1. A MIA FIGLIA
Azzurro, niente potrebbe rovinare questi attimi. Il sole sta bruciando i tetti e non si vede una nuvola
da chilometri. Ah, quanti ricordi laggiù! I bambini giocano in piazza come allora, i panni stesi sul
balcone, nei vicoli l’aroma dei peperati appena sfornati. Già, nulla potrebbe rovinare questo
panorama! Eppure, come un fulmine a ciel sereno... come un incubo inaspettato ritorna, ritorna
sempre.
Toccava sempre a me, che fosse Natale o Ferragosto. Che dovessi imbiancare, murare, potare... eh
si, ma a me i soldi servivano! Dovevo farlo per la mia Paola che se ne va all’università... Io, per lei,
avrei scalato le montagne se solo me lo avesse chiesto! Lei è e sarà sempre la mia stella.
Ti ricordi quando ogni sera ti portavo il caffè in camera per non farti addormentare sui libri? E di
quando, ripetendo con te, imparavo anch’io le tue stesse cose?
“ Voglio fare l’ingegnere” dicevi, ed io ero contento, perchè non avresti dovuto spaccarti la schiena
come il tuo povero babbo.
Una mattina di luglio, il segretario comunale mi segnalò una di quelle palme sulla strada principale.
“Sta mezza marcia, vacci tu, che pare brutto!”. Segnavano trentotto gradi all’ombra e chi ce la faceva
a cambiarsi? Dopo un’ ora ero già arrivato in cima e mi accorgevo che le forbici pesavano da morire.
Avevo così tanta fretta che nemmeno la scala disponevo correttamente. Lasciavo perdere e
cominciavo il lavoro (se ci penso ancora ricomincio a sudare). Mi allungai per raggiungere le foglie
dall’altro lato ma qualcosa andò storto. Sentivo l’equilibrio andare via, il mondo girare e... poi più
niente. Ho aperto gli occhi, mi sono guardato in faccia e ho provato a svegliarmi. Ma non potevo.
Sono intrappolato dove nessuno può vedermi... ed ora sono qui!
Paola, ricordati del tuo papà, sii forte e non arrabiarti se ora non ti sto aiutando a fare le valigie.
Quello che ho lasciato è tuo.
Prenditi cura della mamma e, studia come mi avevi promesso, mi raccomando.
Buon viaggio stella.