Proprio in queste settimane, l’Sda Bocconi – che per conto del Wef si occupa di raccogliere i dati sul nostro Paese – sta finendo le ultime rilevazioni che comporranno la fotografia dell’Italia nel rapporto sulla competitività (Global Competitiveness Report, Gcr) dell’ormai celeberrimo World economic Forum (Wef). Si tratta di una classifica che rispecchia gli stessi parametri scientifici degli altri indici internazionali, come il Doing Business della Banca mondiale? Su quali dati si basa il posizionamento del nostro Paese?
2. Il World economic forum (Wef) – Il salotto buono della finanza
Il World economic forum (Wef) è un’organizzazione di diritto svizzero. Costituito nel
1971 con sede a Ginevra si dichiara un organismo super partes senza scopo di lucro e non
subordinato a interessi politici, partitici o nazionali. In questi ultimi trent’anni , il Wef è
cresciuto fino a diventare una potente forza di indirizzo allo sviluppo economico.
Il Wef è conosciuto al grande pubblico soprattutto per l’incontro che si tiene ogni gennaio
a Davos, in Svizzera, dove vi partecipano, capi di stato, ministri, rappresentanti aziendali,
top manager, accademici, giornalisti e intellettuali.
Samuel Huntington , in un famoso articolo del 2004, ha addirittura coniato il termine
“Uomo di Davos”, intendendo una nuova classe dirigente transnazionale senza particolari
vincoli di appartenenza ai singoli Stati e dall’enorme potere economico.
http://nationalinterest.org/article/dead-souls-the-denationalization-of-the-american-elite-
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3. Chi comanda a Davos?
Klaus Schwab
Fondatore ed Executive Chairman
Peter Brabeck-Letmathe,
Nestlé
Indra Nooyi,
Pepsi
Mark Carney,
Governatore
Bank of England
Christine Lagarde,
Presidente
Fmi
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4. Dall’uomo di Davos all’uomo di Neandertal
Molti membri del Wef sono stati coinvolti da scandali e inchieste:
Robert Rubin, ex ministro del Tesoro Usa.
Coinvolto ai massimi livelli nel crack di
Citigroup
Ramalinda Raju, fondatore
della Satyam Computer (vale sul mercato
7 milioni di dollari). Incriminato in India per
falso in bilancio
Huang Guangyu, tycoon cinese a capo della multinazionale
degli elettrodomestici Gome. Ora in carcere per
manipolazione del mercato
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6. Molti analisti l’hanno soprannominata la “sindrome del Botswana”, ovvero la tendenza dei
media italiani, ma non solo, a riprendere le classifiche dell’annuale Global Competitiveness
Index (Gci) del Wef – indice sulla competitività globale – accostando la posizione
dell’Italia a quella del Botwsana.
L’Italia, infatti, viene sistematicamente messa ai bassifondi della classifica del Gci,
galleggiando tra il 49esimo e il 46esimo posto. Pochi hanno analizzato a fondo
l’accuratezza e i criteri di raccolta dei dati.
Ancora nel 2007, in un articolo del Corriere della Sera del 31 ottobre, si leggeva:
Di certo, quella del Wef è la più autorevole analisi sulla competitività fra i sistemi economici. Anche l'
edizione 2007-2008 si basa come sempre sui dati delle grandi istituzioni (dall' Fmi alla Banca Mondiale
e all' Ocse, dall' Università di Harvard fino alla Smithsonian Institution) e sulle valutazioni dirette dei
leader economici (vale a dire, in genere, i capi delle maggiori aziende) di ciascun paese. Ma quest' anno è
stato reso più chiaro il diverso stadio di sviluppo delle nazioni.
http://archiviostorico.corriere.it/2007/ottobre/31/Italia_Ancora_poco_competitiva_lavoro_co_9_071
031124.shtml
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7. Come funziona il Global competitiveness report (Gcr) e se è veramente affidabile
Il Gcr si divide in due parti nella prima parte descrive il Gci, ovvero l’indice, sviluppato per
il Wef da Xavier Sala I Martinez, professore della Columbia, mentre la seconda parte si
occupa di fare un’analisi descrittiva dei singoli Paesi. Il Gci si basa su 12 pillars (pilastri), o
ovvero dimensioni che cercano di racchiudere i livelli di produttività e prosperità
economica di un Paese.
La graduatoria dei Paesi viene composta utilizzando sia fonti esterne, ovvero raccolte da
organismi internazionali o nazionali, sia effettuando un sondaggio Executive opinion
survey, commissionato dal Wef a circa 130 organizzazioni (pubbliche o private) nei vari
Paesi analizzati.
Nel 2009, insieme al Prof. Porter dell’Università di Harvard il Wef ha modificato alcuni
aspetti del report, introducendo ulteriori parametri sulla produttività ma non modificando
il peso sostanziale che il rapporto fornisce ai dati raccolti dal sondaggio.
http://www.weforum.org/pdf/GCR08/Chapter%201.2.pdf
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8. L’indice Gci è diviso in tre macro-aree che a loro volta raggruppano i dodici pilastri
Fattori di base: istituzioni; infrastrutture; stabilità macro-economica; salute ed
educazione primaria
Moltiplicatori di efficienza: istruzione superiore e formazione; efficienza dei mercati;
mercato del lavoro; mercati finanziari; capacità tecnologica e dimensioni del mercato
Fattori di sofisticazione e innovazione: sofisticazione dei modelli di business e
innovazione
Ognuna delle dimensioni è a sua volta composta da variabili, nell’insieme l’indice è
composto da 113 variabili: 80 provenienti dal sondaggio Wef e 33 dalle fonti esterne
raccolte. C’è quindi una maggiore dipendenza dell’indice dai dati raccolti sulla base del
sondaggio rispetto alle analisi da fonti esterne.
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9. L’Eos, executive survey opinion è un sondaggio che mira a percepire il clima e l’ambiente economico
del Paese. Si basa su delle interviste ad un campione di manager di imprese a vocazione internazionale,
la cui distribuzione dovrebbe riflettere la composizione per settore delle economie nazionali. Il fine è
cogliere la percezione degli intervistati su una serie di aspetti rilevanti per la capacità competitiva dei
Paesi. In Italia la rilevazione è curata dalla Sda Bocconi e riguarda mediamente la realizzazione di
110 interviste annue a manager di azienda individuati in base alla caratteristiche dell’impresa. Ciascun
quesito del questionario costituisce una variabile ordinale, che rappresenta un indicatore dell’indice
con scala da 1 a 7 le altre variabili, gli indicatori hard sono invece cardinali. Al fine di utilizzare la stessa
scala di valori dei quesiti di sondaggio, le variabili cardinali sono trasformate in una scala da 1 a 7
tramite la seguente formula. A seguito di tale trasformazione per ciascuna variabile cardinale, il Paese
con il valore più basso otterrà il punteggio 1 e quello con il valore più alto 7.
valore del paese – valore minimo
6X _________________________________ + 1
valore massimo – valore minimo
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10. Per ciascuna dimensione il numero di variabili hard (fonti esterne come Itu, Oms, Fmi) e soft
(il questionario) che compongono l’indice e il loro peso:
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Tabella tratta da, Come si interpretano gli indici
internazionali, Federica Pintaldi, Franco Angeli, 2011.
Il peso della componente
soft (il questionario ai
manager) rispetto ai dati
hard
11. A seguito di tale trasformazione per ciascuna variabile cardinale, il Paese con il valore più
basso otterrà il punteggio 1 e quello con il valore più alto 7.
Il calcolo dell’indice è basato su successive aggregazioni dei punteggi normalizzati delle
singole variabili:
a) Il valore del pillar singolo equivale alla media non pesata dei valori delle variabili che lo
compongono;
b) Il valore del sub indice equivale alla media non pesata dei valori del pillar che lo
compongono;
c) Il valore complessivo equivale ad una media ponderata dei tre sub indici
Nello specifico, il peso di ciascuno dei tre sub-indici varia in relazione allo stadio di
sviluppo del Paese, calcolato in base al reddito pro-capite. I Paesi con un reddito pro-capite
compreso fra i 2 mila e i 3 mila dollari e quelli con un reddito compreso tra i 9 mila e i 17
mila dollari sono considerati in una fase di transizione da uno stadio e l’altro. A questi
Paesi è applicato il peso dello stadio più avanzato.
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12. 12
Tabella tratta da, Come si interpretano gli indici
internazionali, Federica Pintaldi, Franco Angeli, 2011.
14. Il questionario Eos è composto da dodici sezioni tematiche: l’azienda, l’andamento
generale dell’economia, la tecnologia, il governo, il settore pubblico, le funzioni pubbliche,
le infrastrutture, le risorse umane, la salute, la finanza, la competizione, l’impresa,
l’ambiente la responsabilità sociale e le questioni di carattere generale. Tutte queste sezioni
presentano la stessa struttura. Sono composte da un insieme di domande alle quali è
possibile rispondere con una scala da 1 (minimo) a 7 (massimo), ai cui estremi sono
associati dei riferimenti semantici. Mediamente si arriva alla fine a 180 domande circa, un
documento molto corposo dunque.
Esempi domande:
Il sistema scolastico in Italia
Lontano dai bisogni di un’economia competitiva 1
2 3 4 5 6
Incontra i bisogni di un’economia competitiva 7
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15. L’insegnamento della matematica e della scienza nella scuola italiana
Peggiore che in molti altri Paesi 1
2 3 4 5 6
Tra i migliori del mondo 7
L’utilizzo della stessa scala per molte domande può indurre nei rispondenti l’effetto
response set (risposta meccanica). L’intervistato data la monotonia del questionario,
tenderà ad esprimere sempre la stessa risposta con lo stesso punteggio a prescindere dal
quesito in esame, ancora di più se si tratta di un questionario lungo. Ad esempio il quesito
dell’istruzione in Italia ottiene un punteggio di 3,4 collocandosi in 77esima posizione dopo
Zimbawe, Zambia e Kenya. Sembra difficile che questo giudizio efficace possa essere dato
da 110 manager. Come afferma la ricercatrice Federica Pintaldi, il gradiente stabilito nel
questionario è quantomeno insufficiente e occorrerebbe controllare i punteggi degli
intervistati in relazione alla loro propensione a fornire giudizi più o meno moderati e e
applicare appropriate tecniche di standardizzazione, quali la deflazione. Sostanzialmente
l’indice si fonda sulla percezione negativa dell’Italia da parte dei manager intervistati sulle
tematiche in esame.
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16. Perché non può funzionare – una serie di dubbi
- Le risposte dei manager non sono indicative della qualità di molti aspetti messi a
confronto nel questionario (i manager sono dei tuttologi?)
- Una scala con solo sette posizioni si mostra poco adeguata quando l’obiettivo è
collocare un Paese in relazione ad altri 130. Il gradiente non è sufficiente
- La risposta meccanica diventa la risposta monotona spesso, soprattutto se hai 180
domande circa
- Uso combinato di hard e soft data. Le variabili selezionate per ciascuna dimensiona
sono effettivamente rappresentativa della stessa?
- La percezione negativa dei manager e l’effetto Botswana. A detta degli stessi professori
della Bocconi che hanno ideato il sondaggio, si tratta di un campione non rappresentativo
dei manager italiani, che spesso rispondono pensando alla loro realtà, non al confronto
internazionale. Eppure l’effetto Botswana pesa sull’indice per il 70 per cento.
- Il campione. La Sda Bocconi invia un migliaio circa di questionari all’anno ai manager
e i questionari che ritornano sono 110. Un tasso molto basso dunque.
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