3. MA QUANTI SONO I SORDI?
Sordi preverbali: 0,1% della popolazione;
Uno su mille!
“Handicap nascosto”
4. E’ bene però fare una distinzione
tra ragazzi sordi, figli di genitori
sordi o figli di genitori udenti.
5. Genitori udenti
• Solitamente educati principalmente all’oralismo;
• Spesso sottoposti all’impianto cocleare.
• In rari casi, o solo quando altri metodi educativi
hanno fallito, vengono esposti alla lingua dei
segni (il genitore la conosce molto poco; più
facilmente viene appresa dalla madre che si
dedica maggiormente al figlio ma spesso è
estranea al padre e agli altri membri della
famiglia).
6. Da un punto di vista psicologico
Rischi:
• Dover sopperire a un suo deficit o a una sua
mancanza.
• Non frequenterà altri ragazzi sordi come lui per
rincorrere una normalità che gli è stata negata.
• Farsi accettare dai coetanei udenti
• L’identificazione nei confronti del genitore dello
stesso sesso, tipica dell’evoluzione
dell’adolescenza, sarà più difficile a causa del
fatto che il figlio percepisce il genitore udente
come diverso da lui e inarrivabile con
conseguenze negative sulla costruzione
dell’identità.
7. I ragazzi sordi figli di genitori
sordi
• Crescono in un ambiente dove la sordità è una
condizione naturale e vengono esposti a una
lingua (la lingua dei segni) che viene appresa
spontaneamente dal bambino sordo fin dalla
nascita;
• La sordità non viene quindi percepita come un
deficit ma come una caratteristica che li
contraddistingue dalla maggioranza.
8. Da un punto di vista psicologico
• Il rapporto con i genitori sarà più disteso
• Per ciò che concerne il mondo degli udenti
permangono difficoltà di integrazione.
• L’adolescente sordo sarà da sempre immerso
nella comunità sorda frequentata dai genitori;
avrà sviluppato amicizie e relazioni con i pari
che non lo faranno sentire isolato. Nella
comunità, il ragazzo sordo avrà sempre una sua
collocazione e spesso potrà ricoprire anche ruoli
di prestigio, all’interno della comunità stessa,
che gli permetteranno di sentirsi gratificato.
Questo naturalmente, avrà delle ripercussioni
positive sull’immagine di sé.
9. Sia i ragazzi sordi figli di genitori sordi che figli di
genitori udenti avranno comunque difficoltà nella
relazione con i pari udenti sia per le difficoltà di
comunicazione, sia per la difficoltà di accettazione
della diversità e sia per il senso di estraneità che il
sordo vive nei confronti della realtà degli udenti che,
non essendo da lui mai sperimentata, fatica a
comprendere.
10. Criteri elencati dai terapisti per un
inserimento nella scuola dell’obbligo:
• Valutazione individuale di ogni caso
• Disponibilità dei genitori
• Linguaggio
• Livello cognitivo
• Disponibilità regionale
• Protesi
• Inserimento nella scuola materna
• Grado di sordità
• Assenza di disturbi collaterali
• Personalità
11. Le domande dei docenti di fronte ad un
bambino o ragazzo sordo
12. • Quanto e come sente il bambino?
• Cosa implica questa perdita uditiva? Cosa capisce? Come
bisogna parlargli?
• A chi posso rivolgermi per ricevere informazioni complete?
• Quali sono le cause della sua perdita uditiva?
• Di che tipo è questa perdita?
• Quando è subentrata la perdita?
• Che tipo di rieducazione e scolarizzazione ha già ricevuto il
bambino?
• Quali informazioni ho ricevuto? Sono sufficienti?
• Come affronto gli scambi verbali?
• Quale pedagogia devo usare?
• Come posso accettare la sordità e farla accettare ai compagni
senza pietismo?
• Cosa devo pretendere da lui e fino a dove devo accettare le
conseguenze della sua diversità?
• Quali sono i criteri importanti per decidere l’opportunità di un
inserimento?
• Il bambino sordo che ho in classe, o mio figlio, assomigliano
al vecchio sordo che abita al piano di sopra?
14. • Controllare che il locale sia ben illuminato e che il viso
del docente sia sempre in luce
• Evitare il tono della voce troppo alto perché deforma
l’articolazione
• Parlare con un ritmo rallentato ma non scandito,
prolungando il suono delle vocali
• Esporre il pensiero in maniera chiara ed
ordinata,scegliendo il lessico in maniera appropriata
• Evitare l’uso troppo frequente di subordinate
• Essere disponibili a riformulare messaggi ambigui
• Durante la spiegazione, ricorrere all’uso di uno schema
del discorso,scritto sulla lavagna, facendo riferimento ad
esso ogni volta che si introduce un nuovo argomento
• Usare materiale illustrato
• Spiegare al ragazzo ciò che avviene in classe anche in
sua assenza
15. Progettare l’attività didattica
• Tenere in considerazione le conoscenze culturali e la
competenza linguistica dell’alunno rispetto all’argomento
• Evidenziare il glossario dei nuovi termini
• Anticipare all’insegnante di sostegno gli argomenti che
verranno trattati in classe per consentirle di munirsi
preventivamente del materiale che consenta di favorire
l’attenzione e la partecipazione dell’alunno in classe
• Adattare il testo alle capacità dell’allievo: ricompattare,
integrare con immagini o schemi, evidenziare concetti
chiave
• Ove necessario semplificare il testo evidenziando i
concetti nuovi o complessi.
17. • Porsi di fronte e mai in controluce per
permettergli di leggere le labbra.
• Muovere le labbra né troppo velocemente, né
troppo lentamente, né tenendole chiuse, né
tenendole esageratamente aperte.
• Evitare di avere sciarpe, foulard o altro che
coprano la bocca.
• Se il ragazzo non riesce a comprendere ciò che
viene detto, ripetere provando a cambiare
vocaboli simili.
• Non impressionarsi per la voce strana. Si tratta
solo di abituarsi alla comprensione.
18. Il ruolo dell’assistente alla
comunicazione.
È una nuova figura professionale che opera
in ambito scolastico accanto al bambino sordo ed
ha “semplicemente“ il compito di facilitare la
comunicazione nel contesto di apprendimento tra
docenti (curricolari e di sostegno), compagni e
alunno sordo e di rendere accessibile all’alunno i
contenuti scolastici e le informazioni che lo
riguardano, fungendo così da ponte
comunicativo.
19. Bibliografia
• ARLUNO, G.; SCHINDLER, O; “Handicappati e scuola: il bambino sordo nella scuola di tutti”,
Torino, Omega Edizioni, 1982. -*-
• ATTILI, G.; PICCI-BITTI, P.; “I gesti e i segni”, edizioni Bulzoni, Roma, 1983
• BLOOM, B.S., “Caractéristiques individuelles et apprentissages scolaire”, Bruxelles, éd. Labor
1979
• BOUVET, D.; “La parola del bambino sordo”, Milano, Masson Italia Editori, 1986 - * -
• FURTH, H.G.; “Pensiero senza linguaggio. Implicazioni psicologiche della sordità”, Roma,
Armando Editore, 1971
• GANDOLA G.; “La natura delle difficoltà scolastiche” in Rivista del sostegno pedagogico della
scuola media, no. 3, 1988
• LADD P.; “Intégration et désintégration des Sourds dans la Société”, 2LPE
• Dr. LAFON; conférence: «technologie actuelle» (dépistage-matériel-appareillage) in Journée
d’étude a Sion, 14 décembre 1985
• MORROW-LETTRE, C.; «Surdité et langage oral», in Rondal, J.A.; Troubles du langage, P.
Mardaga éditeur
• MOUNOUD, P.; «L’utilisation du milieu et du corps propre par le bébé», in J. Piaget, P. Mounoud,
J.-P. Bronckart: La Psychologie, Encyclopédie de la Pléiade Ed.
• MOUNOUD, P.; «Développement cognitif: construction de structure nouvelles ou construction
d’organisations internes» in Bulletin de psychologie, Tome XXXIII, no. 343
• PIAGET, J.: «Le langage et la pensée chez l’enfant», edizione Delachaux et Niestlé, Neuchâtel-
Paris, 1976
• PIGLIACAMPO, R.; “Lo Stato e la diversità. Aspetti dell’inserimento dei sordi gravi nella scuola
dell’obbligo”, Roma, Armando Editore, 1983 -*-
• SODER, M.; “L’intégration scolaire des jeunes débiles”, in Centre pour la recherche et
l’innovation dans l’enseignement (CERI). L’éducation des adolescents handicapés – Intégration à
l’école. Paris: OCDE, 1981
• VOLTERRA, V.; “La lingua italiana dei segni”, Bologna, Il Mulino, 1987 -*-
• WATELET, M.; Parents d’enfant sourd, hier, aujourd’hui... et demain, in «Vivre sourd
aujourd’hui...et demain?», Ed. Irsa, Bruxelles, 1986, vol. 1