Marcello Cualbu (1977) è un’artista che orbita nel mondo dei sistemi interattivi. Cresciuto nell’ambito musicale, nel 2002 fonda una delle prime netlabel italiane (Signorafranca). Laureato in scienze politiche, si sposta a roma dove mentre lavora come montatore presso cinecittà fonda Quit, magazine in formato dvd sulla scena culturale capitolina. Nel 2004 inizia a lavorare su progetti complessi e sull’interazione uomo macchina, partecipando a numerosi festival e residenze internazionali. Al momento vive a Cagliari, dove insegna sistemi interattivi e fabbricazione digitale presso lo IED. Inoltre dirige ancora Quit, trasformatosi in un festival che esplora le connessioni tra arte, scienza e tecnologia.
Da Faenza a Houston: storie di ordinaria innovazione- Simone Sprio
Internet of Things - Marcello Cualbu - Ravenna Future Lessons 2015
1. wooh! look a this smartcan!
L’internet delle cose è qui. Quindi prendi tutte le tue migliori tecnologie domestiche e
rovinale mettendoci internet dentro.
2. Se come società, dovessimo essere giudicati in
base ai prodotti consumer legati
all’internet of things, ne usciremo male.
La forzatura insita in molti progetti di questo tipo, riesce a
mettere in luce il fatto che noi, uomini, invecchiamo
molto più velocemente delle nostre necessità.
9. la normalità
Se oltre un miliardo di persone si sono affacciate nel più grande social network esistente,
quasi 4 miliardi di RFID tag sono state vendute, con la capacità di trasformare degli oggetti
inanimati e non intelligenti come magliette, mobili e auto, in altrettanti oggetti abilitati a
incorporare, processare e distribuire dati.
Questi oggetti hanno cominciato a reclamare una relazione con noi, proprio
nel momento in cui ancora non eravamo riusciti a strutturare bene il rapporto
online tra noi umani.
Quello che ci resta è una grande mole di dati utilizzabili attraverso l’uso della
data visualization o dell’interazione, che non è più biunivoca, ma include ora un terzo
soggetto.
10. La visualizzazione è nata per rendere i dati più leggibili e immediati.
Ora più che mai abbiamo bisogno di una lettura neutrale che renda accessibili delle
informazioni che altrimenti si perderebbero a causa della loro stessa dimensione.
11. la visualizzazione dei dati trova una delle sue sintesi nelle rappresentazioni
fisiche e tangibili dei dati stessi
rapprsetntazione delle condizioni atmosferiche in vari ambienti e periodi. (Take Miebach)
12. da una rappresentazione didattica dei dati, ci stiao muovendo verso una
rappresentazione poetica
STEFANIE POSAVEC
concentrazione di PM10 nell’aria di Sheffield (UK).
13. La fine dei maestri.
Le macchine spingono la creatività verso nuove definizioni.
14. L’ispirazione umana su tematiche basilari, come la forma, trova un nuovo propulsore
nei mezzi digitali. Ci siamo ispirati alla natura per secoli, adesso ci affacciamo su
nuove tematiche fisiche e narrative.
15. i dati sono rappresentativi anche quando vengono utilizzati nella loro negazione,
quando si costruisce un discorso intorno all’eccesso di informazioni che
produciamo
camera restricta (Phillipp Schmitt)
16. La sfida relativa all’IOT si gioca su altri piani. Se consideriamo che noi siamo i
principali sensori, che siamo i veri droni al servizio di qualcosa che ormai non
possiamo più capire, allora quello che ci resta è continuare a divertirci con le nostre
piante, le nostre lavatrici e i nostri condizionatori. Tutte ulteriori occasioni per
restare con lo sguardo fisso sui nostri smartphone e innescare il feedback che
inevitabilmente ci ha portato al momento in cui i nostri desideri vengono esauditi
ancor prima che ci venga data la possibilità concettualizzarli.