Come le neuroscienze danno una mano a insegnare a giocare con i piedi
Riccardo Capanna
ANNO EDIZIONE: 2016
GENERE: Libro
CATEGORIE: Metodologia
ISBN: 9788860284839
PAGINE: 175
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Pagine da Calcio e neuroscienze di Riccardo Capanna
1. 60
riccardo
capanna
COMELENEUROSCIENZEDANNOUNAMANO
AINSEGNAREAGIOCARECONIPIEDI
PRIMOTEMA
Leesercitazionipropedeutiche
Posso tradurre:
Il termine “propedeutico” è spesso utilizzato da chi si occupa
di insegnamento.
Alla luce delle conoscenze attuali, come ho precisato nel ca-
pitolo precedente, possiamo equiparare le esercitazioni prope-
deutiche con le esercitazioni non specifiche, ovvero a quelle
attività che non risultano essere particolarmente efficaci per
maturare nuovi apprendimenti (fig. 19).
È in atti finalizzati e non con meri movimenti, che pren-
dono corpo le esperienze sull’ambiente che ci circonda.
(G. Rizzolatti)
È con gli esercizi di gioco e non con l’attività propedeu-
tica che si fa esperienza e s’impara a collaborare con i
compagni e a confrontarsi con gli avversari.
2. 67
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SECONDOTEMA
L’allenamento è un fenomeno “neuroplastico”
Se durante l’allenamento un esercizio fisico viene ripetuto più
volte, si determina nelle cellule nervose coinvolte (fig. 20) un
incremento della funzionalità sinaptica che per breve tempo,
arricchisce le capacità motorie.
Fig. 20 – Dendridi e sinapsi.
Immagine tratta da “Fisiologia dell’esercizio fisico e dello sport” - Jack Wilmore - David L. Costill - Calzetti e
Mariucci Editori
3. 81
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TERZO TEMA
Discordanza fra intenzione e azione
Entrando nel merito di come si sviluppa la motricità umana, è
indispensabile conoscere le sue preminenti caratteristiche.
La motricità si evidenzia come attività riflessa o come attività
finalizzata.
L’attività riflessa consiste in una risposta stereotipata a uno sti-
molo che si concretizza attraverso una semplice contrazione
muscolare (Fig. 25).
Fig. 25 - Il riflesso patellare.
Al cervello
Nervo
spinale
Neurone
motorio
efferente
Neurone sensoriale
afferente
4. 89
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QUARTOTEMA
Guardando s’impara
I bambini sono perennemente concentrati a imitare gli altri.
Prendono come modelli i genitori o chiunque si avvicini a loro
gesticolando o parlando, tentano di imitare tutto ciò che vedo-
no.
L’apprendimento per imitazione rappresenta quindi, fin dal-
la nascita, “l’impulso” più forte per imparare a vivere (fig. 30).
In questo caso possiamo parlare d’imitazione automatica, feno-
meno che si realizza con facilità e molta naturalezza.
Fig. 30 – Imitare è, durante l’infanzia, l’attività più praticata.
5. 96
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QUINTOTEMA
L’apprendimento per prove ed errori
Il desiderio d’imitare, che rappresenta la più importante mo-
dalità attraverso la quale un individuo apprende, si concretizza
praticamente attraverso una fase operativa detta “per prove ed
errori”.
La strategia di apprendimento per “prove ed errori” si realizza
in ogni frangente della vita e ovviamente, anche durante la pra-
tica sportiva nel caso, ad esempio, in cui un giocatore prova e
riprova varie soluzioni, per imparare una nuova gestualità fina-
lizzata a un miglioramento tecnico.
Attraverso le “prove” motorie, che potranno dare esiti di com-
portamento positivi o negativi, ovvero successi o insuccessi,
verranno messi in gioco sempre un numero maggiore di neuro-
ni specchio (fig. 33).
Fig. 33
Non è vero che se si sbaglia
durante un esercizio s’im-
para a “sbagliare”.
L’insuccesso è un evento
“NECESSARIO”
a maturare esperienza
Non bisogna considerarlo
un ELEMENTO NEGATIVO
che “disturba”
l’apprendimento
6. 102
riccardo
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SESTOTEMA
Giocare di più in allenamento “fa bene”?
Confrontando gli allenamenti di vari tecnici, ho riscontrato che
il programma della seduta è spesso molto simile.
Alla prima parte dedicata alla cosiddetta fase di avviamento, fat-
ta eseguire sempre più spesso con la palla, seguono delle eserci-
tazioni tecniche e poi eventualmente, le parti guidate dal prepa-
ratore fisico. Si continua quindi, con delle esercitazioni tattiche
eseguite troppo spesso senza avversari e su campi con misure
ridotte, per finire con qualche minuto dedicato alla partitella.
Sono giunto perciò alla conclusione che sia molto radicata in
tutto l’ambiente calcistico una filosofia di allenamento che nel
tempo è variata poco e che, alla luce degli studi più recenti nel
campo dell’apprendimento neuromotorio, appare obsoleta.
Poiché agli allenatori e ai preparatori fisici non vengono fornite
indicazioni aggiornate riferite alla neuromotricità, molti tecnici
continuano a operare credendo che il proprio sapere sia appro-
priato e il modo di allenare il più coerente.
7. 110
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SETTIMOTEMA
I principi di gioco
I principi di gioco corrispondono a come fare a perseguire i
vari obiettivi agonistici che ci si propone di realizzare.
Giocando in una squadra si devono seguire delle “regole” dalle
quali non si può derogare e che corrispondono a dei compor-
tamenti in cui i giocatori evidenziano intenzioni comuni.
Il gioco del calcio è caratterizzato dall’alternarsi di compiti che
sono semplici sul piano teorico, ma in realtà complessi e difficili
da perseguire in concreto.
Esemplificando al massimo la filosofia del gioco del calcio, si
può dire che allo scopo di segnare una rete, una squadra cerca
di mantenere il possesso della palla e l’altra cerca di conquistar-
la; appena i primi perdono il controllo del pallone, i compiti
s’invertono.
Come si evince, essendo i momenti “chiave” della partita quelli
in cui una squadra cerca di mantenere il possesso del pallone o
quelli in cui prova a riconquistarlo, appare ovvio che siano que-
ste le fasi di gioco da studiare quotidianamente, organizzando
esercitazioni appropriate.
Ricordo ad esempio:
• come giocare con palla a terra;
• come smarcarsi per ricevere palla;
• come pressare nelle varie zone del campo;
• come cercare e come giocare in superiorità numerica;
• come giocare in inferiorità numerica;
8. 118
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OTTAVOTEMA
Il “gioco a tema” e il “gioco libero”
Non ho dubbi nell’affermare che il gioco a “tema” e quello “li-
bero” siano due mezzi di allenamento altamente qualificanti e
per questo, decisamente utili e insostituibili da nessun altro tipo
di attività.
Durante il gioco a tema, tutta la squadra deve svolgere uno o
più compiti collettivi, come ad esempio, eseguire il possesso
palla per portare un compagno a crossare dal fondo o operare
per tentare di lanciare in profondità le punte, oppure effettuare
un pressing alto o basso con la collaborazione o meno dei gio-
catori “sopra palla”, ecc.
Ogni giocatore, nell’ambito di questa specifica esercitazione,
ha l’incombenza di mettere in atto i compiti che ha studiato
durante le esercitazioni propedeutiche e di gara (ad esempio:
come smarcarsi, come disporsi in appoggio, come collaborare
con il portatore di palla, come sovrapporsi, come tagliare dietro
le punte, come chiudere le traiettorie di passaggio degli avversa-
ri, come effettuare il pressing, ecc.).
Affinché abbia valore in termini di apprendimento, il gioco a
tema deve essere svolto su un campo con misure regolamen-
tari, rispettando così gli spazi e i tempi giusti d’intervento e
inoltre, i contendenti devono impegnarsi a dimostrare esplicita-
mente l’intenzione di volere finalizzare il “tema di squadra”
prefissato, ricercando la più proficua collaborazione con i com-
pagni.
9. 127
riccardo
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NONOTEMA
La resistenza nel gioco del calcio
Il gioco del calcio è uno sport di “durata”.
Conseguentemente a ciò uno degli obiettivi dell’allenatore è
di mettere gli atleti nelle condizioni di esprimere al meglio le
proprie potenzialità tecnico-tattiche per tutto il corso della
partita.
Affrontando una prestazione di resistenza, all’organismo dei
giocatori è chiesto, in definitiva, di contrapporsi ad un affatica-
mento crescente che ovviamente, nel tempo, ne può condizio-
nare il rendimento.
10. 147
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DECIMOTEMA
Gli infortuni muscolari
Analizzando il problema degli infortuni muscolari, dobbiamo
constatare che in alcune discipline sono molto più frequenti che
in altre e anzi, in alcune di esse sono completamente assenti.
Questo accade nelle attività sportive nelle quali i muscoli eser-
citano la loro funzione prevalentemente in regime concentrico
anche se l’apparato muscolare è sollecitato molto intensamente
(quando si nuota, durante un tuffo, lavorando alle macchine di
muscolazione in palestra, ecc.).
Per esclusione, deduco che abbiano una maggiore probabilità di
lesionarsi gli atleti impegnati in attività sportive che sono con-
traddistinte da un regime di contrazione eccentrico-concen-
trico.
Durante il ciclo eccentrico-concentrico, la fase eccentrica è la
più critica, riguardo alla possibilità di subire un trauma. Infatti, il
muscolo eccitato dal sistema nervoso, per qualche attimo viene
forzato a stirarsi (durante la fase eccentrica le inserzioni musco-
lari si allontanano), prima di accorciarsi (fase concentrica).
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