1. ATTUALITÀ
Popolazione in calo nel 2100
SALUTE
Epatite C: l’obiettivo dell’OMS
è eliminare il virus entro il 2030
AZIENDE DEL GRUPPO
H-Digital: creatività, sviluppo
tecnologico e sicurezza
informatica in un’unica entità
il periodico di informazione sulla sanità integrativa
luglio
agosto 2020
Anno VII
N°38
teleriabilitazionecome terapia per la
SINDROME di
MOEBIUS
PARLIAMO DI...
Mancinismo
La
2. ABBIAMO LA RISPOSTA PRONTA
Health Assistance fornisce le soluzioni più qualificate in ambito di salute integrativa, servizi sociali e
assistenza sanitaria, per privati e aziende. Siamo un Service Provider indipendente sul mercato
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del Welfare Aziendale e privato. Per offrirti il meglio, abbiamo stipulato accordi e convenzioni con
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Assicurazione, nonché Cooperative, Società di Servizi, strutture sanitarie e liberi professionisti.
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intendano candidarsi al convenzionamento
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3. sommario
attualità
benessere
salute
parliamo di...
mancinismo
aziende del gruppo
health italia
lo specialista
rispondein evidenza
pag. 22
pag. 06
pag. 16
pag. 38
pag. 30
pag. 42
pag. 60
pag. 46
pag. 52
pag. 56
pag. 05 - Editoriale
pag. 12
Popolazione mondiale
in calo nel 2100, urgente
una revisione delle politiche
sanitarie
Epatite C: conosci, previeni,
fai il test, curati. L’obiettivo
dell’OMS è quello si eliminare
il virus entro il 2030
Responsabilità sociale:
Health Italia si racconta
nel primo Bilancio di
Sostenibilità
H-Digital: un passo avanti,
sempre
Acqua Pradis festeggia i
successi sportivi della Totti
Sporting Club
I mancini, una popolazione
(quasi) estinta. Da mano
del diavolo a virtù, tutte le
letture del mancinismo
Come curare la pelle dopo
l’abbronzatura
Capelli distrutti dopo
l’estate? Le regole da seguire
per rimetterli in sesto!
Mascherine, proteggersi
con stile
Aiuto umanitario,
necessario un intervento
concreto dell’Unione Europea
Sindrome di Moebius:
con la teleriabilitazione
i bimbi ritrovano il
sorriso
5. E
DI
TO
RIA
LE
RICOMINCIAMO DALLA SANITÀ
È innegabile che la tragedia pandemica che il mondo sta vivendo richieda un ripensamento approfondito
delle priorità che qualsiasi comunità nazionale ed internazionale debba esercitare per garantire la tutela
della vita e della salute dei propri cittadini, elemento base della genesi sociale di qualunque comunità
esistente.
Lo sviluppo tecnologico, l’innovazione, la crescita finanziaria, l’evoluzione stessa della specie umana
rimangono concetti privi di contenuto se, in tutto il mondo, non siamo in grado di preservare il diritto alla
vita ed alla salute di tutti gli individui, vita e salute che il Covid-19 ha messo a dura prova.
Darsi nuove priorità significa avere la capacità di interpretare correttamente i segnali che le grandi
tragedie dell’umanità storicamente hanno rappresentato in modo chiaro ed inequivocabile e la capacità
di rinascita del sistema passa attraverso questo semplice concetto, come sempre è avvenuto nella storia.
È, quindi, evidente a chiunque che la principale priorità che l’attuale pandemia richiede è quella diretta a
mettere in campo tutti i sistemi possibili e tutti i modelli più evoluti per salvaguardare la salute e la vita,
realizzando rapidamente un sistema sanitario internazionale adeguato a fronteggiare malattie, epidemie,
emergenze sanitarie, criticità mediche.
Diviene quindi indispensabile progettare un nuovo sistema sociale iniziando dal settore della sanità in
senso allargato, che significa operare un modello nel quale il concetto guida sia la difesa della specie
umana, formando medici preparati, specializzando infermieri competenti, realizzando strutture sanitarie
adeguate, progettando strumenti sempre più evoluti e creando nuove tecnologie che funzionalizzino il
sistema.
In questo contesto il nostro paese, che da sempre ha avuto un modello sanitario preso ad esempio
nel mondo in quanto fondato sul rispetto sociale di ogni individuo, può essere all’avanguardia, se non
addirittura fare da elemento trainante.
Il trascorrere del tempo sta evidenziando sempre più, dopo un iniziale smarrimento, alcuni errori
interpretativi e alcune prese di posizione inadeguate, come il sistema sanitario del paese Italia, seppur
colpito tra i primi, abbia risposto meglio di molti altri, come i numeri di contagi e decessi, anche a
confronto di paesi considerati più ricchi, evoluti, sviluppati.
Questo perché il nostro sistema sanitario è sempre stato fondato su una duplice caratura: un’assistenza
sanitaria pubblica diffusa affiancata da un’assistenza sanitaria integrativa sempre più in fase di crescita.
Se si esaminano con adeguata capacità prospettica gli elementi fondanti del nostro sistema sanitario
diviene evidente come il valore sociale che lega l’obiettivo principale della sanità pubblica, la salvaguardia
dei cittadini, all’obiettivo principale delle forme di sanità integrativa quali quelle esercitate da Fondi
Sanitari, Società Generali di Mutuo Soccorso e Casse di Assistenza Sanitaria, la salvaguardia dei propri
associati, sia rappresentato da due concetti complementari e compatibili.
Esercitare compiutamente un modello performante di sanità integrativa significa esclusivamente, a
fronte dell’impossibilità dello Stato di sostenere integralmente il sistema sanitario per gli illimitati
investimenti continui necessari in sviluppo tecnologico, ricerca, organizzazione, raggiungere l’obiettivo
di realizzare, tramite la complementarietà sociale ed operativa tra sanità pubblica e sanità integrativa, un
sistema sanitario universale.
Mantenere e migliorare l’efficienza del sistema sanitario pubblico garantito dallo Stato e l’efficacia
del sistema sanitario integrativo fornito dagli enti di sanità integrativa diviene quindi un obiettivo
imprescindibile sia da un punto di vista sanitario che sociale ed economico.
Un sistema sanitario che garantisca pubblicamente la difesa delle fasce più deboli della popolazione,
la ricerca, la formazione universitaria e lo sviluppo tecnologico unitamente ad un sistema sanitario
integrativo che investa sulla tecnologia, sui modelli, sulla prossimità delle cure, sono sicuramente la
nuova frontiera sociale.
Razionalizzare ed organizzare in una logica di efficienza la sanità pubblica nonché sostenere e rafforzare
in una logica di efficacia la sanità integrativa dovrà essere il concetto guida per il futuro, in modo che,
avendo anche la capacità politica di sviluppare un trait d’union sanitario con gli altri paesi, si possa
confermare il ruolo trainante che l’Italia ha avuto e potrà avere, anche internazionalmente, in campo
sanitario.
Solo in questo modo tecnologie evolute quali la Telemedicina, servizi sanitari adeguati e mirati,
accessibilità alle cure, prossimità delle prestazioni, diritto alla salute avranno un senso, uno scopo
preciso, un risultato adeguato.
Sostanzialmente la crisi pandemica ha determinato una situazione critica e per uscirne dobbiamo avere
la forza di ripensare agli errori commessi e seguire nuove strade, ricominciando dalla sanità.
Milanese,homaturatoun’esperienza
ultraventennalenelsettoreassicurativo
efinanziario,occupandomi
siadeiprodottichedelmarketing
edellosviluppocommerciale,fino
alladirezionedicompagnieassicurative,
nazionaliedestere.Nel2005sviluppo
unprogettodiconsulenzaestrategia
aziendalechehaconsentito
dioperareconimaggioriplayer
delsettoreassicurativoperrealizzare
pianistrategicidisviluppocommerciale.
Dal2009mioccupodiSanitàIntegrativa,
assumendolacaricadiPresidenteANSI,
AssociazioneNazionaleSanitàIntegrativa
eWelfare,econtestualmentediHealth
HoldingGroup,importanterealtà
delsettore.Dal2016sonopresidente
diHealthItalia,unadellepiùgrandirealtà
nelpanoramadellaSanitàIntegrativa
ItalianaesocietàquotatainBorsa
sulmercatoAIMItalia.
a cura di
Roberto Anzanello
healthonline.it | 05
6. 06 | Attualità
IN CALO
NEL 2100
Popolazione
mondiale
La parola a Simone Garroni di “Azione contro la fame”
Urgente una revisione
delle POLITICHE SANITARIE
ATTUALITÀ
8. Un giorno fortemente voluto dalle Nazioni Unite e che
per sua natura non esclude nessuno senza innalzare
muri o chiudere ponti. Una giornata di fatto dai toni
democratici che annualmente esorta i leader mondiali a
riflettere su quelle che sono le problematiche più urgenti
da affrontare a livello globale. Mai come quest’anno la
Giornata mondiale della popolazione (World population
day), che si celebra l’11 luglio, acquisisce un significato
storico e sociale. Una giornata per tutti.
Un momento per soffermarsi su quanto tutti i Paesi del
globo abbiano dovuto affrontare in un inizio d’anno
certamente straordinario.
Inaugurato dal consiglio direttivo del Programma di
Sviluppo delle Nazioni Unite nel 1989, questo giorno
particolare potrebbe essere considerato il secondo
compleanno di ogni uomo e di ciascuna donna che
vivono sulla Terra. L’idea di istituire la celebrazione
infatti fu ispirata dall’interessamento pubblico sollevato
dalla “giornata dei 5 miliardi” caduta nel giorno 11 luglio
1987, data in cui approssimativamente la popolazione
mondiale raggiunse la quota di 5 miliardi. L’obbiettivo è
proprio quello di aumentare la consapevolezza riguardo
a tematiche legate alla demografia come l’importanza del
controllo familiare sulle nascite, la parità tra i sessi, la
povertà, la salute durante la maternità e i diritti umani.
Sono proprio le politiche sanitarie uno dei tasselli più
urgenti e da affrontare congiuntamente. La pensa in questo
modo Simone Garroni, Direttore generale di “Azione
contro la fame”, organizzazione umanitaria internazionale
impegnata a eliminare la fame nel mondo e riconosciuta
leader nella lotta contro la malnutrizione.
Direttore Garroni, quest’anno la Giornata mondiale
della popolazione ci fornisce diversi spunti soprattutto
in considerazione dell’attuale contesto emergenziale,
dal punto di vista sanitario. Quanto incidono le
politiche sanitarie sulla salute di un popolo?
Incidono molto e, nei prossimi anni, incideranno sempre
di più. Lo ha confermato l’emergenza Covid-19 che,
di fatto, ha proiettato i fari dell’opinione pubblica sul
tema della tenuta delle infrastrutture sanitarie a livello
di Alessandro Notarnicola
Simone Garroni
Direttore generale di
“Azione contro la fame”
08 | Attualità
9. nazionale. In questi mesi di crisi, noi che operiamo nelle aree più vulnerabili al mondo,
abbiamo però continuato a porci una domanda: se Paesi come Italia, Spagna e Stati
Uniti non erano pronti a gestire l’impatto del virus, cosa può accadere, adesso, in aree
densamente popolate, come un campo profughi, o in zone dove sono in corso guerre,
crisi economiche e altre epidemie? Faccio qualche esempio: in Africa, nei Paesi a basso e
medio reddito, il 38% della popolazione non ha, oggi, accesso all’acqua potabile e il 35%
non dispone di sapone e di acqua per lavarsi le mani. Ancora: in Siria solo la metà degli
ospedali continua a operare, ma sono sprovvisti di forniture mediche sufficienti, e meno
di 500 sono le unità di terapia intensiva dotate di ventilatori all’interno dei nosocomi
pubblici.
Come affrontare questa criticità dunque?
È chiaro che l’impossibilità di adottare le principali regole di base per evitare il contagio e
la debolezza del comparto sanitario costituiscono, oggi, una spada di Damocle che pende
sulle teste di milioni di persone. Le cause di queste criticità sono le stesse che determinano
gli attuali livelli di fame: conflitti, cambiamenti climatici, povertà che logorano il tessuto
sociale di qualunque comunità, oltre a compromettere il ricorso ai servizi essenziali. La
protezione del personale sanitario e il rafforzamento della capacità dei sistemi sanitari
sono, dunque, cruciali ma, alla luce degli effetti indiretti del coronavirus, occorre anche
una risposta che tenga anche conto delle conseguenze socioeconomiche legate alle
restrizioni messe in atto per contenere la diffusione del Covid.
healthonline.it | 09
SI PREVEDE CHE DOPO AVER
TOCCATO IL PICCO, ATTESO
FRA 44 ANNI, IL NUMERO DI
ESSERI UMANI SI RIDURRÀ A 8,8
MILIARDI. L’ULTIMA VOLTA CHE
FU REGISTRATA UNA DECRESCITA
DEMOGRAFICA GLOBALE È
ACCADUTO IN PIENO MEDIOEVO
10. “Azione contro la Fame” ha manifestato
particolare preoccupazione per il
costante aumento del numero di
persone affamate: un dato inquietante
che il Covid-19 aggrava ulteriormente.
Qual è la relazione e in che modo si
evolverà la situazione?
Il rischio, come ha evidenziato l’ultimo
rapporto della Fao (SOFI 2020) ma
anche Azione contro la Fame nelle scorse
settimane, è che il numero di persone
affamate nel mondo aumenti tanto da
mettere in dubbio il raggiungimento
dell’obiettivo ‘Fame Zero’ che la comunità
internazionale si è posta per il 2030,
attraverso i suoi Obiettivi di sviluppo
sostenibile. Gli effetti del virus rischiano
infatti di trascinare verso la fame fino
a 132 milioni di persone quest’anno. Il
perché è presto detto: l’emergenza non
è solo determinata dalla fragilità dei
sistemi sanitari, ma riguarda anche la
compresenza di una grave pandemia con
le crisi alimentari preesistenti. Criticità
che saranno, inevitabilmente, aggravate
dal numero di adulti e genitori contagiati,
che non potranno prendersi cura dei
propri figli, o dalle restrizioni promosse
dai governi per limitare la diffusione del
virus, che avranno un impatto negativo
su economie già deboli e sull’accesso ai
beni di prima necessità. Tali restrizioni,
del resto, sospenderanno gli spostamenti
legati alla pastorizia, uno dei principali
settori che garantiscono la sussistenza in
queste regioni, incrementando il numero
dei pascoli impoveriti e, dunque, la fame.
10 | Attualità
Stando all’ultimo Rapporto di revisione biennale sulle Stime della Popolazione
Mondiale presentato lo scorso anno dal Dipartimento degli Affari Economici e Sociali
delle Nazioni Unite (UN-DESA) sulla Terra convivono indicativamente 7,7 miliardi di
individui. Si stima che al 2050 saranno 9,7 miliardi, per raggiungere i 10,9 miliardi
nel 2100, quando la crescita si fermerà e l’Europa sarà quasi del tutto scomparsa.
Come interpreta questo scenario?
Siamo di fronte a una fotografia globale più che realistica. Entro il 2100 la linea
demografica subirà uno storico calo, a seguito un’impennata che la porterà a circa 9,7
miliardi di abitanti nel 2064. Si prevede infatti che dopo aver toccato il picco, atteso fra
44 anni, il numero di esseri umani si ridurrà a 8,8 miliardi. L’ultima volta che fu registrata
una decrescita demografica globale è accaduto in pieno Medioevo, a causa della diffusione
della peste nera uccise decine di milioni di persone, tra le quali un terzo della popolazione
europea. Questo scenario è sorretto da evidenze scientifiche e si basa sull’impatto che
fattori come la mortalità, il declino della fertilità, le migrazioni e i cambiamenti climatici
avranno sulla popolazione globale umana dei prossimi otto decenni.
14. Daniela Pompei
Responsabile per i servizi
agli immigrati della Comunità
di Sant’Egidio
“Sono in viaggio verso Lesbo, forse non mi sentirà bene,
ma ci proviamo”. Risponde in questo modo alla nostra
telefonata Daniela Pompei, responsabile per i servizi
agli immigrati della Comunità di Sant’Egidio, che
dopo la ripresa post lockdown ha ripreso la sua attività
accompagnando i volontari dell’organizzazione nei viaggi
che rappresentano la prima tappa dei corridoi umanitari,
modello di accoglienza e integrazione e risposta alle difficili
condizioni dei campi profughi. Sono più di 20 mila i rifugiati
e i migranti bloccati sull’isola di Lesbo, nel Mediterraneo.
Circa 16 mila sono sistemati in condizioni sovraffollate
e precarie nelle strutture e tende circostanti del campo
profughi di Moria, i rimanenti nell’altro centro di “Kara
Tepe” e in appartamenti nella vicina Mitilene. Tanti i minori
non accompagnati, circa 4 mila. “Se davvero – racconta
Pompei – si vuole cogliere il senso dell’aiuto umanitario
bisogna guardare questa gente negli occhi. Oggi, dopo i duri
mesi dovuti all’emergenza sanitaria, la tensione nei campi
profughi è alle stelle. Noi della Comunità cerchiamo di
alleviare il viaggio, creiamo diversivi, ma non basta. Questa
gente implora l’inizio di una nuova vita”.
Umanità, imparzialità, neutralità. Sono questi i principi
su cui si basa l’aiuto umanitario. Quanto è complesso per
un’Organizzazione che opera in questo ambito essere
neutrali davanti a situazioni emergenziali dovute a
conflitti o ad altre criticità di diversa natura?
Il principio del rispetto dell’umanità è quello che guida le
azioni davanti a situazioni di estrema difficoltà, è difficile
essere neutrali davanti a coloro che soffrono a causa della
guerra, della estrema povertà o per le ragioni più disparate.
È proprio qui che subentra la grande macchina dei
‘Corridoi Umanitari’ nati per rispondere al dramma delle
morti in mare di molti profughi, per togliere dalle mani dei
trafficanti di uomini i rifugiati e per trovare una via sicura
per far entrare dei richiedenti asilo.
Pochi giorni fa il primo corridoio umanitario dopo il
lockdown. Come è andata?
È andata molto bene, era rimasto un piccolo gruppo di 10
profughi che per motivi burocratici non erano riusciti a
partire nel dicembre 2019 dall’isola di Lesbo. Sarebbero
dovuti arrivare nel mese di marzo ma il COVID ha bloccato
14 | Attualità
di Alessandro Notarnicola
15. tutto. Appena è stato possibile siamo ritornati ed eccoci in Italia, tutto ciò è stato possibile
grazie all’aiuto del Ministero dell’Interno italiano e a quello degli Esteri, attraverso il
consolato italiano ad Atene. Inoltre, per questa operazione hanno collaborato le autorità
greche e l’Elemosineria apostolica del Vaticano.
Adesso però torna nuovamente a Lesbo?
La Comunità di Sant’Egidio è presente per tutto l’anno sull’isola distante circa 12 miglia
dalla costa turca. Il lockdown non ha interrotto del tutto la nostra attività. I nostri volontari
saranno presenti anche quest’estate per distribuire beni di prima necessità, cibo e per
sostenere percorsi di integrazione, come corsi di lingua: dobbiamo esserci soprattutto per
i più piccoli, sia per coloro che hanno la famiglia al proprio fianco sia per gli altri che si
ritrovano soli.
healthonline.it | 15
LeidatempovaaprenderedalloroPaese
di origine le famiglie e le riaccompagna
in Italia dando loro l’augurio di una
nuova vita. Come vive le diverse fasi del
‘viaggio della vita’?
Per far giungere in Italia delle persone
che chiedono asilo c’è bisogno di tempo,
di molti colloqui, di ricostruire la storia
ma alla fine viviamo insieme l’emozione
di prendere un visto. Si pensi solo che la
maggioranza dei profughi che è giunta
dalla Grecia non era mai salita su un aereo,
pur avendo fatto molti chilometri di strada
dai loro Paesi hanno sempre camminato
a piedi nella maggior parte dei casi.
Emozione, contentezza, paura, sono questi
isentimentimaquellochevinceèlafelicità.
In Italia inizia la nuova vita fatta di corsi di
lingua, documenti, ricerca di un lavoro che
permetta a ciascuna di conquistare una
propria autonomia economica.
Al centro di tutto questo c’è il viaggio. Si passa da traversate legali ad altre che invece
sonoinveceveriepropriinferni.ComeiflussiimmigratoridelMediterraneo,adesempio,
possono essere contenuti?
È necessario che i Paesi europei decidano di aprire dei modi legali affinché tutti coloro
che intendo arrivare in Europa possano farlo con i visti rilasciati dai vari consolati. I
sistemi possono essere diversi: aumentare le quote di resettlement per i già riconosciuti
rifugiati, introdurre un sistema di quote di ingresso programmato che siano però
adeguate alla richiesta, aumentare i Corridoi Umanitari. In alcuni casi, è questo il caso
della Libia, è necessario fare delle evacuazioni veloci umanitarie da parte almeno di
alcuni paesi europei, bisogna liberare i profughi dai centri di detenzione. Per altri Paesi
della sponda sud del Mediterraneo è invece importante creare e attuare progetti di
cooperazione che aiutino i cittadini a rimanere nei loro Paesi, si pensi alla Tunisia. Molti
cittadini tunisini lavoravano in Libia ma la guerra ha sconvolto ogni equilibrio ed è per
questo che sono tornati nel loro Paese ma la crisi economica non consente loro una
ripresa piena e dignitosa.
16. SALUTE
16 | Salute
Ne parliamo con la Professoressa Erica Villa,
Direttore della Gastroenterologia del Policlinico di Modena
EPATITE C:CONOSCI, PREVIENI, FAI IL TEST, CURATI
L’obiettivo dell’OMS
è quello di eliminare il virus
entro il 2030
17. healthonline.it | 17
Oggi ci sono dei validi strumenti per curare e guarire
dall’Epatite C.
L’epatite C, tra le cinque forme di epatite virale, è
un’infezione virale che colpisce il fegato, causata dal virus
denominato hepatitis C (HCV).
Il contagio avviene prevalentemente in via ematica
attraverso il contatto diretto con il sangue. Il maggior
fattore di rischio è la condivisione di aghi o siringhe infetti,
ma il contagio può avvenire anche se vengono utilizzati
strumenti non sterilizzati nei centri estetici, di tatuaggi e
di agopuntura. Il consiglio è quello di verificare sempre
che, prima di sottoporsi a qualunque trattamento, vengano
usati strumenti monouso.
Il periodo di incubazione va da 2 settimane a 6 mesi.
Dopo aver contratto l’infezione del virus, circa l’80% delle
persone non presenta alcun sintomo. La fase acuta pertanto
decorre quasi sempre in modo asintomatico e se non
riconosciuta può diventare cronica. Sintomi come febbre,
nausea, vomito, spossatezza, inappetenza, ittero, urine
di colore giallo scuro sono comuni sia alla fase acuta che
cronica ma sono discretamente rari. Se non diagnosticata e
curata, la malattia può provocare complicanze molto gravi.
Il 20-30% dei pazienti con epatite cronica C sviluppa,
nell’arco di 10-20 anni, cirrosi (malattia cronica e
degenerativa del fegato) e, in circa l’1-4%, successivo
epatocarcinoma (fonte: Epicentro Istituto superiore sanità).
L’epatiteCèunadelleprincipalicausedicancroalfegato.
Al livello globale si stima che 71 milioni di persone abbiano
un’infezione cronica da virus dell’epatite C (Fonte: OMS).
Il problema principale di questa patologia è che spesso la
fase acuta dell’infezione è asintomatica, infatti l’epatite C è
stata anche definita un “silent killer”.
In che modo combattere la malattia e ridurre la mortalità?
Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’obiettivo
è eliminare il virus dell’Epatite C entro il 2030 con la
raccomandazione di testare le persone che potrebbero
di Nicoletta Mele
18. essereadaumentatorischiodiinfezione.Larispostadell’Italia
è stata quella di puntare alla riduzione delle morti correlate
all’HCV entro il 2022, attraverso uno screening mirato su
particolari gruppi della popolazione, cercando di individuare
tutti coloro che non sanno di aver contratto l’infezione.
Quali sono gli strumenti per riconoscere la malattia
in fase iniziale e quali i trattamenti per bloccarne il
decorso e riuscire a raggiungere gli obiettivi? L’abbiamo
chiesto alla Professoressa Erica Villa, Direttore della
Gastroenterologia del Policlinico di Modena.
L’epatite C è una malattia spesso asintomatica, ci sono
persone che hanno contratto il virus ma non sanno
di averlo. Quali sono le strategie di screening per
identificare il paziente prima di questa fase?
Non sono ancora state implementate campagne di
screening di popolazione, anche a causa delle maggiori
urgenze sanitarie degli ultimi mesi, che hanno interferito
con la loro programmazione. Vi è comunque consenso che
lo screening generalizzato non è costo-efficace mentre lo
è quello diretto a popolazioni specifiche, che per motivi
di età o di appartenenza a gruppi sensibili, più a rischio di
infezione, massimizzano l’utilità dello screening.
Quali sono i sintomi da non sottovalutare e quando
consultare il medico?
I sintomi sono spesso assenti ed in ogni caso aspecifici.
Ciò che i nostri pazienti più spesso lamentano è una forte
astenia, che talora arriva ad essere invalidante. Uno dei
risultati più positivi delle nuove terapie antivirali, oltre
ovviamente all’eradicazione virale, è il veloce recupero di
uno stato di benessere a cui il paziente non era più abituato.
Il contagio avviene con il contatto diretto del sangue. Si
può anche trasmettere attraverso rapporti sessuali?
La maggioranza delle infezioni in passato avveniva
attraverso contatto con sangue infetto, sia attraverso
trasfusioni che per condivisione di siringhe infette. Ormai
le trasfusioni sono molto sicure, poiché vengono fatti
controlli estremamente accurate sulle singole donazioni.
La trasmissione per via sessuale è possibile ma molto
infrequente. La via principale di acquisizione dell’HCV
rimane quella attraverso la condivisione di siringhe infette.
18 |
Prof.ssa Erica Villa
Direttore della
Gastroenterologia
del Policlinico di Modena
Salute
19. healthonline.it | 19
Il virus dell’epatite C provoca un’infezione inizialmente acuta che può, se non
diagnosticata e curata, diventare cronica. Quanto è importante la diagnosi precoce e la
consapevolezza da parte del paziente di sottoporsi alle cure?
La scarsa identificazione dell’epatite acuta HCV-positiva previene sicuramente la possibilità
di una cura precoce (è infatti stato dimostrato che una precoce terapia antivirale previene la
cronicizzazione dell’infezione). In passato, quando l’acquisizione dell’HCV avveniva in larga
misura anche per via parenterale inapparente (come detto sopra attraverso l’utilizzo di
dispositivi non sterili), era molto difficile identificare i soggetti infettati. Attualmente, è più
facile identificarli perché spesso chi si infetta appartiene a popolazioni sensibili già inserite
in protocolli di sorveglianza sanitaria.
È vero che ci sono dei casi di persone infette che eliminano il virus spontaneamente
entro 6 mesi dall’infezione senza alcun trattamento?
Sì, una piccola percentuale di pazienti, che si stima in circa il 20%, è in grado di guarire
spontaneamente dall’epatite acuta.
Al momento non esiste un vaccino contro l’epatite C, tuttavia, la ricerca sta lavorando in
questa direzione. Dal fronte trattamento, rispetto al passato, oggi sono disponibili delle
terapie innovative.
20. Professoressa, quali sono le ultime linee guida e quali
i benefici?
Il trattamento dell’Epatite C è ormai stato esteso alla
generalità dei pazienti, indipendentemente dalla gravità
di malattia. La sicurezza e l’efficacia dei DAAs li rendono
uno strumento di cura sicuro ed estremamente efficace
in tutti. Nella nostra provincia (così come nelle altre
province della RER) è attivo un gruppo multidisciplinare
dedicato alla terapia dei pazienti con HCV. I risultati
sono estremamente positivi, con percentuali di successo
che sfiorano il 100%. Per quei pochi individui che non
rispondono completamente, abbiamo adesso disponibili
farmaci di cosiddetta linea, in grado di recuperare i pochi
non responders.
L’impegno dell’OMS è quello di eliminare il virus
dell’epatite C entro il 2030 e raccomanda di testare le
persone che potrebbero essere ad aumentato rischio di
infezione.
Secondo uno studio coordinato dall’Istituto Superiore di
Sanità e pubblicato sulla rivista Liver International, l’Italia
è in anticipo di otto anni sul primo obiettivo dell’Oms,
ovvero quello della riduzione delle morti correlate all’HCV,
in quanto si è prefissata di raggiungere la diminuzione del
65% entro il 2022. Questo traguardo, che pone il nostro
Paese come modello nella lotta al virus, sarà possibile
grazie ad uno screening mirato su particolari gruppi della
popolazione, cercando di individuare tutti coloro che non
sanno di aver contratto l’infezione.
Professoressa cosa ne pensa, si riuscirà a raggiungere
tale obiettivo? Cosa resta ancora da fare in Italia per
eliminare l’infezione dell’Epatite C?
L’Italia e la Regione Emilia-Romagna (non va dimenticato
che sono state le regioni che hanno investito in modo
dedicato finanziamenti oltre quelli indicati dal Ministero
della Sanità) hanno veramente investito moltissimo per
riuscire a centrare l’obiettivo dell’OMS. Certamente, fra
i vari disastri che il virus SARS-CoV-2 ha determinato,
rientrano anche la sospensione dei trattamenti per oltre
6 mesi e la dilazione dell’avvio dei progetti di screening
delle popolazioni speciali. È auspicabile che in autunno si
possa ripartire a pieno regime per entrambi questi aspetti.
20 | Salute
COME EVITARE L’INFEZIONE?
Interventi di prevenzione
primaria dell’OMS
• Uso sicuro e appropriato delle
iniezioni di assistenza sanitaria;
• Manipolazione e smaltimento
sicuri di oggetti taglienti e rifiuti;
• Fornitura di servizi completi di
riduzione del danno alle persone
che si iniettano droghe, comprese
le apparecchiature di iniezione
sterili e un trattamento efficace
della dipendenza;
• Analisi del sangue donato per hbv
e hcv (nonché per hiv e sifilide);
• Formazione del personale
sanitario;
• Prevenzione dell’esposizione al
sangue durante il sesso;
• Igiene delle mani, compresa la
preparazione chirurgica delle mani,
lavaggio delle mani e l’uso di guanti;
• Promozione dell’uso corretto e
coerente dei preservativi.
23. con la teleriabilitazione
i bimbi ritrovano il sorriso
SINDROME di
MOEBIUS:
Intervista a Renzo De Grandi,
presidente dell’Associazione Sindrome di Moebius
healthonline.it | 23
24. 24 | In evidenza
Renzo De Grandi
Presidente dell’Associazione
Sindrome di Moebius
Il primo sorriso di un neonato non si scorda mai. Ma ci sono
alcuni genitori che purtroppo non lo possono vedere, a
causa di una malattia rarissima, la sindrome di Moebius, che
si presenta dalla nascita e ha come caratteristica principale
la paralisi facciale permanente. I bimbi colpiti da questa
patologia, causata dalla ridotta o mancata formazione dei
nervi cranici 6 e 7, non possono fare smorfie, sorridere, a
volte nemmeno chiudere o muovere gli occhi; la Sindrome
di Moebius causa difficoltà a parlare, problemi ai denti e alla
deglutizione. In Italia si contano circa 200 casi e una ventina
di persone sono in attesa di una conferma di diagnosi. Nel
nostro Paese l’Associazione Sindrome di Moebius si occupa
di dare supporto ai malati e alle loro famiglie. Abbiamo
incontrato il presidente, Renzo De Grandi, per cercare di
scoprire di più su questa patologia.
Cosa si sa della Sindrome di Moebius?
La Sindrome di Moebius essendo una malattia rara, è poco
conosciuta. Proprio per la scarsa conoscenza della malattia,
spesso la sindrome non viene diagnosticata se non
dopo mesi/anni dalla nascita. La rarità della Sindrome di
Moebius diventa quindi una complicazione in più oltre alle
problematiche fisiche della malattia stessa.
La mancanza di conoscenza causa agli individui affetti
dalla Sindrome di Moebius ed alle loro famiglie insicurezza,
sconforto e angoscia. La mancanza di informazione limita
anche la diagnosi e la ricerca, col risultato che non vengono
sviluppate le conoscenze sulle possibili cure, terapie
esistenti nel mondo. La Sindrome di Moebius si presenta
subito dalla nascita. La causa per cui si verifica sembra sia
di natura genetica anche se non ne esiste la certezza; la
letteratura medica presenta infatti teorie diverse. Colpisce
maschi e femmine in maniera uguale, e sembra che ci sia,
in alcuni casi, un rischio maggiore di trasmissione della
malattia da genitori affetti ai loro bambini. Anche se nessun
test prenatale atto a individuare il possibile verificarsi della
Sindrome di Moebius è attualmente disponibile in alcuni casi
analisi genetiche potrebbero fornire delle indicazioni utili ad
una eventuale diagnosi della malattia.
Quindi non c’è modo di diagnosticare la malattia durante
la gravidanza. Non esiste un test specifico che possa
specificare il rischio di nascita con sindrome di Moebius
in quanto dal punto di vista genetico non c’è ancora una
certezza che la SdM possa essere dovuta ad alterazione della
catena cromosomica.
di Mariachiara Manopulo
25. healthonline.it | 25
Come si può curare la malattia, e soprattutto come si può rimediare alle conseguenze,
come lo strabismo, i problemi di suzione, e le difficoltà nel linguaggio?
Per quanto riguarda i problemi di suzione, i bambini piccoli a volte possono essere
nutriti con biberon speciali o con tubi appositi atti a garantire una alimentazione
sufficiente.
Lo strabismo è solitamente correggibile con chirurgia. In molti casi con apposite terapie
fisiche si ottengono dei miglioramenti nella motorietà dei muscoli; con la Logopedia in
genere si riesce raggiungere una buona capacità di dizione.
La tecnica “Oral-motor-therapy” è finalizzata al miglioramento della motorietà dei
muscoli, soprattutto del viso. L’associazione ha già organizzato dei corsi di formazione
per logopediste. Questa tecnica è pertanto applicata anche in Italia. Per correggere le
malformazioni degli arti e della mascella molto spesso si può ricorrere alla chirurgia.
Ormai da diversi anni c’è la possibilità
di operare presso l’ospedale di Parma
chi è colpito dalla malattia, con un
intervento speciale chiamato “Smile
Surgery”, ideato in Canada dal prof.
Ronald Zuker dell’Hospital for Sick
Children di Toronto: in che cosa
consiste?
Purtroppo ad oggi non è possibile
ricostruire tutta la muscolatura mimica
facciale responsabile delle molteplici
espressioni del nostro viso, tuttavia le
persone affette da Sindrome di Moebius
possono recuperare il sorriso grazie a
un intervento chirurgico di trapianto
muscolare a livello del viso.
La tecnica utilizzata a Parma è quella
descritta per la prima volta da Ronald
Zuker, chirurgo plastico canadese (Sick
Children Hospital Toronto), il piu grande
esperto mondiale nella rianimazione
facciale pediatrica con tecnica
microvascolare. L’intervento prevede
il prelievo di un segmento di muscolo
gracile comprensivo di arteria, vena e
nervo motore, attraverso un’incisione
sulla faccia interna della coscia. Il gracile
viene trapiantato nel viso al di sotto
della guancia attraverso un’incisione
tipo “lifting” e ancorato a livello della
commissuraoraleealivellopreauricolare.
Ivasidellembosonoquindianastomizzati
con l’aiuto del microscopio ai vasi facciali
(arteria e vena).
Differente a seconda del tipo di paralisi
sarà la scelta dell’impulso contrattile
e di conseguenza anche la tecnica e la
tempistica dell’operazione: in caso di
forma monolaterale un innesto nervoso
porterà l’impulso contrattile dal nervo
facciale controlaterale, mentre in caso di
interessamento bilaterale l’inervazione
avverrà per coaptazione con il nervo
masseterino (ramo motorio del nervo
trigemino). L’intervento è eseguibile a
partire dai 5 anni di età, ovvero quando il
bambino entra in età scolare.
Il risultato dell’intervento è evidente
a distanza di alcuni mesi e permette al
paziente non solo di sorridere ma di
risolvere in maniera efficace problemi
di scolo salivare, di gestione dei liquidi
e solidi, di fonazione, apportando un
miglioramento di tutte le complesse
funzioni orali e orofaringee.
26. Dopo l’operazione, parte la terapia di recupero
motorio, che ha quindi un ruolo fondamentale per
sconfiggere definitivamente la malattia. Quanto può
durare il percorso riabilitativo e con che frequenza
si devono seguire le terapie?
Il percorso riabilitativo indicativamente può durare
circa 6 mesi anche se non c’è una regola fissa sulla
durata. Dipende da soggetto a soggetto. Le terapie
soprattutto legate all’aspetto logopedico vanno
eseguite regolarmente con esercizi specifici.
Oggi, in aiuto dei piccoli pazienti, arriva anche la
tecnologia. Già prima dell’emergenza Covid-19,
l’Associazione Moebius ha lanciato infatti un nuovo
progetto di teleriabilitazione, per svolgere la terapia
ancheadistanza,conl’obiettivodisupportareimalati
e le loro famiglie evitando spostamenti nel Paese.
Come funziona il percorso di teleriabilitazione?
Quali sono le differenze principali rispetto ad una
riabilitazione tradizionale in ospedale?
Scopo di questo progetto è quello di proporre la
creazione di un ambiente virtuale a supporto del
trattamento dei pazienti che da tutta l’Italia afferiscono
al Nostro Centro. La teleriabilitazione permette di
erogare il trattamento da eseguire a casa garantendo
un controllo remoto sicuro ed efficace che riduce i
controlli ambulatoriali, il numero di trasferte a carico
del paziente, e assicura un monitoraggio attento lungo
tutto il percorso riabilitativo.
Dopo il trattamento chirurgico e ai primi segni di
innervazione, su indicazione del chirurgo maxillo, ha
inizio il periodo di trattamento logopedico utilizzando il
video-protocol: i pazienti vengono istruiti ad osservare i
movimenti della bocca su video senza feedback visivo. Ai
soggetti viene chiesto di esercitarsi a casa giornalmente
seguendo la gerarchia di esercizi prestabilita e, allo
stesso tempo, devono video registrarsi durante
l’esecuzione degli esercizi. I file video dei pazienti
si sono rivelati utili per monitorare la compliance al
trattamento e l’evoluzione della performance nel tempo.
Il trattamento dura circa 6 mesi.
26 | In evidenza
27. LA TELERIABILITAZIONE VIENE
ACCETTATA CON FACILITÀ
DAI BAMBINI. QUESTO SISTEMA,
INFATTI, VIENE PERCEPITO
QUASI COME UN GIOCO
Questo tipo di trattamento in video presenta alcuni punti di forza:
• Trattamento a casa giornaliero in completa autonomia
• Le audio istruzioni sono utili per mantenere il ritmo
• Utilizzo di un modello senza lo specchio migliora la performance e riduce il disagio
durante l’esecuzione degli esercizi
• Le ripetizioni garantiscono un’adeguata calibrazione tra contrazione e pausa
• Il trattamento è meno noioso rispetto al trattamento allo specchio
• Leregistrazionidegliesercizideipazientipermettonounmonitoraggiodelmiglioramento
di perfomance
I pazienti sono bambini: come hanno preso la novità di questo percorso da remoto?
I pazienti bambini interagiscono con facilità con questo sistema, che viene visto quasi come
un gioco. La possibilità di caricare video da PC o direttamente dal cellulare con gli esercizi
eseguiti coinvolge positivamente i pazienti.
healthonline.it | 27
28. Con l’emergenza Covid la telemedicina e percorsi riabilitativi a distanza hanno ricevuto
un forte slancio. Nel futuro, probabilmente, saranno sempre più diffusi. Quali sono i
progetti futuri in tal senso?
Ulteriormente spinta dall’emergenza Covid-19 nasce l’esigenza di implementare il
protocollo riabilitativo in un contesto di tele-riabilitazione: i pazienti che afferiscono al
serviziodiLogopediaprovengonodatuttaItaliae,datalanecessitàdimonitorareiprogressi
nel tempo e l’impossibilità di vedere con assiduità la maggior parte dei pazienti, si presenta
sempre più l’esigenza di una piattaforma virtuale che permetta il contatto a distanza tra
professionista e paziente. La teleriabilitazione permette di mantenere il contatto con il
centro di riferimento e di effettuare esercizi con controllo a distanza utilizzando sistemi
audiovisivi registrati dove è possibile applicarsi con esercizi programmati secondo una
gerarchia modulata nel tempo dal centro di riferimento.
In questo modo è possibile uniformare le procedure di trattamento e, dove necessario,
personalizzare l’approccio.
Il progetto si propone di costruire un percorso riabilitativo in teleriabilitazione “ibrida”,
inteso come combinazione di un servizio on line sincrono e asincrono e in persona.
Gli obiettivi a breve termine sono:
• Inserire il trattamento in video all’interno di una piattaforma riconosciuta in Azienda
Ospedaliera che consenta il controllo e la comunicazione a distanza (tele-riabilitazione
asincrona)
• Entrare in video conferenza in caso di necessità (tele-riabilitazione sincrona)
Gli obiettivi a lungo termine sono:
• Monitorare l’efficacia della piattaforma
• Estendere il progetto ad altre patologie (es. paralisi del faciale in fase prechirurgica).
28 | In evidenza
La Sindrome di Moebius è una patologia molto rara: a che punto è la ricerca e qual è la
situazione in Italia?
Possiamo affermare che con l’attività di diffusione, informazione e formazione svolta in
Italia ora la SdM non è più una rara sconosciuta. Abbiamo creato una rete di specialisti
e strutture che garantiscono la corretta diagnosi della malattia, la presa in carico del
paziente che viene seguito in tutto il suo percorso di cura.
Diversi progetti di ricerca sono in corso per sviluppare nuove conoscenze e migliorare i
trattamenti applicabili per questa rara malattia.
È in corso uno studio di genetica in collaborazione con colleghi olandesi e americani e
un progetto con termocamera per individuare le emozione e le reazioni nei pazienti e
valutare se e come si possa interagire su questi aspetti.
Negli ultimi anni ci siamo focalizzati sul benessere delle famiglie e sul miglioramento dei servizi.
29. Più in dettaglio:
1. Si pone il paziente e la sua famiglia realmente al centro dell’attenzione e si
cerca di fornire un appoggio non solo strettamente sanitario ma anche orientato
alle problematiche affettive, psicologiche, relazionali, sociali ed economiche che la
malattia rara e cronica comporta. In questo senso è fondamentale un continuo e attivo
interscambio tra l’equipe medica “core”, orientata a correggere le alterazioni fisiche,
gli specialisti che possono svolgere un’azione di supporto psicologico e pedagogico
e l’associazione dei familiari che vive quotidianamente le difficoltà connesse alla
patologia.
2. Si è creato un team di specialisti che si dedica specificamente ad affrontare i
vari aspetti connessi alla patologia, affinando le conoscenze anche con i contatti
internazionali che possono proporre costantemente le migliori tecniche d’intervento
poiché la centralizzazione di cura per patologie rare o rarissime permette agli
specialisti di poter svolgere la propria opera su un numero relativamente elevato di
pazienti e di sviluppare di conseguenza una reale esperienza.
3. Si sono superati i limiti di assistenza regionale con la creazione di una rete più ampia
alfinediraccogliereemettereinconnessionegliespertidelsettoreindipendentemente
dalla regione in cui operano.
4. Si è coinvolta la struttura sanitaria territoriale di base (pediatra di libera scelta e
medico di medicina generale) che rappresenta un fondamentale punto di riferimento
per la famiglia e per il paziente e che deve essere strettamente connessa alla rete
specialistica al fine di fornire gli strumenti conoscitivi per arrivare il più rapidamente
possibile alla diagnosi e per seguire in modo condiviso il follow up del paziente.
5. Si sono organizzati incontri con il coinvolgimento delle famiglie rivolti sia ai
professionisti della sanità sia al pubblico generico per far conoscere la realtà della
malattia sicuramente poco conosciuta data la sua rarità.
6. Si è cercato di aiutare e stimolare la ricerca medica sia sugli aspetti applicativi sia
anche su problematiche più di base per permettere di comprendere meglio gli aspetti
patogenetici e pervenire quindi ad una efficace azione di prevenzione.
L’Associazione Italiana Sindrome di Moebius O.N.L.U.S. è una organizzazione senza fini di
lucro fondata da genitori che si sono uniti con lo scopo di combattere insieme la Sindrome
di Moebius, promuovere nel nostro Paese lo sviluppo e la diffusione della ricerca scientifica
e offrire un supporto per migliorare i servizi e l’assistenza socio-sanitaria nei confronti
dei bambini colpiti dalla malattia e delle loro famiglie.
healthonline.it | 29
30. AZIENDE DEL GRUP
30 |
H-DIGITAL:
un passo avanti
sempre A colloquio con
il CEO Diego Facchini
Aziende del gruppo Health Italia
32. Innovazione, telemedicina, software development, cyber security, web, design, mobile app,
branding,marketing.Inunasolaparola:H-Digital,un’unicaentità,innovativaeall’avanguardia,
al servizio delle aziende che vogliono realizzare progetti innovativi e di Digital Business.
H-Digital fa parte del gruppo Health Italia S.p.A - società quotata sul mercato AIM Italia - e
si occupa della gestione delle attività tecnologiche, digitali e di marketing di una delle più
grandi e indipendenti realtà del panorama dell’Healthcare italiano.
Nasce dalla fusione di tre importanti poli in ambito tecnologico, digitale e di marketing
(le società Fingerlinks S.r.l., Area 51 S.r.l. e Cornelia Technology S.r.l.) per dare “maggiore
efficienza e supporto innovativo alle risorse del Gruppo valorizzando quelle peculiarità,
in termini di innovazione e know-how, che hanno consentito ad Health Italia S.p.A. di
raggiungere eccellenti risultati e consolidare il proprio valore competitivo sul mercato” ha
spiegato il CEO Diego Facchini.
H-Digital: un passo avanti sempre
32 | Aziende del gruppo Health Italia
di Nicoletta Mele
“LE PERSONE FANNO LA DIFFERENZA,
SEMPRE. SONO CONVINTO CHE IL
SUCCESSO SIA FORTEMENTE LEGATO
ALLA QUALITÀ DEI COLLABORATORI
CON CUI CONDIVIDERE VALORI,
PASSIONE PER L’INNOVAZIONE E
ORIENTAMENTO AL TEAM WORKING”
33. La società, infatti, è impegnata nel mercato nella fornitura
di servizi innovativi e ad alto valore aggiunto per le realtà
del Gruppo Health Italia, ma anche per le aziende esterne.
Progetta e implementa le piattaforme di riferimento
per l’innovativo modello di telemedicina di Health Point
S.p.A. e proprio con Health Point, azienda specializzata in
servizi di telemedicina e centri polispecialistici in Italia
dedicati alla cura della persona e alla diffusione della
cultura della prevenzione, H-Digital è scesa in campo a
sostegno dell’emergenza COVID-19 “Abbiamo sviluppato
una piattaforma per servizi di telemedicina a distanza - ci
mostra dal monitor il Dottor Facchini - da cui è possibile
effettuare un consulto telefonico e/o una televisita con un
medico specializzato che può valutare lo stato di salute
dell’utente grazie all’acquisizione di alcuni parametri fisici,
facilmente rilevabili con l’utilizzo di comuni dispositivi
elettronici”.
Forte del principio che nel mondo digitale un risultato
può definirsi vincente quando è in grado di generare
valore, H-Digital studia soluzioni mirate e personalizzate
grazie al lavoro di esperti professionisti in grado di
sviluppare ogni singola attività secondo i più alti
standard tecnologici. Per conoscere meglio questa
realtà e il mondo digitale abbiamo intervistato il CEO di
H-Digital Diego Facchini.
Quali sono le principali competenze per fare
comunicazione digitale ed essere vincenti sul mercato?
“Stiamo vivendo un’epoca in piena evoluzione digitale,
per questo è fondamentale non solo essere al passo con
i tempi, attraverso un costante aggiornamento, ma anche
anticipare soluzioni e strategie per accettare e affrontare
preparati le sfide del futuro. I nostri team hanno grandi
competenze nello sviluppo software (Mobile App e
Piattaforme) e nel digital marketing (SEO, SEM e Content
Strategy). Abbiamo un’importante esperienza nell’analisi
ed ottimizzazione dei processi (Process Re-engineering),
competenze importanti nel campo dell’IoT (Internet of
Things) ma anche sensori o device elettromedicali, e
grandi capacità di integrazione e sviluppo di soluzioni in
ambito AI (Intelligenza Artificiale).
healthonline.it | 33
Diego Facchini
CEO H-Digital
34. Qual è il modello sul quale si fonda l’attività di H-Digital?
“Conosciamo bene quante e quali criticità le imprese si
trovano ad affrontare sul mercato in un contesto così
imprevedibile e complesso come quello odierno.
Per questo offriamo ai nostri clienti un modello basato
sulla capacità di rispondere in modo dinamico e innovativo
agli obiettivi del business, combinando: creatività,
sviluppo tecnologico e sicurezza informatica. Tre
fattori determinanti per la creazione di servizi e prodotti
tecnologici competitivi e di successo.
Affrontiamo ogni progetto come una nuova sfida, partendo
dall’idea originale, traducendola in strategia, pianificazione
delle attività e gestione efficace delle risorse”.
La caratteristica principale che contraddistingue
H-Digital sul panorama digitale, oltre alla costante
Ricerca e Innovazione, è di racchiudere in una sola realtà
il settore tecnologico, digitale e il comparto marketing.
Possiamo definire questa caratteristica uno dei punti di
forza di H-Digital?
“Sì, è una delle caratteristiche che differenzia H-Digital nel
mercato digitale. Normalmente le aziende hanno molti
partner diversi a seconda delle competenze richieste:
sviluppo applicativo, sicurezza informatica, digital
marketing, campagne pubblicitarie e social media. Noi
34 | Aziende del gruppo Health Italia
35. invece siamo tra le pochissime realtà oggi sul mercato che possono presentarsi come
interlocutore unico e offrire servizi innovativi, integrati e con un approccio “end to end”
in grado di proporre soluzioni e tecnologie adatte alle singole esigenze e dimensioni
di impresa. Queste sinergie si traducono in cost saving e time to market ridotto per i
nostri clienti.
Interminidiorganizzazione,qualèilfattore
che differenzia H-Digital sul mercato?
“Le persone fanno la differenza, sempre.
Sono convinto che il successo sia
fortemente legato alla qualità dei
collaboratori con cui condividere valori,
passione per l’innovazione e orientamento
al team working. Nel profondo processo di
riorganizzazione aziendale che ha portato
ad un grande turnover della forza lavoro,
abbiamodatoseguitoadun’accurataricerca
delle figure professionali, selezionando
attentamente un gran numero di persone
tenendo conto non solo delle competenze,
ma soprattutto delle caratteristiche
personali di ogni candidato.
È stato un percorso lungo e faticoso, ma ad
oggi sono molto orgoglioso della squadra
che abbiamo costruito.
healthonline.it | 35
36. DottorFacchini,sipartedaun’ideaperarrivarealrisultatofinaleattraverso
delle specifiche strategie di business. Può spiegare meglio in che modo
H-Digital guida i clienti nel percorso di trasformazione e crescita digitale?
“Il cliente che si rivolge a H-Digital, ha come riferimento un Account Manager
dedicato in grado di guidarlo e supportarlo in tutte le fasi di implementazione
dei servizi, oltre ad avere a disposizione la professionalità e le competenze
dei nostri professionisti. Siamo i primi sostenitori della Digital Trasformation
nelle aziende, ma sappiamo anche quanto questo impatti nelle organizzazioni
influenzando i processi interni. Per questo, restiamo accanto alle aziende
per tutto il tempo necessario a garantire performance di valore, usabilità e
adattabilità dei nuovi progetti. Tra i nostri obiettivi principali c’è la volontà di
costruire relazioni uniche con i clienti”.
36 | Aziende del gruppo Health Italia
37. Dott. Facchini, quanto è importante in questo momento
storico per un’azienda la presenza online? E come
differenziarsi e raggiungere il successo?
“In un contesto così veloce e in movimento, in cui ogni
giorno milioni di utenti sono online e altrettante realtà
offrono risposte sempre più interessanti ed immediate ai
loro bisogni, H-Digital, con le sue competenze nel mondo
digitale, è il partner giusto per chi vuole distinguersi
e dare visibilità al proprio business. Per le aziende è
sempre più importante la capacità di attrarre attenzione
ed essere percepiti per la propria unicità, riuscendo
ad emergere e a diventare un punto di riferimento dei
propri clienti.”
H-Digital è un passo avanti (payoff: Simply Ahead)
nell’innovazione della tecnologia per guidare le
aziende nel mondo digitale al di fuori dei canoni
conosciuti. Il segreto è in qualche modo legato al
famoso concetto (e stile di vita) del “Think different” o
“To be different”?
“Pensare in modo diverso e innovativo ed essere differenti
nel mondo digitale, sono le caratteristiche principali che
deve avere chi vuole fare business ed essere vincente in
un mercato così competitivo e dinamico. Solo così si può
essere sempre “semplicemente avanti”.
Per me non è solo un concetto, ma un vero e proprio
stile di vita che cerco di trasmettere tutti i giorni ai miei
collaboratori”.
E se, come affermato da Steve Jobs, autore originale
dello spot pubblicitario di Apple “Think different”,
“l’innovazione distingue tra un leader e un seguace”,
possiamo dire che H-Digital è sicuramente una realtà
leader nel settore del mondo digitale in grado di
identificare per ogni cliente la corretta strategia, creare
il giusto brand, sviluppare i prodotti, posizionarli sul
mercato e portare il business al successo.
healthonline.it | 37
38. AZIENDE DEL GRUP
38 | Aziende del gruppo Health Italia
BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ
Responsabilità
sociale:Health Italia
si racconta nel suo primo
39. PO HEALTH ITALIA
healthonline.it | 39
Loscorso13luglioilGruppoHealthItaliaS.p.A.hapubblicato
il primo bilancio di Sostenibilità (o “bilancio sociale”).
Di cosa si tratta? Il Bilancio di Sostenibilità è, come dice il
nome stesso, un bilancio. Un documento che però racconta
qualcosa di più di numeri e risultati economici,
mettendo in luce l’impatto sociale e ambientale che le
attività dell’azienda hanno sulla zona in cui opera.
Se vogliamo dare una definizione di “responsabilità
sociale”, possiamo seguire quella data dalla Commissione
Europea nel Libro Verde pubblicato nel 2001: “integrazione
volontaria delle preoccupazioni sociali e ecologiche delle
imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro
rapporti con le parti interessate”. Un concetto che col
tempo è stato assimilato dalla cultura aziendale, che vede
le politiche per l’ambiente e il sociale come opportunità,
non più solo come un costo.
di Mariachiara Manopulo
40. A chi è dedicato? Se il bilancio di esercizio
interessa prevalentemente gli azionisti,
il bilancio di sostenibilità riguarda tutti
coloro che sono in qualche modo
coinvolti nelle attività aziendali, le
influenzano o ne sono influenzati:
gli stakeholder, ovvero i portatori
di interesse. Si tratta dei cittadini, dei
dipendenti, dei fornitori, delle istituzioni,
degli azionisti. Il bilancio sociale
permette di valorizzare la propria attività
e accrescere la reputazione, comunicando
all’esterno che l’azienda persegue la
propria “mission” nel rispetto delle
esigenze degli stakeholder e ispirando la
propria azione ad un sistema valoriale in
linea con uno sviluppo responsabile del
sistema economico. Allo stesso tempo,
gli stakeholder hanno a disposizione uno
strumento di valutazione e analisi dei
risultatipiùcompletoeperlorofunzionale
rispetto al bilancio di esercizio.
Con la redazione del Bilancio di
sostenibilità, l’azienda riesce inoltre a
valutare la “coerenza” tra mission e scelte
strategiche, organizzative e operative,
acquistando maggiore consapevolezza
sui suoi punti di forza e sui correttivi che
possono essere adottati per migliorare
i risultati. Si rafforza così a capacità
dell’azienda di agire in modo responsabile
e di sviluppare politiche di Corporate
Social Responsability (CSR) sempre più
efficaci.
40 | Aziende del gruppo Health Italia
41. Per la prima volta, Health Italia ha così deciso di raccontarsi a fondo in un documento,
mettendo in evidenza gli aspetti più importanti delle attività portate avanti in termini
sociali, ambientali e di governance e illustrando i programmi futuri, finalizzati a realizzare
un modello di business altamente sostenibile, in sintonia con i risultati economici.
L’obiettivo principale è sicuramente quello di rafforzare il dialogo e il confronto con tutti
gli stakeholder, ma anche comunicare in maniera trasparente gli obiettivi e i risultati
economici, sociali e ambientali delle diverse attività del Gruppo, fotografando un percorso
pluriennale che ha visto diventare la sostenibilità un elemento cardine e strategico della
visione aziendale.
Health Italia ha redatto il Bilancio di Sostenibilità su base completamente volontaria, visto che
l’azienda,aisensidelDecretoLegislativo254/2016,nonrientranellacasisticadegliEntidiinteresse
pubblico di grandi dimensioni tenuti a rendicontare le proprie performance non finanziarie.
Il Bilancio include tutte le società del Gruppo e prende le mosse dall’Agenda 2030
per lo Sviluppo Sostenibile dell’ONU, elaborando le informazioni di carattere qualitativo e
quantitativo, secondo quanto previsto dai GRI Sustainability Reporting Standards, emanati
nel 2016 dalla Global Reporting Initiative.
healthonline.it | 41
Si apre con una lettera agli stakeholder
firmata dall’amministratore delegato,
Massimiliano Alfieri e a seguire sono
delineate mission e vision aziendali.
Ildocumentoèpoidivisoinquattroparti,che
rendicontano tutte le attività della Società:
• Identità e governance
• Valoreaggiuntoprodottoedistribuito,
conunadescrizionedelleperformance
economiche
• Il nostro business e il contesto di
rifermento
• Le relazioni con gli stakeholder:
dipendenti,clienti,fornitori,collettività,
istituzioni, ambiente
• Rating ESG e obiettivi di miglioramento
Per misurare concretamente gli impatti
sociali, ambientali e di governance del
Gruppo, unica tra le società quotate al
mercato AIM di Borsa Italiana, Health Italia
ha ottenuto dalla società specializzata
Cerved Rating Agency la valutazione del
proprioRatingESGconunaclassificazione
“BBB” che evidenzia “un’alta capacità di
gestione dei fattori ESG”.
L’azienda si è infine posta diversi obiettivi
di miglioramento: la definizione di un
piano di Sostenibilità integrato con il Piano
strategico aziendale, la formalizzazione
di un piano di formazione su temi di
sostenibilità a tutto il personale, l’adozione
di un sistema di gestione di salute e
sicurezza certificato secondo standard
internazionali, l’individuazione delle aree
di rischio socio ambientale e dei relativi
presidi e attività per mitigarlo.
Con questi contenuti, il documento conferma l’impegno di Health Italia per uno sviluppo
responsabile e più sostenibile del business e rappresenta un nuovo importante step verso
una sempre maggiore trasparenza nei confronti degli stakeholder.
42. AZIENDE DEL GRUP
42 | Aziende del gruppo Health Italia
TOTTIfesteggia i successi
sportivi della
Sporting Club
Acqua Pradis
La squadra fondata da Francesco Totti
è campione d’Italia di Lega Calcio a 8
nella sua prima stagione di attività.
43. PO HEALTH ITALIA
healthonline.it | 43
Acqua Pradis, dalle vette del Monte Dagn in Friuli, alle vette
del Campionato di Lega Calcio a 8 per festeggiare con la
Totti Sporting Club un fantastico doppio traguardo che ha
suggellato al meglio un epilogo probabilmente inatteso.
Un successo costruito partita dopo partita in una stagione
segnata dall’interruzione per l’emergenza Covid, e chiusa
infine nel migliore dei modi per la squadra sponsorizzata
da Acqua Pradis, azienda del Gruppo Health Italia, che
quest’anno ha brandizzato le maglie dei campioni e si è
impegnata a fornire la giusta idratazione a bordo campo.
I ragazzi del Totti Sporting Club hanno vinto il Campionato
di Lega Calcio a 8 e la Coppa Italia, dimostrando carattere,
forza e umiltà.
di Michela Dominicis
44. La Coppa Italia è stata alzata l’11 luglio scorso, dopo una bella
vittoria contro la Roma Calcio a 8, senza il Pupone in campo.
Pochi giorni dopo si è giocata la finale scudetto contro la
Lazio, e questa volta il Capitano è stato presente, risolvendo
in bellezza, con una incredibile punizione dalla distanza, una
partita che si era mantenuta equilibrata e tirata, dapprima
con la Lazio in vantaggio e poi sul punteggio 1 a 1 fino a pochi
minuti dallo scadere. 2 a 1 e scudetto per la Totti Sporting
Club, e tutti a festeggiare tra fuochi d’artificio e cori festanti
dei tifosi presenti.
Acqua Pradis, che sta espandendo la sua presenza in tutto
il territorio nazionale, può ritenersi orgogliosa e onorata di
aver scommesso su questo splendido gruppo di calciatori
professionisti, associando il suo nome ad un campione
universamente ammirato come Francesco Totti, e agli altri
giocatori che lo hanno affiancato nel corso delle partite, da
Pizarro a Nainggolan, a Floro Flores.
Con il suo alto Ph alcalino e il suo bassissimo livello di
sodio, Acqua Pradis è stata un accompagnamento perfetto
per partite e allenamenti, garantendo la giusta idratazione
e reintegro di liquidi nelle umide serate romane.
Tra i partner della squadra anche Banca delle Visite,
progetto solidale di Fondazione Health Italia, con cui Acqua
Pradis collabora attivamente per raggiungere l’obiettivo
di #1000visite da donare a chi non se lo può permettere
riconoscendo un piccolo contributo per ogni bottiglia
consumata. Fare del bene fa bene, e se aggiungiamo anche
una sana dose di agonismo sportivo, tanto divertimento e
belle vittorie, sicuramente il benessere non può che essere
diffuso e condiviso.
Un grosso in bocca al lupo per la squadra, affinchè continui
nel suo progetto sportivo, e chissà che la storia insieme non
possa continuare…
CON IL SUO ALTO PH
ALCALINO E IL SUO
BASSISSIMO LIVELLO
DI SODIO, ACQUA
PRADIS È STATA UN
ACCOMPAGNAMENTO
PERFETTO PER PARTITE
E ALLENAMENTI,
GARANTENDO LA
GIUSTA IDRATAZIONE E
REINTEGRO DI LIQUIDI
NELLE UMIDE SERATE
ROMANE
44 | Aziende del gruppo Health Italia
45. www.acquapradis.com
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46. LO SPECIALISTA
46 | Lo specialista risponde
CURARE
la PELLE
l’abbronzatura
Come
L’intervista alla dottoressa Galina Baranovskaia,
Dermatologa e Specialista in Medicina Estetica
dopo
47. RISPONDE
IN COLLABORAZIONE CON
healthonline.it | 47
L’estate è quasi finita e porta via con sè la spensieratezza
delle vacanze. Tra i ricordi, quello di un’abbronzatura
ottenuta con l’esposizione solare. Al rientro in città e con la
ripresa della vita quotidiana l’obiettivo è quello di evitare
che la tintarella svanisca nel giro di poco tempo. Come fare?
Qual è il segreto per mantenere l’abbronzatura più a lungo
e la pelle più luminosa e idratata?
L’abbiamo chiesto alla dottoressa Galina Baranovskaia,
Dermatologa e Specialista in Medicina Estetica presso
Health Point Medical Care.
Dottoressa, quanto dura in media l’abbronzatura?
L’abbronzatura è il fenomeno che si verifica quando la pelle
umana si scurisce in seguito all’esposizione ai raggi solari, è
una reazione della pelle per difendersi dal sole. Un colorito
intenso può avere durata di circa un mese (28/30 giorni).
di Nicoletta Mele
48. Dott.ssa Galina Baranovskaia
Dermatologa e Specialista in
Medicina Estetica del network
Health Point
Perché e in che modo svanisce?
L’abbronzatura svanisce perché le cellule cutanee che
contengono melanina, prodotta dal sole, vengono eliminate
con un processo chiamato esfoliazione (turnover cellulare).
Quindi tutte le azioni meccaniche sulla superficie cutanea
come cerette depilatorie, scrub con prodotti esfolianti
o strofinamenti con asciugamani ruvidi, favoriscono lo
scolorimento dell’abbronzatura. Anche l’uso di creme e
bagnoschiuma a base di acido glicolico, retinolo, alfa-
idrossiacidi e urea, tutte molecole che hanno effetto
esfoliante riducono l’abbronzatura.
Un’abbronzatura più duratura dipende anche da una
giusta idratazione della pelle?
Certamente, una corretta e costante idratazione cutanea
rallenta il processo di esfoliazione. È consigliato quindi
usare prodotti specifici quali: doposole, creme idratanti e
oli vegetali (di cocco, di karitè, di mandorle, di jojoba) che
hanno effetto idratante e antiossidante e nutrono la pelle.
È vero che è meglio evitare di bere bevande gassate e
alcolici in quanto contengono zuccheri nascosti che
disidratano la pelle?
Gli alcolici hanno un effetto vasodilatatore che contribuisce
ad aumentare la perdita di idratazione ed evaporazione
dell’acqua dagli strati superficiali dell’epidermide e causa
quindi una maggiore secchezza cutanea. Le bevande
gassate a causa del loro contenuto di zuccheri raffinati
e altre sostanze chimiche, portano ad una riduzione di
capacità di ossigenazione cutanea, perciò danno alla pelle
un aspetto secco ed opaco.
Per l’idratazione della pelle, soprattutto se secca, oltre a
bere un giusto quantitativo di acqua giornaliero è anche
molto importante scegliere dei prodotti ad hoc. Cosa
devono contenere?
Per favorire l’idratazione della pelle si consigliano
integratori specifici che contengono: betacarotene,
licopene, flavonoidi, omega3, omega6, vitamina E e
vitamina A, nutrienti presenti anche in frutta e ortaggi
di stagione come pomodori, albicocche, carote, meloni,
pesche, anguria, ecc.
48 | Lo specialista risponde
49. Le lampade solari prolungano l’abbronzatura? Pro e contro...
Se fatte regolarmente sicuramente prolungano la durata dell’abbronzatura. Le lampade solari
non sono solo strumenti estetici, infatti possono prevenire eritemi solari e migliorare l’acne.
Nei paesi poco esposti alla luce solare, queste vengono utilizzate a fini curativi. D’altronde,
un abuso eccessivo può comportare dei rischi alla salute della pelle, nei casi più gravi la
comparsa di un melanoma.
L’esposizione ai raggi ultravioletti apporta diversi benefici al nostro organismo, tra gli altri:
favorisce il rilassamento muscolare, stimola l’incremento del testosterone negli uomini e
progesterone nelle donne, influenza il metabolismo e incide positivamente sulla qualità del
sonno, produce la vitamina D fondamentale per la salute delle ossa. Tintarella sì, ma con le
dovute cautele per evitare scottature solari.
healthonline.it | 49
50. Dottoressa, cosa fare in caso di scottature ?
Esistono gradi lievi di scottarure come l’arrossamento cutaneo e più gravi come l’eritema
solare con bolle, in questo caso è fondamentale rivolgersi ad un dermatologo esperto.
50 | Lo specialista risponde
Una prolungata esposizione al sole senza
le opportune protezioni e precauzioni può
comportare non solo un invecchiamento
cutaneo precoce della pelle soprattutto del
viso, ma anche dei seri problemi alla salute
come il melanoma cutaneo.
Lafrequenzadiquestotumoreèinnetto
aumento in tutto il mondo: ogni anno si
registranocirca100.000nuovicasi.InItalia
i dati AIRTUM 2017 (Associazione italiana
registri tumori) stimano circa 7.300 nuovi
casi ogni anno tra gli uomini e 6.700 tra le
donne. Negli ultimi anni è diventato il terzo
tumore più frequente nelle persone sotto
i 50 anni. ll principale fattore di rischio
per il melanoma cutaneo è l’esposizione
eccessiva alla luce ultravioletta, che arriva
fino a noi sotto forma di raggi UVA e UVB,
ed è principalmente veicolata dai raggi del
sole (fonte AIRC).
Dottoressa, come prevenire il tumore cutaneo?
I consigli per difendersi dal sole, evitando scottature e prevenendo il tumore cutaneo sono:
• evitare l’esposizione al sole nelle ore di picco (11-15);
• non dimenticare di applicare creme con filtri solari ad alta protezione (che devono essere
riapplicate dopo doccia o bagno) da utilizzare anche duranti i giorni meno soleggiati, in
quanto l’azione dei raggi solari è sempre uguale;
• Indossare cappelli, camice, o maglie a maniche lunghe se si pensa di restare esposti a
lungo durante le ore critiche (esempio durante gite in barca);
• Ai soggetti ad alto rischio, con pelle chiara o che hanno già sofferto di tumore cutaneo si
sconsiglia l’esposizione al sole e l’utilizzo di lampade abbronzanti
Alla luce di quanto detto, quali sono suoi consigli per curare la pelle dopo l’abbronzatura?
Sicuramente mantenere un buon livello di idratazione sistemica (assumendo integratori/
cibi in grado di stimolare la produzione di melanina) e locale (utilizzando creme,
bagnoschiuma oleosi e oli vegetali).
51. Hai bisogno di un consulto medico?
Oggi puoi farlo comodamente da casa, grazie ai servizi in teleconsulto a distanza
con medici specializzati.
Health Point mette a disposizione una piattaforma dedicata ai servizi di telemedicina grazie ai quali
è possibile effettuare un consulto telefonico e/o una televisita con un medico specializzato che, a distanza,
potrà valutare lo stato di salute dell’utente anche grazie all’acquisizione di alcuni parametri fisici predefiniti
facilmente riscontrabili utilizzando comuni device.
Sono a disposizione anche consulti con figure come Psicologo e Psicoterapeuta che potranno fornire
un supporto dedicato.Il nuovo servizio ha l’obiettivo di permettere ai cittadini di dialogare con un medico senza
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54. L’estate non è certo l’alleata migliore della nostra chioma: tra cloro, salsedine, sole e sabbia,
i capelli non arrivano mai a settembre in forma: indeboliti, opachi, sfibrati.
Spesso si pensa che il tema riguardi più spesso le donne, ma non è assolutamente così!
Anche i capelli degli uomini subiscono forti stress in estate e anche loro devono prendersene
cura e non sottovalutare assolutamente il problema!
Tutti gli anni in ogni rivista da ombrellone che si rispetti si legge di rimedi fai da te, di
prodotti più o meno costosi, si suggeriscono gli indirizzi dei migliori hairstylist, pronti a
rimettere a nuovo le nostre chiome.
Certo, il passaggio dal parrucchiere il più delle volte è inevitabile e fa sicuramente bene, ma
ci sono in ogni caso alcune accortezze che possiamo prendere tutto l’anno, soprattutto nei
mesi più caldi e al rientro dalle vacanze.
La parola chiave è protezione: ebbene sì, non è solo la pelle che deve essere difesa dal sole.
Anche i capelli vanno protetti dai raggi solari, dal cloro e dalla salsedine per evitare che si
scoloriscano e si secchino. In commercio ci sono tantissimi spray ad alta protezione, di tutti
i prezzi: vanno applicati prima di ogni esposizione al sole e più volte durante la giornata.
L’utilizzo di un cappello è poi fortemente consigliato. Oltre ad essere trendy, protegge la
cheratina e il cuoio capelluto dalle scottature.
54 | Benessere
di Mariachiara Manopulo
55. Un secondo punto importante è sicuramente
l’idratazione: già, bere molta acqua è un gesto
fondamentale anche per il benessere dei nostri capelli.
Attenzione anche all’alimentazione: ci sono alcuni cibi
che fanno particolarmente bene alla salute del capello,
come il salmone e le noci, ricchi di Omega 3 e quelli che
contengono acido folico o vitamina B9 come asparagi,
arance, barbabietole broccoli, o gli spinaci, grazie alla
vitamina E, alleata preziosa contro la caduta.
Ancora: il lavaggio. Se è vero che d’estate i capelli si
lavano molto più spesso del normale, è altrettanto vero
che lavaggi frequenti li possono indebolire. Scegliete
prodotti delicati, naturali e nutrienti, magari a base di
olio di mandorla, argan, cocco, oliva, meglio ancora se
arricchiti di antiossidanti e vitamine, come la D, che
idrata e rinforza. Usate pochissimo shampoo e sciacquate
sempre molto bene. Una volta a settimana utilizzate
una maschera nutriente, la vostra chioma vi ringrazierà.
Attenzione: nell’applicare balsami, impacchi, maschere,
concentratevi sulle lunghezze e sulle punte, che spesso
sono le zone realmente più secche e spente. Di solito le
radici sono più sane, e applicando troppi prodotti si rischia
di appesantirle.
Al ritorno dalle vacanze, con l’arrivo dell’autunno, è
sempre bene dare una bella sforbiciata. Sì, perché non è
un luogo comune “se li tagli li rinforzi”, funziona davvero
così! Quando i capelli sono danneggiati, sfibrati, con le
doppie punte, la soluzione è una sola: tagliare! E poi, cosa
c’è di meglio per ricominciare dopo l’estate di un nuovo,
bellissimo taglio di capelli? Lo stesso discorso vale per
il colore. I bei riflessi biondi che spesso il sole ci dona
durante l’estate col tempo svaniscono, lasciando i capelli
scoloriti e opachi, con l’“effetto paglia”. Questo perché
i raggi solari desquamano il fusto, favorendo la rottura
e opacizzando il colore. Allora, perché non cogliere
l’occasione per valorizzare la schiaritura, con un bel
trattamento dal parrucchiere? Se vi serve un ritocchino
per coprire i capelli bianchi, ricordatevi che dopo l’estate
il colore va scelto di un mezzo tono più chiaro rispetto
a quello abituale, per evitare stacchi decisi, ma anche
perché il sole potrebbe avere sensibilizzato le radici
e quindi la tinta potrebbe avere una presa anomala e
risultare più scura del previsto. Il vostro parrucchiere
saprà sicuramente consigliarvi al meglio e coccolare i
vostri capelli con i trattamenti giusti!
healthonline.it | 55
58. Colorata, in tinta unita, in tessuto, lavabile o usa e getta.
Parliamo della mascherina, il dispositivo di sicurezza
maggiormente utilizzato per contrastare la diffusione del
nuovo Coronavirus, che oltre ad essere uno strumento
indispensabile e obbligatorio, è anche diventato un
accessorio di moda. Negli ultimi mesi abbiamo visto le
mascherine calcare famose passerelle e partecipare ad
eventi mondani, indossate da celebrità del mondo della
musica e dello spettacolo, un esempio è la partecipazione
di Billie Eilish con mascherina logata Gucci in tulle nero e
doppia G di cristalli ai Grammy Award 2020.
Tra i prototipi venduti nelle farmacie, le alternative
alle mascherine chirurgiche in commercio sono non
solo efficaci, ma molto fashion, con particolari design e
confezionate con materiali riciclabili per non danneggiare
l’ambiente.
Dimmi che mascherina indossi e ti dirò chi sei! Per molti
coordinare le mascherine con l’abbigliamento è diventato
un gesto quotidiano non sottovalutando però la qualità,
il livello di protezione e la traspirabilità del prodotto
e facendo sempre attenzione che siano prive di sostanze
nocive per la salute della pelle. A proporre l’abbinamento
ci ha pensato la stilista Chiara Boni, che ha lanciato delle
mascherine in jersey iconico 100% lavabili, coordinate a
due modelli di t-shirt in bianco e nero.
A fronte delle nuove esigenze in questo periodo c’è stato
un vero e proprio boom di mercato e questo ha portato
diverse aziende, principalmente del settore della moda, a
riconvertire parzialmente la produzione. Le mascherine
si sono diffuse come accessorio da indossare nei luoghi
affollati e anche le griffe le hanno proposte e rilanciate
contribuendo ad un’impennata commerciale del 147%,
secondo quanto riferisce la piattaforma di moda Lyst.
Tra le aziende più note spicca Fendi, uno dei marchi
italiani del lusso più noti al livello internazionale per
aver contribuito a far conoscere la moda made in Italy
nel mondo, che ha messo in commercio una mascherina
griffata e, nonostante il prezzo non alla portata di tutti, in
poco tempo è andata sold out. Ma anche Salvatore Vignola,
58 | Benessere
di Alessia Elem
59. healthonline.it | 59
lo stilista definito dagli addetti del settore, uno dei nomi promettenti del nuovo panorama
di talenti su Milano, ha realizzato una mascherina in esclusiva per l’artista M¥SS KETA con
una caratteristica particolare: l’accessorio è tempestato di Swarovski.
Non solo moda, anche il make up sta vivendo una piccola rivoluzione: gran parte del viso
è coperto dalla mascherina sotto la quale, suggeriscono gli esperti, è meglio evitare il
rossetto e il fondotinta, quindi la nuova tendenza è quella di evidenziare lo sguardo con
un make up ad hoc per ogni occasione.
Insomma, ai tempi del post-Coronavirus dove il nemico è sempre in agguato, bisogna
proteggersi dal contagio indossando la mascherina sicura, traspirabile, completamente
priva di sostanze nocive e anche alla moda.
healthonline.it | 59
60. PARLIAMO DI...
MANCINI,I
a
60 | Parliamo di...mancinismo
una popolazione (quasi) estinta.
Da mano del diavolo
VIRTÙ,tutte le letture
del mancinismo
61. mancinismo
healthonline.it | 61
Sei mancino? Hai una marcia in più. Se fino a qualche
decennio fa adoperare la mano sinistra rappresentava
una condanna, da qualche anno le cose sono cambiate
e certamente nessuno più – o quasi – dà importanza al
potere della mano sinistra. In realtà, tutti gli uomini e
tutte le donne hanno una mano dominante, ma anche un
occhio, un piede, e così via discorrendo tra le pagine di
anatomia. La verità è che la maggior parte degli organi
dell’uomo hanno un proprio doppio, uno a destra e l’altro
a sinistra: due braccia, due mani, due gambe, due occhi,
due orecchie. Tutti questi organi, oltre a essere speculari,
non sono identici, e ciascun essere umano ne predilige
uno, che diviene appunto dominante: tutti siamo coscienti
di essere destrimani o mancini nell’uso delle mani, ma,
anche inconsciamente, siamo destrimani o mancini,
indipendentemente dalle mani, nell’uso degli altri organi
(si pensi ai calciatori che prediligono un piede sull’altro
oppure ai musicisti che concentrano l’attenzione su un
orecchio). Tuttavia, pur essendo la “dominazione” uno
dei capisaldi dell’anatomia, per secoli l’essere mancini
(oggi circa il 13% della popolazione mondiale) non è stato
affatto un bene tanto per ragioni legate alla superstizione
popolare quanto sulla base di un fondamento etimologico
errato. Spesso infatti sbagliando si ritiene il mancinismo un
difetto perché la stessa parola “mancino” deriva dal latino
mancus (in siciliano, mancusu) che significa monco.
di Alessandro Notarnicola
62. Per molto tempo dunque mancino è stato letto come sinonimo di diversità, handicap,
condizione infelice, frutto, secondo la tradizione ebraica e cristiana, dell’influenza
sull’individuo del maligno. Un’interpretazione anche musulmana: l’Islam vietava di lavarsi o
mangiare utilizzando la mano “impura”.
Per secoli i mancini sono stati visti con sospetto anche dalla scienza: in un trattato di
psichiatria del 1921 il mancinismo era addirittura annoverato fra le patologie rivelatrici di
demenza. A partire dagli anni ’70 del 900 alcuni studi hanno accostato la dominazione della
mano sinistra sulla destra alla dislessia.
62 | Parliamo di...Covid-19
Da anni però il mancinismo non è più
visto come un aspetto oscuro di difficile
interpretazione o di lettura popolare:
il mondo della scienza oggi ritiene che
questa preferenza sia una vera e propria
caratteristica dell’individuo da attribuire
all’emisfero destro del cervello. Nei
mancini la parte dominante del cervello è
la destra, specializzata nell’elaborazione
visiva e nella percezione delle immagini,
nella loro organizzazione spaziale e
nell’interpretazione emotiva.
IL BAMBINO “SCEGLIE”
LA SUA MANO DOMINANTE
QUANDO È ANCORA UN FETO
E LA SCELTA DIPENDE DAL
MIDOLLO SPINALE, CHE IN
QUELLA FASE DELLO SVILUPPO
NON È ANCORA COLLEGATO
ALLA CORTECCIA CEREBRALE
62 | Parliamo di...mancinismo
63. Alcuni studi effettuati da un team di studiosi dell’Università
della Ruhr, in Germania, hanno dimostrato che il bambino
“sceglie” la sua mano dominante quando è ancora un
feto e la scelta dipende dal midollo spinale, che in quella
fase dello sviluppo non è ancora collegato alla corteccia
cerebrale. Tuttavia, pur nascendo nel grembo materno,
il fenomeno del mancinismo si manifesta non prima dei
tre anni d’età. Il cervello del futuro mancino subisce un
processo di lateralizzazione a causa del quale l’emisfero
cerebrale destro predomina su quello sinistro. Processo
che si conclude un anno più tardi.
Prima che la medicina arrivasse a fornire risposte adeguate
che non contemplassero l’ostracismo per la persona
interessata, il mancinismo era accostato a Satana tanto che
per secoli la mano sinistra è stata soprannominata – con
non poco terrore – la mano del diavolo, essendo invece
la destra la mano con cui si impartisce la benedizione.
Non sono pochi coloro che a scuola erano letteralmente
costretti a non servirsi della mano sinistra per scrivere o
per disegnare. Le educatrici legavano il braccio sinistro
dello scolaro alla spalliera della sedia fino a che la mano
destra non diventava la principale. Non è trascurabile il
legame imprescindibile che per secoli ha legato il mondo
dell’istruzione con la religione cristiana: nel Vecchio
Testamento Isaia spiega che la mano destra “ha fondato
la terra” e “ha misurato i cieli”; nel Nuovo Testamento,
invece, si posiziona il buon ladrone alla destra di Gesù e il
cattivo ladrone alla sua sinistra. E poi, “una volta asceso al
Cielo, Gesù è seduto alla destra del Padre”. Ma non è solo
la religione cristiana a prediligere il lato destro: lo stesso
Maometto, per fare le abluzioni, adoperava la mano destra
ritenendo la sinistra impura.
Nonostante fosse ritenuta la “mano impura” non sono
pochi i personaggi della storia che grazie alla mano sinistra
sono oggi annoverati nell’albo dei geni. Albert Einstein,
AlessandroMagno,AyrtonSenna,Aristotele,BarackObama,
Benjamin Franklin, Bill Gates, Bob Dylan, Giulio Cesare,
Carlo Magno, Celine Dion, Charlie Chaplin, Demi Moore,
Diego Armando Maradona, Fidel Castro, Fred Astaire,
Greta Garbo, Jimi Hendrix, John Davison Rockefeller, John
Kennedy, Julia Roberts, Kim Basinger, Leonardo Da Vinci,
Ludwig van Beethoven, Mahatma Gandhi, Immanuel Kant,
healthonline.it | 63
64. 64 | Parliamo di...Covid-19
Marilyn Monroe, Mickey Rourke, Michel Platini, Morgan Freeman,
Nicole Kidman, Paul McCartney, Phil Collins, Ringo Starr, Robert De
Niro, Robert Redford, Ruud Gullit, Sergei Rachmaninoff, Sigmund Freud,
Sylvester Stallone, Tom Cruise, Valentino Rossi, Winston Churchill e
Wolfgang Amadeus Mozart, solo per citare i più noti.
Nomi straordinari che incoraggiano i portatori di mancinismo alla
consapevolezza che se di handicap si dovesse trattare, lo sono in
maniera virtuosa.
64 | Parliamo di...mancinismo
65. healthonline.it | 65
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