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Fisiopatologia Respiratoria
Fisiopatologia Respiratoria

Si può definire la respirazione come la funzione che
 assicura gli scambi dei gas respiratori, O2 e CO2, tra
             le cellule e l’ambiente esterno.
 Nell’uomo lo scambio avviene attraverso tre fasi:
                  Ventilatoria
               Alveolo-capillare
                  circolatoria
Funzionalmente il sistema
respiratorio può essere suddiviso in:
• Un organo di scambio gassoso (diffusione
alveolo-capillare): i polmoni

• Un organo di pompa che permette il rinnovo di
aria negli alveoli: ventilazione polmonare. Ciò
permette      di     veicolare    O2     all’interno
dell’organismo e di allontanare l’eccesso di CO2
dovuto al metabolismo cellulare. Questo organo
è costituito da un insieme di strutture come la
gabbia toracica con i muscoli respiratori, i centri
del respiro e le vie di conduzione nervosa
Unità funzionale del Polmone
  Aria ambiente
                                       Vie aeree di conduzione
  O2     21%     159 mmHg
  CO2 0,04% 0,3 mmHg                                       ventilazione totale 7500 ml
  N2     79%     600 mmHg                           Volume corrente
                                                    500 ml

       spazio morto anatomico 150 ml
                                                         Frequenza respiratoria 15/min


                                       Aria alveolare

       Gas alveolare 3000 ml           O2 100 mmHg
                                       CO2 40 mmHg          Ventilazione alveolare 150 ml
                               02
                                    Membrana alveolare

                                    capillare             C02
 arteriola

Sangue capillare polmonare ml 70                                               venula
02 40 mmHg        CO2 45 mmHg
                                                        Flusso sanguigno polmonare 5000 ml/mn
                                                        02 90 mmHg CO2 40 mmHg
Ventilazione Polmonare
La ventilazione polmonare è, quindi, un
fenomeno periodico automatico costituito
da una successione di movimenti
inspiratori ed espiratori nel corso dei quali
un volume di aria, il Vc, di circa 0,5 L, viene
inspirato ed espirato. Esso si realizza sotto
il controllo centrale mediante l’attivazione
dei muscoli respiratori.
Meccanica Respiratoria.

• Il movimento reciproco dell’aria dall’esterno
  all’interno degli alveoli polmonari dipende
  dall’integrità del gioco costo-vertebro-muscolare
  da un lato e, dall’altro, dall’integrità della
  elasticità polmonare nonché del calibro delle vie
  aeree. Questo movimento mette in gioco una
  serie di forze che implicano il prodursi di
  variazioni di pressione, resistenza e volumi. Lo
  studio delle suddette forze è lo studio della
  Meccanica Respiratoria.
Meccanica Respiratoria

• Lo studio della meccanica respiratoria
  implica la conoscenza delle sue proprietà
  elastiche, dell’equilibrio tra polmone e
  gabbia toracica e dello scambio reciproco
  di energia accumulata durante le fasi
  alterne del respiro
• A questo fine è utile far riferimento a ciò
  che avviene nel corso di un ciclo
  ventilatorio che è costituito da
Un ciclo ventilatorio che è costituito da:

 Inspirazione

 Pausa pre-espiratoria

 Espirazione

 Pausa pre-inspiratoria
Inspirazione
• Durante l’inspirazione il volume toracico, sotto la spinta
  dei muscoli inspiratori, aumenta e la pressione
  endopleurica diminuisce permettendo l’espansione del
  polmonare e la distensione delle fibre elastiche polmonari.
  Ciò incrementa le forze di retrazione elastica. L’aumento
  di volume polmonare si traduce nella diminuzione della
  pressione endoalveolare che, diventando inferiore a quella
  atmosferica, permette la penetrazione dell’aria nelle vie
  aeree
• L’inspirazione è, quindi, una fase costosa dal punto di
  vista energetico in quanto devono essere vinti due ordini
  di resistenze: quelle offerte dalle forze di retrazione
  elastiche polmonari (resistenze statiche) e quelle
  provocate dallo scorrimento dell’aria durante il passaggio
  nelle vie aeree e dall’attrito dei tessuti polmonari
  (resistenze dinamiche). La pressione pleurica sarà più
  negativa quanto più aumentano il volume polmonare e/o
  le resistenze al flusso
Pausa pre-espiratoria
• Alla fine dell’inspirazione, nell’attimo pre-
  espiratorio la pressione endopleurica non varia,
  il flusso     aereo si arresta e la pressione
  endoalveolare tende ad eguagliare quella
  atmosferica. In questa fase le forze di retrazione
  elastica polmonare sono sollecitate al massimo
  così come la variazione del volume polmonare.
  Cessando la contrazione dei muscoli inspiratori
  che si oppone alla retrazione elastica
  polmonare, quest’ultima prende il sopravvento
  ed inizia l’espirazione.
Espirazione
• L’espirazione,      in     condizione        di
  respirazione normale, è un fenomeno
  passivo permesso dall’energia potenziale
  immagazzinatasi nel tessuto polmonare
  nel corso dell’inspirazione in virtù della sua
  distensione. Con l’espirazione la pressione
  endoalveolare, riducendosi il volume,
  aumenta e supera quella atmosferica
  creando un flusso aereo espiratorio
Pausa pre-inspiratoria
• Alla fine dell’espirazione, nel breve atto
  pre-inspiratorio, sono a confronto il
  sistema elastico polmonare che tende a
  diminuire il proprio volume, e quello
  toracico che tende ad aumentare il proprio
  volume. In questa fase le forze elastiche
  polmonari sono uguali, ma di segno
  contrario, a quelle toraciche e non
  sussistono differenze pressorie tra alveoli,
  spazio pleurico e ambiente esterno tanto
  che il flusso aereo è nullo.
Meccanica Respiratoria
• Misurando la pressione alla bocca quando si
  passa da un volume polmonare (es quello
  della pausa pre-inspiratoria) ad uno più
  grande (es quello della pausa pre-
  espiratoria) si evidenzia come la pressione
  aumenti di un certo valore. Questa è la
  pressione       corrispondente    all’energia
  potenziale disponibile per l’espirazione
  passiva successiva, ovvero alla pressione di
  retrazione o recoil elastico.
Meccanica Respiratoria
• Per pressione di retrazione o recoil elastico si
  intende quel valore di pressione sviluppata dalle
  strutture elastiche del polmone ad un definito livello
  respiratorio sia inspiratorio che espiratorio, pur
  precisando che la misura della pressione di recoil
  elastico è più importante, dal punto di vista
  fisiopatologico, nella fase di espirazione. Infatti,
  rappresenta l’unica forza che regola il flusso
  espiratorio massimo di un soggetto che si trovi al di
  sotto del 75% della sua capacità polmonare totale
  (CPT). Al di sopra di questo livello il flusso
  espiratorio massimo è regolato anche dalla volontà
Per avere un buona funzione della pompa
  respiratoria occorre che:

• l’integrità   del pace-maker respiratorio

La respirazione è sotto il controllo del centro
respiratorio del bulbo che risponde a tre
stimolazioni: a) metaboliche; b) meccaniche; c)
comportamentali
Per avere un buona funzione della pompa
  respiratoria occorre che:

Metaboliche

Sono rappresentate dai valori ematici di PaO2, PaCO2 e
  pH. I recettori del centro bulbare sono sensibili alla
  PaCO2; quelli dei glomi carotidei sia a PaO2 che a
  PaCO2. Poiché i glomi carotidei sono sensibili alle
  variazioni di O2 solo se estreme, nel senso che
  stimolano la ventilazione nel caso di ipossia spiccata, ne
  risulta che sono essenzialmente le variazioni di CO2 ( e
  di conseguenza del pH) a regolare la ventilazione. Se
  l’ipossia è molto grave o sono stati somministrati farmaci
  depressivi, il centro non risponde positivamente agli
  stimoli regolatori
Per avere un buona funzione della pompa
  respiratoria occorre che:

Meccaniche

Giungono al centro respiratorio bulbare attraverso il vago e
  originano dalla parete toracica e dai polmoni. I recettori
  meccanici se stimolati (stiramento, congestione
  vasale, irritazione) accorciano l’atto inspiratorio
  rendendo la respirazione rapida e superficiale
Per avere un buona funzione della pompa
  respiratoria occorre che:

Comportamentali

Queste influenze sono costanti nella veglia, quando le
  emozioni, il lavoro, l’assunzione dei pasti influenzano
  l’attività respiratoria in genere stimolandola
Per avere un buona funzione della pompa
 respiratoria occorre che:

Ovviamente, per un’adeguata ventilazione
  occorre che, oltre all’integrità del pace-
  maker respiratorio, siano rispettate altre 2
  condizioni:
• la pervietà delle vie aeree superiori ed
  inferiori
• l’integrità  polmonare       e    muscolo-
  scheletrica del mantice polmonare.
Per avere un buona funzione della pompa
  respiratoria occorre che:
• la
   gabbia toracica sia normoconformata e
normofunzionante

• i muscoli inspiratori e il diaframma in particolare
abbiano a riposo una normale conformazione
(ottimale lunghezza delle fibre)

• i muscoli siano adeguatamente nutriti
Per avere un buona funzione della pompa
    respiratoria occorre che:
• gli impulsi nervosi a
partenza dai centri
respiratori vengano
trasmessi normalmente
fino ai muscoli per
avere la risposta
ventilatoria: aumento
dell’ampiezza e della
frequenza respiratoria
La     compromissione       di    una
qualsiasi di queste componenti
della ventilazione si ripercuote sulla
respirazione compromettendone, in
maniera acuta o cronica, la
funzione
Il compito del fisiopatologo è quello di:


• Verificare l’esistenza di un danno funzionale

• Qualificare il danno

• Stabilire l’entità del danno
Prove funzionali da effettuare ai fini
 della qualificazione e quantizzazione
• Misura dei volumi e dei flussi aerei
• Misura del coefficiente di diffusione del
  monossido di carbonio (DLCO)
• Misura della pressione parziale di 02
  (Pa02) e della saturazione in 02 (Sa02)
  nel sangue arterioso
• Misura della pressione parziale di C02
  (PaC02) e del pH nel sangue arterioso
  (equilibrio acido-base)
Per la diagnostica delle alterazioni della
 funzione polmonare abbiamo a disposizione
• Spirometria/pneumotacografia
• Pletismografia corporea
• Test di broncodilatazione e
  broncostimolazione
• Test di diffusione
• Emogasanalisi
Le principali informazioni che sono fornite dai test
      ventilatori riguardano le modificazioni:

• Dei volumi polmonari statici (indipendenti
  dal tempo)
• Dei volumi polmonari dinamici (misurati in
  relazione al tempo nel corso di una
  manovra respiratoria forzata)
• Dei flussi aerei generati nel corso di una
  manovra espiratoria forzata
Volumi polmonari statici

      CI
           VRI

                  CV

                       Si definiscono volumi statici
            VC
CPT
                       (espressi in litri):
           VRE         • CV = VC+VRI+VRE
  CFR
                       • VR
           VR          • CFR = VR+VRE
                       • CPT = CV+VR
Principali informazioni fornite dai test ventilatori:
             volumi polmonari dinamici

Si definiscono volumi polmonari dinamici:
   Il volume espiratorio massimo per secondo
  (VEMS o FEV1) in L/sec

• La ventilazione polmonare massima per
  minuto (VPM) in L/min (la massima quantità
  di aria che un individuo può mobilizzare in
  un minuto).
Principali informazioni fornite dai test ventilatori:
             volumi polmonari dinamici

Dalla relazione che esiste tra alterazione del
  volume statico (CVF) e alterazione del
  volume dinamico (VEMS) si può risalire alla
  maggior parte delle sindromi disventilatorie.
Indice di Tiffenau ( IT): VEMS/CVF x 100,
  (VEMS espresso come percentuale della
  CVF). V.N. 70-80%, cioè nel 1 secondo un
  individuo normale può espirare il 75% della
  sua CV.
In condizioni di normalità, a riposo e in aria ambiente


                       inspirazione



     VC= 0.5 L



                       espirazione
Spirogramma                         inspirazione massimale



                      VRI+VC= CI= 3 L
         VRI= 2,5 L


CV=      VC= 0.5 L                                                   CPT=
4,5 L                                                                6L
                      VRE+VR=CFR= 3 L
         VRE= 1,5 L

          VR= 1,5 L



                                                       espirazione massimale
                                        0 1sec



                                        VEMS=L/sec
Spirometria/Pneumotacografia
 Consente la misurazione della Capacità Vitale, del VEMS dei Flussi aerei.

                                                     •   Misurazione in
                                                         posizione seduta
                                                     •   Naso chiuso con
                                                         apposita molletta
                                                     •   Boccaglio fra i denti e
                                                         lingua sotto di questo
                                                     •   Adattamento con
                                                         respirazione tranquilla
                                                     •   Esecuzione di una
                                                         espirazione lenta
                                                         massimale a cui segue
                                                         una inspirazione veloce
                                                         e massimale per
                                                         determinare la CVI;
                                                         dopo una pausa
                                                         inferiore al secondo si
                                                         esegue l’espirazione
                                                         forzata fino al
                                                         raggiungimento del VR
                                                         per calcolare la CVF
Spirometro e Pneumotacografo
Spirometria/Pneumtacografia
  Consente la misurazione della Capacità Vitale, del VEMS dei Flussi aerei.


• CVI: volume che                       • CVE: volume espirato
  viene inspirato con                     partendo da una
  una manovra                             inspirazione
  massimale dopo                          massimale.
  un’espirazione                          Nell’ambito della CVE
  massimale                               si distingue una
                                          espirazione
                                          massimale lenta e
                                          una forzata (CVF)
Nel soggetto sano non vi sono sostanziali differenze tra CVI e CVE, mentre in
quello con patologia ostruttiva la CVI può essere > CVF.
La CVE è normalmente > CVF
Spirometria/Peumotacografia
La misurazione della Capacità Vitale
Forzata (FVC) è la più importante delle
prove di funzionalità respiratoria perché per
ogni individuo, nel corso dell’espirazione,
esiste un limite unico, personale, al flusso
massimo che si può raggiungere per ogni
dato volume polmonare (limitazione al
flusso).
Questo limite si raggiunge con un moderato
sforzo espiratorio e anche aumentando tale
sforzo il flusso non aumenta.
Subito dopo aver iniziato la
manovra espiratoria forzata si
raggiunge il PEF. La parte
rimanente della curva definisce il
flusso massimo che si può
raggiungere per ogni volume
polmonare. Al FEF 50, dopo che
il 50% della FVC è stato
espirato, il soggetto non è in
grado si superare un flusso di 5,2
l/sec anche se aumenta lo sforzo
espiratorio. E’ da notare che il
flusso massimo raggiungibile si
riduce parallelamente al volume
espirato (volume polmonare) fino
a     raggiungere      il  volume
residuo, oltre il quale non vi può
essere espirazione
Nel corso dell’espirazione forzata , la compressione dinamica che si esercita sulle
vie aeree produce una riduzione del calibro dei bronchi ed in particolare dei piccoli
bronchi sprovvisti di parete cartilaginea. Questa compressione è più forte a mano a
mano che i volumi polmonari diminuiscono. Per cui si produce inizialmente un
restringimento critico a livello tracheale, già in grado di ridurre i flussi, che con
l’ulteriore riduzione dei volumi si sposta distalmente ai bronchi principali e oltre.
Spirometria/Pneumotacografia
Ogni individuo possiede una propria curva
FV di espirazione massima e il test risulta
riproducibile e molto sensibile nell’individuare
le più frequenti alterazioni funzionali
dell’apparato respiratorio
Spirometria/Pneumotacografia
 I parametri che determinano il FEF (flusso
 espiratorio forzato) ad ogni dato volume sono:

   – Elasticità polmonare che mantiene pervie le vie
     aeree
   – La dimensione delle vie aree
   – La resistenza al flusso lungo queste vie
Flussi aerei generati nel corso di una manovra espiratoria forzata (spirometria)

                  Curva Flusso/Volume
 FLUSSO (L/SEC)
                  12

                  10 PEF       MEF 75 % CVF
 espirazione                       MEF 50 % CVF
                   8

                   6
                                           MEF 25 % CVF
                   4
                         CPT                            CVF
                   2
                                                                   VOLUME (L)
                     0         2       4        6          8


                                                    Inspirazione
Qualificazione del danno
       Anomalie ventilatorie

• Deficit ostruttivi
• Deficit restrittivi
• Deficit misti (prevalentemente ostruttivi o
  restrittivi)

        Risposta al test di reversibilità
DEFICIT OSTRUTTIVI
•   Sono contraddistinti dall’aumento delle
    resistenze al flusso (ostruzione bronchiale)
    con conseguente diminuzione dei flussi e del
    FEV1, con volumi statici che restano elevati:
    la CV è ridotta, ma non di molto ed in
    alcuni casi può essere normale; il FEV1 è
    marcatamente ridotto così come l’indice
    di Tiffenau (IT); il VR aumenta per il
    fenomeno dell’intrappolamento dell’aria e si
    riflette in un aumento anche della capacità
    polmonare totale (TLC); il rapporto VR/TLC è
    aumentato proprio per aumento del VR.
DEFICIT OSTRUTTIVI

Riduzione dell’IT (VEMS/CVF).
Riguarda patologie come:
• Asma bronchiale
• BPCO (VEMS/CVF < 70)
Deficit Ventilatorio Ostruttivo




         0 1sec
                           0 1sec


       VEMS=L/sec
Deficit Ventilatorio Ostruttivo
 FLUSSO (L/SEC)
              12       PEF

              10
                                 MEF 50
espirazione       8

                  6
                                          MEF 25
                  4
                       CPT
                  2
                                                        VOLUME (L)
                   0         2      4         6    8


                                                   inspirazione
Test di Reversibilità
  FLUSSO (L/SEC)
                  12

                  10     PEF
                                   MEF 50
                   8

                   6
                                            MEF 25
                   4
                        CPT
                   2
                                                               VOLUME (L)
                    0          2      4         6      8


• curva flusso volume basale
• curva flusso volume dopo broncodilatazione con salbutamolo
Deficit Restrittivi
•   Sono contraddistinti, al contrario di quelli
    ostruttivi, essenzialmente da perdita dei
    volumi ventilabili a causa della ridotta
    distensibilità polmonare, mentre il VEMS e i
    flussi si riducono parallelamente: la CV è
    marcatamente ridotta; il FEV1 è ridotto ma
    non in modo evidente come nel quadro
    ostruttivo, infatti l’IT è normale o
    aumentato; il VR è normale o diminuito; la
    TLC è diminuita ed il rapporto VR/TLC è
    normale. Poiché la restrizione è definita da
    una riduzione della TLCO, la spirometria
    semplice non ne permette l’identificazione
    certa
Deficit Restrittivi
•   Riduzione dei volumi: CVF e CPT

                     Riguarda
•   Patologie parenchimali
•   Patologie    della    gabbia     toracica   e
    neuromuscolari
•   Patologie pleuriche
Danno funzionale nelle
          Interstiziopatie Polmonari
1.   Meccanica ventilatoria
•    Quadro spirografico di tipo restrittivo
•    Resistenze pletismografiche delle vie aeree e Indice di
     Tiffenau (vems/cv%) di solito normali
•    Bassi     valori   di   compliance      statica  e    curve
     pressione/volume spostate in basso e a destra
•    Tipico pattern respiratorio contraddistinto da respirazione
     rapida e superficiale
2.   Scambi gassosi
•    Ipossiemia in genere modesta a riposo, ma che si aggrava
     tipicamente sotto sforzo
•    PaC02 normale o frequentemente ridotta Capacità di
     diffusione (DLCO) costantemente ridotta
Deficit Ventilatorio Restrittivo


                       10    NORMALE             RESTRIZIONE
Volume polmonare (L)



                                  1 sec
                        8

                        6
                                                      1 sec

                        4                 FEV1
                                          80%                 FEV1
                                                              > 80%
                        2
                                           VR
                        0                                      VR
Deficit Ventilatorio Restrittivo

        CI
              VRI

                       CV


  CPT
              VC                  CI
                                          VRI
                                                     CV
             VRE            CPT            VC
    CFR
                                          VRE
                              CFR
              VR
                                           VR

             normale                   restrizione
Deficit Ventilatorio Restrittivo
FLUSSO (L/SEC)
             12       PEF

             10
                                MEF 50
                 8

                 6
                                         MEF 25
                 4
                      CPT
                 2
                                                      VOLUME (L)
                  0         2      4         6    8
Differenze delle curve FV




Deficit ventilatorio ostruttivo   Deficit ventilatorio restrittivo
Curve Flusso/Volume
      FLUSSO (L/SEC)
                   12       PEF

                   10
                                      MEF 50
                       8
-------- normale
                       6
       ristretto                               MEF 25
       ostruito        4
                            CPT
                       2
                                                            VOLUME (L)
                        0         2      4         6    8
Deficit Misti
La contemporanea presenza, in
proporzioni variabili, di alterazioni
ostruttive e restrittive (in pratica
quando sia la CV che i flussi sono
entrambi ridotti) configura il quadro
di un deficit di tipo misto di cui deve
essere     valutata     la    maggiore
componente ostruttiva o restrittiva.
Test di diffusione


Il test di diffusione valuta
l’integrità della membrana
alveolo-capillare, ossia la
sua capacità di lasciare
diffondere i gas dall’aria al
sangue.
Test di diffusione
La capacità di diffusione (DL) è:
• direttamente proporzionale alla superficie del letto capillare (portata ematica e
contenuto in Hb) in contatto con gli alveoli, cioè alla superficie di scambio, e alla
diffusibilità del gas
•   inversamente proporzionale allo spessore della membrana
La DL solitamente viene valutata utilizzando il monossido di carbonio (CO) perché
essendo dotato di altissima affinità per l’emoglobina (200 volte >O2) subito dopo
l’inalazione si ottiene l’equilibrio aria-sangue capillare eliminando così la
dipendenza dal flusso ematico, inoltre la sua concentrazione è nulla nel sangue
prima dell’equilibrio.
Il test viene effettuato facendo inalare CO a bassissime concentrazioni (0,3%) in
miscela con elio (He) mediante singolo respiro.
La DLCO che risulta ridotta nelle condizioni di ispessimento della membrana
alveolo-capillare e di riduzione della superficie di scambio, può anche essere
espressa in termini di coefficiente di diffusione (KCO), cioè di rapporto tra DLCO e
volume alveolare (DLCO/VA).
Fisiopatologia dell’ipossiemia arteriosa

Meccanismi                  Malattie associate      Risposta della Pa02 inalando 02
                                                    (100%)

Alterazioni di V/Q          BPCO                    Aumentata
                            Asma
                            Fibrosi

Shunt                       Polmonite               Nessuna se lo shunt è > 25% della
                            Atelettasia             gittata cardiaca
                            Edema polmonare
                            TEP
                            Cardiopatie congenite

Ipoventilazione alveolare   Deficit centrale        Aumentata
(ipercapnia associata)      Neuro-miopatie
                            Malattie ostruttive

Blocco alveolo-capillare    Edema                   Aumentata
                            Fibrosi
Principali condizioni in grado di
              modificare la DLCO
        Riduzione                         Incremento
• Patologie ostruttive:          •   Policitemia
  enfisema
                                 •   Emorragia polmonare
• Patologie restrittive:
  pneumopatie interstiziali      •   Patologie associate
• Malattie sistemiche a              ad aumento del flusso
  coinvolgimento                     ematico (shunt sin-dx)
  polmonare: LER, AR, SS,        •   Esercizio fisico
  Wegener
                                 •   Postura (aumento dal
• Patologie cardiovascolari
                                     5 al 30% passando
• Altre: IRC, anemia, dialisi,
  fumo di sigaretta e di             da seduto a supino)
  marjiuana, cocaina
Emogasanalisi arteriosa




                  Valori di riferimento:
                  pH: 7.35-7.45
                  PaO2: > 80 mmHg
                  PaCO2: 35-45 mmHg
                  HCO3-:22-26 mmol/L
C) GASSOSI   Vasocostrizione ipossica
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Fisiopatologia respiratoria

  • 2. Fisiopatologia Respiratoria Si può definire la respirazione come la funzione che assicura gli scambi dei gas respiratori, O2 e CO2, tra le cellule e l’ambiente esterno. Nell’uomo lo scambio avviene attraverso tre fasi: Ventilatoria  Alveolo-capillare  circolatoria
  • 3. Funzionalmente il sistema respiratorio può essere suddiviso in: • Un organo di scambio gassoso (diffusione alveolo-capillare): i polmoni • Un organo di pompa che permette il rinnovo di aria negli alveoli: ventilazione polmonare. Ciò permette di veicolare O2 all’interno dell’organismo e di allontanare l’eccesso di CO2 dovuto al metabolismo cellulare. Questo organo è costituito da un insieme di strutture come la gabbia toracica con i muscoli respiratori, i centri del respiro e le vie di conduzione nervosa
  • 4.
  • 5.
  • 6.
  • 7. Unità funzionale del Polmone Aria ambiente Vie aeree di conduzione O2 21% 159 mmHg CO2 0,04% 0,3 mmHg ventilazione totale 7500 ml N2 79% 600 mmHg Volume corrente 500 ml spazio morto anatomico 150 ml Frequenza respiratoria 15/min Aria alveolare Gas alveolare 3000 ml O2 100 mmHg CO2 40 mmHg Ventilazione alveolare 150 ml 02 Membrana alveolare capillare C02 arteriola Sangue capillare polmonare ml 70 venula 02 40 mmHg CO2 45 mmHg Flusso sanguigno polmonare 5000 ml/mn 02 90 mmHg CO2 40 mmHg
  • 8. Ventilazione Polmonare La ventilazione polmonare è, quindi, un fenomeno periodico automatico costituito da una successione di movimenti inspiratori ed espiratori nel corso dei quali un volume di aria, il Vc, di circa 0,5 L, viene inspirato ed espirato. Esso si realizza sotto il controllo centrale mediante l’attivazione dei muscoli respiratori.
  • 9. Meccanica Respiratoria. • Il movimento reciproco dell’aria dall’esterno all’interno degli alveoli polmonari dipende dall’integrità del gioco costo-vertebro-muscolare da un lato e, dall’altro, dall’integrità della elasticità polmonare nonché del calibro delle vie aeree. Questo movimento mette in gioco una serie di forze che implicano il prodursi di variazioni di pressione, resistenza e volumi. Lo studio delle suddette forze è lo studio della Meccanica Respiratoria.
  • 10. Meccanica Respiratoria • Lo studio della meccanica respiratoria implica la conoscenza delle sue proprietà elastiche, dell’equilibrio tra polmone e gabbia toracica e dello scambio reciproco di energia accumulata durante le fasi alterne del respiro • A questo fine è utile far riferimento a ciò che avviene nel corso di un ciclo ventilatorio che è costituito da
  • 11. Un ciclo ventilatorio che è costituito da: Inspirazione Pausa pre-espiratoria Espirazione Pausa pre-inspiratoria
  • 12. Inspirazione • Durante l’inspirazione il volume toracico, sotto la spinta dei muscoli inspiratori, aumenta e la pressione endopleurica diminuisce permettendo l’espansione del polmonare e la distensione delle fibre elastiche polmonari. Ciò incrementa le forze di retrazione elastica. L’aumento di volume polmonare si traduce nella diminuzione della pressione endoalveolare che, diventando inferiore a quella atmosferica, permette la penetrazione dell’aria nelle vie aeree • L’inspirazione è, quindi, una fase costosa dal punto di vista energetico in quanto devono essere vinti due ordini di resistenze: quelle offerte dalle forze di retrazione elastiche polmonari (resistenze statiche) e quelle provocate dallo scorrimento dell’aria durante il passaggio nelle vie aeree e dall’attrito dei tessuti polmonari (resistenze dinamiche). La pressione pleurica sarà più negativa quanto più aumentano il volume polmonare e/o le resistenze al flusso
  • 13. Pausa pre-espiratoria • Alla fine dell’inspirazione, nell’attimo pre- espiratorio la pressione endopleurica non varia, il flusso aereo si arresta e la pressione endoalveolare tende ad eguagliare quella atmosferica. In questa fase le forze di retrazione elastica polmonare sono sollecitate al massimo così come la variazione del volume polmonare. Cessando la contrazione dei muscoli inspiratori che si oppone alla retrazione elastica polmonare, quest’ultima prende il sopravvento ed inizia l’espirazione.
  • 14. Espirazione • L’espirazione, in condizione di respirazione normale, è un fenomeno passivo permesso dall’energia potenziale immagazzinatasi nel tessuto polmonare nel corso dell’inspirazione in virtù della sua distensione. Con l’espirazione la pressione endoalveolare, riducendosi il volume, aumenta e supera quella atmosferica creando un flusso aereo espiratorio
  • 15. Pausa pre-inspiratoria • Alla fine dell’espirazione, nel breve atto pre-inspiratorio, sono a confronto il sistema elastico polmonare che tende a diminuire il proprio volume, e quello toracico che tende ad aumentare il proprio volume. In questa fase le forze elastiche polmonari sono uguali, ma di segno contrario, a quelle toraciche e non sussistono differenze pressorie tra alveoli, spazio pleurico e ambiente esterno tanto che il flusso aereo è nullo.
  • 16. Meccanica Respiratoria • Misurando la pressione alla bocca quando si passa da un volume polmonare (es quello della pausa pre-inspiratoria) ad uno più grande (es quello della pausa pre- espiratoria) si evidenzia come la pressione aumenti di un certo valore. Questa è la pressione corrispondente all’energia potenziale disponibile per l’espirazione passiva successiva, ovvero alla pressione di retrazione o recoil elastico.
  • 17. Meccanica Respiratoria • Per pressione di retrazione o recoil elastico si intende quel valore di pressione sviluppata dalle strutture elastiche del polmone ad un definito livello respiratorio sia inspiratorio che espiratorio, pur precisando che la misura della pressione di recoil elastico è più importante, dal punto di vista fisiopatologico, nella fase di espirazione. Infatti, rappresenta l’unica forza che regola il flusso espiratorio massimo di un soggetto che si trovi al di sotto del 75% della sua capacità polmonare totale (CPT). Al di sopra di questo livello il flusso espiratorio massimo è regolato anche dalla volontà
  • 18.
  • 19. Per avere un buona funzione della pompa respiratoria occorre che: • l’integrità del pace-maker respiratorio La respirazione è sotto il controllo del centro respiratorio del bulbo che risponde a tre stimolazioni: a) metaboliche; b) meccaniche; c) comportamentali
  • 20. Per avere un buona funzione della pompa respiratoria occorre che: Metaboliche Sono rappresentate dai valori ematici di PaO2, PaCO2 e pH. I recettori del centro bulbare sono sensibili alla PaCO2; quelli dei glomi carotidei sia a PaO2 che a PaCO2. Poiché i glomi carotidei sono sensibili alle variazioni di O2 solo se estreme, nel senso che stimolano la ventilazione nel caso di ipossia spiccata, ne risulta che sono essenzialmente le variazioni di CO2 ( e di conseguenza del pH) a regolare la ventilazione. Se l’ipossia è molto grave o sono stati somministrati farmaci depressivi, il centro non risponde positivamente agli stimoli regolatori
  • 21. Per avere un buona funzione della pompa respiratoria occorre che: Meccaniche Giungono al centro respiratorio bulbare attraverso il vago e originano dalla parete toracica e dai polmoni. I recettori meccanici se stimolati (stiramento, congestione vasale, irritazione) accorciano l’atto inspiratorio rendendo la respirazione rapida e superficiale
  • 22. Per avere un buona funzione della pompa respiratoria occorre che: Comportamentali Queste influenze sono costanti nella veglia, quando le emozioni, il lavoro, l’assunzione dei pasti influenzano l’attività respiratoria in genere stimolandola
  • 23. Per avere un buona funzione della pompa respiratoria occorre che: Ovviamente, per un’adeguata ventilazione occorre che, oltre all’integrità del pace- maker respiratorio, siano rispettate altre 2 condizioni: • la pervietà delle vie aeree superiori ed inferiori • l’integrità polmonare e muscolo- scheletrica del mantice polmonare.
  • 24. Per avere un buona funzione della pompa respiratoria occorre che: • la gabbia toracica sia normoconformata e normofunzionante • i muscoli inspiratori e il diaframma in particolare abbiano a riposo una normale conformazione (ottimale lunghezza delle fibre) • i muscoli siano adeguatamente nutriti
  • 25.
  • 26.
  • 27. Per avere un buona funzione della pompa respiratoria occorre che: • gli impulsi nervosi a partenza dai centri respiratori vengano trasmessi normalmente fino ai muscoli per avere la risposta ventilatoria: aumento dell’ampiezza e della frequenza respiratoria
  • 28. La compromissione di una qualsiasi di queste componenti della ventilazione si ripercuote sulla respirazione compromettendone, in maniera acuta o cronica, la funzione
  • 29. Il compito del fisiopatologo è quello di: • Verificare l’esistenza di un danno funzionale • Qualificare il danno • Stabilire l’entità del danno
  • 30. Prove funzionali da effettuare ai fini della qualificazione e quantizzazione • Misura dei volumi e dei flussi aerei • Misura del coefficiente di diffusione del monossido di carbonio (DLCO) • Misura della pressione parziale di 02 (Pa02) e della saturazione in 02 (Sa02) nel sangue arterioso • Misura della pressione parziale di C02 (PaC02) e del pH nel sangue arterioso (equilibrio acido-base)
  • 31. Per la diagnostica delle alterazioni della funzione polmonare abbiamo a disposizione • Spirometria/pneumotacografia • Pletismografia corporea • Test di broncodilatazione e broncostimolazione • Test di diffusione • Emogasanalisi
  • 32. Le principali informazioni che sono fornite dai test ventilatori riguardano le modificazioni: • Dei volumi polmonari statici (indipendenti dal tempo) • Dei volumi polmonari dinamici (misurati in relazione al tempo nel corso di una manovra respiratoria forzata) • Dei flussi aerei generati nel corso di una manovra espiratoria forzata
  • 33. Volumi polmonari statici CI VRI CV Si definiscono volumi statici VC CPT (espressi in litri): VRE • CV = VC+VRI+VRE CFR • VR VR • CFR = VR+VRE • CPT = CV+VR
  • 34. Principali informazioni fornite dai test ventilatori: volumi polmonari dinamici Si definiscono volumi polmonari dinamici: Il volume espiratorio massimo per secondo (VEMS o FEV1) in L/sec • La ventilazione polmonare massima per minuto (VPM) in L/min (la massima quantità di aria che un individuo può mobilizzare in un minuto).
  • 35. Principali informazioni fornite dai test ventilatori: volumi polmonari dinamici Dalla relazione che esiste tra alterazione del volume statico (CVF) e alterazione del volume dinamico (VEMS) si può risalire alla maggior parte delle sindromi disventilatorie. Indice di Tiffenau ( IT): VEMS/CVF x 100, (VEMS espresso come percentuale della CVF). V.N. 70-80%, cioè nel 1 secondo un individuo normale può espirare il 75% della sua CV.
  • 36. In condizioni di normalità, a riposo e in aria ambiente inspirazione VC= 0.5 L espirazione
  • 37. Spirogramma inspirazione massimale VRI+VC= CI= 3 L VRI= 2,5 L CV= VC= 0.5 L CPT= 4,5 L 6L VRE+VR=CFR= 3 L VRE= 1,5 L VR= 1,5 L espirazione massimale 0 1sec VEMS=L/sec
  • 38. Spirometria/Pneumotacografia Consente la misurazione della Capacità Vitale, del VEMS dei Flussi aerei. • Misurazione in posizione seduta • Naso chiuso con apposita molletta • Boccaglio fra i denti e lingua sotto di questo • Adattamento con respirazione tranquilla • Esecuzione di una espirazione lenta massimale a cui segue una inspirazione veloce e massimale per determinare la CVI; dopo una pausa inferiore al secondo si esegue l’espirazione forzata fino al raggiungimento del VR per calcolare la CVF
  • 40. Spirometria/Pneumtacografia Consente la misurazione della Capacità Vitale, del VEMS dei Flussi aerei. • CVI: volume che • CVE: volume espirato viene inspirato con partendo da una una manovra inspirazione massimale dopo massimale. un’espirazione Nell’ambito della CVE massimale si distingue una espirazione massimale lenta e una forzata (CVF) Nel soggetto sano non vi sono sostanziali differenze tra CVI e CVE, mentre in quello con patologia ostruttiva la CVI può essere > CVF. La CVE è normalmente > CVF
  • 41. Spirometria/Peumotacografia La misurazione della Capacità Vitale Forzata (FVC) è la più importante delle prove di funzionalità respiratoria perché per ogni individuo, nel corso dell’espirazione, esiste un limite unico, personale, al flusso massimo che si può raggiungere per ogni dato volume polmonare (limitazione al flusso). Questo limite si raggiunge con un moderato sforzo espiratorio e anche aumentando tale sforzo il flusso non aumenta.
  • 42. Subito dopo aver iniziato la manovra espiratoria forzata si raggiunge il PEF. La parte rimanente della curva definisce il flusso massimo che si può raggiungere per ogni volume polmonare. Al FEF 50, dopo che il 50% della FVC è stato espirato, il soggetto non è in grado si superare un flusso di 5,2 l/sec anche se aumenta lo sforzo espiratorio. E’ da notare che il flusso massimo raggiungibile si riduce parallelamente al volume espirato (volume polmonare) fino a raggiungere il volume residuo, oltre il quale non vi può essere espirazione
  • 43. Nel corso dell’espirazione forzata , la compressione dinamica che si esercita sulle vie aeree produce una riduzione del calibro dei bronchi ed in particolare dei piccoli bronchi sprovvisti di parete cartilaginea. Questa compressione è più forte a mano a mano che i volumi polmonari diminuiscono. Per cui si produce inizialmente un restringimento critico a livello tracheale, già in grado di ridurre i flussi, che con l’ulteriore riduzione dei volumi si sposta distalmente ai bronchi principali e oltre.
  • 44. Spirometria/Pneumotacografia Ogni individuo possiede una propria curva FV di espirazione massima e il test risulta riproducibile e molto sensibile nell’individuare le più frequenti alterazioni funzionali dell’apparato respiratorio
  • 45. Spirometria/Pneumotacografia I parametri che determinano il FEF (flusso espiratorio forzato) ad ogni dato volume sono: – Elasticità polmonare che mantiene pervie le vie aeree – La dimensione delle vie aree – La resistenza al flusso lungo queste vie
  • 46.
  • 47. Flussi aerei generati nel corso di una manovra espiratoria forzata (spirometria) Curva Flusso/Volume FLUSSO (L/SEC) 12 10 PEF MEF 75 % CVF espirazione MEF 50 % CVF 8 6 MEF 25 % CVF 4 CPT CVF 2 VOLUME (L) 0 2 4 6 8 Inspirazione
  • 48. Qualificazione del danno Anomalie ventilatorie • Deficit ostruttivi • Deficit restrittivi • Deficit misti (prevalentemente ostruttivi o restrittivi) Risposta al test di reversibilità
  • 49. DEFICIT OSTRUTTIVI • Sono contraddistinti dall’aumento delle resistenze al flusso (ostruzione bronchiale) con conseguente diminuzione dei flussi e del FEV1, con volumi statici che restano elevati: la CV è ridotta, ma non di molto ed in alcuni casi può essere normale; il FEV1 è marcatamente ridotto così come l’indice di Tiffenau (IT); il VR aumenta per il fenomeno dell’intrappolamento dell’aria e si riflette in un aumento anche della capacità polmonare totale (TLC); il rapporto VR/TLC è aumentato proprio per aumento del VR.
  • 50. DEFICIT OSTRUTTIVI Riduzione dell’IT (VEMS/CVF). Riguarda patologie come: • Asma bronchiale • BPCO (VEMS/CVF < 70)
  • 51. Deficit Ventilatorio Ostruttivo 0 1sec 0 1sec VEMS=L/sec
  • 52. Deficit Ventilatorio Ostruttivo FLUSSO (L/SEC) 12 PEF 10 MEF 50 espirazione 8 6 MEF 25 4 CPT 2 VOLUME (L) 0 2 4 6 8 inspirazione
  • 53. Test di Reversibilità FLUSSO (L/SEC) 12 10 PEF MEF 50 8 6 MEF 25 4 CPT 2 VOLUME (L) 0 2 4 6 8 • curva flusso volume basale • curva flusso volume dopo broncodilatazione con salbutamolo
  • 54.
  • 55. Deficit Restrittivi • Sono contraddistinti, al contrario di quelli ostruttivi, essenzialmente da perdita dei volumi ventilabili a causa della ridotta distensibilità polmonare, mentre il VEMS e i flussi si riducono parallelamente: la CV è marcatamente ridotta; il FEV1 è ridotto ma non in modo evidente come nel quadro ostruttivo, infatti l’IT è normale o aumentato; il VR è normale o diminuito; la TLC è diminuita ed il rapporto VR/TLC è normale. Poiché la restrizione è definita da una riduzione della TLCO, la spirometria semplice non ne permette l’identificazione certa
  • 56. Deficit Restrittivi • Riduzione dei volumi: CVF e CPT Riguarda • Patologie parenchimali • Patologie della gabbia toracica e neuromuscolari • Patologie pleuriche
  • 57. Danno funzionale nelle Interstiziopatie Polmonari 1. Meccanica ventilatoria • Quadro spirografico di tipo restrittivo • Resistenze pletismografiche delle vie aeree e Indice di Tiffenau (vems/cv%) di solito normali • Bassi valori di compliance statica e curve pressione/volume spostate in basso e a destra • Tipico pattern respiratorio contraddistinto da respirazione rapida e superficiale 2. Scambi gassosi • Ipossiemia in genere modesta a riposo, ma che si aggrava tipicamente sotto sforzo • PaC02 normale o frequentemente ridotta Capacità di diffusione (DLCO) costantemente ridotta
  • 58. Deficit Ventilatorio Restrittivo 10 NORMALE RESTRIZIONE Volume polmonare (L) 1 sec 8 6 1 sec 4 FEV1 80% FEV1 > 80% 2 VR 0 VR
  • 59. Deficit Ventilatorio Restrittivo CI VRI CV CPT VC CI VRI CV VRE CPT VC CFR VRE CFR VR VR normale restrizione
  • 60.
  • 61. Deficit Ventilatorio Restrittivo FLUSSO (L/SEC) 12 PEF 10 MEF 50 8 6 MEF 25 4 CPT 2 VOLUME (L) 0 2 4 6 8
  • 62. Differenze delle curve FV Deficit ventilatorio ostruttivo Deficit ventilatorio restrittivo
  • 63. Curve Flusso/Volume FLUSSO (L/SEC) 12 PEF 10 MEF 50 8 -------- normale 6 ristretto MEF 25 ostruito 4 CPT 2 VOLUME (L) 0 2 4 6 8
  • 64.
  • 65. Deficit Misti La contemporanea presenza, in proporzioni variabili, di alterazioni ostruttive e restrittive (in pratica quando sia la CV che i flussi sono entrambi ridotti) configura il quadro di un deficit di tipo misto di cui deve essere valutata la maggiore componente ostruttiva o restrittiva.
  • 66. Test di diffusione Il test di diffusione valuta l’integrità della membrana alveolo-capillare, ossia la sua capacità di lasciare diffondere i gas dall’aria al sangue.
  • 67. Test di diffusione La capacità di diffusione (DL) è: • direttamente proporzionale alla superficie del letto capillare (portata ematica e contenuto in Hb) in contatto con gli alveoli, cioè alla superficie di scambio, e alla diffusibilità del gas • inversamente proporzionale allo spessore della membrana La DL solitamente viene valutata utilizzando il monossido di carbonio (CO) perché essendo dotato di altissima affinità per l’emoglobina (200 volte >O2) subito dopo l’inalazione si ottiene l’equilibrio aria-sangue capillare eliminando così la dipendenza dal flusso ematico, inoltre la sua concentrazione è nulla nel sangue prima dell’equilibrio. Il test viene effettuato facendo inalare CO a bassissime concentrazioni (0,3%) in miscela con elio (He) mediante singolo respiro. La DLCO che risulta ridotta nelle condizioni di ispessimento della membrana alveolo-capillare e di riduzione della superficie di scambio, può anche essere espressa in termini di coefficiente di diffusione (KCO), cioè di rapporto tra DLCO e volume alveolare (DLCO/VA).
  • 68.
  • 69. Fisiopatologia dell’ipossiemia arteriosa Meccanismi Malattie associate Risposta della Pa02 inalando 02 (100%) Alterazioni di V/Q BPCO Aumentata Asma Fibrosi Shunt Polmonite Nessuna se lo shunt è > 25% della Atelettasia gittata cardiaca Edema polmonare TEP Cardiopatie congenite Ipoventilazione alveolare Deficit centrale Aumentata (ipercapnia associata) Neuro-miopatie Malattie ostruttive Blocco alveolo-capillare Edema Aumentata Fibrosi
  • 70. Principali condizioni in grado di modificare la DLCO Riduzione Incremento • Patologie ostruttive: • Policitemia enfisema • Emorragia polmonare • Patologie restrittive: pneumopatie interstiziali • Patologie associate • Malattie sistemiche a ad aumento del flusso coinvolgimento ematico (shunt sin-dx) polmonare: LER, AR, SS, • Esercizio fisico Wegener • Postura (aumento dal • Patologie cardiovascolari 5 al 30% passando • Altre: IRC, anemia, dialisi, fumo di sigaretta e di da seduto a supino) marjiuana, cocaina
  • 71. Emogasanalisi arteriosa Valori di riferimento: pH: 7.35-7.45 PaO2: > 80 mmHg PaCO2: 35-45 mmHg HCO3-:22-26 mmol/L
  • 72.
  • 73.
  • 74.
  • 75.
  • 76.
  • 77.
  • 78.
  • 79.
  • 80.
  • 81.
  • 82.
  • 83. C) GASSOSI Vasocostrizione ipossica