La Valutazione Della Capacità E Della Pericolosita’ Dellimmigrato Nella Fase ...
Presentazione sirmione definitiva
1. REATI VIOLENTI CONTRO LA
PERSONA E INFERMITA’
MENTALE:
UN CONFRONTO TRA PAZIENTI
IMMIGRATI E NON IMMIGRATI
Ambrogio Pennati, psichiatra psicoterapeuta. ambrogio.pennati@gmail.com.
President, IML *
Mara Bertini, psichiatra psicoterapeuta. marabertini@fastwebnet.it. Steering
committee, IML*
Paola Appoggetti, Psicologa Clinica Psicodiagnosta. paolaappoggetti@yahoo.it. Member
Society Personality Assessment; Member, IML*
Guido Travaini, Dottore di Ricerca in Criminologia, Professore a contratto presso la Scuola
di Specializzazione in Medicina Legale e presso il Corso di Laurea in
Biotecnologie, Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute – Università degli Studi di
Milano – via L. Mangiagalli 37, 20133 Milano
Isabella Merzagora, Professore Straordinario di Criminologia - Dipartimento di Scienze
Biomediche per la Salute – Università degli Studi di Milano – via L. Mangiagalli 37, 20133
Milano.
*Associazione Scientifica No Profit Integrational Mind Labs (MI) (IML):
http://integrationalmindlabs.it
2. INTRODUZIONE
Per quanto la relazione tra immigrazione e criminalità sia
ampiamente
discussa
da
differenti
(sociologico
, economico, psicologico, medico) punti di vista, sono
decisamente scarsi gli studi che prendono in considerazione il
ruolo della malattia mentale nella genesi dei reati violenti
contro la persona. Ciò appare incoerente alla messe di dati
che inequivocabilmente evidenzia una stretta correlazione tra
immigrazione ed incremento del rischio di sviluppo di patologie
psichiatriche
maggiori.
In
assenza
di
evidenze
epidemiologiche attendibili sul rapporto tra immigrazione e
disturbi psichiatrici nel Ns paese abbiamo ritenuto utile
analizzare in un campione ristretto ma significativo l’età al
momento dei fatti, la presenza di stressors prima dei fattireato, l’ appartenenza delle vittime alla kinship del reo, l’
accesso ai servizi sanitari e la strutturazione di una presa in
carico integrata da parte dei servizi.
3. PAZIENTI E METODI
Sono stati confrontati, con strumenti statistici parametrici e non
parametrici, campioni di soggetti maschi giuridicamente
riconosciuti infermi (totalmente o parzialmente) di mente:
immigrati (9 pazienti) e non immigrati (11 pazienti), rei di reati
contro la persona (omicidio, maltrattamento, lesioni).
4. RISULTATI
Non si sono osservate differenze rispetto all’ età di
commissione del reato (student t test=0.25, p=0.806, NS)
I pazienti immigrati presentano un carico di stress nei sei
mesi antecedenti ai reati significativamente superiore rispetto
ai non immigrati (chi-square test= 5.69, p=0.017)
Le vittime di reato dei pazienti immigrati sono
significativamente
più
rappresentate
da
persone
extrafamiliari, quelle dei pazienti non immigrati tra quelle
familiari (chi-square test= 7.593, p=0.006)
Non si evidenziano differenze significative tra pazienti
immigrati e non immigrati nell’ accesso ai servizi sanitari (chisquare test= 0.194, p=0.66, NS), mentre la presa in carico
psicosociale si realizza con frequenza significativamente
maggiori per i non immigrati (chi-square test= 5.69, p=0.017)
5. COMMENTI
Per quanto i campioni studiati siano numericamente limitati i
risultati, che verranno sul piano teorico discussi alla luce
delle recenti acquisizioni in psicologia evoluzionistica
(coesione
intra/extra
gruppo,
provenienza
urbana/rurale, stigma sociale ed espulsione del paziente
psichiatrico, cultura dell’ onore, oscillazioni reddituali nel
maschio che elicitano ancestrali timori di perdita di controllo
sulla prole e sulla partner) suggeriscono la necessità di
implementare adeguate procedure di risk assessment e
management, calibrate sulle differenti caratteristiche di tali
popolazioni, nella pratica clinica e riabilitativa dei servizi.
Tale necessità appare impellente dato il ben noto aumento
della frequenza di perizie su pazienti immigrati, in particolare
in zone a maggior densità di prima immigrazione.
6. Appare necessario implementare teams che contemplino l’
integrazione dei contributi di differenti professionalità:
Interpreti
Mediatori socioculturali
Sociologi
E che prevedano una adeguata sensibilizzazione clinica (come
suggerito dal DSM 5) all’influenza delle differenze culturali
sulla presentazione della patologia psichiatrica e alle (per
quanto discusse) sindromi culture-bound.
Tutto ciò appare di rilevanza, se possibile, ancora maggiore in
ambito psicopatologico-forense, ove in molti casi non è
possibile utilizzare procedure di assesment psicodiagnostico
per via dell’ assenza di adeguate statistiche normative.
La perizia psicopatologico-forense si configura in questi casi
come il frutto di cooperazione e collaborazione di differenti
figure, e quindi prodotto di integrazione di differenti saperi e
universi limguistici.
7. BIBLIOGRAFIA
Duntley JD, Shackelford TK: Evolutionary forensic
psychology. Oxford University Press, New York, 2008.
Flannery D, Vazsonyi AT, Waldman ID (eds): The Cambridge
Handbook of Violent Behavior and Aggression. Cambridge
Univ Press, 2007.
Cantor-Graae A, Selten JP: Schizophrenia and Migration: A
Meta-Analysis and Review. Am J Psychiatry 2005;162:12-24.