Avere “millecinquecento lettori” non basta più: i pensieri di Enzo Forcella applicati alla campagna elettorale permanente.
Cosa fare?
1. Spostare il centro del proprio lavoro dalla sola ricerca della notizia alla verifica dell’attendibilità delle informazioni offerte dai politici
2. Decidere: o si fa il tifo, o si fanno analisi
3. Ricordarsi che il lettore è il lettore e non (solo) il politico
4. Stare un po’ più su Facebook e un po’ meno su Twitter
(e stare un po’ di più online in generale)
5. (se possibile) ridurre i momenti di aggregazione informale con i politici, e anche con i comunicatori politici
(Slide presentate a Cortina Tra Le Righe, 13 luglio 2015)
Cinque riflessioni sul giornalismo politico in italia
1. Cinque riflessioni
sul giornalismo politico
in Italia
Avere “millecinquecento lettori” non basta più:
i pensieri di Enzo Forcella applicati
alla campagna elettorale permanente
luglio 2015
2. 2
Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
Chi sono
Mi chiamo Dino Amenduni
e-mail dino.amenduni@proformaweb.it
tutto il resto about.me/dinoamenduni
Sono socio, comunicatore politico e responsabile social media
per l’agenzia Proforma di Bari (www.proformaweb.it)
Tutte le mie presentazioni sono disponibili gratuitamente
(sia consultazione che download) all’indirizzo:
www.slideshare.net/doonie
3. 3
Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
Premessa
“Un giornalista politico, nel nostro paese, può contare su circa
millecinquecento lettori: i ministri e i sottosegretari (tutti), i
parlamentari (parte), i dirigenti di partito, sindacalisti, alti prelati e
qualche industriale che vuole mostrarsi informato. […]
Tutto il sistema è organizzato sul rapporto tra il giornalista politico e
quel gruppo di lavoratori privilegiati. Trascurando questo elemento,
ci si esclude la comprensione dell’aspetto più caratteristico del
nostro giornalismo politico, forse della intera politica italiana: è la
atmosfera delle recite in famiglia, con protagonisti che si conoscono
fin dall’infanzia, si offrono a vicenda le battute, parlano una lingua
allusiva e, anche quando si detestano, si vogliono bene. Si recita
soltanto per il proprio piacere, beninteso, dal momento che non
esiste pubblico pagante.
Enzo Forcella, giugno 1959
4. 4
Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
Qualche dato per iniziare
Fiducia nell’attendibilità delle notizie nel mondo
(dati Reuters, giugno 2015)
Italia: 35% in totale, meno del 50% anche
tra le fonti direttamente usate dai lettori
(interesse nel ricevere informazioni: 74%)
5. 5
Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
Qualche dato per iniziare
Opinioni degli italiani sull’informazione
(dati Censis, giugno 2013)
Per il 70% degli italiani, gli apparati
dell’informazione tradizionale
“tendono a manipolare le notizie”
6. 6
Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
Qualche dato per iniziare
Andamento della vendite medie giornaliere di quotidiani
nazionali e locali (cartacei più versioni digitali dei cartacei)
(dati Censis, marzo 2015)
-38% di copie vendute tra il 2000 e il 2013
7. 7
Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
Disponibilità a pagare l’informazione online
(dati Reuters, giugno 2015)
Manca il dato italiano, ma la tendenza mondiale
sembra essere: la maggioranza assoluta dei
lettori non è disponibile a pagare l’informazione
online, o è disponibile a pagarla pochissimo
Qualche dato per iniziare
8. 8
Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
Strumenti utilizzati per informarsi in Italia
(dati Censis, marzo 2015)
Facebook: 71% tra gli under 30
Qualche dato per iniziare
9. 9
Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
Comportamento delle
generazioni native digitali
versus comportamento delle
generazioni predigitali
(dati Censis, marzo 2015)
Il quotidiano è l’unico
strumento, tra quelli
analizzati, a essere
usato più dagli over 65
che dagli under 30
Qualche dato per iniziare
10. 10
Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
Fonti informative online ritenute più o meno
affidabili in Italia (dati Edelman, gennaio 2015)
Verso la formazione extramediale
delle opinioni pubbliche
Qualche dato per iniziare
11. 11
Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
Punto di partenza per la ricerca di informazioni
online (dati Reuters, giugno 2015)
Italia: verso la fine della centralità
delle homepage
Qualche dato per iniziare
12. 12
Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
Mash-up – Litteral TG
(Video di luglio 2015 realizzato da The Jackal per la RAI)
Un video per iniziare
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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
1500 lettori, 5 domande
1. La prima pagina dell’articolo “Confessioni di un giornalista politico”,
scritto da Enzo Forcella nel giugno del 1959, è ancora attuale?
(per me sì)
2. Quanti giornalisti politici servono a parlare a millecinquecento lettori?
(per me pochissimi: serve allargare il pubblico prima di tutto
per salvare la professione)
3. Il giornalismo politico descritto da Forcella aiuterà i giornali a sopravvivere?
(per me no)
4. Se i lettori potessero scegliere,
difenderebbero il giornalismo politico per com’è adesso?
(per me no)
5. È responsabilità solo dei giornalisti?
(certamente no: è un concorso di colpa giornalisti-politici-comunicatori)
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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
Cinque spunti dal 1959: sommario
1. Spostare il centro del proprio lavoro dalla sola ricerca della notizia alla
verifica dell’attendibilità delle informazioni offerte dai politici
2. Decidere: o si fa il tifo, o si fanno analisi
3. Ricordarsi che il lettore è il lettore e non (solo) il politico
4. Stare un po’ più su Facebook e un po’ meno su Twitter
(e stare un po’ di più online in generale)
5. (se possibile) ridurre i momenti di aggregazione informale
con i politici, e anche con i comunicatori politici
15. Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
1
Dal retroscena
al fact-checking
I nuovi giornalisti politici:
filtro della propaganda
dei (comunicatori) politici
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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
Sostiene Forcella (1)
Le note di servizio che raccomandano “tenersi
ai fatti, senza commenti o interpretazioni” sono
un invito ad accettare come autentica la verità
propagandistica che i politici hanno interesse
a diffondere, e rinunciare a spiegare che cosa
si nasconde dietro la genericità, l’ottimismo di
maniera, i falsi furori e la interessata confusione
dei comunicati ufficiali.
(Enzo Forcella,
Millecinquecento lettori,
giugno 1959)
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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
1. Chi dipende da chi?
Frasi di Mark Leibovich, cronista politico del New York Times, citate nell’articolo
de Il Foglio (maggio 2015) “L’irrilevanza del giornalismo nell’epoca del potere
disintermediato”
I social media rendono i giornalisti “meno utili” ai politici.
I giornalisti, quindi, sono chiamati a cambiare funzione sociale.
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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
1. Dal retroscena al fact-checking
Cosa può fare un giornalista politico?
1. Verificare le informazioni fornite da fonti istituzionali e governative
e mettere in evidenza sia la loro attendibilità (quando vere)
sia la loro inattendibilità quando false.
2. Evitare di pubblicare contenuti da fonti governative/elettorali
(esempio: foto/contenuti provenienti dagli account social dei politici)
senza aggiungere commenti → solo così il giornalista politico può evitare
di diventare vettore più o meno involontario di propaganda.
3. (se fossi un editore) Rinunciare ai retroscena, simili (per attendibilità) più spesso
al calciomercato che al giornalismo. Ogni giorno che un retroscena si rivela
inattendibile, la testata e la sua redazione perdono un briciolo di attendibilità
agli occhi dei lettori. Quando i retroscena sono uguali in tutte le testate (accade
spesso), non sono più retroscena e dunque servono ancora meno.
(problema/opportunità: cambiare approccio dà un vantaggio competitivo
ma costa molta più fatica)
19. Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
2
Decidere: o si fa il tifo,
o si fanno analisi
Gli editoriali politici
dovrebbero contenere dati,
non sogni nel cassetto
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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
Sostiene Forcella (2)
Conformismo e paura scoraggiano i timidi ma
offrono un salvacondotto ai guastatori. Si è
in famiglia […] e non si rischia niente. Si può
rimanere per alcuni anni in un posto-chiave
sforzandosi di stillare quotidianamente la propria
goccia di veleno (non più di una goccia, altrimenti
ci si mette fuori dal sistema) e ottenere elogi,
aumenti di stipendio. La gente odia lo scandalo e
viviamo in un paese dove, da un certo grado in su,
non viene licenziato più nessuno.
(Enzo Forcella,
Millecinquecento lettori,
giugno 1959)
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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
2. O si fa il tifo o si fanno analisi
“Grillo annientato. Lo abbiamo
pensato (o addirittura auspicato)
in molti” […] Quando dicemmo che
Grillo era stato stracciato da Renzi, il
suo Movimento aveva preso il 22 per
cento dei voti: un’enormità, altro che
dissoluzione.”
(Pierluigi Battista, Corriere della Sera,
giugno 2015)
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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
2. O si fa il tifo o si fanno analisi
Cosa può fare un giornalista politico?
1. Tenere d’occhio analisi, dati e sondaggi per un periodo di tempo molto lungo
prima di affermare che una forza politica è “in crescita” o “in calo”.
2. Chiedersi se un giornalista politico che scrive di un politico esclusivamente
per parlarne male sia percepito troppo diversamente da un giornalista
politico (o da un megafono di propaganda) che parla solo bene dello stesso
politico. È statisticamente improbabile che un politico faccia il 100% di
cose giuste o il 100% di cose sbagliate.
3. Smettere di scrivere di politica qualora ci fossero conflitti di interesse
(esempio: consulenze esterne). Il disclaimer, che troppo spesso non c’è,
potrebbe comunque non essere più sufficiente.
(problema/opportunità: da un lato l’integrità, dall’altro le bollette da pagare)
23. Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
3
Ricordarsi che il lettore
è il lettore, non (solo) il politico
Per non avere
solo millecinquecento lettori,
bisogna farsi capire
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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
Sostiene Forcella (3)
I fatti, per un giornalista politico, non parlano
mai da soli. O dicono troppo o dicono troppo
poco. Quando dicono troppo bisogna farli parlare
più sottovoce, quando dicono troppo poco
bisogna integrarli per renderli al loro significato.
Ma la chiarezza, in questo lavoro, è una virtù
ingombrante.
(Enzo Forcella,
Millecinquecento lettori,
giugno 1959)
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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
3. Il lettore è il lettore
“I giornali sono pieni di veline. Le facevo anch’io
quando ero segretario, ma un po’ mi vergognavo.”
(Pier Luigi Bersani intervistato da Goffredo De Marchis
su Repubblica, aprile 2015)
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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
3. Il lettore è il lettore
Cosa può fare un giornalista politico?
1. Non scrivere articoli dando per scontato che il lettore abbia letto tutte le
puntate precedenti (soprattutto se si tratta di retroscena).
2. Pubblicare tutti i propri articoli sui social media, curando la relazione con
i miei lettori dopo la pubblicazione: lo fanno aziende, istituzioni e talvolta
politici: perché non dovrebbero farlo i giornalisti? Questa conversazione
può aiutare il giornalista politico a correggersi o a seguire filoni di
approfondimento più interessanti per il pubblico.
3. (se fossi editore). Evitare di obbligare i miei giornalisti politici a riempire
spazi molto lunghi pur di riempire il giornale, in assenza di vere e proprie
notizie. Questo favorisce il “velinismo”, che arriva in soccorso del giornalista
sopratuttto quando c’è da allungare il brodo.
(problema/opportunità: più ci si allontana dai millecinquecento lettori,
più si mettono a rischio alcune fonti privilegiate)
27. Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
4
Stare un po’ meno suTwitter
e un po’ di più su Facebook
(e stare più tempo
su Internet in generale)
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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
Sostiene Forcella (4)
Un resoconto di cronaca è il resoconto di un fatto,
qualcosa che avviene e che coinvolge sentimenti,
esistenze, passioni. Qui l’unica verità da descrivere era
una verità di reciproche mistificazioni, di convenzioni
astratte travestite da fatti. I copioni di Ionesco sono
un modello di coerenza in confronto alle sedute
parlamentari. Con questa differenza: che l’inautenticità
di Ionesco rimane sul piano del simbolo, come allusione
all’incomunicabilità dell’esistenza, mentre questa è
l’inautenticità di una realtà a più dimensioni, al tempo
stesso assurda e funzionale, dove il vuoto serve a
proteggere il gran mistero della politica.
(Enzo Forcella,
Millecinquecento lettori,
giugno 1959)
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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
4. Più Facebook, menoTwitter
Utenti attivi/registrati sui principali social media in Italia
(dati elaborati a gennaio 2015)
Rapporto utenti attivi Facebook/utenti registrati Twitter = 5.5/1
(confrontando gli utenti attivi la forbice potrebbe aumentare
ulteriormente)
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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
4. Più Facebook, menoTwitter
Cosa può fare un giornalista politico?
1. Cercare di uscire dal circolo lancio di agenzia che riprende un tweet →
produzione della notizia e provare a cercare le notizie in campo aperto,
considerando che su Facebook c’è molta più gente e, potenzialmente, molti
più contenuti.
2. Considerare non solo i post come una notizia, ma anche il discorso prodotto
a margine dei post: se (per esempio) un post genera enormi quantità di
commenti negativi, questa può essere una notizia e farlo notare è il modo
migliore per spezzare i tentativi di propaganda dei comunicatori e dei politici.
3. Puntare su video-notizie, o video-analisi, o video-editoriali da caricare
su Youtube, meglio se all’interno di format stabili di comunicazione
(pubblicazione a cadenza fissa) per abituare il pubblico.
(problema/opportunità: la produzione di una sola notizia, la sua distribuzione
e la cura del feedback richiede molto più tempo rispetto al passato)
31. Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
5
Ridurre i momenti di aggregazione
informale con “il nemico”
Cani da guardia
o cani da riporto del potere?
I lettori vogliono i cani da guardia,
i (comunicatori) politici meno
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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
Sostiene Forcella (5)
Il rapporto dei millecinquecento lettori con il giornalista
politico è molto stretto, in un certo senso si può dire
che giunge fino alla identificazione: ogni mattina essi
fanno colazione con lui (se hanno l’abitudine di leggere
i giornali mentre prendono il caffèlatte), spesso invitano
a pranzo e gli fanno pervenire attraverso colleghi
e amici comuni i sensi della loro considerazione. A
Natale, e quando è molto importante anche a Pasqua,
il giornalista politico riceve dai suoi estimatori molte
cassette di liquori. È invitato a tutti i ricevimenti. Ha
onorificenze. Se deve chiedere qualcosa alla burocrazia
la ottiene più facilmente del cittadino qualunque.
(Enzo Forcella,
Millecinquecento lettori,
giugno 1959)
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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
5. La grande bellezza? Meglio di no
“Non mi sono reso conto che alcuni miei comportamenti
potessero essere scambiati per commistione
con un ceto somigliante a una casta”
(Fausto Bertinotti in un articolo dell’Huffington Post di luglio 2014:
“Un errore partecipare alle feste dei salotti romani”)
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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
5. La grande bellezza? Meglio di no
Cosa può fare un giornalista politico?
1. Dire qualche no in più. Essere obiettivi (anche a costo di parlare in termini
critici) è più difficile quando sei troppo vicino alla persona che devi criticare.
2. Cercare strategie volontarie di “uscita dalla bolla”: spesso la vicinanza
al potere fa perdere il contatto con la realtà. Meglio alternare momenti
più istituzionali a momenti “da bar” (i social media, da questo punto di vista,
sono un alleato utilissimo).
3. Rifiutare le comodità legate alla professione e al rapporto con il potere
politico, quando possibile.
(problema/opportunità: si mette poco a passare per “antipatico”, “asociale”
ed espressioni simili, quando si decide di adottare questo tipo di strategia)
35. Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
extra
Rovesciamo
la prospettiva
Cosa un giornalista politico
deve chiedere (pretendere?)
da un comunicatore politico?
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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
Rovesciamo la prospettiva
Cosa deve chiedere un giornalista politico a un comunicatore?
1. Di non essere considerati vettori di veline o di pezzi di propaganda
2. Di non essere considerati come autorevoli e competenti
solo se si parla bene del politico.
3. Di evitare sistematiche telefonate di protesta tutte le volte
in cui si scrive un articolo critico.
4. Di non blindare le interviste ai politici, altrimenti servono a poco.
5. Cosa non dovrebbe chiedere: favori personali,
di qualsiasi forma, per non porsi in una condizione di dipendenza.
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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
Ricostruire la fiducia
Integrità, coinvolgimento dei clienti, offerta di prodotti e servizi
all’avanguardia, approccio “sociale” alla professione, capacità
di ottenere riconoscimenti e farli ottenere ai nostri investitori
(dati Edelman – gennaio 2015)
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Cinque riflessioni sul giornalismo politico in Italia
Conclusione
Ho conosciuto colleghi convinti, in perfetta buona fede, di aver
creato e fatto cadere governi, imposto svolte radicali nella politica
delle alleanze, creato o spezzato carriere di Primi ministri.
Personalmente sono piuttosto scettico sul potere reale del
famoso quarto potere o più esattamente – poiché solo di questo
si tratta – di coloro che lo esercitano per conto dei direttori e dei
proprietari dei giornale. Penso che si limitino a registrare, quando
glielo consentono e non senza un certo disgusto, i comunicati di
una partita che si svolge sopra le loro teste.
(NB: Secondo me questa riflessione vale anche
per buona parte dei comunicatori politici)
(Enzo Forcella, giugno 1959)