Negli ultimi anni, l’immagine della Psicologia e della Psicoterapia, presso la popolazione, è molto cambiata, così come si sono modificate le potenzialità che la Psicologia può offrire in relazione ai bisogni sociali emergenti.
Recentemente, una ricerca promossa dall’ Enpap sul “Posizionamento e promozione della figura sociale dello Psicologo” effettuata sulla popolazione generale e sui bisogni riscontrati, ha mostrato la necessità di declinare il ruolo dello psicologo in funzione delle attese e dei bisogni manifestati.
In quest’ottica le richieste emergenti evidenziano la necessità di:
- fornire un intervento meno medicalizzato (sto male/voglio stare meglio) e più di supporto/training e aiuto in percorsi di cambiamento (non sto male/voglio stare meglio);
- rispondere a “domande” emergenti che provengono dall’area “salute”. In particolare, l’area dell’Alimentazione e quella del wellness sembrano essere molto presenti e pertanto preferenziali.
Conseguentemente appare indispensabile, per uno sviluppo professionale degli psicologi, inserirsi attivamente in ambiti di competenza non necessariamente clinici ma focalizzarsi sul potenziamento e sul supporto ai processi motivazionali e di trasformazione in ambito “salute” più che sulla psicopatologia.
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INVECE L’impiego dello psicologo nell’equipe è
previsto:
- Nelle Linee Guida per il trattamento dell’obesità
(Standard Italiani per la cura dell’ Obesità S.I.O A.D.I 2012/2013);
- Nelle Linee Guida e Stato dell’ Arte della Chirurgia
Bariatrica e Metabolica (S.I.C.O.B. 2008).
Più recentemente, sono stati implementati degli ambiti di ricerca per la qualità della
vita e l’adherence alla dieta nelle patologie croniche (Celiachia e Diabete) che
rappresentano delle aree di sviluppo potenziale per la funzione psicologica e la
professionalità richiesta
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INFATTI:
Comunicato Stampa 15 dicembre 2016
« Una nuova risorsa per le persone celiache che devono seguire
l’alimentazione senza glutine: l’Ordine degli Psicologi del
Lazio e AIC Lazio hanno firmato un importante protocollo
d’intesa. Questo progetto pilota, il primo in Italia, è finalizzato
ad integrare e accrescere l’offerta di assistenza, garantendo la
presenza di psicologi e/o psicoterapeuti con specifica
competenza nel trattamento di problematiche connesse
all’alimentazione ».
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“Nel caso della celiachia, molti danno per scontato che l’unica terapia sia quella di
escludere il glutine dall’alimentazione quotidiana, dimenticando una sequela di altre
complicazioni che le persone celiache devono affrontare – dichiara Paola Fagioli –
La diagnosi comporta importanti cambiamenti di vita, e un impatto profondo sia
sulle dimensioni emotive e personali, sia sulle relazioni sociali. Inoltre, tutte le
abitudini alimentari acquisite nell’infanzia devono essere rivoluzionate e il regime
dietetico gluten-free dovrà essere stabilito e mantenuto per tutta la vita. Non è una
cosa semplice e per questo, sono numerose le richieste di sostegno psicologico che
arrivano alla nostra associazione. Di qui l’esigenza di indirizzare i nostri iscritti a
professionisti qualificati e ad un costo sostenibile.”
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“Che si tratti di adulti, adolescenti o bambini, non possiamo trascurare i
profondi cambiamenti che i celiaci (e a volte i loro nuclei familiari), a
diagnosi fatta, dovranno affrontare e non lasciarli soli è un dovere delle
categorie professionali che si occupano di salute e prevenzione – aggiunge
Paola Medde, Coordinatrice del Gruppo di lavoro di Psicologia e
Alimentazione dell’Ordine degli Psicologi del Lazio. Dobbiamo
preoccuparci di aiutare i pazienti celiaci e le loro famiglie ad affrontare le
sfide della malattia e aiutarli a fare una transizione più graduale nella
loro ‘nuova normalità’. Come Psicologi siamo consapevoli della complessità
che si nasconde dietro una semplice prescrizione “mangia meglio e segui la
dieta” e lavoriamo quotidianamente per poter sviluppare il sostegno ai
pazienti con patologie croniche che necessitano di un cambiamento dello
stile di vita radicale e permanente”.
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Il 90% dei pazienti di diabete è affetto dal tipo 2, il c.d. “diabete dell’adulto”,
legato molto spesso all’obesità: nel Lazio, sono stimati esserci circa 340mila
casi di questo tipo. La spesa annua complessiva del Servizio Sanitario
Nazionale per la cura del diabete ammonta a circa 12 miliardi di euro ed
assorbe dunque l’11% del fondo complessivo. La quasi totalità di queste
risorse serve a coprire la gestione delle conseguenze delle complicanze e
della comorbilità della malattia. Per evitare le complicanze, il paziente è
chiamato a rivoluzionare la sua quotidianità, cambiando radicalmente abitudini
alimentari e stili di vita. In questo contesto, il Protocollo siglato tra
Ordine e AMD riconosce la centralità del contributo dello psicologo
nello sviluppo dell’autocontrollo e dell’adherence terapeutica che
consentono al paziente diabetico di evitare ansia, depressione,
fenomeni di “burn-out. E l’apporto dello psicologo non si limita
all’informazione e all’educazione del paziente ma anche all’elaborazione e
accettazione della condizione di diabetico.
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Gli psicologi, in generale, sono esperti di comportamento umano, lavorano
con le persone per facilitare il cambiamento, li dove necessario, e forniscono
un aiuto concreto per lo sviluppo di comportamenti più salutari e più efficaci.
Gli psicologi che operano nel settore dell’alimentazione devono
conoscere i fattori psicologici e sociali che determinano e
condizionano il rapporto con il cibo e, in particolare, nel caso di
celiachia, diabete e obesità, comprendere il rapporto esistente tra
fattori psicologici, condizioni fisiche e la malattia e aiutano gli
individui nella gestione degli aspetti psicologici conseguenti.
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Il complesso ruolo sociale e psicologico che abbiamo associato
all’alimentazione ha reso difficile distinguerla dalla sua importanza
biologica e pertanto dobbiamo essere in grado di rispondere alle domande e, tra
quelle più frequenti:
Perché non riesco a raggiungere il peso che desidero?
Perché è cosi difficile per me perdere peso?
Perché mi sembra di non riuscire a controllare la mia alimentazione ed a seguire una dieta?
Perché faccio quello che non dovrei fare? (mangiare cibi che non posso?)
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Le motivazioni di natura biologica sono correlate ai
nutrienti, alle calorie, al metabolismo.
Le motivazioni di natura psicologica, delle quali non
siamo consapevoli, rompono quegli equilibri.
Allora ci troviamo a mangiare anche quando non era previsto
e anche quando vorremmo non farlo.
Ribadiamo qui che “psicologico” non significa
“malato”: ci si riferisce, invece, a normali modalità
di funzionamento della mente che devono essere
conosciute e corrette affinché sia possibile seguire
l’alimentazione dietetica necessaria.
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SBOCCHI PROFESSIONALI
Obesità e sovrappeso
(PERCHE’)
Vi sono almeno tre elementi di cui tenere conto:
1)L’obesità e il sovrappeso hanno caratteristiche multifattoriali;
2) le persone con obesità e sovrappeso, anche se si sottopongono a diete
non mantengono il peso perduto, a lungo termine;
3) gli altri operatori della Salute coinvolti nella gestione della persona sono
sempre più favorevoli ad avvalersi del contributo dello psicologo per ciò che
riguarda la dimensione psicologica del comportamento alimentare.
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SBOCCHI PROFESSIONALI
Patologie Croniche
(PERCHE’)
Vi sono almeno tre elementi di cui tenere conto:
1)le patologie organiche, correlate all’alimentazione, sono ampiamente
diffuse e in aumento;
2) le persone con patologia organica hanno l’urgenza di gestire la propria
condizione;
3) gli altri operatori della Salute coinvolti nella gestione della persona sono
sempre più favorevoli ad avvalersi del contributo dello psicologo per ciò che
riguarda la dimensione psicologica del comportamento alimentare.
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SBOCCHI PROFESSIONALI
Prevenzione e Consulenza Pediatrica
(PERCHE’)
Vi sono almeno tre elementi di cui tenere conto:
1)Le strategie di prevenzione (anche dei D.C.A.) necessitano della
dimensione psicologica e quindi degli psicologi;
2) le famiglie hanno la necessità di far seguire le indicazioni nutrizionali ma
non conoscono le regole dell’educazione alimentare;
3) gli altri operatori della Salute coinvolti nella gestione della persona sono
sempre più favorevoli ad avvalersi del contributo dello psicologo per ciò che
riguarda la dimensione psicologica del comportamento alimentare.
24. Per tali ragioni, la spendibilità della
formazione, in tale ambito, può
operativamente offrire:
• consulenza diretta al paziente obeso e in sovrappeso,
diabetico, celiaco, cardiopatico, ecc…,
• consulenza diretta ai caregivers dei pazienti;
• gruppi di sostegno/parola rivolti ai pazienti,
• affiancamento consulenziale a dietologi, dietisti,
nutrizionisti, diabetologi, medici di base, farmacisti,
ecc…,
• formazione agli operatori della salute utili a migliorare
comunicazione e relazione con il paziente,
• INFINE, può garantire l’attuazione di programmi di
benessere nelle Aziende
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Il sintesi, la formazione nell’area dell’ Alimentazione è rivolta
a Psicologi, Dottori in Psicologia e Studenti di Psicologia e
Psicoterapeuti per:
•proporsi sul proprio territorio in maniera distintiva rispetto
agli altri colleghi che si occupano di clinica ed alimentazione;
• ampliare il proprio raggio di intervento con l’utenza a cui già
si rivolgono;
• proporsi ai medici in quanto collaboratori alla
pari, nell’intervento su pazienti che presentano patologie
organiche ed alterazioni del comportamento alimentare
connesse;
• formare un’equipe di professionisti, che si occupa
specificatamente di disordini afferenti all’area alimentare.
30. I BAMBINI
E IL CIBO
STRATEGIE PRATICHE PER
PORTARE A TERMINE CON
SUCCESSO L’EDUCAZIONE
ALIMENTARE DEI VOSTRI FIGLI
È un volume di
acquistalo su www.epc.it
€ 12,00Disponibile da febbraio 2017
31. Per maggiori info sui webinar scrivere a
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o chiamare allo 06 7809928
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