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I 4 punti cardinali bla bla bla

Jacopo Romei
Chi sono
●   Coach agile dal 2005
●   Coach in ideato dal 2008
●   Autore di “Pro PHP Refactoring”, pubblicato da
    Apress
●   http://www.sviluppoagile.it/
●   @jacoporomei
Nord
Focus sui clienti
What's in a name?




Chi sono i nostri clienti?
Clienti che pagano
CliUtenti che usano
Clienti che supportano
Clienti che derivano valore
Conosci il tuo scopo?
Raramente il nostro core corrisponde allo scopo.
   Codice, grafica, wireframes, pubblicità...

          Outside-in è tutto muda.
Failure demand

     vs.

Value demand
Est
Potenzialità del sistema
Misurare è capire.
Ma bisogna capire cosa misurare.
            E come.
La varianza è un invariante.
Un esempio
                 :-)                                         :-)
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8


6


4


2


0
     1   2   3    4    5   :-(
                           6     7   8   9   10   11    12   13    14   15
                                                       :-(
Stabilire obiettivi
●   Il sistema è stabile
    ●   Stabilire obiettivi è inutile
    ●   Un obiettivo troppo ambizioso non verrà raggiunto
●   Il sistema è instabile
    ●   Stabilire obiettivi è inutile
    ●   Non c'è predittibilità, tantomeno controllo
Obiettivi assoluti

         vs.

Obiettivi relativi
(usare con moderazione)
Sfide, non obiettivi.
Le sfide sono a lungo termine e sollecitano
              passione e orgoglio.

Le sfide comunicano fiducia nelle persone e nella
            loro capacità di innovare.

  Le sfide descrivono una strategia orientata al
 futuro, abilitando le persone ad agire in modo
                  indipendente.
Sud
Flusso end-to-end
Eliminare il failure demand
Mappare il value demand
Value stream map
Cogliere le migliori opportunità di miglioramento
Ovest
Sprechi da politiche aziendali
Sprechi da politiche aziendali
●   Complessità
●   Economie di scala
●   Separazione tra decisioni e lavoro
●   Pensiero illusorio
●   Debito tecnico
“I software, rispetto alla loro estensione, sono i
 più complessi fra tutti gli artefatti umani. […]
  Molti dei classici problemi dello sviluppo di
prodotti software derivano da questa essenziale
  complessità e dalla sua crescita non lineare”

                                     Fred Brooks
                                   No silver bullet
Lo sappiamo e nonostante ciò...
Complessità I


  I nostro software contengono tonnellate di
    funzionalità che rimangono inutilizzate.

La nostra più grande opportunità: smetterla di
  aggiungere funzionalità non strettamente
                  necessarie.
Complessità II



        Non negoziamo mai lo scope.

Costi, scadenze, scope: negoziare quest'ultimo
           dovrebbe essere routine.
Complessità III



Usiamo metriche quantitative, un tanto al chilo.

Function points et similia forniscono interessanti
                  dati relativi.
Complessità IV




   Abbiamo fretta di aggiungere funzionalità.

No al 'non si sa mai'. Sì al 'chissà se davvero poi'.
Complessità V




 Automatizziamo processi complessi.

Prima semplificare, poi automatizzare.
La nostra forma mentis è radicata nell'economia
  di scala, ma nei sistemi con grande varianza
    l'economia di flusso rende molto meglio
dell'economia di scala. Nell'industria IT più che
                       mai.
Lo sappiamo e nonostante ciò...
Economie di scala I



Non abbandoniamo la mentalità da “lotti e coda”
cercando la massima occupazione delle risorse.

  Così non riusciamo ad assorbire l'inevitabile
                   varianza.
Economie di scala II



Talmente assorbiti dalla mentalità “lotti e coda”
       che non vediamo le vere code.

Procrastiniamo le richieste dei clienti invece di
            dire un semplice 'no'.
Economie di scala III


  Lavoriamo in continuo multi-tasking e non
vediamo gli sprechi inerenti al continuo context
                  switching.

Fare una cosa per volta permette di consegnare
                valore prima.
Economie di scala IV


Quando riusciamo a fare una cosa per volta ci
 preoccupiamo di raggiungere la massima
              occupazione.

Così non riusciamo – di nuovo - ad assorbire
            l'inevitabile varianza.
Economie di scala V


 Lavoriamo su budget annuali e piani a lungo
   termine, promettendo consegne enormi.

Poi la realtà interviene, i requisiti cambiano, ci
  rendiamo conto che qualcosa non va e non
 sappiamo come fuggire al meccanismo delle
                promesse enormi.
I grandi sistemi IT nascono dalla grande
       competenza delle persone.
Lo sappiamo e nonostante ciò...
Separazione tra decisione e lavoro I


C'è la diffusa presunzione che i manager possano
   non capire gli aspetti tecnici del lavoro che
                    gestiscono.

In un approccio lean i manager possono non avere
   tutte le risposte, ma è decisivo che facciano le
                   giuste domande.
Separazione tra decisione e lavoro II

    La cosa migliore che possa accadere ad un
grafico/sviluppatore/creativo è quella di smettere
   di fare il proprio lavoro, elevato al rango di
                      manager.

Se la miglior carriera possibile ti fa lasciare la tua
     competenza alle spalle, non avremo mai
             competenza dove serve.
Separazione tra decisione e lavoro
                III


   Continui passamano separano responsabilità
(cosa fare), conoscenza (come fare), azione (fare) e
               feedback (apprendere).

 Nella pratica, tonnellate di decisioni sono prese
   sulla base di conoscenza tacita, implicita.
Separazione tra decisione e lavoro
               IV



Parliamo di 'business' come di una cosa separata
                    dall'IT.

              Il business IT è l'IT.
Separazione tra decisione e lavoro V



   Separiamo i team di sviluppo dai team di
                  supporto.

Chi fa dovrebbe vivere le conseguenze di ciò che
                    ha fatto.
L'industria ford-taylorista e l'industria lean hanno
in comune la convinzione che le decisioni debbano
      basarsi sui dati più che sulle decisioni.
Lo sappiamo e nonostante ciò...
Pensiero illusorio I


Inseguiamo metodi e strumenti di moda senza
  sottoporli al vaglio della sequenza ipotesi-
          esperimento-conclusione.

 Adottiamo nuovi approcci senza valutarne la
proprietà nel nostro contesto e poi siamo delusi
                  dai risultati.
Pensiero illusorio II



Gestiamo i progetti sulla base di dati puntuali e
     non su serie di dati contestualizzati.

  Una certa varianza è fisiologica. Tentare di
      rimuoverla aggraverà i problemi.
Pensiero illusorio III

Non ci piace l'incertezza, è scomoda e cerchiamo
  di rimuoverla presto, cercando di sfoltire la
              gamma di alternative.

    Di solito, avendo a che fare con problemi
  complessi, non funziona così: sviluppare più
    alternative costa meno che anticipare la
                   scrematura.
Pensiero illusorio IV



Gestiamo un sacco di conoscenza, ma ancora non
è chiaro come preservarla nei gruppi. I documenti
          enormi che non legge nessuno.

  Forse l'open source può insegnarci qualcosa?
Pensiero illusorio V


    Il mero funzionamento non equivale al
               completamento.

Il nostro sistema, la nostra campagna, il nostro
 layout va osservato là fuori, fra gli utenti, nel
                  mondo vero.
Posso indebitarmi per permettermi un
investimento altrimenti impossibile. Raggiungere
un obiettivo indebitandosi non lo rende gratuito e
  prima o poi quel debito va saldato o falliremo
                   comunque.
Lo sappiamo e nonostante ciò...
Debito tecnico I



            Tolleriamo codice oscuro.

I junior dovrebbero essere educati al clean code. I
     senior dovrebbero dare il buon esempio.
Debito tecnico II



           Non facciamo refactoring.

Se vogliamo essere incrementali non c'è scelta: il
    refactoring è d'obbligo. Per definizione!
Debito tecnico III


Lasciamo che i test di regressione diventino lenti.
 Man mano che il deficit cresce, diminuiamo la
               frequenza dei test.

 Dobbiamo mantenere i test scattanti come nei
       primi giorni del nostro progetto.
Debito tecnico IV


 Esitiamo a rimpiazzare sistemi obsoleti zeppi di
  dipendenze con nuove e migliori architetture.

Bisogna minimizzare le dipendenze. Sono decenni
  che sappiamo come fare: information hiding e
            separation of concerns.
Debito tecnico V



Tardiamo ad integrare il nostro codice con quello
  di altri sviluppatori e quello in altri branch.

       L'integrazione big bang è obsoleta.
Jacopo Romei
 jr@ideato.it




via Quinto Bucci 205
 47023 Cesena (FC)
  info AT ideato.it
   www.ideato.it

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I quattro punti cardinali per un orientamento lean nell'impr... insomma.

  • 1. I 4 punti cardinali bla bla bla Jacopo Romei
  • 2. Chi sono ● Coach agile dal 2005 ● Coach in ideato dal 2008 ● Autore di “Pro PHP Refactoring”, pubblicato da Apress ● http://www.sviluppoagile.it/ ● @jacoporomei
  • 4. What's in a name? Chi sono i nostri clienti?
  • 9. Conosci il tuo scopo?
  • 10. Raramente il nostro core corrisponde allo scopo. Codice, grafica, wireframes, pubblicità... Outside-in è tutto muda.
  • 11. Failure demand vs. Value demand
  • 14. Ma bisogna capire cosa misurare. E come.
  • 15. La varianza è un invariante.
  • 16. Un esempio :-) :-) 20 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 1 2 3 4 5 :-( 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 :-(
  • 17. Stabilire obiettivi ● Il sistema è stabile ● Stabilire obiettivi è inutile ● Un obiettivo troppo ambizioso non verrà raggiunto ● Il sistema è instabile ● Stabilire obiettivi è inutile ● Non c'è predittibilità, tantomeno controllo
  • 18. Obiettivi assoluti vs. Obiettivi relativi (usare con moderazione)
  • 20. Le sfide sono a lungo termine e sollecitano passione e orgoglio. Le sfide comunicano fiducia nelle persone e nella loro capacità di innovare. Le sfide descrivono una strategia orientata al futuro, abilitando le persone ad agire in modo indipendente.
  • 25. Cogliere le migliori opportunità di miglioramento
  • 27. Sprechi da politiche aziendali ● Complessità ● Economie di scala ● Separazione tra decisioni e lavoro ● Pensiero illusorio ● Debito tecnico
  • 28. “I software, rispetto alla loro estensione, sono i più complessi fra tutti gli artefatti umani. […] Molti dei classici problemi dello sviluppo di prodotti software derivano da questa essenziale complessità e dalla sua crescita non lineare” Fred Brooks No silver bullet
  • 29. Lo sappiamo e nonostante ciò...
  • 30. Complessità I I nostro software contengono tonnellate di funzionalità che rimangono inutilizzate. La nostra più grande opportunità: smetterla di aggiungere funzionalità non strettamente necessarie.
  • 31. Complessità II Non negoziamo mai lo scope. Costi, scadenze, scope: negoziare quest'ultimo dovrebbe essere routine.
  • 32. Complessità III Usiamo metriche quantitative, un tanto al chilo. Function points et similia forniscono interessanti dati relativi.
  • 33. Complessità IV Abbiamo fretta di aggiungere funzionalità. No al 'non si sa mai'. Sì al 'chissà se davvero poi'.
  • 34. Complessità V Automatizziamo processi complessi. Prima semplificare, poi automatizzare.
  • 35. La nostra forma mentis è radicata nell'economia di scala, ma nei sistemi con grande varianza l'economia di flusso rende molto meglio dell'economia di scala. Nell'industria IT più che mai.
  • 36. Lo sappiamo e nonostante ciò...
  • 37. Economie di scala I Non abbandoniamo la mentalità da “lotti e coda” cercando la massima occupazione delle risorse. Così non riusciamo ad assorbire l'inevitabile varianza.
  • 38. Economie di scala II Talmente assorbiti dalla mentalità “lotti e coda” che non vediamo le vere code. Procrastiniamo le richieste dei clienti invece di dire un semplice 'no'.
  • 39. Economie di scala III Lavoriamo in continuo multi-tasking e non vediamo gli sprechi inerenti al continuo context switching. Fare una cosa per volta permette di consegnare valore prima.
  • 40. Economie di scala IV Quando riusciamo a fare una cosa per volta ci preoccupiamo di raggiungere la massima occupazione. Così non riusciamo – di nuovo - ad assorbire l'inevitabile varianza.
  • 41. Economie di scala V Lavoriamo su budget annuali e piani a lungo termine, promettendo consegne enormi. Poi la realtà interviene, i requisiti cambiano, ci rendiamo conto che qualcosa non va e non sappiamo come fuggire al meccanismo delle promesse enormi.
  • 42. I grandi sistemi IT nascono dalla grande competenza delle persone.
  • 43. Lo sappiamo e nonostante ciò...
  • 44. Separazione tra decisione e lavoro I C'è la diffusa presunzione che i manager possano non capire gli aspetti tecnici del lavoro che gestiscono. In un approccio lean i manager possono non avere tutte le risposte, ma è decisivo che facciano le giuste domande.
  • 45. Separazione tra decisione e lavoro II La cosa migliore che possa accadere ad un grafico/sviluppatore/creativo è quella di smettere di fare il proprio lavoro, elevato al rango di manager. Se la miglior carriera possibile ti fa lasciare la tua competenza alle spalle, non avremo mai competenza dove serve.
  • 46. Separazione tra decisione e lavoro III Continui passamano separano responsabilità (cosa fare), conoscenza (come fare), azione (fare) e feedback (apprendere). Nella pratica, tonnellate di decisioni sono prese sulla base di conoscenza tacita, implicita.
  • 47. Separazione tra decisione e lavoro IV Parliamo di 'business' come di una cosa separata dall'IT. Il business IT è l'IT.
  • 48. Separazione tra decisione e lavoro V Separiamo i team di sviluppo dai team di supporto. Chi fa dovrebbe vivere le conseguenze di ciò che ha fatto.
  • 49. L'industria ford-taylorista e l'industria lean hanno in comune la convinzione che le decisioni debbano basarsi sui dati più che sulle decisioni.
  • 50. Lo sappiamo e nonostante ciò...
  • 51. Pensiero illusorio I Inseguiamo metodi e strumenti di moda senza sottoporli al vaglio della sequenza ipotesi- esperimento-conclusione. Adottiamo nuovi approcci senza valutarne la proprietà nel nostro contesto e poi siamo delusi dai risultati.
  • 52. Pensiero illusorio II Gestiamo i progetti sulla base di dati puntuali e non su serie di dati contestualizzati. Una certa varianza è fisiologica. Tentare di rimuoverla aggraverà i problemi.
  • 53. Pensiero illusorio III Non ci piace l'incertezza, è scomoda e cerchiamo di rimuoverla presto, cercando di sfoltire la gamma di alternative. Di solito, avendo a che fare con problemi complessi, non funziona così: sviluppare più alternative costa meno che anticipare la scrematura.
  • 54. Pensiero illusorio IV Gestiamo un sacco di conoscenza, ma ancora non è chiaro come preservarla nei gruppi. I documenti enormi che non legge nessuno. Forse l'open source può insegnarci qualcosa?
  • 55. Pensiero illusorio V Il mero funzionamento non equivale al completamento. Il nostro sistema, la nostra campagna, il nostro layout va osservato là fuori, fra gli utenti, nel mondo vero.
  • 56. Posso indebitarmi per permettermi un investimento altrimenti impossibile. Raggiungere un obiettivo indebitandosi non lo rende gratuito e prima o poi quel debito va saldato o falliremo comunque.
  • 57. Lo sappiamo e nonostante ciò...
  • 58. Debito tecnico I Tolleriamo codice oscuro. I junior dovrebbero essere educati al clean code. I senior dovrebbero dare il buon esempio.
  • 59. Debito tecnico II Non facciamo refactoring. Se vogliamo essere incrementali non c'è scelta: il refactoring è d'obbligo. Per definizione!
  • 60. Debito tecnico III Lasciamo che i test di regressione diventino lenti. Man mano che il deficit cresce, diminuiamo la frequenza dei test. Dobbiamo mantenere i test scattanti come nei primi giorni del nostro progetto.
  • 61. Debito tecnico IV Esitiamo a rimpiazzare sistemi obsoleti zeppi di dipendenze con nuove e migliori architetture. Bisogna minimizzare le dipendenze. Sono decenni che sappiamo come fare: information hiding e separation of concerns.
  • 62. Debito tecnico V Tardiamo ad integrare il nostro codice con quello di altri sviluppatori e quello in altri branch. L'integrazione big bang è obsoleta.
  • 63. Jacopo Romei jr@ideato.it via Quinto Bucci 205 47023 Cesena (FC) info AT ideato.it www.ideato.it