Scalabrin - Prepararsi al prossimo imprevisto con la formazione
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“Il miglioramento delle competenze per il servizio sociosanitario
in un’ottica di ottimizzazione della rete”.
Buongiorno a tutti, buon sabato.
oggi è il 17 ottobre e arrivando qui, stamattina, mentre in macchina ascoltavo
le notizie, riflettevo sul fatto che fino a qualche settimana fa avevo immaginato
che a questa data l’emergenza sanitaria avrebbe cominciato ad essere un
ricordo; non certo dimenticata o completamente superata, ma comunque non
potevo o non volevo considerare che ci saremmo trovati dentro una situazione
ancora così critica.
Certo, anche se oggi l’emergenza è presente, noi tutti la viviamo diversamente
perché siamo più consapevoli di quello che significa e ci portiamo dietro tutto
quanto abbiamo imparato in questi mesi e che molti di noi hanno vissuto sulla
propria pelle.
Quando come Uneba Veneto un paio di anni fa abbiamo dato il via ad un
progetto ed abbiamo realizzato assieme al Dipartimento di Economia
Aziendale dell’Università di Verona un percorso formativo per i manager del
settore sociosanitario e sociale, tutto questo non solo era di là da venire, ma
non era neanche immaginato.
In quel momento, Uneba Veneto e Università di Verona, avevamo condiviso la
consapevolezza che il sistema stava cambiando e che il cambiamento doveva
essere supportato da un percorso di miglioramento di competenze e
dall’acquisizione di conoscenze nuove.
Ha preso così avvio il corso di perfezionamento professionale in Management
dei sistemi per i servizi sociali e sociosanitari”.
Il corso si propone come un’offerta organica e sistemica di elevata qualità
rivolta a persone che operano già nel settore o che si affacciano ad esso e che
ricoprono ruoli apicali e di responsabilità, di gestione di persone e risorse.
In particolare, il corso intende fare maturare nei discenti conoscenze e
competenze trasversali nell’ambito dell’accounting, del management, della
legislazione sociale e sociosanitaria e della gestione e formazione delle risorse
umane. Sono conoscenze utili all’assunzione di ruoli di responsabilità
nell’ambito di organizzazioni complesse, private, pubbliche e civili che operano
nel settore sociale e sociosanitario, nelle quali la centralità della persona
rimane fondamentale.
Nel preparare l’intervento di oggi mi sono resa conto che gli argomenti che
avrei potuto utilizzare a sostegno dell’utilità di seguire un percorso di
formazione professionale, sono molti.
Sono infatti molte le sollecitazioni che ci sono arrivate in questi mesi:
abbiamo ascoltato interventi autorevoli, altri che lo sono stati molto meno; ci
sono state provocazioni e anche tesi di tipo accusatorio. E questo, il
comportamento dell’accusatore sbrigativo, noi lo capiamo anche, perché
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risponde all’umanissima esigenza di trovare un colpevole, “un capro espiatorio”
un signor Malaussène sul quale fare ricadere se non proprio tutte, almeno le
maggiori responsabilità di un evento tragico, inspiegabile razionalmente, così
da permettere di pensare di poterne restare fuori.
“Il Capro Espiatorio non è solo quello che, all’occorrenza paga per gli altri è
soprattutto, e anzitutto, un principio esplicativo, signor Malaussène” …..” è la
causa misteriosa ma evidente di qualsiasi evento inspiegabile”.
Citazione da “Il Paradiso degli orchi” di Daniel Pennac
Il mondo sociosanitario si trova al centro di un dibattito che riguarda l’esistenza
stessa delle RSA: da più parti c’è chi si chiede se hanno ancora ragione di
essere; ci si interroga sulla “missione” di queste strutture e sul modello
organizzativo del futuro per la presa in carico di cronicità e disabilità.
Pare probabile che alcune modifiche che sono state introdotte in questi tempi
di emergenza nell’assetto organizzativo delle nostre organizzazioni potranno
rimanere nella pratica quotidiana prossima; in ogni caso saremo chiamati ad
implementare nuovi modelli organizzativi ed a modificare molti dei nostri
comportamenti e consuetudini operative.
L’emergenza epidemiologica ha mostrato che l’imprevisto può accadere
quando non te lo aspetti.
C’è chi ha gridato al cigno nero; poi però ci è stato spiegato e proprio da quel
Nassim Nicholas Taleb, autore de “Il cigno nero - Come l’imprevisto governa
le nostre vite” che non è proprio così; perché la pandemia è sicuramente un
evento eccezionale ed imprevisto ma non era imprevedibile!
In ogni caso, quando arriva, l’imprevisto va affrontato.
All’improvviso, è calato il buio.
Parafrasando un pensiero di Franco Basaglia potremmo dire che quando arriva
il buio anziché limitarsi ad avere paura e magari correre a nascondersi, oppure
muoversi a caso andando a sbattere, è preferibile accettare il buio ed
organizzarsi per fare “assieme ad altri le cose che si possono fare al buio.”
Ed è proprio quello che abbiamo fatto noi nelle nostre strutture in questi mesi.
Alle nostre organizzazioni sono state richieste “capacità da grandi”: fessibilità,
velocità nell’apprendimento, adattamento e resistenza.
Come manager abbiamo dovuto inventare soluzioni e risposte da mettere in
atto in poco tempo, a volte in pochissimo tempo; abbiamo dovuto apprendere
e fare apprendere ai nostri collaboratori nuovi comportamenti; abbiamo dovuto
rassicurarli.
Le nostre organizzazioni hanno mostrato di essere resilienti.
E la resilienza è una capacità che va oltre la normale gestione dei rischi,
presuppone una visione olistica del servizio.
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Un’organizzazione resiliente si adatta ai cambiamenti dell’ambiente per durare
nel lungo periodo. Impara dalle esperienze proprie ed altrui per superare le
sfide del tempo.
Un’organizzazione resiliente guarda al futuro perché le organizzazioni resilienti
sono forti, flessibili e proattive: vedono i problemi anche anticipandoli, creano
risposte e sanno cogliere le nuove opportunità.
Un’organizzazione che apprende è un’organizzazione che si interroga sui
cambiamenti dell’ambiente e dialoga con gli altri soggetti del mercato; nel
nostro mondo un’organizzazione resiliente crea la rete, non si isola.
Per sopravvivere all’interno di un contesto o di un ambiente in movimento,
un’organizzazione deve avere capacità di apprendimento almeno pari alla
velocità dei cambiamenti che caratterizzano l’ambiente esterno.
Non può arrivare dopo!
È quindi con rinnovata convinzione che come Uneba Veneto e Università di
Verona proponiamo a tutti i soggetti del mondo sociosanitario e sociale,
privato, pubblico e civile, un percorso di formazione a sostegno dei manager.
“Non ci può essere conoscenza senza emozione. Possiamo divenire
consapevoli di una verità quando ne percepiamo il significato.
Alla cognizione del cervello deve esser aggiunta l’esperienza dell’anima.”
Arnold Bennet (1867-1931) scrittore, drammaturgo e giornalista inglese- citazione in “Otzi
La società Ibernata”
E poiché riteniamo che interrogarsi sia un’attività che permette di liberare la
creatività e sviluppare la fantasia, per affrontare il futuro, anche prossimo,
dobbiamo noi per primi porci interrogativi sul cambiamento delle RSA e in
generale sui modelli di presa in carico della cronicità e della disabilità che
possono essere attivati.
Avere una visione aiuta a decidere la rotta.
Abbiamo rivolto alcune domande a due protagonisti della sanità veneta, il dr.
Giuseppe Dal Ben Direttore Generale e il dr. Gianfranco Pozzobon Direttore
Sociosanitario dell’Aulss 3 - Serenissima; sono persone che in questi mesi
hanno vissuto come e più di noi l’emergenza sanitaria; la stanno affrontando
anche oggi. Ma, in particolare, sono persone che abbiamo sentito vicine
durante le sfide di questi tempi.
“In ogni ambito, di tanto in tanto, è salutare mettere un punto interrogativo
davanti ad un’affermazione che per lungo tempo si era data per scontata”.
Bertrand Russell citato da E. Carofiglio in “Della gentilezza e del coraggio”