La presentazione offre un'esposizione della relazione tra pensieri ed emozioni alla luce della Mindfulness. Sottolinea inoltre elementi rilevanti del protocollo clinico MBCT (Mindfulness based Cognitive Therapy)
2. MINDFULNESS
E EMOZIONI
L’APPROCCIO MINDFULNESS PUÒ
ESSERE DEFINITO IN TANTI MODI
MA PARTE DALLA CONSIDERAZIONE
CHE TUTTI NOI, PAZIENTI E
CURANTI, CI TROVIAMO SPESSO A
CONDIVIDERE LA MEDESIMA
SITUAZIONE: SIAMO INVASI DA
PENSIERI ED EMOZIONI RELATIVE
AL PASSATO E AL FUTURO,
PERDENDO LA VIVIDEZZA
DELL’ESPERIENZA PRESENTE,
VISSUTA IN PRIMA PERSONA, NEL
MOMENTO PER MOMENTO DELLA
PROPRIA VITA.
3. REGOLAZIONE DELLE EMOZIONI
• La vividezza del presente è
offuscata da flussi di emozioni e
pensieri che ci astraggono dai
processi percettivi.La mindfulness
aiuta a diventare consapevoli del
proprio panorama interiore
permettendo una migliore
regolazione delle emozioni,
restituendo chiarezza percettiva,
capacità di riconoscere gli impulsi,
capacità di accettazione, capacità di
mantenere l’attenzione, al fine di
esplorare con profondità ciò che sta
accadendo
4. EMOZIONI E ATTENZIONE
• Molto spesso la nostra
consapevolezza è ridotta da
una sorta di ottundimento
oppure, al contrario, da una
irrequietezza che rende
difficile l’esplorazione interiore
e spinge ad agire
reattivamente e
impulsivamente, prima ancora
di aver compreso cosa sta
accadendo. Non siamo più
padroni dei nostri processi
attentivi.
5. EMOZIONI E ATTENZIONE
• Riprendere la padronanza
dell’attenzione ci permette di:
• a) essere consapevoli delle
oscillazioni dell’umore:
• b) diminuire i processi
rimuginativi di pensiero;
• c) dis-identificarci dai modelli
mentali automatici di risposta
alle diverse situazioni.
6. LAVORARE
SULL’ACCETTAZIONE
• Benché il ruolo dell’attenzione
sia così dominante, la vera
unicità della Mindfulness è lo
sviluppo della capacità di
“essere con ciò che accade” ,
indipendentemente dal fatto che
sia piacevole, spiacevole o
neutro. Questo significa portare
alla consapevolezza le
esperienze del mondo interno,
senza trattarle immediatamente
come “problemi da risolvere”.
7. DECENTRARSI: INCORAGGIARE
L’APERTURA VERSO
L’ESPERIENZA
• Il termine decentrarsi acquista,
nei protocolli Mindfulness, e in
particolare nel protocollo MBCT,
un significato specifico: significa
incoraggiare un atteggiamento
di apertura, disponibilità e
dolcezza verso tutte le
esperienze. Il decentramento
implica l’accogliere e lasciar
essere e non si limita ai pensieri
ma si estende alle sensazioni
fisiche ed emotive.
8. EVITARE? NON E’ UNA BUONA
IDEA
• Tendenzialmente ci mettiamo
nella condizione di evitare
situazioni che possano
produrre sofferenza. Questa
modalità di evitamento ha una
riuscita buona sul momento ma
diventa pessima nel tempo,
perché è sempre più difficile
evitare le situazioni che
producono sofferenza e,
inoltre, questo limita l’accesso
alle risorse interne ed esterne.
9. LOTTARE CONTRO
• Lottare contro pensieri,
sentimenti e sensazioni fisiche
indesiderate può aggravare la
tensione, così come agire
impulsivamente raramente porta
a “buone azioni”. Per questo la
consapevolezza corporea ha un
ruolo centrale: permette infatti di
comprendere come pensieri e
sentimenti si esprimano nel corpo
e offre un ancoraggio quando il
mare dei pensieri o delle
emozioni è troppo tempestoso.
10. DISTINGUERE TRA EMOZIONI E
PENSIERI
• Molto spesso emozioni e
pensieri formano un tutt’uno
indistinto. Come possiamo
distinguere le nostre emozioni,
soggette alle alterne vicende
dell’umore, dai pensieri?
Come possiamo sapere se
quello che ci frulla nella testa è
espressione di un’emozione,
poco percepita ma presente, o
una buona idea?
11. LE EMOZIONI E LE IDEE
• Tutte le emozioni producono flussi
di pensieri emotivamente
condizionati. Riconoscere le
emozioni nascoste tra i pensieri
però può non essere facile perché
le percepiamo come se fossero
esclusivamente pensieri.
• Ecco perché può servire una
mappa delle tipologie di pensieri
emotivamente condizionati
12. IL RILEVATORE DI
DISCREPANZA
• La connessione tra emozioni e
pensieri, passa, con una parola,
attraverso un rilevatore di
discrepanza che ci fa entrare in
re-azione ogni volta che la realtà
non incontra le nostre
aspettative. Allora emergono
emozioni che possono anche
essere travestite da pensieri ma
sono una risposta emotiva che
spesso segue modalità abituali
e ripetitive di lettura della realtà.
13. UNA PICCOLA MAPPA PER
DISTINGUERE EMOZIONI E PENSIERI
• “O tutto o nulla”: le cose sono viste in categorie mutualmente escludentisi senza gradi
intermedi. Per esempio, una situazione o è un successo oppure è un fallimento; se una
situazione non è proprio perfetta allora è un completo fallimento;
• “Di tutta l’erba un fascio” o”globalizzazione”; uno specifico evento è visto come se
caratterizzasse la nostra vita in generale piuttosto che come essere un evento tra tanti. Ad
esempio, concludere che se qualcuno ha mostrato un atteggiamento negativo in una
occasione, lo farà sempre, non considerando le altre situazioni in cui ha avuto atteggiamenti
più opportuni;
• “Bicchiere mezzo vuoto”:Un solo aspetto di una situazione complessa è il centro
dell’attenzione mentre altri aspetti rilevanti sono ignorati. Ad esempio, focalizzare un
commento negativo in un giudizio sul proprio lavoro trascurando altri commenti positivi;
• “Di quello che faccio, niente conta veramente”: le esperienze e le situazioni positive sono
trattate come reali ma insignificanti. Ad esempio, pensare che in una cosa si è positivi ma
che essa non conta in confronto ad un’altra più importante;
14. LA MAPPA
• “Ciò non conta nulla, conta di più … “: le esperienze positive che sono in contrasto con
la visione negativa sono trascurate, sostenendo che non contano. Ad esempio, non
credere ai commenti positivi degli amici e colleghi dubitando che dicano ciò solo per
gentilezza;
• “Ti ho già capito”: sostenere che altri individui stiano formulando giudizi negativi ma
senza alcuna prova evidente. Ad esempio, affermare di sapere che l’altro ci giudica male
anche contro la rassicurazione di quest’ultimo;
• E’ destino:reagire come se le proprie aspettative negative sugli eventi futuri siano già fatti.
Ad esempio, pensare che qualcuno ci abbandonerà e agire come se ciò fosse vero. (“lo so
già”). Insieme al precedente formano il “salto alle conclusioni”, molto più pericoloso di un
trapezio senza rete;
• Se accadesse che: gli eventi negativi che possono verificarsi sono trattati come
intollerabili catastrofi piuttosto che essere visti in una prospettiva più pratica e moderata.
Ad esempio, disperarsi dopo un brutta figura come se fosse una catastrofe terribile e non
come una situazione semplicemente imbarazzante e spiacevole. (“è terribile se…);
15. ANCORA ELEMENTI DELLA
MAPPA
• “Se mi sento così allora è vero”: considerare le reazioni emotive come reazioni
attendibili alla situazione reale. Ad esempio, concludere che siccome ci si sente sfiduciati,
la situazione è senza speranza;
• “Devo …”, “si dovrebbe …”, “gli altri devono …”: l’uso di “dovrei”, “devo”, “bisogna”, si
deve”, segnala la presenza di un atteggiamento rigido e tendente alla confusione tra
“pretendere” e “desiderare”, in diretta connessione con regole personali. Ad esempio, il
pensare che un amico deve stimarci, perché bisogna stimare gli amici;
• “E’ un …..”: identificare qualcuno tramite una etichetta globale piuttosto che riferirsi a
specifici eventi o azioni. Ad esempio, pensare che si è un fallimento piuttosto che si è
inadatti a fare una certa cosa;
• “E’ colpa mia se…”: assumere che siamo la causa di un particolare evento quando nei
fatti, sono responsabili altri fattori. Ad esempio, considerare che una momentanea
assenza di amicizie è il riflesso della propria inadeguatezza piuttosto che un caso.
16. EMOZIONI VESTITE DA PENSIERI
• Questi errori cognitivi sono diffusi e caratteristici
del nostro funzionamento mentale. L’aspetto
disfunzionale è determinato dalla compresenza
di più errori, dalla frequenza di comparsa e dal
grado in cui tali procedure sostituiscono il
ragionamento realistico e riflessivo. Considerare i
pensieri come dati incontrovertibili di realtà
senza esplorare quali emozioni e sensazioni
fisiche li stanno alimentando produce confusione
e una falsa conoscenza di noi e della realtà. Ci fa
confondere per processi razionali quelli che
invece sono processi emotivi.
• La mindfulness aiuta a riconoscere questa
confusione offrendo una mappa esplorativa dei
processi emotivi, dei pensieri e dell’umore.
17. GLI SCHEMI MENTALI
• Questi pensieri emotivi
diventano schemi mentali
che attribuiscono un
significato ripetitivo agli
eventi che ci accadono,
intrappolandoci in modalità
abituali di risposta.
• Per difenderci finiamo per
diventare vittime del nostro
modo di pensare.
19. IL PROTOCOLLO MBCT
• Questo protocollo è
pensato specificatamente
per aiutarci a tornare agli
elementi base della nostra
esperienza e costruire
nuove risposte, al di là
degli schemi mentali. Al di
là dell’abitudine.
20. LE EMOZIONI INDESIDERABILI
• Molti dei nostri disturbi psichici
infatti nascono dal desiderio di
difenderci da emozioni che
giudichiamo indesiderabili. E
finiscono per portarci proprio ad
un aumento di ciò che vorremmo
risolvere.
• Il protocollo aiuta a riconoscere
cosa attiva i nostri meccanismi
difensivi e a percorrere strade
nuove.
• Le immagini della presentazione sono relative a opere di
Gerhard Ricther, Cy Towbly, Caravaggio