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Seconda Puntata: Le alternative al PIL
Emanuele Campiglio e Luciano Canova
Come si misura il benessere sociale?
Di cosa si parla?
Questa è la seconda puntata della nostra serie di presentazioni
sulla misurazione del progresso e del benessere sociale.
In questa puntata invece cercheremo di capire se esistono
indicatori di progresso alternativi al PIL e come questi
vengono utilizzati per formulare politiche pubbliche.
La prima puntata (che trovate a questo link) è dedicata
all’analisi dell’indicatore di progresso per eccellenza:
il Prodotto Interno Lordo (PIL).
2
Oggi la misura più utilizzata è il
Prodotto Interno Lordo
che si definisce come il valore dei
beni e servizi finali prodotti in un
certo intervallo di tempo
(generalmente un anno)
all’interno di un’economia.
Dov’eravamo rimasti?
Il modo in cui misuriamo il nostro progresso influenza il
funzionamento delle nostre società.
3
Insomma il PIL è una misura utile,
ma insufficiente a capire come stiamo!
Come funziona il PIL?
PRO
•  È un buon indicatore di prosperità
economica.
•  È sintetico, comprensibile e
facilmente comparabile a livello
internazionale.
•  È correlato positivamente con
molte dimensioni del benessere
(aspettativa di vita, democrazia,
assenza di conflitti).
CONTRO
•  È una misura di flusso che non tiene conto
dell’accumulazione di variabili stock come
ricchezza, debito o capitale naturale.
• Esclude importanti variabili economiche (lavoro
domestico, cura dei bambini, capitale sociale,
attività di volontariato e beni relazionali)
•  Include variabili negativamente associate al
benessere (attività inquinanti, spese per divorzi o
incidenti, spreco di energia, etc.)
4
Di questo se ne sono accorti ormai in molti!
Un’esperienza molto presente sui media è quella del Bhutan, piccola nazione sulla catena
dell’Himalaya.
Su iniziativa del suo re, il Bhutan ha iniziato a calcolare la Felicità Interna Lorda (Gross
National Happiness), un indicatore di progresso costruito combinando nove domini:
1.  Tenore di vita
2.  Salute
3.  Istruzione
4.  Uso del tempo
5.  Buon governo
6.  Diversità e resilienza ecologica
7.  Benessere psicologico
8.  Vitalità della collettività
9.  Diversità e resilienza culturale
Per saperne di più: www.grossnationalhappiness.com 5
Ma non è più solo il Bhutan.
Numerose organizzazioni, governi e uffici statistici hanno iniziato a
interessarsi dell’argomento, specialmente nei paesi industrializzati.
L’OCSE, l’organizzazione internazionale che raggruppa i paesi industrializzati, è
impegnata da anni nello sforzo di diffondere la ricerca sul tema.
Ha lanciato il Your Better Life Index, che aggrega più
domini con una particolarità: ognuno può scegliere il
peso da attribuire a una dimensione del benessere
piuttosto che a un’altra..
Provatelo!
Un gran numero di paesi ha inoltre attivato
programmi nazionali di misurazione. Per avere
un idea, basta visitare il sito www.wikiprogress.org
6
E L’Italia?
L’Istat (il nostro ufficio statistico nazionale) ha presentato l’11 marzo il primo rapporto
sul Benessere Equo e Sostenibile. Si tratta di un’analisi basata su 134 indicatori
raggruppati in 12 dimensioni.
L Italia non è stata con le mani in mano!
Il Presidente dell’ISTAT Enrico Giovannini (oggi ministro del
Lavoro e delle Politiche Sociali) è il promotore di quella che lui
definisce l’inizio di una nuova “Costituzione Statistica”
7
Cosa misura il BES?
Il BES non è un indicatore unico. Sfrutta piuttosto un approccio basato sulla
selezione di diverse statistiche. In particolare, si tratta di 12 dimensioni del
benessere e di 134 indicatori tra i più metodologicamente robusti:
Salute
Istruzione
Lavoro e
conciliazione
dei tempi di vita
Benessere
economico
Sicurezza
Relazioni Sociali
Ambiente
Benessere soggettivo
Paesaggio e
patrimonio
culturale
Politica e istituzioni
Qualità
dei servizi
Ricerca e
innovazione
8
Qual è la peculiarità del BES?
Il BES è l’esito di un percorso di due anni
di consultazioni con associazioni di
categoria, sindacati, terzo settore, esperti,
consultazioni online, blog, incontri
territoriali e indagini della statistica
ufficiale.
Il metodo partecipato costituisce
un’esperienza all’avanguardia anche a
livello internazionale.
Un sito consente a ogni utente di
elaborare personalmente grafici, mappe,
dati, con la possibilità di indagare ogni
dimensione con la più ampia
disaggregazione territoriale.
La mappa riporta ad esempio i valori di benessere
soggettivo per regione.
Fonte: www.misuredelbenessere.it	

 9
Ma allora come si misura il
progresso?
È impossibile dirlo con esattezza: dipende dalla definizione che viene data al termine. In
generale si possono identificare due modalità distinte a livello di metodo:
Esistono tentativi di costruire indici alternativi, misure sintetiche (come il
PIL) ma con un numero maggiore di sottocomponenti. Non solo il reddito
quindi, ma anche altre variabili, ognuna con un certo peso nella
determinazione dell’indice.
In altri casi si preferisce un set di indicatori, senza comporli tra loro. Si pensi
al cruscotto di un’automobile: non si può mettere in un unico indicatore
velocità serbatoio, olio e acqua. Questo è l’approccio scelto, ad esempio, dal
BES italiano, e consigliato dalla Commissione Stiglitz.
❶
❷
10
Entrambe le strade hanno pro e contro
Avere un singolo indicatore è molto comodo: un solo numero, facilmente
comunicabile, che faccia il punto della situazione e indichi la direzione in cui
stiamo muovendo.
Ma allo stesso tempo soffre di un grave difetto: all’interno del singolo
numero si possono nascondere molte cose che scompaiono agli occhi dei
policymakers.
Avere un set di indicatori è quindi più corretto, dà accesso a una quantità
di informazioni molto più ampia e rappresentativa.
Ma chi ha il tempo di leggersi un intero rapporto?
La gente vuole sapere: andiamo su o andiamo giù?
11
Esempi del primo tipo ne esistono molti
Uno dei più noti è lo Human Development Index
(HDI), o Indice di Sviluppo Umano, realizzato nel 1990
dall'UNDP (Programma per lo Sviluppo delle Nazioni
Unite).
Ispirato alle idee di Amartya Sen riguardo le molteplici
capacità (capabilities) degli individui, lo HDI è una
misura composta da tre elementi:
1.  Reddito pro-capite annuo
2.  Aspettativa di vita alla nascita
3.  Un indice di istruzione basato sugli anni di scolarizzazione
Ogni indicatore viene espresso in un valore compreso tra 0 ed 1. I tre indicatori
vengono poi aggregati, ognuno con lo stesso peso, in un unico Indice di Sviluppo
Umano.
12
Lo Human Development Index
Le nazioni sono classificate in base al loro livello di sviluppo umano:
• Tra 0 e 0,5: basso
• Tra 0,5 e 0,8: medio
• Tra 0,8 e 0,9: alto
• Sopra 0,9: molto alto
L’UNDP pubblica ogni anno un Rapporto che contiene statistiche e classifiche
delle nazioni di tutto il mondo sulle 3 dimensioni del benessere menzionate.
FONTE: http://hdr.undp.org/en/statistics/
La cartina qui a fianco
mostra l’indice di
sviluppo umano nel 2011
13
Il Genuine Progress Index (GPI)
Per esempio, vengono inclusi lavoro
domestico e volontario e viene sottratto
il valore monetario dei costi sociali (come
criminalità e disoccupazione) e
ambientali (inquinamento di acqua e
aria, cambiamento climatico e altri)
Fonte: Rapporto sul GPI dello stato dello Utah, disponibile a questo link
Spinoso problema: come assegnare un valore
monetario ai beni sociali e ambientali?
14
…o Indice di Progresso Autentico. Il GPI parte dal PIL e lo corregge,
aggiungendo o sottraendo la stima monetaria di altre variabili considerate
importanti nella misurazione di un progresso “autentico”
Utilizzando una terminologia aziendale, il PIL rappresenta il fatturato
dell’azienda, mentre il GPI rappresenta l’utile netto.
Come sono variati PIL e GPI negli USA?
Il GPI è molto citato soprattutto a
causa del grafico a fianco, che
mostra l’andamento del GPI e del
PIL pro-capite degli Stati Uniti a
partire dagli anni ’50, entrambi
misurati in dollari del 2000.
Si può vedere come ad una forte
crescita del PIL si è associata, a
partire dagli anni ‘70, una
sostanziale stagnazione del
progresso misurato dal GPI!
Fonte: Redefining progress, 2004
Perché è successo?
Perché la crescita economica si è accompagnata ad un processo di degrado
dei beni ambientali e delle relazioni sociali, che il PIL non considera.
15
Un indicatore che si concentra sulla dimensione ambientale,
esclusa dal PIL, è l’Impronta Ecologica (Ecological
Footprint), che misura l'area di mare e di terra
biologicamente produttiva necessaria per rigenerare le
risorse consumate da una popolazione umana e per
assorbirne i rifiuti.
Fonte: Global Footprint Network (2007) 16
È possibile stimare quanti
"pianeta Terra" servirebbero
per sostenere l'umanità.
Come si vede dalla figura a lato,
l’impronta ecologica della nostra
società globale è fortissima! E
alcuni paesi contribuiscono più di
altri ad appesantirla.
L’Impronta ecologica
17
Lo Happy Planet Index (HPI) della
New Economics Foundation, che è una misura dell’efficienza
con cui le nazioni trasformano le proprie risorse naturali in
benessere sostenibile, inteso come vite lunghe e soddisfacenti.
Lo HPI è quindi calcolato come un rapporto
tra:
•  L’aspettativa di vita alla nascita
aggiustata per un indicatore di benessere
soggettivo (che discutiamo più avanti);
•  L’Impronta ecologica (che abbiamo
presentato nella slide precedente).
Se un paese è in grado di garantire lunghi
anni di benessere alla propria popolazione
utilizzando poche risorse naturali, risulterà
ben piazzato nella classifica dell’HPI. 17
Ma non va dimenticato lo scopo finale:
orientare le politiche pubbliche!
Gli indicatori devono essere utilizzati per formulare le politiche economiche e
sociali di un paese, altrimenti restano esercizi interessanti ma inutili.
Fortunatamente, molti governi sembrano essere interessati a sostenere una
ricerca del genere.
Solo in Italia esistono anche il QUARS di
Sbilanciamoci, il PIQ di Symbola, e altri ancora.
Potenzialmente, esistono infiniti indicatori!
come le combinazioni di variabili e pesi per
crearne uno.
18
Insomma ci sono moltissimi indicatori possibili!
La Commissione Stiglitz-Sarkozy
L’ondata d’interesse più recente ha coinciso con la
creazione nel 2008 di una Commissione, voluta
dall’ex-presidente Sarkozy, con lo scopo di studiare
il tema della misurazione del progresso.
La Commissione era composta da numerosi
economisti e ricercatori di fama, e capitanata da
Joseph Stiglitz, Amartya Sen (entrambi premi
Nobel) e il francese Jean-Paul Fitoussi.
:
Nel settembre 2009 è stato pubblicato il
rapporto finale della commissione che contiene
una serie di raccomandazioni dirette a
policymakers e ricercatori.
19
1)  Quando si vuole considerare il benessere materiale, è meglio utilizzare reddito
o consumo, più che concentrarsi sulla produzione.
2)  La ricchezza si accumula nel tempo. Sarebbe bene considerare non solo i
flussi, ma anche le variabili stock.
3)  È necessario dare maggiore peso alla distribuzione di risorse e inserire
dunque anche indicatori di disuguaglianza
4)  Bisogna inserire nella contabilità stime del lavoro non retribuito, come
quello derivante dalle attività di volontariato o dal lavoro domestico
Tra le raccomandazioni del rapporto,
alcune sono legate all’utilizzo degli
indicatori monetari (come il PIL):
20
La Commissione Stiglitz-Sarkozy
•  il benessere materiale, nelle sue dimensioni di consumo,
reddito e ricchezza;
• lo stato di salute delle persone, sia fisico sia mentale;
•  il livello di educazione, inteso come grado di conoscenza e
di comprensione del funzionamento del mondo in cui si vive;
•  la qualità delle attività personali, di cui il lavoro è una parte
fondamentale;
• il grado di coinvolgimento nella vita politica e sociale;
• la salute delle connessioni e dei rapporti interpersonali;
• la qualità dell’ambiente, sia presente che futura;
• la sicurezza economica e fisica.
Ma il punto principale del rapporto è che per misurare il progresso e il benessere
delle nazioni: il Prodotto Interno Lordo non è sufficiente!
Il benessere è per sua natura multidimensionale e una molteplicità di variabili
deve essere considerata:
21
La Commissione Stiglitz-Sarkozy
Altri paesi si sono concentrati su un obiettivo diverso: hanno avviato dei
programmi di misurazione del benessere soggettivo.
Il discorso è molto difficile da affrontare, perché non esiste una definizione di
benessere corretta in modo oggettivo. Ogni essere umano intende la felicità in
modo diverso.
Tuttavia esiste oggi un’ampia letteratura empirica su come possa essere misurato
il benessere soggettivo (soddisfazione personale, felicità). Si tratta solitamente di
questionari esaminati tramite tecniche statistiche, o di veri e propri esperimenti,
“giochi” con risvolti psicologici a cui si chiede di partecipare.
In generale, si può dire che il benessere degli individui dipende da una
molteplicità di fattori.
La teoria economica ha spesso considerato l’uomo come guidato dalla
massimizzazione del consumo personale. Ma non è solo in base al reddito che
un individuo si realizza! 22
Il benessere soggettivo
Fonte: Inglehart and Klingemann (2000) - disponibile a questo link
A livello internazionale,
poi, si osserva un risultato
che fu evidenziato per la
prima volta da un
ricercatore americano,
Richard Easterlin, nel 1974.
Il livello di benessere
soggettivo non cresce
linearmente col reddito.
Oltrepassata una certa
soglia, il benessere
tende a stabilizzarsi.
Il reddito non riesce a spiegare completamente il livello
di felicità degli esseri umani!
23
Nel 2010 il Regno Unito ha lanciato una grande
campagna volta ad ampliare i propri metodi di
misurazione del progresso e del benessere del
popolo britannico.
Una delle iniziative intraprese è stata inserire
alcune domande relative al benessere
soggettivo all’interno delle indagini statistiche
annuali. Quesiti come:
La misurazione della happiness inglese
1. Quanto sei soddisfatto della tua vita in questo periodo?
2. Quanto ti sei sentito felice ieri?
3. Quanto ti sei sentito ansioso ieri?
4. Quanto reputi soddisfacenti le cose che fai nella vita?
L’idea è di studiare e capire gli effetti delle politiche pubbliche sul benessere
soggettivo della popolazione. Il rischio connesso a indagini simili è che
l’esplicitazione dell’obiettivo (più happiness per tutti) si traduca anche in una
manipolazione dei dati per finalità politiche.
24
25
In conclusione…
Che cosa possiamo dire con certezza su come si misura
il progresso e il benessere sociale?
Abbiamo visto come alcuni preferiscano concentrarsi su
indicatori alternativi al PIL, come l’Indice di Sviluppo
Umano.
Altri invece adottano un approccio multidimensionale,
come nel caso del nostro Benessere Equo e Sostenibile.
Altri ancora sono interessati a misurare il benessere
soggettivo degli individui
Ciò che è comune a tutti gli approcci è il tentativo di
andare oltre a una visione esclusivamente
monetaria del benessere.
Serve un salto di qualità, insomma, che consenta di
cambiare prospettiva!
25
Speriamo di avervi convinto dell’importanza di mantenere il dibattito
e la ricerca viva sul tema della misurazione del progresso.
Se la presentazione vi è piaciuta inoltrate il link ai vostri amici e
sostenete il nostro progetto.
Grazie!
Contatti:
quattrogatti@quattrogatti.info | @_quattrogatti | facebook.com/quattrogatti.info
Autori:
@emacampiglio @foscocasantica

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Come si misura il benessere sociale? Le alternative al PIL

  • 1. Seconda Puntata: Le alternative al PIL Emanuele Campiglio e Luciano Canova Come si misura il benessere sociale?
  • 2. Di cosa si parla? Questa è la seconda puntata della nostra serie di presentazioni sulla misurazione del progresso e del benessere sociale. In questa puntata invece cercheremo di capire se esistono indicatori di progresso alternativi al PIL e come questi vengono utilizzati per formulare politiche pubbliche. La prima puntata (che trovate a questo link) è dedicata all’analisi dell’indicatore di progresso per eccellenza: il Prodotto Interno Lordo (PIL). 2
  • 3. Oggi la misura più utilizzata è il Prodotto Interno Lordo che si definisce come il valore dei beni e servizi finali prodotti in un certo intervallo di tempo (generalmente un anno) all’interno di un’economia. Dov’eravamo rimasti? Il modo in cui misuriamo il nostro progresso influenza il funzionamento delle nostre società. 3
  • 4. Insomma il PIL è una misura utile, ma insufficiente a capire come stiamo! Come funziona il PIL? PRO •  È un buon indicatore di prosperità economica. •  È sintetico, comprensibile e facilmente comparabile a livello internazionale. •  È correlato positivamente con molte dimensioni del benessere (aspettativa di vita, democrazia, assenza di conflitti). CONTRO •  È una misura di flusso che non tiene conto dell’accumulazione di variabili stock come ricchezza, debito o capitale naturale. • Esclude importanti variabili economiche (lavoro domestico, cura dei bambini, capitale sociale, attività di volontariato e beni relazionali) •  Include variabili negativamente associate al benessere (attività inquinanti, spese per divorzi o incidenti, spreco di energia, etc.) 4
  • 5. Di questo se ne sono accorti ormai in molti! Un’esperienza molto presente sui media è quella del Bhutan, piccola nazione sulla catena dell’Himalaya. Su iniziativa del suo re, il Bhutan ha iniziato a calcolare la Felicità Interna Lorda (Gross National Happiness), un indicatore di progresso costruito combinando nove domini: 1.  Tenore di vita 2.  Salute 3.  Istruzione 4.  Uso del tempo 5.  Buon governo 6.  Diversità e resilienza ecologica 7.  Benessere psicologico 8.  Vitalità della collettività 9.  Diversità e resilienza culturale Per saperne di più: www.grossnationalhappiness.com 5
  • 6. Ma non è più solo il Bhutan. Numerose organizzazioni, governi e uffici statistici hanno iniziato a interessarsi dell’argomento, specialmente nei paesi industrializzati. L’OCSE, l’organizzazione internazionale che raggruppa i paesi industrializzati, è impegnata da anni nello sforzo di diffondere la ricerca sul tema. Ha lanciato il Your Better Life Index, che aggrega più domini con una particolarità: ognuno può scegliere il peso da attribuire a una dimensione del benessere piuttosto che a un’altra.. Provatelo! Un gran numero di paesi ha inoltre attivato programmi nazionali di misurazione. Per avere un idea, basta visitare il sito www.wikiprogress.org 6
  • 7. E L’Italia? L’Istat (il nostro ufficio statistico nazionale) ha presentato l’11 marzo il primo rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile. Si tratta di un’analisi basata su 134 indicatori raggruppati in 12 dimensioni. L Italia non è stata con le mani in mano! Il Presidente dell’ISTAT Enrico Giovannini (oggi ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali) è il promotore di quella che lui definisce l’inizio di una nuova “Costituzione Statistica” 7
  • 8. Cosa misura il BES? Il BES non è un indicatore unico. Sfrutta piuttosto un approccio basato sulla selezione di diverse statistiche. In particolare, si tratta di 12 dimensioni del benessere e di 134 indicatori tra i più metodologicamente robusti: Salute Istruzione Lavoro e conciliazione dei tempi di vita Benessere economico Sicurezza Relazioni Sociali Ambiente Benessere soggettivo Paesaggio e patrimonio culturale Politica e istituzioni Qualità dei servizi Ricerca e innovazione 8
  • 9. Qual è la peculiarità del BES? Il BES è l’esito di un percorso di due anni di consultazioni con associazioni di categoria, sindacati, terzo settore, esperti, consultazioni online, blog, incontri territoriali e indagini della statistica ufficiale. Il metodo partecipato costituisce un’esperienza all’avanguardia anche a livello internazionale. Un sito consente a ogni utente di elaborare personalmente grafici, mappe, dati, con la possibilità di indagare ogni dimensione con la più ampia disaggregazione territoriale. La mappa riporta ad esempio i valori di benessere soggettivo per regione. Fonte: www.misuredelbenessere.it 9
  • 10. Ma allora come si misura il progresso? È impossibile dirlo con esattezza: dipende dalla definizione che viene data al termine. In generale si possono identificare due modalità distinte a livello di metodo: Esistono tentativi di costruire indici alternativi, misure sintetiche (come il PIL) ma con un numero maggiore di sottocomponenti. Non solo il reddito quindi, ma anche altre variabili, ognuna con un certo peso nella determinazione dell’indice. In altri casi si preferisce un set di indicatori, senza comporli tra loro. Si pensi al cruscotto di un’automobile: non si può mettere in un unico indicatore velocità serbatoio, olio e acqua. Questo è l’approccio scelto, ad esempio, dal BES italiano, e consigliato dalla Commissione Stiglitz. ❶ ❷ 10
  • 11. Entrambe le strade hanno pro e contro Avere un singolo indicatore è molto comodo: un solo numero, facilmente comunicabile, che faccia il punto della situazione e indichi la direzione in cui stiamo muovendo. Ma allo stesso tempo soffre di un grave difetto: all’interno del singolo numero si possono nascondere molte cose che scompaiono agli occhi dei policymakers. Avere un set di indicatori è quindi più corretto, dà accesso a una quantità di informazioni molto più ampia e rappresentativa. Ma chi ha il tempo di leggersi un intero rapporto? La gente vuole sapere: andiamo su o andiamo giù? 11
  • 12. Esempi del primo tipo ne esistono molti Uno dei più noti è lo Human Development Index (HDI), o Indice di Sviluppo Umano, realizzato nel 1990 dall'UNDP (Programma per lo Sviluppo delle Nazioni Unite). Ispirato alle idee di Amartya Sen riguardo le molteplici capacità (capabilities) degli individui, lo HDI è una misura composta da tre elementi: 1.  Reddito pro-capite annuo 2.  Aspettativa di vita alla nascita 3.  Un indice di istruzione basato sugli anni di scolarizzazione Ogni indicatore viene espresso in un valore compreso tra 0 ed 1. I tre indicatori vengono poi aggregati, ognuno con lo stesso peso, in un unico Indice di Sviluppo Umano. 12
  • 13. Lo Human Development Index Le nazioni sono classificate in base al loro livello di sviluppo umano: • Tra 0 e 0,5: basso • Tra 0,5 e 0,8: medio • Tra 0,8 e 0,9: alto • Sopra 0,9: molto alto L’UNDP pubblica ogni anno un Rapporto che contiene statistiche e classifiche delle nazioni di tutto il mondo sulle 3 dimensioni del benessere menzionate. FONTE: http://hdr.undp.org/en/statistics/ La cartina qui a fianco mostra l’indice di sviluppo umano nel 2011 13
  • 14. Il Genuine Progress Index (GPI) Per esempio, vengono inclusi lavoro domestico e volontario e viene sottratto il valore monetario dei costi sociali (come criminalità e disoccupazione) e ambientali (inquinamento di acqua e aria, cambiamento climatico e altri) Fonte: Rapporto sul GPI dello stato dello Utah, disponibile a questo link Spinoso problema: come assegnare un valore monetario ai beni sociali e ambientali? 14 …o Indice di Progresso Autentico. Il GPI parte dal PIL e lo corregge, aggiungendo o sottraendo la stima monetaria di altre variabili considerate importanti nella misurazione di un progresso “autentico” Utilizzando una terminologia aziendale, il PIL rappresenta il fatturato dell’azienda, mentre il GPI rappresenta l’utile netto.
  • 15. Come sono variati PIL e GPI negli USA? Il GPI è molto citato soprattutto a causa del grafico a fianco, che mostra l’andamento del GPI e del PIL pro-capite degli Stati Uniti a partire dagli anni ’50, entrambi misurati in dollari del 2000. Si può vedere come ad una forte crescita del PIL si è associata, a partire dagli anni ‘70, una sostanziale stagnazione del progresso misurato dal GPI! Fonte: Redefining progress, 2004 Perché è successo? Perché la crescita economica si è accompagnata ad un processo di degrado dei beni ambientali e delle relazioni sociali, che il PIL non considera. 15
  • 16. Un indicatore che si concentra sulla dimensione ambientale, esclusa dal PIL, è l’Impronta Ecologica (Ecological Footprint), che misura l'area di mare e di terra biologicamente produttiva necessaria per rigenerare le risorse consumate da una popolazione umana e per assorbirne i rifiuti. Fonte: Global Footprint Network (2007) 16 È possibile stimare quanti "pianeta Terra" servirebbero per sostenere l'umanità. Come si vede dalla figura a lato, l’impronta ecologica della nostra società globale è fortissima! E alcuni paesi contribuiscono più di altri ad appesantirla. L’Impronta ecologica
  • 17. 17 Lo Happy Planet Index (HPI) della New Economics Foundation, che è una misura dell’efficienza con cui le nazioni trasformano le proprie risorse naturali in benessere sostenibile, inteso come vite lunghe e soddisfacenti. Lo HPI è quindi calcolato come un rapporto tra: •  L’aspettativa di vita alla nascita aggiustata per un indicatore di benessere soggettivo (che discutiamo più avanti); •  L’Impronta ecologica (che abbiamo presentato nella slide precedente). Se un paese è in grado di garantire lunghi anni di benessere alla propria popolazione utilizzando poche risorse naturali, risulterà ben piazzato nella classifica dell’HPI. 17
  • 18. Ma non va dimenticato lo scopo finale: orientare le politiche pubbliche! Gli indicatori devono essere utilizzati per formulare le politiche economiche e sociali di un paese, altrimenti restano esercizi interessanti ma inutili. Fortunatamente, molti governi sembrano essere interessati a sostenere una ricerca del genere. Solo in Italia esistono anche il QUARS di Sbilanciamoci, il PIQ di Symbola, e altri ancora. Potenzialmente, esistono infiniti indicatori! come le combinazioni di variabili e pesi per crearne uno. 18 Insomma ci sono moltissimi indicatori possibili!
  • 19. La Commissione Stiglitz-Sarkozy L’ondata d’interesse più recente ha coinciso con la creazione nel 2008 di una Commissione, voluta dall’ex-presidente Sarkozy, con lo scopo di studiare il tema della misurazione del progresso. La Commissione era composta da numerosi economisti e ricercatori di fama, e capitanata da Joseph Stiglitz, Amartya Sen (entrambi premi Nobel) e il francese Jean-Paul Fitoussi. : Nel settembre 2009 è stato pubblicato il rapporto finale della commissione che contiene una serie di raccomandazioni dirette a policymakers e ricercatori. 19
  • 20. 1)  Quando si vuole considerare il benessere materiale, è meglio utilizzare reddito o consumo, più che concentrarsi sulla produzione. 2)  La ricchezza si accumula nel tempo. Sarebbe bene considerare non solo i flussi, ma anche le variabili stock. 3)  È necessario dare maggiore peso alla distribuzione di risorse e inserire dunque anche indicatori di disuguaglianza 4)  Bisogna inserire nella contabilità stime del lavoro non retribuito, come quello derivante dalle attività di volontariato o dal lavoro domestico Tra le raccomandazioni del rapporto, alcune sono legate all’utilizzo degli indicatori monetari (come il PIL): 20 La Commissione Stiglitz-Sarkozy
  • 21. •  il benessere materiale, nelle sue dimensioni di consumo, reddito e ricchezza; • lo stato di salute delle persone, sia fisico sia mentale; •  il livello di educazione, inteso come grado di conoscenza e di comprensione del funzionamento del mondo in cui si vive; •  la qualità delle attività personali, di cui il lavoro è una parte fondamentale; • il grado di coinvolgimento nella vita politica e sociale; • la salute delle connessioni e dei rapporti interpersonali; • la qualità dell’ambiente, sia presente che futura; • la sicurezza economica e fisica. Ma il punto principale del rapporto è che per misurare il progresso e il benessere delle nazioni: il Prodotto Interno Lordo non è sufficiente! Il benessere è per sua natura multidimensionale e una molteplicità di variabili deve essere considerata: 21 La Commissione Stiglitz-Sarkozy
  • 22. Altri paesi si sono concentrati su un obiettivo diverso: hanno avviato dei programmi di misurazione del benessere soggettivo. Il discorso è molto difficile da affrontare, perché non esiste una definizione di benessere corretta in modo oggettivo. Ogni essere umano intende la felicità in modo diverso. Tuttavia esiste oggi un’ampia letteratura empirica su come possa essere misurato il benessere soggettivo (soddisfazione personale, felicità). Si tratta solitamente di questionari esaminati tramite tecniche statistiche, o di veri e propri esperimenti, “giochi” con risvolti psicologici a cui si chiede di partecipare. In generale, si può dire che il benessere degli individui dipende da una molteplicità di fattori. La teoria economica ha spesso considerato l’uomo come guidato dalla massimizzazione del consumo personale. Ma non è solo in base al reddito che un individuo si realizza! 22 Il benessere soggettivo
  • 23. Fonte: Inglehart and Klingemann (2000) - disponibile a questo link A livello internazionale, poi, si osserva un risultato che fu evidenziato per la prima volta da un ricercatore americano, Richard Easterlin, nel 1974. Il livello di benessere soggettivo non cresce linearmente col reddito. Oltrepassata una certa soglia, il benessere tende a stabilizzarsi. Il reddito non riesce a spiegare completamente il livello di felicità degli esseri umani! 23
  • 24. Nel 2010 il Regno Unito ha lanciato una grande campagna volta ad ampliare i propri metodi di misurazione del progresso e del benessere del popolo britannico. Una delle iniziative intraprese è stata inserire alcune domande relative al benessere soggettivo all’interno delle indagini statistiche annuali. Quesiti come: La misurazione della happiness inglese 1. Quanto sei soddisfatto della tua vita in questo periodo? 2. Quanto ti sei sentito felice ieri? 3. Quanto ti sei sentito ansioso ieri? 4. Quanto reputi soddisfacenti le cose che fai nella vita? L’idea è di studiare e capire gli effetti delle politiche pubbliche sul benessere soggettivo della popolazione. Il rischio connesso a indagini simili è che l’esplicitazione dell’obiettivo (più happiness per tutti) si traduca anche in una manipolazione dei dati per finalità politiche. 24
  • 25. 25 In conclusione… Che cosa possiamo dire con certezza su come si misura il progresso e il benessere sociale? Abbiamo visto come alcuni preferiscano concentrarsi su indicatori alternativi al PIL, come l’Indice di Sviluppo Umano. Altri invece adottano un approccio multidimensionale, come nel caso del nostro Benessere Equo e Sostenibile. Altri ancora sono interessati a misurare il benessere soggettivo degli individui Ciò che è comune a tutti gli approcci è il tentativo di andare oltre a una visione esclusivamente monetaria del benessere. Serve un salto di qualità, insomma, che consenta di cambiare prospettiva! 25
  • 26. Speriamo di avervi convinto dell’importanza di mantenere il dibattito e la ricerca viva sul tema della misurazione del progresso. Se la presentazione vi è piaciuta inoltrate il link ai vostri amici e sostenete il nostro progetto. Grazie! Contatti: quattrogatti@quattrogatti.info | @_quattrogatti | facebook.com/quattrogatti.info Autori: @emacampiglio @foscocasantica