Articolo sull'importanza di fermarsi per utilizzare il tempo a disposizione per comprendere il cambiamento, per confrontarsi con esso e per far si che le azioni successive siano le più adeguate possibili.
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Il tempo della leadership in tempo di pandemia: fermarsi o correre?
1. Andrea Mennillo
Il tempo della leadership in tempo di pandemia: fermarsi o correre?
Articolo
3rd June 2021
www.andreamennillo.org
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È proprio vera la citazione “la vita è una grande maestra”. Sempre pronta a insegnarci che
gli avvenimenti inattesi possono accadere in ogni momento, in ogni luogo e in modo
imprevedibile.
La società contemporanea ci propone un divenire costante di scenari multipli in continua
metamorfosi, complice anche l’incessante progresso tecnologico.
Se l’uomo del passato, spesso, non è stato in grado di affrontare il cambiamento – come
dimostrano il crollo, nei secoli, di governi, imperi e intere civiltà – l’uomo del presente lo
affronta cercando di prevedere gli eventi futuri attraverso lo studio di sistemi analitici
complessi, basati su probabilità e statistiche. E’, questo, un approccio sufficiente?
La risposta non è così scontata, perché vediamo come non sempre i risultati delle azioni
basate sulle previsioni siano quelli sperati. Invece, mentre tutto “corre”, a volte, potrebbe
avere senso fermarsi anziché cercare di correre più veloci degli eventi in un’infinita rincorsa
alle previsioni.
A prima vista, può sembrare un contro senso ma fermarsi non significa necessariamente
improduttività. Al contrario, può essere una proficua occasione per meglio comprendere
quello che ci succede attorno e per meglio capire verso quale direzione procedere.
L’esperienza di vita di S. Ignazio di Loyola è uno degli esempi più calzanti di come un
evento drammatico imprevisto ed un periodo di inattività forzata abbiano generato effetti
straordinariamente benefici. Fu durante la convalescenza che S. Ignazio, immobilizzato a
causa di una ferita in battaglia, ebbe la possibilità di dedicarsi alla lettura dei testi sacri.
Letture che lo fecero riflettere sul senso della sua esistenza operando in lui un profondo
cambiamento interiore che lo portò ad abbandonare la carriera militare e a prendersi cura
dei più bisognosi.
Egli non si oppose al cambiamento, anzi reagì al verificarsi di un evento inatteso
modificando la sua predisposizione verso la vita. Il tempo di inattività forzata gli fu utile
per riflettere e maturare un vero rinnovamento spirituale, la sua conversione. L’uso
produttivo di questo tempo attivò un meccanismo virtuoso, trasferito poi nella sua
disciplina di vita: usare il tempo a disposizione, sia programmato o impostogli dal caso, per
ottenere capacità di giudizio obiettivo e distaccato dalle debolezze umane. Questo, si chiama
discernimento.
Analogamente a quanto successo a S. Ignazio, anche il periodo pandemico ci ha colti
impreparati, costringendoci a un periodo di inattività prolungata denso di preoccupazioni.
In un frangente come quello attuale, al vero leader è richiesto di “fare di necessità virtù”.
Non tanto rifugiandosi nella parvenza di attività fornita dai modelli matematici, ma
utilizzando il tempo a disposizione per comprendere il cambiamento, per confrontarsi con
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esso in modo discernente, per far si che le azioni derivanti dal suo operato siano le più
adeguate possibili a risolvere le necessità del caso.
Spesso, la dilatazione del tempo, causata da un lungo periodo di crisi, offre degli spunti
inaspettati. Solo il leader che, però, pratica una riflessione distaccata e lucida, riesce a
coglierli, trasformando un periodo di avversità in opportunità per il futuro.