Nelle classi terze di Pegognaga, Mantova, sono stati realizzati dei laboratori creativo-espressivi che hanno offerto ai bambini uno spazio sicuro e strutturato in cui contenere, esprimere e condividere i propri vissuti emotivi.
2. In classe sono stati realizzati dei
laboratori creativo-espressivi che
hanno offerto ai bambini uno spazio
sicuro e strutturato in cui
contenere, esprimere e
condividere i propri vissuti
emotivi.
3. Gli obiettivi da raggiungere sono stati
accordati dai docenti insieme agli
operatori esperti, sulla base delle
specifiche realtà delle classi:
• Espressione e condivisione delle
proprie emozioni;
• Ripristino del senso di appartenenza
e di convivenza attiva da parte dei
bambini;
• Ridisegnare la propria continuità
esistenziale e culturale.
4. I laboratori sono stati attinti dalla
guida orientativa
“Tutori di resilienza.
Guida orientativa per interventi
psico-educativi”
a cura di Cristina Castelli,
uno strumento ideato e progettato
dai ricercatori dell’Università
Cattolica.
5. 1° laboratorio
Condotto con il supporto degli operatori
dell’Università.
Gli operatori hanno coinvolto i bambini in
un gioco di conoscenza reciproca:
“Il gioco di nomi”
A turno, ognuno dice a voce alta il
proprio nome, associandolo ad un gesto
o giocando con le parole pronunciate,
allungando le lettere o cambiando
l’accento.
11. Vengono distribuiti dei fogli con
disegnata la sagoma di
una valigia
La consegna è: “riempi la tua valigia
degli elementi/oggetti/persone che
vorresti avere accanto a te nel tuo
percorso di crescita”.
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27. Viene chiesto a ciascuno di illustrare
la propria valigia, spiegando i
significati degli elementi
rappresentati al suo interno.
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29. Si chiede a ciascuno di scegliere
un elemento della propria valigia
ritenuto più importante e di
disegnarlo sul cartellone che è stato
preparato con la sagoma di una valigia
grande.
I ragazzi devono disegnare il loro
elemento distintivo all’interno.
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35. Alla fine gli educatori fanno emergere
questi punti:
• Raccontarsi è divertente, ma a volte
anche difficile.
• Ognuno di noi appartiene a un
gruppo: famiglia, calcio, coro, scuola
(questo gruppo!).
• Osservando gli altri impariamo delle
cose su noi stessi.
36. 2° laboratorio
L’insegnante propone l’attività
“Questo sono io”
L’obiettivo è rafforzare l’autostima del
bambino mediante la valorizzazione di
aspetti di sé positivi.
37. Viene distribuito a tutti i bambini un
foglio di cartoncino sagomato, e viene
chiesto loro di realizzare con il
materiale a disposizione (pennarelli,
matite, fogli colorati, giornali…)
una maschera
che rappresenti le loro qualità, gusti,
passioni, sentimenti, ecc.
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39. Alla fine ogni bambino si
presenta attraverso la propria
maschera e l’educatore cerca di
valorizzare il lavoro e le qualità
rappresentate da ogni alunno.
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42. 3° laboratorio
Condotto con il supporto degli operatori
dell’Università.
L’insegnante ha unito gli alunni in gruppi
di cinque, ad ogni gruppo si è affiancato
un operatore. L’attività si intitola
“La mano dei talenti”
43. Gli operatori hanno spiegato il
significato della parola talento; lo
scopo è di aiutare i bambini ad
esplicitare le proprie qualità e
scoprire i propri talenti attraverso lo
sguardo dell’altro.
44. Viene chiesto ad ogni bambino di
disegnare la sagoma della propria mano
su un foglio bianco, poi vengono invitati
a scrivere un proprio talento in
corrispondenza del pollice. Si passa il
foglio al compagno a destra in modo che
ciascuno scriva un talento che pensa che
il proprio compagno abbia. Si ripete la
stessa operazione fino a che ogni
bambino avrà nuovamente il suo foglio
davanti e potrà leggere ciò che gli altri
pensano di lui.
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49. Al termine dell’attività le mani
vengono decorate, ritagliate e
incollate su un cartellone. Infine,
ognuno legge i propri talenti e gli
operatori stimolano una riflessione,
fornendo feedback positivi.
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58. Viene proposto un gioco finale
“Mosca cieca sonora”
Questo gioco aiuta i bambini ad
imparare a riconoscere e ad ascoltare
l’altro.
59. Si sceglie la “mosca cieca” e viene
bendata. Tutti i bambini si
dispongono in cerchio e mantengono
la posizione rimanendo fermi e in
silenzio. L’educatore accompagna la
“mosca cieca” vicino a un bambino a
cui chiede di pronunciare una parola
ad alta voce (per esempio: “ciao”). La
“mosca cieca” deve indovinare chi ha
pronunciato la parola. Il compagno
riconosciuto diventa la nuova “mosca
cieca”.
60. Per rendere l’attività più
interessante e difficile, le parole
pronunciate dovranno essere brevi
(formate da due sillabe o addirittura
una sola lettere) e potranno essere
dette con una voce alterata (voce
acuta, voce grave o profonda, voce
modificata tenendo i denti stretti o
le labbra chiuse).
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63. 4° laboratorio
Condotto dall’insegnante di classe.
Dopo aver ricordato l’attività della
mano dei talenti, l’insegnante propone
il gioco:
“Indovina di chi è la mano?”
64. Ognuno scrive i propri talenti su un
foglietto, poi si dividono i bambini in
due squadre e si ritirano i biglietti.
Compito di ogni squadra è di
indovinare il maggior numero
possibile di bambini della squadra
avversaria a cui appartengono i talenti
letti dall’insegnante. Vince la squadra
che indovina più compagni della
squadra avversaria.
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66. In seguito, l’insegnante propone il
gioco:
“Rispecchiarsi”
Si chiede ai bambini di formare delle
coppie e di posizionarsi uno di fronte
all’altro, un membro propone un
movimento e l’altro lo imita nel modo
più preciso possibile.
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69. L’ultimo gioco dell’unità laboratoriale si
intitola
“Muoversi come un corpo unico”
Si lavora inizialmente a coppie, poi a
gruppi di 4, poi, 8, infine tutti insieme.
Si invitano le coppie a muoversi in
sincronia, camminando insieme, uniti
dal contatto del braccio tenuto lungo il
fianco. Si ripete per i gruppi da 4 e da
8, infine si prova a muoversi tutti
insieme come un corpo unico.
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73. 6° laboratorio
Condotto dall’insegnante di classe.
Viene proposta l’attività
“SOS ho bisogno di te”
Si chiede ai bambini di disegnare su un
cartoncino ritagliato a forma di cerchio
una situazione in cui hanno avuto
bisogno dell’aiuto di un compagno di
classe e, dall’altra parte, una situazione
in cui hanno aiutato un compagno di
classe.
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78. Al termine, ogni alunno ha descritto
al gruppo gli episodi rappresentati,
cercando di descrivere le emozioni
provate nel ricevere e offrire aiuto.
Infine, i cartoncini sono diventati delle
medaglie da indossare.
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80. Come gioco finale si propone
“Occhio al primo”
Un bambino esce dall’aula, gli altri in
cerchio decidono chi sarà il primo che
indicherà il movimento da fare
eseguire al gruppo.
Una volta rientrato in aula, il bambino
deve capire chi è il primo.
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82. 7° laboratorio
Condotto con il supporto degli
operatori dell’Università.
Gli operatori propongono un’attività di
rilassamento e di abbandono
all’altro: con il sottofondo di suoni
dalla natura i bambini a coppie sono
guidati a praticare diverse tecniche di
rilassamento al proprio compagno.
92. Viene avvitato, così, un dialogo sulle
emozioni:
• Cosa sono le emozioni?
• Quali emozioni conoscete?
• Quali emozioni avete vissuto?
A turno, ogni bambino racconta un
paio di episodi in cui ha sperimentato
emozioni positive (felicità, gioia) ed
emozioni negative (rabbia, tristezza,
spavento).
93. In seguito, i bambini sono messi di
nuovo a coppie per:
“Il gioco delle statue”
Lo scultore modella la sua statua per
rappresentare un’emozione e il gruppo
deve indovinare l’emozione
rappresentata.
Poi si invertono i ruoli.
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99. 8° laboratorio
Condotto dall’insegnante di classe.
Per favorire la cooperazione all’interno
del gruppo, le insegnanti propongono
il gioco
“Memory a squadre”
Prima si costruisce il gioco del memory
con fogli e cartoncini, poi si formano
due squadre.
100. La prima squadra gira due carte. Se
queste formano una coppia vengano
incassate dalla squadra che può
scoprirne altre due. Se non formano
una coppia vengono nuovamente
coperte e rimesse nella loro posizione
originale e il turno passa alla squadra
successiva. Vince la squadra che ha
raccolto più coppie di carte.
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108. Al termine del gioco, si fanno
riflettere i bambini su come la
cooperazione all’interno della
squadra abbia migliorato l’esito del
gioco.
109. 9°laboratorio
L’insegnante di classe, in accordo con gli
l’equipe di Milano, propone dei giochi
con l’intento di guidare i bambini a
identificare le emozioni: (gioia,
tristezza, paura, rabbia, sorpresa…) e
dimostrare che le emozioni possono
essere riconosciute semplicemente
osservando il volto, nel senso che
l'uomo "parla" non solo con le parole
ma anche con il corpo.
110. A volte il linguaggio del corpo è
molto più importante che le parole per
esprimere gli stati d'animo.
Poi, il riconoscimento delle emozioni,
proprie e altrui, è anche un mezzo per
agire sul ricordo dei vissuti traumatici.
111. L’obiettivo di queste attività è di
promuovere la consapevolezza delle
emozioni per ottenere il controllo del
comportamento; il riconoscimento
delle emozioni altrui per facilitare
l'empatia, l'ascolto reciproco e lo
sviluppo delle modalità appropriate per
interagire adeguatamente con l’altro.
112. Dopo aver esplorato il significato
della parola emozione e aver
elencato tutte le emozioni che i
bambini conoscevano, si propone
il gioco:
“La voce delle emozioni”
113. Inizialmente si chiede ai bambini di
provare, a turno, a pronunciare le
parole:
“felicità” con voce felice;
“tristezza” con voce triste;
“rabbia” con voce arrabbiata;
“paura” con voce spaventata.
114. Successivamente, si predispongono due
contenitori con dei bigliettini: uno
contenente delle parole neutre (esempio,
cane, tavolo, gallo…), l’altro le parole
delle emozioni. A turno, ogni bambino
deve pescare una parola dal primo
contenitore e un’emozione dal secondo
contenitore. Bisogna provare a
pronunciare la parola pescata con
un’intonazione tale da comunicare la
specifica emozione che è stata estratta.
115. Il resto del gruppo deve cercare di
indovinare l’emozione
espressa dal compagno.
Si procede in questo modo fino a
quando ogni bambino ha provato
a pronunciare almeno una parola.
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126. 10° laboratorio
Condotto dall’insegnante di classe.
L’insegnante procede con le attività
sul tema delle emozioni per
raggiungere una maggiore
consapevolezza del ventaglio di
emozioni vissute nel corso della vita
dei bambini e rafforzare le capacità di
gestione dei propri vissuti emotivi.
127. Viene proposto
“Il quadro delle emozioni”
Si fornisce ai bambini un foglio grande
da piegare in quattro riquadri, in ognuno
di essi si disegna una cornice che
rappresenta un’emozione: felicità,
tristezza, sorpresa, paura. Viene chiesto
loro di disegnare (o eventualmente di
scrivere) quattro avvenimenti in cui
hanno provato rispettivamente le
emozioni dei riquadri.
128. Al termine si descrive ai compagni
cosa si è rappresentato,
raccontando l’episodio illustrato con
particolare attenzione alle emozioni
provate e a cosa è stato fatto in
risposta all’emozione.
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132. 11° laboratorio
Condotto con il supporto degli operatori
dell’Università.
Dopo un primo momento di
socializzazione sulle attività e prodotti
realizzati in classe, il gruppo
dell’Università propone una nuova
attività:
“La linea del tempo”
133. Come le precedenti attività
proposte, l’obiettivo è di stimolare il
processo di autoconsapevolezza
dei vissuti individuali, in una
cornice temporale ben definita:
l’ultimo anno di vita.
134. Ogni bambino fa la propria linea del
tempo relativa all’ultimo anno di vita con
un pezzo di spago o nastro che viene
incollato sul un foglio A3.
Si chiede d’individuare almeno 2 brutti
ricordi che verranno segnati ciascuno
con un sassolino, collocati sulla linea del
tempo.
Poi si chiede d’individuare almeno 2
momenti felici che verranno segnati
ciascuno con un fiore di carta crespa,
collocati sempre sulla linea del tempo.
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146. Al termine ognuno descrive ai
compagni quali eventi positivi e
negativi ha scelto di rappresentare,
segue un applauso per ogni
bambino.
L’applauso è un’azione sempre
presente dopo la dimostrazione
dell’elaborato da parte
dell’alunno davanti alla classe.
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154. 12° laboratorio
Condotto dall’insegnante di classe.
L’insegnante propone una nuova
attività con la stessa finalità di
miglioramento dell’autoconsapevolezza
emotiva:
“Sotto un temporale”
155. Viene distribuito ad ogni bambino un
foglio bianco A3 e si chiede di
disegnare, nella parte superiore del
foglio, il contorno delle sagome delle
intemperie (saetta, goccia, vento)
nuvola, e di scrivere all’interno di esse
difficoltà e paure che considerano
più minacciose (fattori di rischio).
156. Poi si disegnala sagoma di un grande
ombrello nella parte inferiore del foglio.
All’interno dell’ombrello dovranno
scrivere cosa o chi li ha aiutati o li
può aiutare ad affrontare le loro
difficoltà e paure (fattori protettivi).
Al termine ognuno descrive ai
compagni quali paure e quali aiuti ha
scelto di rappresentare, segue un
applauso per ogni bambino.
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162. La seconda attività è:
“I luoghi delle emozioni”
Ad ogni bambino si chiede di
individuare i 4 luoghi per lui più
importanti e di disegnarli sul un foglio
A4 diviso in 4 parti, ciascuna per ogni
spazio. Per ogni luogo scelto si chiede
di associare una persona e un
momento/ricordo relativo a quello
spazio e di scriverla.
163. Una volta realizzati i 4 luoghi viene
chiesto di ritagliarli e di incollarli sul
foglio A3 collocandoli in una
posizione da lui scelta. Ogni bambino
dovrà rappresentare se stesso sul
foglio A3 e da li collegare sé ai diversi
luoghi disegnati mediante delle
frecce, linee.
Al termine ognuno presenta il proprio
elaborato.
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168. 13° laboratorio
Condotto con il supporto degli
operatori dell’Università.
Nell’attesa dei “ragazzi” (così li
chiamano i bambini in modo
amichevole), ogni bambino disegna una
pietra preziosa per arricchire lo
scrigno dei desideri che l’insegnante
ha costruito con una scatola di
cartoncino.
169. Al loro arrivo, viene svelata l’attività
dello scrigno: ad ognuno viene
distribuito un foglio su cui scrivere
o disegnare i propri desideri per
il futuro.
Al termine, il foglio viene arrotolato
e infiocchettato e poi riposto nello
scrigno.
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175. Gli educatori hanno portato con loro
una conchiglia costruita con due fogli
di polistirolo, essa rappresenta
“La metafora dell’ostrica”
una storia che narra il concetto di
resilienza.
176. “Quando un granello di sabbia
penetra in un’ostrica, aggredendola,
l’animale reagisce producendo la
madreperla, che si deposita intorno al
granello e lo trasforma in una perla
piccola.
L’aspro granello è modellato fino ad
assumere la forma nuova di una perla
preziosa”. (Cyrulnik, 1999)
177. Questa metafora, raccontata ai
bambini come una storia, spiega il
concetto di resilienza: di fronte a
esperienze avverse o potenzialmente
traumatiche, certe persone
sviluppano capacità, fino a quel
momento sconosciute e latenti, che
permettono di affrontare questi
vissuti e uscirne vincitori.
178. Perciò, in classe abbiamo
rappresentato il granello di sabbia
con un foglietto bianco e la perla
con un foglietto colorato, su cui
scrivere rispettivamente l’evento
triste e come si è trasformato in
un’occasione positiva, di crescita.
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182. Il granello è stato arrotolato e
messo dentro al palloncino/ostrica
e le perle sono state incollate sulla
conchiglia.
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193. Ogni momento di quest’ultimo
incontro con l’equipe è stato
pervaso da una frenetica gioia,
un adeguato epilogo
immortalato con una foto di
gruppo!
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198. 14° laboratorio
Condotto dall’insegnante di classe.
L’insegnante avvia una riflessione
finale sulle attività fatte insieme,
stimolando una soluzione per poter
ordinare gli elaborati raccolti.
Insieme si costruisce il libro sul
progetto resilienza.
199. OSSERVAZIONI D’EQUIPE
Insieme agli educatori universitari si
decide la modalità di assemblaggio di
tutti gli elaborati.
Essi verranno rilegati in forma di
quaderno seguendo un ordine
temporale:
200. PASSATO: le attività che hanno
indagato i ricordi ( La finestra delle
emozioni, Sotto a un temporale, I
luoghi dei miei ricordi, La linea del
tempo, SOS ho bisogno di te);
PRESENTE: le attività sui talenti e
sulle emozioni ( Le mani dei talenti, la
valigia del sé, Questo sono io);
FUTURO: le attività sui desideri per il
futuro (Lo scrigno dei desideri).
201.
202. Educatori e insegnanti sono
concordi nella valutazione positiva
di tutto il progetto.
Per le insegnanti, esso ha
rappresentato un momento
significativo del fare scuola, in cui
gli alunni hanno trovato uno spazio
per esprimersi e stare bene con i
compagni.
203. Per gli esperti dell’Università,
lavorare nelle classi terze di
Pegognaga è stato proficuo e di
grande soddisfazione.
Infine, essi hanno evidenziato il
valore aggiunto della
collaborazione con le insegnanti,
che ha permesso la buona riuscita
del progetto e la realizzazione dei
risultati attesi.