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Liceo Artistico Bruno Cassinari di Piacenza ______________________________________________________________ DISCIPLINE PLASTICHE Prof. Accogliente Nelly Dell’Aversano  Prof . In formazione  Lucia Di Pierro Ideazione di forme e elementi naturali caratteristici del nostro territorio da inserire in uno spazio all’aperto Scultura/Installazione  - connessione tra scultura e natura Classe 2° Sp. A  e  2° Sp. C Anno scolastico 2008/2009
DEFINIZIONE E SIGNIFICATO DEL GIARDINO Giulio Carlo Argan  definiva il giardino una "sistemazione artificiosa, secondo moduli geometrici o fantastici, di terreni coltivati, allo scopo di ottenere un risultato prettamente estetico".  Dal francese  jardin,  derivato dal franco gart o gard (recinto), è un terreno coltivato senza scopo produttivo, nel quale l'uomo, isolato dal resto del territorio, svolge una serie di attività a contatto con la natura:   riposo, passeggiata, svago, gioco, coltivazione di piante. Altre sue caratteristiche sono il legame con l’edificio di cui il giardino rappresenta il suo espandersi all'aperto; l'estensione limitata per favorirne l’attraversamento a piedi; la sistemazione artificiale del sito e della vegetazione (aiuole, piazzali, sentieri, bacini d'acqua), la presenza di piante ritenute particolarmente decorative; l'esistenza di un disegno spesso geometrico, facilmente rappresentabile. Quest'ultima caratteristica, "la figurabilità", permette di conoscere i giardini del passato attraverso le descrizioni, i dipinti, le stampe d'epoca arrivati fino a noi. Il  carattere estetico  del giardino è collegato soprattutto a due elementi: la scelta delle specie vegetali con selezione degli esemplari migliori e la distribuzione delle colture secondo un disegno iniziale che, comprendendo la scelta del sito, l'esposizione o la facilità d'irrigazione, rappresenta il momento tipicamente architettonico o progettistico. In tale progettualità le coltivazioni sono distribuite in modo che il giardino, in tutte le stagioni, offra un aspetto ameno e fiorente, proponendosi come una natura in piccolo, secondo l'idea che  il bello  può essere isolato e messo in evidenza dall'uomo mediante una scelta tra le forme più belle presenti in natura.
Il Giardino dell'Eden può essere considerato l’ archetipo universale del giardino , ossia un’immagine simbolica della cultura dell’uomo ricorrente fin dai tempi più antichi, a partire dal paradiso biblico. Esso rappresenta  il sogno dell’umanità , il luogo della mente in cui tutto inizia e tutto finisce: inizia la vita nella sua dimensione di gioia e delizia, verrà rimpianto e vagheggiato come luogo della felicità perduta e infine verrà restituito ai giusti come luogo della perfezione e del ricongiungimento con il divino. Lo immaginiamo come un luogo senza tempo e senza stagioni, prima di ogni Storia possibile, dove i germogli sono sempre in fiore e gli alberi sempre carichi di frutta, una sorta di serra ideale in cui non esistono variazioni climatiche, né parassiti in grado di minare la perfezione estetica della natura benevola , Il termine paradiso deriva dall’antico iranico  pairi-dae-za , letteralmente circonvallazione, che sta ad indicare uno spazio delimitato e protetto per mezzo di un vallo, da cui la trasposizione in luogo protetto e giardino delle delizie Il giardino delle delizie H.Bosch IL GIARDINO NELLA STORIA Il Giardino dell’Eden
IL GIARDINO NELLA STORIA Il Giardino Egizio Giardino egizio:rappresentazione su papiro I giardini più antichi, di cui abbiamo diverse testimonianze, sono quelli egizi. Il giardino egizio era una realtà che si estraniava totalmente dall’ambiente circostante, il deserto, delimitando un’area mediante divisioni murarie e creando al suo interno un’oasi di frescura, colori, suoni. Questi artifici permettevano di procurarsi il piacere di vivere l’illusione di riuscire a dominare la natura così ostile dei luoghi..Lo spazio interno del giardino era diviso in forme regolari così da dare una sensazione di ordine all’insieme, anche perché il “caos” era già tanto all’esterno delle mura di questo spazio. Lungo le mura perimetrali, una barriera di grandi alberi per ottenere quella frescura che doveva servire a creare una sorta di artificio per trovare riposo e refrigerio ad un clima torrido ...
i giardini romani derivarono dagli orti. Intorno al sec. II a.C. si diffuse la distinzione tra villa di campagna e villa di città:  hortus  o  villa  indicava il giardino rurale,  horti  invece furono chiamati l'insieme di edifici e giardini costruiti intorno e al centro di Roma. Una fascia di grandi parchi, annessi per lo più alle ville patrizie circondava la capitale, abbellita del resto da parchi pubblici destinati al popolo. Si trattava quasi sempre di grandi recinti, costeggiati da lunghissimi portici, abbelliti da filari di alberi, statue e fontane. Le ville dei patrizi erano invece abbellite da terrazze, scalinate, uccelliere, viali ricchi e maestosi, raccolte di arte e di animali,In vasi o in aiuole disposte intorno alla piscina si coltivava il bosso, il mirto, il cipresso, il leccio insieme agli alberi da frutta ed i fiori. L'acqua era la protagonista nei giardini pompeiani abbelliti da zampilli, fontane, canali, ninfei ampiamente documentati negli scavi.  Ricostruzione del giardino della casa dei vetti di Pompei  IL GIARDINO NELLA STORIA Il Giardino Romano
Il Mille è una data discriminante per la comprensione della moderna Europa: l’evoluzione del sistema feudale, le innovazioni tecniche in agricoltura, la rinascita delle città e l’avvento di abbazie e castelli modificano ancora il territorio. Il rapporto con la natura. Nelle abbazie diversi tipi di giardino convivono: l’orto, il chiostro, l’erbario delle piante medicamentali. Nasce anche il concetto di spiritualità delle piante e dei fiori che vengono associati ad un’immagine divina o ad un concetto trascendente. Anche le dimore private dei più abbienti iniziano, già dall’XI secolo, a dotarsi di giardini: E’ comunque nel silenzio degli orti conventuali, ove necessità di vita, studio della natura, pratiche officinali, alchemiche e magiche convivono nella quiete della preghiera e del lavoro, che si giungerà a dare ai giardini una connotazione più intima e nuova. Sorsero allora le prime scuole  di medicina, e furono coltivate, negli orti dei conventi. Giardino monastico,  incisione da "Il fiore di Virtù", edizione veneziana del XV sec  IL GIARDINO NELLA STORIA Il Giardino nel medioevo
Ilgiardino viene del tutto sottomesso all'architettura del palazzo. Poiché è lo spazio destinato al soggiorno dell'aria aperta, esso è meraviglioso come la villa. Ha importanza come ambiente, come fondale, come scena. L'uomo del rinascimento manifesta così il suo senso della natura che è in realtà il culto della natura umana: si sente al centro dell'Universo e se ne compiace. È la rinascita dell'uomo dopo il medioevo. In questo periodo il giardino si separa completamente dall'orto. Esso ha il suo nucleo che parte dalla casa e tutti gli elementi naturali vengono rimaneggiati, plasmati, adattati alle forme volute. L'acqua ha funzione decorativa con zampilli, cascate, vasche e peschiere. Si tiene gran conto del paesaggio circostante e si collega con questo il giardino mediante visioni paesistiche create dalla fantasia. Si preferisce costruire sulla collina, in cima o a; si sfruttano i dislivelli con terrazzamenti e spiazzi, uniti tra loro con rampe e scalinate scenografiche. Tutte le parti del terreno sono rivoluzionate, ridotte a forme geometriche.. Gli agrumi sono disposti in vasi e servono soprattutto per ornamento. Non ci sono fiori in questi giardini, ma piuttosto tante diverse tonalità di verde. I fiori e le erbe aromatiche vengono coltivati nei piccoli giardini segreti, di regola nel Cinquecento; sono anch'essi una grande invenzione perché portano nel grande giardino un angolo intimo, riservato e felice, dove intrattenersi coi familiari e gli amici. Talvolta si arriva ad esasperazioni nel creare giardini fantastici e ricchi di ornamenti. La casa pendente, giardino, palazzo Orsini, Bomarzo IL GIARDINO NELLA STORIA Il Giardino Rinascimentale
I giardini barocchi Nel XVII secolo l'architettura dei giardini conserva gli schemi rinascimentali, che tuttavia si evolvono secondo il cambiamento delle mode e dei gusti. Si da più spazio alla ricerca delle novità nella sceno­grafìa, negli imprevisti, nella preziosità. Il giardino viene strutturato per trattenere la sua bellezza nel corso di tutte e quattro le stagioni, dato che i suoi elementi principali sono gli alberi sempreverdi, le siepi potate ad arte, e le opere in muratura (scalinate, balaustre, grotte, statue, vasche e fontane). La fantasia degli architetti creava nello stesso tempo ampi spazi con scenari teatrali adatti alle più fantastiche feste, e luoghi appartati come i giardini segreti e le capannine; zone assolate per il pe­riodo invernale e boschetti ombrosi per l'estate. Tra i principali giardini di quest'epoca si ricordano: a Roma, villa Pinciana (villa Borghese) e villa Doria-Pamphilj; a Frascati, villa Aldobrandini, villa Ludovisi, villa Mondragone; a Firenze, i giardini di Boboli, villa Gamberaia; Lago Maggiore, isola Bella. Giardino di Villa Garzoni , splendido giardino Barocco realizzato nel '600 arricchito
Il parco pubblico ottocentesco Le grandi trasformazioni dell'ambiente legate all'industrializzazione causarono anche la nascita di nu­merosi movimenti di sociologi ed igienisti che proclamavano la necessità di creare ampie "aree verdi" all'interno delle città, per migliorare le condizioni di vita dei cittadini, e non solo dal punto di vista igienico. Nacque così il "parco pubblico", il giardino collettivo per il passeggio e la contemplazione del­la natura, che soddisfacesse esigenze anche di tipo sociale. Il primo giardino pubblico sorse a Vienna alla fine del XVIII secolo; il primo in Italia è quello della "Pubblica Villa Giulia" a Palermo, inaugurato nel 1778, destinata a "delizioso passeggio", dove non si poteva entrare "a cavallo né in vettura". Con l'esplosione urbana delle maggiori città il parco pubblico divenne una struttura indispensabile, ma la sua affer­mazione fu lunga e soggetta ad alterne fortune. All'interno delle città vennero gradualmente reperite delle aree libere per la creazione dei parchi, inserendo così i giardini nei piani urbanistici per il risanamento e l'abbellimento delle città ottocentesche, raggiungendo solo raramente un razionale e coordinato modello di sviluppo per la nuova fruizione della città. Si assiste a diverse sistemazioni di spazi verdi, realizzate da architetti-urbanisti che tendevano a risanare i mali della città urbanizzata. Nella creazione di soluzioni ai complessi problemi urbani legati all'evoluzione del territorio, alla trasformazione dell'economia da agricola a industriale le progettazioni si ispirano a diverse soluzioni formali (il giardino classico, paesistico) o adattano forme composite tipiche dell'eclettismo ottocentesco. L’evoluzione dello spazio collettivo della società borghese comportò nel nostro paese piani di ampliamento e riorganizzazione delle città, promossi dallo stesso governo unitario, ad imitazione di quanto accadeva nelle altre città europee. Città piccole e grandi si arricchiscono di giardini pubblici, passeggiate e viali alberati, raggiungendo solo raramente un livello artistico in grado di competere con l'arte dei giardini del passato.
Al giorno d’oggi l’arte ed in particolar modo la scultura e l’installazione, escono fuori dai musei per trovare nuove collocazioni: spesso sono parchi pubblici, giardini d’artista, luoghi all’ aperto che possiamo ritrovare anche in  collezioni private di scultura come ad esempio la collezione d’arte Materina a Casalbeltrame dell’artista e collezionista Loi [1] , ed inoltre vi sono sempre più mostre di scultura all’aperto   e installazioni urbane ambientali. Queste iniziative testimoniano il significativo aumento di interesse per la realizzazione di tutti quei progetti d’arte contemporanea che vertono sul rapporto tra arte e ambiente e che coinvolgono lo spazio pubblico sia urbano che naturale. Il termine parco-museo è per se stesso vago e anche ambiguo, dato che l’idea del museo tradizionale è proprio quella alla quale queste raccolte di arte ambientale intendono opporsi. Esse si ispirano a modelli diversi, da quello relativamente più tradizionale della raccolta di sculture all’aperto, a quello del giardino, fino a quello più nuovo della contestualizzazione di una serie di opere d’arte ambientale all’interno di un territorio anche vasto  ma che proprio le opere stesse costituiscono in unità.
Il termine " Giardino Zen " viene attribuito quasi esclusivamente al giardino secco, in giapponese  Karesansui . Questo tipo di giardino ha origine all'epoca dell' avvento del  buddismo Zen , verso la fine del VI secolo. Lo stile venne poi perfezionato nei templi e nei monasteri Zen, come ausilio per la meditazione, la contemplazione e la preghiera dei monaci, fino a raggiungere l'apice verso la fine del periodo Muromachi nel XVI secolo. Questo tipo di giardino rinuncia a tutte le possibilità decorative per favorire  l'attività meditativa . Per quanto a prima vista potrebbe non sembrare così, anche in questi giardini la natura è protagonista: vengono utilizzate  sabbia e rocce  per simboleggiare acqua, montagne e isole estremizzando i concetti minimalisti del buddismo Zen. Le pietre sono riunite in gruppi e disposte con grande cura. La sabbia deve essere accuratamente rastrellata per produrre disegni geometrici: attorno alle pietre che simboleggiano le isole vengono creati disegni e cerchi concentrici per simulare le onde del mare. Le  dimensioni  del Giardino Zen sono contenute e preferibilmente vi deve essere un muro di cinta. Vi devono essere  punti di osservazione  ben studiati, e l' accesso deve avvenire solo per rastrellare la sabbia. Nella forma più pura di Giardino Zen le piante non vengono utilizzate: l'unico vegetale consentito è il muschio.  In alcuni karesansui si utilizzano anche elementi quali ponti, lanterne e sentieri di Tobi (pietre di camminamento). I Giardini Zen sono quindi usati come opere d' arte o rappresentazioni dei  principi Zen  .
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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  • 1. Liceo Artistico Bruno Cassinari di Piacenza ______________________________________________________________ DISCIPLINE PLASTICHE Prof. Accogliente Nelly Dell’Aversano Prof . In formazione Lucia Di Pierro Ideazione di forme e elementi naturali caratteristici del nostro territorio da inserire in uno spazio all’aperto Scultura/Installazione - connessione tra scultura e natura Classe 2° Sp. A e 2° Sp. C Anno scolastico 2008/2009
  • 2. DEFINIZIONE E SIGNIFICATO DEL GIARDINO Giulio Carlo Argan definiva il giardino una "sistemazione artificiosa, secondo moduli geometrici o fantastici, di terreni coltivati, allo scopo di ottenere un risultato prettamente estetico". Dal francese jardin, derivato dal franco gart o gard (recinto), è un terreno coltivato senza scopo produttivo, nel quale l'uomo, isolato dal resto del territorio, svolge una serie di attività a contatto con la natura: riposo, passeggiata, svago, gioco, coltivazione di piante. Altre sue caratteristiche sono il legame con l’edificio di cui il giardino rappresenta il suo espandersi all'aperto; l'estensione limitata per favorirne l’attraversamento a piedi; la sistemazione artificiale del sito e della vegetazione (aiuole, piazzali, sentieri, bacini d'acqua), la presenza di piante ritenute particolarmente decorative; l'esistenza di un disegno spesso geometrico, facilmente rappresentabile. Quest'ultima caratteristica, "la figurabilità", permette di conoscere i giardini del passato attraverso le descrizioni, i dipinti, le stampe d'epoca arrivati fino a noi. Il carattere estetico del giardino è collegato soprattutto a due elementi: la scelta delle specie vegetali con selezione degli esemplari migliori e la distribuzione delle colture secondo un disegno iniziale che, comprendendo la scelta del sito, l'esposizione o la facilità d'irrigazione, rappresenta il momento tipicamente architettonico o progettistico. In tale progettualità le coltivazioni sono distribuite in modo che il giardino, in tutte le stagioni, offra un aspetto ameno e fiorente, proponendosi come una natura in piccolo, secondo l'idea che il bello può essere isolato e messo in evidenza dall'uomo mediante una scelta tra le forme più belle presenti in natura.
  • 3. Il Giardino dell'Eden può essere considerato l’ archetipo universale del giardino , ossia un’immagine simbolica della cultura dell’uomo ricorrente fin dai tempi più antichi, a partire dal paradiso biblico. Esso rappresenta il sogno dell’umanità , il luogo della mente in cui tutto inizia e tutto finisce: inizia la vita nella sua dimensione di gioia e delizia, verrà rimpianto e vagheggiato come luogo della felicità perduta e infine verrà restituito ai giusti come luogo della perfezione e del ricongiungimento con il divino. Lo immaginiamo come un luogo senza tempo e senza stagioni, prima di ogni Storia possibile, dove i germogli sono sempre in fiore e gli alberi sempre carichi di frutta, una sorta di serra ideale in cui non esistono variazioni climatiche, né parassiti in grado di minare la perfezione estetica della natura benevola , Il termine paradiso deriva dall’antico iranico pairi-dae-za , letteralmente circonvallazione, che sta ad indicare uno spazio delimitato e protetto per mezzo di un vallo, da cui la trasposizione in luogo protetto e giardino delle delizie Il giardino delle delizie H.Bosch IL GIARDINO NELLA STORIA Il Giardino dell’Eden
  • 4. IL GIARDINO NELLA STORIA Il Giardino Egizio Giardino egizio:rappresentazione su papiro I giardini più antichi, di cui abbiamo diverse testimonianze, sono quelli egizi. Il giardino egizio era una realtà che si estraniava totalmente dall’ambiente circostante, il deserto, delimitando un’area mediante divisioni murarie e creando al suo interno un’oasi di frescura, colori, suoni. Questi artifici permettevano di procurarsi il piacere di vivere l’illusione di riuscire a dominare la natura così ostile dei luoghi..Lo spazio interno del giardino era diviso in forme regolari così da dare una sensazione di ordine all’insieme, anche perché il “caos” era già tanto all’esterno delle mura di questo spazio. Lungo le mura perimetrali, una barriera di grandi alberi per ottenere quella frescura che doveva servire a creare una sorta di artificio per trovare riposo e refrigerio ad un clima torrido ...
  • 5. i giardini romani derivarono dagli orti. Intorno al sec. II a.C. si diffuse la distinzione tra villa di campagna e villa di città: hortus o villa indicava il giardino rurale, horti invece furono chiamati l'insieme di edifici e giardini costruiti intorno e al centro di Roma. Una fascia di grandi parchi, annessi per lo più alle ville patrizie circondava la capitale, abbellita del resto da parchi pubblici destinati al popolo. Si trattava quasi sempre di grandi recinti, costeggiati da lunghissimi portici, abbelliti da filari di alberi, statue e fontane. Le ville dei patrizi erano invece abbellite da terrazze, scalinate, uccelliere, viali ricchi e maestosi, raccolte di arte e di animali,In vasi o in aiuole disposte intorno alla piscina si coltivava il bosso, il mirto, il cipresso, il leccio insieme agli alberi da frutta ed i fiori. L'acqua era la protagonista nei giardini pompeiani abbelliti da zampilli, fontane, canali, ninfei ampiamente documentati negli scavi. Ricostruzione del giardino della casa dei vetti di Pompei IL GIARDINO NELLA STORIA Il Giardino Romano
  • 6. Il Mille è una data discriminante per la comprensione della moderna Europa: l’evoluzione del sistema feudale, le innovazioni tecniche in agricoltura, la rinascita delle città e l’avvento di abbazie e castelli modificano ancora il territorio. Il rapporto con la natura. Nelle abbazie diversi tipi di giardino convivono: l’orto, il chiostro, l’erbario delle piante medicamentali. Nasce anche il concetto di spiritualità delle piante e dei fiori che vengono associati ad un’immagine divina o ad un concetto trascendente. Anche le dimore private dei più abbienti iniziano, già dall’XI secolo, a dotarsi di giardini: E’ comunque nel silenzio degli orti conventuali, ove necessità di vita, studio della natura, pratiche officinali, alchemiche e magiche convivono nella quiete della preghiera e del lavoro, che si giungerà a dare ai giardini una connotazione più intima e nuova. Sorsero allora le prime scuole di medicina, e furono coltivate, negli orti dei conventi. Giardino monastico, incisione da "Il fiore di Virtù", edizione veneziana del XV sec IL GIARDINO NELLA STORIA Il Giardino nel medioevo
  • 7. Ilgiardino viene del tutto sottomesso all'architettura del palazzo. Poiché è lo spazio destinato al soggiorno dell'aria aperta, esso è meraviglioso come la villa. Ha importanza come ambiente, come fondale, come scena. L'uomo del rinascimento manifesta così il suo senso della natura che è in realtà il culto della natura umana: si sente al centro dell'Universo e se ne compiace. È la rinascita dell'uomo dopo il medioevo. In questo periodo il giardino si separa completamente dall'orto. Esso ha il suo nucleo che parte dalla casa e tutti gli elementi naturali vengono rimaneggiati, plasmati, adattati alle forme volute. L'acqua ha funzione decorativa con zampilli, cascate, vasche e peschiere. Si tiene gran conto del paesaggio circostante e si collega con questo il giardino mediante visioni paesistiche create dalla fantasia. Si preferisce costruire sulla collina, in cima o a; si sfruttano i dislivelli con terrazzamenti e spiazzi, uniti tra loro con rampe e scalinate scenografiche. Tutte le parti del terreno sono rivoluzionate, ridotte a forme geometriche.. Gli agrumi sono disposti in vasi e servono soprattutto per ornamento. Non ci sono fiori in questi giardini, ma piuttosto tante diverse tonalità di verde. I fiori e le erbe aromatiche vengono coltivati nei piccoli giardini segreti, di regola nel Cinquecento; sono anch'essi una grande invenzione perché portano nel grande giardino un angolo intimo, riservato e felice, dove intrattenersi coi familiari e gli amici. Talvolta si arriva ad esasperazioni nel creare giardini fantastici e ricchi di ornamenti. La casa pendente, giardino, palazzo Orsini, Bomarzo IL GIARDINO NELLA STORIA Il Giardino Rinascimentale
  • 8. I giardini barocchi Nel XVII secolo l'architettura dei giardini conserva gli schemi rinascimentali, che tuttavia si evolvono secondo il cambiamento delle mode e dei gusti. Si da più spazio alla ricerca delle novità nella sceno­grafìa, negli imprevisti, nella preziosità. Il giardino viene strutturato per trattenere la sua bellezza nel corso di tutte e quattro le stagioni, dato che i suoi elementi principali sono gli alberi sempreverdi, le siepi potate ad arte, e le opere in muratura (scalinate, balaustre, grotte, statue, vasche e fontane). La fantasia degli architetti creava nello stesso tempo ampi spazi con scenari teatrali adatti alle più fantastiche feste, e luoghi appartati come i giardini segreti e le capannine; zone assolate per il pe­riodo invernale e boschetti ombrosi per l'estate. Tra i principali giardini di quest'epoca si ricordano: a Roma, villa Pinciana (villa Borghese) e villa Doria-Pamphilj; a Frascati, villa Aldobrandini, villa Ludovisi, villa Mondragone; a Firenze, i giardini di Boboli, villa Gamberaia; Lago Maggiore, isola Bella. Giardino di Villa Garzoni , splendido giardino Barocco realizzato nel '600 arricchito
  • 9. Il parco pubblico ottocentesco Le grandi trasformazioni dell'ambiente legate all'industrializzazione causarono anche la nascita di nu­merosi movimenti di sociologi ed igienisti che proclamavano la necessità di creare ampie "aree verdi" all'interno delle città, per migliorare le condizioni di vita dei cittadini, e non solo dal punto di vista igienico. Nacque così il "parco pubblico", il giardino collettivo per il passeggio e la contemplazione del­la natura, che soddisfacesse esigenze anche di tipo sociale. Il primo giardino pubblico sorse a Vienna alla fine del XVIII secolo; il primo in Italia è quello della "Pubblica Villa Giulia" a Palermo, inaugurato nel 1778, destinata a "delizioso passeggio", dove non si poteva entrare "a cavallo né in vettura". Con l'esplosione urbana delle maggiori città il parco pubblico divenne una struttura indispensabile, ma la sua affer­mazione fu lunga e soggetta ad alterne fortune. All'interno delle città vennero gradualmente reperite delle aree libere per la creazione dei parchi, inserendo così i giardini nei piani urbanistici per il risanamento e l'abbellimento delle città ottocentesche, raggiungendo solo raramente un razionale e coordinato modello di sviluppo per la nuova fruizione della città. Si assiste a diverse sistemazioni di spazi verdi, realizzate da architetti-urbanisti che tendevano a risanare i mali della città urbanizzata. Nella creazione di soluzioni ai complessi problemi urbani legati all'evoluzione del territorio, alla trasformazione dell'economia da agricola a industriale le progettazioni si ispirano a diverse soluzioni formali (il giardino classico, paesistico) o adattano forme composite tipiche dell'eclettismo ottocentesco. L’evoluzione dello spazio collettivo della società borghese comportò nel nostro paese piani di ampliamento e riorganizzazione delle città, promossi dallo stesso governo unitario, ad imitazione di quanto accadeva nelle altre città europee. Città piccole e grandi si arricchiscono di giardini pubblici, passeggiate e viali alberati, raggiungendo solo raramente un livello artistico in grado di competere con l'arte dei giardini del passato.
  • 10. Al giorno d’oggi l’arte ed in particolar modo la scultura e l’installazione, escono fuori dai musei per trovare nuove collocazioni: spesso sono parchi pubblici, giardini d’artista, luoghi all’ aperto che possiamo ritrovare anche in collezioni private di scultura come ad esempio la collezione d’arte Materina a Casalbeltrame dell’artista e collezionista Loi [1] , ed inoltre vi sono sempre più mostre di scultura all’aperto e installazioni urbane ambientali. Queste iniziative testimoniano il significativo aumento di interesse per la realizzazione di tutti quei progetti d’arte contemporanea che vertono sul rapporto tra arte e ambiente e che coinvolgono lo spazio pubblico sia urbano che naturale. Il termine parco-museo è per se stesso vago e anche ambiguo, dato che l’idea del museo tradizionale è proprio quella alla quale queste raccolte di arte ambientale intendono opporsi. Esse si ispirano a modelli diversi, da quello relativamente più tradizionale della raccolta di sculture all’aperto, a quello del giardino, fino a quello più nuovo della contestualizzazione di una serie di opere d’arte ambientale all’interno di un territorio anche vasto ma che proprio le opere stesse costituiscono in unità.
  • 11. Il termine " Giardino Zen " viene attribuito quasi esclusivamente al giardino secco, in giapponese Karesansui . Questo tipo di giardino ha origine all'epoca dell' avvento del buddismo Zen , verso la fine del VI secolo. Lo stile venne poi perfezionato nei templi e nei monasteri Zen, come ausilio per la meditazione, la contemplazione e la preghiera dei monaci, fino a raggiungere l'apice verso la fine del periodo Muromachi nel XVI secolo. Questo tipo di giardino rinuncia a tutte le possibilità decorative per favorire l'attività meditativa . Per quanto a prima vista potrebbe non sembrare così, anche in questi giardini la natura è protagonista: vengono utilizzate sabbia e rocce per simboleggiare acqua, montagne e isole estremizzando i concetti minimalisti del buddismo Zen. Le pietre sono riunite in gruppi e disposte con grande cura. La sabbia deve essere accuratamente rastrellata per produrre disegni geometrici: attorno alle pietre che simboleggiano le isole vengono creati disegni e cerchi concentrici per simulare le onde del mare. Le dimensioni del Giardino Zen sono contenute e preferibilmente vi deve essere un muro di cinta. Vi devono essere punti di osservazione ben studiati, e l' accesso deve avvenire solo per rastrellare la sabbia. Nella forma più pura di Giardino Zen le piante non vengono utilizzate: l'unico vegetale consentito è il muschio. In alcuni karesansui si utilizzano anche elementi quali ponti, lanterne e sentieri di Tobi (pietre di camminamento). I Giardini Zen sono quindi usati come opere d' arte o rappresentazioni dei principi Zen .
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