SlideShare a Scribd company logo
1 of 6
Download to read offline
D 14
COVER STORYCOVER STORY
pERChé
SOnO
fEliCEMarinaAbramovic',lapiù
celebreprotagonistadi
performancechoc,
raccontacom’ècambiata:
“Orabastaprovocazioni,
vogliotrasmettere
unanuovaserenità”di Andrea Visconti Foto di Marco Anelli
Fotodifotografo
Marina Abramovic
nella performance
Kitchen, messa
in scena nel 2009
in Spagna
nelle stanze di un
ex convento.
D 16
COVER STORY
S
ono felice. Una felicità interiore profon-
da che non ho mai provato in vita mia. Lo
scriva, ci tengo tanto che si sappia», dice la
performance artist MarinaAbramovic´ arriva-
ta all’angolo di casa,al termine di una lunga
chiacchierata sulla carriera che nell’arco di
quarant’anni l’ha portata da Belgrado,dove
è nata, fino a NewYork, dove abita e lavora
daunaquindicinad’anni. 
Di ragioni concrete per essere felice,questa artista fra le più
controverse al mondo, celebre per mettersi in scena in ma-
ratoneallimitedellatorturafisicaedemotivaoggineavreb-
be parecchie: il suo progetto di un “Marina Abramovic´
Institute” sta prendendo  forma nella cittadina di Hudson
a nord di NewYork, la piece teatrale Life and Death of Ma-
rinaAbramovic˘, che ha scritto con BobWilson, debutterà a
dicembre all’Armory di Manhattan, e ha appena messo in
cantiere un film sull’attore James Franco... Ma no, non è
niente di tutto questo, chiarisce: «La mia felicità non viene
dai riconoscimenti o dal fatto che l’istituto sta per diventare
realtà.È una felicità che non dipende dalle persone intorno
a me.Viene da una profonda trasformazione interiore, co-
minciataunpaiod’annifadopolaperformancealMoMA».
Si riferisce a The Artist is Presence, una piece che nel 2010
portò per cento giorni al Museum of Modern Art e dalla
quale uscì trasformata. Settecentotrentasei ore e trenta
minuti seduta immobile e in silenzio su una sedia, avvolta
in un lungo abito rosso. Davanti a lei un tavolino spoglio
al di là del quale c’era un’altra sedia. A turno, circa mille-
quattrocento persone si sono sedute davanti a lei, fissando
silenziosamente lo sguardo su quel volto slavo mantenuto
senza espressione, da cui scaturiva una corrente d’energia
mentale. Ha provato anche Lady Gaga, e la cosa ha fatto
notizia. Molti partecipanti hanno reagito all’esperienza
emotiva con un attacco di sommesso pianto, e sul web il
Marina Abramovic´,
nata a Belgrado
66 anni fa, artista
di fama internazionate
e Leone d’oro alla
Biennale di Venezia nel
1997, fotografata
quest’anno in Brasile
durante la performance
Landscape. In alto
a sinistra, l’artista
in un ritratto di
Marco Anelli del 2011.
13 LUGLIO 2013 D 17
Fotodifotografo
“Non vedo che
bisogno ci sia
di definirsi
femministe,
dal momento che
comunque una
donna è sempre
più forte
di un uomo”
COVER STORY
DaBelgrado
aNewYork
1964-1970
Quando lei ha 18 anni
i genitori si separano e inizia
un lungo periodo di conflitto
con la madre, che le impone
una disciplina ferrea.
Si diploma nel 1970
all’Accademia di Belle Arti
di Belgrado.
1976
Si trasferisce ad Amsterdam
e incontra l’artista tedesco
Uwe Laysiepen, in arte
Ulay, col quale inizia un
sodalizio professionale umano
intensissimo: parlano di se
stessi come di «un corpo
a due teste» e un’identità sola.
1988
L’addio con Ulay è una
performance clamorosa: l’uno
e l’altra percorrono a piedi
la Grande Muraglia cinese
partendo dagli estremi opposti.
Quando dopo 2500 km di
viaggio solitario si incontrano
a metà, il commiato.
1946
Nasce a Belgrado, figlia di una
coppia di partigiani titini:
il padre, Vojo, eroe nazionale
jugoslavo, la madre Danica
maggiore dell’esercito
e poi direttrice del Museo
dell’Arte e della Rivoluzione.
1971-1975
Si sposa con l’artista concettuale
Nes˘a Paripovic´ (il matrimonio
dura fino al 1976). Tra il 1973
e il 1974 realizza il suo primo
ciclo di performance, le violente
piece Rythm, «una ricerca
sui limiti fisici del dolore».
1977-1987
È il decennio delle performance
a due (Relation, Breathing
in/out, Imponderabilia) e delle
polemiche con il femminismo
per l’ideale di simbiosi di coppia
che Abramovic´ mette in scena.
Qui accanto, la
performance Energy
Clothes, realizzata
nel 2001 a Como.
A destra Anima Mundi:
la pietà (al Carr Theatre
di Amsterdam, 1983)
e, sotto, un momento
della performance
Relation in space, alla
Biennale di Venezia
nel 1976: Marina
Abramovic´ e Ulay
correvano nudi per
ore in una stanza,
mettendo in scena
il tema delle identità
del maschile e del
femminile nella coppia.
In alto a destra, ancora
l’artista in Ritratto
con patate (2008).
FotodiJaapDeGraaf-Themahler.com-CharlesGriffin
D 19
2010
Porta al MoMA
di New York per cento
giorni la performance
The artist is present,
in contemporanea
con una retrospettiva
del suo lavoro al
sesto piano del museo.
2013
In aprile mette
in scena all’Opera
Ballet di Parigi
il Bolero di Ravel.
blog con i filmati Marina Abramovic´ made me cry ha fatto
altrettanta sensazione. «È come un’opera silenziosa nella
quale Abramovic´ è la primadonna», ha scritto esaltando la
performance il critico Holland Cotter sulle pagine del New
YorkTimes, pur facendo a pezzi nello stesso articolo la re-
trospettiva dei lavori dell’artista allestita in contemporanea
al sesto piano del museo: «Lì mancano due elementi che
definiscono l’arte della performance come mezzo di comu-
nicazione:l’imprevedibilità e la natura effimera dell’evento.
In mancanza di questi,tutto suona falso».
Q
uelle 700 ore al MoMA per Abramovic´ sono
state una pietra miliare. L’hanno fatta cono-
scereaunpubblicopiùvasto,soprattuttogio-
vanissimi che fino a quel momento sapevano
pocodell’artistachegiàneglianni’70siferiva
in scena usando coltelli infilati ritmicamente
fre le dita delle mani (Rythm),ballava per ore
alritmoossessivodiuntamburoafricanocon
la testa avvolta in una sciarpa fino a cadere esausta (Freing
the body) o si autoflagellava nuda per poi incidersi una stella
sulventreconunrasoio(LipsofThomas). «Èun’artistainter-
nazionale fra le più inquietanti», scrisse nel 2003 Maureen
Turim sulla rivista Camera Obscura, sottolineando nei lavo-
ri della Abramovic´ «forti implicazioni sia per le teorie della
psicanalisi che per quelle sul femminismo».Un’affermazio-
nechedieciannidopoMarinaancorarespinge:«Quelloche
faccio io non ha niente a che vedere col femminismo. Non
credocheunadonnadebbasentireilbisognodiproclamar-
si femminista quando è comunque più forte dell’uomo».
Sono affermazioni che hanno creato col pubblico delle
donneunrapportodiodio-amore.Odioperlesuecontinue
1997-2005
Vince il Leone d’Oro alla
Biennale di Venezia nel 1997
con il lavoro Balkan Baroque,
sugli orrori della guerra. Nel
2005 Porta al Guggenheim di
New York Seven Easy Pieces,
ripresa dei suoi primi lavori.
13 LUGLIO 2013
provocazioni, come quando con il tedesco Ulay, suo com-
pagno di vita e d’arte per un decennio,arrivò a teorizzare la
totale simbiosi;amore per la sua capacità di sentirsi libera e
rompere ogni regola,come quando forzò il pubblico a pas-
sare per uno spazio stretto fra il suo corpo nudo e quello di
Ulay,scegliendoqualesfiorarecolproprio(Imponderabilia).
A 66 anni, col suo corpo Abramovic´ ha un rapporto com-
plesso. «Durante le mie performance non me ne importa
nulladicomeappaio,perchèinquelmomentoilcorponon
è altro che uno strumento per diffondere un messaggio.
Ma nella vita di tutti giorni ne sono estremanente conscia,
semisentotroppograssaosesemivedoinvecchiata.Èuna
totale contraddizione, ma una cosa che ho imparato è che
le contraddizioni non vanno nascoste».Anche ad accettare
i contrasti, dice Marina, è arrivata nelle ore di «immobile
energia creativa» al MoMA: «Mi hanno fatto prendere co-
scienza che siamo presenze temporanee su questo pianeta.
È qualcosa a cui penso ogni giorno e che mi dà molta con-
centrazione».Pensiericupiperfettamenteinlineaconl’ani-
mo slavo che si è porta dentro dalla nascita nella Belgrado
degli anni ’40, figlia di due partigiani comunisti che com-
batterono conTito durante la Seconda Guerra mondiale.
Marina è cresciuta con tutti i comfort della borghesia rossa
yugoslava,ma a 18 anni ha risentito molto della separazio-
ne dei genitori. La madre tentò di imporle una disciplina
quasi militare, lei si ribellò sposandosi e dopo pochi anni,
con una laurea ottenuta all’Accademia delle Belle Arti di
Belgrado, trasferendosi da sola ad Amsterdam. «All’ini-
zio fu orribile, perchè non ero abituata a essere creativa
quando tutto intorno a me era facile. Come artista avevo
bisognodisofferenza,disituazionidifficili.Èquelsensodel
dramma che noi slavi ci portiamo dentro e che ci influenza
in musica, letteratura, poesia». Ne sa qualcosa il suo pub-
blico italiano che nel 1997, alla Biennale diVenezia, osser-
vò sgomento Abramovic´ su una grande pila di ossa insan-
guinate, che lavava con uno spazzolone nel vano tentativo
diripuliresimbolicamentegliorroridellaguerrainBosnia.
Per la performance,Balkan Baroque,vinse il Leone d’Oro. 
D
ifficile pensare che MarinaAbramo-
vic´ possa avere anche un lato legge-
ro. Invece è proprio questo a sor-
prendere chi la incontra:ride spesso
edigusto(«adorolebarzellettespor-
che»), fa battute scanzonate con un
forte accento slavo, in un inglese ai
confini della grammatica. Più che a
parole, comunica con l’energia coltivata in anni di intera-
zione spirituale con aborigeni australiani, monaci tibetani,
gli sciamani in Brasile.«Le culture indigene mi hanno inse-
gnato un rapporto diverso tra corpo ed energia mentale».
È la nuova tappa del suo percorso: «Il mio lavoro non è più
creare performance artistiche. Ora desidero creare cultu-
ra fondendo arte, scienza, spiritualità e nuove tecnologie».
Le ridono gli occhi quando mostra sull’Ipad il prototipo
del “Marina Abramovic´ Institute” a Hudson, che se tutto
andrà come previsto inaugurerà nel 2014.«Ma devo prima
trovare20milionididollari,inqualchemodomelacaverò»,
scherza annunciando che è già partito il fund-raising.Tutto
nasce dall’acquisto di un edificio nel centro di Hudson: un
teatropoidiventatocinema,poicampodatenniscomunale
coperto. «Il progetto è pronto e presto inizieranno i lavori
per trasformarlo in un centro aperto non solo ad artisti,ma
a tutto il pubblico, che lì potrà vivere l’esperienza dell’arte
immateriale».Ivisitatoridovrannoimpegnarsiatrascorrere
nell’Istituto almeno sei ore, durante le quali non avranno
accesso a nessun oggetto personale, neppure il cellulare
o l’orologio. Perderanno la nozione del tempo mentre si
sposteranno di sala in sala con indosso camici bianchi, «un
abbigliamento per sottolineare che saranno ore di eserci-
zi mentali e spirituali, di sperimentazione delle capacità
sensoriali, proprio come stare in un laboratorio», spiega la
Abramovic´.Quanto a lei,che in passato ha fatto un labora-
torio planetario della sua frequentazione di vulcani attivi,
di settimane di marcia lungo la Grande Muraglia e full im-
mersione per mesi nella foresta brasiliana, in ottobre starà
unmeseneldesertodelQatar.«PoitorneròinAmericadove
vivo da quindici anni. Ma non vengo qui per creare.Vengo
per consegnare le mie idee, senza mai scendere a compro-
messi col mercato dell’arte, perchè la mia anima non è in
vendita. Amo fare solo le cose che mi interessano. Quello
che ora mi interessa è elevare lo spirito umano».
COVER STORY
“Ilmiolavoroadesso
nonèpiùfare
performanced’arte,
macrearecultura
fondendoarte,
scienzaetecnologia”
Marina Abramovic´
fotografata da
Marco Anelli
in Brasile (2013).
D 84
lavita
Èun
attimo
Ilmaestrodella
fotografiadistrada
JoelMeyerowitz
raccontaaCortona
50annidiarte
centratasul“quieora”
di Valeria Fraschetti
D 85
GRANDI OBIETTIVI
I
l movimento è tutto. Energia,
luce, cellule. È l’essenza della
vita e dell’esperienza fotogra-
fica». Questa intuizione brilla
nei pensieri di Joel da 50 anni.
Si accende in lui un giorno del
1963,quandoèunpromettenteartdi-
rector dell’East Bronx. Viene spedito
dal suo capo a osservare un fotografo
scattareimmaginiperunlibrettodicui
aveva curato la grafica. Quel fotografo
è il gigante Robert Frank. Joel non ne
ha mai sentito parlare,ma resta incan-
tato da quell’uomo che si muove men-
tre fotografa persone che si muovono.
«A ogni clic vedevo il picco assoluto di
quell’istante». Il giorno stesso Joel ras-
segna le dimissioni, prende una mac-
china fotografica in prestito e corre nel
suo nuovo ufficio:la strada.
Joel è quel Joel Meyerowitz (oggi 75
anni) che ha saputo ritagliare alla stre-
et photography un posto al di fuori del
reportage.L’haelevataadarte.Benché
usasseilcolorecomelinguaggioprima-
rio,quando questo era ancora snobba-
to dai colleghi perché riproponeva il
mondotaleequale,senzatrasformarlo,
come si riteneva che la “vera” fotogra-
fia dovesse fare. Più tardi, Meyerowitz
ha anche contribuito a riabilitare il
banco ottico in un territorio che non
fosse quello del documentario. E ora,
dopo mezzo secolo, ha messo insieme
ilsuolavoroinunaretrospettivacapace
direstituireancoralaforzadiquelgior-
New York City,
1975. Pagina
accanto, sempre
Manhattan, 1965.
D 86
no con Robert Frank. In due volumi
che condensano i movimenti di cui è
stato testimone «nella loro breve ed ef-
fimera gloria»,istanti tragici e ironici di
vitaquotidiana.
Il sunto della sua opera si chiama Ta-
king my Time, “Prendere il mio tem-
po”. Lo stesso nome che avrà la sua
mostra ospitata,dal 18 luglio,all’inter-
no del festival di fotografia Cortona On
The Move.All’apparenza il titolo stride
con l’immagine di un fotografo che la-
vorasulfilodel“quieora”.Malasciar-
siandareallatentazionedellasemplifi-
cazione con Joel Meyerowitz significa
sbandare. «Durante la mia carriera,
grossomodo ogni sette anni, mi sono
concesso del tempo: per rimettere in
discussione il mio approccio, il mio
metodo», ci racconta, «perché la foto-
grafiaèanchestrumentodiscopertadi
sestessi».Nelfrattempo,ancheilsenso
dellafotografiastessaècambiato:«Ne-
gli anni 70 era considerata come una
forma di artigianato, di commercio».
Poi,è arrivata la sua promozione a for-
ma d’arte e, infine, l’era del sospetto
perl’immagine,acausadiinternet:«Se
Cartier-Bresson scattasse nella Parigi
di oggi, rischierebbe di essere fermato
dallapolizia:quandolagentescopredi
essere immortalata da una macchina
fotografica,specie di un anziano come
me, pensa al peggio: allo sberleffo sul
web,quando non alla pedofilia».
Un percorso di riflessioni ed evolu-
zionicheemergenelle600immagi-
ni(molteinedite)delsuolibro.Dal-
le celebri foto nelle strade della New
Yorkanni60,aquelleingrandeforma-
to, più riflessive, dei paesaggi di Cape
Cod,passando per quelle“più sociali”
e, per molti più note, di Ground Zero.
Nei giorni dopo l’11/9 è stato l’unico
fotografo ad avervi accesso illimita-
to. Eppure anche lì, in quel cratere di
morte e umiliazione, dice, «non ho
smesso di vedere il mestiere come
un’arteottimistache,nell’attimoincui
dai lo scatto,ti fa pensare“Yes”,sì!».
Perché per Meyerowitz il medium è
senz’altro il messaggio. «La fotografia
mi tiene in contatto con l’umanità»,
amaripetere.«Èunaformadicomuni-
cazione che permette agli esseri umani
di sentirsi più vicini». Non è l’estetica,
quindi,l’ingredientechefaparlareuno
scatto, ma il suo potenziale demiurgi-
co. «Una buona foto è una capsula del
tempo: deve trasportarci in quell’esat-
tomomentoincuièstatascattata,con-
nettere la nostra identità con quell’i-
stante e insegnarci qualcosa».
Questa «ricerca di una profondità che
porti ad elevare le persone» ora la sta
focalizzando in un progetto che è già
nel nome: Elements, un approfondi-
mento sui fenomeni che governano le
nostre vite. L’idea gli è venuta mentre
era a Colonia,in Germania,in una ca-
mera dai muri trasparenti interrata ai
bordi in una piscina olimpionica: «Ho
guardato l’enorme esplosione di bolle
prodotta dal tuffo degli atleti. E sono
rimasto lì, a osservarla ancora e anco-
ra».E così ha iniziato a voler andare «al
cuore di ciò che visibile».Uno sforzo al
quale si sta dedicando anche ora che
ha lasciato, per qualche mese, la sua
NewYorkperunafattoriadiBuoncon-
vento,nel senese.
Paesaggi, città, persone sono stati fis-
sati dal suo sguardo affamato,seppure
con approcci diversi. Quale filo invisi-
biletieneinsiemeisuoi50annidilavo-
ro?«Iltentativodisetacciarelabellezza
contenuta nell’effimero», confida. E ti
rendi conto che, nonostante gli anni,
Joel Meyerowitz porta con sé le trac-
ce del ragazzino del Bronx che è stato,
figlio di un piccolo commerciante di
origini ebraiche che, in quel quartiere
che era un proscenio su cui sfilavano
l’ironiaelatragediadellavita,glihain-
segnato a osservare il mondo come un
caleidoscopio di rivelazioni.
New York City, 1976.
Pagina accanto, un
parco nel Bronx, 1967
e, foto grande, Parigi,
sempre nel 1967.
D 87
CORTONA SI MUOVE
Il Viaggio sarà declinato in ogni forma
al festival di fotografia Cortona On
the Move 2013. Dal 18/7 al 29/9, corti e
vicoli della cittadina saranno animati
da racconti e immagini dei viaggiatori
per eccellenza, i fotografi. Giunto
alla III edizione, il festival ospiterà
mostre di artisti importanti: Joel
Meyerowitz, Christian Luz, Zed Nelson.
E workshop, proiezioni, letture di
portfolio arricchiranno un programma
che prevede anche l’assegnazione del
premio On the Move, che quest’anno
sceglierà il miglior lavoro fotografico
sul tema Happiness on the move,
felicità in movimento. Italiani on the
move è invece il nome della novità 2013
per i turisti desiderosi di condividere
un’esperienza di viaggio fatta entro il
1999. Pubblicate sul sito di Repubblica,
media partner dell’evento, le oltre
1500 foto inviate dai 500 partecipanti
daranno vita a una mostra del festival.
«Non ho mai smesso
di vedere il mestiere come
un’arte ottimista, che ti
fa dire mentre scatti: “Sì!”»

More Related Content

What's hot

Tipiche maschere italiane: La Commedia dell'Arte
Tipiche maschere italiane: La Commedia dell'ArteTipiche maschere italiane: La Commedia dell'Arte
Tipiche maschere italiane: La Commedia dell'Artemariagraziaviel
 
Haber, la mia vita dentro una canzone
Haber, la mia vita dentro una canzoneHaber, la mia vita dentro una canzone
Haber, la mia vita dentro una canzoneFrancesco Malcangio
 
Eugenio montale
Eugenio montaleEugenio montale
Eugenio montalemiglius
 
Ermetismo e ungaretti
Ermetismo e ungarettiErmetismo e ungaretti
Ermetismo e ungarettipaola obino
 
Il mare secondo Montale e Pessoa
Il mare secondo Montale e PessoaIl mare secondo Montale e Pessoa
Il mare secondo Montale e Pessoacampustralenuvole
 
Presentazione Giuseppe D Angelo
Presentazione Giuseppe D AngeloPresentazione Giuseppe D Angelo
Presentazione Giuseppe D Angeloguestf3c104
 
Presentazione Giuseppe D Angelo
Presentazione Giuseppe D AngeloPresentazione Giuseppe D Angelo
Presentazione Giuseppe D Angeloguestcfbf9c
 
La lezione di Giuseppe Ungaretti
La lezione di Giuseppe UngarettiLa lezione di Giuseppe Ungaretti
La lezione di Giuseppe UngarettiCristina Pellegrino
 
Viaggio nella poesia di Giorgio Caproni
Viaggio nella poesia di Giorgio CaproniViaggio nella poesia di Giorgio Caproni
Viaggio nella poesia di Giorgio Caproniafanzini
 
Eugenio Montale
Eugenio MontaleEugenio Montale
Eugenio MontaleLoridm
 
Magari unit cinema-bis
Magari unit cinema-bisMagari unit cinema-bis
Magari unit cinema-bisRosa Roccia
 

What's hot (20)

Tipiche maschere italiane: La Commedia dell'Arte
Tipiche maschere italiane: La Commedia dell'ArteTipiche maschere italiane: La Commedia dell'Arte
Tipiche maschere italiane: La Commedia dell'Arte
 
Haber, la mia vita dentro una canzone
Haber, la mia vita dentro una canzoneHaber, la mia vita dentro una canzone
Haber, la mia vita dentro una canzone
 
Riccardo III l'avversario
Riccardo III l'avversarioRiccardo III l'avversario
Riccardo III l'avversario
 
Ungaretti traduttore: il poeta nomade
Ungaretti traduttore: il poeta nomadeUngaretti traduttore: il poeta nomade
Ungaretti traduttore: il poeta nomade
 
Eugenio montale
Eugenio montaleEugenio montale
Eugenio montale
 
Olympia
OlympiaOlympia
Olympia
 
Montale
MontaleMontale
Montale
 
La commedia dell'arte
La commedia dell'arteLa commedia dell'arte
La commedia dell'arte
 
Gabriele d'annunzio
Gabriele d'annunzioGabriele d'annunzio
Gabriele d'annunzio
 
Ermetismo e ungaretti
Ermetismo e ungarettiErmetismo e ungaretti
Ermetismo e ungaretti
 
Il mare secondo Montale e Pessoa
Il mare secondo Montale e PessoaIl mare secondo Montale e Pessoa
Il mare secondo Montale e Pessoa
 
Presentazione Giuseppe D Angelo
Presentazione Giuseppe D AngeloPresentazione Giuseppe D Angelo
Presentazione Giuseppe D Angelo
 
Presentazione Giuseppe D Angelo
Presentazione Giuseppe D AngeloPresentazione Giuseppe D Angelo
Presentazione Giuseppe D Angelo
 
D'annunzio
D'annunzioD'annunzio
D'annunzio
 
La lezione di Giuseppe Ungaretti
La lezione di Giuseppe UngarettiLa lezione di Giuseppe Ungaretti
La lezione di Giuseppe Ungaretti
 
Viaggio nella poesia di Giorgio Caproni
Viaggio nella poesia di Giorgio CaproniViaggio nella poesia di Giorgio Caproni
Viaggio nella poesia di Giorgio Caproni
 
Eugenio Montale
Eugenio MontaleEugenio Montale
Eugenio Montale
 
Pirandello teatro.ppt
Pirandello teatro.pptPirandello teatro.ppt
Pirandello teatro.ppt
 
"La Belle Noiseuse"
"La Belle Noiseuse""La Belle Noiseuse"
"La Belle Noiseuse"
 
Magari unit cinema-bis
Magari unit cinema-bisMagari unit cinema-bis
Magari unit cinema-bis
 

Viewers also liked (20)

23/33 Per non dimenticare
23/33 Per non dimenticare23/33 Per non dimenticare
23/33 Per non dimenticare
 
Realismi
RealismiRealismi
Realismi
 
ARTISTE & SOCIETÀ NEL XX E XXI SECOLO
ARTISTE & SOCIETÀ NEL XX E XXI SECOLOARTISTE & SOCIETÀ NEL XX E XXI SECOLO
ARTISTE & SOCIETÀ NEL XX E XXI SECOLO
 
Architettureinlegno
ArchitettureinlegnoArchitettureinlegno
Architettureinlegno
 
I GIOVANI E I MUSEI D’ARTE CONTEMPORANEA
I GIOVANI E I MUSEI  D’ARTE CONTEMPORANEAI GIOVANI E I MUSEI  D’ARTE CONTEMPORANEA
I GIOVANI E I MUSEI D’ARTE CONTEMPORANEA
 
LA VALUTAZIONE DELLE PERFORMANCE NELLE GESTIONI MUSEALI - CECILIA CHIRIELEISO...
LA VALUTAZIONE DELLE PERFORMANCE NELLE GESTIONI MUSEALI - CECILIA CHIRIELEISO...LA VALUTAZIONE DELLE PERFORMANCE NELLE GESTIONI MUSEALI - CECILIA CHIRIELEISO...
LA VALUTAZIONE DELLE PERFORMANCE NELLE GESTIONI MUSEALI - CECILIA CHIRIELEISO...
 
Conversazioni sull'Arte 2011
Conversazioni sull'Arte 2011Conversazioni sull'Arte 2011
Conversazioni sull'Arte 2011
 
Toshi romina 2010-2011_esercizio4
Toshi romina 2010-2011_esercizio4Toshi romina 2010-2011_esercizio4
Toshi romina 2010-2011_esercizio4
 
Tipi di legno e utilizzi
Tipi di legno e utilizziTipi di legno e utilizzi
Tipi di legno e utilizzi
 
Benvenuti nell'arte
Benvenuti nell'arteBenvenuti nell'arte
Benvenuti nell'arte
 
Lezione cubismo
Lezione cubismoLezione cubismo
Lezione cubismo
 
T_Street art
T_Street artT_Street art
T_Street art
 
L'Arte in gioco, nuove relazioni tra Arte e Videogame
L'Arte in gioco, nuove relazioni tra Arte e VideogameL'Arte in gioco, nuove relazioni tra Arte e Videogame
L'Arte in gioco, nuove relazioni tra Arte e Videogame
 
Museo in maschera_storia
Museo in maschera_storiaMuseo in maschera_storia
Museo in maschera_storia
 
Carnevale degli animali
Carnevale degli animaliCarnevale degli animali
Carnevale degli animali
 
AArchitettura.it PORTFOLIO
AArchitettura.it PORTFOLIOAArchitettura.it PORTFOLIO
AArchitettura.it PORTFOLIO
 
Il legno
Il legnoIl legno
Il legno
 
4b legno
4b legno4b legno
4b legno
 
Magia del legno 2014
Magia del legno 2014Magia del legno 2014
Magia del legno 2014
 
Arte seconde
Arte secondeArte seconde
Arte seconde
 

Similar to Articoli dedicati al mondo dell'arte pubblicati sul numero di D del 12/07/2013

Similar to Articoli dedicati al mondo dell'arte pubblicati sul numero di D del 12/07/2013 (20)

Marina abramovic iannucci
Marina abramovic iannucciMarina abramovic iannucci
Marina abramovic iannucci
 
D'Annunzio
D'AnnunzioD'Annunzio
D'Annunzio
 
Lezione d'Annunzio.pptx
Lezione d'Annunzio.pptxLezione d'Annunzio.pptx
Lezione d'Annunzio.pptx
 
Otto marzo
Otto marzoOtto marzo
Otto marzo
 
Gordon Craig
Gordon CraigGordon Craig
Gordon Craig
 
Adriana lecouvreur
Adriana lecouvreurAdriana lecouvreur
Adriana lecouvreur
 
Andrea Chénier
Andrea ChénierAndrea Chénier
Andrea Chénier
 
L’androgino
L’androginoL’androgino
L’androgino
 
Avanguardie
AvanguardieAvanguardie
Avanguardie
 
Il grottesco-dal-testo-alla-scena-ubu-re-di alfred-jarry
Il grottesco-dal-testo-alla-scena-ubu-re-di alfred-jarryIl grottesco-dal-testo-alla-scena-ubu-re-di alfred-jarry
Il grottesco-dal-testo-alla-scena-ubu-re-di alfred-jarry
 
Luigi Pirandello
Luigi PirandelloLuigi Pirandello
Luigi Pirandello
 
Caravaggio vs. Bernini
Caravaggio vs. BerniniCaravaggio vs. Bernini
Caravaggio vs. Bernini
 
Cubismo
CubismoCubismo
Cubismo
 
Presentazione verso la luce
Presentazione verso la lucePresentazione verso la luce
Presentazione verso la luce
 
Theatre season 2018-2019, Piccolo Teatro della Martesana
Theatre season 2018-2019, Piccolo Teatro della MartesanaTheatre season 2018-2019, Piccolo Teatro della Martesana
Theatre season 2018-2019, Piccolo Teatro della Martesana
 
Anna Achmatova & Marina Cvetaeva
Anna Achmatova & Marina CvetaevaAnna Achmatova & Marina Cvetaeva
Anna Achmatova & Marina Cvetaeva
 
Orphée et Eurydice
Orphée et EurydiceOrphée et Eurydice
Orphée et Eurydice
 
Quaderno
QuadernoQuaderno
Quaderno
 
Riconoscimento iconografico (seconda lezione)
Riconoscimento iconografico (seconda lezione) Riconoscimento iconografico (seconda lezione)
Riconoscimento iconografico (seconda lezione)
 
Cesare Pavese
Cesare PaveseCesare Pavese
Cesare Pavese
 

More from Frattura Scomposta

Frattura Scomposta marzo-aprile 2014
Frattura Scomposta marzo-aprile 2014Frattura Scomposta marzo-aprile 2014
Frattura Scomposta marzo-aprile 2014Frattura Scomposta
 
Catalogo Kandinsky Palazzo Reale
Catalogo Kandinsky Palazzo RealeCatalogo Kandinsky Palazzo Reale
Catalogo Kandinsky Palazzo RealeFrattura Scomposta
 
Klimt. Alle origini di un mito - Catalogo ufficiale della mostra
Klimt. Alle origini di un mito - Catalogo ufficiale della mostraKlimt. Alle origini di un mito - Catalogo ufficiale della mostra
Klimt. Alle origini di un mito - Catalogo ufficiale della mostraFrattura Scomposta
 
Frattura Scomposta gennaio-febbraio 2014
Frattura Scomposta gennaio-febbraio 2014Frattura Scomposta gennaio-febbraio 2014
Frattura Scomposta gennaio-febbraio 2014Frattura Scomposta
 
Calendario Frattura Scomposta - fotografia 2014
Calendario Frattura Scomposta - fotografia 2014Calendario Frattura Scomposta - fotografia 2014
Calendario Frattura Scomposta - fotografia 2014Frattura Scomposta
 
Calendario Frattura Scomposta 2014
Calendario Frattura Scomposta 2014Calendario Frattura Scomposta 2014
Calendario Frattura Scomposta 2014Frattura Scomposta
 
Frattura Scomposta novembre-dicembre 2013
Frattura Scomposta novembre-dicembre 2013Frattura Scomposta novembre-dicembre 2013
Frattura Scomposta novembre-dicembre 2013Frattura Scomposta
 
Frattura Scomposta presenta gli artisti per "Hai paura del buio?" 30 agosto T...
Frattura Scomposta presenta gli artisti per "Hai paura del buio?" 30 agosto T...Frattura Scomposta presenta gli artisti per "Hai paura del buio?" 30 agosto T...
Frattura Scomposta presenta gli artisti per "Hai paura del buio?" 30 agosto T...Frattura Scomposta
 
Frattura Scomposta - Hai paura del buio? 30 agosto 2013 - Torino
Frattura Scomposta - Hai paura del buio? 30 agosto 2013 - TorinoFrattura Scomposta - Hai paura del buio? 30 agosto 2013 - Torino
Frattura Scomposta - Hai paura del buio? 30 agosto 2013 - TorinoFrattura Scomposta
 
L'effimero e l'illusorio in età barocca di Fausto Di Stefano
L'effimero e l'illusorio in età barocca di Fausto Di StefanoL'effimero e l'illusorio in età barocca di Fausto Di Stefano
L'effimero e l'illusorio in età barocca di Fausto Di StefanoFrattura Scomposta
 
Federico Barocci Autore: Federico Giannini
Federico Barocci Autore: Federico GianniniFederico Barocci Autore: Federico Giannini
Federico Barocci Autore: Federico GianniniFrattura Scomposta
 
Gibellina. Laboratorio di sperimentazione sociale Autore: Giovanni Robustelli
Gibellina. Laboratorio di sperimentazione sociale Autore: Giovanni RobustelliGibellina. Laboratorio di sperimentazione sociale Autore: Giovanni Robustelli
Gibellina. Laboratorio di sperimentazione sociale Autore: Giovanni RobustelliFrattura Scomposta
 
Il Museo e l'opera d'arte di Matilde Marzotto Caotorta
Il Museo e l'opera d'arte di Matilde Marzotto CaotortaIl Museo e l'opera d'arte di Matilde Marzotto Caotorta
Il Museo e l'opera d'arte di Matilde Marzotto CaotortaFrattura Scomposta
 
Rubens in Italia (1600 - 1608). La ritrattistica di Simona Maria Ferraioli
Rubens in Italia (1600 - 1608). La ritrattistica di Simona Maria FerraioliRubens in Italia (1600 - 1608). La ritrattistica di Simona Maria Ferraioli
Rubens in Italia (1600 - 1608). La ritrattistica di Simona Maria FerraioliFrattura Scomposta
 
Visitatori ed Introiti - Musei, Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO...
Visitatori ed Introiti - Musei, Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO...Visitatori ed Introiti - Musei, Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO...
Visitatori ed Introiti - Musei, Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO...Frattura Scomposta
 
MUSEI S.P.A. di Giovanni N. Ciullo per D Supplemente del sabato di Repubblica
MUSEI S.P.A.  di Giovanni N. Ciullo per D Supplemente del sabato di RepubblicaMUSEI S.P.A.  di Giovanni N. Ciullo per D Supplemente del sabato di Repubblica
MUSEI S.P.A. di Giovanni N. Ciullo per D Supplemente del sabato di RepubblicaFrattura Scomposta
 
I QUADERNI DEL MUSEC RACCOLTA DI TESI DI PERFEZIONAMENTO
I QUADERNI DEL MUSEC RACCOLTA DI TESI DI PERFEZIONAMENTOI QUADERNI DEL MUSEC RACCOLTA DI TESI DI PERFEZIONAMENTO
I QUADERNI DEL MUSEC RACCOLTA DI TESI DI PERFEZIONAMENTOFrattura Scomposta
 
La gestione dei musei: un modello di analisi - Stefania Coni Luca Moreschini
La gestione dei musei: un modello di analisi - Stefania Coni Luca MoreschiniLa gestione dei musei: un modello di analisi - Stefania Coni Luca Moreschini
La gestione dei musei: un modello di analisi - Stefania Coni Luca MoreschiniFrattura Scomposta
 
Guida alla 55a Biennale di Venezia 2013
Guida alla 55a Biennale di Venezia 2013Guida alla 55a Biennale di Venezia 2013
Guida alla 55a Biennale di Venezia 2013Frattura Scomposta
 
Catalogo Aliens Spazio San Giorgio Bologna
Catalogo Aliens Spazio San Giorgio BolognaCatalogo Aliens Spazio San Giorgio Bologna
Catalogo Aliens Spazio San Giorgio BolognaFrattura Scomposta
 

More from Frattura Scomposta (20)

Frattura Scomposta marzo-aprile 2014
Frattura Scomposta marzo-aprile 2014Frattura Scomposta marzo-aprile 2014
Frattura Scomposta marzo-aprile 2014
 
Catalogo Kandinsky Palazzo Reale
Catalogo Kandinsky Palazzo RealeCatalogo Kandinsky Palazzo Reale
Catalogo Kandinsky Palazzo Reale
 
Klimt. Alle origini di un mito - Catalogo ufficiale della mostra
Klimt. Alle origini di un mito - Catalogo ufficiale della mostraKlimt. Alle origini di un mito - Catalogo ufficiale della mostra
Klimt. Alle origini di un mito - Catalogo ufficiale della mostra
 
Frattura Scomposta gennaio-febbraio 2014
Frattura Scomposta gennaio-febbraio 2014Frattura Scomposta gennaio-febbraio 2014
Frattura Scomposta gennaio-febbraio 2014
 
Calendario Frattura Scomposta - fotografia 2014
Calendario Frattura Scomposta - fotografia 2014Calendario Frattura Scomposta - fotografia 2014
Calendario Frattura Scomposta - fotografia 2014
 
Calendario Frattura Scomposta 2014
Calendario Frattura Scomposta 2014Calendario Frattura Scomposta 2014
Calendario Frattura Scomposta 2014
 
Frattura Scomposta novembre-dicembre 2013
Frattura Scomposta novembre-dicembre 2013Frattura Scomposta novembre-dicembre 2013
Frattura Scomposta novembre-dicembre 2013
 
Frattura Scomposta presenta gli artisti per "Hai paura del buio?" 30 agosto T...
Frattura Scomposta presenta gli artisti per "Hai paura del buio?" 30 agosto T...Frattura Scomposta presenta gli artisti per "Hai paura del buio?" 30 agosto T...
Frattura Scomposta presenta gli artisti per "Hai paura del buio?" 30 agosto T...
 
Frattura Scomposta - Hai paura del buio? 30 agosto 2013 - Torino
Frattura Scomposta - Hai paura del buio? 30 agosto 2013 - TorinoFrattura Scomposta - Hai paura del buio? 30 agosto 2013 - Torino
Frattura Scomposta - Hai paura del buio? 30 agosto 2013 - Torino
 
L'effimero e l'illusorio in età barocca di Fausto Di Stefano
L'effimero e l'illusorio in età barocca di Fausto Di StefanoL'effimero e l'illusorio in età barocca di Fausto Di Stefano
L'effimero e l'illusorio in età barocca di Fausto Di Stefano
 
Federico Barocci Autore: Federico Giannini
Federico Barocci Autore: Federico GianniniFederico Barocci Autore: Federico Giannini
Federico Barocci Autore: Federico Giannini
 
Gibellina. Laboratorio di sperimentazione sociale Autore: Giovanni Robustelli
Gibellina. Laboratorio di sperimentazione sociale Autore: Giovanni RobustelliGibellina. Laboratorio di sperimentazione sociale Autore: Giovanni Robustelli
Gibellina. Laboratorio di sperimentazione sociale Autore: Giovanni Robustelli
 
Il Museo e l'opera d'arte di Matilde Marzotto Caotorta
Il Museo e l'opera d'arte di Matilde Marzotto CaotortaIl Museo e l'opera d'arte di Matilde Marzotto Caotorta
Il Museo e l'opera d'arte di Matilde Marzotto Caotorta
 
Rubens in Italia (1600 - 1608). La ritrattistica di Simona Maria Ferraioli
Rubens in Italia (1600 - 1608). La ritrattistica di Simona Maria FerraioliRubens in Italia (1600 - 1608). La ritrattistica di Simona Maria Ferraioli
Rubens in Italia (1600 - 1608). La ritrattistica di Simona Maria Ferraioli
 
Visitatori ed Introiti - Musei, Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO...
Visitatori ed Introiti - Musei, Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO...Visitatori ed Introiti - Musei, Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO...
Visitatori ed Introiti - Musei, Monumenti e Aree Archeologiche Statali - ANNO...
 
MUSEI S.P.A. di Giovanni N. Ciullo per D Supplemente del sabato di Repubblica
MUSEI S.P.A.  di Giovanni N. Ciullo per D Supplemente del sabato di RepubblicaMUSEI S.P.A.  di Giovanni N. Ciullo per D Supplemente del sabato di Repubblica
MUSEI S.P.A. di Giovanni N. Ciullo per D Supplemente del sabato di Repubblica
 
I QUADERNI DEL MUSEC RACCOLTA DI TESI DI PERFEZIONAMENTO
I QUADERNI DEL MUSEC RACCOLTA DI TESI DI PERFEZIONAMENTOI QUADERNI DEL MUSEC RACCOLTA DI TESI DI PERFEZIONAMENTO
I QUADERNI DEL MUSEC RACCOLTA DI TESI DI PERFEZIONAMENTO
 
La gestione dei musei: un modello di analisi - Stefania Coni Luca Moreschini
La gestione dei musei: un modello di analisi - Stefania Coni Luca MoreschiniLa gestione dei musei: un modello di analisi - Stefania Coni Luca Moreschini
La gestione dei musei: un modello di analisi - Stefania Coni Luca Moreschini
 
Guida alla 55a Biennale di Venezia 2013
Guida alla 55a Biennale di Venezia 2013Guida alla 55a Biennale di Venezia 2013
Guida alla 55a Biennale di Venezia 2013
 
Catalogo Aliens Spazio San Giorgio Bologna
Catalogo Aliens Spazio San Giorgio BolognaCatalogo Aliens Spazio San Giorgio Bologna
Catalogo Aliens Spazio San Giorgio Bologna
 

Articoli dedicati al mondo dell'arte pubblicati sul numero di D del 12/07/2013

  • 1. D 14 COVER STORYCOVER STORY pERChé SOnO fEliCEMarinaAbramovic',lapiù celebreprotagonistadi performancechoc, raccontacom’ècambiata: “Orabastaprovocazioni, vogliotrasmettere unanuovaserenità”di Andrea Visconti Foto di Marco Anelli Fotodifotografo Marina Abramovic nella performance Kitchen, messa in scena nel 2009 in Spagna nelle stanze di un ex convento.
  • 2. D 16 COVER STORY S ono felice. Una felicità interiore profon- da che non ho mai provato in vita mia. Lo scriva, ci tengo tanto che si sappia», dice la performance artist MarinaAbramovic´ arriva- ta all’angolo di casa,al termine di una lunga chiacchierata sulla carriera che nell’arco di quarant’anni l’ha portata da Belgrado,dove è nata, fino a NewYork, dove abita e lavora daunaquindicinad’anni.  Di ragioni concrete per essere felice,questa artista fra le più controverse al mondo, celebre per mettersi in scena in ma- ratoneallimitedellatorturafisicaedemotivaoggineavreb- be parecchie: il suo progetto di un “Marina Abramovic´ Institute” sta prendendo  forma nella cittadina di Hudson a nord di NewYork, la piece teatrale Life and Death of Ma- rinaAbramovic˘, che ha scritto con BobWilson, debutterà a dicembre all’Armory di Manhattan, e ha appena messo in cantiere un film sull’attore James Franco... Ma no, non è niente di tutto questo, chiarisce: «La mia felicità non viene dai riconoscimenti o dal fatto che l’istituto sta per diventare realtà.È una felicità che non dipende dalle persone intorno a me.Viene da una profonda trasformazione interiore, co- minciataunpaiod’annifadopolaperformancealMoMA». Si riferisce a The Artist is Presence, una piece che nel 2010 portò per cento giorni al Museum of Modern Art e dalla quale uscì trasformata. Settecentotrentasei ore e trenta minuti seduta immobile e in silenzio su una sedia, avvolta in un lungo abito rosso. Davanti a lei un tavolino spoglio al di là del quale c’era un’altra sedia. A turno, circa mille- quattrocento persone si sono sedute davanti a lei, fissando silenziosamente lo sguardo su quel volto slavo mantenuto senza espressione, da cui scaturiva una corrente d’energia mentale. Ha provato anche Lady Gaga, e la cosa ha fatto notizia. Molti partecipanti hanno reagito all’esperienza emotiva con un attacco di sommesso pianto, e sul web il Marina Abramovic´, nata a Belgrado 66 anni fa, artista di fama internazionate e Leone d’oro alla Biennale di Venezia nel 1997, fotografata quest’anno in Brasile durante la performance Landscape. In alto a sinistra, l’artista in un ritratto di Marco Anelli del 2011. 13 LUGLIO 2013 D 17 Fotodifotografo “Non vedo che bisogno ci sia di definirsi femministe, dal momento che comunque una donna è sempre più forte di un uomo”
  • 3. COVER STORY DaBelgrado aNewYork 1964-1970 Quando lei ha 18 anni i genitori si separano e inizia un lungo periodo di conflitto con la madre, che le impone una disciplina ferrea. Si diploma nel 1970 all’Accademia di Belle Arti di Belgrado. 1976 Si trasferisce ad Amsterdam e incontra l’artista tedesco Uwe Laysiepen, in arte Ulay, col quale inizia un sodalizio professionale umano intensissimo: parlano di se stessi come di «un corpo a due teste» e un’identità sola. 1988 L’addio con Ulay è una performance clamorosa: l’uno e l’altra percorrono a piedi la Grande Muraglia cinese partendo dagli estremi opposti. Quando dopo 2500 km di viaggio solitario si incontrano a metà, il commiato. 1946 Nasce a Belgrado, figlia di una coppia di partigiani titini: il padre, Vojo, eroe nazionale jugoslavo, la madre Danica maggiore dell’esercito e poi direttrice del Museo dell’Arte e della Rivoluzione. 1971-1975 Si sposa con l’artista concettuale Nes˘a Paripovic´ (il matrimonio dura fino al 1976). Tra il 1973 e il 1974 realizza il suo primo ciclo di performance, le violente piece Rythm, «una ricerca sui limiti fisici del dolore». 1977-1987 È il decennio delle performance a due (Relation, Breathing in/out, Imponderabilia) e delle polemiche con il femminismo per l’ideale di simbiosi di coppia che Abramovic´ mette in scena. Qui accanto, la performance Energy Clothes, realizzata nel 2001 a Como. A destra Anima Mundi: la pietà (al Carr Theatre di Amsterdam, 1983) e, sotto, un momento della performance Relation in space, alla Biennale di Venezia nel 1976: Marina Abramovic´ e Ulay correvano nudi per ore in una stanza, mettendo in scena il tema delle identità del maschile e del femminile nella coppia. In alto a destra, ancora l’artista in Ritratto con patate (2008). FotodiJaapDeGraaf-Themahler.com-CharlesGriffin D 19 2010 Porta al MoMA di New York per cento giorni la performance The artist is present, in contemporanea con una retrospettiva del suo lavoro al sesto piano del museo. 2013 In aprile mette in scena all’Opera Ballet di Parigi il Bolero di Ravel. blog con i filmati Marina Abramovic´ made me cry ha fatto altrettanta sensazione. «È come un’opera silenziosa nella quale Abramovic´ è la primadonna», ha scritto esaltando la performance il critico Holland Cotter sulle pagine del New YorkTimes, pur facendo a pezzi nello stesso articolo la re- trospettiva dei lavori dell’artista allestita in contemporanea al sesto piano del museo: «Lì mancano due elementi che definiscono l’arte della performance come mezzo di comu- nicazione:l’imprevedibilità e la natura effimera dell’evento. In mancanza di questi,tutto suona falso». Q uelle 700 ore al MoMA per Abramovic´ sono state una pietra miliare. L’hanno fatta cono- scereaunpubblicopiùvasto,soprattuttogio- vanissimi che fino a quel momento sapevano pocodell’artistachegiàneglianni’70siferiva in scena usando coltelli infilati ritmicamente fre le dita delle mani (Rythm),ballava per ore alritmoossessivodiuntamburoafricanocon la testa avvolta in una sciarpa fino a cadere esausta (Freing the body) o si autoflagellava nuda per poi incidersi una stella sulventreconunrasoio(LipsofThomas). «Èun’artistainter- nazionale fra le più inquietanti», scrisse nel 2003 Maureen Turim sulla rivista Camera Obscura, sottolineando nei lavo- ri della Abramovic´ «forti implicazioni sia per le teorie della psicanalisi che per quelle sul femminismo».Un’affermazio- nechedieciannidopoMarinaancorarespinge:«Quelloche faccio io non ha niente a che vedere col femminismo. Non credocheunadonnadebbasentireilbisognodiproclamar- si femminista quando è comunque più forte dell’uomo». Sono affermazioni che hanno creato col pubblico delle donneunrapportodiodio-amore.Odioperlesuecontinue 1997-2005 Vince il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia nel 1997 con il lavoro Balkan Baroque, sugli orrori della guerra. Nel 2005 Porta al Guggenheim di New York Seven Easy Pieces, ripresa dei suoi primi lavori.
  • 4. 13 LUGLIO 2013 provocazioni, come quando con il tedesco Ulay, suo com- pagno di vita e d’arte per un decennio,arrivò a teorizzare la totale simbiosi;amore per la sua capacità di sentirsi libera e rompere ogni regola,come quando forzò il pubblico a pas- sare per uno spazio stretto fra il suo corpo nudo e quello di Ulay,scegliendoqualesfiorarecolproprio(Imponderabilia). A 66 anni, col suo corpo Abramovic´ ha un rapporto com- plesso. «Durante le mie performance non me ne importa nulladicomeappaio,perchèinquelmomentoilcorponon è altro che uno strumento per diffondere un messaggio. Ma nella vita di tutti giorni ne sono estremanente conscia, semisentotroppograssaosesemivedoinvecchiata.Èuna totale contraddizione, ma una cosa che ho imparato è che le contraddizioni non vanno nascoste».Anche ad accettare i contrasti, dice Marina, è arrivata nelle ore di «immobile energia creativa» al MoMA: «Mi hanno fatto prendere co- scienza che siamo presenze temporanee su questo pianeta. È qualcosa a cui penso ogni giorno e che mi dà molta con- centrazione».Pensiericupiperfettamenteinlineaconl’ani- mo slavo che si è porta dentro dalla nascita nella Belgrado degli anni ’40, figlia di due partigiani comunisti che com- batterono conTito durante la Seconda Guerra mondiale. Marina è cresciuta con tutti i comfort della borghesia rossa yugoslava,ma a 18 anni ha risentito molto della separazio- ne dei genitori. La madre tentò di imporle una disciplina quasi militare, lei si ribellò sposandosi e dopo pochi anni, con una laurea ottenuta all’Accademia delle Belle Arti di Belgrado, trasferendosi da sola ad Amsterdam. «All’ini- zio fu orribile, perchè non ero abituata a essere creativa quando tutto intorno a me era facile. Come artista avevo bisognodisofferenza,disituazionidifficili.Èquelsensodel dramma che noi slavi ci portiamo dentro e che ci influenza in musica, letteratura, poesia». Ne sa qualcosa il suo pub- blico italiano che nel 1997, alla Biennale diVenezia, osser- vò sgomento Abramovic´ su una grande pila di ossa insan- guinate, che lavava con uno spazzolone nel vano tentativo diripuliresimbolicamentegliorroridellaguerrainBosnia. Per la performance,Balkan Baroque,vinse il Leone d’Oro.  D ifficile pensare che MarinaAbramo- vic´ possa avere anche un lato legge- ro. Invece è proprio questo a sor- prendere chi la incontra:ride spesso edigusto(«adorolebarzellettespor- che»), fa battute scanzonate con un forte accento slavo, in un inglese ai confini della grammatica. Più che a parole, comunica con l’energia coltivata in anni di intera- zione spirituale con aborigeni australiani, monaci tibetani, gli sciamani in Brasile.«Le culture indigene mi hanno inse- gnato un rapporto diverso tra corpo ed energia mentale». È la nuova tappa del suo percorso: «Il mio lavoro non è più creare performance artistiche. Ora desidero creare cultu- ra fondendo arte, scienza, spiritualità e nuove tecnologie». Le ridono gli occhi quando mostra sull’Ipad il prototipo del “Marina Abramovic´ Institute” a Hudson, che se tutto andrà come previsto inaugurerà nel 2014.«Ma devo prima trovare20milionididollari,inqualchemodomelacaverò», scherza annunciando che è già partito il fund-raising.Tutto nasce dall’acquisto di un edificio nel centro di Hudson: un teatropoidiventatocinema,poicampodatenniscomunale coperto. «Il progetto è pronto e presto inizieranno i lavori per trasformarlo in un centro aperto non solo ad artisti,ma a tutto il pubblico, che lì potrà vivere l’esperienza dell’arte immateriale».Ivisitatoridovrannoimpegnarsiatrascorrere nell’Istituto almeno sei ore, durante le quali non avranno accesso a nessun oggetto personale, neppure il cellulare o l’orologio. Perderanno la nozione del tempo mentre si sposteranno di sala in sala con indosso camici bianchi, «un abbigliamento per sottolineare che saranno ore di eserci- zi mentali e spirituali, di sperimentazione delle capacità sensoriali, proprio come stare in un laboratorio», spiega la Abramovic´.Quanto a lei,che in passato ha fatto un labora- torio planetario della sua frequentazione di vulcani attivi, di settimane di marcia lungo la Grande Muraglia e full im- mersione per mesi nella foresta brasiliana, in ottobre starà unmeseneldesertodelQatar.«PoitorneròinAmericadove vivo da quindici anni. Ma non vengo qui per creare.Vengo per consegnare le mie idee, senza mai scendere a compro- messi col mercato dell’arte, perchè la mia anima non è in vendita. Amo fare solo le cose che mi interessano. Quello che ora mi interessa è elevare lo spirito umano». COVER STORY “Ilmiolavoroadesso nonèpiùfare performanced’arte, macrearecultura fondendoarte, scienzaetecnologia” Marina Abramovic´ fotografata da Marco Anelli in Brasile (2013).
  • 5. D 84 lavita Èun attimo Ilmaestrodella fotografiadistrada JoelMeyerowitz raccontaaCortona 50annidiarte centratasul“quieora” di Valeria Fraschetti D 85 GRANDI OBIETTIVI I l movimento è tutto. Energia, luce, cellule. È l’essenza della vita e dell’esperienza fotogra- fica». Questa intuizione brilla nei pensieri di Joel da 50 anni. Si accende in lui un giorno del 1963,quandoèunpromettenteartdi- rector dell’East Bronx. Viene spedito dal suo capo a osservare un fotografo scattareimmaginiperunlibrettodicui aveva curato la grafica. Quel fotografo è il gigante Robert Frank. Joel non ne ha mai sentito parlare,ma resta incan- tato da quell’uomo che si muove men- tre fotografa persone che si muovono. «A ogni clic vedevo il picco assoluto di quell’istante». Il giorno stesso Joel ras- segna le dimissioni, prende una mac- china fotografica in prestito e corre nel suo nuovo ufficio:la strada. Joel è quel Joel Meyerowitz (oggi 75 anni) che ha saputo ritagliare alla stre- et photography un posto al di fuori del reportage.L’haelevataadarte.Benché usasseilcolorecomelinguaggioprima- rio,quando questo era ancora snobba- to dai colleghi perché riproponeva il mondotaleequale,senzatrasformarlo, come si riteneva che la “vera” fotogra- fia dovesse fare. Più tardi, Meyerowitz ha anche contribuito a riabilitare il banco ottico in un territorio che non fosse quello del documentario. E ora, dopo mezzo secolo, ha messo insieme ilsuolavoroinunaretrospettivacapace direstituireancoralaforzadiquelgior- New York City, 1975. Pagina accanto, sempre Manhattan, 1965.
  • 6. D 86 no con Robert Frank. In due volumi che condensano i movimenti di cui è stato testimone «nella loro breve ed ef- fimera gloria»,istanti tragici e ironici di vitaquotidiana. Il sunto della sua opera si chiama Ta- king my Time, “Prendere il mio tem- po”. Lo stesso nome che avrà la sua mostra ospitata,dal 18 luglio,all’inter- no del festival di fotografia Cortona On The Move.All’apparenza il titolo stride con l’immagine di un fotografo che la- vorasulfilodel“quieora”.Malasciar- siandareallatentazionedellasemplifi- cazione con Joel Meyerowitz significa sbandare. «Durante la mia carriera, grossomodo ogni sette anni, mi sono concesso del tempo: per rimettere in discussione il mio approccio, il mio metodo», ci racconta, «perché la foto- grafiaèanchestrumentodiscopertadi sestessi».Nelfrattempo,ancheilsenso dellafotografiastessaècambiato:«Ne- gli anni 70 era considerata come una forma di artigianato, di commercio». Poi,è arrivata la sua promozione a for- ma d’arte e, infine, l’era del sospetto perl’immagine,acausadiinternet:«Se Cartier-Bresson scattasse nella Parigi di oggi, rischierebbe di essere fermato dallapolizia:quandolagentescopredi essere immortalata da una macchina fotografica,specie di un anziano come me, pensa al peggio: allo sberleffo sul web,quando non alla pedofilia». Un percorso di riflessioni ed evolu- zionicheemergenelle600immagi- ni(molteinedite)delsuolibro.Dal- le celebri foto nelle strade della New Yorkanni60,aquelleingrandeforma- to, più riflessive, dei paesaggi di Cape Cod,passando per quelle“più sociali” e, per molti più note, di Ground Zero. Nei giorni dopo l’11/9 è stato l’unico fotografo ad avervi accesso illimita- to. Eppure anche lì, in quel cratere di morte e umiliazione, dice, «non ho smesso di vedere il mestiere come un’arteottimistache,nell’attimoincui dai lo scatto,ti fa pensare“Yes”,sì!». Perché per Meyerowitz il medium è senz’altro il messaggio. «La fotografia mi tiene in contatto con l’umanità», amaripetere.«Èunaformadicomuni- cazione che permette agli esseri umani di sentirsi più vicini». Non è l’estetica, quindi,l’ingredientechefaparlareuno scatto, ma il suo potenziale demiurgi- co. «Una buona foto è una capsula del tempo: deve trasportarci in quell’esat- tomomentoincuièstatascattata,con- nettere la nostra identità con quell’i- stante e insegnarci qualcosa». Questa «ricerca di una profondità che porti ad elevare le persone» ora la sta focalizzando in un progetto che è già nel nome: Elements, un approfondi- mento sui fenomeni che governano le nostre vite. L’idea gli è venuta mentre era a Colonia,in Germania,in una ca- mera dai muri trasparenti interrata ai bordi in una piscina olimpionica: «Ho guardato l’enorme esplosione di bolle prodotta dal tuffo degli atleti. E sono rimasto lì, a osservarla ancora e anco- ra».E così ha iniziato a voler andare «al cuore di ciò che visibile».Uno sforzo al quale si sta dedicando anche ora che ha lasciato, per qualche mese, la sua NewYorkperunafattoriadiBuoncon- vento,nel senese. Paesaggi, città, persone sono stati fis- sati dal suo sguardo affamato,seppure con approcci diversi. Quale filo invisi- biletieneinsiemeisuoi50annidilavo- ro?«Iltentativodisetacciarelabellezza contenuta nell’effimero», confida. E ti rendi conto che, nonostante gli anni, Joel Meyerowitz porta con sé le trac- ce del ragazzino del Bronx che è stato, figlio di un piccolo commerciante di origini ebraiche che, in quel quartiere che era un proscenio su cui sfilavano l’ironiaelatragediadellavita,glihain- segnato a osservare il mondo come un caleidoscopio di rivelazioni. New York City, 1976. Pagina accanto, un parco nel Bronx, 1967 e, foto grande, Parigi, sempre nel 1967. D 87 CORTONA SI MUOVE Il Viaggio sarà declinato in ogni forma al festival di fotografia Cortona On the Move 2013. Dal 18/7 al 29/9, corti e vicoli della cittadina saranno animati da racconti e immagini dei viaggiatori per eccellenza, i fotografi. Giunto alla III edizione, il festival ospiterà mostre di artisti importanti: Joel Meyerowitz, Christian Luz, Zed Nelson. E workshop, proiezioni, letture di portfolio arricchiranno un programma che prevede anche l’assegnazione del premio On the Move, che quest’anno sceglierà il miglior lavoro fotografico sul tema Happiness on the move, felicità in movimento. Italiani on the move è invece il nome della novità 2013 per i turisti desiderosi di condividere un’esperienza di viaggio fatta entro il 1999. Pubblicate sul sito di Repubblica, media partner dell’evento, le oltre 1500 foto inviate dai 500 partecipanti daranno vita a una mostra del festival. «Non ho mai smesso di vedere il mestiere come un’arte ottimista, che ti fa dire mentre scatti: “Sì!”»