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LA LEADERSHIP
MODELLI
A CONFRONTO
INDICE
Cos’è il Leader
Distinzioni concettuali
 TEORIA DEI TRATTI O DEL GRANDE UOMO
 TEORIA DEGLI STILI DI LEADERSHIP DI LEWIN, LIPPIT E WHITE
Griglia manageriale di Blake e Mouton
 APPROCCIO SITUAZIONISTA
Modello della contingenza di Fiedler
Modello della contingenza di Vroom e Yetton
Modello della Path Goal Theory
Modello di Hersey e Blanchard
 TEORIE TRANSAZIONALI
Teoria Transazionale di Hollander
Teoria della Leadership carismatica o Trasformazionale
Donne e leadership: un binomio possibile?
LA LEADERSHIP
Premessa
Il leader
è la persona che esercita più influenza in un
gruppo degli altri membri
più di quanto sia essa stessa influenzata
Riscoprire le radici etimologiche del termine:
Inglese: to lead = condurre
Latino: cum ducere = tirare insieme
TO LEAD = ANDARE PER PRIMO
Azione, esplorazione, guida e non “m-andare” o
“com-andare”
LA LEADERSHIP
Definizioni
(Novara e Sarchielli,1996)
Potere = capacità di influenzare gli altri assicurandosi
adesione o acquiescenza-compiacenza
Autorità = potere attribuito agli individui secondo regole
definite e legittimate
Controllo = modalità per assicurarsi che venga rispettato un
accordo
Leadership = influenza che determina un consenso
volontario rispetto a certi obiettivi del gruppo o
dell’organizzazione. Persuasione degli altri per conseguire
un obiettivo comune.
LE GRANDI TEORIE
 Leader come grande uomo = TEORIE DEI
TRATTI
 Leader come comportamento = TEORIA
DEGLI STILI DI LEADERSHIP
 Leader come interazione con la situazione =
APPROCCIO SITUAZIONISTA
 Leader come processo = TEORIA
TRANSAZIONALE
TEORIA DEI TRATTI O
TEORIA DEL GRANDE
UOMO
Leader si nasce, non si diventa
….
 I PRIMI APPROCCI TEORICI ALLA
COMPRENSIONE DELLA LEADERSHIP
AVEVANO COME OBIETTIVO PRINCIPALE
L’INDIVIDUAZIONE DI UNA SERIE DI
TRATTI DI PERSONALITÀ,
FONDAMENTALMENTE INNATI, CHE
POTESSERO RENDERE CONTO DEL
SUCCESSO DI CERTE PERSONE
NELL’ESERCIZIO DEL COMANDO
TRATTI TIPICI DEL LEADER
 Intelligenza
 Estroversione
 Cooperazione
 Adattabilità
 Spirito di iniziativa
 Fiducia in se stessi
 Controllo emotivo
 Capacità di tollerare lo stress
‘
 TALE APPROCCIO HA GENERATO UNA SERIE DI
CRITICHE CHE NE HANNO MESSO IN EVIDENZA
LA DEBOLEZZA SIA DA UN PUNTO DI VISTA
CONCETTUALE SIA DA UN PUNTO DI VISTA
METODOLOGICO:
 non vengono presi in considerazione altri elementi del
processo come l’atteggiamento degli altri e la
situazione
 la lista di tratti predittiva della propensione al comando
contiene troppi tratti diversi
 i tratti esaminati sono sempre posti in positivo
 HOLLANDER (1985)
SOSTIENE
L’IMPOSSIBILITÀ DI
CONSIDERARE LA
LEADERSHIP
COMPLETAMENTE
AVULSA DAI FATTORI
SITUAZIONALI IN
QUANTO
PROCESSO
PRETTAMENTE
INTERATTIVO
 IN REALTÀ ANCHE SE LA LEADERSHIP VIENE SPESSO
IDENTIFICATA NELLA FIGURA DI UN LEADER DEVE
ESSERE VISTA COME UN PROCESSO PIUTTOSTO CHE
COME UNA PERSONA, È UN FENOMENO COMPLESSO DI
INTERAZIONE CHE COINVOLGE:
 IL LEADER (competenze, motivazioni, legittimità e
caratteristiche personali)
 I COMPONENTI DEL GRUPPO (loro attese, competenze,
motivazioni, caratteristiche personali)
 LA SITUAZIONE (struttura sociale, tipo di compito, norme,
storia del gruppo)
LA TEORIA CLASSICA DEGLI
STILI DI LEADERSHIP
Mette in rapporto
la funzione del
leader con il
clima sociale nel
gruppo
Lo studio dei comportamenti del leader
Lewin, Lippitt e White (1939)
AUTOCRATIC
O
DEMOCRATIC
O
LAISSEZ-
FAIRE
Stile Esercita il potere
dispoticamente
determina la linea del
gruppo, no al
cambiamento
Stimola la
partecipazione,
accetta critiche,
distribuisce
responsabilità
Disinteressato, non
stimola, non
controlla, non
collabora, rispetto
passivo dell’attività
Effetti Provoca aggressività
e apatia
Diminuisce
l’aggressività, stimola
la motivazione
Gruppo poco coeso,
no collaborazione
Conclusioni Funziona in
situazioni di
emergenza.
Produzione vs.
soddisfazione
Relazioni interne vs.
produttività,
attenzione al singolo
Si trasforma
facilmente in
autoritario o
scompare
Risultati in base a due variabili: produttività e clima sociale
La griglia manageriale
di Blake e Mouton
 La leadership si esercita su due variabili,
ossia lo stile di comando dei dirigenti:
 interesse per la produzione (risultati,
prestazioni, profitti)
 interesse per le persone (fiducia, rispetto,
obbedienza)
 Stile di leadership efficace e duraturo è
quello che media
La griglia
Circolo
ricreativo Squadra
Stile povero Orientato al
compito
Interesse produzione
Interesse
persone
basso
5 stile di conduzione
Blake e Mouton (1964)
1. Stile povero o laissez-faire 1.1
2. Amicale (circolo ricreativo). 1.9
3. Orientato al compito (operativo duro). 9.1
4. Orientato all’organizzazione (a metà strada). 5.5
5. Centrato sul lavoro di gruppo (team). 9.9
… riflessioni critiche ……
NESSUN TRATTO O
COMPORTAMENTO DEL
LEADER RISULTA
EFFICACE IN OGNI
CONTESTO, PER CUI CIÒ
CHE CONTA, AI FINI DELLA
VALUTAZIONE
DELL’EFFICACIA STESSA,
È IL LIVELLO DI
PERFORMANCE
RAGGIUNTO DAL GRUPPO
APPROCCIO
SITUAZIONISTA
 LA TEORIA DI CONTINGENZA DI FIEDLER
 I MODELLI DECISIONALI DI VROOM E
YETTON
 LA PATH GOAL THEORY
 LA LEADERSHIP SITUAZIONALE DI HERSEY
E BLANCHARD
La teoria della contingenza di
FIEDLER (1967)
Situazione
tre variabili considerate:
1. Relazione tra leader e membri (clima affettivo)
2. Grado di precisione e chiarezza con cui è definito il
compito
3. Il potere accordato al leader dall’organizzazione
Stile del leader
Lo stile orientato al compito o alle relazioni è misurato sulla
scala LPC (valutazione del collaboratore meno preferito)
RAPPORTO TRA
LEADER E
SUBORDINATI
Buone
Scarse
Viene valutato il clima del gruppo di riferimento
analizzando sia la percezione dei membri che
quella del leader
STRUTTURAZIONE
DEL COMPITO
Strutturato
Destrutturato
Vengono valutate le caratteristiche dell’obiettivo
da raggiungere individuato da quattro variabili:
 chiarezza
 numero procedure possibili
 numero soluzioni corrette
 verificabilità del raggiungimento dell’obiettivo
POTERE
ACCORDATO AL
LEADER
Forte
Debole
È misurato attraverso una check-list a 12 item
attraverso la quale il leader giudica quale sia il
reale potere che ha nei confronti dei membri
(promuovere, licenziare, premiare, ammonire,
valutare etc..)
La teoria della contingenza di
VROOM E YETTON (1973)
Variabile considerata:
Stile del leader centrato sul processo di presa di decisioni
(decision making)
Gli stili decisionali sono 5 e variano su un
continuum che va dall’autocratico al partecipativo
Autocratico: il leader prende le decisioni da solo senza consultare i membri
Autocratico con richiesta d’informazioni ai collaboratori: il leader decide da solo
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Partecipativo: il leader condivide il problema col gruppo per arrivare ad una
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MODELLO DELLA “PATH GOAL
THEORY”
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 Variabile considerata: gli aspetti
motivazionali presenti nei gruppi
 I leader col loro comportamento
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subordinati rispetto al
“sentiero verso l’obiettivo”
Si basa su 2 assunti di base
…
 1) il leader è tanto
più accettato dai
collaboratori quanto
più questi lo
considerano idoneo
a soddisfare i loro
bisogni
immediatamente o
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 2) il leader è particolarmente
motivante quando riesce a
convincere i collaboratori
che la loro soddisfazione
dipende dal raggiungimento
di risultati brillanti (ovvero
quando riesce ad integrare
gli obiettivi personali dei
collaboratori con gli obiettivi
organizzativi) e che di
questo cammino egli si farà
carico (guida, chiarificazioni,
ricompense adeguate).
Il leader per assumere una funzione
motivante potrà adottare 4 forme di
leadership
 a) Comportamento strumentale: “orientamento al compito”, efficace
quando i collaboratori hanno difficoltà ad impegnarsi
 b) Comportamento supportivo: include l’attenzione al benessere, alla
relazione, efficace nel caso di compiti noiosi
 c) Comportamento partecipativo: anch’esso include l’attenzione alla
relazione, efficace nel caso di collaboratori abili e con alte aspettative e
che sono consapevoli di essere artefici della loro riuscita
 d) Comportamento orientato ai risultati: sfidante, elevate aspettative
rispetto ai collaboratori e continua proposta di incentivi, efficace con
collaboratori con forte desiderio di autorealizzazione
Contingentismo di
Hersey e Blanchard
 Un elemento nuovo: la valutazione del
livello di maturità dei collaboratori;
 L’idea implicita: il leader deve aiutare i
propri collaboratori a crescere (se lo
vogliono)
 Quindi deve adattare il suo stile alle loro
capacità
La teoria della contingenza
Hersey e Blanchard (1982)
Quattro stili:
1. Telling (direttivo): molta guida e poco sostegno, gruppi poco
maturi
2. Selling (persuasivo): molta guida e molto sostegno, gruppi con
media-bassa maturità
3. Participating (partecipativo): poca guida e molto sostegno,
adatto con gli individui con buona maturità
4. Delegating (delegante): poca guida e poco sostegno,
indirizzato solo a gruppi con alta maturità ed esperienza
TEORIE
TRANSAZIONALI
 TEORIA TRANSAZIONALE DI
HOLLANDER
 TEORIA DELLA LEADERSHIP
TRASFORMAZIONALE O
CARISMATICA
HOLLANDER
 Il leader DEVE GUADAGNARE LA
CREDIBILITA’ NEI PRIMI CONTATTI
COL GRUPPO ATTRAVERSO:
 Iniziale conformità alle norme
 Legittimità
 Competenza rispetto agli scopi
 Identificazione col gruppo
La leadership carismatica
 Espressione estrema della leadership
trasformazionale
 Il leader non solo si adatta alla situazione, ma
la modifica in funzione della sua vision
 il carisma è “una certa qualità di una
personalità in virtù della quale è ritenuto
differente dagli altri e trattato come dotato di
poteri eccezionali” (Weber)
Comportamenti del leader
carismatico
 Fornisce forti modelli di
ruolo
 Ha una competenza
elevata
 Esprime scopi ideologici
 Ha la capacità di
comunicare un elevato
grado di aspettative
I have a dream …
Fattori di leadership trasformazionale
L’arte delle 4 “I”:
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Intelletto (stimolazione intellettuale)
Ispirazione (motivazione ispirazionale)
Ideale (influenza idealizzata)
Bass, 1985
Leadership
transazionaleLeadership
trasformazionale
non-leadership
Ricompensa contingente: si riferisce al processo di scambio per
cui il leader ricompensa gli sforzi dei seguaci
Direzione per eccezione (management-by-exception):
attiva:osservazione da vicino dei sottoposti e immediato intervento
per apportare le relative correzioni
passiva: l’intervento del leader non è immediato, ma avviene
quando non sono raggiunti gli standard previsti
Fattori di leadership transazionale
Fattore di non-leadership
Laisser faire: il leader non si assume responsabilità, non prende
decisioni, non fornisce feedback
DONNE E LEADERSHIP
Un binomio possibile
DIFFERENZE TRA DONNE E
UOMINI
LEADERSHIP
FEMMINILE
LEADERSHIP
MASCHILE
È di tipo “a rete” E’ di tipo gerarchico
Il potere è energia da
condividere
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Il conflitto è una
opportunità
Il conflitto è una
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Più competente nelle
relazioni
Più attenta al proprio
ruolo
Le donne nella posizione di
comando …
 da “essenzialmente
diverse” sono ora
considerate
“essenzialmente
simili” agli uomini
 Femminismo
trasformativo che
valorizza il maschile
e il femminile
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Leadership

  • 2. INDICE Cos’è il Leader Distinzioni concettuali  TEORIA DEI TRATTI O DEL GRANDE UOMO  TEORIA DEGLI STILI DI LEADERSHIP DI LEWIN, LIPPIT E WHITE Griglia manageriale di Blake e Mouton  APPROCCIO SITUAZIONISTA Modello della contingenza di Fiedler Modello della contingenza di Vroom e Yetton Modello della Path Goal Theory Modello di Hersey e Blanchard  TEORIE TRANSAZIONALI Teoria Transazionale di Hollander Teoria della Leadership carismatica o Trasformazionale Donne e leadership: un binomio possibile?
  • 3. LA LEADERSHIP Premessa Il leader è la persona che esercita più influenza in un gruppo degli altri membri più di quanto sia essa stessa influenzata
  • 4. Riscoprire le radici etimologiche del termine: Inglese: to lead = condurre Latino: cum ducere = tirare insieme TO LEAD = ANDARE PER PRIMO Azione, esplorazione, guida e non “m-andare” o “com-andare”
  • 5. LA LEADERSHIP Definizioni (Novara e Sarchielli,1996) Potere = capacità di influenzare gli altri assicurandosi adesione o acquiescenza-compiacenza Autorità = potere attribuito agli individui secondo regole definite e legittimate Controllo = modalità per assicurarsi che venga rispettato un accordo Leadership = influenza che determina un consenso volontario rispetto a certi obiettivi del gruppo o dell’organizzazione. Persuasione degli altri per conseguire un obiettivo comune.
  • 6. LE GRANDI TEORIE  Leader come grande uomo = TEORIE DEI TRATTI  Leader come comportamento = TEORIA DEGLI STILI DI LEADERSHIP  Leader come interazione con la situazione = APPROCCIO SITUAZIONISTA  Leader come processo = TEORIA TRANSAZIONALE
  • 7. TEORIA DEI TRATTI O TEORIA DEL GRANDE UOMO Leader si nasce, non si diventa ….
  • 8.  I PRIMI APPROCCI TEORICI ALLA COMPRENSIONE DELLA LEADERSHIP AVEVANO COME OBIETTIVO PRINCIPALE L’INDIVIDUAZIONE DI UNA SERIE DI TRATTI DI PERSONALITÀ, FONDAMENTALMENTE INNATI, CHE POTESSERO RENDERE CONTO DEL SUCCESSO DI CERTE PERSONE NELL’ESERCIZIO DEL COMANDO
  • 9. TRATTI TIPICI DEL LEADER  Intelligenza  Estroversione  Cooperazione  Adattabilità  Spirito di iniziativa  Fiducia in se stessi  Controllo emotivo  Capacità di tollerare lo stress
  • 10. ‘  TALE APPROCCIO HA GENERATO UNA SERIE DI CRITICHE CHE NE HANNO MESSO IN EVIDENZA LA DEBOLEZZA SIA DA UN PUNTO DI VISTA CONCETTUALE SIA DA UN PUNTO DI VISTA METODOLOGICO:  non vengono presi in considerazione altri elementi del processo come l’atteggiamento degli altri e la situazione  la lista di tratti predittiva della propensione al comando contiene troppi tratti diversi  i tratti esaminati sono sempre posti in positivo
  • 11.  HOLLANDER (1985) SOSTIENE L’IMPOSSIBILITÀ DI CONSIDERARE LA LEADERSHIP COMPLETAMENTE AVULSA DAI FATTORI SITUAZIONALI IN QUANTO PROCESSO PRETTAMENTE INTERATTIVO
  • 12.  IN REALTÀ ANCHE SE LA LEADERSHIP VIENE SPESSO IDENTIFICATA NELLA FIGURA DI UN LEADER DEVE ESSERE VISTA COME UN PROCESSO PIUTTOSTO CHE COME UNA PERSONA, È UN FENOMENO COMPLESSO DI INTERAZIONE CHE COINVOLGE:  IL LEADER (competenze, motivazioni, legittimità e caratteristiche personali)  I COMPONENTI DEL GRUPPO (loro attese, competenze, motivazioni, caratteristiche personali)  LA SITUAZIONE (struttura sociale, tipo di compito, norme, storia del gruppo)
  • 13. LA TEORIA CLASSICA DEGLI STILI DI LEADERSHIP Mette in rapporto la funzione del leader con il clima sociale nel gruppo
  • 14. Lo studio dei comportamenti del leader Lewin, Lippitt e White (1939) AUTOCRATIC O DEMOCRATIC O LAISSEZ- FAIRE Stile Esercita il potere dispoticamente determina la linea del gruppo, no al cambiamento Stimola la partecipazione, accetta critiche, distribuisce responsabilità Disinteressato, non stimola, non controlla, non collabora, rispetto passivo dell’attività Effetti Provoca aggressività e apatia Diminuisce l’aggressività, stimola la motivazione Gruppo poco coeso, no collaborazione Conclusioni Funziona in situazioni di emergenza. Produzione vs. soddisfazione Relazioni interne vs. produttività, attenzione al singolo Si trasforma facilmente in autoritario o scompare Risultati in base a due variabili: produttività e clima sociale
  • 15. La griglia manageriale di Blake e Mouton  La leadership si esercita su due variabili, ossia lo stile di comando dei dirigenti:  interesse per la produzione (risultati, prestazioni, profitti)  interesse per le persone (fiducia, rispetto, obbedienza)  Stile di leadership efficace e duraturo è quello che media
  • 16. La griglia Circolo ricreativo Squadra Stile povero Orientato al compito Interesse produzione Interesse persone basso
  • 17. 5 stile di conduzione Blake e Mouton (1964) 1. Stile povero o laissez-faire 1.1 2. Amicale (circolo ricreativo). 1.9 3. Orientato al compito (operativo duro). 9.1 4. Orientato all’organizzazione (a metà strada). 5.5 5. Centrato sul lavoro di gruppo (team). 9.9
  • 18. … riflessioni critiche …… NESSUN TRATTO O COMPORTAMENTO DEL LEADER RISULTA EFFICACE IN OGNI CONTESTO, PER CUI CIÒ CHE CONTA, AI FINI DELLA VALUTAZIONE DELL’EFFICACIA STESSA, È IL LIVELLO DI PERFORMANCE RAGGIUNTO DAL GRUPPO
  • 19. APPROCCIO SITUAZIONISTA  LA TEORIA DI CONTINGENZA DI FIEDLER  I MODELLI DECISIONALI DI VROOM E YETTON  LA PATH GOAL THEORY  LA LEADERSHIP SITUAZIONALE DI HERSEY E BLANCHARD
  • 20. La teoria della contingenza di FIEDLER (1967) Situazione tre variabili considerate: 1. Relazione tra leader e membri (clima affettivo) 2. Grado di precisione e chiarezza con cui è definito il compito 3. Il potere accordato al leader dall’organizzazione Stile del leader Lo stile orientato al compito o alle relazioni è misurato sulla scala LPC (valutazione del collaboratore meno preferito)
  • 21. RAPPORTO TRA LEADER E SUBORDINATI Buone Scarse Viene valutato il clima del gruppo di riferimento analizzando sia la percezione dei membri che quella del leader STRUTTURAZIONE DEL COMPITO Strutturato Destrutturato Vengono valutate le caratteristiche dell’obiettivo da raggiungere individuato da quattro variabili:  chiarezza  numero procedure possibili  numero soluzioni corrette  verificabilità del raggiungimento dell’obiettivo POTERE ACCORDATO AL LEADER Forte Debole È misurato attraverso una check-list a 12 item attraverso la quale il leader giudica quale sia il reale potere che ha nei confronti dei membri (promuovere, licenziare, premiare, ammonire, valutare etc..)
  • 22. La teoria della contingenza di VROOM E YETTON (1973) Variabile considerata: Stile del leader centrato sul processo di presa di decisioni (decision making) Gli stili decisionali sono 5 e variano su un continuum che va dall’autocratico al partecipativo
  • 23. Autocratico: il leader prende le decisioni da solo senza consultare i membri Autocratico con richiesta d’informazioni ai collaboratori: il leader decide da solo i subordinati sono in parte implicati Consultivo individuale: il leader consulta individualmente i collaboratori e prende da solo la decisione Consultivo di gruppo: il leader consulta il gruppo e prende da solo la decisione Partecipativo: il leader condivide il problema col gruppo per arrivare ad una soluzione consensuale 5 stili decisionali
  • 24. MODELLO DELLA “PATH GOAL THEORY” (sviluppata da House e Mitchell)  Variabile considerata: gli aspetti motivazionali presenti nei gruppi  I leader col loro comportamento influenzano la percezione dei subordinati rispetto al “sentiero verso l’obiettivo”
  • 25. Si basa su 2 assunti di base …  1) il leader è tanto più accettato dai collaboratori quanto più questi lo considerano idoneo a soddisfare i loro bisogni immediatamente o nel futuro
  • 26.  2) il leader è particolarmente motivante quando riesce a convincere i collaboratori che la loro soddisfazione dipende dal raggiungimento di risultati brillanti (ovvero quando riesce ad integrare gli obiettivi personali dei collaboratori con gli obiettivi organizzativi) e che di questo cammino egli si farà carico (guida, chiarificazioni, ricompense adeguate).
  • 27. Il leader per assumere una funzione motivante potrà adottare 4 forme di leadership  a) Comportamento strumentale: “orientamento al compito”, efficace quando i collaboratori hanno difficoltà ad impegnarsi  b) Comportamento supportivo: include l’attenzione al benessere, alla relazione, efficace nel caso di compiti noiosi  c) Comportamento partecipativo: anch’esso include l’attenzione alla relazione, efficace nel caso di collaboratori abili e con alte aspettative e che sono consapevoli di essere artefici della loro riuscita  d) Comportamento orientato ai risultati: sfidante, elevate aspettative rispetto ai collaboratori e continua proposta di incentivi, efficace con collaboratori con forte desiderio di autorealizzazione
  • 28. Contingentismo di Hersey e Blanchard  Un elemento nuovo: la valutazione del livello di maturità dei collaboratori;  L’idea implicita: il leader deve aiutare i propri collaboratori a crescere (se lo vogliono)  Quindi deve adattare il suo stile alle loro capacità
  • 29. La teoria della contingenza Hersey e Blanchard (1982) Quattro stili: 1. Telling (direttivo): molta guida e poco sostegno, gruppi poco maturi 2. Selling (persuasivo): molta guida e molto sostegno, gruppi con media-bassa maturità 3. Participating (partecipativo): poca guida e molto sostegno, adatto con gli individui con buona maturità 4. Delegating (delegante): poca guida e poco sostegno, indirizzato solo a gruppi con alta maturità ed esperienza
  • 30. TEORIE TRANSAZIONALI  TEORIA TRANSAZIONALE DI HOLLANDER  TEORIA DELLA LEADERSHIP TRASFORMAZIONALE O CARISMATICA
  • 31. HOLLANDER  Il leader DEVE GUADAGNARE LA CREDIBILITA’ NEI PRIMI CONTATTI COL GRUPPO ATTRAVERSO:  Iniziale conformità alle norme  Legittimità  Competenza rispetto agli scopi  Identificazione col gruppo
  • 32. La leadership carismatica  Espressione estrema della leadership trasformazionale  Il leader non solo si adatta alla situazione, ma la modifica in funzione della sua vision  il carisma è “una certa qualità di una personalità in virtù della quale è ritenuto differente dagli altri e trattato come dotato di poteri eccezionali” (Weber)
  • 33. Comportamenti del leader carismatico  Fornisce forti modelli di ruolo  Ha una competenza elevata  Esprime scopi ideologici  Ha la capacità di comunicare un elevato grado di aspettative I have a dream …
  • 34. Fattori di leadership trasformazionale L’arte delle 4 “I”: Individuo (considerazione individuale) Intelletto (stimolazione intellettuale) Ispirazione (motivazione ispirazionale) Ideale (influenza idealizzata) Bass, 1985 Leadership transazionaleLeadership trasformazionale non-leadership
  • 35. Ricompensa contingente: si riferisce al processo di scambio per cui il leader ricompensa gli sforzi dei seguaci Direzione per eccezione (management-by-exception): attiva:osservazione da vicino dei sottoposti e immediato intervento per apportare le relative correzioni passiva: l’intervento del leader non è immediato, ma avviene quando non sono raggiunti gli standard previsti Fattori di leadership transazionale Fattore di non-leadership Laisser faire: il leader non si assume responsabilità, non prende decisioni, non fornisce feedback
  • 36. DONNE E LEADERSHIP Un binomio possibile
  • 37. DIFFERENZE TRA DONNE E UOMINI LEADERSHIP FEMMINILE LEADERSHIP MASCHILE È di tipo “a rete” E’ di tipo gerarchico Il potere è energia da condividere Il potere è dominio Il conflitto è una opportunità Il conflitto è una minaccia Più competente nelle relazioni Più attenta al proprio ruolo
  • 38. Le donne nella posizione di comando …  da “essenzialmente diverse” sono ora considerate “essenzialmente simili” agli uomini  Femminismo trasformativo che valorizza il maschile e il femminile
  • 39. Un capo qualunque fa sì che gli altri pensino che il capo sia straordinario. Un capo straordinario fa sì che gli altri pensino che loro stessi sono straordinari. HagertyHagerty

Editor's Notes

  1. influenza idealizzata: i leader sono modelli di ruolo per i seguaci motivazione ispirazionale: i leader riescono e motivare i seguaci anche verso aspirazioni future, comunicano chiaramente le loro aspettative e rendono il lavoro significativo stimolazione intellettuale: i leader stimolano i loro seguaci ad essere creativi e innovativi, affrontando le vecchie situazioni in modi nuovi considerazione individualizzata: i leader sono attenti ai bisogni di crescita e di successo di ognuno dei loro seguaci