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Marco Morosini
SNATURATI
Dalla social-ecologia al populismo
(auto)Biografia non autorizzata
del Movimento 5 Stelle
I edizione: settembre 2019
© 2019 Lit Edizioni Srl
Tutti i diritti riservati
Castelvecchi è un marchio di Lit Edizioni Srl
Sede operativa: Via Isonzo 34, 00198 Roma
Tel. 06.8412007
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ristampa anno
8 7 6 5 4 3 2 1 2019 2020 2021 2022
L’infatuazione per la tecnica
La tecnica è una cosa troppo seria
per lasciarla in mano ai tecnici.
Specialmente se sono uomini.
L’infatuazione per la tecnica è tipica dei maschi. Si osserva nella vita
quotidiana e nelle grandi scelte della società, fatte quasi esclusivamente
da uomini. La “questione della tecnica” è la maggiore questione della
nostra civiltà. Da come la affrontiamo dipendono la salvezza o la rovina
di tutti. Insomma, la tecnica è una cosa troppo seria per lasciarla in ma-
no ai tecnici. Specialmente se essi sono uomini.
Nel traffico urbano l’eccezione è la regola.
Per questo non viaggeremo
in città su veicoli senza conducente.
L’infatuazione per la tecnica spesso si accompagna alla fede in un po-
tenziale intrinsecamente benefico delle nuove tecnologie. Accadde ne-
gli anni trenta con la chimica in Germania e negli anni sessanta con l’e-
lettricità da energia atomica. Accade ora con le tecnologie digitali. Du-
rante ogni corsa in taxi a Roma, chiedo sempre a chi guida se si aspetta
che le auto senza guidatore saranno possibili. I tassisti mi dicono di sì.
Le tassiste, di no. Una tassista mi ha guardato con una smorfia, picchiet-
tandosi la tempia con l’indice. «Ma l’hai vista Roma?».
Dagli uomini 5 Stelle sento sovente spezzoni di una litania di termini
magici come intelligenza artificiale, blockchain, criptovalute, robot,
stampanti 3D, internet delle cose, veicoli senza conducente, automobili
elettriche, taxi volanti, economia 4.0. E soprattutto: “algoritmo”, l’a-
bracadabra che tutti ripetono, ma quasi nessuno sa spiegare4
. «Faremo
le espulsioni con un algoritmo», disse Beppe.
L’intelligenza artificiale parlante
sarà abbastanza stupida
da far passare la voglia di parlare con lei.
4 Mi colpì un racconto di Ortwin Renn, già direttore del Centro per la valutazione delle
conseguenze delle tecnologie, di Stoccarda, dove lavorai: «Il capo ingegnere della Por-
sche mi ha fatto visitare la fabbrica, piena di robot, e poi una macchina Porsche. Sa – mi
ha detto – in questa automobile ci sono 48mila algoritmi. Ma cosa è un algoritmo, gli ho
chiesto. Non sapeva spiegarlo». Come quasi tutte le persone che usano questa parola.
Il dominio maschile
Voglio che le cariche importanti, dove si decide per il mondo,
vengano assegnate solo a donne, madri di figli.
Sarei così curioso di vedere se all’interno delle loro decisioni
riuscirebbero a scordarsi il loro futuro1
.
La mia prima petizione a 5 Stelle: più potere alle donne
Nell’ottobre 2012 decisi di lavorare nel Meetup Europa senza inten-
zione di far carriera nel Movimento. Le mie carriere sono altrove. Nella
mia città, Zurigo, volevo continuare da attivista il lavoro che avevo fatto
per vent’anni con Beppe per stimolare le persone a impegnarsi per una
società più giusta e più pulita, ossia per una transizione social-ecologica2
.
Volevo anche contribuire a migliorare il Movimento. Ma dove co-
minciare? Le cose che non apprezzavo hanno una causa in comune: il
dominio3
maschile. Questa supremazia implica due inclinazioni tipica-
mente maschili: l’autocrazia, ossia la gestione solitaria e illegittima del
potere, e l’infatuazione per la tecnica. Queste due tendenze, a loro volta
determinano i principali difetti del Movimento.
La mia prima iniziativa politica fu quindi la petizione Metà donne –
Una vale uno per avere più donne candidate alle elezioni, che raccolse
molte firme nel Meetup Europa e in altri Meetup del continente.
1 Max Gazzè, Daniele Silvestri, Niccolò Fabi, Il padrone della festa.
2 https://bit.ly/2OerkNw.
3 Praticamente tutte le persone che contano ai vertici della centrale e del Movimento
sono maschi. Nel primo governo a partecipazione 5 Stelle (2018) le donne sono solo
il 17%, 11 su 64. Perfino la delega alle pari opportunità dei generi è nelle mani di un
uomo, Vincenzo Spadafora. Dopo le elezioni politiche del 2013 le parlamentari 5
Stelle erano il 38%, dopo quelle del 2018, erano il 41% https://bit.ly/2Y1s8tx. Il go-
verno tripartito del Movimento con le sinistre (dal 4 settembre 2019) consta per due
terzi di uomini, una delle percentuali più alte in Europa.
27IL DOMINIO MASCHILE
29
nare la cancelliera o il cancelliere. Uno dei motivi di questo successo è
la doppia dirigenza di una donna e un uomo, ora Annalena Baerbock
e Robert Habeck, praticata dai Grünen da decenni.
L’evidenza del beneficio femminile
L’attuale corsa al collasso ecologico ed economico, è stata interamen-
te guidata da uomini. Perché non cambiare guidatore? In un’intervista
televisiva chiesero a Ruth Bader Ginsburg6
, una dei nove attuali giudici
della Corte Suprema degli Stati Uniti assurta alla popolarità di una
rock-star, quale numero di donne riteneva opportuno nella Corte. La
sua risposta semiseria fu: «Nove». Alla risata dell’intervistatore, la giu-
dice rispose: «Per tanti anni abbiamo avuto tutti i giudici dello stesso
genere. E nessuno lo ha trovato strano».
Chi ha fatto tutti i bambini? Donne. Chi ha fatto tutte le guerre? Uo-
mini. Chi ha in corpo solo 400 gameti7
(“uno vale uno”), da proteggere
e spendere come tesori? La donna. Chi produce miliardi di gameti
(“uno vale l’altro”) da spendere e spandere8
? L’uomo. Chi sa per natura
e cultura, prendersi cura? Donne. Chi per natura e per cultura sa meglio
distruggere e uccidere? Uomini. Quali Paesi sono al vertice delle clas-
sifiche mondiali di benessere, equità, rispetto, socialità, accoglienza,
protezione della natura? I Paesi scandinavi, nei quali le donne hanno
più responsabilità e potere che altrove. Chi preferisce votare forze po-
litiche che si impegnano per la giustizia sociale e la protezione della na-
tura? Più donne che uomini.
Dopo la bancarotta dell’Islanda del 2008, «The Guardian» scrisse
nel 20099
:
6 https://bit.ly/2Y43DYO; https://bit.ly/1Q6cgM5.
7 Nella specie umana, dall’unione di un gamete femminile (ovulo) e uno maschile
(spermatozoo) si sviluppa l’embrione e poi il feto. Le donne nascono con un patri-
monio di 400 gameti, gli unici disponibili per tutta la vita. La produzione dei gameti
maschili, invece, è ininterrotta e dell’ordine di molti milioni in pochi giorni. Cfr. htt-
ps://it.wikipedia.org/wiki/Cellula_gametica.
8 “Uno vale uno” è uno slogan del Movimento, per affermare l’importanza della de-
mocrazia di base. Lo slogan «Una testa un voto» fu usato nel Regno Unito dal 1880
e da allora in innumerevoli Paesi e occasioni. “Uno vale l’altro” è una deformazione
dello slogan 5 Stelle “uno vale uno”, e allude alla assenza di criteri di competenza
nella assegnazione di posizioni politiche esecutive.
9 https://bit.ly/1UnXjEi.
IL DOMINIO MASCHILE
Non è un caso che tra i profeti della “rivoluzione digitale” non ci sia-
no donne. Quando si tratta di uomini, il passo dall’infatuazione per la
tecnica all’abuso è breve. Si pensi agli eccessi di velocità dei guidatori
di auto sportive e agli omicidi stradali, quasi sempre con fuga. Maschi
violenti e vigliacchi. Mai una donna. In un partito digitale dominato da
maschi, l’infatuazione per la tecnica e l’autocrazia sono un tutt’uno e
determinano la struttura del potere. Il potere della centrale scaturisce
da queste due deformazioni mentali. Ne risulta una gestione oscura de-
gli strumenti digitali e dei dati. Di conseguenza, il divario di potere tra
chi monopolizza i dati e chi non ne dispone diventa incolmabile.
Questo stato di cose non dovrebbe sorprendere in un partito domi-
nato da maschi. Sorprende, invece, che tante donne del Movimento ac-
cettino, forse a malincuore, la dominanza maschile, i suoi contenuti po-
litici discutibili, i suoi metodi autocratici e il suo gergo volgare. Nel Mo-
vimento 5 Stelle, per esempio, non esiste un’organizzazione femminile,
né conosco iniziative importanti di dibattito, studio o legislazione per
ridurre i divari economici e sociali tra uomini e donne nella società. Nei
sei programmi elettorali non ci sono obiettivi di parità di genere. Perché
non fare, per esempio, un terzo V-Day con concrete rivendicazioni le-
gislative per contrastare lo strapotere maschile nella società?
Il 14 giugno 2019 una parte della Svizzera si fermò a causa di uno scio-
peronazionaledelledonneperrivendicareparitàdisalariocongliuomini
e la fine delle discriminazioni. Fu il secondo sciopero di questo tipo dopo
quello storico del 1991. Analoghi scioperi storici5
delle donne ci furono in
Spagna nel 2018, in Austria nel 1983, negli Usa nel 1970. Dov’è il Movi-
mentosuquestofrontediemancipazionecheriguarda“lecittadine”ossia
metàdellapopolazione?Peresseredavveroun“partitodelcambiamento”
il Movimento deve mettere questi obiettivi nella sua azione di governo.
In tema di donne al governo un semplice sguardo alla Germania fa
sembrare il Movimento un partito di un lontano passato. Le tre perso-
nalità politiche di maggiore responsabilità sono la cancelliera Angela
Merkel, la sua designata successora Annegret Kramp-Karrenbauer, e la
Presidente della commissione europea Ursula Gertrud von der Leyen,
già più volte ministra e anche lei considerata una possibile successora
di Merkel. Il partito verde dei Grünen, al quale secondo alcuni il Mo-
vimento potrebbe somigliare, è diventato il secondo più votato ed è
considerato un possibile primo partito e quindi avente diritto a nomi-
5 Cfr. la storia di Frauenstreik.
28 SNATURATI
31
Noi, firmanti qui sotto, iscritti ai Meetup degli Amici di Beppe Grillo,
proponiamo al Movimento 5 Stelle che metà delle persone candidate
alle elezioni nazionali debbano essere donne (tranne in quei casi in
cui non ci siano abbastanza candidate). Se rilevante e se possibile, an-
che l’ordine nella lista sia equo verso i generi. Ricordiamo che in Eu-
ropa un numero crescente di governi nazionali e locali, candidati, par-
titi, consigli di amministrazione (in certi Paesi), consigliano, pratica-
no, prevedono, o impongono una quota minima di donne nelle
candidature e in posizioni esecutive, in genere tra il 30 e il 50%.
Ma vinsero i bordelli
La nostra proposta del 2012 Metà donne.Una vale uno fu una tra le
97mila postate nel forum in otto anni: «Proponi le tue idee» era l’inte-
stazione del forum, «diventeranno parte del programma delle liste civi-
che». La nostra proposta raccolse una manciata di voti. Per confronto:
nello stesso anno 2012 la proposta Legalizzare la prostituzione10
, di Pao-
lo Bertocchi, ne raccolse centinaia nella sezione Lavoro del forum, che
conteneva 20mila proposte. Mozioni importanti come la riduzione del
tempo di lavoro, i diritti dei lavoratori, gli incidenti sul lavoro, ebbero
meno preferenze.
La riapertura dei bordelli e la legalizzazione della prostituzione sono
state una priorità nelle piattaforme del Movimento. Nel 2016, infatti, i
bordelli salirono al vertice tra le priorità politiche nazionali con la pro-
posta di Daniele Todisco Riapertura delle case chiuse.Lotta alla prostitu-
zione clandestina11
. Questa, infatti, fu la seconda più votata tra le 129
proposte presentate dagli iscritti (4058 voti su 15.290 votanti). Divenne
così una delle due proposte che, secondo il regolamento 5 Stelle, i par-
lamentari del Movimento avrebbero dovuto «portare al più presto in
Parlamento»12
. Tra i problemi del Paese, la piattaforma Rousseau13
per-
10 https://bit.ly/2LF2xzY (non acc. 18 marzo 2019).
11 https://bit.ly/2yaD1JX (acc. 18 marzo 2019).
12 La sera del 5 luglio 2016, data storica del debutto della nuova piattaforma parte-
cipativa Rousseau, su beppegrillo.it si leggeva: «Oreste Mori e Daniele Todisco sono
i primi due cittadini italiani (acc.18.3.2019) che porteranno la loro proposta di legge
in Parlamento grazie alla nuova applicazione Rousseau. […] Al termine del percorso
i portavoce 5 Stelle presenteranno la proposta di legge in Parlamento assieme a Mori
e Todisco, i quali verranno anche citati all’interno del testo depositato per eviden-
ziarne l’operato volontario per il bene della collettività. Già nelle prossime settimane
IL DOMINIO MASCHILE
Lo spettacolare crollo dell’Islanda è stato causato da una cultura ban-
caria e imprenditoriale piratesca, spericolata e prevalentemente ma-
schile. La nostra redattrice Ruth Sunderland si è recata a Reykjavik
per incontrare le donne che ora gestiscono il Paese, e ha sentito come
sono determinate a reinventare il business e la società iniettando va-
lori di apertura, equità e responsabilità sociale.
Dopo la bancarotta causata dai suoi banchieri, l’Islanda si rimise in pie-
di in buona parte grazie a molte donne nei posti di responsabilità. C’è
da chiedersi se questo cambio di testimone non avrebbe potuto essere
benefico anche altrove. Per esempio, alcune si sono chieste ironicamen-
te se, nel caso in cui la banca statunitense Lehman Brothers fosse stata
Lehman Sisters, sarebbe egualmente fallita.
Più donne al potere fa bene a tutti
La capacità di prendersi cura delle persone, delle cose e della natura è
più frequente nelle donne che negli uomini anche quando esse occupano
posti di manager, funzionarie, politiche, ministre, cape di governo o di
Stato. Quindi, la singola misura che poteva indirettamente curare i prin-
cipalimalidelMovimentomiparvequelladidarealledonnenonsolopiù
diritti, a loro beneficio, ma soprattutto più potere, a beneficio di tutti.
Più donne al potere fa bene a tutti, compresi gli uomini. A volte pren-
diamo decisioni migliori, quando ci sono donne a decidere con noi. Non
è vero che siamo incorreggibili. Se un Genio come quello di Aladino per-
mettessecheunodeimieidesiderisirealizzasse,direi:metàdonne.Inten-
do: almeno tante donne quanti uomini nelle posizioni dove si decide.
La mia petizione: Metà donne. Una vale uno
Detto, fatto. Il mio primo atto politico nel Movimento fu di proporre
alle attiviste e agli attivisti dei Meetup in Europa un primo passo per far
fronte alla questione maschile nel Movimento. Lanciai così la petizione
Metà donne – Una vale uno per aumentare almeno fino alla metà il nu-
mero delle donne del Movimento candidate nelle elezioni nazionali e in
quelle europee, e possibilmente anche di quelle effettivamente elette nei
Parlamenti. Raccolte le firme, postammo la seguente petizione nel fo-
rum del Movimento.
30 SNATURATI
33
no donne. Ai livelli intermedi, per esempio tra i parlamentari, le donne
del Movimento sono ancora lontane dalla parità di rappresentanza
(41%), ma non di molto.
Anche nel movimento ci sono donne. Nei piani inferiori però. E spia-
ce vedere diverse tra loro gongolare sul palco di un festival 5 Stelle,
quando qualche uomo di primo piano dice dal microfono «le nostre
donne c’hanno le palle». Non è raro sentire anche donne 5 Stelle usare
quel linguaggio maschile rude e sessualizzato che è passato dal palco-
scenico di Beppe al lessico dei politici del Movimento.
IL DOMINIO MASCHILE
mette di far emergere i temi che stanno più a cuore ai votanti 5 Stelle.
Vengono raccolte proposte su qualsiasi tema politico d’importanza na-
zionale. Inoltre, la votazione del 5 luglio 2016 fu il debutto ufficiale del-
la piattaforma Rousseau, che si definisce Sistema operativo del Movi-
mento 5 Stelle. A questa piattaforma Gianroberto aveva lavorato per an-
ni. Questa passione per il tema dei bordelli e della prostituzione offre
un indizio per immaginare il profilo medio e la percentuale di uomini
e di donne tra i votanti 5 Stelle14
.
Le nostre donne c’hanno le p…
Al comando del Movimento 5 Stelle non ci sono donne. Tuttavia bi-
sogna riconoscere due fatti. Primo, anche ai vertici di tante organizza-
zioni italiane le donne sono rare. Nel Movimento il problema però è più
grave, perché il Movimento vanta una diversità radicale e propone un
forte cambiamento dei rapporti di potere nella società. Secondo, tra i
votanti nelle elezioni interne per eleggere le candidate e i candidati alle
elezioni locali, nazionali e europee (le elezioni primarie) gli uomini sono
molti di più delle donne, ma nel 2013 le donne elette alle parlamentarie
furono tante quanto gli uomini. Alle elezioni politiche del 2018, inoltre,
il Movimento è stato l’unico partito a superare la soglia raccomandata
del 40% di elette. Anche nelle elezioni parlamentarie per le elezioni eu-
ropee del 2019 la percentuale di donne elette è stata molto più alta della
percentuale di donne candidate. Tra i 14 europarlamenti eletti otto so-
i due iscritti saranno invitati in Parlamento per conoscere i parlamentari che si occu-
peranno della stesura del testo della loro proposta di legge. Ulteriori aggiornamenti
saranno forniti nei prossimi giorni», https://bit.ly/30Vchth.
13 Rousseau, sistema operativo del Movimento 5 Stelle è il nome dato a un portale della
Casaleggio Associati in internet al quale possono accedere solo gli iscritti per votare su
diversi argomenti e per compiere altre operazioni (v. il capitolo Un partito digitale).
14 Tra gli iscritti (circa 115mila nell’agosto 2019, secondo Il Blog delle Stelle), il 70-
90% (nel 2017) disertano le votazioni. In media votano tra i 15mila e i 40mila iscritti,
ossia il 10-30% degli iscritti. Gli 80mila votanti del 3 agosto 2019 nella consultazione
sul governo Conte sono un massimo, mai raggiunto prima. Malgrado ricerche, non
mi è stato possibile ottenere dati per comparare i tre profili medi: quelli di tutti gli
iscritti, quelli dei pochi votanti e quelli dei tanti astenuti. Le modalità di voto e altri
fattori suggeriscono che il profilo medio dei votanti non sia necessariamente rappre-
sentativo del profilo medio degli iscritti (per genere, età, professione, livello di istru-
zione, reddito, regione di residenza, anzianità di iscrizione al Movimento).
32 SNATURATI
1992 – L’opera sua e l’opera mia
Beppe cominciava lo spettacolo in fondo alla sala, solo, con la voce
amplificata. Uno-due-tre, mi sentite? Entrava in platea da dietro.
Mentre percorreva la sala verso il palco le teste e le spalle si gi-
ravano. Creava un’onda nel pubblico. Avvicinandosi al palco l’onda
si gonfiava. Infine frangeva in un enorme applauso, prima ancora che
avesse cominciato lo spettacolo. La serata era già guadagnata.
Il lavoro con Beppe mi introdusse nel mondo del teatro. Nemmeno im-
maginavo che avrei frequentato per tanti anni i camerini, le quinte,
le platee e i foyer di tanti teatri. Con i miei documentari d’avven-
tura avevo imparato un po’ di mestiere televisivo. Ma l’incontro con
Beppe fu un’altra cosa. Fu come trovarmi dietro le quinte di un pal-
coscenico d’opera. Ma il palcoscenico era vuoto. E l’opera era lui.
L’opera mia era un’altra. All’Università di Ulm il mio costume di sce-
na era il camice bianco. Lavoravo in un celebre dipartimento di chi-
mica analitica ambientale dove studiavo la contaminazione chimica
sulle più alte montagne e nelle regioni polari. Le mie parole non eva-
poravano dopo la mezzanotte, come quelle nei teatri, ma restavano nel-
le biblioteche per decenni. Il mio palcoscenico erano le riviste
scientifiche. La giuria era una manciata di scienziati che decidevano
se pubblicare i miei lavori. Il mio pubblico erano le migliaia di
scienziati nel mondo che leggevano i miei articoli scientifici. Nel
botteghino del mio teatro non si contavano i biglietti venduti, ma
il numero di volte che i miei uguali citavano una mia pubblicazione.
Come il resto della mia vita, anche il mio profilo di scienziato è
anomalo: le mie pubblicazioni sono poche, ma le citazioni dei miei
articoli sono tante.
35
nistre del governo Renzi17
, che fu il primo gabinetto italiano con metà
donne. Veline erano nella trasmissione televisiva Striscia la notizia le val-
lette poco vestite, che portavano ai giornalisti un foglio (una volta su
carta velina), da leggere al microfono. Se le giovani ministre della Re-
pubblica possono essere chiamate veline dal Blog, come reagirebbe la
centrale se qualcuno chiamasse veline le sindache del Movimento?
Il prezzo del dominio maschile
La dominanza maschile nel Movimento ha un caro prezzo. Essa in-
fatti tiene lontane molte donne di valore. L’avversione di molte donne
per i modi aggressivi e volgari dei capi 5 Stelle danneggia sia il Movi-
mento sia la comunità. Sotto l’egemonia maschile, infatti, l’azione e lo
stile del Movimento attirano molti più uomini che donne, in una spirale
mascolina che aggrava il problema.
La presenza femminile, evanescente salendo nella gerarchia politica
5 Stelle, mi colpisce specialmente se la comparo con quella della Sviz-
zera. Qui le donne sono passate in quarant’anni dal non avere diritto di
voto, fino al 1971, a ricoprire contemporaneamente sette delle dieci più
alte cariche della Confederazione nel 2011. La miglior cosa che auguro
al Movimento è che segua questo esempio.
G come Grillo
Qualche esempio dalla centrale dà un’idea della portata della “que-
stione maschile” nel 5 Stelle. Questi casi vanno letti con la consapevo-
lezza che i capi 5 Stelle che parlano e scrivono con disprezzo delle don-
ne sono gli stessi che prendono le decisioni politiche dalle quali dipen-
dono le sorti del Paese, con le conseguenze che si possono immaginare.
Nel 2012 il Blog pubblicò il post seguente per avviare l’espulsione
della consigliera comunale di Bologna Federica Salsi. Esso è significa-
tivo sia per un certo modo di trattare le donne sia per la originaria po-
sizione anti-televisiva della centrale, in seguito rinnegata. Il testo sareb-
be formalmente attribuibile a Beppe, ma vi garantisco che Beppe non
userebbe un linguaggio tanto narcisista e arzigogolato.
Federica Salsi aveva partecipato a un talkshow televisivo senza auto-
rizzazione, ma soprattutto era sgradita alla centrale per divergenze po-
17 https://bit.ly/1gb3Ag9; https://bit.ly/2JJybKu.
IL DOMINIO MASCHILE
Del resto, perfino in Parlamento e al governo prorompe sulla bocca
dei capi 5 Stelle il linguaggio sessualizzato. «Tiri fuori le palle»15
scrive
l’organo ufficiale del Movimento rivolgendosi a un ministro. «Smettete
di rompere le scatole e chiudete la bocca» risponde il ministro. «Meno
stronzate» dice pubblicamente il vicepresidente del Consiglio Luigi Di
Maio, al vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini. «Non si prende
per il culo lo Stato italiano» dice ancora l’onorevole Di Maio.
Potrebbe essere un dialogo tra ubriachi al bar. Invece è quello tra due
vicepresidenti del Consiglio di un Paese del G7 che giocano, metafori-
camente, a “chi ce l’ha più duro”, come diceva Umberto Bossi, il fonda-
tore di uno dei due partiti del governo. Almeno nel gergo politico questo
è davvero il “governo del cambiamento”. Purtroppo in peggio. Per re-
clamare di stare dalla parte del popolo molti notabili credono utile par-
lare peggio del popolo. In settant’anni di Repubblica le più alte cariche
dello Stato non avevano mai parlato come i loro omologhi di oggi.
Vi immaginate questo turpiloquio istituzionale sulla bocca di due
donne? Non è solo una questione di igiene verbale. A volte chi è turpe
nelle parole, lo è anche nelle azioni.
Un’eccezione alla dominanza maschile sono le due coraggiose sinda-
che di Roma e di Torino, Virginia Raggi e Chiara Appendino. La mia
impressione, però, è che esse fungano da fusibile, pronte a sacrificarsi
appena necessario, e che non abbiamo chance a livello nazionale. Mal-
grado la loro nuova preziosa esperienza di amministratrici sul campo,
il divieto 5 Stelle di interrompere un mandato per un altro le mette fuori
gioco per ulteriori e più alti incarichi, lasciando così spazio al vertice a
chi non ha esperienza nell’amministrare. Quando avranno una buona
esperienza di governo locale, l’altra regola 5 Stelle, quella del massimo
di due mandati16
, causerà la loro uscita dalla politica attiva.
Le ministre sono chiamate Veline
Nel 2014 il Blog e altri media del Movimento hanno chiamato veline
le candidate e le elette del Partito Democratico e perfino le giovani mi-
15 https://bit.ly/2Ynrw0K.
16 La “regola del mandato zero”, introdotta da Luigi Di Maio nel luglio 2019, è stata pen-
sata infatti solo per quei candidati sindaco che non siano riusciti a farsi eleggere nel pro-
prio comune ma abbiano maturato esperienza all’interno del consiglio comunale: esclu-
sivamente in questo caso il loro secondo mandato non sarebbe l’ultimo a disposizione.
34 SNATURATI
37
programma aumenta, tutto merito tuo, trattato e esibito come un tro-
feo, come un alieno, una bestia rara e, contemporaneamente diminui-
sce il consenso per il Movimento a cui appartieni o dici di appartenere.
Chi non conosce nulla del MoVimento e segue il talk show, dopo il
morbido e avvolgente abbraccio televisivo al quale ti sei consegnato
volontariamente (con voluttà?) opta per il meno peggio e quello non
sei mai tu, ma è sempre un altro, quello che sa vendere le sue menzo-
gne (è il suo mestiere), che ha parlato per un’ora mai interrotto da chi
gestisce il talk show, quello che nessuno ha mai contraddetto19
.
«Siete bellissimi»
Quando vedete i maggiori politici 5 Stelle così spesso in televisione,
ricordate le parole di Beppe: «Quando vedo questa televisione, io sono
felice di non esserci» aveva detto nel documentario Komik kontra Kon-
sum che organizzai nel 1995 per la televisione tedesca Wdr. Questa con-
danna di Beppe della televisione commerciale fu rinnegata dagli esperti
di televisione commerciale che presero ben presto le redini nel Movi-
mento. Essi liquidarono l’ambizione purista di Gianroberto e di Beppe
di far progredire il Movimento comunicando solo con la rete e di aste-
nersi dai media tradizionali: «Partecipare ai talk show fa perdere voti e
credibilità all’intero Movimento». Secondo i nuovi capi della comuni-
cazione, invece, andare in televisione è fondamentale.
Dopo la conquista del governo e della Rai nel 2018, i capi 5 Stelle
avrebbero potuto mettere fine al malcostume solo italiano di far dilaga-
re i politici, anche 5 Stelle, nei programmi di varietà e avrebbero potuto
rimettere i politici al loro posto, ossia solo nei programmi politici, come
si fa nel resto d’Europa. Invece no. Hanno continuato a profittare di
quel sistema che una volta Beppe disprezzava. Anzi, a loro non basta
andare in televisione. Occorre essere televisione. Ai grandi comizi di
chiusura delle campagne elettorali oppure ai festival Italia 5 Stelle, i po-
litici 5 Stelle di punta si comportano come in televisione. Cercano l’ap-
plauso già prima di parlare. «Ciao Roma!» grida alla folla un esponente
5 Stelle, tenendo il microfono come a un concerto rock. «Come, non
applaudite?» dice al pubblico un altro esponente 5 Stelle in un talk
show dopo una sua battuta infelice. «Siete bellissimi» grida alla folla un
altro 5 Stelle di massimo rango appena prende il microfono. Siete bel-
19 https://bit.ly/2JLHLg4.
IL DOMINIO MASCHILE
litiche. Il post che scherniva Federica Salsi senza nominarla faceva rifri-
mento al suo al punto G, una presunta zona erogena dentro la vagina.
Secondo il post, il godimento di essere in un talk show era paragonabile
per la consigliera al godimento del suo punto G.
Inoltre, il post condannava severamente i 5 Stelle che avessero parter-
cipato ai talk show televisivi. Solo pochi anni dopo, però, i capi 5 Stelle
mandaronomassicciamenteiloropoliticipiùtelegeniciintuttiitalkshow
possibili. Curiosamente, l’esponente espulsa per delitto di talk show era
una donna, mentre i politici spediti poi nei talk show sono uomini.
Il post del Blog diceva:
Se il Movimento 5 Stelle avesse scelto la televisione per affermarsi,
oggi sarebbe allo zero qualcosa per cento. Partecipare ai talk show
fa perdere voti e credibilità non solo ai presenti, ma all’intero Mo-
vimento. […] Comunque chi partecipa ai talk show deve sapere
che d’ora in poi farà una scelta di campo18
.
E inoltre:
IL TALK SHOW TI UCCIDE, DIGLI DI SMETTERE
Il punto G, quello che ti dà l’orgasmo nei salotti dei talk show
L’atteso quarto d’ora di celebrità di Andy Warhol. A casa gli amici, i
parenti applaudono commossi nel condividere l’emozione di un’effi-
mera celebrità, sorridenti, beati della tua giusta e finalmente raggiunta
visibilità. Seduto in poltroncine a schiera, accomunato ai falsari della
verità, agli imbonitori di partito, ai diffamatori di professione, deva-
stato dagli applausi a comando di claque prezzolate. Soggetto, bersa-
glio consapevole ben pettinato alla bisogna che porge il lato migliore
del proprio profilo alla morbosa attenzione di cameraman che ti in-
quadrano implacabili se annuisci quando enuncia le sue soluzioni un
qualunquemente stronzo. Lì, in una gabbia di un circo, come su un tre-
spolo, muto per ore, povera presenza rituale di cui si vuole solo lo scal-
po, macellato come un agnello masochista, rispondi per i quattro mi-
nuti che ti sono concessi a domande preconfezionate poste da mani-
chini al servizio dei partiti. Pretoriani dell’informazione il cui unico
compito è perpetuare l’esistenza del Sistema attraverso l’ultimo stru-
mento di mesmerismo mediatico rimastogli: la televisione. Lo share del
18 https://bit.ly/2LDeaau.
36 SNATURATI
39
M come Messora
Nel 2013 e 2014 Claudio Messora, era uno degli uomini più potenti
del movimento: dal 2013 responsabile della comunicazione dei Senatori
5 Stelle e in seguito della comunicazione dei 17 europarlamentari del
Movimento. Riferendosi alle numerose minacce di stupro rivolte alla
presidente della Camera Boldrini postate dai commentatori nel Blog e
negli account del Movimento, il 2 febbraio 2014 Messora postava online:
«Cara Laura, volevo tranquillizzarti… Anche se noi del blog di Grillo
fossimo tutti potenziali stupratori, …tu non corri nessun rischio».
C’era perseveranza nella testa di Messora. Quando fu assunto al Se-
nato, infatti, era noto che avesse pubblicato l’11 luglio del 2010 il post
Una cosetta a tre con la Carfagna, la Gelmini e la Prestigiacomo21
nel qua-
le giocava con parole come “fellatio”, “sodomizzazione”, “penetrazio-
ne”, “stupro”.
Nella sfera 5 Stelle si possono trovare innumerevoli volgarità di que-
sto tipo, che rivelano un preciso modo di pensare e di essere. Sanno
questi maschi pensare ed essere diversamente quando prendono deci-
sioni politiche?
21 https://bit.ly/2Y6PmJW.
IL DOMINIO MASCHILE
lissimi? In quale congresso un politico griderebbe ai partecipanti “siete
bellissimi”?
B come Boldrini
Un altro esempio di vero e proprio stalking (molestia ripetuta) della
centrale del Movimento riguarda l’allora presidente della Camera Lau-
ra Boldrini, una donna politica di sinistra. Nella pagina Facebook di
Beppe si leggeva il 31 gennaio 201420
: «Cosa succederebbe se ti trovassi
la Boldrini in macchina? Guardate un po’: goo.gl/veFQKA. Belìn, è
fantastico!». Il video citato scherniva la presidente della Camera e spe-
cialmente il suo partito Sinistra Ecologia Libertà. Forse il post non
avrebbe fatto tanto rumore se la centrale del Movimento non avesse de-
ciso di dargli gran rilievo in rete, scatenando più di mille condivisioni
e commenti. Buona parte dei commenti maschili erano pieni di odio,
volgarità e violenza sessuale. La maggioranza dei commenti femminili,
invece, erano disgustati, per esempio: «Daria Ghidina Venier: Compli-
menti Grillo, nemmeno il peggior Berlusconi è riuscito a organizzare
uno stupro verbale osceno, volgare e di una violenza inaudita su una
donna come quello che i suoi lettori hanno fatto qui sopra in seguito alle
sue parole, il tutto copiato e incollato sta facendo il giro del mondo. Ver-
gogna, c’è da aver paura di voi e della vostra violenza». Anche molti uo-
mini si rivoltavano contro quest’aggressione a una donna di un partito
di opposizione, che ricopriva la terza carica dello Stato. Si perdevano
così potenziali consensi anche sul fronte maschile e su quello stretta-
mente politico. Per esempio: «Giuseppe Marchesi: Caro Grillo, devo
dire che inizialmente avevo un po’ di simpatia per le tue “sparate” che
tutto sommato svegliavano molte persone e rivelavano un mondo som-
merso di ruberie e furbate in politica. Ora però dopo i voti che molti
italiani ti hanno dato, anziché utilizzarli in modo intelligente e cercare
di dialogare anche se con difficoltà con le altre parti del Parlamento, fai
solo altre sparate e questo tipo di turpiloquio che non porta da nessuna
parte, se non a dare spazio a gente strampalata e priva di senso civile!».
20 https://bit.ly/2Z5KLJa.
38 SNATURATI

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IL DOMINIO MASCHILE - da: Snaturati, Marco Morosini

  • 1. Marco Morosini SNATURATI Dalla social-ecologia al populismo (auto)Biografia non autorizzata del Movimento 5 Stelle I edizione: settembre 2019 © 2019 Lit Edizioni Srl Tutti i diritti riservati Castelvecchi è un marchio di Lit Edizioni Srl Sede operativa: Via Isonzo 34, 00198 Roma Tel. 06.8412007 info@castelvecchieditore.com www.castelvecchieditore.com ristampa anno 8 7 6 5 4 3 2 1 2019 2020 2021 2022
  • 2. L’infatuazione per la tecnica La tecnica è una cosa troppo seria per lasciarla in mano ai tecnici. Specialmente se sono uomini. L’infatuazione per la tecnica è tipica dei maschi. Si osserva nella vita quotidiana e nelle grandi scelte della società, fatte quasi esclusivamente da uomini. La “questione della tecnica” è la maggiore questione della nostra civiltà. Da come la affrontiamo dipendono la salvezza o la rovina di tutti. Insomma, la tecnica è una cosa troppo seria per lasciarla in ma- no ai tecnici. Specialmente se essi sono uomini. Nel traffico urbano l’eccezione è la regola. Per questo non viaggeremo in città su veicoli senza conducente. L’infatuazione per la tecnica spesso si accompagna alla fede in un po- tenziale intrinsecamente benefico delle nuove tecnologie. Accadde ne- gli anni trenta con la chimica in Germania e negli anni sessanta con l’e- lettricità da energia atomica. Accade ora con le tecnologie digitali. Du- rante ogni corsa in taxi a Roma, chiedo sempre a chi guida se si aspetta che le auto senza guidatore saranno possibili. I tassisti mi dicono di sì. Le tassiste, di no. Una tassista mi ha guardato con una smorfia, picchiet- tandosi la tempia con l’indice. «Ma l’hai vista Roma?». Dagli uomini 5 Stelle sento sovente spezzoni di una litania di termini magici come intelligenza artificiale, blockchain, criptovalute, robot, stampanti 3D, internet delle cose, veicoli senza conducente, automobili elettriche, taxi volanti, economia 4.0. E soprattutto: “algoritmo”, l’a- bracadabra che tutti ripetono, ma quasi nessuno sa spiegare4 . «Faremo le espulsioni con un algoritmo», disse Beppe. L’intelligenza artificiale parlante sarà abbastanza stupida da far passare la voglia di parlare con lei. 4 Mi colpì un racconto di Ortwin Renn, già direttore del Centro per la valutazione delle conseguenze delle tecnologie, di Stoccarda, dove lavorai: «Il capo ingegnere della Por- sche mi ha fatto visitare la fabbrica, piena di robot, e poi una macchina Porsche. Sa – mi ha detto – in questa automobile ci sono 48mila algoritmi. Ma cosa è un algoritmo, gli ho chiesto. Non sapeva spiegarlo». Come quasi tutte le persone che usano questa parola. Il dominio maschile Voglio che le cariche importanti, dove si decide per il mondo, vengano assegnate solo a donne, madri di figli. Sarei così curioso di vedere se all’interno delle loro decisioni riuscirebbero a scordarsi il loro futuro1 . La mia prima petizione a 5 Stelle: più potere alle donne Nell’ottobre 2012 decisi di lavorare nel Meetup Europa senza inten- zione di far carriera nel Movimento. Le mie carriere sono altrove. Nella mia città, Zurigo, volevo continuare da attivista il lavoro che avevo fatto per vent’anni con Beppe per stimolare le persone a impegnarsi per una società più giusta e più pulita, ossia per una transizione social-ecologica2 . Volevo anche contribuire a migliorare il Movimento. Ma dove co- minciare? Le cose che non apprezzavo hanno una causa in comune: il dominio3 maschile. Questa supremazia implica due inclinazioni tipica- mente maschili: l’autocrazia, ossia la gestione solitaria e illegittima del potere, e l’infatuazione per la tecnica. Queste due tendenze, a loro volta determinano i principali difetti del Movimento. La mia prima iniziativa politica fu quindi la petizione Metà donne – Una vale uno per avere più donne candidate alle elezioni, che raccolse molte firme nel Meetup Europa e in altri Meetup del continente. 1 Max Gazzè, Daniele Silvestri, Niccolò Fabi, Il padrone della festa. 2 https://bit.ly/2OerkNw. 3 Praticamente tutte le persone che contano ai vertici della centrale e del Movimento sono maschi. Nel primo governo a partecipazione 5 Stelle (2018) le donne sono solo il 17%, 11 su 64. Perfino la delega alle pari opportunità dei generi è nelle mani di un uomo, Vincenzo Spadafora. Dopo le elezioni politiche del 2013 le parlamentari 5 Stelle erano il 38%, dopo quelle del 2018, erano il 41% https://bit.ly/2Y1s8tx. Il go- verno tripartito del Movimento con le sinistre (dal 4 settembre 2019) consta per due terzi di uomini, una delle percentuali più alte in Europa. 27IL DOMINIO MASCHILE
  • 3. 29 nare la cancelliera o il cancelliere. Uno dei motivi di questo successo è la doppia dirigenza di una donna e un uomo, ora Annalena Baerbock e Robert Habeck, praticata dai Grünen da decenni. L’evidenza del beneficio femminile L’attuale corsa al collasso ecologico ed economico, è stata interamen- te guidata da uomini. Perché non cambiare guidatore? In un’intervista televisiva chiesero a Ruth Bader Ginsburg6 , una dei nove attuali giudici della Corte Suprema degli Stati Uniti assurta alla popolarità di una rock-star, quale numero di donne riteneva opportuno nella Corte. La sua risposta semiseria fu: «Nove». Alla risata dell’intervistatore, la giu- dice rispose: «Per tanti anni abbiamo avuto tutti i giudici dello stesso genere. E nessuno lo ha trovato strano». Chi ha fatto tutti i bambini? Donne. Chi ha fatto tutte le guerre? Uo- mini. Chi ha in corpo solo 400 gameti7 (“uno vale uno”), da proteggere e spendere come tesori? La donna. Chi produce miliardi di gameti (“uno vale l’altro”) da spendere e spandere8 ? L’uomo. Chi sa per natura e cultura, prendersi cura? Donne. Chi per natura e per cultura sa meglio distruggere e uccidere? Uomini. Quali Paesi sono al vertice delle clas- sifiche mondiali di benessere, equità, rispetto, socialità, accoglienza, protezione della natura? I Paesi scandinavi, nei quali le donne hanno più responsabilità e potere che altrove. Chi preferisce votare forze po- litiche che si impegnano per la giustizia sociale e la protezione della na- tura? Più donne che uomini. Dopo la bancarotta dell’Islanda del 2008, «The Guardian» scrisse nel 20099 : 6 https://bit.ly/2Y43DYO; https://bit.ly/1Q6cgM5. 7 Nella specie umana, dall’unione di un gamete femminile (ovulo) e uno maschile (spermatozoo) si sviluppa l’embrione e poi il feto. Le donne nascono con un patri- monio di 400 gameti, gli unici disponibili per tutta la vita. La produzione dei gameti maschili, invece, è ininterrotta e dell’ordine di molti milioni in pochi giorni. Cfr. htt- ps://it.wikipedia.org/wiki/Cellula_gametica. 8 “Uno vale uno” è uno slogan del Movimento, per affermare l’importanza della de- mocrazia di base. Lo slogan «Una testa un voto» fu usato nel Regno Unito dal 1880 e da allora in innumerevoli Paesi e occasioni. “Uno vale l’altro” è una deformazione dello slogan 5 Stelle “uno vale uno”, e allude alla assenza di criteri di competenza nella assegnazione di posizioni politiche esecutive. 9 https://bit.ly/1UnXjEi. IL DOMINIO MASCHILE Non è un caso che tra i profeti della “rivoluzione digitale” non ci sia- no donne. Quando si tratta di uomini, il passo dall’infatuazione per la tecnica all’abuso è breve. Si pensi agli eccessi di velocità dei guidatori di auto sportive e agli omicidi stradali, quasi sempre con fuga. Maschi violenti e vigliacchi. Mai una donna. In un partito digitale dominato da maschi, l’infatuazione per la tecnica e l’autocrazia sono un tutt’uno e determinano la struttura del potere. Il potere della centrale scaturisce da queste due deformazioni mentali. Ne risulta una gestione oscura de- gli strumenti digitali e dei dati. Di conseguenza, il divario di potere tra chi monopolizza i dati e chi non ne dispone diventa incolmabile. Questo stato di cose non dovrebbe sorprendere in un partito domi- nato da maschi. Sorprende, invece, che tante donne del Movimento ac- cettino, forse a malincuore, la dominanza maschile, i suoi contenuti po- litici discutibili, i suoi metodi autocratici e il suo gergo volgare. Nel Mo- vimento 5 Stelle, per esempio, non esiste un’organizzazione femminile, né conosco iniziative importanti di dibattito, studio o legislazione per ridurre i divari economici e sociali tra uomini e donne nella società. Nei sei programmi elettorali non ci sono obiettivi di parità di genere. Perché non fare, per esempio, un terzo V-Day con concrete rivendicazioni le- gislative per contrastare lo strapotere maschile nella società? Il 14 giugno 2019 una parte della Svizzera si fermò a causa di uno scio- peronazionaledelledonneperrivendicareparitàdisalariocongliuomini e la fine delle discriminazioni. Fu il secondo sciopero di questo tipo dopo quello storico del 1991. Analoghi scioperi storici5 delle donne ci furono in Spagna nel 2018, in Austria nel 1983, negli Usa nel 1970. Dov’è il Movi- mentosuquestofrontediemancipazionecheriguarda“lecittadine”ossia metàdellapopolazione?Peresseredavveroun“partitodelcambiamento” il Movimento deve mettere questi obiettivi nella sua azione di governo. In tema di donne al governo un semplice sguardo alla Germania fa sembrare il Movimento un partito di un lontano passato. Le tre perso- nalità politiche di maggiore responsabilità sono la cancelliera Angela Merkel, la sua designata successora Annegret Kramp-Karrenbauer, e la Presidente della commissione europea Ursula Gertrud von der Leyen, già più volte ministra e anche lei considerata una possibile successora di Merkel. Il partito verde dei Grünen, al quale secondo alcuni il Mo- vimento potrebbe somigliare, è diventato il secondo più votato ed è considerato un possibile primo partito e quindi avente diritto a nomi- 5 Cfr. la storia di Frauenstreik. 28 SNATURATI
  • 4. 31 Noi, firmanti qui sotto, iscritti ai Meetup degli Amici di Beppe Grillo, proponiamo al Movimento 5 Stelle che metà delle persone candidate alle elezioni nazionali debbano essere donne (tranne in quei casi in cui non ci siano abbastanza candidate). Se rilevante e se possibile, an- che l’ordine nella lista sia equo verso i generi. Ricordiamo che in Eu- ropa un numero crescente di governi nazionali e locali, candidati, par- titi, consigli di amministrazione (in certi Paesi), consigliano, pratica- no, prevedono, o impongono una quota minima di donne nelle candidature e in posizioni esecutive, in genere tra il 30 e il 50%. Ma vinsero i bordelli La nostra proposta del 2012 Metà donne.Una vale uno fu una tra le 97mila postate nel forum in otto anni: «Proponi le tue idee» era l’inte- stazione del forum, «diventeranno parte del programma delle liste civi- che». La nostra proposta raccolse una manciata di voti. Per confronto: nello stesso anno 2012 la proposta Legalizzare la prostituzione10 , di Pao- lo Bertocchi, ne raccolse centinaia nella sezione Lavoro del forum, che conteneva 20mila proposte. Mozioni importanti come la riduzione del tempo di lavoro, i diritti dei lavoratori, gli incidenti sul lavoro, ebbero meno preferenze. La riapertura dei bordelli e la legalizzazione della prostituzione sono state una priorità nelle piattaforme del Movimento. Nel 2016, infatti, i bordelli salirono al vertice tra le priorità politiche nazionali con la pro- posta di Daniele Todisco Riapertura delle case chiuse.Lotta alla prostitu- zione clandestina11 . Questa, infatti, fu la seconda più votata tra le 129 proposte presentate dagli iscritti (4058 voti su 15.290 votanti). Divenne così una delle due proposte che, secondo il regolamento 5 Stelle, i par- lamentari del Movimento avrebbero dovuto «portare al più presto in Parlamento»12 . Tra i problemi del Paese, la piattaforma Rousseau13 per- 10 https://bit.ly/2LF2xzY (non acc. 18 marzo 2019). 11 https://bit.ly/2yaD1JX (acc. 18 marzo 2019). 12 La sera del 5 luglio 2016, data storica del debutto della nuova piattaforma parte- cipativa Rousseau, su beppegrillo.it si leggeva: «Oreste Mori e Daniele Todisco sono i primi due cittadini italiani (acc.18.3.2019) che porteranno la loro proposta di legge in Parlamento grazie alla nuova applicazione Rousseau. […] Al termine del percorso i portavoce 5 Stelle presenteranno la proposta di legge in Parlamento assieme a Mori e Todisco, i quali verranno anche citati all’interno del testo depositato per eviden- ziarne l’operato volontario per il bene della collettività. Già nelle prossime settimane IL DOMINIO MASCHILE Lo spettacolare crollo dell’Islanda è stato causato da una cultura ban- caria e imprenditoriale piratesca, spericolata e prevalentemente ma- schile. La nostra redattrice Ruth Sunderland si è recata a Reykjavik per incontrare le donne che ora gestiscono il Paese, e ha sentito come sono determinate a reinventare il business e la società iniettando va- lori di apertura, equità e responsabilità sociale. Dopo la bancarotta causata dai suoi banchieri, l’Islanda si rimise in pie- di in buona parte grazie a molte donne nei posti di responsabilità. C’è da chiedersi se questo cambio di testimone non avrebbe potuto essere benefico anche altrove. Per esempio, alcune si sono chieste ironicamen- te se, nel caso in cui la banca statunitense Lehman Brothers fosse stata Lehman Sisters, sarebbe egualmente fallita. Più donne al potere fa bene a tutti La capacità di prendersi cura delle persone, delle cose e della natura è più frequente nelle donne che negli uomini anche quando esse occupano posti di manager, funzionarie, politiche, ministre, cape di governo o di Stato. Quindi, la singola misura che poteva indirettamente curare i prin- cipalimalidelMovimentomiparvequelladidarealledonnenonsolopiù diritti, a loro beneficio, ma soprattutto più potere, a beneficio di tutti. Più donne al potere fa bene a tutti, compresi gli uomini. A volte pren- diamo decisioni migliori, quando ci sono donne a decidere con noi. Non è vero che siamo incorreggibili. Se un Genio come quello di Aladino per- mettessecheunodeimieidesiderisirealizzasse,direi:metàdonne.Inten- do: almeno tante donne quanti uomini nelle posizioni dove si decide. La mia petizione: Metà donne. Una vale uno Detto, fatto. Il mio primo atto politico nel Movimento fu di proporre alle attiviste e agli attivisti dei Meetup in Europa un primo passo per far fronte alla questione maschile nel Movimento. Lanciai così la petizione Metà donne – Una vale uno per aumentare almeno fino alla metà il nu- mero delle donne del Movimento candidate nelle elezioni nazionali e in quelle europee, e possibilmente anche di quelle effettivamente elette nei Parlamenti. Raccolte le firme, postammo la seguente petizione nel fo- rum del Movimento. 30 SNATURATI
  • 5. 33 no donne. Ai livelli intermedi, per esempio tra i parlamentari, le donne del Movimento sono ancora lontane dalla parità di rappresentanza (41%), ma non di molto. Anche nel movimento ci sono donne. Nei piani inferiori però. E spia- ce vedere diverse tra loro gongolare sul palco di un festival 5 Stelle, quando qualche uomo di primo piano dice dal microfono «le nostre donne c’hanno le palle». Non è raro sentire anche donne 5 Stelle usare quel linguaggio maschile rude e sessualizzato che è passato dal palco- scenico di Beppe al lessico dei politici del Movimento. IL DOMINIO MASCHILE mette di far emergere i temi che stanno più a cuore ai votanti 5 Stelle. Vengono raccolte proposte su qualsiasi tema politico d’importanza na- zionale. Inoltre, la votazione del 5 luglio 2016 fu il debutto ufficiale del- la piattaforma Rousseau, che si definisce Sistema operativo del Movi- mento 5 Stelle. A questa piattaforma Gianroberto aveva lavorato per an- ni. Questa passione per il tema dei bordelli e della prostituzione offre un indizio per immaginare il profilo medio e la percentuale di uomini e di donne tra i votanti 5 Stelle14 . Le nostre donne c’hanno le p… Al comando del Movimento 5 Stelle non ci sono donne. Tuttavia bi- sogna riconoscere due fatti. Primo, anche ai vertici di tante organizza- zioni italiane le donne sono rare. Nel Movimento il problema però è più grave, perché il Movimento vanta una diversità radicale e propone un forte cambiamento dei rapporti di potere nella società. Secondo, tra i votanti nelle elezioni interne per eleggere le candidate e i candidati alle elezioni locali, nazionali e europee (le elezioni primarie) gli uomini sono molti di più delle donne, ma nel 2013 le donne elette alle parlamentarie furono tante quanto gli uomini. Alle elezioni politiche del 2018, inoltre, il Movimento è stato l’unico partito a superare la soglia raccomandata del 40% di elette. Anche nelle elezioni parlamentarie per le elezioni eu- ropee del 2019 la percentuale di donne elette è stata molto più alta della percentuale di donne candidate. Tra i 14 europarlamenti eletti otto so- i due iscritti saranno invitati in Parlamento per conoscere i parlamentari che si occu- peranno della stesura del testo della loro proposta di legge. Ulteriori aggiornamenti saranno forniti nei prossimi giorni», https://bit.ly/30Vchth. 13 Rousseau, sistema operativo del Movimento 5 Stelle è il nome dato a un portale della Casaleggio Associati in internet al quale possono accedere solo gli iscritti per votare su diversi argomenti e per compiere altre operazioni (v. il capitolo Un partito digitale). 14 Tra gli iscritti (circa 115mila nell’agosto 2019, secondo Il Blog delle Stelle), il 70- 90% (nel 2017) disertano le votazioni. In media votano tra i 15mila e i 40mila iscritti, ossia il 10-30% degli iscritti. Gli 80mila votanti del 3 agosto 2019 nella consultazione sul governo Conte sono un massimo, mai raggiunto prima. Malgrado ricerche, non mi è stato possibile ottenere dati per comparare i tre profili medi: quelli di tutti gli iscritti, quelli dei pochi votanti e quelli dei tanti astenuti. Le modalità di voto e altri fattori suggeriscono che il profilo medio dei votanti non sia necessariamente rappre- sentativo del profilo medio degli iscritti (per genere, età, professione, livello di istru- zione, reddito, regione di residenza, anzianità di iscrizione al Movimento). 32 SNATURATI 1992 – L’opera sua e l’opera mia Beppe cominciava lo spettacolo in fondo alla sala, solo, con la voce amplificata. Uno-due-tre, mi sentite? Entrava in platea da dietro. Mentre percorreva la sala verso il palco le teste e le spalle si gi- ravano. Creava un’onda nel pubblico. Avvicinandosi al palco l’onda si gonfiava. Infine frangeva in un enorme applauso, prima ancora che avesse cominciato lo spettacolo. La serata era già guadagnata. Il lavoro con Beppe mi introdusse nel mondo del teatro. Nemmeno im- maginavo che avrei frequentato per tanti anni i camerini, le quinte, le platee e i foyer di tanti teatri. Con i miei documentari d’avven- tura avevo imparato un po’ di mestiere televisivo. Ma l’incontro con Beppe fu un’altra cosa. Fu come trovarmi dietro le quinte di un pal- coscenico d’opera. Ma il palcoscenico era vuoto. E l’opera era lui. L’opera mia era un’altra. All’Università di Ulm il mio costume di sce- na era il camice bianco. Lavoravo in un celebre dipartimento di chi- mica analitica ambientale dove studiavo la contaminazione chimica sulle più alte montagne e nelle regioni polari. Le mie parole non eva- poravano dopo la mezzanotte, come quelle nei teatri, ma restavano nel- le biblioteche per decenni. Il mio palcoscenico erano le riviste scientifiche. La giuria era una manciata di scienziati che decidevano se pubblicare i miei lavori. Il mio pubblico erano le migliaia di scienziati nel mondo che leggevano i miei articoli scientifici. Nel botteghino del mio teatro non si contavano i biglietti venduti, ma il numero di volte che i miei uguali citavano una mia pubblicazione. Come il resto della mia vita, anche il mio profilo di scienziato è anomalo: le mie pubblicazioni sono poche, ma le citazioni dei miei articoli sono tante.
  • 6. 35 nistre del governo Renzi17 , che fu il primo gabinetto italiano con metà donne. Veline erano nella trasmissione televisiva Striscia la notizia le val- lette poco vestite, che portavano ai giornalisti un foglio (una volta su carta velina), da leggere al microfono. Se le giovani ministre della Re- pubblica possono essere chiamate veline dal Blog, come reagirebbe la centrale se qualcuno chiamasse veline le sindache del Movimento? Il prezzo del dominio maschile La dominanza maschile nel Movimento ha un caro prezzo. Essa in- fatti tiene lontane molte donne di valore. L’avversione di molte donne per i modi aggressivi e volgari dei capi 5 Stelle danneggia sia il Movi- mento sia la comunità. Sotto l’egemonia maschile, infatti, l’azione e lo stile del Movimento attirano molti più uomini che donne, in una spirale mascolina che aggrava il problema. La presenza femminile, evanescente salendo nella gerarchia politica 5 Stelle, mi colpisce specialmente se la comparo con quella della Sviz- zera. Qui le donne sono passate in quarant’anni dal non avere diritto di voto, fino al 1971, a ricoprire contemporaneamente sette delle dieci più alte cariche della Confederazione nel 2011. La miglior cosa che auguro al Movimento è che segua questo esempio. G come Grillo Qualche esempio dalla centrale dà un’idea della portata della “que- stione maschile” nel 5 Stelle. Questi casi vanno letti con la consapevo- lezza che i capi 5 Stelle che parlano e scrivono con disprezzo delle don- ne sono gli stessi che prendono le decisioni politiche dalle quali dipen- dono le sorti del Paese, con le conseguenze che si possono immaginare. Nel 2012 il Blog pubblicò il post seguente per avviare l’espulsione della consigliera comunale di Bologna Federica Salsi. Esso è significa- tivo sia per un certo modo di trattare le donne sia per la originaria po- sizione anti-televisiva della centrale, in seguito rinnegata. Il testo sareb- be formalmente attribuibile a Beppe, ma vi garantisco che Beppe non userebbe un linguaggio tanto narcisista e arzigogolato. Federica Salsi aveva partecipato a un talkshow televisivo senza auto- rizzazione, ma soprattutto era sgradita alla centrale per divergenze po- 17 https://bit.ly/1gb3Ag9; https://bit.ly/2JJybKu. IL DOMINIO MASCHILE Del resto, perfino in Parlamento e al governo prorompe sulla bocca dei capi 5 Stelle il linguaggio sessualizzato. «Tiri fuori le palle»15 scrive l’organo ufficiale del Movimento rivolgendosi a un ministro. «Smettete di rompere le scatole e chiudete la bocca» risponde il ministro. «Meno stronzate» dice pubblicamente il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio, al vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini. «Non si prende per il culo lo Stato italiano» dice ancora l’onorevole Di Maio. Potrebbe essere un dialogo tra ubriachi al bar. Invece è quello tra due vicepresidenti del Consiglio di un Paese del G7 che giocano, metafori- camente, a “chi ce l’ha più duro”, come diceva Umberto Bossi, il fonda- tore di uno dei due partiti del governo. Almeno nel gergo politico questo è davvero il “governo del cambiamento”. Purtroppo in peggio. Per re- clamare di stare dalla parte del popolo molti notabili credono utile par- lare peggio del popolo. In settant’anni di Repubblica le più alte cariche dello Stato non avevano mai parlato come i loro omologhi di oggi. Vi immaginate questo turpiloquio istituzionale sulla bocca di due donne? Non è solo una questione di igiene verbale. A volte chi è turpe nelle parole, lo è anche nelle azioni. Un’eccezione alla dominanza maschile sono le due coraggiose sinda- che di Roma e di Torino, Virginia Raggi e Chiara Appendino. La mia impressione, però, è che esse fungano da fusibile, pronte a sacrificarsi appena necessario, e che non abbiamo chance a livello nazionale. Mal- grado la loro nuova preziosa esperienza di amministratrici sul campo, il divieto 5 Stelle di interrompere un mandato per un altro le mette fuori gioco per ulteriori e più alti incarichi, lasciando così spazio al vertice a chi non ha esperienza nell’amministrare. Quando avranno una buona esperienza di governo locale, l’altra regola 5 Stelle, quella del massimo di due mandati16 , causerà la loro uscita dalla politica attiva. Le ministre sono chiamate Veline Nel 2014 il Blog e altri media del Movimento hanno chiamato veline le candidate e le elette del Partito Democratico e perfino le giovani mi- 15 https://bit.ly/2Ynrw0K. 16 La “regola del mandato zero”, introdotta da Luigi Di Maio nel luglio 2019, è stata pen- sata infatti solo per quei candidati sindaco che non siano riusciti a farsi eleggere nel pro- prio comune ma abbiano maturato esperienza all’interno del consiglio comunale: esclu- sivamente in questo caso il loro secondo mandato non sarebbe l’ultimo a disposizione. 34 SNATURATI
  • 7. 37 programma aumenta, tutto merito tuo, trattato e esibito come un tro- feo, come un alieno, una bestia rara e, contemporaneamente diminui- sce il consenso per il Movimento a cui appartieni o dici di appartenere. Chi non conosce nulla del MoVimento e segue il talk show, dopo il morbido e avvolgente abbraccio televisivo al quale ti sei consegnato volontariamente (con voluttà?) opta per il meno peggio e quello non sei mai tu, ma è sempre un altro, quello che sa vendere le sue menzo- gne (è il suo mestiere), che ha parlato per un’ora mai interrotto da chi gestisce il talk show, quello che nessuno ha mai contraddetto19 . «Siete bellissimi» Quando vedete i maggiori politici 5 Stelle così spesso in televisione, ricordate le parole di Beppe: «Quando vedo questa televisione, io sono felice di non esserci» aveva detto nel documentario Komik kontra Kon- sum che organizzai nel 1995 per la televisione tedesca Wdr. Questa con- danna di Beppe della televisione commerciale fu rinnegata dagli esperti di televisione commerciale che presero ben presto le redini nel Movi- mento. Essi liquidarono l’ambizione purista di Gianroberto e di Beppe di far progredire il Movimento comunicando solo con la rete e di aste- nersi dai media tradizionali: «Partecipare ai talk show fa perdere voti e credibilità all’intero Movimento». Secondo i nuovi capi della comuni- cazione, invece, andare in televisione è fondamentale. Dopo la conquista del governo e della Rai nel 2018, i capi 5 Stelle avrebbero potuto mettere fine al malcostume solo italiano di far dilaga- re i politici, anche 5 Stelle, nei programmi di varietà e avrebbero potuto rimettere i politici al loro posto, ossia solo nei programmi politici, come si fa nel resto d’Europa. Invece no. Hanno continuato a profittare di quel sistema che una volta Beppe disprezzava. Anzi, a loro non basta andare in televisione. Occorre essere televisione. Ai grandi comizi di chiusura delle campagne elettorali oppure ai festival Italia 5 Stelle, i po- litici 5 Stelle di punta si comportano come in televisione. Cercano l’ap- plauso già prima di parlare. «Ciao Roma!» grida alla folla un esponente 5 Stelle, tenendo il microfono come a un concerto rock. «Come, non applaudite?» dice al pubblico un altro esponente 5 Stelle in un talk show dopo una sua battuta infelice. «Siete bellissimi» grida alla folla un altro 5 Stelle di massimo rango appena prende il microfono. Siete bel- 19 https://bit.ly/2JLHLg4. IL DOMINIO MASCHILE litiche. Il post che scherniva Federica Salsi senza nominarla faceva rifri- mento al suo al punto G, una presunta zona erogena dentro la vagina. Secondo il post, il godimento di essere in un talk show era paragonabile per la consigliera al godimento del suo punto G. Inoltre, il post condannava severamente i 5 Stelle che avessero parter- cipato ai talk show televisivi. Solo pochi anni dopo, però, i capi 5 Stelle mandaronomassicciamenteiloropoliticipiùtelegeniciintuttiitalkshow possibili. Curiosamente, l’esponente espulsa per delitto di talk show era una donna, mentre i politici spediti poi nei talk show sono uomini. Il post del Blog diceva: Se il Movimento 5 Stelle avesse scelto la televisione per affermarsi, oggi sarebbe allo zero qualcosa per cento. Partecipare ai talk show fa perdere voti e credibilità non solo ai presenti, ma all’intero Mo- vimento. […] Comunque chi partecipa ai talk show deve sapere che d’ora in poi farà una scelta di campo18 . E inoltre: IL TALK SHOW TI UCCIDE, DIGLI DI SMETTERE Il punto G, quello che ti dà l’orgasmo nei salotti dei talk show L’atteso quarto d’ora di celebrità di Andy Warhol. A casa gli amici, i parenti applaudono commossi nel condividere l’emozione di un’effi- mera celebrità, sorridenti, beati della tua giusta e finalmente raggiunta visibilità. Seduto in poltroncine a schiera, accomunato ai falsari della verità, agli imbonitori di partito, ai diffamatori di professione, deva- stato dagli applausi a comando di claque prezzolate. Soggetto, bersa- glio consapevole ben pettinato alla bisogna che porge il lato migliore del proprio profilo alla morbosa attenzione di cameraman che ti in- quadrano implacabili se annuisci quando enuncia le sue soluzioni un qualunquemente stronzo. Lì, in una gabbia di un circo, come su un tre- spolo, muto per ore, povera presenza rituale di cui si vuole solo lo scal- po, macellato come un agnello masochista, rispondi per i quattro mi- nuti che ti sono concessi a domande preconfezionate poste da mani- chini al servizio dei partiti. Pretoriani dell’informazione il cui unico compito è perpetuare l’esistenza del Sistema attraverso l’ultimo stru- mento di mesmerismo mediatico rimastogli: la televisione. Lo share del 18 https://bit.ly/2LDeaau. 36 SNATURATI
  • 8. 39 M come Messora Nel 2013 e 2014 Claudio Messora, era uno degli uomini più potenti del movimento: dal 2013 responsabile della comunicazione dei Senatori 5 Stelle e in seguito della comunicazione dei 17 europarlamentari del Movimento. Riferendosi alle numerose minacce di stupro rivolte alla presidente della Camera Boldrini postate dai commentatori nel Blog e negli account del Movimento, il 2 febbraio 2014 Messora postava online: «Cara Laura, volevo tranquillizzarti… Anche se noi del blog di Grillo fossimo tutti potenziali stupratori, …tu non corri nessun rischio». C’era perseveranza nella testa di Messora. Quando fu assunto al Se- nato, infatti, era noto che avesse pubblicato l’11 luglio del 2010 il post Una cosetta a tre con la Carfagna, la Gelmini e la Prestigiacomo21 nel qua- le giocava con parole come “fellatio”, “sodomizzazione”, “penetrazio- ne”, “stupro”. Nella sfera 5 Stelle si possono trovare innumerevoli volgarità di que- sto tipo, che rivelano un preciso modo di pensare e di essere. Sanno questi maschi pensare ed essere diversamente quando prendono deci- sioni politiche? 21 https://bit.ly/2Y6PmJW. IL DOMINIO MASCHILE lissimi? In quale congresso un politico griderebbe ai partecipanti “siete bellissimi”? B come Boldrini Un altro esempio di vero e proprio stalking (molestia ripetuta) della centrale del Movimento riguarda l’allora presidente della Camera Lau- ra Boldrini, una donna politica di sinistra. Nella pagina Facebook di Beppe si leggeva il 31 gennaio 201420 : «Cosa succederebbe se ti trovassi la Boldrini in macchina? Guardate un po’: goo.gl/veFQKA. Belìn, è fantastico!». Il video citato scherniva la presidente della Camera e spe- cialmente il suo partito Sinistra Ecologia Libertà. Forse il post non avrebbe fatto tanto rumore se la centrale del Movimento non avesse de- ciso di dargli gran rilievo in rete, scatenando più di mille condivisioni e commenti. Buona parte dei commenti maschili erano pieni di odio, volgarità e violenza sessuale. La maggioranza dei commenti femminili, invece, erano disgustati, per esempio: «Daria Ghidina Venier: Compli- menti Grillo, nemmeno il peggior Berlusconi è riuscito a organizzare uno stupro verbale osceno, volgare e di una violenza inaudita su una donna come quello che i suoi lettori hanno fatto qui sopra in seguito alle sue parole, il tutto copiato e incollato sta facendo il giro del mondo. Ver- gogna, c’è da aver paura di voi e della vostra violenza». Anche molti uo- mini si rivoltavano contro quest’aggressione a una donna di un partito di opposizione, che ricopriva la terza carica dello Stato. Si perdevano così potenziali consensi anche sul fronte maschile e su quello stretta- mente politico. Per esempio: «Giuseppe Marchesi: Caro Grillo, devo dire che inizialmente avevo un po’ di simpatia per le tue “sparate” che tutto sommato svegliavano molte persone e rivelavano un mondo som- merso di ruberie e furbate in politica. Ora però dopo i voti che molti italiani ti hanno dato, anziché utilizzarli in modo intelligente e cercare di dialogare anche se con difficoltà con le altre parti del Parlamento, fai solo altre sparate e questo tipo di turpiloquio che non porta da nessuna parte, se non a dare spazio a gente strampalata e priva di senso civile!». 20 https://bit.ly/2Z5KLJa. 38 SNATURATI