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MACHIAVELLI
“Il Principe”
Il De Principatibus, di Niccolò Machiavelli,
titolo latino, ma, scritto in volgare ma
divenuto ben più noto come ‘’Il Principe’’.
Nel Febbraio del 1513, sospettato di far
parte di una congiura antimedicea,
Machiavelli, viene imprigionato e messo
sotto tortura. Il mese seguente, dopo essere
stato liberato, si ritira in una villa di
campagna, l’ ‘’albergaccio’’, poco a sud di
Firenze in cui compone il principe.
Trattato di dottrina politica dove designa
l’immagine ideale del Principe, dedicato a
Lorenzo De’ Medici, nipote del grande Lorenzo Il
Magnifico. Il nipote del grande Lorenzo non era
però all’altezza del nonno; sembra che quando gli
fu regalato il manoscritto del Principe, che fu
pubblicato solo dopo la morte del Magnifico, un
signoretto gli regalò un paio di cani, e Lorenzo fu
molto più contento di questo regalo, piuttosto
che del Principe, con grande delusione del
Machiavelli.
Con Machiavelli inizia ‘’ una commedia umana’’ gli
uomini agiscono, per movimenti, per passioni, per
meccanismi che sono propri, e che andranno capiti,
perché se si vorrà agire in maniera efficace e bisognerà
stare dietro alla verità effettuale della cosa, e non
l’ideale, quindi, non propone al principe le virtù morali,
ma quei mezzi che possono consentirgli effettivamente
la conquista e il mantenimento dello Stato. Inoltre, il
“Principe” è stato scritto sotto l’urgenza immediata di
una situazione gravissima, la catastrofica crisi italiana,
nella quale le vicende sono legate alla storia delle
grandi monarchie europee, soprattutto Francia e
Spagna.
Egli presenta il metodo secondo il quale
porterà avanti la propria analisi del
Principe e cioè adotterà ‘’un metodo’’ di tipo
empirico prendendo in considerazione
l’esperienza diretta che ha vissuto nella
vita politica, ma anche quella indiretta che
può essere acquisita dagli antichi,
attraverso lo studio dei classici, dai quali
emerge un mondo autonomo di leggi della
politica, infatti Machiavelli è lo scopritore
della scienza politica.
Machiavelli cerca di spiegare come un regnante possa
governare i territori che sono entrati a far parte del proprio
dominio, e, con essi, i loro abitanti, sottolineandone le
differenze con la repubblica.
Per Machiavelli il principato è una forma di governo
transitoria e d’eccezione, indispensabile solo in determinate
circostanze.
Nell’opera, l’autore analizza 3 diversi tipi di
principato:
• Egli distingue due tipi di principati misti: simili e vicini per
usanze al principato conquistatore e quelli lontani e diversi
,che sono i più difficili, ed è questo che il Machiavelli
appoggia e consiglia nonostante esso sia il più difficile da
mantenere.
IL PRINCIPATO
MISTO
(Principatibus
mixtis)
• Un principato si definisce nuovo se, a seguito di una
conquista o di un colpo di stato, la famiglia reggente viene
sovrastata da un’altra famiglia altrettanto potente. Queste
famiglie sono solitamente guidate da un principe, o
governati da un esercito, o liberi, o guidati dalla fortuna e
dalla virtù
IL PRINCIPATO
NUOVO
• Negli stati ereditari, vi è un’unica stirpe che governa il
territorio per molto tempo. In questi tipi di principato, le
difficoltà sono minori rispetto al principato nuovo.
IL PRINCIPATO
EREDITARIO
(Principatibus
hereditariis)
Il tipo di governo che Machiavelli appoggia e consiglia è
il Principato Misto, nonostante esso sia il più difficile da
mantenere. Secondo Machiavelli, il miglior modo per
mantenere questo tipo di principato, è che vengano
create delle colonie in cui il principe deve risiedere,
inoltre, quest’ultimo deve ottenere la fiducia dal nuovo
popolo in quanto, un popolo in armi può respingere
anche il più agguerrito degli eserciti.
Gli Eserciti
-mercenario
-ausiliario
L’esercito mercenario viene giudicato
negativamente da Machiavelli, perché essi
combattono solo per denaro e questa è una
delle cause principali della debolezza degli
Stati italiani,di conseguenza,per lui, la forza di
uno Stato sta nel poter contare su armi
proprie,un esercito che combatta per
difendere i loro averi e la loro vita stessa.
Le armi ausiliari (cioè le forze militari)
sono inutili e pericolose, perché infedeli
e pavide: prova ne è stato, in Italia, il
loro dissolversi al primo assalto dello
straniero.
Le milizie mercenarie non danno alcun
affidamento, ma anzi sono viste da
Machiavelli come la causa della crisi italiana.
Sono dunque necessarie milizie cittadine, e la
difesa dello Stato deve essere affidata a
coloro che lo formano.
-proprio
L’esercito può essere:
Eserciti secondo Machiavelli
VS
Eserciti oggi
Machiavelli sosteneva che le
milizie dovevano essere
formate da cittadini dello
stato, i quali, difficilmente si
vendono, poiché difendono i
propri interessi. Invece è
molto facile essere traditi dai
soldati mercenari, i quali si
vendono al miglior offerente,
dal momento che
combattono solo per denaro.
L'esercito è il complesso delle
forze armate di uno stato. Il
superamento di organizzazioni
sociali, nelle quali l'uso
individuale e collettivo della forza
spettava a tutti i membri del
gruppo, portò alla formazione di
eserciti come organizzazioni
autonome, con caratteristiche
differenti da popolo a popolo.
Le virtù del principe ( cap. XV )
Il principe di Machiavelli è totalmente opposto al principe tradizionale
il quale dà sempre fede alla parola data e dice sempre la verità. Egli è
consapevole di allontanarsi dalla tradizione del piano politico
precedente (il principe deve agire secondo la morale) ,ma egli vuole
scrivere “cosa utile a chi la intenda” cioè vuole essere d’aiuto
,attraverso la sua opera ,al principe che vuole fondare lo stato dove
non esiste (Italia). Di conseguenza il principe deve:
Imitare il comportamento di grandi uomini a lui contemporanei o del passato
Allontanarsi dai vizi.
Far credere di avere le qualità giuste per governare.
Mostrare la necessità di un governo per il benessere del popolo .
Conoscere l’arte della guerra.
Saper usare quando serve forza e violenza.
Essere prudente.
Cercare consiglio solo quando è necessario .
Essere “simulatore e dissimulatore”.
Usare la virtù per controllare la fortuna.
Essere forte come un leone e furbo come una volpe.
Andare in chiesa per migliorare l’immagine .
Essere amato e soprattutto temuto dai sudditi!
Virtù e fortuna per il Machiavelli
I nuovi stati si costituiscono o con la
virtù o con la fortuna.
VIRTU’: Capacità di conquistare e
mantenere un Stato.
FORTUNA: Forza che, razionale o irrazionale
che sia, può essere controllata dal principe per il
buon funzionamento dello Stato.
Morale e politica per il Machiavelli
Secondo il Machiavelli ,la morale e la politica devono
essere divise perché per governare al meglio lo stato
a volte sono necessarie azioni immorali . Machiavelli
non è indifferente alla morale, a rimane fedele alla
realtà (in quel periodo l’Italia era sottomessa allo
straniero, proprio per questo necessitava di un
monarca) così,come i Romani nominavano un
dittatore nei tempi di profonda crisi per la
Repubblica.
Riflessioni ed osservazioni
apportate alla realtà di oggi …
Possiamo affermare che “IL PRINCIPE”, a primo
impatto, possa suscitare un certo scalpore, per il
tema della scissione fra politica e morale. Ma ciò, al
tempo di Machiavelli, era inevitabile: l’Italia era
occupata dallo straniero e qualsiasi governante era
privo di morale e ogni Stato andava verso lo sfacelo.
Il principe di Machiavelli è si privo di morale, ma le
sue azioni sono rivolte al bene dello Stato (per
questo è stata attribuita al Machiavelli l’espressione
“Il fine giustifica i mezzi”).
“IL FINE GIUSTIFICA I MEZZI”
La famosa massima “il fine giustifica i mezzi” è attribuita il più delle
volte a Machiavelli non è stata mai esplicitamente pronunciata dal
segretario fiorentino (così come Sherlock Holmes mai nei suoi libri
ha pronunciato “Elementare Watson”) ma tutto è dovuto
all’immaginario collettivo ma, il fine giustifica i mezzi solo se il fine è
moralmente degno e il contesto storico lo richiede. Il fine di cui parla
è la creazione di una potenza politica che possa offrire ai suoi
cittadini una certa stabilità; un principato ,insomma che possa offrire
certezza e protezione (come avveniva in Inghilterra e in Francia) nel
caos dell’Italia Rinascimentale . Effettivamente egli amava la libertà
,la Repubblica, sognava una città fatta di uomini liberi e plasmata
sugli antichi valori Romani. Oggi, forse, questo aggettivo
machiavellico viene sprecato o usato per indicare furbizie di
qualsiasi genere in qualsiasi ceto della società allora ,si giustificano i
mezzi, ma dov’è il fine? ...
… L’odiernogoverno italiano,afferma che tutte le azioni dello Stato non devono essere
prive di morale. Nonostante ciò, troppo spesso si sente parlare di corruzione,
concussione, frode, evasione fiscale, e tutto ciò che fino a oggi ha logoratol’Italia.
Pensiamo che, arrivatia questo punto,allora , sia giusto dividere politicae morale, pur di
raggiungereil bene dello Stato? Dopotutto una scissione simile è già avvenutain passato,
attraversoi Patti Lateranensi: libero Stato in libera Chiesa.
Capitolo XXVI: “Exhortatio ad capessandam Italiam in liberatemque a
barbaris vindicandam.”
L'autore si rivolge direttamente alla famiglia Medici cui l'opera è dedicata ed
esorta i signori di Firenze a prendere la testa di un non meglio precisato
movimento di riscossa nazionale per scacciare i domini stranieri dal suolo
italiano, riunificando così politicamente la Penisola sotto il loro potere. Con tono
acceso e a tratti "profetico“. Machiavelli esprime tutto il suo disprezzo per il
"barbaro dominio" degli Stati stranieri e invoca l'intervento dei Medici a
restituire la libertà agli italiani. Scrive una lettera dedicatoria a Lorenzo de'
Medici. (capitolo XXVI). Essa è una appassionata e retorica esortazione ai
signori di Firenze perché si mettano alla testa di un moto di riscossa nazionale
e guidino una sorta di ribellione armata contro gli eserciti stranieri. Il testo ha un
tono vibrante,meno razionale e più passionale, con un largo uso di immagini
bibliche e religiose (a cominciare dal paragone tra la situazione italiana e quella
dei popoli ebraico, persiano e ateniese che trovarono in Mosè, Ciro e Teseo i
loro condottieri e salvatori) e assumendo a tratti un tono profetico, che individua
appunto nella "casa" medicea la famiglia in grado di guidare gli italiani contro gli
stranieri visti come "barbari" e responsabili delle "piaghe" che affliggono il
Paese, bisognoso di cure come un malato in fase avanzata.
L'egemonia degli Stati stranieri in Italia
agli inizi del Cinquecento viene definita
un "barbaro dominio" che "puzza" a tutti
gli abitanti della Penisola, con un
implicito paragone tra l'Italia "schiava"
del XVI sec. e quella del periodo romano
che imponeva la sua supremazia su
tutto il mondo, tema derivato in parte da
Dante e in parte dalla canzone
“All’Italia” di Petrarca ai signori italiani,
da cui Machiavelli trae alcuni versi posti
come conclusione del capitolo e
dell'opera. “Italia mia, benché ‘l parlar
sia indarno.” Probabilmente questo
capitolo ha un intento celebrativo nei
confronti della famiglia medicea da cui
Machiavelli sperava di essere richiamato
alla politica attiva. Allora forse possiamo
affermare che probabilmente oggi, come
ieri, la politica è l’unico strumento in
grado di tenerci uniti e offrirci un futuro
migliore. Altrimenti regnerebbe come
dice Darwin: “La legge del più forte sul
più debole”. Ma noi ci chiediamo dov’è il
nostro Principe in grado di risollevare
l’Italia dell’attuale crisi economica?
CONSIDERAZIONI
Machiavelli afferma che la morale non deve
caratterizzare uno stato perché viene considerata una
“distrazione”. Infatti il principe deve ottenere ciò che
vuole non interessandosene del modo in cui lo fa.
Invece,nello stato moderno, la morale è parte
integrante di esso. A nostro parere, la morale deve
essere distaccata dallo stato. Infatti un governatore
non deve tener conto dei modi e dei mezzi ma pensare
solo allo stato e a governarlo responsabilmente.
REALIZZATO DALLA CLASSE
3°A.
Liceo delle “Scienze Umane” –
Guglionesi .
La classe, divisa in gruppi, ha svolto le
seguenti tematiche:
• Primo gruppo: “Perché scrive l’opera?”
• Secondo gruppo: “I vari tipi di principato”
• Terzo gruppo: “Distinzione dei tre ordini militari”
• Quarto gruppo: “Motivazione di lode o di vitupero
per i principi”
• Quinto gruppo: “Esortazione finale ai Medici”

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Machiavelli

  • 2. Il De Principatibus, di Niccolò Machiavelli, titolo latino, ma, scritto in volgare ma divenuto ben più noto come ‘’Il Principe’’. Nel Febbraio del 1513, sospettato di far parte di una congiura antimedicea, Machiavelli, viene imprigionato e messo sotto tortura. Il mese seguente, dopo essere stato liberato, si ritira in una villa di campagna, l’ ‘’albergaccio’’, poco a sud di Firenze in cui compone il principe.
  • 3. Trattato di dottrina politica dove designa l’immagine ideale del Principe, dedicato a Lorenzo De’ Medici, nipote del grande Lorenzo Il Magnifico. Il nipote del grande Lorenzo non era però all’altezza del nonno; sembra che quando gli fu regalato il manoscritto del Principe, che fu pubblicato solo dopo la morte del Magnifico, un signoretto gli regalò un paio di cani, e Lorenzo fu molto più contento di questo regalo, piuttosto che del Principe, con grande delusione del Machiavelli.
  • 4. Con Machiavelli inizia ‘’ una commedia umana’’ gli uomini agiscono, per movimenti, per passioni, per meccanismi che sono propri, e che andranno capiti, perché se si vorrà agire in maniera efficace e bisognerà stare dietro alla verità effettuale della cosa, e non l’ideale, quindi, non propone al principe le virtù morali, ma quei mezzi che possono consentirgli effettivamente la conquista e il mantenimento dello Stato. Inoltre, il “Principe” è stato scritto sotto l’urgenza immediata di una situazione gravissima, la catastrofica crisi italiana, nella quale le vicende sono legate alla storia delle grandi monarchie europee, soprattutto Francia e Spagna.
  • 5. Egli presenta il metodo secondo il quale porterà avanti la propria analisi del Principe e cioè adotterà ‘’un metodo’’ di tipo empirico prendendo in considerazione l’esperienza diretta che ha vissuto nella vita politica, ma anche quella indiretta che può essere acquisita dagli antichi, attraverso lo studio dei classici, dai quali emerge un mondo autonomo di leggi della politica, infatti Machiavelli è lo scopritore della scienza politica.
  • 6. Machiavelli cerca di spiegare come un regnante possa governare i territori che sono entrati a far parte del proprio dominio, e, con essi, i loro abitanti, sottolineandone le differenze con la repubblica. Per Machiavelli il principato è una forma di governo transitoria e d’eccezione, indispensabile solo in determinate circostanze. Nell’opera, l’autore analizza 3 diversi tipi di principato:
  • 7. • Egli distingue due tipi di principati misti: simili e vicini per usanze al principato conquistatore e quelli lontani e diversi ,che sono i più difficili, ed è questo che il Machiavelli appoggia e consiglia nonostante esso sia il più difficile da mantenere. IL PRINCIPATO MISTO (Principatibus mixtis) • Un principato si definisce nuovo se, a seguito di una conquista o di un colpo di stato, la famiglia reggente viene sovrastata da un’altra famiglia altrettanto potente. Queste famiglie sono solitamente guidate da un principe, o governati da un esercito, o liberi, o guidati dalla fortuna e dalla virtù IL PRINCIPATO NUOVO • Negli stati ereditari, vi è un’unica stirpe che governa il territorio per molto tempo. In questi tipi di principato, le difficoltà sono minori rispetto al principato nuovo. IL PRINCIPATO EREDITARIO (Principatibus hereditariis)
  • 8. Il tipo di governo che Machiavelli appoggia e consiglia è il Principato Misto, nonostante esso sia il più difficile da mantenere. Secondo Machiavelli, il miglior modo per mantenere questo tipo di principato, è che vengano create delle colonie in cui il principe deve risiedere, inoltre, quest’ultimo deve ottenere la fiducia dal nuovo popolo in quanto, un popolo in armi può respingere anche il più agguerrito degli eserciti.
  • 9. Gli Eserciti -mercenario -ausiliario L’esercito mercenario viene giudicato negativamente da Machiavelli, perché essi combattono solo per denaro e questa è una delle cause principali della debolezza degli Stati italiani,di conseguenza,per lui, la forza di uno Stato sta nel poter contare su armi proprie,un esercito che combatta per difendere i loro averi e la loro vita stessa. Le armi ausiliari (cioè le forze militari) sono inutili e pericolose, perché infedeli e pavide: prova ne è stato, in Italia, il loro dissolversi al primo assalto dello straniero. Le milizie mercenarie non danno alcun affidamento, ma anzi sono viste da Machiavelli come la causa della crisi italiana. Sono dunque necessarie milizie cittadine, e la difesa dello Stato deve essere affidata a coloro che lo formano. -proprio L’esercito può essere:
  • 10. Eserciti secondo Machiavelli VS Eserciti oggi Machiavelli sosteneva che le milizie dovevano essere formate da cittadini dello stato, i quali, difficilmente si vendono, poiché difendono i propri interessi. Invece è molto facile essere traditi dai soldati mercenari, i quali si vendono al miglior offerente, dal momento che combattono solo per denaro. L'esercito è il complesso delle forze armate di uno stato. Il superamento di organizzazioni sociali, nelle quali l'uso individuale e collettivo della forza spettava a tutti i membri del gruppo, portò alla formazione di eserciti come organizzazioni autonome, con caratteristiche differenti da popolo a popolo.
  • 11. Le virtù del principe ( cap. XV ) Il principe di Machiavelli è totalmente opposto al principe tradizionale il quale dà sempre fede alla parola data e dice sempre la verità. Egli è consapevole di allontanarsi dalla tradizione del piano politico precedente (il principe deve agire secondo la morale) ,ma egli vuole scrivere “cosa utile a chi la intenda” cioè vuole essere d’aiuto ,attraverso la sua opera ,al principe che vuole fondare lo stato dove non esiste (Italia). Di conseguenza il principe deve: Imitare il comportamento di grandi uomini a lui contemporanei o del passato Allontanarsi dai vizi. Far credere di avere le qualità giuste per governare. Mostrare la necessità di un governo per il benessere del popolo . Conoscere l’arte della guerra. Saper usare quando serve forza e violenza. Essere prudente. Cercare consiglio solo quando è necessario . Essere “simulatore e dissimulatore”. Usare la virtù per controllare la fortuna. Essere forte come un leone e furbo come una volpe. Andare in chiesa per migliorare l’immagine . Essere amato e soprattutto temuto dai sudditi!
  • 12. Virtù e fortuna per il Machiavelli I nuovi stati si costituiscono o con la virtù o con la fortuna. VIRTU’: Capacità di conquistare e mantenere un Stato. FORTUNA: Forza che, razionale o irrazionale che sia, può essere controllata dal principe per il buon funzionamento dello Stato.
  • 13. Morale e politica per il Machiavelli Secondo il Machiavelli ,la morale e la politica devono essere divise perché per governare al meglio lo stato a volte sono necessarie azioni immorali . Machiavelli non è indifferente alla morale, a rimane fedele alla realtà (in quel periodo l’Italia era sottomessa allo straniero, proprio per questo necessitava di un monarca) così,come i Romani nominavano un dittatore nei tempi di profonda crisi per la Repubblica.
  • 14. Riflessioni ed osservazioni apportate alla realtà di oggi … Possiamo affermare che “IL PRINCIPE”, a primo impatto, possa suscitare un certo scalpore, per il tema della scissione fra politica e morale. Ma ciò, al tempo di Machiavelli, era inevitabile: l’Italia era occupata dallo straniero e qualsiasi governante era privo di morale e ogni Stato andava verso lo sfacelo. Il principe di Machiavelli è si privo di morale, ma le sue azioni sono rivolte al bene dello Stato (per questo è stata attribuita al Machiavelli l’espressione “Il fine giustifica i mezzi”).
  • 15. “IL FINE GIUSTIFICA I MEZZI” La famosa massima “il fine giustifica i mezzi” è attribuita il più delle volte a Machiavelli non è stata mai esplicitamente pronunciata dal segretario fiorentino (così come Sherlock Holmes mai nei suoi libri ha pronunciato “Elementare Watson”) ma tutto è dovuto all’immaginario collettivo ma, il fine giustifica i mezzi solo se il fine è moralmente degno e il contesto storico lo richiede. Il fine di cui parla è la creazione di una potenza politica che possa offrire ai suoi cittadini una certa stabilità; un principato ,insomma che possa offrire certezza e protezione (come avveniva in Inghilterra e in Francia) nel caos dell’Italia Rinascimentale . Effettivamente egli amava la libertà ,la Repubblica, sognava una città fatta di uomini liberi e plasmata sugli antichi valori Romani. Oggi, forse, questo aggettivo machiavellico viene sprecato o usato per indicare furbizie di qualsiasi genere in qualsiasi ceto della società allora ,si giustificano i mezzi, ma dov’è il fine? ...
  • 16. … L’odiernogoverno italiano,afferma che tutte le azioni dello Stato non devono essere prive di morale. Nonostante ciò, troppo spesso si sente parlare di corruzione, concussione, frode, evasione fiscale, e tutto ciò che fino a oggi ha logoratol’Italia. Pensiamo che, arrivatia questo punto,allora , sia giusto dividere politicae morale, pur di raggiungereil bene dello Stato? Dopotutto una scissione simile è già avvenutain passato, attraversoi Patti Lateranensi: libero Stato in libera Chiesa.
  • 17. Capitolo XXVI: “Exhortatio ad capessandam Italiam in liberatemque a barbaris vindicandam.” L'autore si rivolge direttamente alla famiglia Medici cui l'opera è dedicata ed esorta i signori di Firenze a prendere la testa di un non meglio precisato movimento di riscossa nazionale per scacciare i domini stranieri dal suolo italiano, riunificando così politicamente la Penisola sotto il loro potere. Con tono acceso e a tratti "profetico“. Machiavelli esprime tutto il suo disprezzo per il "barbaro dominio" degli Stati stranieri e invoca l'intervento dei Medici a restituire la libertà agli italiani. Scrive una lettera dedicatoria a Lorenzo de' Medici. (capitolo XXVI). Essa è una appassionata e retorica esortazione ai signori di Firenze perché si mettano alla testa di un moto di riscossa nazionale e guidino una sorta di ribellione armata contro gli eserciti stranieri. Il testo ha un tono vibrante,meno razionale e più passionale, con un largo uso di immagini bibliche e religiose (a cominciare dal paragone tra la situazione italiana e quella dei popoli ebraico, persiano e ateniese che trovarono in Mosè, Ciro e Teseo i loro condottieri e salvatori) e assumendo a tratti un tono profetico, che individua appunto nella "casa" medicea la famiglia in grado di guidare gli italiani contro gli stranieri visti come "barbari" e responsabili delle "piaghe" che affliggono il Paese, bisognoso di cure come un malato in fase avanzata.
  • 18. L'egemonia degli Stati stranieri in Italia agli inizi del Cinquecento viene definita un "barbaro dominio" che "puzza" a tutti gli abitanti della Penisola, con un implicito paragone tra l'Italia "schiava" del XVI sec. e quella del periodo romano che imponeva la sua supremazia su tutto il mondo, tema derivato in parte da Dante e in parte dalla canzone “All’Italia” di Petrarca ai signori italiani, da cui Machiavelli trae alcuni versi posti come conclusione del capitolo e dell'opera. “Italia mia, benché ‘l parlar sia indarno.” Probabilmente questo capitolo ha un intento celebrativo nei confronti della famiglia medicea da cui Machiavelli sperava di essere richiamato alla politica attiva. Allora forse possiamo affermare che probabilmente oggi, come ieri, la politica è l’unico strumento in grado di tenerci uniti e offrirci un futuro migliore. Altrimenti regnerebbe come dice Darwin: “La legge del più forte sul più debole”. Ma noi ci chiediamo dov’è il nostro Principe in grado di risollevare l’Italia dell’attuale crisi economica?
  • 19. CONSIDERAZIONI Machiavelli afferma che la morale non deve caratterizzare uno stato perché viene considerata una “distrazione”. Infatti il principe deve ottenere ciò che vuole non interessandosene del modo in cui lo fa. Invece,nello stato moderno, la morale è parte integrante di esso. A nostro parere, la morale deve essere distaccata dallo stato. Infatti un governatore non deve tener conto dei modi e dei mezzi ma pensare solo allo stato e a governarlo responsabilmente.
  • 20. REALIZZATO DALLA CLASSE 3°A. Liceo delle “Scienze Umane” – Guglionesi .
  • 21. La classe, divisa in gruppi, ha svolto le seguenti tematiche: • Primo gruppo: “Perché scrive l’opera?” • Secondo gruppo: “I vari tipi di principato” • Terzo gruppo: “Distinzione dei tre ordini militari” • Quarto gruppo: “Motivazione di lode o di vitupero per i principi” • Quinto gruppo: “Esortazione finale ai Medici”