2. La teoria darwiniana spiega l’evoluzione mediante la selezione naturale . le diversità occasionali che i vari individui trasmettono alla loro discendenza si confrontano con i mutevoli e imprevedibili vincoli dell’ambiente. L’ OCCHIO è il risultato di una convergenza evolutiva di parti diverse in un’unica funzione integrata. Charles Darwin
3.
4. - Con i primi organismi unicellulari fotosintetici di 2,7 miliardi di anni fa la materia viva inizia a trarre energia dalla luce, ma non si può ancora parlare di informazione visiva. Alghe verdi-azzurre,organismi primordiali unicellulari e fotosintetici. - Solo mezzo miliardo di anni fa compare su un verme marino un proto-occhio formato da alcune cellule fotosensibili, appena utili per rilevare il ciclo giorno-notte e l’ombra dei predatori. Anellide marino Platynereis dumerilii. Nella larva di questa creatura ci sono, uno a destra e uno a sinistra, due occhi elementari comprendenti appunto un fotorecettore e una cellula pigmentata.Grazie a questi è in grado di: -registrare l’intensità dell’illuminazione -dare informazioni anche sulla direzione della luce incidente.
5. -Poi i recettori sprofondano, avvantaggiandosi della protezione all’interno della superficie corporea recettori visivi , sono recettori sensoriali (esterocettori, recettori elettromagnetici o fotorecettori) rappresentati dai coni e bastoncelli della retina (che è un'estensione del sistema nervoso centrale), inviano all'encefalo informazioni sull'ambiente esterno. -Con la contrazione dell’apertura esterna la visione diviene più selettiva -Nel frattempo cresce uno strato trasparente proteico che difende la cavità oculare dall’acqua salina. -Accidentali differenze nel suo spessore hanno una ricaduta sulla rifrazione della luce. Ecco che si formano i primi cristallini: permettono allo spiraglio esterno di rimanere abbastanza ampio per garantire la luminosità dell’immagine, pur senza perdere in nitidezza.
6.
7. Quando, dopo l’avvento degli anfibi, gli animali escono dall’acqua si trovano a fronteggiare la minore rifrazione dell’aria. Il cristallino siappiattisce e la cornea sporge, fungendo da elemento ottico addizionale. Oggi rane, rospi e serpenti regolano la distanza tra cristallino e retina, mentre molti rettili, gli uccelli e i mammiferi agiscono sulla forma del cristallino. Si tratta di altrettanti adattamenti evolutivi prodottisi su una stessa base. Gli anfibi devono accomodare la vista nel passaggio dall’ambiente liquido a quello secco. Anche la messa a fuoco di oggetti vicini e distanti impone nell’aria unacalibrazione dell’ottica, più critica che in acqua
8. Curiosità E gli occhi degli insetti? Essi sono multipli e proiettano un’immagine a mosaico di un ampissimo campo visivo (le libellule contano in un unico enorme occhio bombato sino a 25000 elementi ottici). I recettori sono formati da cellule rabdomeriche, diverse da quelle ciliari dei vertebrati. Ma la scoperta di unità rabdomeriche negli occhi e ciliari nel cervello di un verme marino arcaico indica che l’origine della visione dei vertebrati e degli insetti è la stessa.