2. Se altre persone l'hanno fatto prima di me, posso anch'io.
William Faulkner - American Writer (1897-1962)
Se pensi che l'educazione sia costosa, aspetta e vedrai
quanto ti costerà la tua ignoranza.
John M. Capozzi - American Writer
Marco A. Rovatti
3. Programma 1° giornata
IL PROCESSO DI FORMAZIONE LA COMUNICAZIONE DIDATTICA AGLI ADULTI
Introduzione La comunicazione didattica
– La sequenza didattica – Elementi psicologici
– Peculiarità, obiettivi e e – Problem solving
problematiche – Esercitazioni di gruppo: casi e studi
Dinamica Insegnare agli adulti
– La sequenza didattica – Pedagogia o Andragogia?
– Metodologie di formazione attiva – Le ipotesi dell’andragogia
– Il processo di formazione: le – Cambiamento nel concetto di sé
dinamiche – Il ruolo della esperienza
Drammatizzazione – Disponibilità ad apprendere
– Verifica livello tramite – Orientamento all’apprendimento
rappresentazione drammatica di
un evento. – Cosa e come vogliono sentirsi dire
– Analisi punti deboli e forti
Marco A. Rovatti
4. Programma 2° giornata
COME PARLARE AGLI ALTRI L’ATTORIALITA’ NELLA FORMAZIONE
Parlare a gruppi di persone Tecniche di presentazione
– Parlare in pubblico – Elementi psicologici
– Parlare ad un gruppo – Regole sui corsi per adulti
– Influenza norme e leadership – Ciak! Si gira!
– Le barriere – Note didattiche sequenziali
– Gli errori comuni Il formAttore
– I suggerimenti – Il segreto del successo di un oratore
– Ascoltare un gruppo – Drammatizzazioni
– Regole per un buon ascolto – Analisi di gruppo
Fotografare l’aula
– Scelta di partecipare ai corsi
– Importanza attribuita
– Gli adulti hanno le basi e l’esperienza
– Il tempo breve di attenzione
– Fattori scatenanti la disattenzione
Marco A. Rovatti
5. Sequenza didattica
• Peculiarità, obiettivi e problematiche
• Metodologie di formazione attiva
• Il processo di formazione
• La comunicazione didattica: la
comunicazione nel processo formativo
• Problem solving del processo formativo
• Esercitazioni di gruppo e casi
Marco A. Rovatti
6. Peculiarità, obiettivi e
problematiche
• Mission della formazione
• Ruolo del formatore e confini del ruolo
• L’azione formativa sui “saperi”, sul
“saper essere”, “saper fare”
Marco A. Rovatti
7. Metodologie di formazione attiva
• Role-playing e Role playing avanzati
• Psicodramma
• Tecniche esperienziali, giochi, case studies,
Marco A. Rovatti
8. Il processo di formazione
• Teoria e tecnica della diagnosi dei fabbisogni
formativi
• Teoria e tecnica della presentazione efficace
• Teoria e tecnica della conduzione degli
interventi formativi
• Teoria e tecnica della valutazione di efficacia
degli interventi formativi
Marco A. Rovatti
9. La comunicazione didattica:
la comunicazione nel
processo formativo
• Comunicazione nella didattica
• Psicologia della comunicazione nel
setting formativo
• Sintonizzazioni emozionali
• Scouting motivazionale
Marco A. Rovatti
10. Problem solving
del processo formativo
• Psicopatologie dell’apprendimento e
blocchi dell’apprendimento
• Inerzie comportamentali
• Resistenze organizzative
• Sensibilizzazione verso i fabbisogni di
formazione
Marco A. Rovatti
11. Esercitazioni di gruppo e casi
• Conduzione di analisi dei fabbisogni
• Conduzione di presentazioni efficaci
• Conduzione di sessioni di public
speaking
Marco A. Rovatti
13. PEDAGOGIA O ANDRAGOGIA ?
L'organizzazione dell'educazione dei
bambini fu formulata all'incirca nel
periodo storico europeo che noi
riconosciamo con la parola "medioevo".
Marco A. Rovatti
14. PEDAGOGIA O ANDRAGOGIA ?
• Le prime tradizioni sull'insegnamento e l'apprendimento si persero con la caduta
dell'Impero Romano; e va considerato che i vari maestri - Lao Tse, Confucio,
Gesù, i profeti d'Israele, Socrate, Platone, Aristotele, Euclide, Cicerone,
Quintiliano - erano soprattutto educatori di adulti, non di bambini.
Marco A. Rovatti
15. PEDAGOGIA O ANDRAGOGIA ?
• Essi formularono delle ipotesi
(apprendimento come scoperta da parte
del discente) e utilizzarono delle
metodologie (il dialogo, imparare
facendo) che finirono per essere
considerate "pagane" e pertanto proibite
quando, nel VII° secolo, si costituirono le
prime scuole monastiche.
Marco A. Rovatti
16. PEDAGOGIA O ANDRAGOGIA ?
• I novizi che si presentavano nei conventi
dovevano imparare a leggere e scrivere
per poter trascrivere successivamente i
testi sacri.
• I monaci pertanto basavano il loro
insegnamento sull'obbedienza, fedeltà ed
efficienza.
Marco A. Rovatti
17. PEDAGOGIA O ANDRAGOGIA ?
• Da qui parte e si sviluppa la tradizione pedagogica, che
si diffonde poi nelle scuole secolari d'Europa e
d'America e, che, sfortunatamente, fu poi applicata
anche all'educazione degli adulti.
• Si noti che il termine pedagogia deriva dalla stessa radice
di "pediatria", cioé la parola greca paidos che significa
"fanciullo" (oltre al termine agos che significa "guida").
• Dunque, etimologicamente, pedagogia significa l'arte di
insegnare ai bambini: e dunque parlare di "pedagogia
degli adulti" é una contraddizione in termini.
Marco A. Rovatti
18. PEDAGOGIA O ANDRAGOGIA ?
Ma non si insegna alla maggior parte degli
adulti - anche a livello professionale -
come se fossero dei bambini?
Marco A. Rovatti
19. PEDAGOGIA O ANDRAGOGIA ?
• Il problema é che la cultura non alimenta lo
sviluppo delle capacità richieste per l'autonomia
delle persone, mentre il bisogno di autonomia
continua a crescere naturalmente nelle
persone stesse.
• Il risultato é un crescente distacco tra il
bisogno e la capacità di autonomia, e ciò
produce nelle persone tensione, resistenza,
risentimento e spesso ribellione.
Marco A. Rovatti
20. Le ipotesi dell'andragogia
La teoria androgogica si basa almeno su
quattro ipotesi che differiscono da quelle
della pedagogia.
1) Cambiamento nel concetto del sé
2) Il ruolo dell'esperienza
3) Disponibilità ad apprendere
4) Orientamento dell'apprendimento
Marco A. Rovatti
21. Le ipotesi dell'andragogia
Cambiamento nel concetto del sé
• Si é verificato che gli studenti che entrano in una scuola
professionale o cominciano a lavorare, compiono un
grande balzo in direzione del senso di autonomia e
indipendenza.
• Essi si trovano ad aver risolto il problema della
formazione della propria identità: si identificano nel
ruolo degli adulti.
• Ogni esperienza che dia loro la sensazione di tornare ad
essere trattati come bambini finirà per interferire con il
loro apprendimento.
Marco A. Rovatti
22. Le ipotesi dell'andragogia
Il ruolo dell'esperienza
• L'uso della lezione, delle presentazioni preconfezionate, delle letture
assegnate, tende a svanire a favore della discussione, del "laboratorio", e
di simulazioni, di esperienze in campo, progetti di gruppo e altre tecniche di
apprendimento o action learning.
• Inoltre, studi recenti sui cambiamenti cognitivi nell'età adulta evidenziano
che sia le esperienze di tipo strutturato (psicoterapia, educazione degli
adulti) sia quelle non strutturate (matrimonio, figli, lavoro) producono
profondi cambiamenti nel modo in cui gli adulti approcciano i problemi.
• Un gruppo di cinquantenni presenta più diversità tra i suoi membri che non
un gruppo di quarantenni; i quali, a loro volta, sono più diversi che non un
gruppo di ragazzi di dieci anni.
Marco A. Rovatti
23. Le ipotesi dell'andragogia
Disponibilità ad apprendere
• La pedagogia postula che i ragazzi siano disposti ad
imparare ciò che "debbono" imparare per il loro sviluppo
biologico e scolastico, mentre l’andragogia postula che i
discenti siano disposti ad imparare ciò che "hanno
effettivamente bisogno" di imparare in funzione delle
fasi in cui si trovano nel ruolo di lavoratori, coniugi,
genitori, membri o leaders di organizzazioni, e così via.
Marco A. Rovatti
24. Le ipotesi dell'andragogia
Orientamento dell'apprendimento
• La gran parte di quel che si é imparato nella scuola media
aveva ben poco a che fare con il fatto che eravamo dei
preadolescenti: si é imparato allo scopo di essere
ammesso alla scuola superiore. E quel che si é imparato
al liceo o all'università, si é imparato per riuscire ad avere
un lavoro e percorrere la propria strada nella vita.
• L'adulto, invece, ricorre a una attività formativa soprattutto
perché si rende conto di qualche inadeguatezza nel far
fronte ai problemi della sua vita attuale. Vuole usare
domani qual che impara oggi; la sua prospettiva
temporale é quella della immediata applicazione. Ecco
perché si rivolge alla formazione con un orientamento
alla risoluzione dei problemi.
Marco A. Rovatti
25. Parlare in pubblico
“Ci sono due tipi di
speakers: quelli che
sono nervosi e quelli
che mentono".
Mark Twain
Marco A. Rovatti
26. Parlare in pubblico
• Esiste ‘il’ pubblico o ci sono ‘tanti’
pubblici?
1. Intelligenza logico-matematica
2. Intelligenza linguistica
3. Intelligenza spaziale
4. Intelligenza musicale
5. Intelligenza kinestetica
6. Intelligenza interpersonale
7. Intelligenza intrapersonale
Howard Gardner
Marco A. Rovatti
27. Parlare in pubblico
• C’è un solo modo per raggiungere il
pubblico?
Il concetto di MULTICANALITA’
visivo
auditivo
cinestesico
Marco A. Rovatti
28. Parlare ad un gruppo
INFLUENZA, NORME E LEADERSHIP
• L'influenza é l'azione reciproca che i membri di
un gruppo esercitano più o meno
consapevolmente l'uno sull'altro allo scopo di
modificare posizioni, atteggiamenti e sentimenti.
Marco A. Rovatti
29. Parlare ad un gruppo
INFLUENZA, NORME E LEADERSHIP
• Un fenomeno legato alla natura stessa dei gruppi
é costituito dal fatto che nell'ambito di un gruppo
l'influenza ha molte più possibilità di essere in
qualche modo distribuita tra i membri, non solo
per ragioni di vicinanza, ma a causa dell'azione
di coesione esercitata dal gruppo in sé.
Marco A. Rovatti
30. Parlare ad un gruppo
INFLUENZA, NORME E LEADERSHIP
• Comunque giunge sempre un momento nella vita dei
gruppi in cui l'influenza tende a coagularsi attorno ad una
persona, o per quanto attorno ad una posizione.
• E' a questo punto che nel gruppo prende forma il ruolo di
"leader": tra una situazione dove il gruppo difende una
propria dialettica interna e un'altra dove si aspetta un
polo di coordinamento e di direzione.
Marco A. Rovatti
31. Parlare ad un gruppo
INFLUENZA, NORME E LEADERSHIP
In realtà diverse ricerche hanno evidenziato che si profilano
due tipi di leaders:
• uno che soddisfa ai bisogni funzionali di organizzazione
relativa ai compiti ed ai fini del gruppo (è il leader
specialista del compito);
• l'altro che soddisfa piuttosto ai bisogni socio-emotivi delle
persone, ai bisogni di salvaguardare i buoni sentimenti
reciproci, le reti di simpatia, la sicurezza (é il leader in
socialità).
Marco A. Rovatti
32. Parlare ad un gruppo
LE BARRIERE
• Vi sono quattro tipi di barriere che spesso impediscono che
il messaggio venga compreso e accettato.
• Sono le stesse che ci troviamo di fronte quando ascoltiamo
l'interlocutore per scoprire ciò che ha accettato.
Marco A. Rovatti
33. Parlare ad un gruppo
1) Barriere di lingua - parole con significati diversi; fatti e supposizioni
disorientanti.
2) Barriere di percezione - diversità di idee dovute a diversità di
esperienze e di esigenze, una parlata troppo rapida, l'ignoranza.
3) Barriere emotive - timore, ostilità, diffidenza, atteggiamento difensivo,
coscienza del proprio status.
4) Barriere fisiche - rumori, distanza, tempo.
Marco A. Rovatti
34. Parlare ad un gruppo
LE REGOLE PER COMUNICARE BENE
Chiarirsi le idee prima di comunicare
• Decidere non solo le iniziative o le idee ma anche il modo di
comunicarle. Tenere conto delle persone che riceveranno il
messaggio e di quelle che ne saranno interessate.
Individuare lo scopo
• Decidere qual é lo scopo che il messaggio deve raggiungere
(provocare, cambiare atteggiamenti, ottenere informazioni) e
formularlo di conseguenza. Non cercate di ottenere troppo in
una sola volta. Un obiettivo limitato ha maggiori probabilità di
riuscita.
Marco A. Rovatti
35. Parlare ad un gruppo
Tenere presente l'effetto dell' "atmosfera"
• L'espressione, i gesti, l'enfasi e il tono di chi parla hanno
grande influenza su chi ascolta. Le parole scelte, le
sfumature di significato, ciò che si dice e ciò che si omette,
sono tutti fattori importanti.
Cercare di aiutare chi riceve il messaggio
• Mostrare di aver preso in considerazione il suo punto di
vista. Aiutarlo con suggerimenti e consigli.
Marco A. Rovatti
36. Parlare ad un gruppo
Seguire l'esito della comunicazione
• Decidere se, e in quale misura, l'esito della comunicazione
debba essere seguito.
• Cercare di capire, con domande, in che modo il messaggio
é stato recepito.
• Provocare reazioni, per assicurarsi che il messaggio sia
stato capito e che si agisca di conseguenza
Marco A. Rovatti
37. Parlare ad un gruppo
Le componenti della comunicazione
• LA VOCE LA POSTURA
• IL VOLUME
• LA VELOCITA'
• IL TIMBRO
• LE PAUSE
• L'INTENSITA'
• LA PRONUNCIA
• LA DIZIONE
• LA PUREZZA DEL DISCORSO
Marco A. Rovatti
38. Parlare ad un gruppo
ERRORI COMUNI IN UNA ESPOSIZIONE ORALE
• Si dividono in:
– errori nel contenuto del discorso
– errori nell'espressione del discorso.
Marco A. Rovatti
39. Parlare ad un gruppo
1. ERRORI NEL CONTENUTO
- argomenti troppo astratti
- informazioni troppo approfondite
- parole di oscuro significato
- assenza o scarsa presenza di un unico filo conduttore
- mancanza di argomenti "stimolanti"
- prolissità
- mancanza di un preambolo esplicativo
- mancanza di un riassunto finale
- mancanza di FEED-BACK
Marco A. Rovatti
40. Parlare ad un gruppo
2. ERRORI NELL'ESPRESSIONE DEL DISCORSO
- volume di voce costantemente troppo basso
- volume di voce costantemente troppo alto
- eloquio eccessivamente veloce
- mancanza di intensità tonale
- presenza di intercalari
- cattivo uso delle pause
Marco A. Rovatti
41. Parlare ad un gruppo
PUNTI CHIAVE PER UNA CORRETTA COMUNICAZIONE
Parlare con sicurezza.
Perché a volte siamo insicuri?
a) scarsa chiarezza delle idee da esporre
b) timor panico
c) impreparazione
d) troppo cose da dire in una sola volta
Marco A. Rovatti
42. Parlare ad un gruppo
Suggerimenti per acquisire maggior
sicurezza:
• Scopo
• Apertura
• Concetti base
• Domande per coinvolgere
• Chiusura
Marco A. Rovatti
43. Parlare ad un gruppo
Suggerimenti per acquisire maggior
sicurezza:
• Sforzatevi di utilizzate un linguaggio comprensibile per chi
ascolta, non sempre il nostro linguaggio é capito dagli altri:
é molto probabile che stiate usando "gerghi" personali,
parole con più significati. Badate che non é tanto importante
parlare agli altri, quanto farci capire ed accettare. Abbattete
appena vi é possibile le barriere linguistiche emotive
culturali ed utilizzate empatia.
Marco A. Rovatti
44. Parlare ad un gruppo
Suggerimenti per acquisire maggior
sicurezza:
• Preparatevi accuratamente ciò che dovete dire: questo vi
infonderà fiducia e non c'é altro sistema che possa
sostituire un'accurata preparazione ma, attenti! Colui che si
crede troppo sicuro e non si prepara con la dovuta cura e
pazienza é destinato a fallire almeno una volta, e io non
vorrei essere nei suoi panni!
Marco A. Rovatti
45. Parlare ad un gruppo
Suggerimenti per acquisire maggior
sicurezza:
Conoscete le persone a cui si parlerà?
• E' molto importante e le occasioni possono essere
molteplici, anche se sfruttate i pochissimi attimi prima
dell'inizio di una lezione, e siete lì sulla porta. Avvicinatevi e
presentatevi, rompete il ghiaccio con i primi che arrivano in
aula cercate di sapere chi saranno i vostri partecipanti, se si
conoscono tra loro oppure se sono li per forza o per voler
loro. E' importantissimo.
Marco A. Rovatti
46. Parlare ad un gruppo
Suggerimenti per acquisire maggior
sicurezza:
Conoscete le persone a cui si parlerà?
• Non lanciatevi subito a capofitto nel discorso ma, iniziate
con calma e lentamente; eviterete almeno di fare degli errori
che all'inizio di una sessione d'aula non li augurerei
neanche al mio peggior nemico. Man mano che il discorso
proseguirà, aumenterete in modo naturale il ritmo così che
la platea vi potrà seguire comodamente e senza lacune
Marco A. Rovatti
47. Parlare ad un gruppo
Suggerimenti per acquisire maggior
sicurezza:
Come parlare?
• Parlate con frasi brevi utilizzando le pause. La gente
comprende meglio se le frasi non sono troppo lunghe (non
più di trenta parole). Una regola importante é non avere
timore del silenzio: non concentratevi su voi stessi, ma sugli
ascoltatori, sul vostro "pubblico".
Marco A. Rovatti
48. Parlare ad un gruppo
Suggerimenti per acquisire maggior
sicurezza:
Come parlare?
• Ecco che l'essere a proprio agio rappresenta il punto focale
di tutta la vostra attività fintanto che sarete in quell'aula, non
si guadagna nulla ad accentuare o a richiamare l'attenzione
sul nervosismo che ci attanaglia.
Marco A. Rovatti
49. Parlare ad un gruppo
Suggerimenti per acquisire maggior
sicurezza:
Come parlare?
• Ma attenzione. Non dimenticate il vostro pubblico: mettete
coloro che vi stanno davanti a loro agio, fate allungare le
gambe se lo desiderano, aumentate la luce nella stanza,
assicuratevi che il condizionamento dell'aula sia sufficiente
per tutti, evitate che rumori esterni disturbino l'attenzione.
Tutti dobbiamo essere a nostro agio per poter capire e
apprendere bene!
Marco A. Rovatti
50. Parlare ad un gruppo
Utilizzo degli aiuti visivi
• Un essere umano adulto dotato di intelligenza media su 100
impressioni ricevute dal mondo esterno, 87 sono procurate
dalla vista, 7 dall'udito e 6 dagli altri sensi. Inoltre, il ricordo
delle impressioni procurate dalla vista é in misura del 35%;
di quelle dell'udito del 15%.
Ora se il 35% di 87 é = a 30
e il 15% di 7 é = a circa 1
se ne ricava che il ricordo di ciò che si é visto
é 30 volte superiore del ricordo uditivo.
Marco A. Rovatti
51. Ascoltare un gruppo
REGOLE PER UN BUON ASCOLTO
• Smettere di parlare. Smettetela di chiacchierare e di dare
risposte mentalmente. lasciate terminare l'oratore e
ascoltatelo fino in fondo.
• Rilassatevi. La tensione non migliora l'ascolto.
• Mettete l'oratore a proprio agio mostrandogli che si sta
ascoltando.
• Cercate di comprendere, non di aver ragione.
• Sforzatevi di minimizzare i vostri pregiudizi.
• Siate pazienti e di umore costante.
Marco A. Rovatti
52. Ascoltare un gruppo
REGOLE PER UN BUON ASCOLTO
• Il parlare e l'ascoltare sono complementari l'uno dell'altro.
Se non c'é nessuno che ascolta, non serve a molto che
qualcuno parli. E questo é un fatto a cui la maggior parte di
noi non pensa molto spesso. Pochi di noi sono dei buoni
ascoltatori. Solitamente si tende molto di più a parlare che
ad ascoltare ed ammiriamo generalmente di più un buon
parlatore che un buon ascoltatore.
Marco A. Rovatti
53. Ascoltare un gruppo
REGOLE PER UN BUON ASCOLTO
• Troppo spesso pensiamo che nella conversazione sia
meglio vendersi parlando con foga e convinzione, anziché
partecipando con interesse. Spesso siamo tentati a
chiederci “in che modo posso parlare agli altri.”, ma
raramente ci domandiamo “come posso ascoltare gli altri?”
Marco A. Rovatti
54. Ascoltare un gruppo
REGOLE PER UN BUON ASCOLTO
• Resistere alla tentazione di "manovrare" l'interlocutore
deformando o intendendo solo quello che fa a noi più
comodo. E' un grave errore avere idee preconcette, come
qui come in altre sedi di vita sociale, preclude al buon esito
di passaggio di informazioni tra ricevente e trasmittente;
siate aperti anche ad altri punti di vista diversi dal vostro
Marco A. Rovatti
55. Ascoltare un gruppo
REGOLE PER UN BUON ASCOLTO
• Infine sappiate attendere la risposta ad una domanda:
ognuno ha dei propri tempi di reazione e di risposta, colui
che é più lento di altri garantisce comunque lo stesso livello
di facoltà cognitive.
• Non siate premurosi nel voler ricevere una risposta,
potreste ottenere l'effetto contrario con questi tipi di persone
e guadagnerete solo un'inutile collezione di silenzi.
• Ascoltare significa sentire dei suoni e poi interpretarne e
valutarne il significato, e non semplicemente esporre le
nostre orecchie a dei rumori.
Marco A. Rovatti
56. FOTOGRAFARE L'AULA
REGOLE SUI CORSI PER ADULTI
1) Scelta di partecipare ai corsi
• C'é sempre qualcuno cui é stato imposto di partecipare,
pertanto visto che attualmente si trovano riuniti nella stessa
classe, il formatore deve riconoscere che ha particolare
obblighi nei loro confronti
Marco A. Rovatti
57. FOTOGRAFARE L'AULA
REGOLE SUI CORSI PER ADULTI
2) Importanza attribuita ai corsi
• La classe avrà certamente grandi aspettative in relazione al
lavoro (breve termine), alla carriera (medio termine) e alla
crescita personale (lungo termine).
• La connessione tra questi parametri deve essere chiara,
altrimenti si perde l'attenzione.
Marco A. Rovatti
58. FOTOGRAFARE L'AULA
REGOLE SUI CORSI PER ADULTI
3) Gli adulti hanno le basi e l'esperienza
• Creare "ponti" appena possibile tra il materiale didattico e il
quadro di riferimento dei corsisti.
- per i giovani laureati si potranno apportare esempi dalle loro recenti
esperienze scolastiche;
- per i capi di servizio con almeno 15 anni di anzianità sulle spalle, si
useranno esempi tratti dalle loro responsabilità quotidiane;
- per gli impiegati in genere, gli esempi vanno cercati nella vita di tutti i
giorni.
Marco A. Rovatti
59. FOTOGRAFARE L'AULA
REGOLE SUI CORSI PER ADULTI
TEMPO BREVE DI ATTENZIONE
• Molti psicologi del lavoro concordano sul fatto che il tempo
di attenzione effettivo di una persona adulta, duri da
qualche secondo a diversi preziosi minuti al massimo!
Marco A. Rovatti
60. FOTOGRAFARE L'AULA
REGOLE SUI CORSI PER ADULTI
TEMPO BREVE DI ATTENZIONE
Fattori scatenanti la disattenzione
- stanchezza
• I livelli di massima efficienza sono fra le 10:00 e le 12:00,
oppure fra le 13:00 e le 15:00.
• Successivamente i livelli degradano velocemente verso il
tardo pomeriggio, per poi riprendersi ma solo brevemente.
Marco A. Rovatti
61. FOTOGRAFARE L'AULA
REGOLE SUI CORSI PER ADULTI
TEMPO BREVE DI ATTENZIONE
Fattori scatenanti la disattenzione
- noia
• Anche se riteniamo che la maggior parte delle nostre
conversazioni siano brillanti, stimolanti e pertinenti, le
controparti nel ciclo della comunicazione, non sempre
condividono la nostra opinione. Dato il tempo d'attenzione
molto ridotto, si può produrre noia più facilmente di quanto
ci piaccia ammettere .
Marco A. Rovatti
62. FOTOGRAFARE L'AULA
REGOLE SUI CORSI PER ADULTI
TEMPO BREVE DI ATTENZIONE
Fattori scatenanti la disattenzione
- nessuna motivazione
• Di fronte a tale situazione un buon formatore attento
ascolterà con grande interesse le risposte dei corsisti
facendo seguito in modo adeguato. Il partecipante
generalmente se resta coinvolto in una conversazione, si
sentirà partecipe anziché estraneo.
Marco A. Rovatti
63. FOTOGRAFARE L'AULA
REGOLE SUI CORSI PER ADULTI
TEMPO BREVE DI ATTENZIONE
Fattori scatenanti la disattenzione
- percezione
• Le percezioni errate possono rappresentare ostacoli
particolarmente insidiosi dato che in molti casi possono
restare nascoste durante la conversazione. Le cattive
percezioni sono decisamente pericolose e il formatore
dovrà sempre stare in guardia per evitarle
Marco A. Rovatti
64. FOTOGRAFARE L'AULA
REGOLE SUI CORSI PER ADULTI
TEMPO BREVE DI ATTENZIONE
Fattori scatenanti la disattenzione
- prevenzione
• Che lo ammettiamo o meno, tutti noi siamo prevenuti verso
una quantità di cose che diamo per scontate (consciamente
o inconsciamente).
Marco A. Rovatti
65. FOTOGRAFARE L'AULA
Esempi:
• - chi ha una preparazione diversa dalla nostra
• - chi porta i capelli troppo lunghi o troppo corti
• - chi porta i baffi o la barba
• - chi non guarda direttamente negli occhi
• - chi é troppo basso o troppo alto
• - chi é troppo magro o troppo grasso
• - chi ha un accento straniero o dialettale
• - chi balbetta quando si agita
• - chi non veste come noi
Evitate le prevenzioni. Adoperarsi per un ambiente di reciproca fiducia e
rispetto, riduce il rischio e dovrebbe essere uno degli obiettivi per
qualsiasi formatore
Marco A. Rovatti
66. FOTOGRAFARE L'AULA
REGOLE SUI CORSI PER ADULTI
TEMPO BREVE DI ATTENZIONE
Fattori scatenanti la disattenzione
- disaccordo
• Il dissenso verbale o non verbale costituisce una
formidabile barriera all'ascolto efficace
Marco A. Rovatti
67. FOTOGRAFARE L'AULA
REGOLE SUI CORSI PER ADULTI
TEMPO BREVE DI ATTENZIONE
Fattori scatenanti la disattenzione
- mancanza di comprensione
• Un modo per evitare la mancanza di comprensione é seguire queste
norme di carattere generale:
pianificare la comunicazione prima di parlare
informare l'auditorio, mai impartire lezioni
concisione. Siate il più possibile chiari e precisi
semplificare al massimo il messaggio, ma ricordando comunque
questa massima di Einstein: “Tutte le cose vanno rese più semplici,
ma non ancora più semplici!” Marco A. Rovatti
68. FOTOGRAFARE L'AULA
REGOLE SUI CORSI PER ADULTI
TEMPO BREVE DI ATTENZIONE
Fattori scatenanti la disattenzione
- ambiente
• Anche se non possiamo far sì che ogni comunicazione
avvenga nelle condizioni ideali, dovremo preoccuparci che
nell'ambiente ci siano meni distrazioni possibili.
Marco A. Rovatti
69. Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE
Prodotto totale
Se ci approcciamo a tenere una conferenza, un
seminario o un corso di formazione, il nostro pensiero
primario é diretto al concetto di Prodotto Totale.
Si potrebbe analogicamente definire con la frase ""Con
l'occhio di chi guarda", per sottolineare che ciò che
"vediamo" noi del nostro prodotto é comunque una
visione decisamente limitata rispetto a quella che ha ben
chiara in testa il nostro potenziale corsista.
Marco A. Rovatti
70. Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE
Il punto di vista di un relatore o di un formatore é
focalizzato su due aspetti principali: la competenza
tecnica e la capacità di catturare l'attenzione.
In secondo piano vi mette la pertinenza di ciò che dirà
(ovvero quanto é vicina la tematica espressa alla realtà
aziendale).
Come ultima preoccupazione, vi accumula senza troppa
cura la notorietà del conferenziere, l'affidabilità,
l'informazione sui problemi specifici del cliente e
l'assistenza del personale ausiliario
Marco A. Rovatti
71. Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE
Ma il corsista (o anche lo stesso cliente o committente
del corso) é di tutt’altro avviso.
Per lui i fattori orientati al cliente (notorietà, affidabilità -
arriva anche in anticipo -, informazione realtà cliente,
ecc.) soverchiano nettamente i fattori orientati alla
tecnica (competenza, attualità, pertinenza, attenzione).
Questa é la situazione
Marco A. Rovatti
72. Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE
Poco prima di iniziare a parlare, seguite questi passi:
- posate le mani sul tavolo, a palmi ingiù
- disincrociate le gambe sotto il tavolo
- evitate di fissare un oggetto
- non chiudete gli occhi
- inspirate lentamente e trattenete l'aria per qualche secondo
- quando vi sentite a disagio, esalate lentamente
- attendete parecchi secondi in completo abbandono
- ripetete la sequenza parecchie volte
- un istante prima di parlare rifate la sequenza una volta
Marco A. Rovatti
73. Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE
Qualche attimo prima di prima di iniziare a parlare:
- perlustrate la stanza con gli occhi
(il corsista se ne accorgerà e dimostrerete padronanza della
situazione ed accentrerete l'attenzione su di voi).
- concentratevi su di una persona che dimostri di essere già
ricettiva. Vi aiuterà a perseguire un'ulteriore attenzione da
parte dei presenti.
Marco A. Rovatti
74. Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE
TRABOCCHETTI COMUNI
1.- falso senso di sicurezza
Può fuorviare il formatore che si inoltra nei meandri di
sequenze d'apprendimento disarticolate, tempi non calibrati a
diverse sequenze d'apprendimento e cadute di interesse e di
attenzione.
Marco A. Rovatti
75. Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE
TRABOCCHETTI COMUNI
2.- Infallibilità della guida
La tentazione é usare la guida "ancora una volta",
ripromettendosi di apportare le necessarie modifiche quando
si avrà più tempo a disposizione. MAI COMMETTERE
QUESTO ERRORE!
Effetto: perdita di credibilità di fronte alla classe che invece un
formatore deve invece sempre avere!
Marco A. Rovatti
76. Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE
TRABOCCHETTI COMUNI
3.- guida in prestito
Potrà sembrare scortese, ma é meglio non prestare la propria
guida didattica del corso ad un collega che ve l'ha chiesta in
prestito per un identico corso.
Perché? In quanto una guida é fortemente personalizzata
secondo i propri standards didattici e diventa inutile per
chiunque altro; anzi, si rivela un rischio tremendo di fallimento
Marco A. Rovatti
77. Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE
TRABOCCHETTI COMUNI
4.- farsela spedire
Può risultare comodo per quei tipi di corsi che si tengono
distante dalla propria città, farsi spedire tutta la
documentazione e i supporti didattici.
Attenzione! Quel giorno che sarete in aula senza il vostro
materiale perché in ritardo o altro, rimpiangerete di non averlo
portato con sé.
Marco A. Rovatti
78. Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE
TRABOCCHETTI COMUNI
5.- una sola copia
Non tenete una sola copia della vostra guida. Dal momento
che essa é personalizzata secondo le vostre necessità,
sarebbe faticoso e sciocco doverla rifare, dal momento che
esistono i PC, le memory pen, ... Ricordate però di tenere
aggiornate entrambe le copie dei vostri appunti e le eventuali
copie di backup.
Marco A. Rovatti
79. Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE
1.- Adattamento del discorso all'uditorio
La "fotografia" (snapshot) della classe che avete di fronte per la prima volta
é di grande aiuto alla buona riuscita del vostro intervento oratorio.
Operai
Sapendo di incontrare un gruppo formato da operai avrete scelto di vestirvi
in maniera informale, abolito giacca grigia e cravatta, seppur vi sarete
vestiti con decoro e sobrietà.
Il linguaggio da tenere sarà semplice e i riferimenti al mondo della
televisione o dello sport saranno frequenti ( vi é richiesta una discreta
preparazione di base sugli ultimi personaggi e trasmissioni televisive del
momento, e dei risultati del campionato di calcio o altro). Se la classe é
omogenea e voi conoscete alcune espressioni dialettali del luogo usatele
pure, ma mi raccomando solo se siete in grado di farlo!
In questi gruppi la familiarizzazione del docente con i corsisti e largamente
diffusa; accettatele di buon grado senza mai farvi trascinare nella goliardia.
Marco A. Rovatti
80. Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE
Studenti post-diplomati in via di assunzione
Per loro la continuità con il mondo scolastico é ancora viva, e di
conseguenza si comportano in maniera molto vivace e chiassosa.
Pazienza o fermezza sono caratteristiche necessarie, seppur un certo
tendere loro la mano in termini di rapporti sociali é auspicato. In genere
seguono attivamente e uniti, ma bisogna sempre giocare sul fronte della
serietà professionale consona al mondo del lavoro (facendone intuire le
differenze abissali con il mondo della scuola) e sul fronte dell'amicizia e
della comprensione .
Marco A. Rovatti
81. Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE
Neolaureati neoassunti
Il discorso fatto precedentemente bene si adatta a questo tipo di classe
sebbene un taglio decisamente più professionale sia nel comportamento
che nel linguaggio utilizzato é d'obbligo.
Marco A. Rovatti
82. Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE
Quadri e dirigenti
Adulti per eccellenza, rimando alla lettura della parte riguardante
l'andragogia. Aggiungo soltanto l'estrema formalità nel vestire e nei termini
utilizzati; non si disdegna la storiella o l'aneddoto curioso sempre però
finalizzati al discorso che si sta tenendo
Marco A. Rovatti
83. Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE
Personale di vendita
I termini "venditore", "piazzista" ma anche " agente di commercio", non
sono ben accetti da questa categoria di infaticabili lavoratori. Essi
avvertono in queste parole non il significato di una vera professione ma di
un lavoro minore , e non rendono giustizia ma anzi sminuiscono tutta la
loro fatica. Il metodo migliore per non fallire con queste persone quando si
parla di loro, é di coinvolgerli nel management aziendale chiamandoli
"sales manager", "capi gruppo", "capi area", "managers delle vendite". Si
sentiranno finalmente riconosciuti e la loro attenzione verso colui che sta
parlando sarà (in termini di ringraziamento inconscio) molto elevata, e il
loro apprendimento decisamente produttivo.
Marco A. Rovatti
84. Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE
2.- Analisi dell'uditorio
Verificate subito:
- il numero dei corsisti
- il loro livello di scolarità se non lo siete a conoscenza
- il grado di confidenza con i temi da trattare
- la ragione per cui essi sono presenti al corso
Marco A. Rovatti
85. Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE
La tecnica suggerita in questa fase é la presentazione incrociata.
Ogni corsista avrà 10 minuti circa per ascoltare il collega vicino a riguardo
dei suoi dati anagrafici e della sua famiglia, la sua posizione in azienda, le
motivazioni che lo hanno condotto al corso, le proprie aspettative rispetto
ai contenuti del corso, e (nota molto importante) un fatto poco noto agli altri
(sport, teatro, danza, musica, letture, modo di vedere la vita, ecc.
Al termine si invertono i ruoli. Fatto trascorrere il tempo necessario affinché
tutti abbiamo potuto scambiarsi le informazioni, farete iniziare a qualcuno
scelto a caso di parlare del suo vicino (può aver preso degli appunti). E
così via fino all'ultimo.
Marco A. Rovatti
86. Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE
I vantaggi offerti da questo tipo di presentazione (ricordate che avrete
comunque fatto precedere la vostra) sono molteplici:
1) la tecnica é ancora poco conosciuta e di fatto già rappresenta una
novità e pertanto avete stimolato la loro curiosità.
2) avete modo di appuntarvi le caratteristiche essenziali di ogni singolo
corsista senza intimorire direttamente colui che parla perché di fatto non é
lui il soggetto in analisi.
Successivamente stimolate le risposte della classe che avrete nel
frattempo riscritto sulla lavagna in maniera ben visibile.
Marco A. Rovatti
87. Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE
I punti principali che devono emergere sono:
- alle persone non piace essere giudicate dagli altri
- basso livello di confidenza(scarsa fiducia in sé)
- timor di far fiasco
- fattori psicologici caratterizzati da una serie di sensazioni negative (o
molto positive) sulla persona un genere.
Solitamente si verificano momenti di ilarità (se i membri del
gruppo già si conoscono) che voi sarete abilissimi da sfruttare
a vostro favore, per sdrammatizzare l'inizio dei lavori in aula.
Marco A. Rovatti
88. Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE
Il tempo a disposizione per la presentazione del singolo é nettamente
superiore alla presentazione classica individuale.
Su un gruppo di 10 persone possono trascorrere anche 20 minuti, che
sono per voi preziosi.
Certamente! Anche voi dovete ambientarvi alla classe, sia intesa come
gruppo di volti nuovi, sia intesa a livello territoriale; più tempo avrete per
ambientarvi e meglio poi vi sentirete durante il corso dei lavori in aula.
Marco A. Rovatti
89. Tecniche di presentazione
LA PREPARAZIONE DI UNA PRESENTAZIONE
Ambiente utilizzato e sua disposizione fisica.
Verificate in questo caso che:
- si possa controllare il riscaldamento/ventilazione del locale
- il vostro "territorio", il posto assegnatovi
- l'esistenza di un "tutor" o comunque una persona preposta alla gestione
logistica dell'aula
- l'acustica sia appropriata
- i posti a sedere siano appropriati al lavoro da svolgere, in caso contrario
verificare se si possono variare
- esistano prese elettriche vicino al vostro posto di lavoro
Marco A. Rovatti
90. Ciak! Si gira!
NOTE DIDATTICHE SEQUENZIALI
"Buon giorno, mi chiamo (...) e trascorrerò le prossime tre giornate con voi
come formatore di questo programma.
Credo che troverete il programma di grande interesse ed utilità. Dobbiamo
percorre molta strada per arrivare agli obiettivi prestabiliti.
Questi obiettivi sono:
a) …
b) …
c) …
Al termine del corso dovremmo aver acquisito buone cognizioni operative
su quanto segue (...). Cominciamo con il prendere parte ad un esercizio
che consentirà di conoscerci a vicenda”. (presentazione incrociata,
premessa dalla vostra).
Marco A. Rovatti
91. Ciak! Si gira!
NOTE DIDATTICHE SEQUENZIALI
“Avete notato che ho sottolineato la partecipazione! Quanto più
contribuirete, maggiore sarà il beneficio che trarrete dal programma. Io lo
chiamo "apprendimento attivo" e vi accorgerete subito come tutto funzioni
bene una volta avviato.
Lavoreremo anche a gruppi per offrire ad ognuno di voi la possibilità di
mettere in pratica la valutazione delle prestazioni "dal vivo", nella duplice
parte del supervisore e del subordinato.
Concluderemo con un breve esame scritto (se prescritto) per misurare la
vostra comprensione dei termini e delle procedure usate. Se così non
sarà, il demerito é tutto mio.”
Marco A. Rovatti
92. Ciak! Si gira!
NOTE DIDATTICHE SEQUENZIALI
“In linea di massima il programma del corso sarà così articolato:
- presentazione/obiettivi
- discussione: correlazioni nella catena delle prestazioni
- intervallo
- discussione: vantaggi e problemi della valutazione delle prestazioni
- ricapitolazione tematiche trattate
- colazione” (ecc).
Marco A. Rovatti
93. Ciak! Si gira!
NOTE DIDATTICHE SEQUENZIALI
COSA DIRE DOPO AVER SALUTATO
Sequenza dei passi.
1.- rottura del ghiaccio
2.- benvenuto alla classe
presentazione del formatore
- preparazione scolastica
- attività lavorativa di rilievo svolta
- alcuni fatti personali, per umanizzare la presentazione
- fattori di credibilità; "perché é lui a condurre il corso?"
tecnica di collegamento
Marco A. Rovatti
94. Ciak! Si gira!
NOTE DIDATTICHE SEQUENZIALI
COSA DIRE DOPO AVER SALUTATO
3.- obiettivi del programma (max 8/10. L'ideale va da 3 a 6)
Se il corso dura più di una giornata, elencare gli obiettivi globali e ogni
giorno specificare quelli dettagliati. (scrivere gli obiettivi sulla lavagna)
4.- presentazioni ed aspettative dei partecipanti
Marco A. Rovatti
95. Ciak! Si gira!
NOTE DIDATTICHE SEQUENZIALI
COSA DIRE DOPO AVER SALUTATO
5.- rispondenza tra obiettivi e aspettative
Incrociare gli obiettivi del corso con le aspettative e segnalare le
coincidenze e i temi fuori corso.
6.- presentazione del contenuto del programma
Spiegare le attività principali con l'elenco specifico di ogni attività e la loro
caletta temporale.
Marco A. Rovatti
96. Ciak! Si gira!
NOTE DIDATTICHE SEQUENZIALI
COSA DIRE DOPO AVER SALUTATO
7.- attribuzione alle squadre
Formazione delle squadre per i lavori di gruppo.
Spiegare il significato di gruppo, di squadra, e come lavoreranno durante il
corso.
Scelta di un nome da attribuire alla squadra e spiegazione della scelta del
nome.(animali, vegetali, cose, fantasia, ecc).
Elezione di un rappresentante per squadra.
8.- valutazione del clima. Promuovere una comunicazione a due vie.
Ora ha inizio l'addestramento effettivo
Marco A. Rovatti
97. Il formAttore
Il successo di un oratore.
1.- Presenza elevata, grado di presenza notevole, molto
naturale e di tutto rispetto. (il pubblico si sente a suo agio ed é
attento)
2.- L'apertura ha ottenuto attenzione
(in poco tempo l'attenzione é catturata ed il pubblico desidera
sentir parlare)
Marco A. Rovatti
98. Il formAttore
Il successo di un oratore.
3.- Contatto oculare effettivo
(ogni persona é convinta di avere un contatto personale)
4.- Alto livello di sincerità, dimostrare che si crede fermamente
in ciò che si dice. (si stabilisce un legame forte con il pubblico)
Marco A. Rovatti
99. Il formAttore
Il successo di un oratore.
5.- Una naturale forza di persuasione
(il pubblico accetta il punto di vista dell'attore e non si accorge
della tattica ad alta pressione esercitata).
6.- Entusiasmo genuino, più si genera un livello elevato di
entusiasmo personale, più il pubblico cresce con voi.
Marco A. Rovatti
100. Il formAttore
Il successo di un oratore.
7.- Nessun segno di nervosismo apparente
(dare la sensazione di gradire di stare sul palcoscenico)
8.- Livello della voce controllato
(tono e ritmo adattati all'intenzione del messaggio)
Marco A. Rovatti
101. Il formAttore
Il successo di un oratore.
9.- Gesti non verbali
(persuadere con la mimica: corpo, mani, viso, occhi, ecc.)
10.- Una chiusura piena di forza, chiudere dolcemente
com'era iniziata.
(il pubblico si sente impegnato nei confronti del punto di vista
dell'attore).
Marco A. Rovatti
102. Il formAttore
Il successo di un oratore.
Sbagliando si impara. L'apprendimento.
Ho poverissima opinione dei modelli dell' apprendimento e
della crescita della conoscenza basati sul "trial and error", sul
prova e riprova.
Quasi che esistesse una legge naturale stante alla quale
riesce sempre chi prova abbastanza a lungo.
Quasi che si potesse imparare cosa e' un errore a furia di
farne!
Marco A. Rovatti
103. Formazione ai formatori
L’arte di insegnare agli adulti
Grazie per l'attenzione
www.rovatticonsulting.com
Marco A. Rovatti