SlideShare a Scribd company logo
1 of 86
LA COMUNICAZIONE
LA COMUNICAZIONE È
LO STRUMENTO PRINCIPALE DI RELAZIONE
CHE L’UOMO HA A DISPOSIZIONE PER
CREARE E MANTENERE
L’INTERAZIONE CON I SUOI SIMILI
Quadrio, Venini, 1997
LA COMUNICAZIONE
COMUNICAZIONE = RENDERE COMUNE
TRASMISSIONE DI
INFORMAZIONI
STABILIRE LA QUALITA’
DELLE RELAZIONE
IL LINGUAGGIO È STRETTAMENTE INTRECCIATO AGLI
ASPETTI DELLA COMUNICAZIONE NON VERBALE
non tutto si può esprimere in modo adeguato con le
LA COMUNICAZIONE
LA COMUNICAZIONE UMANA SI AVVALE
DELL’USO
SIMULTANEO DI DIFFERENTI CANALI
VERBALE NON VERBALE
LA COMUNICAZIONE
Affinché si abbia comunicazione
SONO NECESSARI 5 ELEMENTI
EMITTENTE
RICEVENTE
CODICE
CANALE
MESSAGGIO
il compito può sembrare semplice ma capita
spesso che le comunicazioni falliscano
LA COMUNICAZIONE
EMITTENTE colui che invia il messaggio
RICEVENTE
colui al quale il messaggio è
destinato o comunque perviene
CODICE insieme di regole che consentono
di decodificare il significato
di un messaggio
LA COMUNICAZIONE
CANALE
MESSAGGIO
ciò che l’emittente mette in
comune con il ricevente,
con o senza intenzionalità
modalità di trasmissione
del messaggio
(vocale o non vocale)
MODELLO
EMITTENTE – MESSAGGIO - RICEVENTE
In questa prospettiva viene considerato l’aspetto formale
della comunicazione, ricondotta ad un trasferimento
quantificabile di informazioni
EMITTENTE
Codifica
RICEVENTE
Decodifica
CANALE
TRASMISSIONE
RUMORE
MODELLO
INTERATTIVO
Lo schema di base rimane quello del precedente modello, l’unica
variazione è la CONSIDERAZIONE DEL FEEDBACK DEL
RICEVENTE (monitoraggio di tutta una serie di segnali verbali e
non emessi dal ricevente), che consente all’emittente di capire se
il proprio messaggio è stato più o meno accolto e di apportarvi se
necessario delle modifiche
EMITTENTE
Codificazione
RICEVENTE
Decodificazione
(CANALE)
trasmissione
Rumore
FEED-BACK
FEED-BACK
LA COMUNICAZIONE NON VERBALE
È IL COSIDETTO LINGUAGGIO DEL CORPO E SI
MANIFESTA OGNI VOLTA CHE UNA PERSONA
TRASMETTE INFORMAZIONI AD UN’ALTRA
ATTRAVERSO LO SGUARDO, I GESTI, LA VOCE,
UTILIZZANDO UNO O PIÙ INDICATORI NON VERBALI
CONTEMPORANEAMENTE
“La comunicazione non verbale lascia filtrare
contenuti profondi e parla come il linguaggio
non sa parlare”
(G. Gulotta, 1991)
LA COMUNICAZIONE NON VERBALE
NON SEMPRE È FACILE
RICONOSCERNE
IL SIGNIFICATO E AVERNE LA
CONSAPEVOLEZZA
SONO MOLTO FREQUENTI
CONNATURATI NEL COMPORTAMENTO
COMUNICATIVO
I SEGNALI NON VERBALI
IL COMPORTAMENTO NON VERBALE
ASSOLVE DUE ORDINI DI FUNZIONI
PRODUZIONE, ELABORAZIONE
E COMPRENSIONE
DEL MESSAGGIO
FUNZIONI SOCIALI
FUNZIONI DI PRODUZIONE, ELABORAZIONE
E COMPRENSIONE DEL MESSAGGIO
RIPETERE QUANTO DETTO VERBALMENTE
SOSTITUIRE PARTI DEL MESSAGGIO VERBALE
COMPLETARE E CHIARIRE IL MESSAGGIO VERBALE
CONTRADDIRE IL MESSAGGIO VERBALE
RINFORZARE IL CONTENUTO VERBALE DI UN
MESSAGGIO
FUNZIONI SOCIALI
GESTIONE DELLA SITUAZIONE SOCIALE
AUTOPRESENTAZIONE
COMUNICAZIONE DI STATI EMOTIVI
COMUNICAZIONE DI ATTEGGIAMENTI
CONTROLLO DEL CANALE
IL COMPORTAMENTO NON VERBALE
PRODUZIONE, ELABORAZIONE E
COMPRENSIONE DEL MESSAGGIO
 Ripetere quanto viene detto verbalmente
 Sostituire parti del messaggio verbale
 Completare o chiarire un messaggio verbale
 Contraddire il messaggio verbale
 Rinforzare il contenuto verbale
IL COMPORTAMENTO NON VERBALE
 IDENTIFICAZIONE, FORMAZIONE E CONTROLLO DELLE
IMPRESSIONI
 AMBIGUITÀ E MISTIFICAZIONE (livello di accuratezza con
cui il destinatario di un messaggio può scoprire l’inganno
attraverso le chiavi di lettura verbali, non verbali e combinate)
 STRUTTURAZIONE DELL’INTERAZIONE E CONTROLLO
DELLA CONVERSAZIONE (attraverso i segnali non verbali che
si usano per salutare, prendere i turni di conversazione, porre
termine agli incontri)
FUNZIONI SOCIALI
- Un dirigente dice ad un dipendente: “mi prepari una
relazione scritta del lavoro che ha svolto nell’ultimo mese”
- Il dipendente risponde:”lo faccio subito!” …….e
contemporaneamente annuisce con il movimento
del capo
Spesso il non verbale migliora il livello
di accuratezza del messaggio
IL COMPORTAMENTO NON VERBALE
esempio
il dipendente annuisce oltre a dire “si” con il
linguaggio verbale
RIPETIZIONE
I CODICI NON VERBALI:
COMUNICA IMPORTANTI INFORMAZIONI
RISPETTO AGLI INDIVIDUI E INFLUENZA LE
IMPRESSIONI CHE GLI ALTRI POSSONO
RIPORTARE
sono diversi gli elementi non verbali che compongono
l’aspetto esteriore: la conformazione fisica
(altezza,peso,colore della pelle…), i tratti fisici del volto
(occhi,naso,bocca…. ), gli abiti e il trucco e l’acconciatura
ASPETTO ESTERIORE
2. ABBIGLIAMENTO
1. ASPETTO FISICO
I CODICI NON VERBALI:
SISTEMA CINESICO E PROSSEMICO
 CONTATTO CORPOREO
 DISTANZA INTERPERSONALE
 ORIENTAMENTO SPAZIALE
 POSTURA
 GESTUALITÀ
 MIMICA FACCIALE
LE ESPRESSIONI DEL VOLTO SONO IN GRAN PARTE
DOMINATE DA SISTEMI DI CONTROLLO COSCIENTE;
HANNO LA FONDAMENTALE FUNZIONE DI COMUNICARE
LE EMOZIONI E GLI ATTEGGIAMENTI E DI FUNGERE DA
RINFORZO AI SEGNALI DELLA PAROLA PARLATA
Naturalmente la postura di un individuo si combina con gli
atteggiamenti del volto e degli arti
I CODICI NON VERBALI:
SISTEMA CINESICO E PROSSEMICO
LA POSTURA
È LA POSIZIONE CHE IL CORPO ASSUME DURANTE UNO
SCAMBIO COMUNICATIVO
rivela
LO STATO EMOTIVO
con cui l’interlocutore partecipa alla comunicazione
SISTEMA CINESICO E PROSSEMICO
I CODICI NON VERBALI:
LO SGUARDO
ELEMENTI DI TIPO
FISIOLOGICO E
INVOLONTARIO
ELEMENTI DI TIPO
CONSAPEVOLE
dilatazione delle pupille
o battito delle palpebre
i movimenti e le
espressioni degli occhi
un eccellente strumento di comunicazione non verbale
che può trasmettere innumerevoli messaggi di
ogni tipo: sicurezza, disinteresse, critica, distacco…
I CODICI NON VERBALI:
SISTEMA PARALINGUISTICO
 Altezza, ritmo, volume e tono del linguaggio
 Accento
 Qualità della voce
 Piangere, sbadigliare, ridere, ecc.
SPESSO IL “NON VERBALE” RACCONTA MOLTO PIÙ DELLE
PAROLE CHE DICIAMO
Se il comportamento non verbale contraddice le parole, il
messaggio non passa o passa solo parzialmente mentre
l’effetto è massimo quando ciò che si trasmette con il “verbale”
coincide con ciò che si trasmette con il “non verbale”
GLI ASSIOMI DELLA
COMUNICAZIONE
Watzlawick, Beavin e Jackson, hanno postulato
l’esistenza di alcune proprietà fondamentali della
comunicazione umana
Tali proprietà vengono chiamate dagli autori
ASSIOMI, vengono presi come base di partenza
per la costruzione di successive teorie e non
necessitano di una dimostrazione ma vengono
assunti come veri
GLI ASSIOMI DELLA
COMUNICAZIONE
le caratteristiche del funzionamento della
comunicazione umana
RAPPRESENTANO dunque LE PROPRIETÀ FONDAMENTALI
DELLA COMUNICAZIONE UMANA
E SPIEGANO …
gli errori che portano al fallimento
della comunicazione
Alcune semplici proprietà della comunicazione che
HANNO FONDAMENTALI IMPLICAZIONI
INTERPERSONALI
“PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE”
un individuo non comunica (trasmette)
ma partecipa ad una comunicazione
GLI ASSIOMI DELLA
COMUNICAZIONE
1° ASSIOMA
QUALSIASI COMPORTAMENTO
– parole, silenzi, attività o inattività –
HA VALORE DI MESSAGGIO E INFLUENZA
GLI ALTRI INTERLOCUTORI CHE NON
POSSONO NON RISPONDERE A QUESTE
COMUNICAZIONI
“NON SI PUÒ NON COMUNICARE”
Intendiamoci non comunicare è impossibile, infatti lo
facciamo non solo con le parole, ma con i gesti, lo
sguardo, il modo stesso in cui vestiamo
non importa dunque che stiamo in silenzio, la non
comunicazione non esiste perché non esiste il non
comportamento
1° ASSIOMA
È IMPOSSIBILE NON COMUNICARE
Il comportamento non ha un suo opposto
Non esiste qualcosa che sia un non comportamento o meglio
non è possibile non avere un non comportamento
OGNI COMPORTAMENTO è COMUNICAZIONE
... e i vicini di solito “afferrano il messaggio” e
rispondono in modo adeguato lasciandolo in pace
QUESTO È PROPRIO UNO SCAMBIO DI COMUNICAZIONE NELLA
STESSA MISURA IN CUI LO È UNA DISCUSSIONE ANIMATA
1° ASSIOMA: esempio
Il passeggero di un treno guarda fisso davanti a sé
STA COMUNICANDO?
Si! Sta comunicando che non vuole comunicare, …
L’IMPOSSIBILITÀ DI NON
COMUNICARE
2 passeggeri in aereo siedono uno accanto all’altro,
mettiamo che A non voglia parlare …
COSA SUCCEDE NELL’INCONTRO TRA DUE ESTRANEI DI
CUI
UNO VUOLE COMUNICARE MENTRE L’ALTRO NON LO
VUOLE?
ESEMPIO
NON PUÒ
ANDARSENE
SONO 2 LE COSE CHE NON PUÒ FARE
NON PUÒ
NON COMUNICARE
LE REAZIONI POSSIBILI SONO:
RIFIUTO DELLA COMUNICAZIONE
SQUALIFICA DELLA COMUNICAZIONE
ACCETTAZIONE DELLA COMUNICAZIONE
IL SINTOMO COME COMUNICAZIONE
L’IMPOSSIBILITÀ DI NON
COMUNICARE
L’IMPOSSIBILITÀ DI NON COMUNICARE
Ma per le regole della buona educazione questo
è un modo di agire riprovevole
che provocherà un silenzio imbarazzato e piuttosto
teso
in questo modo A non è certo riuscito ad evitare,
RIFIUTO DELLA COMUNICAZIONERIFIUTO DELLA COMUNICAZIONE
In modo più o meno gentile A può far capire
a B che non ha voglia di conversare
L’IMPOSSIBILITÀ DI NON
COMUNICARE
Il passeggero A si rassegna a comunicare con B
ACCETTAZIONE DELLA COMUNICAZIONEACCETTAZIONE DELLA COMUNICAZIONE
L’IMPOSSIBILITÀ DI NON
COMUNICARE
SQUALIFICA DELLA COMUNICAZIONESQUALIFICA DELLA COMUNICAZIONE
A per difendersi può comunicare in modo
da
invalidare le proprie comunicazioni
o quelle dell’altro con varie tecniche:
contraddirsi, cambiare argomento, dire frasi
incoerenti o incomplete, ricorrere a uno stile oscuro o
usare manierismi, fraintendere, etc..
L’IMPOSSIBILITÀ DI NON
COMUNICARE
IL SINTOMO COME COMUNICAZIONEIL SINTOMO COME COMUNICAZIONE
Il passeggero A può far finta di avere sonno, di
essere sordo o ubriaco, di non conoscere la
lingua, o può simulare qualunque stato di
incapacità o difetto che giustifichino
l’impossibilità di comunicare
SINTOMO COME MESSAGGIO NON
VERBALE
SE NON SI PUÒ NON COMUNICARE
ALLORA
OCCORRE SEMPRE COMUNICARE
E cioè preoccuparsi di ….
A) DEFINIRE UNA STRATEGIA DI COMUNICAZIONE
B) PROGRAMMARE
C) ORGANIZZARE IL PROCESSO DI
COMUNICAZIONE
D) ATTUARE
E) CONTROLLARE
Ciò significa che il contenuto di un messaggio va
interpretato alla luce della relazione esistente
tra i soggetti che interagiscono
2° ASSIOMA
“OGNI COMUNICAZIONE HA UN ASPETTO DI
CONTENUTO E UN ASPETTO DI RELAZIONE,
IN MODO CHE IL SECONDO CLASSIFICA IL PRIMO,
ED È QUINDI METACOMUNICAZIONE”
2° ASSIOMA
aspetto di
CONTENUTO
aspetto di
RELAZIONE
COSA SI DICE COME LO SI DICE
L'ASPETTO DI RELAZIONE CHIARISCE IL
SIGNIFICATO DEL CONTENUTO
2° ASSIOMA
OGNI ATTO COMUNICATIVO NON SOLTANTO TRASMETTE
INFORMAZIONI, MA AL TEMPO STESSO IMPONE
UN COMPORTAMENTO
NOTIZIA COMANDO
contenuto dell’informazione modo in cui deve essere
assunto un preciso
messaggio diverso a seconda
della relazione
esistente tra le due persone
2° ASSIOMA: esempio
“Fammi subito questo lavoro”
relazione di
dominio-
sottomissione
Le risonanze emotive e le risposte comportamentali che
provocano questi due messaggi sono molto diverse
Hanno lo stesso contenuto, ma definiscono relazioni molto diverse
“Vorrei che mi facessi subito
questo lavoro perché …”
relazione di
partecipazione-
collaborazione
2° ASSIOMA: ESEMPIO
“FAI ATTENZIONE”
ORDINE
PREGHIERA
RACCOMANDAZIONE
MINACCIA
INTERCALARE
RELAZIONERELAZIONE NOTIZIA
contenuto
I CLIENTI CHE CREDONO
CHE I NOSTRI CAMERIERI
SIANO SCORTESI
DOVREBBERO
VEDERE IL DIRETTORE
2° ASSIOMA: ESEMPIO
A LIVELLO DI RELAZIONE GLI INDIVIDUI NON COMUNICANO
SU FATTI ESTERNI ALLA RELAZIONE, MA DEFINISCONO LA
RELAZIONE E IMPLICITAMENTE SE STESSI
Ecco come
mi vedo
2° ASSIOMA
possibili reazioni da parte di
O
CONFERMA
RIFIUTO
DISCONFERM
A
Hai torto
Tu non esisti
Hai
ragione
P dà la
definizione di sé
ad O
Del tutto indipendentemente dal mero scambio di
informazione, l’uomo comunica con gli altri per
acquisire la consapevolezza di sé
CONFERMA
GRAN PARTE DELLE NOSTRE COMUNICAZIONI
HANNO PROPRIO LO SCOPO DI PRODURRE
LA CONFERMA DEL SÉ
RIFIUTO
IL RIFIUTO PRESUPPONE IL
RICONOSCIMENTO, SIA PUR LIMITATO,
DI QUANTO SI RIFIUTA E QUINDI ESSO
NON NEGA NECESSARIAMENTE LA
REALTÀ DEL GIUDIZIO DI P SU DI SÉ
(certe forme di rifiuto possono essere
costruttive)
IL RIFIUTO PRESUPPONE IL
RICONOSCIMENTO, SIA PUR LIMITATO,
DI QUANTO SI RIFIUTA E QUINDI ESSO
NON NEGA NECESSARIAMENTE LA
REALTÀ DEL GIUDIZIO DI P SU DI SÉ
(certe forme di rifiuto possono essere
costruttive)
TALE COMPORTAMENTO NON SI OCCUPA PIÙ
DELLA VERITÀ O FALSITÀ DELLA
DEFINIZIONE CHE P HA DATO DI SÉ,
MA PIUTTOSTO NEGA LA REALTÀ DI P
COME EMITTENTE DI TALE DEFINIZIONE
DISCONFERMA
TALE COMPORTAMENTO SI OSSERVA NELLA
COMUNICAZIONE PATOLOGICA
Un impiegato (I) si lamenta col dirigente (D) dell’azienda
in cui lavora, riferendo del rapporto col suo caporeparto
I
D
I
DISCONFERMA: esempio
Io non capisco quand’è che il mio lavoro è svolto bene …
non so più quando mi critica e quando mi fa i complimenti.
È raro che mi faccia delle osservazioni … è proprio raro!
Lei vuole dire che avrebbe bisogno di ricevere dal suo
caporeparto qualche indicazione per sapere se è
contento di quello che lei fa.
Si!
LA NATURA DI UNA RELAZIONE DIPENDE
DALLA PUNTEGGIATURA DELLE SEQUENZE DI
COMUNICAZIONE TRA I COMUNICANTI
3° ASSIOMA
i nostri scambi comunicativi non sono casuali,
una sequenza ininterrotta di scambi
viene organizzata introducendo una
vera e propria punteggiatura
osservando la conversazione tra due
comunicanti, si può identificare la
SEQUENZA di chi parla e di chi risponde, si
può definire ciò che è la CAUSA DI UN
COMPORTAMENTO e ciò che è
L’EFFETTO
3° ASSIOMA
i MODI di punteggiare una sequenza di eventi sono
SOGGETTIVI e possono generare dei CONFLITTI
DI RELAZIONE a volte difficilmente superabili
PUNTEGGIATURA DELLA SEQUENZA DI EVENTI
LE DISCREPANZE
CIRCOLI VIZIOSI CHE NON SI POSSONO INTERROMPERE
A MENO CHE LA COMUNICAZIONE STESSA NON
DIVENTI L’OGGETTO DELLA COMUNICAZIONE,
CIOÈ FINCHÉ I COMUNICANTI NON SIANO IN GRADO
DI METACOMUNICARE
SONO CASI DI COMUNICAZIONE PATOLOGICA
PUNTEGGIATURA DELLA SEQUENZA DI EVENTI
LE DISCREPANZE
CAUSA- EFFETTO
MANCANZA DI INFORMAZIONI
PROFEZIA CHE SI AUTODETERMINA
AA
BB
CC
PUNTEGGIATURA DELLA SEQUENZA DI EVENTI
LE DISCREPANZE
CAUSA- EFFETTOCAUSA- EFFETTO
IN QUESTI CASI SI OSSERVA UN CONFLITTO
SU CIÒ CHE SI CONSIDERA LA CAUSA E SU CIÒ CHE SI
CONSIDERA L’EFFETTO, QUANDO SI SA INVECE
CHE NESSUNO DI QUESTI CONCETTI È APPLICABILE PER
LA CIRCOLARITÀ DELL’INTERAZIONE IN CORSO
CAUSA – EFFETTO: esempio
Due colleghi di lavoro (A e B) hanno un problema del quale entrambi sono
in parte responsabili
La relazione che si instaura è la seguente:
A si chiude in sé B lo critica
I loro litigi si riducono ad uno scambio ripetitivo di messaggi
"io mi chiudo perché
tu mi critichi"
"io ti critico perché
tu ti chiudi"
QUESTO MODO DI COMUNICARE PORTA AD UNA SEMPRE
MAGGIORE CHIUSURA DELLA COMUNICAZIONE
SU CIÒ CHE STA ACCADENDO
CAUSA – EFFETTO: esempio
Quando spiegano le loro frustrazioni, uno dichiara che chiudersi in sé è
l'unica difesa contro la critica dell'altro, mentre
l'altro dice che lui si chiude perché l'altro si comporta
in modo arrogante
SOLUZIONE
METACOMUNICAREMETACOMUNICARE
PUNTEGGIATURA DELLA SEQUENZA DI EVENTI
LE DISCREPANZE
MANCANZA DI INFORMAZIONIMANCANZA DI INFORMAZIONI
SONO TUTTI QUEI CASI IN CUI ALMENO UNO
DEI COMUNICANTI NON HA LO STESSO GRADO
DI INFORMAZIONE DELL’ALTRO SENZA
TUTTAVIA SAPERLO
MANCANZA DI INFORMAZIONI
esempio
P scrive una lettera a un suo collega O
per proporgli un affare a cui potrebbe
associarsi e per invitarlo a partecipare
O accetta l’invito ma la sua lettera
di risposta va perduta
Dopo un certo periodo di attesa P conclude
che O sta ignorando l’invito, per cui decide
che O merita di essere trascurato
Da parte sua O decide di non mettersi
più in contatto con P perché gli sembra
offensivo che la sua lettera sia stata ignorata
MANCANZA DI INFORMAZIONI
esempio
OSTILITÀ SILENZIOSA
SOLUZIONE
METACOMUNICARE
PUNTEGGIATURA DELLA SEQUENZA DI EVENTI
LE DISCREPANZE
PROFEZIA CHE SI
AUTODETERMINA
E’ IL COMPORTAMENTO CHE PROVOCA
NEGLI ALTRI UNA REAZIONE ALLA QUALE
QUEL DATO COMPORTAMENTO SAREBBE
LA RISPOSTA ADEGUATA
PROFEZIA CHE SI
AUTODETERMINAesempio
una persona che al suo primo incarico lavorativo in un nuovo
ufficio agisce in base alla premessa
L’aspetto importante, per la punteggiatura, è che l’individuo in
questione crede di reagire a quegli atteggiamenti
e non di provocarli
Si comporterà in modo sospettoso, difensivo o aggressivo, ed è probabile
che gli altri reagiscano con antipatia al suo comportamento,
confermando la premessa da cui il soggetto era partito
Non piaccio a nessuno
“GLI ESSERI UMANI COMUNICANO SIA CON IL MODULO
NUMERICO CHE CON QUELLO ANALOGICO”
4° ASSIOMA
LINGUAGGIO NUMERICO LINGUAGGIO
ANALOGICO
L’attività di comunicare comporta la capacità di coniugare
questi due linguaggi, nonché di tradurre dall’uno all’altro i
messaggi da trasmettere e quelli ricevuti
In tutti e due i casi può essere difficile riuscire a tradurre questi
e si possono fare errori di interpretazione
LINGUAGGIO NUMERICO
è comprensivo di una sintassi logica complessa
estremamente efficace ed è lo strumento privilegiato
per trasmettere dei contenuti, manca però di una serie
di significati importanti per il settore della relazione
RIGUARDA L’USO DI PAROLE
CIOÈ SEGNI ARBITRARI DOVUTI AD UNA
CONVENZIONE
SUL SIGNIFICATO AD ESSI ATTRIBUITO
LA PAROLA DI PER SÉ ESPRIME SOLO IL
SIGNIFICATO CHE LE È PROPRIO
LINGUAGGIO ANALOGICO
CONSISTE NELLE MODALITÀ DI
COMUNICAZIONE NON VERBALE
gesti, espressioni del viso, inflessioni della voce, la sequenza,
il ritmo e la cadenza delle parole, ecc.. che servono
soprattutto a trasmettere gli aspetti che
riguardano la relazione tra i partecipanti
4° ASSIOMA: esempio
- Un dirigente sta scrivendo dietro la sua scrivania, entra
un dipendente e dice: “Le posso parlare?”
- Il dirigente risponde: “Si, l’ascolto” e intanto continua a
scrivere
IL DIRIGENTE
con le
PAROLE
con il LINGUAGGIO
NON VERBALE
comunica di ascoltare
il dipendente
comunica di non
ascoltare il dipendente
4° ASSIOMA: esempio
QUESTA MODALITÀ COMUNICATIVA SI CHIAMA
"DOPPIO MESSAGGIO“ E GENERA
AMBIGUITÀ E CONFUSIONE NELL'ASCOLTATORE
INCONGRUENZA FRA LINGUAGGIO VERBALE E
LINGUAGGIO NON VERBALE
UN DIPENDENTE PORTA UN DONO AL SUO
CAPO
CHI RICEVE IL DONO LO GIUDICA SECONDO
LA RELAZIONE CHE HA CON IL DONATORE
COMUNICAZIONE ANALOGICA
esempio
può sembrare
UN SEGNO
D’AFFETTO
UN TENTATIVO
PER CORROMPERLO
UN MODO PER
CONTRACCAMBIAR
E
UNA CORTESIA O
UN DONO
5° ASSIOMA
“TUTTI GLI SCAMBI COMUNICATIVI SONO
SIMMETRICI O COMPLEMENTARI,
A SECONDA CHE SIANO BASATI
SULL’UGUAGLIANZA O SULLA DIFFERENZA”
INTERAZIONE
SIMMETRICA
INTERAZIONE
COMPLEMENTARE
Sono gli scambi in cui gli interlocutori si considerano sullo
stesso piano: è questo il caso di comunicazioni tra pari
grado (marito/moglie, compagni di classe, fratelli,
5° ASSIOMA
INTERAZIONE SIMMETRICA
È BASATA SULL’UGUAGLIANZA
SI VERIFICA QUANDO IL COMPORTAMENTO DI UN MEMBRO
TENDE A RISPECCHIARE QUELLO DELL’ALTRO
A volte è il contesto socio-culturale a stabilire relazioni di questo
tipo
(es. rapporto medico-paziente, insegnante-allievo…)
Sono gli scambi comunicativi in cui i comunicanti non sono
sullo stesso piano ( mamma/bambino, dipendente/datore di lavoro)
5° ASSIOMA
RELAZIONE COMPLEMENTARERELAZIONE COMPLEMENTARE
È CARATTERIZZATA DALLA DIFFERENZA DI POSIZIONE ASSUNTA
DALLE PERSONE TRA LE QUALI AVVIENE LO
SCAMBIO COMUNICATIVO
superiore, primaria o one-up VS inferiore, secondaria o one-down
5° ASSIOMA
DIFFERENZADIFFERENZA SIMMETRIA
COMPLEMENTARIETÀ UGUAGLIANZA
IN UNA RELAZIONE VI SONO FASI O AMBITI DI
SIMMETRIA O DI COMPLEMENTARIETÀ
È indispensabile saper comunicare in modo simmetrico in certe
situazioni e in modo complementare in altre
Non bisogna compiere l’errore di porre in relazione simmetria e
complementarietà con i concetti di “buono” e “cattivo”
COMUNICAZIONE PSEUDOSIMMETRICA
A CONSENTE A B DI ADOTTARE UN COMPORTAMENTO
SIMMETRICO (O LO COSTRINGE A FARLO)
I rapporti simmetrici possono tendere alla competitività,
in cui ciascuno cerca di essere “più uguale” dell’altro
(in una coppia può creare uno scisma)
A B
PSEUDO-
SIMMETRICO
ESCALATION SIMMETRICAESCALATION SIMMETRICA
COMUNICAZIONE
META-COMPLEMENTARE
A B
A CONSENTE A B DI ASSUMERE LA DIREZIONE
COMPLEMENTARE AL PROPRIO
COMPORTAMENTO
(O LO COSTRINGE A FARLO)
META-
COMPLEMENTARE
I rapporti complementari possono essere pericolosi quando “chi sta al di
sopra” soffoca la personalità dell’altro, tenendolo in una condizione di
dipendenza emotiva o intellettuale
RIGIDITÀ COMPLEMENTARERIGIDITÀ COMPLEMENTARE
CLASSIFICAZIONE DEGLI STILI
Stile passivo Stile aggressivo Stile assertivo
Messaggio
Avete ragione,
non importa come
la penso
Io ho ragione se non
la pensate allo stesso
modo avete torto
Così è come vedo
la situazione e
questo è quello che
penso
Obiettivo
Evitare il
conflitto
Ottenere ciò che si
vuole, vincere
Comunicazione e
rispetto reciproco
Voce
Talvolta
tremolante, piatta
e monocorde,
volume basso
Molto ferma, tono
spesso sarcastico e
freddo, prevalenza di
toni acuti
Ferma espressiva,
chiara e calma,
tono intermedio
CLASSIFICAZIONE DEGLI STILI
Stile passivo Stile aggressivo Stile assertivo
Eloquio
Esitante e pieno di
pause, cambiamenti
repentini di velocità,
frequenti
schiarimenti di gola
Fluente, senza
esitazioni, ricco di
parole colpevolizzanti,
spesso irruente
Fluente, senza
esitazioni, l’accento è
posto sui punti
importanti del dialogo,
privo di cambiamenti
repentini
Mimica
facciale
Sorrisi di circostanza
di fronte alle
critiche, spesso non
pertinente al
contenuto della
conversazione
Le mascelle sono tenute
chiuse e rigide, il
sorriso è spesso un
ghigno, il viso è
spostato in avanti verso
l’interlocutore
Sorrisi in presenza di
eventi positivi, la
collera è espressa in
modo visibile, le
mascelle sono rilassate
Stile passivo Stile aggressivo Stile assertivo
Contatto
visivo
Evasivi ed
erratico, è
orientato verso il
basso
Dominante, dall’alto
verso il basso
Fermo ma non
dominante
Movimenti
del corpo
Spesso si siede
sull’orlo della
sedia, si copre la
bocca con la
mano,, mantiene
una distanza
eccessiva
dall’interlocutore
Utilizzo dell’indice
per additare
l’interlocutore, corpo
proiettato verso
l’altro, movimenti
continui, si avvicina
troppo
all’interlocutore
Movimenti della
mani aperti e
invitanti, postura
rilassata, distanza
adeguata rispetto
all’interlocutore
CLASSIFICAZIONE DEGLI STILI
Caratteristiche del messaggio verbale
Stile passivo
Affermazioni lunghe e
ripetitive
Offerta costante di
scuse
Uso di frasi che
minimizzano i propri
bisogni
Uso di parole
riempitive, come ad
esempio “FORSE”
Uso frequente di
affermazioni del tipo
“DOVREI”
Frasi di
autocommiserazione del
tipo mi “MI SENTO
PROPRIO GIÙ
Frequenti
giustificazioni
Poche affermazioni che
iniziano col pronome
“IO”
Stile aggressivo
Uso eccessivo di
affermazioni che
iniziano col pronome
“IO”
Opinioni che vengono
spacciate per fatti
Domande o frasi
minatorie
Consigli del tipo
“DOVRETSI FARE
QUESTO”
Induzione nell’altro di
sensi di colpa
Uso di frasi sarcastiche
o in grado di avvilire
l’altro
Caratteristiche del messaggio verbale
Stile assertivo
Affermazioni coincise,
chiare e adeguate al
contenuto
Uso di frasi che
iniziano col pronome
“io”, o del tipo mi
piacerebbe
Distinzione tra fatti
ed opinioni
Suggerimenti non
costrittivi né
colpevolizzanti
Nessun tipo
d’imperativi del tipo
“DOVRESTI FARE
COSÌ”
Critica costruttiva
senza
colpevolizzazione
Domande volte a capire i
pensieri e i sentimenti
dell’altro
Proposta di strategie
atte a risolvere i
problemi
Caratteristiche del messaggio verbale
Perché scegliamo uno stile piuttosto che
un altro?
Stile passivo
 desiderio di essere simpatici e di voler essere
accettati da tutti. Parte da un assunto di base
disfunzionale, quello di dover piacere a tutti
sempre e comunque
 riluttanza a lasciarsi coinvolgere in conflitti per
i quali non si possiedono le modalità adeguate di
gestione
 timore che il proprio coinvolgimento non
produca risultati positivi; spesso ciò è
accompagnato da un senso di scarsa
Costi e vantaggi del comportamento
passivo
Vantaggi Costi
si evitano i costi nel breve periodo
Non si riesce ad evitare il conflitto nel
lungo periodo
Si ottiene più facilmente
l’approvazione e la simpatia da
parte degli altri
Non è possibile raggiungere sempre e
con tutti questo risultato. La
conseguenza è quella di cadere nella
frustrazione
Su assumono minori
responsabilità
Se il problema è della persona
passiva, il suo disimpegno aggraverà
la situazione
Vantaggi Costi
Talvolta si riesce a controllare gli
altri attraverso messaggi
colpevolizzanti
Manipolare e colpevolizzare gli altri
produce solo inimicizia e conflitti
Si perde gradualmente stima in se
stessi, perché si vorrebbe esprimere il
proprio punto di vista ma non si è in
grado di superare i freni inibitori
Costi e vantaggi del comportamento
passivo
Perché scegliamo uno stile piuttosto che
un altro?
Stile aggressivo
 attraverso il piglio duro e aggressivo si ottengono i risultati. Si parte dal
presupposto che gli altri siano sempre ostili e sia necessario attaccare per
primi
 dopo aver aggredito qualcuno ci si sente meglio. È vero ma si tratta di
un beneficio ristretto nel tempo, infatti prima o poi la relazione con l’altro
ne risentirà
 il mondo è popolato da gente ostile dalla quale ci si deve difendere
 si deve restituire pan per focaccia; è sufficiente che l’altro abbia
un’opinione diversa dalla propria per attaccarlo senza lasciargli possibilità
di esprimersi
 quando non se ne può più uno scoppio di collera è quello che ci vuole!
Questa è la reazione meno criticabile a condizione che l’attacco non
produca risultati mortificanti per entrambi i contendenti
Costi e vantaggi del comportamento
aggressivo
Vantaggi Costi
Si ottengono risultati nel breve
periodo
Nel lungo periodo emergono segni di
crescente insopportabilità che
producono inimicizia boicottaggio,
ecc.
Si ha la sensazione di dominare la
situazione
La perdita di autocontrollo costituisce
Ci si vede come persone forti e
apprezzate
Si creano inutili e pericolosi sensi di
colpa
Caratteristiche del messaggio assertivo
 il messaggio assertivo è diretto, è opportuno
sostituire una fraseologia indiretta e manipolativa con
una modalità espressiva immediata, utilizzando
prevalentemente il pronome “io” . L’espressione “molti
pensano che…” diventa “io penso che…”
 il messaggio assertivo è onesto, esprime senza
ambiguità ciò che la persona pensa o sente. Se mi
trovassi in disaccordo col mio interlocutore direi “su
alcuni argomenti mi trovo in disaccordo con te
perché…”
 il messaggio assertivo è coerente, ciò che viene
Caratteristiche del messaggio assertivo
 il messaggio assertivo è adeguato, è necessaria
una flessibilità comunicativa che ci consente di
scegliere di volta in volta il messaggio maggiormente
in sintonia con la situazione e con le opinioni e i
sentimenti espressi dall’interlocutore
 il messaggio assertivo favorisce l’interazione tra
gli interlocutori, basandosi sul rispetto nei confronti
dell’altro lo stile assertivo mantiene e favorisce lo
scambio comunicativo, garantendo disponibilità al
CRITICA
DISTRUTTIVA
CRITICA
COSTRUTTIVA
È rivolta alla persona, che viene
etichettata negativamente
È rivolta alla prestazione o ai
comportamenti della persona
È imprecisa È precisa
Mira a colpevolizzare la persona
Mira a migliorare la prestazione
e/o i comportamenti
Tendere a chiudere il dialogo Mantiene aperto il dialogo
Critiche costruttive e distruttive
Saper dire di no
Ci sono molti modi di dire di no, ognuno dei quali ha delle
ripercussioni sottilmente diverse:
 il “no” empatico
si fonda su uno dei principi base del messaggio
assertivo: l’empatia. È il modo meno aggressivo per
respingere richieste poco gradite. Ad es. possiamo
declinare l’invito a cena di un amico dicendo “ti ringrazio
dell’invito, mi fa molto piacere averlo ricevuto ma non
posso venire perché ho del lavoro urgente da sbrigare…”
 il “no” ragionato
si declina l’invito indicando in modo chiaro le ragioni
del rifiuto. Se le ragioni non sono una scusa il messaggio
Saper dire di no
 il “no” manipolativo e seduttivo
è una tecnica utilizzata per “fare i preziosi” o
per suscitare nuove richieste da parte degli altri. Per
identificare un messaggio di questo tipo spesso
basta prestare attenzione ai messaggi metaverbali e
prossemici
 il no secco e inappellabile
in questo caso il “no” non è seguito da
spiegazioni di alcun tipo, né tanto meno da
messaggi di natura empatica. È no e basta!
L’individuo assertivo si serve di rado di questa

More Related Content

What's hot

121 microsoft power point - ascolto attivo
121 microsoft power point - ascolto attivo121 microsoft power point - ascolto attivo
121 microsoft power point - ascolto attivoimartini
 
3. slide lezioni comunicazione interpersonale
3. slide lezioni comunicazione interpersonale3. slide lezioni comunicazione interpersonale
3. slide lezioni comunicazione interpersonaleimartini
 
Ascolto attivo metodo 4 orecchie schulz von thun
Ascolto attivo metodo 4 orecchie schulz von thunAscolto attivo metodo 4 orecchie schulz von thun
Ascolto attivo metodo 4 orecchie schulz von thunNicola Pulze
 
La comunicazione non verbale
La comunicazione non verbaleLa comunicazione non verbale
La comunicazione non verbaleiva martini
 
Gli Assiomi della Comunicazione
Gli Assiomi della ComunicazioneGli Assiomi della Comunicazione
Gli Assiomi della Comunicazionemaxilprof
 
Tecniche di comunicazione efficace
Tecniche di comunicazione efficaceTecniche di comunicazione efficace
Tecniche di comunicazione efficaceVERLICCHI VERONICA
 
La comunicazione
La comunicazioneLa comunicazione
La comunicazioneRoBisc
 
comunicazione non verbale
comunicazione non verbalecomunicazione non verbale
comunicazione non verbaleimartini
 
MBKM Comunicazione non verbale
MBKM Comunicazione non verbaleMBKM Comunicazione non verbale
MBKM Comunicazione non verbaleMaurizio Baiguini
 
Tecniche di comunicazione e relazione interpersonale
Tecniche di comunicazione e relazione interpersonaleTecniche di comunicazione e relazione interpersonale
Tecniche di comunicazione e relazione interpersonaleVERLICCHI VERONICA
 
Come migliorare la comunicazione: dalla comunicazione empatica alla comunicaz...
Come migliorare la comunicazione: dalla comunicazione empatica alla comunicaz...Come migliorare la comunicazione: dalla comunicazione empatica alla comunicaz...
Come migliorare la comunicazione: dalla comunicazione empatica alla comunicaz...Pietro Caputo
 
Pillole di comunicazione efficace
Pillole di comunicazione efficacePillole di comunicazione efficace
Pillole di comunicazione efficaceRaffaello Torraco
 
PNL e tecniche di comunicazione
PNL e tecniche di comunicazionePNL e tecniche di comunicazione
PNL e tecniche di comunicazionePaolo Vallicelli
 

What's hot (20)

121 microsoft power point - ascolto attivo
121 microsoft power point - ascolto attivo121 microsoft power point - ascolto attivo
121 microsoft power point - ascolto attivo
 
3. slide lezioni comunicazione interpersonale
3. slide lezioni comunicazione interpersonale3. slide lezioni comunicazione interpersonale
3. slide lezioni comunicazione interpersonale
 
Ascolto attivo metodo 4 orecchie schulz von thun
Ascolto attivo metodo 4 orecchie schulz von thunAscolto attivo metodo 4 orecchie schulz von thun
Ascolto attivo metodo 4 orecchie schulz von thun
 
La comunicazione non verbale
La comunicazione non verbaleLa comunicazione non verbale
La comunicazione non verbale
 
Gli Assiomi della Comunicazione
Gli Assiomi della ComunicazioneGli Assiomi della Comunicazione
Gli Assiomi della Comunicazione
 
Comunicazione Efficace in Azienda
Comunicazione Efficace in AziendaComunicazione Efficace in Azienda
Comunicazione Efficace in Azienda
 
L’ascolto attivo.
L’ascolto attivo.L’ascolto attivo.
L’ascolto attivo.
 
Tecniche di comunicazione efficace
Tecniche di comunicazione efficaceTecniche di comunicazione efficace
Tecniche di comunicazione efficace
 
La comunicazione
La comunicazioneLa comunicazione
La comunicazione
 
comunicazione non verbale
comunicazione non verbalecomunicazione non verbale
comunicazione non verbale
 
MBKM Comunicazione non verbale
MBKM Comunicazione non verbaleMBKM Comunicazione non verbale
MBKM Comunicazione non verbale
 
Tecniche di comunicazione e relazione interpersonale
Tecniche di comunicazione e relazione interpersonaleTecniche di comunicazione e relazione interpersonale
Tecniche di comunicazione e relazione interpersonale
 
Stili comunicativi
Stili comunicativiStili comunicativi
Stili comunicativi
 
Come migliorare la comunicazione: dalla comunicazione empatica alla comunicaz...
Come migliorare la comunicazione: dalla comunicazione empatica alla comunicaz...Come migliorare la comunicazione: dalla comunicazione empatica alla comunicaz...
Come migliorare la comunicazione: dalla comunicazione empatica alla comunicaz...
 
Intelligenza emotiva
Intelligenza emotivaIntelligenza emotiva
Intelligenza emotiva
 
Pillole di comunicazione efficace
Pillole di comunicazione efficacePillole di comunicazione efficace
Pillole di comunicazione efficace
 
PNL e tecniche di comunicazione
PNL e tecniche di comunicazionePNL e tecniche di comunicazione
PNL e tecniche di comunicazione
 
Comunicazione Verbale e Paraverbale
Comunicazione Verbale e ParaverbaleComunicazione Verbale e Paraverbale
Comunicazione Verbale e Paraverbale
 
Pnl. 1
Pnl. 1Pnl. 1
Pnl. 1
 
Forme e tecniche di comunicazione
Forme e tecniche di comunicazioneForme e tecniche di comunicazione
Forme e tecniche di comunicazione
 

Similar to Comunicazione non verbale 1

02 laboratorio colloquio
02 laboratorio colloquio02 laboratorio colloquio
02 laboratorio colloquioLaura Vianello
 
La comunicazione non verbale b
La comunicazione non verbale bLa comunicazione non verbale b
La comunicazione non verbale bimartini
 
Comunicazione aziendale
Comunicazione aziendaleComunicazione aziendale
Comunicazione aziendaleMaria Romano
 
360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpo360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpoimartini
 
360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpo360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpoimartini
 
360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpo360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpoimartini
 
360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpo360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpoimartini
 
linguaggio del corpo
 linguaggio del corpo linguaggio del corpo
linguaggio del corpoimartini
 
360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpo360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpoiva martini
 
360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpo360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpoiva martini
 
360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpo360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpoimartini
 
linguaggio del corpo
linguaggio del corpolinguaggio del corpo
linguaggio del corpoimartini
 
Modulo c 2%b0 giornata
Modulo c 2%b0 giornataModulo c 2%b0 giornata
Modulo c 2%b0 giornataimartini
 
Modulo c 2%b0 giornata
Modulo c 2%b0 giornataModulo c 2%b0 giornata
Modulo c 2%b0 giornataimartini
 
Modulo c 2%b0 giornata
Modulo c 2%b0 giornataModulo c 2%b0 giornata
Modulo c 2%b0 giornataimartini
 
3comunicazione non verbale
3comunicazione non verbale3comunicazione non verbale
3comunicazione non verbaleiva martini
 
comunicazione non verbale
comunicazione non verbalecomunicazione non verbale
comunicazione non verbaleimartini
 

Similar to Comunicazione non verbale 1 (20)

7 (2)
7 (2)7 (2)
7 (2)
 
02 laboratorio colloquio
02 laboratorio colloquio02 laboratorio colloquio
02 laboratorio colloquio
 
La comunicazione non verbale b
La comunicazione non verbale bLa comunicazione non verbale b
La comunicazione non verbale b
 
Master corpo e comunicazione
Master corpo e comunicazioneMaster corpo e comunicazione
Master corpo e comunicazione
 
Comunicazione aziendale
Comunicazione aziendaleComunicazione aziendale
Comunicazione aziendale
 
360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpo360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpo
 
360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpo360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpo
 
360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpo360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpo
 
360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpo360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpo
 
linguaggio del corpo
 linguaggio del corpo linguaggio del corpo
linguaggio del corpo
 
360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpo360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpo
 
360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpo360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpo
 
360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpo360 linguaggio del corpo
360 linguaggio del corpo
 
linguaggio del corpo
linguaggio del corpolinguaggio del corpo
linguaggio del corpo
 
Modulo c 2%b0 giornata
Modulo c 2%b0 giornataModulo c 2%b0 giornata
Modulo c 2%b0 giornata
 
Modulo c 2%b0 giornata
Modulo c 2%b0 giornataModulo c 2%b0 giornata
Modulo c 2%b0 giornata
 
Modulo c 2%b0 giornata
Modulo c 2%b0 giornataModulo c 2%b0 giornata
Modulo c 2%b0 giornata
 
3comunicazione non verbale
3comunicazione non verbale3comunicazione non verbale
3comunicazione non verbale
 
comunicazione non verbale
comunicazione non verbalecomunicazione non verbale
comunicazione non verbale
 
3
33
3
 

More from iva martini

PROVE MT COMPRENSIONE.pdf
PROVE MT COMPRENSIONE.pdfPROVE MT COMPRENSIONE.pdf
PROVE MT COMPRENSIONE.pdfiva martini
 
Intelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdf
Intelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdfIntelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdf
Intelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdfiva martini
 
Intelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdf
Intelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdfIntelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdf
Intelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdfiva martini
 
Intelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdf
Intelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdfIntelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdf
Intelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdfiva martini
 
Intelligenza numerica
Intelligenza numericaIntelligenza numerica
Intelligenza numericaiva martini
 
Immaginazione nel bambino1
Immaginazione nel bambino1Immaginazione nel bambino1
Immaginazione nel bambino1iva martini
 
Sviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggioSviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggioiva martini
 
Prof. olga capirci vygotskij
Prof. olga capirci  vygotskijProf. olga capirci  vygotskij
Prof. olga capirci vygotskijiva martini
 
Prof. olga capirci psicologia dello sviluppo del linguaggio
Prof. olga capirci  psicologia dello sviluppo del linguaggioProf. olga capirci  psicologia dello sviluppo del linguaggio
Prof. olga capirci psicologia dello sviluppo del linguaggioiva martini
 
Neuropsicologia sviluppo 2
Neuropsicologia sviluppo 2Neuropsicologia sviluppo 2
Neuropsicologia sviluppo 2iva martini
 
Milano.linguaggio.teorie
Milano.linguaggio.teorieMilano.linguaggio.teorie
Milano.linguaggio.teorieiva martini
 
Milano.linguaggio.teorie
Milano.linguaggio.teorieMilano.linguaggio.teorie
Milano.linguaggio.teorieiva martini
 
Linguaggio pediatri def 9 marzo 2013
Linguaggio pediatri  def 9 marzo 2013Linguaggio pediatri  def 9 marzo 2013
Linguaggio pediatri def 9 marzo 2013iva martini
 
Linguaggio pediatri def 9 marzo 2013
Linguaggio pediatri  def 9 marzo 2013Linguaggio pediatri  def 9 marzo 2013
Linguaggio pediatri def 9 marzo 2013iva martini
 

More from iva martini (20)

PROVE MT COMPRENSIONE.pdf
PROVE MT COMPRENSIONE.pdfPROVE MT COMPRENSIONE.pdf
PROVE MT COMPRENSIONE.pdf
 
Intelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdf
Intelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdfIntelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdf
Intelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdf
 
SCRITTURA
SCRITTURA SCRITTURA
SCRITTURA
 
Intelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdf
Intelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdfIntelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdf
Intelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdf
 
Intelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdf
Intelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdfIntelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdf
Intelligenza-numerica-in-età-prescolare.pdf
 
SCRITTURA
SCRITTURA SCRITTURA
SCRITTURA
 
Intelligenza numerica
Intelligenza numericaIntelligenza numerica
Intelligenza numerica
 
Immaginazione nel bambino1
Immaginazione nel bambino1Immaginazione nel bambino1
Immaginazione nel bambino1
 
Zanetti
ZanettiZanetti
Zanetti
 
Vygotskij
VygotskijVygotskij
Vygotskij
 
Sviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggioSviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggio
 
Prof. olga capirci vygotskij
Prof. olga capirci  vygotskijProf. olga capirci  vygotskij
Prof. olga capirci vygotskij
 
Prof. olga capirci psicologia dello sviluppo del linguaggio
Prof. olga capirci  psicologia dello sviluppo del linguaggioProf. olga capirci  psicologia dello sviluppo del linguaggio
Prof. olga capirci psicologia dello sviluppo del linguaggio
 
Piaget
PiagetPiaget
Piaget
 
Neuropsicologia sviluppo 2
Neuropsicologia sviluppo 2Neuropsicologia sviluppo 2
Neuropsicologia sviluppo 2
 
Milano.linguaggio.teorie
Milano.linguaggio.teorieMilano.linguaggio.teorie
Milano.linguaggio.teorie
 
Milano.linguaggio.teorie
Milano.linguaggio.teorieMilano.linguaggio.teorie
Milano.linguaggio.teorie
 
Linguaggio
LinguaggioLinguaggio
Linguaggio
 
Linguaggio pediatri def 9 marzo 2013
Linguaggio pediatri  def 9 marzo 2013Linguaggio pediatri  def 9 marzo 2013
Linguaggio pediatri def 9 marzo 2013
 
Linguaggio pediatri def 9 marzo 2013
Linguaggio pediatri  def 9 marzo 2013Linguaggio pediatri  def 9 marzo 2013
Linguaggio pediatri def 9 marzo 2013
 

Comunicazione non verbale 1

  • 1. LA COMUNICAZIONE LA COMUNICAZIONE È LO STRUMENTO PRINCIPALE DI RELAZIONE CHE L’UOMO HA A DISPOSIZIONE PER CREARE E MANTENERE L’INTERAZIONE CON I SUOI SIMILI Quadrio, Venini, 1997
  • 2. LA COMUNICAZIONE COMUNICAZIONE = RENDERE COMUNE TRASMISSIONE DI INFORMAZIONI STABILIRE LA QUALITA’ DELLE RELAZIONE
  • 3. IL LINGUAGGIO È STRETTAMENTE INTRECCIATO AGLI ASPETTI DELLA COMUNICAZIONE NON VERBALE non tutto si può esprimere in modo adeguato con le LA COMUNICAZIONE LA COMUNICAZIONE UMANA SI AVVALE DELL’USO SIMULTANEO DI DIFFERENTI CANALI VERBALE NON VERBALE
  • 4. LA COMUNICAZIONE Affinché si abbia comunicazione SONO NECESSARI 5 ELEMENTI EMITTENTE RICEVENTE CODICE CANALE MESSAGGIO il compito può sembrare semplice ma capita spesso che le comunicazioni falliscano
  • 5. LA COMUNICAZIONE EMITTENTE colui che invia il messaggio RICEVENTE colui al quale il messaggio è destinato o comunque perviene CODICE insieme di regole che consentono di decodificare il significato di un messaggio
  • 6. LA COMUNICAZIONE CANALE MESSAGGIO ciò che l’emittente mette in comune con il ricevente, con o senza intenzionalità modalità di trasmissione del messaggio (vocale o non vocale)
  • 7. MODELLO EMITTENTE – MESSAGGIO - RICEVENTE In questa prospettiva viene considerato l’aspetto formale della comunicazione, ricondotta ad un trasferimento quantificabile di informazioni EMITTENTE Codifica RICEVENTE Decodifica CANALE TRASMISSIONE RUMORE
  • 8. MODELLO INTERATTIVO Lo schema di base rimane quello del precedente modello, l’unica variazione è la CONSIDERAZIONE DEL FEEDBACK DEL RICEVENTE (monitoraggio di tutta una serie di segnali verbali e non emessi dal ricevente), che consente all’emittente di capire se il proprio messaggio è stato più o meno accolto e di apportarvi se necessario delle modifiche EMITTENTE Codificazione RICEVENTE Decodificazione (CANALE) trasmissione Rumore FEED-BACK FEED-BACK
  • 9. LA COMUNICAZIONE NON VERBALE È IL COSIDETTO LINGUAGGIO DEL CORPO E SI MANIFESTA OGNI VOLTA CHE UNA PERSONA TRASMETTE INFORMAZIONI AD UN’ALTRA ATTRAVERSO LO SGUARDO, I GESTI, LA VOCE, UTILIZZANDO UNO O PIÙ INDICATORI NON VERBALI CONTEMPORANEAMENTE “La comunicazione non verbale lascia filtrare contenuti profondi e parla come il linguaggio non sa parlare” (G. Gulotta, 1991)
  • 10. LA COMUNICAZIONE NON VERBALE NON SEMPRE È FACILE RICONOSCERNE IL SIGNIFICATO E AVERNE LA CONSAPEVOLEZZA SONO MOLTO FREQUENTI CONNATURATI NEL COMPORTAMENTO COMUNICATIVO I SEGNALI NON VERBALI
  • 11. IL COMPORTAMENTO NON VERBALE ASSOLVE DUE ORDINI DI FUNZIONI PRODUZIONE, ELABORAZIONE E COMPRENSIONE DEL MESSAGGIO FUNZIONI SOCIALI
  • 12. FUNZIONI DI PRODUZIONE, ELABORAZIONE E COMPRENSIONE DEL MESSAGGIO RIPETERE QUANTO DETTO VERBALMENTE SOSTITUIRE PARTI DEL MESSAGGIO VERBALE COMPLETARE E CHIARIRE IL MESSAGGIO VERBALE CONTRADDIRE IL MESSAGGIO VERBALE RINFORZARE IL CONTENUTO VERBALE DI UN MESSAGGIO
  • 13. FUNZIONI SOCIALI GESTIONE DELLA SITUAZIONE SOCIALE AUTOPRESENTAZIONE COMUNICAZIONE DI STATI EMOTIVI COMUNICAZIONE DI ATTEGGIAMENTI CONTROLLO DEL CANALE
  • 14. IL COMPORTAMENTO NON VERBALE PRODUZIONE, ELABORAZIONE E COMPRENSIONE DEL MESSAGGIO  Ripetere quanto viene detto verbalmente  Sostituire parti del messaggio verbale  Completare o chiarire un messaggio verbale  Contraddire il messaggio verbale  Rinforzare il contenuto verbale
  • 15. IL COMPORTAMENTO NON VERBALE  IDENTIFICAZIONE, FORMAZIONE E CONTROLLO DELLE IMPRESSIONI  AMBIGUITÀ E MISTIFICAZIONE (livello di accuratezza con cui il destinatario di un messaggio può scoprire l’inganno attraverso le chiavi di lettura verbali, non verbali e combinate)  STRUTTURAZIONE DELL’INTERAZIONE E CONTROLLO DELLA CONVERSAZIONE (attraverso i segnali non verbali che si usano per salutare, prendere i turni di conversazione, porre termine agli incontri) FUNZIONI SOCIALI
  • 16. - Un dirigente dice ad un dipendente: “mi prepari una relazione scritta del lavoro che ha svolto nell’ultimo mese” - Il dipendente risponde:”lo faccio subito!” …….e contemporaneamente annuisce con il movimento del capo Spesso il non verbale migliora il livello di accuratezza del messaggio IL COMPORTAMENTO NON VERBALE esempio il dipendente annuisce oltre a dire “si” con il linguaggio verbale RIPETIZIONE
  • 17. I CODICI NON VERBALI: COMUNICA IMPORTANTI INFORMAZIONI RISPETTO AGLI INDIVIDUI E INFLUENZA LE IMPRESSIONI CHE GLI ALTRI POSSONO RIPORTARE sono diversi gli elementi non verbali che compongono l’aspetto esteriore: la conformazione fisica (altezza,peso,colore della pelle…), i tratti fisici del volto (occhi,naso,bocca…. ), gli abiti e il trucco e l’acconciatura ASPETTO ESTERIORE 2. ABBIGLIAMENTO 1. ASPETTO FISICO
  • 18. I CODICI NON VERBALI: SISTEMA CINESICO E PROSSEMICO  CONTATTO CORPOREO  DISTANZA INTERPERSONALE  ORIENTAMENTO SPAZIALE  POSTURA  GESTUALITÀ  MIMICA FACCIALE LE ESPRESSIONI DEL VOLTO SONO IN GRAN PARTE DOMINATE DA SISTEMI DI CONTROLLO COSCIENTE; HANNO LA FONDAMENTALE FUNZIONE DI COMUNICARE LE EMOZIONI E GLI ATTEGGIAMENTI E DI FUNGERE DA RINFORZO AI SEGNALI DELLA PAROLA PARLATA
  • 19. Naturalmente la postura di un individuo si combina con gli atteggiamenti del volto e degli arti I CODICI NON VERBALI: SISTEMA CINESICO E PROSSEMICO LA POSTURA È LA POSIZIONE CHE IL CORPO ASSUME DURANTE UNO SCAMBIO COMUNICATIVO rivela LO STATO EMOTIVO con cui l’interlocutore partecipa alla comunicazione
  • 20. SISTEMA CINESICO E PROSSEMICO I CODICI NON VERBALI: LO SGUARDO ELEMENTI DI TIPO FISIOLOGICO E INVOLONTARIO ELEMENTI DI TIPO CONSAPEVOLE dilatazione delle pupille o battito delle palpebre i movimenti e le espressioni degli occhi un eccellente strumento di comunicazione non verbale che può trasmettere innumerevoli messaggi di ogni tipo: sicurezza, disinteresse, critica, distacco…
  • 21. I CODICI NON VERBALI: SISTEMA PARALINGUISTICO  Altezza, ritmo, volume e tono del linguaggio  Accento  Qualità della voce  Piangere, sbadigliare, ridere, ecc. SPESSO IL “NON VERBALE” RACCONTA MOLTO PIÙ DELLE PAROLE CHE DICIAMO Se il comportamento non verbale contraddice le parole, il messaggio non passa o passa solo parzialmente mentre l’effetto è massimo quando ciò che si trasmette con il “verbale” coincide con ciò che si trasmette con il “non verbale”
  • 22. GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE Watzlawick, Beavin e Jackson, hanno postulato l’esistenza di alcune proprietà fondamentali della comunicazione umana Tali proprietà vengono chiamate dagli autori ASSIOMI, vengono presi come base di partenza per la costruzione di successive teorie e non necessitano di una dimostrazione ma vengono assunti come veri
  • 23. GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE le caratteristiche del funzionamento della comunicazione umana RAPPRESENTANO dunque LE PROPRIETÀ FONDAMENTALI DELLA COMUNICAZIONE UMANA E SPIEGANO … gli errori che portano al fallimento della comunicazione
  • 24. Alcune semplici proprietà della comunicazione che HANNO FONDAMENTALI IMPLICAZIONI INTERPERSONALI “PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE” un individuo non comunica (trasmette) ma partecipa ad una comunicazione GLI ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE
  • 25. 1° ASSIOMA QUALSIASI COMPORTAMENTO – parole, silenzi, attività o inattività – HA VALORE DI MESSAGGIO E INFLUENZA GLI ALTRI INTERLOCUTORI CHE NON POSSONO NON RISPONDERE A QUESTE COMUNICAZIONI “NON SI PUÒ NON COMUNICARE”
  • 26. Intendiamoci non comunicare è impossibile, infatti lo facciamo non solo con le parole, ma con i gesti, lo sguardo, il modo stesso in cui vestiamo non importa dunque che stiamo in silenzio, la non comunicazione non esiste perché non esiste il non comportamento 1° ASSIOMA È IMPOSSIBILE NON COMUNICARE Il comportamento non ha un suo opposto Non esiste qualcosa che sia un non comportamento o meglio non è possibile non avere un non comportamento OGNI COMPORTAMENTO è COMUNICAZIONE
  • 27. ... e i vicini di solito “afferrano il messaggio” e rispondono in modo adeguato lasciandolo in pace QUESTO È PROPRIO UNO SCAMBIO DI COMUNICAZIONE NELLA STESSA MISURA IN CUI LO È UNA DISCUSSIONE ANIMATA 1° ASSIOMA: esempio Il passeggero di un treno guarda fisso davanti a sé STA COMUNICANDO? Si! Sta comunicando che non vuole comunicare, …
  • 28. L’IMPOSSIBILITÀ DI NON COMUNICARE 2 passeggeri in aereo siedono uno accanto all’altro, mettiamo che A non voglia parlare … COSA SUCCEDE NELL’INCONTRO TRA DUE ESTRANEI DI CUI UNO VUOLE COMUNICARE MENTRE L’ALTRO NON LO VUOLE? ESEMPIO NON PUÒ ANDARSENE SONO 2 LE COSE CHE NON PUÒ FARE NON PUÒ NON COMUNICARE
  • 29. LE REAZIONI POSSIBILI SONO: RIFIUTO DELLA COMUNICAZIONE SQUALIFICA DELLA COMUNICAZIONE ACCETTAZIONE DELLA COMUNICAZIONE IL SINTOMO COME COMUNICAZIONE L’IMPOSSIBILITÀ DI NON COMUNICARE
  • 30. L’IMPOSSIBILITÀ DI NON COMUNICARE Ma per le regole della buona educazione questo è un modo di agire riprovevole che provocherà un silenzio imbarazzato e piuttosto teso in questo modo A non è certo riuscito ad evitare, RIFIUTO DELLA COMUNICAZIONERIFIUTO DELLA COMUNICAZIONE In modo più o meno gentile A può far capire a B che non ha voglia di conversare
  • 31. L’IMPOSSIBILITÀ DI NON COMUNICARE Il passeggero A si rassegna a comunicare con B ACCETTAZIONE DELLA COMUNICAZIONEACCETTAZIONE DELLA COMUNICAZIONE
  • 32. L’IMPOSSIBILITÀ DI NON COMUNICARE SQUALIFICA DELLA COMUNICAZIONESQUALIFICA DELLA COMUNICAZIONE A per difendersi può comunicare in modo da invalidare le proprie comunicazioni o quelle dell’altro con varie tecniche: contraddirsi, cambiare argomento, dire frasi incoerenti o incomplete, ricorrere a uno stile oscuro o usare manierismi, fraintendere, etc..
  • 33. L’IMPOSSIBILITÀ DI NON COMUNICARE IL SINTOMO COME COMUNICAZIONEIL SINTOMO COME COMUNICAZIONE Il passeggero A può far finta di avere sonno, di essere sordo o ubriaco, di non conoscere la lingua, o può simulare qualunque stato di incapacità o difetto che giustifichino l’impossibilità di comunicare SINTOMO COME MESSAGGIO NON VERBALE
  • 34. SE NON SI PUÒ NON COMUNICARE ALLORA OCCORRE SEMPRE COMUNICARE E cioè preoccuparsi di …. A) DEFINIRE UNA STRATEGIA DI COMUNICAZIONE B) PROGRAMMARE C) ORGANIZZARE IL PROCESSO DI COMUNICAZIONE D) ATTUARE E) CONTROLLARE
  • 35. Ciò significa che il contenuto di un messaggio va interpretato alla luce della relazione esistente tra i soggetti che interagiscono 2° ASSIOMA “OGNI COMUNICAZIONE HA UN ASPETTO DI CONTENUTO E UN ASPETTO DI RELAZIONE, IN MODO CHE IL SECONDO CLASSIFICA IL PRIMO, ED È QUINDI METACOMUNICAZIONE”
  • 36. 2° ASSIOMA aspetto di CONTENUTO aspetto di RELAZIONE COSA SI DICE COME LO SI DICE L'ASPETTO DI RELAZIONE CHIARISCE IL SIGNIFICATO DEL CONTENUTO
  • 37. 2° ASSIOMA OGNI ATTO COMUNICATIVO NON SOLTANTO TRASMETTE INFORMAZIONI, MA AL TEMPO STESSO IMPONE UN COMPORTAMENTO NOTIZIA COMANDO contenuto dell’informazione modo in cui deve essere assunto un preciso messaggio diverso a seconda della relazione esistente tra le due persone
  • 38. 2° ASSIOMA: esempio “Fammi subito questo lavoro” relazione di dominio- sottomissione Le risonanze emotive e le risposte comportamentali che provocano questi due messaggi sono molto diverse Hanno lo stesso contenuto, ma definiscono relazioni molto diverse “Vorrei che mi facessi subito questo lavoro perché …” relazione di partecipazione- collaborazione
  • 39. 2° ASSIOMA: ESEMPIO “FAI ATTENZIONE” ORDINE PREGHIERA RACCOMANDAZIONE MINACCIA INTERCALARE RELAZIONERELAZIONE NOTIZIA contenuto
  • 40. I CLIENTI CHE CREDONO CHE I NOSTRI CAMERIERI SIANO SCORTESI DOVREBBERO VEDERE IL DIRETTORE 2° ASSIOMA: ESEMPIO
  • 41. A LIVELLO DI RELAZIONE GLI INDIVIDUI NON COMUNICANO SU FATTI ESTERNI ALLA RELAZIONE, MA DEFINISCONO LA RELAZIONE E IMPLICITAMENTE SE STESSI Ecco come mi vedo 2° ASSIOMA possibili reazioni da parte di O CONFERMA RIFIUTO DISCONFERM A Hai torto Tu non esisti Hai ragione P dà la definizione di sé ad O
  • 42. Del tutto indipendentemente dal mero scambio di informazione, l’uomo comunica con gli altri per acquisire la consapevolezza di sé CONFERMA GRAN PARTE DELLE NOSTRE COMUNICAZIONI HANNO PROPRIO LO SCOPO DI PRODURRE LA CONFERMA DEL SÉ
  • 43. RIFIUTO IL RIFIUTO PRESUPPONE IL RICONOSCIMENTO, SIA PUR LIMITATO, DI QUANTO SI RIFIUTA E QUINDI ESSO NON NEGA NECESSARIAMENTE LA REALTÀ DEL GIUDIZIO DI P SU DI SÉ (certe forme di rifiuto possono essere costruttive) IL RIFIUTO PRESUPPONE IL RICONOSCIMENTO, SIA PUR LIMITATO, DI QUANTO SI RIFIUTA E QUINDI ESSO NON NEGA NECESSARIAMENTE LA REALTÀ DEL GIUDIZIO DI P SU DI SÉ (certe forme di rifiuto possono essere costruttive)
  • 44. TALE COMPORTAMENTO NON SI OCCUPA PIÙ DELLA VERITÀ O FALSITÀ DELLA DEFINIZIONE CHE P HA DATO DI SÉ, MA PIUTTOSTO NEGA LA REALTÀ DI P COME EMITTENTE DI TALE DEFINIZIONE DISCONFERMA TALE COMPORTAMENTO SI OSSERVA NELLA COMUNICAZIONE PATOLOGICA
  • 45. Un impiegato (I) si lamenta col dirigente (D) dell’azienda in cui lavora, riferendo del rapporto col suo caporeparto I D I DISCONFERMA: esempio Io non capisco quand’è che il mio lavoro è svolto bene … non so più quando mi critica e quando mi fa i complimenti. È raro che mi faccia delle osservazioni … è proprio raro! Lei vuole dire che avrebbe bisogno di ricevere dal suo caporeparto qualche indicazione per sapere se è contento di quello che lei fa. Si!
  • 46. LA NATURA DI UNA RELAZIONE DIPENDE DALLA PUNTEGGIATURA DELLE SEQUENZE DI COMUNICAZIONE TRA I COMUNICANTI 3° ASSIOMA i nostri scambi comunicativi non sono casuali, una sequenza ininterrotta di scambi viene organizzata introducendo una vera e propria punteggiatura
  • 47. osservando la conversazione tra due comunicanti, si può identificare la SEQUENZA di chi parla e di chi risponde, si può definire ciò che è la CAUSA DI UN COMPORTAMENTO e ciò che è L’EFFETTO 3° ASSIOMA i MODI di punteggiare una sequenza di eventi sono SOGGETTIVI e possono generare dei CONFLITTI DI RELAZIONE a volte difficilmente superabili
  • 48. PUNTEGGIATURA DELLA SEQUENZA DI EVENTI LE DISCREPANZE CIRCOLI VIZIOSI CHE NON SI POSSONO INTERROMPERE A MENO CHE LA COMUNICAZIONE STESSA NON DIVENTI L’OGGETTO DELLA COMUNICAZIONE, CIOÈ FINCHÉ I COMUNICANTI NON SIANO IN GRADO DI METACOMUNICARE SONO CASI DI COMUNICAZIONE PATOLOGICA
  • 49. PUNTEGGIATURA DELLA SEQUENZA DI EVENTI LE DISCREPANZE CAUSA- EFFETTO MANCANZA DI INFORMAZIONI PROFEZIA CHE SI AUTODETERMINA AA BB CC
  • 50. PUNTEGGIATURA DELLA SEQUENZA DI EVENTI LE DISCREPANZE CAUSA- EFFETTOCAUSA- EFFETTO IN QUESTI CASI SI OSSERVA UN CONFLITTO SU CIÒ CHE SI CONSIDERA LA CAUSA E SU CIÒ CHE SI CONSIDERA L’EFFETTO, QUANDO SI SA INVECE CHE NESSUNO DI QUESTI CONCETTI È APPLICABILE PER LA CIRCOLARITÀ DELL’INTERAZIONE IN CORSO
  • 51. CAUSA – EFFETTO: esempio Due colleghi di lavoro (A e B) hanno un problema del quale entrambi sono in parte responsabili La relazione che si instaura è la seguente: A si chiude in sé B lo critica I loro litigi si riducono ad uno scambio ripetitivo di messaggi "io mi chiudo perché tu mi critichi" "io ti critico perché tu ti chiudi"
  • 52. QUESTO MODO DI COMUNICARE PORTA AD UNA SEMPRE MAGGIORE CHIUSURA DELLA COMUNICAZIONE SU CIÒ CHE STA ACCADENDO CAUSA – EFFETTO: esempio Quando spiegano le loro frustrazioni, uno dichiara che chiudersi in sé è l'unica difesa contro la critica dell'altro, mentre l'altro dice che lui si chiude perché l'altro si comporta in modo arrogante SOLUZIONE METACOMUNICAREMETACOMUNICARE
  • 53. PUNTEGGIATURA DELLA SEQUENZA DI EVENTI LE DISCREPANZE MANCANZA DI INFORMAZIONIMANCANZA DI INFORMAZIONI SONO TUTTI QUEI CASI IN CUI ALMENO UNO DEI COMUNICANTI NON HA LO STESSO GRADO DI INFORMAZIONE DELL’ALTRO SENZA TUTTAVIA SAPERLO
  • 54. MANCANZA DI INFORMAZIONI esempio P scrive una lettera a un suo collega O per proporgli un affare a cui potrebbe associarsi e per invitarlo a partecipare O accetta l’invito ma la sua lettera di risposta va perduta Dopo un certo periodo di attesa P conclude che O sta ignorando l’invito, per cui decide che O merita di essere trascurato Da parte sua O decide di non mettersi più in contatto con P perché gli sembra offensivo che la sua lettera sia stata ignorata
  • 55. MANCANZA DI INFORMAZIONI esempio OSTILITÀ SILENZIOSA SOLUZIONE METACOMUNICARE
  • 56. PUNTEGGIATURA DELLA SEQUENZA DI EVENTI LE DISCREPANZE PROFEZIA CHE SI AUTODETERMINA E’ IL COMPORTAMENTO CHE PROVOCA NEGLI ALTRI UNA REAZIONE ALLA QUALE QUEL DATO COMPORTAMENTO SAREBBE LA RISPOSTA ADEGUATA
  • 57. PROFEZIA CHE SI AUTODETERMINAesempio una persona che al suo primo incarico lavorativo in un nuovo ufficio agisce in base alla premessa L’aspetto importante, per la punteggiatura, è che l’individuo in questione crede di reagire a quegli atteggiamenti e non di provocarli Si comporterà in modo sospettoso, difensivo o aggressivo, ed è probabile che gli altri reagiscano con antipatia al suo comportamento, confermando la premessa da cui il soggetto era partito Non piaccio a nessuno
  • 58. “GLI ESSERI UMANI COMUNICANO SIA CON IL MODULO NUMERICO CHE CON QUELLO ANALOGICO” 4° ASSIOMA LINGUAGGIO NUMERICO LINGUAGGIO ANALOGICO L’attività di comunicare comporta la capacità di coniugare questi due linguaggi, nonché di tradurre dall’uno all’altro i messaggi da trasmettere e quelli ricevuti In tutti e due i casi può essere difficile riuscire a tradurre questi e si possono fare errori di interpretazione
  • 59. LINGUAGGIO NUMERICO è comprensivo di una sintassi logica complessa estremamente efficace ed è lo strumento privilegiato per trasmettere dei contenuti, manca però di una serie di significati importanti per il settore della relazione RIGUARDA L’USO DI PAROLE CIOÈ SEGNI ARBITRARI DOVUTI AD UNA CONVENZIONE SUL SIGNIFICATO AD ESSI ATTRIBUITO LA PAROLA DI PER SÉ ESPRIME SOLO IL SIGNIFICATO CHE LE È PROPRIO
  • 60. LINGUAGGIO ANALOGICO CONSISTE NELLE MODALITÀ DI COMUNICAZIONE NON VERBALE gesti, espressioni del viso, inflessioni della voce, la sequenza, il ritmo e la cadenza delle parole, ecc.. che servono soprattutto a trasmettere gli aspetti che riguardano la relazione tra i partecipanti
  • 61. 4° ASSIOMA: esempio - Un dirigente sta scrivendo dietro la sua scrivania, entra un dipendente e dice: “Le posso parlare?” - Il dirigente risponde: “Si, l’ascolto” e intanto continua a scrivere IL DIRIGENTE con le PAROLE con il LINGUAGGIO NON VERBALE comunica di ascoltare il dipendente comunica di non ascoltare il dipendente
  • 62. 4° ASSIOMA: esempio QUESTA MODALITÀ COMUNICATIVA SI CHIAMA "DOPPIO MESSAGGIO“ E GENERA AMBIGUITÀ E CONFUSIONE NELL'ASCOLTATORE INCONGRUENZA FRA LINGUAGGIO VERBALE E LINGUAGGIO NON VERBALE
  • 63. UN DIPENDENTE PORTA UN DONO AL SUO CAPO CHI RICEVE IL DONO LO GIUDICA SECONDO LA RELAZIONE CHE HA CON IL DONATORE COMUNICAZIONE ANALOGICA esempio può sembrare UN SEGNO D’AFFETTO UN TENTATIVO PER CORROMPERLO UN MODO PER CONTRACCAMBIAR E UNA CORTESIA O UN DONO
  • 64. 5° ASSIOMA “TUTTI GLI SCAMBI COMUNICATIVI SONO SIMMETRICI O COMPLEMENTARI, A SECONDA CHE SIANO BASATI SULL’UGUAGLIANZA O SULLA DIFFERENZA” INTERAZIONE SIMMETRICA INTERAZIONE COMPLEMENTARE
  • 65. Sono gli scambi in cui gli interlocutori si considerano sullo stesso piano: è questo il caso di comunicazioni tra pari grado (marito/moglie, compagni di classe, fratelli, 5° ASSIOMA INTERAZIONE SIMMETRICA È BASATA SULL’UGUAGLIANZA SI VERIFICA QUANDO IL COMPORTAMENTO DI UN MEMBRO TENDE A RISPECCHIARE QUELLO DELL’ALTRO
  • 66. A volte è il contesto socio-culturale a stabilire relazioni di questo tipo (es. rapporto medico-paziente, insegnante-allievo…) Sono gli scambi comunicativi in cui i comunicanti non sono sullo stesso piano ( mamma/bambino, dipendente/datore di lavoro) 5° ASSIOMA RELAZIONE COMPLEMENTARERELAZIONE COMPLEMENTARE È CARATTERIZZATA DALLA DIFFERENZA DI POSIZIONE ASSUNTA DALLE PERSONE TRA LE QUALI AVVIENE LO SCAMBIO COMUNICATIVO superiore, primaria o one-up VS inferiore, secondaria o one-down
  • 67. 5° ASSIOMA DIFFERENZADIFFERENZA SIMMETRIA COMPLEMENTARIETÀ UGUAGLIANZA IN UNA RELAZIONE VI SONO FASI O AMBITI DI SIMMETRIA O DI COMPLEMENTARIETÀ È indispensabile saper comunicare in modo simmetrico in certe situazioni e in modo complementare in altre Non bisogna compiere l’errore di porre in relazione simmetria e complementarietà con i concetti di “buono” e “cattivo”
  • 68. COMUNICAZIONE PSEUDOSIMMETRICA A CONSENTE A B DI ADOTTARE UN COMPORTAMENTO SIMMETRICO (O LO COSTRINGE A FARLO) I rapporti simmetrici possono tendere alla competitività, in cui ciascuno cerca di essere “più uguale” dell’altro (in una coppia può creare uno scisma) A B PSEUDO- SIMMETRICO ESCALATION SIMMETRICAESCALATION SIMMETRICA
  • 69. COMUNICAZIONE META-COMPLEMENTARE A B A CONSENTE A B DI ASSUMERE LA DIREZIONE COMPLEMENTARE AL PROPRIO COMPORTAMENTO (O LO COSTRINGE A FARLO) META- COMPLEMENTARE I rapporti complementari possono essere pericolosi quando “chi sta al di sopra” soffoca la personalità dell’altro, tenendolo in una condizione di dipendenza emotiva o intellettuale RIGIDITÀ COMPLEMENTARERIGIDITÀ COMPLEMENTARE
  • 70.
  • 71. CLASSIFICAZIONE DEGLI STILI Stile passivo Stile aggressivo Stile assertivo Messaggio Avete ragione, non importa come la penso Io ho ragione se non la pensate allo stesso modo avete torto Così è come vedo la situazione e questo è quello che penso Obiettivo Evitare il conflitto Ottenere ciò che si vuole, vincere Comunicazione e rispetto reciproco Voce Talvolta tremolante, piatta e monocorde, volume basso Molto ferma, tono spesso sarcastico e freddo, prevalenza di toni acuti Ferma espressiva, chiara e calma, tono intermedio
  • 72. CLASSIFICAZIONE DEGLI STILI Stile passivo Stile aggressivo Stile assertivo Eloquio Esitante e pieno di pause, cambiamenti repentini di velocità, frequenti schiarimenti di gola Fluente, senza esitazioni, ricco di parole colpevolizzanti, spesso irruente Fluente, senza esitazioni, l’accento è posto sui punti importanti del dialogo, privo di cambiamenti repentini Mimica facciale Sorrisi di circostanza di fronte alle critiche, spesso non pertinente al contenuto della conversazione Le mascelle sono tenute chiuse e rigide, il sorriso è spesso un ghigno, il viso è spostato in avanti verso l’interlocutore Sorrisi in presenza di eventi positivi, la collera è espressa in modo visibile, le mascelle sono rilassate
  • 73. Stile passivo Stile aggressivo Stile assertivo Contatto visivo Evasivi ed erratico, è orientato verso il basso Dominante, dall’alto verso il basso Fermo ma non dominante Movimenti del corpo Spesso si siede sull’orlo della sedia, si copre la bocca con la mano,, mantiene una distanza eccessiva dall’interlocutore Utilizzo dell’indice per additare l’interlocutore, corpo proiettato verso l’altro, movimenti continui, si avvicina troppo all’interlocutore Movimenti della mani aperti e invitanti, postura rilassata, distanza adeguata rispetto all’interlocutore CLASSIFICAZIONE DEGLI STILI
  • 74. Caratteristiche del messaggio verbale Stile passivo Affermazioni lunghe e ripetitive Offerta costante di scuse Uso di frasi che minimizzano i propri bisogni Uso di parole riempitive, come ad esempio “FORSE” Uso frequente di affermazioni del tipo “DOVREI” Frasi di autocommiserazione del tipo mi “MI SENTO PROPRIO GIÙ Frequenti giustificazioni Poche affermazioni che iniziano col pronome “IO”
  • 75. Stile aggressivo Uso eccessivo di affermazioni che iniziano col pronome “IO” Opinioni che vengono spacciate per fatti Domande o frasi minatorie Consigli del tipo “DOVRETSI FARE QUESTO” Induzione nell’altro di sensi di colpa Uso di frasi sarcastiche o in grado di avvilire l’altro Caratteristiche del messaggio verbale
  • 76. Stile assertivo Affermazioni coincise, chiare e adeguate al contenuto Uso di frasi che iniziano col pronome “io”, o del tipo mi piacerebbe Distinzione tra fatti ed opinioni Suggerimenti non costrittivi né colpevolizzanti Nessun tipo d’imperativi del tipo “DOVRESTI FARE COSÌ” Critica costruttiva senza colpevolizzazione Domande volte a capire i pensieri e i sentimenti dell’altro Proposta di strategie atte a risolvere i problemi Caratteristiche del messaggio verbale
  • 77. Perché scegliamo uno stile piuttosto che un altro? Stile passivo  desiderio di essere simpatici e di voler essere accettati da tutti. Parte da un assunto di base disfunzionale, quello di dover piacere a tutti sempre e comunque  riluttanza a lasciarsi coinvolgere in conflitti per i quali non si possiedono le modalità adeguate di gestione  timore che il proprio coinvolgimento non produca risultati positivi; spesso ciò è accompagnato da un senso di scarsa
  • 78. Costi e vantaggi del comportamento passivo Vantaggi Costi si evitano i costi nel breve periodo Non si riesce ad evitare il conflitto nel lungo periodo Si ottiene più facilmente l’approvazione e la simpatia da parte degli altri Non è possibile raggiungere sempre e con tutti questo risultato. La conseguenza è quella di cadere nella frustrazione Su assumono minori responsabilità Se il problema è della persona passiva, il suo disimpegno aggraverà la situazione
  • 79. Vantaggi Costi Talvolta si riesce a controllare gli altri attraverso messaggi colpevolizzanti Manipolare e colpevolizzare gli altri produce solo inimicizia e conflitti Si perde gradualmente stima in se stessi, perché si vorrebbe esprimere il proprio punto di vista ma non si è in grado di superare i freni inibitori Costi e vantaggi del comportamento passivo
  • 80. Perché scegliamo uno stile piuttosto che un altro? Stile aggressivo  attraverso il piglio duro e aggressivo si ottengono i risultati. Si parte dal presupposto che gli altri siano sempre ostili e sia necessario attaccare per primi  dopo aver aggredito qualcuno ci si sente meglio. È vero ma si tratta di un beneficio ristretto nel tempo, infatti prima o poi la relazione con l’altro ne risentirà  il mondo è popolato da gente ostile dalla quale ci si deve difendere  si deve restituire pan per focaccia; è sufficiente che l’altro abbia un’opinione diversa dalla propria per attaccarlo senza lasciargli possibilità di esprimersi  quando non se ne può più uno scoppio di collera è quello che ci vuole! Questa è la reazione meno criticabile a condizione che l’attacco non produca risultati mortificanti per entrambi i contendenti
  • 81. Costi e vantaggi del comportamento aggressivo Vantaggi Costi Si ottengono risultati nel breve periodo Nel lungo periodo emergono segni di crescente insopportabilità che producono inimicizia boicottaggio, ecc. Si ha la sensazione di dominare la situazione La perdita di autocontrollo costituisce Ci si vede come persone forti e apprezzate Si creano inutili e pericolosi sensi di colpa
  • 82. Caratteristiche del messaggio assertivo  il messaggio assertivo è diretto, è opportuno sostituire una fraseologia indiretta e manipolativa con una modalità espressiva immediata, utilizzando prevalentemente il pronome “io” . L’espressione “molti pensano che…” diventa “io penso che…”  il messaggio assertivo è onesto, esprime senza ambiguità ciò che la persona pensa o sente. Se mi trovassi in disaccordo col mio interlocutore direi “su alcuni argomenti mi trovo in disaccordo con te perché…”  il messaggio assertivo è coerente, ciò che viene
  • 83. Caratteristiche del messaggio assertivo  il messaggio assertivo è adeguato, è necessaria una flessibilità comunicativa che ci consente di scegliere di volta in volta il messaggio maggiormente in sintonia con la situazione e con le opinioni e i sentimenti espressi dall’interlocutore  il messaggio assertivo favorisce l’interazione tra gli interlocutori, basandosi sul rispetto nei confronti dell’altro lo stile assertivo mantiene e favorisce lo scambio comunicativo, garantendo disponibilità al
  • 84. CRITICA DISTRUTTIVA CRITICA COSTRUTTIVA È rivolta alla persona, che viene etichettata negativamente È rivolta alla prestazione o ai comportamenti della persona È imprecisa È precisa Mira a colpevolizzare la persona Mira a migliorare la prestazione e/o i comportamenti Tendere a chiudere il dialogo Mantiene aperto il dialogo Critiche costruttive e distruttive
  • 85. Saper dire di no Ci sono molti modi di dire di no, ognuno dei quali ha delle ripercussioni sottilmente diverse:  il “no” empatico si fonda su uno dei principi base del messaggio assertivo: l’empatia. È il modo meno aggressivo per respingere richieste poco gradite. Ad es. possiamo declinare l’invito a cena di un amico dicendo “ti ringrazio dell’invito, mi fa molto piacere averlo ricevuto ma non posso venire perché ho del lavoro urgente da sbrigare…”  il “no” ragionato si declina l’invito indicando in modo chiaro le ragioni del rifiuto. Se le ragioni non sono una scusa il messaggio
  • 86. Saper dire di no  il “no” manipolativo e seduttivo è una tecnica utilizzata per “fare i preziosi” o per suscitare nuove richieste da parte degli altri. Per identificare un messaggio di questo tipo spesso basta prestare attenzione ai messaggi metaverbali e prossemici  il no secco e inappellabile in questo caso il “no” non è seguito da spiegazioni di alcun tipo, né tanto meno da messaggi di natura empatica. È no e basta! L’individuo assertivo si serve di rado di questa