con acqua tiepida e quella tiepida con acqua fredda. Questo sistema di riscaldamento aveva un rendimento straordinario, spesso superiore al 90 per cento, cioè maggiore di quello di molti impianti dei nostri giorni- Tramite esperimenti fatti con impianti ricostruiti si è potuto dimostrare che, nel caso di temperature al praefurnium di 400-600°C, la temperatura dei fumi al fumaiolo era scesa a soli 40°C9. Per meglio sfruttare il calore prodotto nell’impianto di riscaldamento, i bagni caldi per le donne e quelli per gli uomini furono concentrati nella medesima zona e allineati in modo tale che l’aria calda passasse dritta sotto il pavimento di ambedue le strutture. Da Vitruvio leggiamo al riguardo10: “E inoltre si deve fare attenzione che i calidari per le donne e per gli uomini siano attigui e collocati nelle medesime zone. Poiché in tal modo si otterrà che nelle caldaie anche il calorifero sotterraneo sia comune all’uno e all’altro degli ambienti”. L'invenzione di questo sistema di riscaldamento è generalmente attribuita a Caio Sergio Orata (circa 80 a.C.), un commerciante della Campania che costruiva bagni ad ipocausto nelle grandi ville e impiegava le balneae pensilis nei suoi allevamenti di pesci e di ostriche. Gli studi archeologici più recenti hanno però potuto dimostrare che il sistema di riscaldamento a pavimento era conosciuto già da prima (Olympia11, Gortys12, Megara Hyblea13).
  • 13. Nell'Antica Roma una suspensura era un piccolo pilastro a base quadrata utilizzato come sostegno del pavimento rialzato di ville o di edifici pubblici. Storia Le suspensure erano formate da mattoni quadrati sovrapposti in modo da costituire delle pilae alte di solito circa 50 cm. Vitruvio (I secolo a.C.) le descrisse associate agli ipocausti dei calidari termali ("suspensura caldariorum") la cui invenzione veniva attribuita a Sergio Orata (fine del II-inizi del I secolo a.C.).
  • 14. Il fuoco, che veniva alimentato introducendo dal praefurnium, dal focolare legna da ardere, riscaldava il pavimento, hypocaustum, dell’ambiente sovrastante dove venivano a sedersi le persone che usufruivano delle terme. I fumi venivano drenati all’esterno tramite una serie di tubuli disposti lungo le pareti della stanza riscaldata contribuendo ad aumentare e a mantenere il calore di tutto l’ambiente. Il pavimento sospeso dell’ambiente riscaldato, era sorretto da pilastrini formati da mattoni quadrati o rotondi come nel caso di Domo.
  • 15. 1. Tipi di suspensuræ (A, in pietra; B, in laterizio) 2. Particolari costruttivi degli ipocausti (A,pianta; B,sezione a-b; C, sezione c-d)
  • 16. L'ipocausto era alimentato da un grande forno, il praefurnium, inizialmente posto nell'adiacente cucina, che produceva aria calda ad altissima temperatura. Questa veniva fatta defluire in uno spazio vuoto predisposto sotto la pavimentazione interna, la quale poggiava su pilae di mattoni dette "suspensure" e, soprattutto nelle terme, anche all'interno delle pareti, per quasi tutta la loro estensione, entro tubi in laterizio (tubuli). In generale l'altezza dello spazio vuoto sotto il pavimento era circa 50-60 cm[1]. Si ritiene che la temperatura ottenuta nelle stanze riscaldate dall'ipocausto non dovesse superare i 30 °C. Storia [modifica] Questo tipo di riscaldamento era già conosciuto nell'antica Grecia: il termine latino hypocaustum d'altronde è un calco dal greco ὑπόκαυστον (da ὑπό = "sotto" e καίω = "brucio"), e l'esempio più antico di ipocausto è dato dalle suspensure trovate nei resti delle terme di Cladeo a Olimpia, datate attorno al 100 a.C.[2]. Furono però i Romani che lo perfezionarono e lo utilizzarono estesamente per riscaldare i calidari delle terme romane e il riscaldamento delle ville più lussuose. L'invenzione del riscaldamento ad aria calda veniva attribuitao dagli storici romani a Sergio Orata, un cittadino romano di Lucrino vissuto ai tempi di Cicerone[3][4], il quale si era forse ispirato al sistema di riscaldamento naturale della zona dei Campi Flegrei[5]. Gli ipocausti sono rimasti in uso nell'area mediterranea ancora nel medio evo, attorno al XII secolo[6].
  • 17. Villa romana a Saldaña, visibili le basi delle suspensure nello spazio vuoto sottostante il pavimento (ancora intatto nell'esedra) Terme di Ostia antica, tubuli nelle pareti del calidario
  • 18. Ricostruzione di un calidarium (bagno caldo) con suspensurae e tubuli per il riscaldamento
  • 19. Calidario nella villa di Poppea ad Oplontis
  • 20. Bath, suspensure al di sotto del pavimento del calidario