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Formazione ai formatori

 L’arte di insegnare agli adulti




            Marco A. Rovatti
Se altre persone l'hanno fatto prima di me, posso anch'io.
                                William Faulkner - American Writer (1897-1962)




Se pensi che l'educazione sia costosa, aspetta e vedrai
quanto ti costerà la tua ignoranza.
                                            John M. Capozzi - American Writer




                       Marco A. Rovatti
Programma 1° giornata

IL PROCESSO DI FORMAZIONE                 LA COMUNICAZIONE DIDATTICA AGLI ADULTI


 Introduzione                              La comunicazione didattica
   – La sequenza didattica                    – Elementi psicologici
   – Peculiarità, obiettivi e e               – Problem solving
       problematiche                          – Esercitazioni di gruppo: casi e studi
 Dinamica                                  Insegnare agli adulti
   – La sequenza didattica                    – Pedagogia o Andragogia?
   – Metodologie di formazione attiva         – Le ipotesi dell’andragogia
   – Il processo di formazione: le            – Cambiamento nel concetto di sé
       dinamiche                              – Il ruolo della esperienza
 Drammatizzazione                            – Disponibilità ad apprendere
   – Verifica livello tramite                 – Orientamento all’apprendimento
       rappresentazione drammatica di
       un evento.                             – Cosa e come vogliono sentirsi dire
   – Analisi punti deboli e forti




                                 Marco A. Rovatti
Programma 2° giornata

COME PARLARE AGLI ALTRI                           L’ATTORIALITA’ NELLA FORMAZIONE


   Parlare a gruppi di persone                       Tecniche di presentazione
     – Parlare in pubblico                               – Elementi psicologici
     – Parlare ad un gruppo                              – Regole sui corsi per adulti
     – Influenza norme e leadership                      – Ciak! Si gira!
     – Le barriere                                       – Note didattiche sequenziali
     – Gli errori comuni                              Il formAttore
     – I suggerimenti                                    – Il segreto del successo di un oratore
     – Ascoltare un gruppo                               – Drammatizzazioni
     – Regole per un buon ascolto                        – Analisi di gruppo
   Fotografare l’aula
     – Scelta di partecipare ai corsi
     – Importanza attribuita
     – Gli adulti hanno le basi e l’esperienza
     – Il tempo breve di attenzione
     – Fattori scatenanti la disattenzione




                                         Marco A. Rovatti
Sequenza didattica
• Peculiarità, obiettivi e problematiche
• Metodologie di formazione attiva
• Il processo di formazione
• La comunicazione didattica: la
  comunicazione nel processo formativo
• Problem solving del processo formativo
• Esercitazioni di gruppo e casi

                Marco A. Rovatti
Peculiarità, obiettivi e
          problematiche
• Mission della formazione
• Ruolo del formatore e confini del ruolo
• L’azione formativa sui “saperi”, sul
  “saper essere”, “saper fare”




                 Marco A. Rovatti
Metodologie di formazione attiva

• Role-playing e Role playing avanzati
• Psicodramma
• Tecniche esperienziali, giochi, case studies,




                    Marco A. Rovatti
Il processo di formazione
• Teoria e tecnica della diagnosi dei fabbisogni
  formativi
• Teoria e tecnica della presentazione efficace
• Teoria e tecnica della conduzione degli
  interventi formativi
• Teoria e tecnica della valutazione di efficacia
  degli interventi formativi



                    Marco A. Rovatti
La comunicazione didattica:
       la comunicazione nel
        processo formativo
• Comunicazione nella didattica
• Psicologia della comunicazione nel
  setting formativo
• Sintonizzazioni emozionali
• Scouting motivazionale


                 Marco A. Rovatti
Problem solving
      del processo formativo

• Psicopatologie dell’apprendimento e
  blocchi dell’apprendimento
• Inerzie comportamentali
• Resistenze organizzative
• Sensibilizzazione verso i fabbisogni di
  formazione

                  Marco A. Rovatti
Esercitazioni di gruppo e casi

• Conduzione di analisi dei fabbisogni
• Conduzione di presentazioni efficaci
• Conduzione di sessioni di public
  speaking




                 Marco A. Rovatti
PEDAGOGIA O ANDRAGOGIA ?




        Marco A. Rovatti
PEDAGOGIA O ANDRAGOGIA ?
L'organizzazione dell'educazione dei
bambini fu formulata all'incirca nel
periodo storico europeo che noi
riconosciamo con la parola "medioevo".




               Marco A. Rovatti
PEDAGOGIA O ANDRAGOGIA ?
•   Le prime tradizioni sull'insegnamento e l'apprendimento si persero con la caduta
    dell'Impero Romano; e va considerato che i vari maestri - Lao Tse, Confucio,
    Gesù, i profeti d'Israele, Socrate, Platone, Aristotele, Euclide, Cicerone,
    Quintiliano - erano soprattutto educatori di adulti, non di bambini.




                                   Marco A. Rovatti
PEDAGOGIA O ANDRAGOGIA ?

• Essi formularono delle ipotesi
  (apprendimento come scoperta da parte
  del discente) e utilizzarono delle
  metodologie (il dialogo, imparare
  facendo) che finirono per essere
  considerate "pagane" e pertanto proibite
  quando, nel VII° secolo, si costituirono le
  prime scuole monastiche.

                   Marco A. Rovatti
PEDAGOGIA O ANDRAGOGIA ?

• I novizi che si presentavano nei conventi
  dovevano imparare a leggere e scrivere
  per poter trascrivere successivamente i
  testi sacri.
• I monaci pertanto basavano il loro
  insegnamento sull'obbedienza, fedeltà ed
  efficienza.



                  Marco A. Rovatti
PEDAGOGIA O ANDRAGOGIA ?

• Da qui parte e si sviluppa la tradizione pedagogica, che
  si diffonde poi nelle scuole secolari d'Europa e
  d'America e, che, sfortunatamente, fu poi applicata
  anche all'educazione degli adulti.
• Si noti che il termine pedagogia deriva dalla stessa radice
  di "pediatria", cioé la parola greca paidos che significa
  "fanciullo" (oltre al termine agos che significa "guida").
• Dunque, etimologicamente, pedagogia significa l'arte di
  insegnare ai bambini: e dunque parlare di "pedagogia
  degli adulti" é una contraddizione in termini.



                         Marco A. Rovatti
PEDAGOGIA O ANDRAGOGIA ?

Ma non si insegna alla maggior parte degli
 adulti - anche a livello professionale -
 come se fossero dei bambini?




                  Marco A. Rovatti
PEDAGOGIA O ANDRAGOGIA ?

• Il problema é che la cultura non alimenta lo
  sviluppo delle capacità richieste per l'autonomia
  delle persone, mentre il bisogno di autonomia
  continua a crescere naturalmente nelle
  persone stesse.

• Il risultato é un crescente distacco tra il
  bisogno e la capacità di autonomia, e ciò
  produce nelle persone tensione, resistenza,
  risentimento e spesso ribellione.

                      Marco A. Rovatti
Le ipotesi dell'andragogia
La teoria androgogica si basa almeno su
  quattro ipotesi che differiscono da quelle
  della pedagogia.

1) Cambiamento nel concetto del sé
2) Il ruolo dell'esperienza
3) Disponibilità ad apprendere
4) Orientamento dell'apprendimento

                   Marco A. Rovatti
Le ipotesi dell'andragogia
Cambiamento nel concetto del sé

• Si é verificato che gli studenti che entrano in una scuola
  professionale o cominciano a lavorare, compiono un
  grande balzo in direzione del senso di autonomia e
  indipendenza.
• Essi si trovano ad aver risolto il problema della
  formazione della propria identità: si identificano nel
  ruolo degli adulti.
• Ogni esperienza che dia loro la sensazione di tornare ad
  essere trattati come bambini finirà per interferire con il
  loro apprendimento.


                         Marco A. Rovatti
Le ipotesi dell'andragogia
Il ruolo dell'esperienza
• L'uso della lezione, delle presentazioni preconfezionate, delle letture
  assegnate, tende a svanire a favore della discussione, del "laboratorio", e
  di simulazioni, di esperienze in campo, progetti di gruppo e altre tecniche di
  apprendimento o action learning.

• Inoltre, studi recenti sui cambiamenti cognitivi nell'età adulta evidenziano
  che sia le esperienze di tipo strutturato (psicoterapia, educazione degli
  adulti) sia quelle non strutturate (matrimonio, figli, lavoro) producono
  profondi cambiamenti nel modo in cui gli adulti approcciano i problemi.

• Un gruppo di cinquantenni presenta più diversità tra i suoi membri che non
  un gruppo di quarantenni; i quali, a loro volta, sono più diversi che non un
  gruppo di ragazzi di dieci anni.




                                  Marco A. Rovatti
Le ipotesi dell'andragogia
Disponibilità ad apprendere

• La pedagogia postula che i ragazzi siano disposti ad
  imparare ciò che "debbono" imparare per il loro sviluppo
  biologico e scolastico, mentre l’andragogia postula che i
  discenti siano disposti ad imparare ciò che "hanno
  effettivamente bisogno" di imparare in funzione delle
  fasi in cui si trovano nel ruolo di lavoratori, coniugi,
  genitori, membri o leaders di organizzazioni, e così via.




                              Marco A. Rovatti
Le ipotesi dell'andragogia
Orientamento dell'apprendimento

• La gran parte di quel che si é imparato nella scuola media
  aveva ben poco a che fare con il fatto che eravamo dei
  preadolescenti: si é imparato allo scopo di essere
  ammesso alla scuola superiore. E quel che si é imparato
  al liceo o all'università, si é imparato per riuscire ad avere
  un lavoro e percorrere la propria strada nella vita.

• L'adulto, invece, ricorre a una attività formativa soprattutto
  perché si rende conto di qualche inadeguatezza nel far
  fronte ai problemi della sua vita attuale. Vuole usare
  domani qual che impara oggi; la sua prospettiva
  temporale é quella della immediata applicazione. Ecco
  perché si rivolge alla formazione con un orientamento
  alla risoluzione dei problemi.
                          Marco A. Rovatti
Parlare in pubblico



     “Ci sono due tipi di
    speakers: quelli che
   sono nervosi e quelli
          che mentono".
                        Mark Twain
     Marco A. Rovatti
Parlare in pubblico
• Esiste ‘il’ pubblico o ci sono ‘tanti’
  pubblici?

  1. Intelligenza logico-matematica
  2. Intelligenza linguistica
  3. Intelligenza spaziale
  4. Intelligenza musicale
  5. Intelligenza kinestetica
  6. Intelligenza interpersonale
  7. Intelligenza intrapersonale
                                        Howard Gardner




                     Marco A. Rovatti
Parlare in pubblico
• C’è un solo modo per raggiungere il
  pubblico?

Il concetto di MULTICANALITA’
   visivo
   auditivo
   cinestesico

               Marco A. Rovatti
Parlare ad un gruppo

INFLUENZA, NORME E LEADERSHIP

• L'influenza é l'azione reciproca che i membri di
  un gruppo esercitano più o meno
  consapevolmente l'uno sull'altro allo scopo di
  modificare posizioni, atteggiamenti e sentimenti.




                      Marco A. Rovatti
Parlare ad un gruppo

INFLUENZA, NORME E LEADERSHIP

• Un fenomeno legato alla natura stessa dei gruppi
  é costituito dal fatto che nell'ambito di un gruppo
  l'influenza ha molte più possibilità di essere in
  qualche modo distribuita tra i membri, non solo
  per ragioni di vicinanza, ma a causa dell'azione
  di coesione esercitata dal gruppo in sé.


                      Marco A. Rovatti
Parlare ad un gruppo

INFLUENZA, NORME E LEADERSHIP

• Comunque giunge sempre un momento nella vita dei
  gruppi in cui l'influenza tende a coagularsi attorno ad una
  persona, o per quanto attorno ad una posizione.

• E' a questo punto che nel gruppo prende forma il ruolo di
  "leader": tra una situazione dove il gruppo difende una
  propria dialettica interna e un'altra dove si aspetta un
  polo di coordinamento e di direzione.


                         Marco A. Rovatti
Parlare ad un gruppo

INFLUENZA, NORME E LEADERSHIP

In realtà diverse ricerche hanno evidenziato che si profilano
   due tipi di leaders:
• uno che soddisfa ai bisogni funzionali di organizzazione
   relativa ai compiti ed ai fini del gruppo (è il leader
   specialista del compito);
• l'altro che soddisfa piuttosto ai bisogni socio-emotivi delle
   persone, ai bisogni di salvaguardare i buoni sentimenti
   reciproci, le reti di simpatia, la sicurezza (é il leader in
   socialità).
                         Marco A. Rovatti
Parlare ad un gruppo



LE BARRIERE
• Vi sono quattro tipi di barriere che spesso impediscono che
  il messaggio venga compreso e accettato.
• Sono le stesse che ci troviamo di fronte quando ascoltiamo
  l'interlocutore per scoprire ciò che ha accettato.




                         Marco A. Rovatti
Parlare ad un gruppo



1) Barriere di lingua - parole con significati diversi; fatti e supposizioni
   disorientanti.
2) Barriere di percezione - diversità di idee dovute a diversità di
   esperienze e di esigenze, una parlata troppo rapida, l'ignoranza.
3) Barriere emotive - timore, ostilità, diffidenza, atteggiamento difensivo,
   coscienza del proprio status.
4) Barriere fisiche - rumori, distanza, tempo.


                               Marco A. Rovatti
Parlare ad un gruppo
LE REGOLE PER COMUNICARE BENE

Chiarirsi le idee prima di comunicare
• Decidere non solo le iniziative o le idee ma anche il modo di
  comunicarle. Tenere conto delle persone che riceveranno il
  messaggio e di quelle che ne saranno interessate.

Individuare lo scopo
• Decidere qual é lo scopo che il messaggio deve raggiungere
  (provocare, cambiare atteggiamenti, ottenere informazioni) e
  formularlo di conseguenza. Non cercate di ottenere troppo in
  una sola volta. Un obiettivo limitato ha maggiori probabilità di
  riuscita.
                            Marco A. Rovatti
Parlare ad un gruppo
Tenere presente l'effetto dell' "atmosfera"
• L'espressione, i gesti, l'enfasi e il tono di chi parla hanno
  grande influenza su chi ascolta. Le parole scelte, le
  sfumature di significato, ciò che si dice e ciò che si omette,
  sono tutti fattori importanti.

Cercare di aiutare chi riceve il messaggio
• Mostrare di aver preso in considerazione il suo punto di
  vista. Aiutarlo con suggerimenti e consigli.



                          Marco A. Rovatti
Parlare ad un gruppo
Seguire l'esito della comunicazione

• Decidere se, e in quale misura, l'esito della comunicazione
  debba essere seguito.
• Cercare di capire, con domande, in che modo il messaggio
  é stato recepito.
• Provocare reazioni, per assicurarsi che il messaggio sia
  stato capito e che si agisca di conseguenza




                         Marco A. Rovatti
Parlare ad un gruppo
Le componenti della comunicazione

•   LA VOCE                              LA POSTURA
•   IL VOLUME
•   LA VELOCITA'
•   IL TIMBRO
•   LE PAUSE
•   L'INTENSITA'
•   LA PRONUNCIA
•   LA DIZIONE
•   LA PUREZZA DEL DISCORSO

                      Marco A. Rovatti
Parlare ad un gruppo
ERRORI COMUNI IN UNA ESPOSIZIONE ORALE

• Si dividono in:
  – errori nel contenuto del discorso
  – errori nell'espressione del discorso.




                      Marco A. Rovatti
Parlare ad un gruppo
1. ERRORI NEL CONTENUTO

- argomenti troppo astratti
- informazioni troppo approfondite
- parole di oscuro significato
- assenza o scarsa presenza di un unico filo conduttore
- mancanza di argomenti "stimolanti"
- prolissità
- mancanza di un preambolo esplicativo
- mancanza di un riassunto finale
- mancanza di FEED-BACK
                         Marco A. Rovatti
Parlare ad un gruppo
2. ERRORI NELL'ESPRESSIONE DEL DISCORSO

- volume di voce costantemente troppo basso
- volume di voce costantemente troppo alto
- eloquio eccessivamente veloce
- mancanza di intensità tonale
- presenza di intercalari
- cattivo uso delle pause




                        Marco A. Rovatti
Parlare ad un gruppo
PUNTI CHIAVE PER UNA CORRETTA COMUNICAZIONE

Parlare con sicurezza.
Perché a volte siamo insicuri?

a) scarsa chiarezza delle idee da esporre
b) timor panico
c) impreparazione
d) troppo cose da dire in una sola volta


                         Marco A. Rovatti
Parlare ad un gruppo

Suggerimenti per acquisire maggior
 sicurezza:

•   Scopo
•   Apertura
•   Concetti base
•   Domande per coinvolgere
•   Chiusura
                   Marco A. Rovatti
Parlare ad un gruppo

Suggerimenti per acquisire maggior
 sicurezza:

• Sforzatevi di utilizzate un linguaggio comprensibile per chi
  ascolta, non sempre il nostro linguaggio é capito dagli altri:
  é molto probabile che stiate usando "gerghi" personali,
  parole con più significati. Badate che non é tanto importante
  parlare agli altri, quanto farci capire ed accettare. Abbattete
  appena vi é possibile le barriere linguistiche emotive
  culturali ed utilizzate empatia.

                          Marco A. Rovatti
Parlare ad un gruppo

Suggerimenti per acquisire maggior
 sicurezza:

• Preparatevi accuratamente ciò che dovete dire: questo vi
  infonderà fiducia e non c'é altro sistema che possa
  sostituire un'accurata preparazione ma, attenti! Colui che si
  crede troppo sicuro e non si prepara con la dovuta cura e
  pazienza é destinato a fallire almeno una volta, e io non
  vorrei essere nei suoi panni!



                          Marco A. Rovatti
Parlare ad un gruppo

Suggerimenti per acquisire maggior
 sicurezza:

  Conoscete le persone a cui si parlerà?
• E' molto importante e le occasioni possono essere
  molteplici, anche se sfruttate i pochissimi attimi prima
  dell'inizio di una lezione, e siete lì sulla porta. Avvicinatevi e
  presentatevi, rompete il ghiaccio con i primi che arrivano in
  aula cercate di sapere chi saranno i vostri partecipanti, se si
  conoscono tra loro oppure se sono li per forza o per voler
  loro. E' importantissimo.
                            Marco A. Rovatti
Parlare ad un gruppo

Suggerimenti per acquisire maggior
 sicurezza:

  Conoscete le persone a cui si parlerà?
• Non lanciatevi subito a capofitto nel discorso ma, iniziate
  con calma e lentamente; eviterete almeno di fare degli errori
  che all'inizio di una sessione d'aula non li augurerei
  neanche al mio peggior nemico. Man mano che il discorso
  proseguirà, aumenterete in modo naturale il ritmo così che
  la platea vi potrà seguire comodamente e senza lacune

                          Marco A. Rovatti
Parlare ad un gruppo

Suggerimenti per acquisire maggior
 sicurezza:

  Come parlare?
• Parlate con frasi brevi utilizzando le pause. La gente
  comprende meglio se le frasi non sono troppo lunghe (non
  più di trenta parole). Una regola importante é non avere
  timore del silenzio: non concentratevi su voi stessi, ma sugli
  ascoltatori, sul vostro "pubblico".



                          Marco A. Rovatti
Parlare ad un gruppo

Suggerimenti per acquisire maggior
 sicurezza:

  Come parlare?
• Ecco che l'essere a proprio agio rappresenta il punto focale
  di tutta la vostra attività fintanto che sarete in quell'aula, non
  si guadagna nulla ad accentuare o a richiamare l'attenzione
  sul nervosismo che ci attanaglia.




                            Marco A. Rovatti
Parlare ad un gruppo

Suggerimenti per acquisire maggior
 sicurezza:

  Come parlare?
• Ma attenzione. Non dimenticate il vostro pubblico: mettete
  coloro che vi stanno davanti a loro agio, fate allungare le
  gambe se lo desiderano, aumentate la luce nella stanza,
  assicuratevi che il condizionamento dell'aula sia sufficiente
  per tutti, evitate che rumori esterni disturbino l'attenzione.
  Tutti dobbiamo essere a nostro agio per poter capire e
  apprendere bene!
                           Marco A. Rovatti
Parlare ad un gruppo

Utilizzo degli aiuti visivi
• Un essere umano adulto dotato di intelligenza media su 100
  impressioni ricevute dal mondo esterno, 87 sono procurate
  dalla vista, 7 dall'udito e 6 dagli altri sensi. Inoltre, il ricordo
  delle impressioni procurate dalla vista é in misura del 35%;
  di quelle dell'udito del 15%.

Ora se il 35% di 87 é = a 30
e il 15% di 7 é = a circa 1
se ne ricava che il ricordo di ciò che si é visto
é 30 volte superiore del ricordo uditivo.
                             Marco A. Rovatti
Ascoltare un gruppo
REGOLE PER UN BUON ASCOLTO

• Smettere di parlare. Smettetela di chiacchierare e di dare
  risposte mentalmente. lasciate terminare l'oratore e
  ascoltatelo fino in fondo.
• Rilassatevi. La tensione non migliora l'ascolto.
• Mettete l'oratore a proprio agio mostrandogli che si sta
  ascoltando.
• Cercate di comprendere, non di aver ragione.
• Sforzatevi di minimizzare i vostri pregiudizi.
• Siate pazienti e di umore costante.
                          Marco A. Rovatti
Ascoltare un gruppo
REGOLE PER UN BUON ASCOLTO

• Il parlare e l'ascoltare sono complementari l'uno dell'altro.
  Se non c'é nessuno che ascolta, non serve a molto che
  qualcuno parli. E questo é un fatto a cui la maggior parte di
  noi non pensa molto spesso. Pochi di noi sono dei buoni
  ascoltatori. Solitamente si tende molto di più a parlare che
  ad ascoltare ed ammiriamo generalmente di più un buon
  parlatore che un buon ascoltatore.




                          Marco A. Rovatti
Ascoltare un gruppo
REGOLE PER UN BUON ASCOLTO

• Troppo spesso pensiamo che nella conversazione sia
  meglio vendersi parlando con foga e convinzione, anziché
  partecipando con interesse. Spesso siamo tentati a
  chiederci “in che modo posso parlare agli altri.”, ma
  raramente ci domandiamo “come posso ascoltare gli altri?”




                        Marco A. Rovatti
Ascoltare un gruppo
REGOLE PER UN BUON ASCOLTO

• Resistere alla tentazione di "manovrare" l'interlocutore
  deformando o intendendo solo quello che fa a noi più
  comodo. E' un grave errore avere idee preconcette, come
  qui come in altre sedi di vita sociale, preclude al buon esito
  di passaggio di informazioni tra ricevente e trasmittente;
  siate aperti anche ad altri punti di vista diversi dal vostro




                           Marco A. Rovatti
Ascoltare un gruppo
REGOLE PER UN BUON ASCOLTO

• Infine sappiate attendere la risposta ad una domanda:
  ognuno ha dei propri tempi di reazione e di risposta, colui
  che é più lento di altri garantisce comunque lo stesso livello
  di facoltà cognitive.
• Non siate premurosi nel voler ricevere una risposta,
  potreste ottenere l'effetto contrario con questi tipi di persone
  e guadagnerete solo un'inutile collezione di silenzi.
• Ascoltare significa sentire dei suoni e poi interpretarne e
  valutarne il significato, e non semplicemente esporre le
  nostre orecchie a dei rumori.
                           Marco A. Rovatti
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REGOLE SUI CORSI PER ADULTI


1) Scelta di partecipare ai corsi

• C'é sempre qualcuno cui é stato imposto di partecipare,
  pertanto visto che attualmente si trovano riuniti nella stessa
  classe, il formatore deve riconoscere che ha particolare
  obblighi nei loro confronti




                          Marco A. Rovatti
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2) Importanza attribuita ai corsi

• La classe avrà certamente grandi aspettative in relazione al
  lavoro (breve termine), alla carriera (medio termine) e alla
  crescita personale (lungo termine).
• La connessione tra questi parametri deve essere chiara,
  altrimenti si perde l'attenzione.



                         Marco A. Rovatti
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3) Gli adulti hanno le basi e l'esperienza

• Creare "ponti" appena possibile tra il materiale didattico e il
  quadro di riferimento dei corsisti.
- per i giovani laureati si potranno apportare esempi dalle loro recenti
   esperienze scolastiche;
- per i capi di servizio con almeno 15 anni di anzianità sulle spalle, si
   useranno esempi tratti dalle loro responsabilità quotidiane;
- per gli impiegati in genere, gli esempi vanno cercati nella vita di tutti i
   giorni.
                                  Marco A. Rovatti
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TEMPO BREVE DI ATTENZIONE

• Molti psicologi del lavoro concordano sul fatto che il tempo
  di attenzione effettivo di una persona adulta, duri da
  qualche secondo a diversi preziosi minuti al massimo!




                          Marco A. Rovatti
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TEMPO BREVE DI ATTENZIONE
Fattori scatenanti la disattenzione

  - stanchezza
• I livelli di massima efficienza sono fra le 10:00 e le 12:00,
  oppure fra le 13:00 e le 15:00.
• Successivamente i livelli degradano velocemente verso il
  tardo pomeriggio, per poi riprendersi ma solo brevemente.

                          Marco A. Rovatti
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TEMPO BREVE DI ATTENZIONE
Fattori scatenanti la disattenzione
  - noia
• Anche se riteniamo che la maggior parte delle nostre
  conversazioni siano brillanti, stimolanti e pertinenti, le
  controparti nel ciclo della comunicazione, non sempre
  condividono la nostra opinione. Dato il tempo d'attenzione
  molto ridotto, si può produrre noia più facilmente di quanto
  ci piaccia ammettere .
                          Marco A. Rovatti
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TEMPO BREVE DI ATTENZIONE
Fattori scatenanti la disattenzione

  - nessuna motivazione
• Di fronte a tale situazione un buon formatore attento
  ascolterà con grande interesse le risposte dei corsisti
  facendo seguito in modo adeguato. Il partecipante
  generalmente se resta coinvolto in una conversazione, si
  sentirà partecipe anziché estraneo.
                          Marco A. Rovatti
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TEMPO BREVE DI ATTENZIONE
Fattori scatenanti la disattenzione

  - percezione
• Le percezioni errate possono rappresentare ostacoli
  particolarmente insidiosi dato che in molti casi possono
  restare nascoste durante la conversazione. Le cattive
  percezioni sono decisamente pericolose e il formatore
  dovrà sempre stare in guardia per evitarle
                          Marco A. Rovatti
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TEMPO BREVE DI ATTENZIONE
Fattori scatenanti la disattenzione

  - prevenzione
• Che lo ammettiamo o meno, tutti noi siamo prevenuti verso
  una quantità di cose che diamo per scontate (consciamente
  o inconsciamente).


                          Marco A. Rovatti
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    Esempi:
•   - chi ha una preparazione diversa dalla nostra
•   - chi porta i capelli troppo lunghi o troppo corti
•   - chi porta i baffi o la barba
•   - chi non guarda direttamente negli occhi
•   - chi é troppo basso o troppo alto
•   - chi é troppo magro o troppo grasso
•   - chi ha un accento straniero o dialettale
•   - chi balbetta quando si agita
•   - chi non veste come noi

    Evitate le prevenzioni. Adoperarsi per un ambiente di reciproca fiducia e
    rispetto, riduce il rischio e dovrebbe essere uno degli obiettivi per
    qualsiasi formatore
                                   Marco A. Rovatti
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TEMPO BREVE DI ATTENZIONE
Fattori scatenanti la disattenzione

  - disaccordo
• Il dissenso verbale o non verbale costituisce una
  formidabile barriera all'ascolto efficace



                           Marco A. Rovatti
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REGOLE SUI CORSI PER ADULTI


TEMPO BREVE DI ATTENZIONE
Fattori scatenanti la disattenzione
    - mancanza di comprensione
•   Un modo per evitare la mancanza di comprensione é seguire queste
    norme di carattere generale:
        pianificare la comunicazione prima di parlare
        informare l'auditorio, mai impartire lezioni
        concisione. Siate il più possibile chiari e precisi
        semplificare al massimo il messaggio, ma ricordando comunque
    questa massima di Einstein: “Tutte le cose vanno rese più semplici,
    ma non ancora più semplici!” Marco A. Rovatti
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REGOLE SUI CORSI PER ADULTI


TEMPO BREVE DI ATTENZIONE
Fattori scatenanti la disattenzione

  - ambiente
• Anche se non possiamo far sì che ogni comunicazione
  avvenga nelle condizioni ideali, dovremo preoccuparci che
  nell'ambiente ci siano meni distrazioni possibili.



                           Marco A. Rovatti
Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE

                       Prodotto totale
Se ci approcciamo a tenere una conferenza, un
seminario o un corso di formazione, il nostro pensiero
primario é diretto al concetto di Prodotto Totale.

Si potrebbe analogicamente definire con la frase ""Con
l'occhio di chi guarda", per sottolineare che ciò che
"vediamo" noi del nostro prodotto é comunque una
visione decisamente limitata rispetto a quella che ha ben
chiara in testa il nostro potenziale corsista.


                        Marco A. Rovatti
Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE

Il punto di vista di un relatore o di un formatore é
focalizzato su due aspetti principali: la competenza
tecnica e la capacità di catturare l'attenzione.

In secondo piano vi mette la pertinenza di ciò che dirà
(ovvero quanto é vicina la tematica espressa alla realtà
aziendale).

Come ultima preoccupazione, vi accumula senza troppa
cura la notorietà del conferenziere, l'affidabilità,
l'informazione sui problemi specifici del cliente e
l'assistenza del personale ausiliario
                         Marco A. Rovatti
Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE

Ma il corsista (o anche lo stesso cliente o committente
del corso) é di tutt’altro avviso.

Per lui i fattori orientati al cliente (notorietà, affidabilità -
arriva anche in anticipo -, informazione realtà cliente,
ecc.) soverchiano nettamente i fattori orientati alla
tecnica (competenza, attualità, pertinenza, attenzione).

Questa é la situazione



                            Marco A. Rovatti
Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE

Poco prima di iniziare a parlare, seguite questi passi:

- posate le mani sul tavolo, a palmi ingiù
- disincrociate le gambe sotto il tavolo
- evitate di fissare un oggetto
- non chiudete gli occhi
- inspirate lentamente e trattenete l'aria per qualche secondo
- quando vi sentite a disagio, esalate lentamente
- attendete parecchi secondi in completo abbandono
- ripetete la sequenza parecchie volte
- un istante prima di parlare rifate la sequenza una volta
                           Marco A. Rovatti
Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE

Qualche attimo prima di prima di iniziare a parlare:

- perlustrate la stanza con gli occhi
(il corsista se ne accorgerà e dimostrerete padronanza della
situazione ed accentrerete l'attenzione su di voi).

- concentratevi su di una persona che dimostri di essere già
ricettiva. Vi aiuterà a perseguire un'ulteriore attenzione da
parte dei presenti.



                           Marco A. Rovatti
Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE


TRABOCCHETTI COMUNI

1.- falso senso di sicurezza

Può fuorviare il formatore che si inoltra nei meandri di
sequenze d'apprendimento disarticolate, tempi non calibrati a
diverse sequenze d'apprendimento e cadute di interesse e di
attenzione.




                           Marco A. Rovatti
Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE


TRABOCCHETTI COMUNI

2.- Infallibilità della guida

La tentazione é usare la guida "ancora una volta",
ripromettendosi di apportare le necessarie modifiche quando
si avrà più tempo a disposizione. MAI COMMETTERE
QUESTO ERRORE!

Effetto: perdita di credibilità di fronte alla classe che invece un
formatore deve invece sempre avere!
                                Marco A. Rovatti
Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE


TRABOCCHETTI COMUNI

3.- guida in prestito

Potrà sembrare scortese, ma é meglio non prestare la propria
guida didattica del corso ad un collega che ve l'ha chiesta in
prestito per un identico corso.
Perché? In quanto una guida é fortemente personalizzata
secondo i propri standards didattici e diventa inutile per
chiunque altro; anzi, si rivela un rischio tremendo di fallimento

                           Marco A. Rovatti
Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE


TRABOCCHETTI COMUNI

4.- farsela spedire

Può risultare comodo per quei tipi di corsi che si tengono
distante dalla propria città, farsi spedire tutta la
documentazione e i supporti didattici.

Attenzione! Quel giorno che sarete in aula senza il vostro
materiale perché in ritardo o altro, rimpiangerete di non averlo
portato con sé.
                           Marco A. Rovatti
Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE


TRABOCCHETTI COMUNI

5.- una sola copia

Non tenete una sola copia della vostra guida. Dal momento
che essa é personalizzata secondo le vostre necessità,
sarebbe faticoso e sciocco doverla rifare, dal momento che
esistono i PC, le memory pen, ... Ricordate però di tenere
aggiornate entrambe le copie dei vostri appunti e le eventuali
copie di backup.

                          Marco A. Rovatti
Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE

1.- Adattamento del discorso all'uditorio
La "fotografia" (snapshot) della classe che avete di fronte per la prima volta
é di grande aiuto alla buona riuscita del vostro intervento oratorio.

Operai
Sapendo di incontrare un gruppo formato da operai avrete scelto di vestirvi
in maniera informale, abolito giacca grigia e cravatta, seppur vi sarete
vestiti con decoro e sobrietà.
Il linguaggio da tenere sarà semplice e i riferimenti al mondo della
televisione o dello sport saranno frequenti ( vi é richiesta una discreta
preparazione di base sugli ultimi personaggi e trasmissioni televisive del
momento, e dei risultati del campionato di calcio o altro). Se la classe é
omogenea e voi conoscete alcune espressioni dialettali del luogo usatele
pure, ma mi raccomando solo se siete in grado di farlo!
In questi gruppi la familiarizzazione del docente con i corsisti e largamente
diffusa; accettatele di buon grado senza mai farvi trascinare nella goliardia.
                                  Marco A. Rovatti
Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE

Studenti post-diplomati in via di assunzione

Per loro la continuità con il mondo scolastico é ancora viva, e di
conseguenza si comportano in maniera molto vivace e chiassosa.
Pazienza o fermezza sono caratteristiche necessarie, seppur un certo
tendere loro la mano in termini di rapporti sociali é auspicato. In genere
seguono attivamente e uniti, ma bisogna sempre giocare sul fronte della
serietà professionale consona al mondo del lavoro (facendone intuire le
differenze abissali con il mondo della scuola) e sul fronte dell'amicizia e
della comprensione .




                                Marco A. Rovatti
Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE


Neolaureati neoassunti

Il discorso fatto precedentemente bene si adatta a questo tipo di classe
sebbene un taglio decisamente più professionale sia nel comportamento
che nel linguaggio utilizzato é d'obbligo.




                               Marco A. Rovatti
Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE


Quadri e dirigenti

Adulti per eccellenza, rimando alla lettura della parte riguardante
l'andragogia. Aggiungo soltanto l'estrema formalità nel vestire e nei termini
utilizzati; non si disdegna la storiella o l'aneddoto curioso sempre però
finalizzati al discorso che si sta tenendo




                                Marco A. Rovatti
Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE

Personale di vendita

I termini "venditore", "piazzista" ma anche " agente di commercio", non
sono ben accetti da questa categoria di infaticabili lavoratori. Essi
avvertono in queste parole non il significato di una vera professione ma di
un lavoro minore , e non rendono giustizia ma anzi sminuiscono tutta la
loro fatica. Il metodo migliore per non fallire con queste persone quando si
parla di loro, é di coinvolgerli nel management aziendale chiamandoli
"sales manager", "capi gruppo", "capi area", "managers delle vendite". Si
sentiranno finalmente riconosciuti e la loro attenzione verso colui che sta
parlando sarà (in termini di ringraziamento inconscio) molto elevata, e il
loro apprendimento decisamente produttivo.



                                Marco A. Rovatti
Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE

2.- Analisi dell'uditorio

Verificate subito:

- il numero dei corsisti
- il loro livello di scolarità se non lo siete a conoscenza
- il grado di confidenza con i temi da trattare
- la ragione per cui essi sono presenti al corso




                                  Marco A. Rovatti
Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE

La tecnica suggerita in questa fase é la presentazione incrociata.

Ogni corsista avrà 10 minuti circa per ascoltare il collega vicino a riguardo
dei suoi dati anagrafici e della sua famiglia, la sua posizione in azienda, le
motivazioni che lo hanno condotto al corso, le proprie aspettative rispetto
ai contenuti del corso, e (nota molto importante) un fatto poco noto agli altri
(sport, teatro, danza, musica, letture, modo di vedere la vita, ecc.

Al termine si invertono i ruoli. Fatto trascorrere il tempo necessario affinché
tutti abbiamo potuto scambiarsi le informazioni, farete iniziare a qualcuno
scelto a caso di parlare del suo vicino (può aver preso degli appunti). E
così via fino all'ultimo.



                                 Marco A. Rovatti
Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE

I vantaggi offerti da questo tipo di presentazione (ricordate che avrete
comunque fatto precedere la vostra) sono molteplici:

1) la tecnica é ancora poco conosciuta e di fatto già rappresenta una
novità e pertanto avete stimolato la loro curiosità.
2) avete modo di appuntarvi le caratteristiche essenziali di ogni singolo
corsista senza intimorire direttamente colui che parla perché di fatto non é
lui il soggetto in analisi.

Successivamente stimolate le risposte della classe che avrete nel
frattempo riscritto sulla lavagna in maniera ben visibile.




                                Marco A. Rovatti
Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE

I punti principali che devono emergere sono:

- alle persone non piace essere giudicate dagli altri
- basso livello di confidenza(scarsa fiducia in sé)
- timor di far fiasco
- fattori psicologici caratterizzati da una serie di sensazioni negative (o
molto positive) sulla persona un genere.

Solitamente si verificano momenti di ilarità (se i membri del
gruppo già si conoscono) che voi sarete abilissimi da sfruttare
a vostro favore, per sdrammatizzare l'inizio dei lavori in aula.



                                 Marco A. Rovatti
Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE

Il tempo a disposizione per la presentazione del singolo é nettamente
superiore alla presentazione classica individuale.

Su un gruppo di 10 persone possono trascorrere anche 20 minuti, che
sono per voi preziosi.

Certamente! Anche voi dovete ambientarvi alla classe, sia intesa come
gruppo di volti nuovi, sia intesa a livello territoriale; più tempo avrete per
ambientarvi e meglio poi vi sentirete durante il corso dei lavori in aula.




                                  Marco A. Rovatti
Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE

Ambiente utilizzato e sua disposizione fisica.

Verificate in questo caso che:

- si possa controllare il riscaldamento/ventilazione del locale
- il vostro "territorio", il posto assegnatovi
- l'esistenza di un "tutor" o comunque una persona preposta alla gestione
logistica dell'aula
- l'acustica sia appropriata
- i posti a sedere siano appropriati al lavoro da svolgere, in caso contrario
verificare se si possono variare
- esistano prese elettriche vicino al vostro posto di lavoro



                                 Marco A. Rovatti
Ciak! Si gira!
NOTE DIDATTICHE SEQUENZIALI

"Buon giorno, mi chiamo (...) e trascorrerò le prossime tre giornate con voi
come formatore di questo programma.
Credo che troverete il programma di grande interesse ed utilità. Dobbiamo
percorre molta strada per arrivare agli obiettivi prestabiliti.

Questi obiettivi sono:
a) …
b) …
c) …

Al termine del corso dovremmo aver acquisito buone cognizioni operative
su quanto segue (...). Cominciamo con il prendere parte ad un esercizio
che consentirà di conoscerci a vicenda”. (presentazione incrociata,
premessa dalla vostra).

                                Marco A. Rovatti
Ciak! Si gira!
NOTE DIDATTICHE SEQUENZIALI

“Avete notato che ho sottolineato la partecipazione! Quanto più
contribuirete, maggiore sarà il beneficio che trarrete dal programma. Io lo
chiamo "apprendimento attivo" e vi accorgerete subito come tutto funzioni
bene una volta avviato.

Lavoreremo anche a gruppi per offrire ad ognuno di voi la possibilità di
mettere in pratica la valutazione delle prestazioni "dal vivo", nella duplice
parte del supervisore e del subordinato.

Concluderemo con un breve esame scritto (se prescritto) per misurare la
vostra comprensione dei termini e delle procedure usate. Se così non
sarà, il demerito é tutto mio.”



                                 Marco A. Rovatti
Ciak! Si gira!
NOTE DIDATTICHE SEQUENZIALI

“In linea di massima il programma del corso sarà così articolato:

- presentazione/obiettivi
- discussione: correlazioni nella catena delle prestazioni
- intervallo
- discussione: vantaggi e problemi della valutazione delle prestazioni
- ricapitolazione tematiche trattate
- colazione” (ecc).




                                Marco A. Rovatti
Ciak! Si gira!
NOTE DIDATTICHE SEQUENZIALI

COSA DIRE DOPO AVER SALUTATO

Sequenza dei passi.
1.- rottura del ghiaccio
2.- benvenuto alla classe
         presentazione del formatore
         - preparazione scolastica
         - attività lavorativa di rilievo svolta
         - alcuni fatti personali, per umanizzare la presentazione
         - fattori di credibilità; "perché é lui a condurre il corso?"
   tecnica di collegamento




                                  Marco A. Rovatti
Ciak! Si gira!
NOTE DIDATTICHE SEQUENZIALI

COSA DIRE DOPO AVER SALUTATO

3.- obiettivi del programma (max 8/10. L'ideale va da 3 a 6)
Se il corso dura più di una giornata, elencare gli obiettivi globali e ogni
giorno specificare quelli dettagliati. (scrivere gli obiettivi sulla lavagna)

4.- presentazioni ed aspettative dei partecipanti




                                  Marco A. Rovatti
Ciak! Si gira!
NOTE DIDATTICHE SEQUENZIALI

COSA DIRE DOPO AVER SALUTATO

5.- rispondenza tra obiettivi e aspettative
Incrociare gli obiettivi del corso con le aspettative e segnalare le
coincidenze e i temi fuori corso.

6.- presentazione del contenuto del programma
Spiegare le attività principali con l'elenco specifico di ogni attività e la loro
caletta temporale.




                                   Marco A. Rovatti
Ciak! Si gira!
NOTE DIDATTICHE SEQUENZIALI

COSA DIRE DOPO AVER SALUTATO

7.- attribuzione alle squadre
Formazione delle squadre per i lavori di gruppo.
Spiegare il significato di gruppo, di squadra, e come lavoreranno durante il
corso.
Scelta di un nome da attribuire alla squadra e spiegazione della scelta del
nome.(animali, vegetali, cose, fantasia, ecc).
Elezione di un rappresentante per squadra.

8.- valutazione del clima. Promuovere una comunicazione a due vie.

Ora ha inizio l'addestramento effettivo


                                Marco A. Rovatti
Il formAttore
Il successo di un oratore.

1.- Presenza elevata, grado di presenza notevole, molto
naturale e di tutto rispetto. (il pubblico si sente a suo agio ed é
attento)

2.- L'apertura ha ottenuto attenzione
(in poco tempo l'attenzione é catturata ed il pubblico desidera
sentir parlare)




                             Marco A. Rovatti
Il formAttore
Il successo di un oratore.

3.- Contatto oculare effettivo
(ogni persona é convinta di avere un contatto personale)

4.- Alto livello di sincerità, dimostrare che si crede fermamente
in ciò che si dice. (si stabilisce un legame forte con il pubblico)




                             Marco A. Rovatti
Il formAttore
Il successo di un oratore.

5.- Una naturale forza di persuasione
(il pubblico accetta il punto di vista dell'attore e non si accorge
della tattica ad alta pressione esercitata).

6.- Entusiasmo genuino, più si genera un livello elevato di
entusiasmo personale, più il pubblico cresce con voi.




                             Marco A. Rovatti
Il formAttore
Il successo di un oratore.

7.- Nessun segno di nervosismo apparente
(dare la sensazione di gradire di stare sul palcoscenico)

8.- Livello della voce controllato
(tono e ritmo adattati all'intenzione del messaggio)




                             Marco A. Rovatti
Il formAttore
Il successo di un oratore.

9.- Gesti non verbali
(persuadere con la mimica: corpo, mani, viso, occhi, ecc.)

10.- Una chiusura piena di forza, chiudere dolcemente
com'era iniziata.
(il pubblico si sente impegnato nei confronti del punto di vista
dell'attore).




                             Marco A. Rovatti
Il formAttore
Il successo di un oratore.

Sbagliando si impara. L'apprendimento.

Ho poverissima opinione dei modelli dell' apprendimento e
della crescita della conoscenza basati sul "trial and error", sul
prova e riprova.

Quasi che esistesse una legge naturale stante alla quale
riesce sempre chi prova abbastanza a lungo.

Quasi che si potesse imparare cosa e' un errore a furia di
farne!

                             Marco A. Rovatti
Formazione ai formatori
L’arte di insegnare agli adulti
      Grazie per l'attenzione

     www.rovatticonsulting.com

              Marco A. Rovatti

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Formazione ai formatori

  • 1. Formazione ai formatori L’arte di insegnare agli adulti Marco A. Rovatti
  • 2. Se altre persone l'hanno fatto prima di me, posso anch'io. William Faulkner - American Writer (1897-1962) Se pensi che l'educazione sia costosa, aspetta e vedrai quanto ti costerà la tua ignoranza. John M. Capozzi - American Writer Marco A. Rovatti
  • 3. Programma 1° giornata IL PROCESSO DI FORMAZIONE LA COMUNICAZIONE DIDATTICA AGLI ADULTI  Introduzione  La comunicazione didattica – La sequenza didattica – Elementi psicologici – Peculiarità, obiettivi e e – Problem solving problematiche – Esercitazioni di gruppo: casi e studi  Dinamica  Insegnare agli adulti – La sequenza didattica – Pedagogia o Andragogia? – Metodologie di formazione attiva – Le ipotesi dell’andragogia – Il processo di formazione: le – Cambiamento nel concetto di sé dinamiche – Il ruolo della esperienza  Drammatizzazione – Disponibilità ad apprendere – Verifica livello tramite – Orientamento all’apprendimento rappresentazione drammatica di un evento. – Cosa e come vogliono sentirsi dire – Analisi punti deboli e forti Marco A. Rovatti
  • 4. Programma 2° giornata COME PARLARE AGLI ALTRI L’ATTORIALITA’ NELLA FORMAZIONE  Parlare a gruppi di persone  Tecniche di presentazione – Parlare in pubblico – Elementi psicologici – Parlare ad un gruppo – Regole sui corsi per adulti – Influenza norme e leadership – Ciak! Si gira! – Le barriere – Note didattiche sequenziali – Gli errori comuni  Il formAttore – I suggerimenti – Il segreto del successo di un oratore – Ascoltare un gruppo – Drammatizzazioni – Regole per un buon ascolto – Analisi di gruppo  Fotografare l’aula – Scelta di partecipare ai corsi – Importanza attribuita – Gli adulti hanno le basi e l’esperienza – Il tempo breve di attenzione – Fattori scatenanti la disattenzione Marco A. Rovatti
  • 5. Sequenza didattica • Peculiarità, obiettivi e problematiche • Metodologie di formazione attiva • Il processo di formazione • La comunicazione didattica: la comunicazione nel processo formativo • Problem solving del processo formativo • Esercitazioni di gruppo e casi Marco A. Rovatti
  • 6. Peculiarità, obiettivi e problematiche • Mission della formazione • Ruolo del formatore e confini del ruolo • L’azione formativa sui “saperi”, sul “saper essere”, “saper fare” Marco A. Rovatti
  • 7. Metodologie di formazione attiva • Role-playing e Role playing avanzati • Psicodramma • Tecniche esperienziali, giochi, case studies, Marco A. Rovatti
  • 8. Il processo di formazione • Teoria e tecnica della diagnosi dei fabbisogni formativi • Teoria e tecnica della presentazione efficace • Teoria e tecnica della conduzione degli interventi formativi • Teoria e tecnica della valutazione di efficacia degli interventi formativi Marco A. Rovatti
  • 9. La comunicazione didattica: la comunicazione nel processo formativo • Comunicazione nella didattica • Psicologia della comunicazione nel setting formativo • Sintonizzazioni emozionali • Scouting motivazionale Marco A. Rovatti
  • 10. Problem solving del processo formativo • Psicopatologie dell’apprendimento e blocchi dell’apprendimento • Inerzie comportamentali • Resistenze organizzative • Sensibilizzazione verso i fabbisogni di formazione Marco A. Rovatti
  • 11. Esercitazioni di gruppo e casi • Conduzione di analisi dei fabbisogni • Conduzione di presentazioni efficaci • Conduzione di sessioni di public speaking Marco A. Rovatti
  • 12. PEDAGOGIA O ANDRAGOGIA ? Marco A. Rovatti
  • 13. PEDAGOGIA O ANDRAGOGIA ? L'organizzazione dell'educazione dei bambini fu formulata all'incirca nel periodo storico europeo che noi riconosciamo con la parola "medioevo". Marco A. Rovatti
  • 14. PEDAGOGIA O ANDRAGOGIA ? • Le prime tradizioni sull'insegnamento e l'apprendimento si persero con la caduta dell'Impero Romano; e va considerato che i vari maestri - Lao Tse, Confucio, Gesù, i profeti d'Israele, Socrate, Platone, Aristotele, Euclide, Cicerone, Quintiliano - erano soprattutto educatori di adulti, non di bambini. Marco A. Rovatti
  • 15. PEDAGOGIA O ANDRAGOGIA ? • Essi formularono delle ipotesi (apprendimento come scoperta da parte del discente) e utilizzarono delle metodologie (il dialogo, imparare facendo) che finirono per essere considerate "pagane" e pertanto proibite quando, nel VII° secolo, si costituirono le prime scuole monastiche. Marco A. Rovatti
  • 16. PEDAGOGIA O ANDRAGOGIA ? • I novizi che si presentavano nei conventi dovevano imparare a leggere e scrivere per poter trascrivere successivamente i testi sacri. • I monaci pertanto basavano il loro insegnamento sull'obbedienza, fedeltà ed efficienza. Marco A. Rovatti
  • 17. PEDAGOGIA O ANDRAGOGIA ? • Da qui parte e si sviluppa la tradizione pedagogica, che si diffonde poi nelle scuole secolari d'Europa e d'America e, che, sfortunatamente, fu poi applicata anche all'educazione degli adulti. • Si noti che il termine pedagogia deriva dalla stessa radice di "pediatria", cioé la parola greca paidos che significa "fanciullo" (oltre al termine agos che significa "guida"). • Dunque, etimologicamente, pedagogia significa l'arte di insegnare ai bambini: e dunque parlare di "pedagogia degli adulti" é una contraddizione in termini. Marco A. Rovatti
  • 18. PEDAGOGIA O ANDRAGOGIA ? Ma non si insegna alla maggior parte degli adulti - anche a livello professionale - come se fossero dei bambini? Marco A. Rovatti
  • 19. PEDAGOGIA O ANDRAGOGIA ? • Il problema é che la cultura non alimenta lo sviluppo delle capacità richieste per l'autonomia delle persone, mentre il bisogno di autonomia continua a crescere naturalmente nelle persone stesse. • Il risultato é un crescente distacco tra il bisogno e la capacità di autonomia, e ciò produce nelle persone tensione, resistenza, risentimento e spesso ribellione. Marco A. Rovatti
  • 20. Le ipotesi dell'andragogia La teoria androgogica si basa almeno su quattro ipotesi che differiscono da quelle della pedagogia. 1) Cambiamento nel concetto del sé 2) Il ruolo dell'esperienza 3) Disponibilità ad apprendere 4) Orientamento dell'apprendimento Marco A. Rovatti
  • 21. Le ipotesi dell'andragogia Cambiamento nel concetto del sé • Si é verificato che gli studenti che entrano in una scuola professionale o cominciano a lavorare, compiono un grande balzo in direzione del senso di autonomia e indipendenza. • Essi si trovano ad aver risolto il problema della formazione della propria identità: si identificano nel ruolo degli adulti. • Ogni esperienza che dia loro la sensazione di tornare ad essere trattati come bambini finirà per interferire con il loro apprendimento. Marco A. Rovatti
  • 22. Le ipotesi dell'andragogia Il ruolo dell'esperienza • L'uso della lezione, delle presentazioni preconfezionate, delle letture assegnate, tende a svanire a favore della discussione, del "laboratorio", e di simulazioni, di esperienze in campo, progetti di gruppo e altre tecniche di apprendimento o action learning. • Inoltre, studi recenti sui cambiamenti cognitivi nell'età adulta evidenziano che sia le esperienze di tipo strutturato (psicoterapia, educazione degli adulti) sia quelle non strutturate (matrimonio, figli, lavoro) producono profondi cambiamenti nel modo in cui gli adulti approcciano i problemi. • Un gruppo di cinquantenni presenta più diversità tra i suoi membri che non un gruppo di quarantenni; i quali, a loro volta, sono più diversi che non un gruppo di ragazzi di dieci anni. Marco A. Rovatti
  • 23. Le ipotesi dell'andragogia Disponibilità ad apprendere • La pedagogia postula che i ragazzi siano disposti ad imparare ciò che "debbono" imparare per il loro sviluppo biologico e scolastico, mentre l’andragogia postula che i discenti siano disposti ad imparare ciò che "hanno effettivamente bisogno" di imparare in funzione delle fasi in cui si trovano nel ruolo di lavoratori, coniugi, genitori, membri o leaders di organizzazioni, e così via. Marco A. Rovatti
  • 24. Le ipotesi dell'andragogia Orientamento dell'apprendimento • La gran parte di quel che si é imparato nella scuola media aveva ben poco a che fare con il fatto che eravamo dei preadolescenti: si é imparato allo scopo di essere ammesso alla scuola superiore. E quel che si é imparato al liceo o all'università, si é imparato per riuscire ad avere un lavoro e percorrere la propria strada nella vita. • L'adulto, invece, ricorre a una attività formativa soprattutto perché si rende conto di qualche inadeguatezza nel far fronte ai problemi della sua vita attuale. Vuole usare domani qual che impara oggi; la sua prospettiva temporale é quella della immediata applicazione. Ecco perché si rivolge alla formazione con un orientamento alla risoluzione dei problemi. Marco A. Rovatti
  • 25. Parlare in pubblico “Ci sono due tipi di speakers: quelli che sono nervosi e quelli che mentono". Mark Twain Marco A. Rovatti
  • 26. Parlare in pubblico • Esiste ‘il’ pubblico o ci sono ‘tanti’ pubblici? 1. Intelligenza logico-matematica 2. Intelligenza linguistica 3. Intelligenza spaziale 4. Intelligenza musicale 5. Intelligenza kinestetica 6. Intelligenza interpersonale 7. Intelligenza intrapersonale Howard Gardner Marco A. Rovatti
  • 27. Parlare in pubblico • C’è un solo modo per raggiungere il pubblico? Il concetto di MULTICANALITA’ visivo auditivo cinestesico Marco A. Rovatti
  • 28. Parlare ad un gruppo INFLUENZA, NORME E LEADERSHIP • L'influenza é l'azione reciproca che i membri di un gruppo esercitano più o meno consapevolmente l'uno sull'altro allo scopo di modificare posizioni, atteggiamenti e sentimenti. Marco A. Rovatti
  • 29. Parlare ad un gruppo INFLUENZA, NORME E LEADERSHIP • Un fenomeno legato alla natura stessa dei gruppi é costituito dal fatto che nell'ambito di un gruppo l'influenza ha molte più possibilità di essere in qualche modo distribuita tra i membri, non solo per ragioni di vicinanza, ma a causa dell'azione di coesione esercitata dal gruppo in sé. Marco A. Rovatti
  • 30. Parlare ad un gruppo INFLUENZA, NORME E LEADERSHIP • Comunque giunge sempre un momento nella vita dei gruppi in cui l'influenza tende a coagularsi attorno ad una persona, o per quanto attorno ad una posizione. • E' a questo punto che nel gruppo prende forma il ruolo di "leader": tra una situazione dove il gruppo difende una propria dialettica interna e un'altra dove si aspetta un polo di coordinamento e di direzione. Marco A. Rovatti
  • 31. Parlare ad un gruppo INFLUENZA, NORME E LEADERSHIP In realtà diverse ricerche hanno evidenziato che si profilano due tipi di leaders: • uno che soddisfa ai bisogni funzionali di organizzazione relativa ai compiti ed ai fini del gruppo (è il leader specialista del compito); • l'altro che soddisfa piuttosto ai bisogni socio-emotivi delle persone, ai bisogni di salvaguardare i buoni sentimenti reciproci, le reti di simpatia, la sicurezza (é il leader in socialità). Marco A. Rovatti
  • 32. Parlare ad un gruppo LE BARRIERE • Vi sono quattro tipi di barriere che spesso impediscono che il messaggio venga compreso e accettato. • Sono le stesse che ci troviamo di fronte quando ascoltiamo l'interlocutore per scoprire ciò che ha accettato. Marco A. Rovatti
  • 33. Parlare ad un gruppo 1) Barriere di lingua - parole con significati diversi; fatti e supposizioni disorientanti. 2) Barriere di percezione - diversità di idee dovute a diversità di esperienze e di esigenze, una parlata troppo rapida, l'ignoranza. 3) Barriere emotive - timore, ostilità, diffidenza, atteggiamento difensivo, coscienza del proprio status. 4) Barriere fisiche - rumori, distanza, tempo. Marco A. Rovatti
  • 34. Parlare ad un gruppo LE REGOLE PER COMUNICARE BENE Chiarirsi le idee prima di comunicare • Decidere non solo le iniziative o le idee ma anche il modo di comunicarle. Tenere conto delle persone che riceveranno il messaggio e di quelle che ne saranno interessate. Individuare lo scopo • Decidere qual é lo scopo che il messaggio deve raggiungere (provocare, cambiare atteggiamenti, ottenere informazioni) e formularlo di conseguenza. Non cercate di ottenere troppo in una sola volta. Un obiettivo limitato ha maggiori probabilità di riuscita. Marco A. Rovatti
  • 35. Parlare ad un gruppo Tenere presente l'effetto dell' "atmosfera" • L'espressione, i gesti, l'enfasi e il tono di chi parla hanno grande influenza su chi ascolta. Le parole scelte, le sfumature di significato, ciò che si dice e ciò che si omette, sono tutti fattori importanti. Cercare di aiutare chi riceve il messaggio • Mostrare di aver preso in considerazione il suo punto di vista. Aiutarlo con suggerimenti e consigli. Marco A. Rovatti
  • 36. Parlare ad un gruppo Seguire l'esito della comunicazione • Decidere se, e in quale misura, l'esito della comunicazione debba essere seguito. • Cercare di capire, con domande, in che modo il messaggio é stato recepito. • Provocare reazioni, per assicurarsi che il messaggio sia stato capito e che si agisca di conseguenza Marco A. Rovatti
  • 37. Parlare ad un gruppo Le componenti della comunicazione • LA VOCE LA POSTURA • IL VOLUME • LA VELOCITA' • IL TIMBRO • LE PAUSE • L'INTENSITA' • LA PRONUNCIA • LA DIZIONE • LA PUREZZA DEL DISCORSO Marco A. Rovatti
  • 38. Parlare ad un gruppo ERRORI COMUNI IN UNA ESPOSIZIONE ORALE • Si dividono in: – errori nel contenuto del discorso – errori nell'espressione del discorso. Marco A. Rovatti
  • 39. Parlare ad un gruppo 1. ERRORI NEL CONTENUTO - argomenti troppo astratti - informazioni troppo approfondite - parole di oscuro significato - assenza o scarsa presenza di un unico filo conduttore - mancanza di argomenti "stimolanti" - prolissità - mancanza di un preambolo esplicativo - mancanza di un riassunto finale - mancanza di FEED-BACK Marco A. Rovatti
  • 40. Parlare ad un gruppo 2. ERRORI NELL'ESPRESSIONE DEL DISCORSO - volume di voce costantemente troppo basso - volume di voce costantemente troppo alto - eloquio eccessivamente veloce - mancanza di intensità tonale - presenza di intercalari - cattivo uso delle pause Marco A. Rovatti
  • 41. Parlare ad un gruppo PUNTI CHIAVE PER UNA CORRETTA COMUNICAZIONE Parlare con sicurezza. Perché a volte siamo insicuri? a) scarsa chiarezza delle idee da esporre b) timor panico c) impreparazione d) troppo cose da dire in una sola volta Marco A. Rovatti
  • 42. Parlare ad un gruppo Suggerimenti per acquisire maggior sicurezza: • Scopo • Apertura • Concetti base • Domande per coinvolgere • Chiusura Marco A. Rovatti
  • 43. Parlare ad un gruppo Suggerimenti per acquisire maggior sicurezza: • Sforzatevi di utilizzate un linguaggio comprensibile per chi ascolta, non sempre il nostro linguaggio é capito dagli altri: é molto probabile che stiate usando "gerghi" personali, parole con più significati. Badate che non é tanto importante parlare agli altri, quanto farci capire ed accettare. Abbattete appena vi é possibile le barriere linguistiche emotive culturali ed utilizzate empatia. Marco A. Rovatti
  • 44. Parlare ad un gruppo Suggerimenti per acquisire maggior sicurezza: • Preparatevi accuratamente ciò che dovete dire: questo vi infonderà fiducia e non c'é altro sistema che possa sostituire un'accurata preparazione ma, attenti! Colui che si crede troppo sicuro e non si prepara con la dovuta cura e pazienza é destinato a fallire almeno una volta, e io non vorrei essere nei suoi panni! Marco A. Rovatti
  • 45. Parlare ad un gruppo Suggerimenti per acquisire maggior sicurezza: Conoscete le persone a cui si parlerà? • E' molto importante e le occasioni possono essere molteplici, anche se sfruttate i pochissimi attimi prima dell'inizio di una lezione, e siete lì sulla porta. Avvicinatevi e presentatevi, rompete il ghiaccio con i primi che arrivano in aula cercate di sapere chi saranno i vostri partecipanti, se si conoscono tra loro oppure se sono li per forza o per voler loro. E' importantissimo. Marco A. Rovatti
  • 46. Parlare ad un gruppo Suggerimenti per acquisire maggior sicurezza: Conoscete le persone a cui si parlerà? • Non lanciatevi subito a capofitto nel discorso ma, iniziate con calma e lentamente; eviterete almeno di fare degli errori che all'inizio di una sessione d'aula non li augurerei neanche al mio peggior nemico. Man mano che il discorso proseguirà, aumenterete in modo naturale il ritmo così che la platea vi potrà seguire comodamente e senza lacune Marco A. Rovatti
  • 47. Parlare ad un gruppo Suggerimenti per acquisire maggior sicurezza: Come parlare? • Parlate con frasi brevi utilizzando le pause. La gente comprende meglio se le frasi non sono troppo lunghe (non più di trenta parole). Una regola importante é non avere timore del silenzio: non concentratevi su voi stessi, ma sugli ascoltatori, sul vostro "pubblico". Marco A. Rovatti
  • 48. Parlare ad un gruppo Suggerimenti per acquisire maggior sicurezza: Come parlare? • Ecco che l'essere a proprio agio rappresenta il punto focale di tutta la vostra attività fintanto che sarete in quell'aula, non si guadagna nulla ad accentuare o a richiamare l'attenzione sul nervosismo che ci attanaglia. Marco A. Rovatti
  • 49. Parlare ad un gruppo Suggerimenti per acquisire maggior sicurezza: Come parlare? • Ma attenzione. Non dimenticate il vostro pubblico: mettete coloro che vi stanno davanti a loro agio, fate allungare le gambe se lo desiderano, aumentate la luce nella stanza, assicuratevi che il condizionamento dell'aula sia sufficiente per tutti, evitate che rumori esterni disturbino l'attenzione. Tutti dobbiamo essere a nostro agio per poter capire e apprendere bene! Marco A. Rovatti
  • 50. Parlare ad un gruppo Utilizzo degli aiuti visivi • Un essere umano adulto dotato di intelligenza media su 100 impressioni ricevute dal mondo esterno, 87 sono procurate dalla vista, 7 dall'udito e 6 dagli altri sensi. Inoltre, il ricordo delle impressioni procurate dalla vista é in misura del 35%; di quelle dell'udito del 15%. Ora se il 35% di 87 é = a 30 e il 15% di 7 é = a circa 1 se ne ricava che il ricordo di ciò che si é visto é 30 volte superiore del ricordo uditivo. Marco A. Rovatti
  • 51. Ascoltare un gruppo REGOLE PER UN BUON ASCOLTO • Smettere di parlare. Smettetela di chiacchierare e di dare risposte mentalmente. lasciate terminare l'oratore e ascoltatelo fino in fondo. • Rilassatevi. La tensione non migliora l'ascolto. • Mettete l'oratore a proprio agio mostrandogli che si sta ascoltando. • Cercate di comprendere, non di aver ragione. • Sforzatevi di minimizzare i vostri pregiudizi. • Siate pazienti e di umore costante. Marco A. Rovatti
  • 52. Ascoltare un gruppo REGOLE PER UN BUON ASCOLTO • Il parlare e l'ascoltare sono complementari l'uno dell'altro. Se non c'é nessuno che ascolta, non serve a molto che qualcuno parli. E questo é un fatto a cui la maggior parte di noi non pensa molto spesso. Pochi di noi sono dei buoni ascoltatori. Solitamente si tende molto di più a parlare che ad ascoltare ed ammiriamo generalmente di più un buon parlatore che un buon ascoltatore. Marco A. Rovatti
  • 53. Ascoltare un gruppo REGOLE PER UN BUON ASCOLTO • Troppo spesso pensiamo che nella conversazione sia meglio vendersi parlando con foga e convinzione, anziché partecipando con interesse. Spesso siamo tentati a chiederci “in che modo posso parlare agli altri.”, ma raramente ci domandiamo “come posso ascoltare gli altri?” Marco A. Rovatti
  • 54. Ascoltare un gruppo REGOLE PER UN BUON ASCOLTO • Resistere alla tentazione di "manovrare" l'interlocutore deformando o intendendo solo quello che fa a noi più comodo. E' un grave errore avere idee preconcette, come qui come in altre sedi di vita sociale, preclude al buon esito di passaggio di informazioni tra ricevente e trasmittente; siate aperti anche ad altri punti di vista diversi dal vostro Marco A. Rovatti
  • 55. Ascoltare un gruppo REGOLE PER UN BUON ASCOLTO • Infine sappiate attendere la risposta ad una domanda: ognuno ha dei propri tempi di reazione e di risposta, colui che é più lento di altri garantisce comunque lo stesso livello di facoltà cognitive. • Non siate premurosi nel voler ricevere una risposta, potreste ottenere l'effetto contrario con questi tipi di persone e guadagnerete solo un'inutile collezione di silenzi. • Ascoltare significa sentire dei suoni e poi interpretarne e valutarne il significato, e non semplicemente esporre le nostre orecchie a dei rumori. Marco A. Rovatti
  • 56. FOTOGRAFARE L'AULA REGOLE SUI CORSI PER ADULTI 1) Scelta di partecipare ai corsi • C'é sempre qualcuno cui é stato imposto di partecipare, pertanto visto che attualmente si trovano riuniti nella stessa classe, il formatore deve riconoscere che ha particolare obblighi nei loro confronti Marco A. Rovatti
  • 57. FOTOGRAFARE L'AULA REGOLE SUI CORSI PER ADULTI 2) Importanza attribuita ai corsi • La classe avrà certamente grandi aspettative in relazione al lavoro (breve termine), alla carriera (medio termine) e alla crescita personale (lungo termine). • La connessione tra questi parametri deve essere chiara, altrimenti si perde l'attenzione. Marco A. Rovatti
  • 58. FOTOGRAFARE L'AULA REGOLE SUI CORSI PER ADULTI 3) Gli adulti hanno le basi e l'esperienza • Creare "ponti" appena possibile tra il materiale didattico e il quadro di riferimento dei corsisti. - per i giovani laureati si potranno apportare esempi dalle loro recenti esperienze scolastiche; - per i capi di servizio con almeno 15 anni di anzianità sulle spalle, si useranno esempi tratti dalle loro responsabilità quotidiane; - per gli impiegati in genere, gli esempi vanno cercati nella vita di tutti i giorni. Marco A. Rovatti
  • 59. FOTOGRAFARE L'AULA REGOLE SUI CORSI PER ADULTI TEMPO BREVE DI ATTENZIONE • Molti psicologi del lavoro concordano sul fatto che il tempo di attenzione effettivo di una persona adulta, duri da qualche secondo a diversi preziosi minuti al massimo! Marco A. Rovatti
  • 60. FOTOGRAFARE L'AULA REGOLE SUI CORSI PER ADULTI TEMPO BREVE DI ATTENZIONE Fattori scatenanti la disattenzione - stanchezza • I livelli di massima efficienza sono fra le 10:00 e le 12:00, oppure fra le 13:00 e le 15:00. • Successivamente i livelli degradano velocemente verso il tardo pomeriggio, per poi riprendersi ma solo brevemente. Marco A. Rovatti
  • 61. FOTOGRAFARE L'AULA REGOLE SUI CORSI PER ADULTI TEMPO BREVE DI ATTENZIONE Fattori scatenanti la disattenzione - noia • Anche se riteniamo che la maggior parte delle nostre conversazioni siano brillanti, stimolanti e pertinenti, le controparti nel ciclo della comunicazione, non sempre condividono la nostra opinione. Dato il tempo d'attenzione molto ridotto, si può produrre noia più facilmente di quanto ci piaccia ammettere . Marco A. Rovatti
  • 62. FOTOGRAFARE L'AULA REGOLE SUI CORSI PER ADULTI TEMPO BREVE DI ATTENZIONE Fattori scatenanti la disattenzione - nessuna motivazione • Di fronte a tale situazione un buon formatore attento ascolterà con grande interesse le risposte dei corsisti facendo seguito in modo adeguato. Il partecipante generalmente se resta coinvolto in una conversazione, si sentirà partecipe anziché estraneo. Marco A. Rovatti
  • 63. FOTOGRAFARE L'AULA REGOLE SUI CORSI PER ADULTI TEMPO BREVE DI ATTENZIONE Fattori scatenanti la disattenzione - percezione • Le percezioni errate possono rappresentare ostacoli particolarmente insidiosi dato che in molti casi possono restare nascoste durante la conversazione. Le cattive percezioni sono decisamente pericolose e il formatore dovrà sempre stare in guardia per evitarle Marco A. Rovatti
  • 64. FOTOGRAFARE L'AULA REGOLE SUI CORSI PER ADULTI TEMPO BREVE DI ATTENZIONE Fattori scatenanti la disattenzione - prevenzione • Che lo ammettiamo o meno, tutti noi siamo prevenuti verso una quantità di cose che diamo per scontate (consciamente o inconsciamente). Marco A. Rovatti
  • 65. FOTOGRAFARE L'AULA Esempi: • - chi ha una preparazione diversa dalla nostra • - chi porta i capelli troppo lunghi o troppo corti • - chi porta i baffi o la barba • - chi non guarda direttamente negli occhi • - chi é troppo basso o troppo alto • - chi é troppo magro o troppo grasso • - chi ha un accento straniero o dialettale • - chi balbetta quando si agita • - chi non veste come noi Evitate le prevenzioni. Adoperarsi per un ambiente di reciproca fiducia e rispetto, riduce il rischio e dovrebbe essere uno degli obiettivi per qualsiasi formatore Marco A. Rovatti
  • 66. FOTOGRAFARE L'AULA REGOLE SUI CORSI PER ADULTI TEMPO BREVE DI ATTENZIONE Fattori scatenanti la disattenzione - disaccordo • Il dissenso verbale o non verbale costituisce una formidabile barriera all'ascolto efficace Marco A. Rovatti
  • 67. FOTOGRAFARE L'AULA REGOLE SUI CORSI PER ADULTI TEMPO BREVE DI ATTENZIONE Fattori scatenanti la disattenzione - mancanza di comprensione • Un modo per evitare la mancanza di comprensione é seguire queste norme di carattere generale: pianificare la comunicazione prima di parlare informare l'auditorio, mai impartire lezioni concisione. Siate il più possibile chiari e precisi semplificare al massimo il messaggio, ma ricordando comunque questa massima di Einstein: “Tutte le cose vanno rese più semplici, ma non ancora più semplici!” Marco A. Rovatti
  • 68. FOTOGRAFARE L'AULA REGOLE SUI CORSI PER ADULTI TEMPO BREVE DI ATTENZIONE Fattori scatenanti la disattenzione - ambiente • Anche se non possiamo far sì che ogni comunicazione avvenga nelle condizioni ideali, dovremo preoccuparci che nell'ambiente ci siano meni distrazioni possibili. Marco A. Rovatti
  • 69. Tecniche di presentazione LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE Prodotto totale Se ci approcciamo a tenere una conferenza, un seminario o un corso di formazione, il nostro pensiero primario é diretto al concetto di Prodotto Totale. Si potrebbe analogicamente definire con la frase ""Con l'occhio di chi guarda", per sottolineare che ciò che "vediamo" noi del nostro prodotto é comunque una visione decisamente limitata rispetto a quella che ha ben chiara in testa il nostro potenziale corsista. Marco A. Rovatti
  • 70. Tecniche di presentazione LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE Il punto di vista di un relatore o di un formatore é focalizzato su due aspetti principali: la competenza tecnica e la capacità di catturare l'attenzione. In secondo piano vi mette la pertinenza di ciò che dirà (ovvero quanto é vicina la tematica espressa alla realtà aziendale). Come ultima preoccupazione, vi accumula senza troppa cura la notorietà del conferenziere, l'affidabilità, l'informazione sui problemi specifici del cliente e l'assistenza del personale ausiliario Marco A. Rovatti
  • 71. Tecniche di presentazione LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE Ma il corsista (o anche lo stesso cliente o committente del corso) é di tutt’altro avviso. Per lui i fattori orientati al cliente (notorietà, affidabilità - arriva anche in anticipo -, informazione realtà cliente, ecc.) soverchiano nettamente i fattori orientati alla tecnica (competenza, attualità, pertinenza, attenzione). Questa é la situazione Marco A. Rovatti
  • 72. Tecniche di presentazione LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE Poco prima di iniziare a parlare, seguite questi passi: - posate le mani sul tavolo, a palmi ingiù - disincrociate le gambe sotto il tavolo - evitate di fissare un oggetto - non chiudete gli occhi - inspirate lentamente e trattenete l'aria per qualche secondo - quando vi sentite a disagio, esalate lentamente - attendete parecchi secondi in completo abbandono - ripetete la sequenza parecchie volte - un istante prima di parlare rifate la sequenza una volta Marco A. Rovatti
  • 73. Tecniche di presentazione LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE Qualche attimo prima di prima di iniziare a parlare: - perlustrate la stanza con gli occhi (il corsista se ne accorgerà e dimostrerete padronanza della situazione ed accentrerete l'attenzione su di voi). - concentratevi su di una persona che dimostri di essere già ricettiva. Vi aiuterà a perseguire un'ulteriore attenzione da parte dei presenti. Marco A. Rovatti
  • 74. Tecniche di presentazione LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE TRABOCCHETTI COMUNI 1.- falso senso di sicurezza Può fuorviare il formatore che si inoltra nei meandri di sequenze d'apprendimento disarticolate, tempi non calibrati a diverse sequenze d'apprendimento e cadute di interesse e di attenzione. Marco A. Rovatti
  • 75. Tecniche di presentazione LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE TRABOCCHETTI COMUNI 2.- Infallibilità della guida La tentazione é usare la guida "ancora una volta", ripromettendosi di apportare le necessarie modifiche quando si avrà più tempo a disposizione. MAI COMMETTERE QUESTO ERRORE! Effetto: perdita di credibilità di fronte alla classe che invece un formatore deve invece sempre avere! Marco A. Rovatti
  • 76. Tecniche di presentazione LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE TRABOCCHETTI COMUNI 3.- guida in prestito Potrà sembrare scortese, ma é meglio non prestare la propria guida didattica del corso ad un collega che ve l'ha chiesta in prestito per un identico corso. Perché? In quanto una guida é fortemente personalizzata secondo i propri standards didattici e diventa inutile per chiunque altro; anzi, si rivela un rischio tremendo di fallimento Marco A. Rovatti
  • 77. Tecniche di presentazione LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE TRABOCCHETTI COMUNI 4.- farsela spedire Può risultare comodo per quei tipi di corsi che si tengono distante dalla propria città, farsi spedire tutta la documentazione e i supporti didattici. Attenzione! Quel giorno che sarete in aula senza il vostro materiale perché in ritardo o altro, rimpiangerete di non averlo portato con sé. Marco A. Rovatti
  • 78. Tecniche di presentazione LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE TRABOCCHETTI COMUNI 5.- una sola copia Non tenete una sola copia della vostra guida. Dal momento che essa é personalizzata secondo le vostre necessità, sarebbe faticoso e sciocco doverla rifare, dal momento che esistono i PC, le memory pen, ... Ricordate però di tenere aggiornate entrambe le copie dei vostri appunti e le eventuali copie di backup. Marco A. Rovatti
  • 79. Tecniche di presentazione LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE 1.- Adattamento del discorso all'uditorio La "fotografia" (snapshot) della classe che avete di fronte per la prima volta é di grande aiuto alla buona riuscita del vostro intervento oratorio. Operai Sapendo di incontrare un gruppo formato da operai avrete scelto di vestirvi in maniera informale, abolito giacca grigia e cravatta, seppur vi sarete vestiti con decoro e sobrietà. Il linguaggio da tenere sarà semplice e i riferimenti al mondo della televisione o dello sport saranno frequenti ( vi é richiesta una discreta preparazione di base sugli ultimi personaggi e trasmissioni televisive del momento, e dei risultati del campionato di calcio o altro). Se la classe é omogenea e voi conoscete alcune espressioni dialettali del luogo usatele pure, ma mi raccomando solo se siete in grado di farlo! In questi gruppi la familiarizzazione del docente con i corsisti e largamente diffusa; accettatele di buon grado senza mai farvi trascinare nella goliardia. Marco A. Rovatti
  • 80. Tecniche di presentazione LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE Studenti post-diplomati in via di assunzione Per loro la continuità con il mondo scolastico é ancora viva, e di conseguenza si comportano in maniera molto vivace e chiassosa. Pazienza o fermezza sono caratteristiche necessarie, seppur un certo tendere loro la mano in termini di rapporti sociali é auspicato. In genere seguono attivamente e uniti, ma bisogna sempre giocare sul fronte della serietà professionale consona al mondo del lavoro (facendone intuire le differenze abissali con il mondo della scuola) e sul fronte dell'amicizia e della comprensione . Marco A. Rovatti
  • 81. Tecniche di presentazione LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE Neolaureati neoassunti Il discorso fatto precedentemente bene si adatta a questo tipo di classe sebbene un taglio decisamente più professionale sia nel comportamento che nel linguaggio utilizzato é d'obbligo. Marco A. Rovatti
  • 82. Tecniche di presentazione LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE Quadri e dirigenti Adulti per eccellenza, rimando alla lettura della parte riguardante l'andragogia. Aggiungo soltanto l'estrema formalità nel vestire e nei termini utilizzati; non si disdegna la storiella o l'aneddoto curioso sempre però finalizzati al discorso che si sta tenendo Marco A. Rovatti
  • 83. Tecniche di presentazione LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE Personale di vendita I termini "venditore", "piazzista" ma anche " agente di commercio", non sono ben accetti da questa categoria di infaticabili lavoratori. Essi avvertono in queste parole non il significato di una vera professione ma di un lavoro minore , e non rendono giustizia ma anzi sminuiscono tutta la loro fatica. Il metodo migliore per non fallire con queste persone quando si parla di loro, é di coinvolgerli nel management aziendale chiamandoli "sales manager", "capi gruppo", "capi area", "managers delle vendite". Si sentiranno finalmente riconosciuti e la loro attenzione verso colui che sta parlando sarà (in termini di ringraziamento inconscio) molto elevata, e il loro apprendimento decisamente produttivo. Marco A. Rovatti
  • 84. Tecniche di presentazione LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE 2.- Analisi dell'uditorio Verificate subito: - il numero dei corsisti - il loro livello di scolarità se non lo siete a conoscenza - il grado di confidenza con i temi da trattare - la ragione per cui essi sono presenti al corso Marco A. Rovatti
  • 85. Tecniche di presentazione LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE La tecnica suggerita in questa fase é la presentazione incrociata. Ogni corsista avrà 10 minuti circa per ascoltare il collega vicino a riguardo dei suoi dati anagrafici e della sua famiglia, la sua posizione in azienda, le motivazioni che lo hanno condotto al corso, le proprie aspettative rispetto ai contenuti del corso, e (nota molto importante) un fatto poco noto agli altri (sport, teatro, danza, musica, letture, modo di vedere la vita, ecc. Al termine si invertono i ruoli. Fatto trascorrere il tempo necessario affinché tutti abbiamo potuto scambiarsi le informazioni, farete iniziare a qualcuno scelto a caso di parlare del suo vicino (può aver preso degli appunti). E così via fino all'ultimo. Marco A. Rovatti
  • 86. Tecniche di presentazione LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE I vantaggi offerti da questo tipo di presentazione (ricordate che avrete comunque fatto precedere la vostra) sono molteplici: 1) la tecnica é ancora poco conosciuta e di fatto già rappresenta una novità e pertanto avete stimolato la loro curiosità. 2) avete modo di appuntarvi le caratteristiche essenziali di ogni singolo corsista senza intimorire direttamente colui che parla perché di fatto non é lui il soggetto in analisi. Successivamente stimolate le risposte della classe che avrete nel frattempo riscritto sulla lavagna in maniera ben visibile. Marco A. Rovatti
  • 87. Tecniche di presentazione LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE I punti principali che devono emergere sono: - alle persone non piace essere giudicate dagli altri - basso livello di confidenza(scarsa fiducia in sé) - timor di far fiasco - fattori psicologici caratterizzati da una serie di sensazioni negative (o molto positive) sulla persona un genere. Solitamente si verificano momenti di ilarità (se i membri del gruppo già si conoscono) che voi sarete abilissimi da sfruttare a vostro favore, per sdrammatizzare l'inizio dei lavori in aula. Marco A. Rovatti
  • 88. Tecniche di presentazione LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE Il tempo a disposizione per la presentazione del singolo é nettamente superiore alla presentazione classica individuale. Su un gruppo di 10 persone possono trascorrere anche 20 minuti, che sono per voi preziosi. Certamente! Anche voi dovete ambientarvi alla classe, sia intesa come gruppo di volti nuovi, sia intesa a livello territoriale; più tempo avrete per ambientarvi e meglio poi vi sentirete durante il corso dei lavori in aula. Marco A. Rovatti
  • 89. Tecniche di presentazione LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE Ambiente utilizzato e sua disposizione fisica. Verificate in questo caso che: - si possa controllare il riscaldamento/ventilazione del locale - il vostro "territorio", il posto assegnatovi - l'esistenza di un "tutor" o comunque una persona preposta alla gestione logistica dell'aula - l'acustica sia appropriata - i posti a sedere siano appropriati al lavoro da svolgere, in caso contrario verificare se si possono variare - esistano prese elettriche vicino al vostro posto di lavoro Marco A. Rovatti
  • 90. Ciak! Si gira! NOTE DIDATTICHE SEQUENZIALI "Buon giorno, mi chiamo (...) e trascorrerò le prossime tre giornate con voi come formatore di questo programma. Credo che troverete il programma di grande interesse ed utilità. Dobbiamo percorre molta strada per arrivare agli obiettivi prestabiliti. Questi obiettivi sono: a) … b) … c) … Al termine del corso dovremmo aver acquisito buone cognizioni operative su quanto segue (...). Cominciamo con il prendere parte ad un esercizio che consentirà di conoscerci a vicenda”. (presentazione incrociata, premessa dalla vostra). Marco A. Rovatti
  • 91. Ciak! Si gira! NOTE DIDATTICHE SEQUENZIALI “Avete notato che ho sottolineato la partecipazione! Quanto più contribuirete, maggiore sarà il beneficio che trarrete dal programma. Io lo chiamo "apprendimento attivo" e vi accorgerete subito come tutto funzioni bene una volta avviato. Lavoreremo anche a gruppi per offrire ad ognuno di voi la possibilità di mettere in pratica la valutazione delle prestazioni "dal vivo", nella duplice parte del supervisore e del subordinato. Concluderemo con un breve esame scritto (se prescritto) per misurare la vostra comprensione dei termini e delle procedure usate. Se così non sarà, il demerito é tutto mio.” Marco A. Rovatti
  • 92. Ciak! Si gira! NOTE DIDATTICHE SEQUENZIALI “In linea di massima il programma del corso sarà così articolato: - presentazione/obiettivi - discussione: correlazioni nella catena delle prestazioni - intervallo - discussione: vantaggi e problemi della valutazione delle prestazioni - ricapitolazione tematiche trattate - colazione” (ecc). Marco A. Rovatti
  • 93. Ciak! Si gira! NOTE DIDATTICHE SEQUENZIALI COSA DIRE DOPO AVER SALUTATO Sequenza dei passi. 1.- rottura del ghiaccio 2.- benvenuto alla classe presentazione del formatore - preparazione scolastica - attività lavorativa di rilievo svolta - alcuni fatti personali, per umanizzare la presentazione - fattori di credibilità; "perché é lui a condurre il corso?" tecnica di collegamento Marco A. Rovatti
  • 94. Ciak! Si gira! NOTE DIDATTICHE SEQUENZIALI COSA DIRE DOPO AVER SALUTATO 3.- obiettivi del programma (max 8/10. L'ideale va da 3 a 6) Se il corso dura più di una giornata, elencare gli obiettivi globali e ogni giorno specificare quelli dettagliati. (scrivere gli obiettivi sulla lavagna) 4.- presentazioni ed aspettative dei partecipanti Marco A. Rovatti
  • 95. Ciak! Si gira! NOTE DIDATTICHE SEQUENZIALI COSA DIRE DOPO AVER SALUTATO 5.- rispondenza tra obiettivi e aspettative Incrociare gli obiettivi del corso con le aspettative e segnalare le coincidenze e i temi fuori corso. 6.- presentazione del contenuto del programma Spiegare le attività principali con l'elenco specifico di ogni attività e la loro caletta temporale. Marco A. Rovatti
  • 96. Ciak! Si gira! NOTE DIDATTICHE SEQUENZIALI COSA DIRE DOPO AVER SALUTATO 7.- attribuzione alle squadre Formazione delle squadre per i lavori di gruppo. Spiegare il significato di gruppo, di squadra, e come lavoreranno durante il corso. Scelta di un nome da attribuire alla squadra e spiegazione della scelta del nome.(animali, vegetali, cose, fantasia, ecc). Elezione di un rappresentante per squadra. 8.- valutazione del clima. Promuovere una comunicazione a due vie. Ora ha inizio l'addestramento effettivo Marco A. Rovatti
  • 97. Il formAttore Il successo di un oratore. 1.- Presenza elevata, grado di presenza notevole, molto naturale e di tutto rispetto. (il pubblico si sente a suo agio ed é attento) 2.- L'apertura ha ottenuto attenzione (in poco tempo l'attenzione é catturata ed il pubblico desidera sentir parlare) Marco A. Rovatti
  • 98. Il formAttore Il successo di un oratore. 3.- Contatto oculare effettivo (ogni persona é convinta di avere un contatto personale) 4.- Alto livello di sincerità, dimostrare che si crede fermamente in ciò che si dice. (si stabilisce un legame forte con il pubblico) Marco A. Rovatti
  • 99. Il formAttore Il successo di un oratore. 5.- Una naturale forza di persuasione (il pubblico accetta il punto di vista dell'attore e non si accorge della tattica ad alta pressione esercitata). 6.- Entusiasmo genuino, più si genera un livello elevato di entusiasmo personale, più il pubblico cresce con voi. Marco A. Rovatti
  • 100. Il formAttore Il successo di un oratore. 7.- Nessun segno di nervosismo apparente (dare la sensazione di gradire di stare sul palcoscenico) 8.- Livello della voce controllato (tono e ritmo adattati all'intenzione del messaggio) Marco A. Rovatti
  • 101. Il formAttore Il successo di un oratore. 9.- Gesti non verbali (persuadere con la mimica: corpo, mani, viso, occhi, ecc.) 10.- Una chiusura piena di forza, chiudere dolcemente com'era iniziata. (il pubblico si sente impegnato nei confronti del punto di vista dell'attore). Marco A. Rovatti
  • 102. Il formAttore Il successo di un oratore. Sbagliando si impara. L'apprendimento. Ho poverissima opinione dei modelli dell' apprendimento e della crescita della conoscenza basati sul "trial and error", sul prova e riprova. Quasi che esistesse una legge naturale stante alla quale riesce sempre chi prova abbastanza a lungo. Quasi che si potesse imparare cosa e' un errore a furia di farne! Marco A. Rovatti
  • 103. Formazione ai formatori L’arte di insegnare agli adulti Grazie per l'attenzione www.rovatticonsulting.com Marco A. Rovatti