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Programmazione e organizzazione del sistema
integrato degli interventi e dei servizi socio-sanitari:
problemi e prospettive
Franco Pesaresi
(Direttore ASP Ambito 9 Jesi; NNA)
8 ottobre 2020
2
INTEGRAZIONE
ECONTINUITA’
Il concetto di integrazione è strettamente
legato al concetto di continuità
assistenziale.
Anche l’OMS li tratta insieme: integrazione e continuità assistenziale
(o continuità delle cure). E’ un concetto unico di portata nuova. Il
concetto è unitario ed esprime la necessità di accompagnare il malato
in tutto il suo percorso assistenziale con le competenze professionali
necessarie di tipo sanitario e sociale.
3
Riguardatutti
L’integrazione e la continuità assistenziale
riguardano tutti.
Sembra un concetto banale. Nella pratica non lo è. Gli operatori
ospedalieri, per esempio, pensano che riguardi solo il rapporto con il
distretto (per le dimissioni). In realtà questo è solo una parte.
L’integrazione comporta il rapporto “orizzontale” con le altre discipline
ospedaliere per garantire al malato un team interdisciplinare ma comporta
anche la capacità lavorare in équipe con le altre professioni per garantire
al malato un team interprofessionale ed interdisciplinare che sappia
prenderlo in carico in modo globale. Gli operatori distrettuali, per
esempio, pensano che l’integrazione riguardi solo loro e il comune ma in
realtà questo è solo un pezzo – seppur importante – dell’integrazione.
Idem operatori comunali.
4
E’difficile Perché ci sono molti ostacoli
da superare
5
Gliostacoli
all’integrazione
1. Complessità del sistema (ruoli, competenze, enti
differenti, normative, procedure, contesti
diversi).
2. Assenza di responsabilità (mancata individuazione di
figure responsabili ai vari livelli dell’integrazione).
3. Finanziamenti pubblici insufficienti (spinta a
trasferire i costi sull’altro ente, divario di disponibilità di
risorse tra sociale e sanitario).
4. Carente formazione (per lavoro in Equipe e nuove
professioni).
6
Gliostacoli
all’integrazione
5. Figure mancanti (es. case manager).
6. Motivazione insufficiente per
l’integrazione (trascurate le prove della
efficacia dell’integrazione).
7. Regole di governo e funzionamento
non definite.
7
328 e
integrazione
 20 anni fa la 328 ha rilanciato il tema
dell’integrazione sociosanitaria.
 Gli articoli 3 ed 8 dispongono che le regioni provvedono al
coordinamento ed alla integrazione degli interventi sociali con
quelli sanitari (ed altri settori scuola, lavoro, ecc.) .
 Di lì a poco arriva il DPCM sull’integrazione sociosanitaria e il
DPCM sui LEA che definiscono le regole dell’integrazione. MA
DOPO QUESTO POCHI PASSI AVANTI. Solo il D.
Lgs. 147/2017:integrazione sociosanitaria diventa LEP.
CHE FARE?
Quali precondizioni, quali azioni per sviluppare
l’integrazione?
8
Franco Pesaresi
Dieci
azioni/regole per
l’integrazione
sociosanitaria
9
Franco Pesaresi
10
1.Serveun
modello
dell’integrazione
Le regioni stabiliscano il modello
organizzativo dell’integrazione.
 Non tutte le regioni hanno definito completamente il
modello dell’integrazione (livello istituzionale,
gestionale, professionale (PUA, UVI, ecc.) ripartizione
dei costi).
 Senza le regole non si creano le condizioni per lo
sviluppo locale dell’integrazione sociosanitaria.
11
2.Ilterritorio
devecoincidere
L’integrazione si realizza a
livello di ambito territoriale
sociale coincidente con i
distretti sanitari.
12
Coincidenza
territoriale

 L. 328/2000 (art. 8) prevedeva, di norma, la coincidenza dei distretti/Ambiti.
 Il Decreto Lgs. 147/2017 ha previsto che le Regioni adottino atti per la
realizzazione di ambiti territoriali di programmazione omogenei per il
comparto sociale, sanitario e delle politiche per il lavoro che abbiano
coincidenza territoriale.
 A livello di Ambito/distretto coincidono i livelli di pianificazione, c’è il
livello operativo di integrazione dei servizi.
 Si tratta di un orientamento molto apprezzato ma mai decollato davvero.
Distrettisanitarieambitisociali
Regione n. distretti n. ambiti Regione n. distretti n. ambiti
Basilicata 9 9 Piemonte 49 30
Umbria 12 12 Lazio 48 37
E. Romagna 38 38 Marche 13 23
Toscana 26 26 Veneto 26 22
Puglia 45 45 Trento 4 1
Friuli V.G. 20 19 Lombardia 27 98
Abruzzo 23 24 Calabria 14 32
Liguria 19 18 Sardegna 22 25
Valle d’Aosta 4 1 Bolzano 20 1
Molise 3 7 Campania 73 56
Sicilia 55 62 Totale 550 585
13
Distrettisanitari,ambitisocialie CpI(11//17)
Regioni Centri per l’impiego Distretti sanitari Ambiti sociali
Piemonte 30 49 30
Valle d’Aosta 3 4 1
Lombardia 64 27 98
P.a. di Bolzano 1 20 1
P.a. di Trento 12 4 1
Veneto 40 26 22
Friuli Venezia Giulia 18 20 19
Liguria 14 19 18
Emilia Romagna 38 38 38
Toscana 37 26 26
Umbria 5 12 12
Marche 13 13 23
Lazio 35 48 37
Abruzzo 15 23 24
Molise 3 3 7
Campania 46 73 56
Puglia 44 45 45
Basilicata 8 9 9
Calabria 15 14 32
Sicilia 64 55 62
Sardegna 28 22 25
Italia 535 550 585
15
Le regioni devono coinvolgere gli enti locali
nella definizione dei criteri per
l’integrazione.
La regolazione sociosanitaria delle
regioni ha un impatto finanziario sui
comuni per cui ha bisogno di un livello
sufficiente di consenso comunale.
3.Puntaresul
ruolodeicomuni
16
IComuni
investano
nell’organizzazione
delsociale
L’integrazione sociosanitaria ha
bisogno di organizzazione e di
personale sociale (chi partecipa alle UVI e alle équipe
multidisciplinari?)
 Oggi presenti 1 assistente sociale ogni 7.000 abitanti.
Obiettivo 1 ogni 5.000 (Piano nazionale povertà). Manca il 40%.
 Negli Ambiti sociali, il luogo privilegiato dell’integrazione, il
personale è scarsissimo e precario. Ridurre drasticamente il
precariato.
17
4.
Programmazione
localeunitariae
gestioneassociata
L’integrazione si realizza se gli strumenti di
programmazione locale degli Ambiti sociali
e del distretto sanitario perseguono la
medesima strategia.
Occorre rendere unitario il processo
pianificatorio del Programma delle attività
territoriali (PAT) con il piano sociale di
zona (PDZ).
18
PAT&PDZ
Programma delle attività territoriali (PAT)
Sanitario sociosanitario
sociosanitario sociale
Piano sociale di zona (Pdz)
sociosanitario
sociosanitario
19
IPianisocialidi
zona
I PAT non si fanno più da tempo ma i PDZ vanno
rivisti. Altrimenti si ripetono stancamente in modo
poco efficace.
Dobbiamo chiederci se ha senso ripeterli senza
avere certezze sulle risorse e soprattutto senza
provvedere alla gestione del Piano. Se la gestione
viene affidata ai singoli comuni la pianificazione è
quasi inutile. Serve la gestione associata.
20
Gestione
associata:
D.LGS.147/2017
Le regioni, ove non già previsto, individuano specifiche forme
strumentali
per la gestione associata dei servizi sociali a livello di ambito
territoriale,
compresi i consorzi,
finalizzate ad assicurare autonomia gestionale, amministrativa
e finanziaria e continuità nella gestione associata all’ente che
ne è responsabile. (art. 23, D. LGS. 147/2017)
Inoltre meccanismi premiali per le gestioni associate.
21
Gestioneassociata
eintegrazione
sociosanitaria
 Gestione associata è importante per
l’integrazione sociosanitaria (fornisce peso ai comuni
nella contrattazione, fornisce personale per i servizi integrati, ecc.)
 Ma ancora poco diffusa la gestione associata che
coinvolge solo il 26% della spesa dei servizi
sociali. STABILE DA MOLTI ANNI.
22
Caratteristiche delleformedigestione
Convenzione
intercomunale
Unione dei
comuni
ASP Consorzio Azienda speciale
consortile
Fondazione SPA o SRL
Partecipazione di +
comuni
Si Si Si
con legge regionale
Si Si Si Si
Partecipazione
della ASL
No No No Si Si Si Si
Partecipazione dei
privati
No No Possibile con
legge Regionale
No No Si Si
Idoneità per la
gestione di tutti i
servizi sociali
Forte Forte Forte Forte Forte Media Debole
Idoneità per la
gestione di sole
strutture
residenziali
Debole Media Forte Forte Forte Forte Forte
Rappresentanza
istituzionale degli
enti locali soci
Media Forte Forte Forte Media Debole Debole
Flessibilità di
gestione
Debole Debole Forte Media Media Forte Forte
Specializzazione
professionale
Debole Debole Forte Forte Forte Forte Forte
23
Comepromuovere
lagestione
associata?
1. Siano i comuni a scegliere in autonomia la
forma gestionale associata più adatta che
coinvolga tutti i comuni dell’ambito;
2. La forma gestionale prescelta deve
mantenere in capo ai comuni il potere di
indirizzo politico e di controllo diretto.
3. Un quadro normativo nazionale e regionale
adeguato. Risolvere alcuni problemi (piccoli
comuni, rappresentanza politica). Deve essere
chiaro e definito quali sono le forme gestionali
che si possono scegliere.
4. Promuovere o incentivare gli Ambiti sociali
che realizzano la gestione associata.
24
5.Valutazione
integrata
L’integrazione si realizza se la
valutazione dei bisogni viene
effettuata in modo integrato.
Gli organismi (UVMD) che decidono
l’assistenza integrata devono veder
rappresentati i due enti (Comune e
ASL).
25
6.Prevedereil
casemanager
Quando le prestazioni erogate agli utenti dipendono da
due enti diversi occorre che qualcuno si assuma la
responsabilità di coordinare gli interventi sui singoli
cittadini.
Laddove serve, per ogni assistito, occorre nominare il
case manager con il compito di coordinare gli
interventi, valutarne gli effetti, proporre
aggiustamenti, rapportarsi con l’assistito e garantire
la continuità dell’assistenza.
26
7.Unostesso
sistema
informativo
L’integrazione professionale per funzionare ha bisogno di un
Sistema informativo integrato
a cui possano accedere sia gli operatori sanitari che
quelli sociali. Senza il sistema informativo
integrato si riduce l’efficacia dell’integrazione ed
alcuni strumenti decisivi come il PUA non possono
funzionare a dovere.
27
8.Accordi
analitici
Gli accordi fra comuni e
ASL sull’integrazione
sociosanitaria devono
ricercare elevati livelli di
analiticità
(chi, che cosa, come,
quando).
28
9.PDTAintegrati
I percorsi diagnostico terapeutico assistenziali
(PTDA) sono un potente strumento di
integrazione dell’assistenza e di continuità
delle cure. Occorrono PTDA integrati.
PTDA Integrati luogo privilegiato per la sperimentazione dei Budget di
salute (D.L. 34/2020)
L’integrazione la fanno gli operatori con la costruzione, la sperimentazione e l’aggiornamento dei percorsi assistenziali
integrati sociosanitari.
Fondamentale per la costruzione di tale sistema è la diffusione di PDTA integrati (sanitari e sociali) per affrontare patologie,
condizioni sociali o problematiche complesse dove è necessario l’intervento sanitario insieme a quello sociale. Si tratta di
strumenti utili a descrivere obiettivi ed azioni condivisi tra le varie componenti coinvolte nella presa in carico, finalizzati a
delineare il migliore percorso praticabile in termini di appropriatezza (chi fa che cosa come e quando).
PDTAapprovatidalleMarche2000-2019
DGR Data oggetto
1512 2/12/19 PDTA per la gestione del paziente adulto con malattia di Parkinson sul territorio marchigiano.
734 24/06/19 PDTA per al gestione del paziente adulto e pediatrico con immunodeficienza primitiva.
346 01/04/19 Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) per la gestione del paziente con malattia di Ménière
263 11/03/19 Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) della Celiachia della Regione Marche
927 09/07/18 Percorso Diagnostico - Terapeutico - Assistenziale (PDTA) per la Sclerosi Multipla nella Regione Marche
1440 04/12/17 Percorso Diagnostico - Terapeutico - Assistenziale (PDTA) dello screening del tumore del collo dell'utero
271 27/03/17 Percorso Diagnostico - Terapeutico - Assistenziale (PDTA) delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali
14 23/01/17 Percorso Diagnostico-Terapeutico-Assistenziale (PDTA) del carcinoma mammario della Regione Marche
1155 03/10/16 Percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) cistite interstiziale
988 29/08/16
Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) per la gestione del trauma grave sul territorio marchigiano
987 29/08/16
Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) per la gestione dell'Ictus in fase acuta sul territorio marchigiano
247 30/3/2015 Linee di indirizzo per la realizzazione di una rete integrata di servizi per la prevenzione e cura dei disturbi del comportamento
alimentare (DCA) nella regione Marche (integrata da DGR 1540/2016)
1286 17/11/14 Linee di indirizzo per la predisposizione dei Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA) e Piani Integrati di Cura (PIC)
della Regione Marche
1415 8/10/2012 Protocollo diagnostico terapeutico assistenziale del cancro del colon retto
29
Franco Pesaresi
30
10.Incentivare
l’integrazione
Gli incentivi finanziari
regionali sono gli
strumenti più potenti
per implementare
l’integrazione
sociosanitaria.
IRISULTATI DELL’INTEGRAZIONE 31
Franco Pesaresi
Grazie dell’attenzione
e-mail:franco.pesaresi@gmail.com
http://francopesaresi.blogspot.com
32

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COME SUPERARE GLI OSTACOLI DELL'INTEGRAZIONE SOCIOSANITARIA

  • 1. Programmazione e organizzazione del sistema integrato degli interventi e dei servizi socio-sanitari: problemi e prospettive Franco Pesaresi (Direttore ASP Ambito 9 Jesi; NNA) 8 ottobre 2020
  • 2. 2 INTEGRAZIONE ECONTINUITA’ Il concetto di integrazione è strettamente legato al concetto di continuità assistenziale. Anche l’OMS li tratta insieme: integrazione e continuità assistenziale (o continuità delle cure). E’ un concetto unico di portata nuova. Il concetto è unitario ed esprime la necessità di accompagnare il malato in tutto il suo percorso assistenziale con le competenze professionali necessarie di tipo sanitario e sociale.
  • 3. 3 Riguardatutti L’integrazione e la continuità assistenziale riguardano tutti. Sembra un concetto banale. Nella pratica non lo è. Gli operatori ospedalieri, per esempio, pensano che riguardi solo il rapporto con il distretto (per le dimissioni). In realtà questo è solo una parte. L’integrazione comporta il rapporto “orizzontale” con le altre discipline ospedaliere per garantire al malato un team interdisciplinare ma comporta anche la capacità lavorare in équipe con le altre professioni per garantire al malato un team interprofessionale ed interdisciplinare che sappia prenderlo in carico in modo globale. Gli operatori distrettuali, per esempio, pensano che l’integrazione riguardi solo loro e il comune ma in realtà questo è solo un pezzo – seppur importante – dell’integrazione. Idem operatori comunali.
  • 4. 4 E’difficile Perché ci sono molti ostacoli da superare
  • 5. 5 Gliostacoli all’integrazione 1. Complessità del sistema (ruoli, competenze, enti differenti, normative, procedure, contesti diversi). 2. Assenza di responsabilità (mancata individuazione di figure responsabili ai vari livelli dell’integrazione). 3. Finanziamenti pubblici insufficienti (spinta a trasferire i costi sull’altro ente, divario di disponibilità di risorse tra sociale e sanitario). 4. Carente formazione (per lavoro in Equipe e nuove professioni).
  • 6. 6 Gliostacoli all’integrazione 5. Figure mancanti (es. case manager). 6. Motivazione insufficiente per l’integrazione (trascurate le prove della efficacia dell’integrazione). 7. Regole di governo e funzionamento non definite.
  • 7. 7 328 e integrazione  20 anni fa la 328 ha rilanciato il tema dell’integrazione sociosanitaria.  Gli articoli 3 ed 8 dispongono che le regioni provvedono al coordinamento ed alla integrazione degli interventi sociali con quelli sanitari (ed altri settori scuola, lavoro, ecc.) .  Di lì a poco arriva il DPCM sull’integrazione sociosanitaria e il DPCM sui LEA che definiscono le regole dell’integrazione. MA DOPO QUESTO POCHI PASSI AVANTI. Solo il D. Lgs. 147/2017:integrazione sociosanitaria diventa LEP.
  • 8. CHE FARE? Quali precondizioni, quali azioni per sviluppare l’integrazione? 8 Franco Pesaresi
  • 10. 10 1.Serveun modello dell’integrazione Le regioni stabiliscano il modello organizzativo dell’integrazione.  Non tutte le regioni hanno definito completamente il modello dell’integrazione (livello istituzionale, gestionale, professionale (PUA, UVI, ecc.) ripartizione dei costi).  Senza le regole non si creano le condizioni per lo sviluppo locale dell’integrazione sociosanitaria.
  • 11. 11 2.Ilterritorio devecoincidere L’integrazione si realizza a livello di ambito territoriale sociale coincidente con i distretti sanitari.
  • 12. 12 Coincidenza territoriale   L. 328/2000 (art. 8) prevedeva, di norma, la coincidenza dei distretti/Ambiti.  Il Decreto Lgs. 147/2017 ha previsto che le Regioni adottino atti per la realizzazione di ambiti territoriali di programmazione omogenei per il comparto sociale, sanitario e delle politiche per il lavoro che abbiano coincidenza territoriale.  A livello di Ambito/distretto coincidono i livelli di pianificazione, c’è il livello operativo di integrazione dei servizi.  Si tratta di un orientamento molto apprezzato ma mai decollato davvero.
  • 13. Distrettisanitarieambitisociali Regione n. distretti n. ambiti Regione n. distretti n. ambiti Basilicata 9 9 Piemonte 49 30 Umbria 12 12 Lazio 48 37 E. Romagna 38 38 Marche 13 23 Toscana 26 26 Veneto 26 22 Puglia 45 45 Trento 4 1 Friuli V.G. 20 19 Lombardia 27 98 Abruzzo 23 24 Calabria 14 32 Liguria 19 18 Sardegna 22 25 Valle d’Aosta 4 1 Bolzano 20 1 Molise 3 7 Campania 73 56 Sicilia 55 62 Totale 550 585 13
  • 14. Distrettisanitari,ambitisocialie CpI(11//17) Regioni Centri per l’impiego Distretti sanitari Ambiti sociali Piemonte 30 49 30 Valle d’Aosta 3 4 1 Lombardia 64 27 98 P.a. di Bolzano 1 20 1 P.a. di Trento 12 4 1 Veneto 40 26 22 Friuli Venezia Giulia 18 20 19 Liguria 14 19 18 Emilia Romagna 38 38 38 Toscana 37 26 26 Umbria 5 12 12 Marche 13 13 23 Lazio 35 48 37 Abruzzo 15 23 24 Molise 3 3 7 Campania 46 73 56 Puglia 44 45 45 Basilicata 8 9 9 Calabria 15 14 32 Sicilia 64 55 62 Sardegna 28 22 25 Italia 535 550 585
  • 15. 15 Le regioni devono coinvolgere gli enti locali nella definizione dei criteri per l’integrazione. La regolazione sociosanitaria delle regioni ha un impatto finanziario sui comuni per cui ha bisogno di un livello sufficiente di consenso comunale. 3.Puntaresul ruolodeicomuni
  • 16. 16 IComuni investano nell’organizzazione delsociale L’integrazione sociosanitaria ha bisogno di organizzazione e di personale sociale (chi partecipa alle UVI e alle équipe multidisciplinari?)  Oggi presenti 1 assistente sociale ogni 7.000 abitanti. Obiettivo 1 ogni 5.000 (Piano nazionale povertà). Manca il 40%.  Negli Ambiti sociali, il luogo privilegiato dell’integrazione, il personale è scarsissimo e precario. Ridurre drasticamente il precariato.
  • 17. 17 4. Programmazione localeunitariae gestioneassociata L’integrazione si realizza se gli strumenti di programmazione locale degli Ambiti sociali e del distretto sanitario perseguono la medesima strategia. Occorre rendere unitario il processo pianificatorio del Programma delle attività territoriali (PAT) con il piano sociale di zona (PDZ).
  • 18. 18 PAT&PDZ Programma delle attività territoriali (PAT) Sanitario sociosanitario sociosanitario sociale Piano sociale di zona (Pdz) sociosanitario sociosanitario
  • 19. 19 IPianisocialidi zona I PAT non si fanno più da tempo ma i PDZ vanno rivisti. Altrimenti si ripetono stancamente in modo poco efficace. Dobbiamo chiederci se ha senso ripeterli senza avere certezze sulle risorse e soprattutto senza provvedere alla gestione del Piano. Se la gestione viene affidata ai singoli comuni la pianificazione è quasi inutile. Serve la gestione associata.
  • 20. 20 Gestione associata: D.LGS.147/2017 Le regioni, ove non già previsto, individuano specifiche forme strumentali per la gestione associata dei servizi sociali a livello di ambito territoriale, compresi i consorzi, finalizzate ad assicurare autonomia gestionale, amministrativa e finanziaria e continuità nella gestione associata all’ente che ne è responsabile. (art. 23, D. LGS. 147/2017) Inoltre meccanismi premiali per le gestioni associate.
  • 21. 21 Gestioneassociata eintegrazione sociosanitaria  Gestione associata è importante per l’integrazione sociosanitaria (fornisce peso ai comuni nella contrattazione, fornisce personale per i servizi integrati, ecc.)  Ma ancora poco diffusa la gestione associata che coinvolge solo il 26% della spesa dei servizi sociali. STABILE DA MOLTI ANNI.
  • 22. 22 Caratteristiche delleformedigestione Convenzione intercomunale Unione dei comuni ASP Consorzio Azienda speciale consortile Fondazione SPA o SRL Partecipazione di + comuni Si Si Si con legge regionale Si Si Si Si Partecipazione della ASL No No No Si Si Si Si Partecipazione dei privati No No Possibile con legge Regionale No No Si Si Idoneità per la gestione di tutti i servizi sociali Forte Forte Forte Forte Forte Media Debole Idoneità per la gestione di sole strutture residenziali Debole Media Forte Forte Forte Forte Forte Rappresentanza istituzionale degli enti locali soci Media Forte Forte Forte Media Debole Debole Flessibilità di gestione Debole Debole Forte Media Media Forte Forte Specializzazione professionale Debole Debole Forte Forte Forte Forte Forte
  • 23. 23 Comepromuovere lagestione associata? 1. Siano i comuni a scegliere in autonomia la forma gestionale associata più adatta che coinvolga tutti i comuni dell’ambito; 2. La forma gestionale prescelta deve mantenere in capo ai comuni il potere di indirizzo politico e di controllo diretto. 3. Un quadro normativo nazionale e regionale adeguato. Risolvere alcuni problemi (piccoli comuni, rappresentanza politica). Deve essere chiaro e definito quali sono le forme gestionali che si possono scegliere. 4. Promuovere o incentivare gli Ambiti sociali che realizzano la gestione associata.
  • 24. 24 5.Valutazione integrata L’integrazione si realizza se la valutazione dei bisogni viene effettuata in modo integrato. Gli organismi (UVMD) che decidono l’assistenza integrata devono veder rappresentati i due enti (Comune e ASL).
  • 25. 25 6.Prevedereil casemanager Quando le prestazioni erogate agli utenti dipendono da due enti diversi occorre che qualcuno si assuma la responsabilità di coordinare gli interventi sui singoli cittadini. Laddove serve, per ogni assistito, occorre nominare il case manager con il compito di coordinare gli interventi, valutarne gli effetti, proporre aggiustamenti, rapportarsi con l’assistito e garantire la continuità dell’assistenza.
  • 26. 26 7.Unostesso sistema informativo L’integrazione professionale per funzionare ha bisogno di un Sistema informativo integrato a cui possano accedere sia gli operatori sanitari che quelli sociali. Senza il sistema informativo integrato si riduce l’efficacia dell’integrazione ed alcuni strumenti decisivi come il PUA non possono funzionare a dovere.
  • 27. 27 8.Accordi analitici Gli accordi fra comuni e ASL sull’integrazione sociosanitaria devono ricercare elevati livelli di analiticità (chi, che cosa, come, quando).
  • 28. 28 9.PDTAintegrati I percorsi diagnostico terapeutico assistenziali (PTDA) sono un potente strumento di integrazione dell’assistenza e di continuità delle cure. Occorrono PTDA integrati. PTDA Integrati luogo privilegiato per la sperimentazione dei Budget di salute (D.L. 34/2020) L’integrazione la fanno gli operatori con la costruzione, la sperimentazione e l’aggiornamento dei percorsi assistenziali integrati sociosanitari. Fondamentale per la costruzione di tale sistema è la diffusione di PDTA integrati (sanitari e sociali) per affrontare patologie, condizioni sociali o problematiche complesse dove è necessario l’intervento sanitario insieme a quello sociale. Si tratta di strumenti utili a descrivere obiettivi ed azioni condivisi tra le varie componenti coinvolte nella presa in carico, finalizzati a delineare il migliore percorso praticabile in termini di appropriatezza (chi fa che cosa come e quando).
  • 29. PDTAapprovatidalleMarche2000-2019 DGR Data oggetto 1512 2/12/19 PDTA per la gestione del paziente adulto con malattia di Parkinson sul territorio marchigiano. 734 24/06/19 PDTA per al gestione del paziente adulto e pediatrico con immunodeficienza primitiva. 346 01/04/19 Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) per la gestione del paziente con malattia di Ménière 263 11/03/19 Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) della Celiachia della Regione Marche 927 09/07/18 Percorso Diagnostico - Terapeutico - Assistenziale (PDTA) per la Sclerosi Multipla nella Regione Marche 1440 04/12/17 Percorso Diagnostico - Terapeutico - Assistenziale (PDTA) dello screening del tumore del collo dell'utero 271 27/03/17 Percorso Diagnostico - Terapeutico - Assistenziale (PDTA) delle Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali 14 23/01/17 Percorso Diagnostico-Terapeutico-Assistenziale (PDTA) del carcinoma mammario della Regione Marche 1155 03/10/16 Percorso diagnostico terapeutico assistenziale (PDTA) cistite interstiziale 988 29/08/16 Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) per la gestione del trauma grave sul territorio marchigiano 987 29/08/16 Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) per la gestione dell'Ictus in fase acuta sul territorio marchigiano 247 30/3/2015 Linee di indirizzo per la realizzazione di una rete integrata di servizi per la prevenzione e cura dei disturbi del comportamento alimentare (DCA) nella regione Marche (integrata da DGR 1540/2016) 1286 17/11/14 Linee di indirizzo per la predisposizione dei Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA) e Piani Integrati di Cura (PIC) della Regione Marche 1415 8/10/2012 Protocollo diagnostico terapeutico assistenziale del cancro del colon retto 29 Franco Pesaresi
  • 30. 30 10.Incentivare l’integrazione Gli incentivi finanziari regionali sono gli strumenti più potenti per implementare l’integrazione sociosanitaria.