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Prof. Carmelo Scaffidi
L’ETÀ ANZIANA
1 DI CHE COSA SI PARLA
1.1 Quale età anziana
1.2 Gli aspetti demografici della vecchiaia
1.3 Cambiamenti fisici
1.4 Sistema nervoso
1.5 Cambiamenti cognitivi
1.6 L’affettività e la personalità
1.7 Cambiamenti sociali
1.8 Quale vecchiaia oggi
Sommario
2 TIPOLOGIE DI DISAGIO
2.1 La malattia dell’anziano
2.2 Malattia e disabilità nell’anziano
2.3 Gli aspetti sociali della non autosufficienza
2.4 Le demenze
2.5 La confusione mentale
2.6 Il morbo di Parkinson
2.7 Il malato terminale
2.8 Disturbi psichiatrici in età anziana
Sommario
3 INDICAZIONI DI LAVORO
3.1 Assistenza domiciliare, assistenza domiciliare integrata, os
3.2 Day Hospital geriatrico
3.3 Centro diurno per anziani
3.4 Strutture residenziali
3.5 Case albergo
3.6 Casa di riposo
3.7 Residenze sanitarie assistenziali
3.8 Resisdenze protette e strutture protette per non autosufficie
Sommario
1.1 Quale età anziana
INVECCHIAMENTO
Non strettamente legato all’avanzare dell’età
Ci sono sessantenni
provati dalle malattie
o che si collocano in
posizioni marginali
Ci sono ottantenni
arzilli e che rivestono
ruoli altamente
significativi
Si parla allora di ETEROCRONIA dell’invecchiamento: ci sono
variazioni da individuo a individuo e, nello stesso individuo, gli
organi e le funzioni non invecchiano uniformemente
1.1 Quale età anziana
Dovendo usare degli indicatori è meglio riferirsi alle
situazioni della persona e non all’età anagrafica
L’accesso alla
pensione
Il momento in
cui si
manifesta il
decadimento
psico-fisico
L’autopercezione
della qualità della
vita che dipende
dal ruolo
dell’affettività
Il pericolo più grande
per l’anziano è
l’isolamento affettivo
indice
1.2 Gli aspetti demografici della
vecchiaia
L’ISTAT definisce “popolazione anziana”
la popolazione di 65 anni e più
con la “popolazione
attiva” compresa tra i
15 e i 64 anni
ciò pone un confine
tra lavoratore e
pensionato
in contrapposizione
1.2 Gli aspetti demografici della
vecchiaia
L’invecchiamento della popolazione costituisce il
fenomeno demografico di maggior rilievo delle società a
sviluppo avanzato ed è il risultato delle tendenze della
fecondità e della mortalità
La durata della vita media si è allungata
grazie ai progressi della medicina e alle
migliori condizioni di vita
La fecondità si è ridotta
Nel 2010 le persone con più
di 65 anni saranno il 20%
della popolazione totale
emancipazione
femminile;controllo delle
nascite; modifiche alla
struttura familiare
1.2 Gli aspetti demografici della
vecchiaia
Le conseguenze di ciò
in un futuro prossimo
la popolazione
potrebbe essere
dominata da anziani
saranno necessari
interventi legislativi e
assistenziali per
fronteggiare i problemi
assistenziali
forse bisognerà rivedere i
modelli di pensionamento
bisognerà diversificare le
risposte assistenziali per gli
anziani autosufficienti
(servizi per la gestione del
tempo libero) e per quelli non
autosufficienti
nuclei familiari ridotti
non potranno far
fronte al carico
assistenziale
bisognerà dare
supporto, incentivi
economici,
agevolazioni fiscali
volti a facilitare la
permanenza
dell’anziano in
famigliaindice
1.3 Cambiamenti fisici
I cambiamenti fisici si riscontrano già nell’età adulta però
sono facilmente compensati
I cambiamenti fisici che interessano maggiormente sono
quelli da cui può derivare una situazione di disabilità come
quelli che interessano il cervello o l’apparato cardio-
respiratorio
apparato sensoriale
apparato cardio vascolare
e e respiratorio
sistema muscolo scheletrico
indice
1.3 Apparato sensoriale
La vista
L’uso di occhiali compensa bene la presbiopia
Per la cataratta è necessaria la sostituzione del cristallino
L’udito Gli anziani che hanno bisogno di compensare la
perdita dell’udito con apparecchi acustici è molto
meno degli anziani che hanno bisogno degli occhiali
Quando la perdita è consistente vi possono esser problemi nella
comunicazione verbale e conseguenze psicologiche e sociali (isolamento)
Gusto e
olfatto
La quantità di stimolazione deve essere superiore
per poter essere recepita (odore del gas, odori
sgradevoli ecc)
1.3 Apparato cardio vascolare e e respiratorio
Le pareti vascolari sono meno elastiche e si
verifica una diminuzione della portata cardiaca.
L’apparato respiratorio ha un’efficienza ridotta e
per questo si verifica una diminuita ossigenazione
e ventilazione polmonare durante lo sforzo
scarsa tolleranza allo sforzo
1.3 Sistema muscolo scheletrico
Le articolazioni si irrigidiscono a causa
dell’osteoartrosi e con molta frequenza, soprattutto
nelle donne si verifica una riduzione della
mineralizzazione ossea (osteoporosi)
Ridotta mobilità e alterazioni della
postura
1.4 Sistema nervoso
Si assiste alla perdita del numero di neuroni e di densità dentritica
Diminuzione dei tempi di reazione
indice
La capacità di stabilire connessioni sinaptiche è in funzione
della capacità di coinvolgimento emotivo e intellettuale
È importante quindi coltivare la curiosità
1.5 Cambiamenti cognitivi
Le capacità cognitive vanno incontro a un progressivo processo di
decadimento in relazione alle modificazioni fisiologiche del sistema
nervoso centrale
Tuttavia le funzioni mentali possono mantenersi integre nel tempo con
un esercizio fisico e mentale che attivi la funzionalità delle connessioni
neurali
indice
attenzione
percezione
memoria
pensiero e
intelligenza
1.5 Attenzione
Gli anziani dimostrano difficoltà quando devono affrontare compiti di
attenzione distributiva
Quando cioè devono eseguire contemporaneamente due compiti è
necessario “distribuire” la propria attenzione e, negli anziani, si verifica
un netto peggioramento
Prestare attenzione a due conversazioni
1.5 Percezione
La percezione presuppone la contemporanea attivazione degli organi
di senso e di processi di elaborazione
La vecchiaia è caratterizzata da difficoltà sensoriali che influenzano la
capacità di ricevere stimolazioni dall’esterno
1.5 Memoria
La capacità di rievocazione risente dell’età soprattutto la memoria a
breve termine
La conoscenze dichiarative vengono perse prima della conoscenze
procedurarli
Si perdono prima i significati culturali che le modalità d’uso di oggetti
1.5 Pensiero e intelligenza
Il declino delle capacità intellettive si manifesta con più evidenza
intorno ai 75 anni, solo per le attività che implicano maggiore velocità
di elaborazione si osserva un declino in età precedenti
Cattell parla di intelligenza cristallizzata riferita a quando si elaborano
conoscenze che sono già state immagazzinate e che rimane nel
complesso stabile
E di intelligenza fluida che sarebbe legata allo sviluppo neuronale che
è alla base dei processi di trattamento delle informazioni. Questa
intelligenza decresce comportando una minore capacità di risolvere
problemi logici e di ragionare in termini astratti
1.6 L’affettività e la personalità
La teoria del disimpegno
Negli anni '60 Cumming e Henry propongono una teoria secondo la
quale gli anziani tendono a convincersi che il proprio benessere sia in
relazione con l’abbandono delle aspirazioni e dei traguardi che si
erano posti in età adulta e a un rivolgersi verso la propria interiorità
Tale teoria contrappone la produttività della vita lavorativa a un
desangagement sociale che può condurre a delle distorsioni sul piano
dell’intervento e della gestione dei servizi
1.6 L’affettività e la personalità
La teoria dell’impegno
Havighurst (1969) ritiene che il morale della persona anziana si
mantenga elevato nella misura in cui egli riesce ad essere attivo,
malgrado la contrazione dei ruoli a cui va incontro. In questo caso
l’operosità nel lavoro, si estende per l’intero corso dell’esistenza.
Anche questa teoria presenta dei limiti perché non tiene conto dei
bisogni della singola persona: il desiderio di impegnarsi o non
impegnarsi deve essere il risultato di una libera scelta personale. Una
spinta sociale verso l’impegno o il disimpegno rischia di creare nuovi
disadattamenti
1.6 L’affettività e la personalità
Tendenze centripede
Un elemento sottolineato da molte ricerche empiriche è la
tendenza a rivolgersi verso il proprio interno (tendenze
centripede) che si verifica nella vecchiaia e che appare in
contrapposizione con le tendenze definite “centrifughe”
(che portano l’individuo verso l’esterno) tipiche della
maturità
1.6 L’affettività e la personalità
Problemi legati all’affettività
L’anziano cerca di colmare le proprie insicurezze con attaccamenti
esclusivi ai propri famigliari, alla propria abitazione ecc. come se
attaccarsi alle cose fosse un segno di attaccamento alla vita.
Si può manifestare un’eccessiva dipendenza da qualcun altro ad es. in
anziani rimasti soli o con disabilità
Una nuova convivenza o un matrimonio per fuggire la solitudine sono
spesso contrastati dai figli
1.6 L’affettività e la personalità
Problemi legati all’affettività
La vita affettiva ed emotiva incide anche sul piano della vita sessuale.
In età senile vi è un progressivo disinvestimento affettivo ed è
anche diffuso lo stereotipo dell’anziano asessuato invece la sessualità
è espressione dell’intimità che esiste tra due persone e la vicinanza del
corpo dell’altro è rassicurante è indice di tenerezza e comprensione
Spesso l’anziano ha più attenzione per le parti del corpo malate che
per quelle sane e usa la malattia come elemento attorno al quale far
ruotare le relazioni
Difficoltà di relazione sono prodotte anche dalle alterazioni a carico
degli organi di senso come la vista e l’udito
indice
1.7 Cambiamenti sociali
L’anziano deve confrontarsi con stereotipi negativi e pregiudizi
sociali collegati alla vecchiaia che incidono sul concetto di sé e sulla
propria autostima. Tali stereotipi incidono sulle possibilità dell’anziano
di ricercare una nuova identità: se le persone che gli stanno intorno
gli rimandano un’immagine di “malato”, “incapace”, “brutto”, egli
tenderà ad adeguarsi ad essa
L’anziano può far fronte a questo sviluppando attività individuali e
creative in grado di farlo sentire soddisfatto di sé e riconosciuto dal
gruppo sociale di appartenenza
indice
1.8 Quale vecchiaia oggi
È possibile pensare ad una progettualità per gli anziani
Attività di formazione aiutano a liberare dalle dipendenze e a usare il
senso critico: si può coniugare la voglia di conoscere e capire con il
piacere di stare insieme con glia altri
Il viaggio riesce a coniugare sia il desiderio di nuove esperienze sia
momenti di condivisione
Incoraggiare il gioco, il ballo può essere utile per stimolare la
capacità di risoluzione di problemi e l’attività fisica
Il coinvolgimento in attività socialmente utili può essere utile a
soddisfare il desiderio di assumere un ruolo
indice
2.1 La malattia dell’anziano
L’adulto vive la malattia come un incidente di percorso mentre
l’anziano un evento connaturato con l’invecchiamento
si innescano quindi atteggiamenti di rinuncia rispetto alle
possibilità di guarigione
indice
Nell’anziano sono presenti patologie specifiche dell’età (es. la
demenza senile) e problemi tipici dell’età (cadute a terra,
incontinenza…). Il problema principale è quello dell’autosufficienza
occorre sollecitare al massimo le funzioni residue perché
egli non perda l’autosufficienza, cioè l’autonomia nelle
attività della vita quotidiana
2.2 Malattia e disabilità nell’anziano
Lo stato di salute funzionale viene definito sulla base dei seguenti
parametri di valutazione:
indice
BADL
Basic
Activities of
Daily Living
= Attività di
base della
vita
quotidiana
IADL
(Instrumental
Activities of
Daily Living =
Attività
strumentali
della vita
quotidiana
AADL
Advanced
Activities of Daily
Living=Attività
avanzate della
vita quotidiana
2.2 BADL Basic Activities of Daily Living
Indicano le attività quotidiane connesse alla cura della persona:
Capacità di vestirsi
Capacità di fare il bagno
Capacità di spostarsi
Capacità di alimentarsi
Capacità di recarsi ai servizi igienici
Continenza sfinterica
ecc.
2.2 IADL Instrumental Activities of Daily Living
Capacità di attivare e portare a termine attività essenziali per
mantenere l’indipendenza e che possono prevedere l’uso di
strumenti tecnologici:
Capacità usare il telefono
Fare acquisti
Preparare pasti
Lavori domestici
Capacità fare il bucato
Uso dei mezzi di trasporto
Responsabilità nell’uso dei medicinali
Capacità di maneggiare il denaro
2.2 AADL Advanced Activities of Daily Living
Capacità di intraprendere attività sociali o fisiche e che non sono
indispensabili per una vita autonoma:
Hobby
Sport
Interessi culturali
2.3 Gli aspetti sociali della non autosufficienza
Il rischio di non autosufficienza sembra correlato a due ordini di
fattori sociali
indice
Il grado di povertà La riduzione numerica
del nucleo familiare
Dopo il pensionamento
diminuisce il reddito
Maggior probabilità di
istituzionalizzazione
Abitazione
All’aumentare dell’età
corrisponde una
maggiore probabilità di
vivere soli
2.4 Le demenze
MALATTIA ORGANICA LEGATA A PROCESSI DI DEGENERAZIONE DEL CERVELLO
CONSEGUENZE
• PERDITA DELLE FACOLTÀ
INTELLETTIVE (progressivo
deterioramento delle funzioni
mentali)
• DISINTEGRAZIONE DELLA
PERSONALITÀ
SONO IL RISULTATO DI UNA
DEGENERAZIONE DEL TESSUTO
CEREBRALE (morbo di Alzheimer (60%
delle demenze); demenza che evolve dal
morbo di Parkinson…)
2.4 DEMENZE PRIMARIE
DIPENDONO DA LESIONI ISCHEMICHE
(diminuzione o soppressione della circolazione
sanguigna in un organo o territorio
dell’organismo) CHE HANNO DISTRUTTO
PARTE DEL TESSUTO CEREBRALE.
Frequentemente associate ad aterosclerosi.
2.4 DEMENZE VASCOLARI O
SECONDARIE
1. DECADIMENTO PIÙ O MENO RAPIDO DEL
2. MODIFICAZIONI A LIVELLO DELLA PERS
3. ALTERAZIONE DEL COMPORTAMENTO N
2.4 SINTOMATOLOGIA
• PERDITA GLOBALE DELLA MEMORIA RECENTE
(il soggetto non riesce a convogliare informazioni verso
la memoria a lungo termine) E PREVALENZA DELLA
MEMORIA REMOTA
• LA PERDITA DELLA MEMORIA INCIDE ANCHE
SULLA CAPACITÀ DI ORIENTAMENTO SPAZIO-
TEMPORALE (Non si riconoscono i luoghi familiari; si
dimenticano il giorno, il mese, l’anno; si confonde il
giorno con la notte…)
2.4 SINTOMATOLOGIA
• DIFFICOLTÀ AD AFFRONTARE COMPITI NUOVI
(DIVENTA DIFFICILE: RIASSUMERE UN BRANO DI
GIORNALE; DEFINIRE CONCETTI; DEFICIT DEL PENSIERO
ASTRATTO…)
• INCAPACITÀ DI GIUDIZIO che impedisce una valutazione
corretta della situazione e di AUTOCONTROLLO relativamente al
proprio comportamento (passeggiare in pigiama; uso sconveniete
del linguaggio…)
• IL LINGUAGGIO È PARTICOLARMENTE COMPROMESSO
NELLA COMPRENSIONE E NELLA PRODUZIONE, A
SECONDA DELLE AREE CORTICALI DANNEGGIATE
2.4 SINTOMATOLOGIA
• AFASIADisturbo nella COMPRENSIONE e nella
FORMULAZIONE DI MESSAGGI VERBALI come conseguenza
di disfunzioni corticali
• APRASSIA  INCAPACITÀ DI ESEGUIRE MOVIMENTI
FINALIZZATI AD UNO SCOPO ANCHE SE LA MOTRICITÀ
È INTEGRA (abbottonarsi; allacciarsi gli indumenti; ordinare la
sequenza dei gesti per vestirsi…)
•AGNOSIA  INCAPACITÀ DI DARE UN SIGNIFICATO AGLI
STIMOLI PROVENIENTI DALL’ESTERNO (non si riconosce la
funzione degli oggetti; i volti delle persone; i suoni…)
2.4 SINTOMATOLOGIA
• CAMBIAMENTO DELLE CARATTERISTICHE TIPICHE
DELLA PERSONA (Persone attive e piene di interessi/apatiche,
senza interessi; persone tranquille/trasgressive, apprensive,
linguaggio volgare; persone ordinate e pulite/trascurate nell’igiene
e nell’abbigliamento; ecc.)
• ACCENTUAZIONE DI CERTI ASPETTI DEL
COMPORTAMENTO (una persona sospettosa dopo la malattia
può avere deliri di persecuzione; ecc)
• DEFICIT DELL’AUTOCONTROLLO ( a causa della distruzione
delle cellule neurali)
2.4 SINTOMATOLOGIA
• INIZIALMENTE I DEFICIT SONO RILEVABILI NELLE
ATTIVITÀ CHE RICHIEDO COMPETENZE far compere;
utilizzare il denaro; prepararsi i cibi; accudire alla casa; ecc.
(Funzioni che richiedono l’utilizzo della memoria; della capacità di
interpretazione e risoluzione di problemi)
• IN SEGUITO EMERGONO DIFFICOLTÀ NELLE ATTIVITÀ
DI BASE (Lavarsi; vestirsi; andare in bagno; mangiare; ecc.)
• FASE DI TOTALE DIPENDENZA
2.4 SINTOMATOLOGIA
INTERVENTI FINALIZZATI AL RAGGIUNGIMENTO DEI
SEGUENTI OBIETTIVI:
1. CONTENERE LE CONSEGUENZE DELLA PROGRESSIVA
2. LIMITARE LE CONSEGUENZE DELLE ALTERAZIONI DE
3. FAVORIRE IL MANTENIMENTO DELL’AUTOSUFFICIENZ
2.4 PROBLEMI ASSISTENZIALI IN UN
SOGGETTO AFFETTO DA DEMENZA
SOLLECITARE, STIMOLARE il demente PER ATTIVARE I
PROCESSI DI MEMORIA
GRAZIE ANCHE AL SUSSIDIO DI ELEMENTI CHE LO
AIUTINO A RIEVOCARE E RICONOSCERE
• Elenchi (nomi di persone, numeri di telefoni, cose da fare durante la
giornata...)
• Calendari, orologi
• Etichette e immagini per favorire il riconoscimento degli spazi
• Strisce sul pavimento per aiutare l’orientamento spaziale
• Fotografie...
• Lasciare inalterato l’ambiente di vita
2.4 PROBLEMI ASSISTENZIALI IN UN
SOGGETTO AFFETTO DA DEMENZA
R.O.T. (Reality Orientation Therapy)
TECNICA CHE SERVE A POTENZIARE E CONSERVARE LE
FUNZIONI GOGNITIVE E PARTICOLARMENTE IL GRADO
DI ORIENTAMENTO. CONSISTE IN UNA STIMOLAZIONE
CONTINUA DI MOLTEPLICI FUNZIONI QUALI
L’ATTENZIONE, L’ORIENTAMENTO SPAZIO-TEMPORALE,
LA MEMORIA E LE CAPACITÀ COGNITIVE
T.O. (Tearapia Occupazionale)
SERVE A RECUPERARE E POTENZIARE IL PIÙ A LUNGO
POSSIBILE LE CAPACITÀ E LE ABILITÀ FUNZIONALI
(ATTIVITÀ DOMESTICHE, MESTIERI, ...)
2.4 PROBLEMI ASSISTENZIALI IN UN
SOGGETTO AFFETTO DA DEMENZA
• Comportamenti strani, instabilità dell’umore, manifestazioni
aggressive possono essere contenuti se l’anziano si trova in un
ambiente sufficientemente stabile (routine) e rassicurante
• Le limitate capacità cognitive limitano la capacità di interpretare
una situazione e di calibrare una risposta adeguata quindi sono
frequenti le “reazioni catastrofiche” cioè sproporzionate ad un
insuccesso, un cambiamento, un evento. Occorre non richiedere
prestazioni troppo difficoltose o impossibili e tollerare tempi di
reazione lunghi di fronte a queste reazioni occorre mantenere la
calma e distrarre il paziente. Non discutere, né rimproverano, né
trattenerlo con forza, Ma parlargli con calma, rassicurarlo e
spostare l’attenzione verso altro.
2.4 PROBLEMI ASSISTENZIALI IN UN
SOGGETTO AFFETTO DA DEMENZA
• Nel caso di COMPORTAMENTI SOSPETTOSI O
ACCUSATORI non occorre discutere ma cercare di recuperare gli
oggetti scomparsi.
• Di fronte all’ANSIA e alla DEPRESSIONE, spesso presenti
all’inizio della malattia, come reazione ad un senso di perdita è
opportuno rispondere in modo affettuoso, è inutile cercare di capire
cosa lo affligge e di spiegare l’inutilità delle sensazioni.
• L’AGGRESSIVITÀ è una manifestazione della malattia (non si
controlla più la situazione), bisogna dimenticare l’episodio e
cercare di distrarre il paziente con qualcosa che gli piace.
2.4 PROBLEMI ASSISTENZIALI IN UN
SOGGETTO AFFETTO DA DEMENZA
• All’INIZIO della malattia stimolare la persona a condurre una
vita il più normale possibile. Nell’area della cura della persona e
nelle attività domestiche l’operatore si deve porre come
supervisore non come diretto esecutore.
• Con l’AVANZARE della malattia la guida dovrà essere attenta e
continua (sequenza delle operazioni, ambiente adatto da
predisporre...)
• Nella FASE TERMINALE intervento massiccio dell’operatore e
dei familiari
2.4 PROBLEMI ASSISTENZIALI IN UN
SOGGETTO AFFETTO DA DEMENZA
• Per i familiari trovarsi con un parente che si trasforma comporta
un riadattamento completo del rapporto
•Le emozioni che vengono più facilmente sperimentate sono:
2.4 La famiglia del demente
depressione rabbia imbarazzo
solitudine
senso di colpa
indice
2.4 La famiglia del demente: depressione
La persona che sta accanto a noi (marito,
moglie, padre, madre..) cambia
progressivamente fino a giungere al punto di
non riconoscerci più. Si ritorna allora con la
memoria a com’era la persona prima della
malattia e si rimpiange quel tempo
2.4 La famiglia del demente: rabbia
Verso il familiare malato, verso se stessi,
verso la situazione in generale
2.4 La famiglia del demente: imbarazzo
A causa dei comportamenti che il malato
manifesta: reazioni esagerate e inappropriate
quando si hanno ospiti in casa, urla, grida
che possono far sospettare i vicini di
trattamenti violenti, esibizioni sessuali ecc.
2.4 La famiglia del demente: solitudine
Il malato ha sempre bisogno di assistenza è
facile quindi allentare i contatti sociali per
stanchezza o per imbarazzo
2.4 La famiglia del demente: senso di colpa
Per il fatto di provare rabbia o imbarazzo nei
confronti del malato e, quando si ricorre
all’istituzionalizzazione, per aver “tradito” il
congiunto.
2.5 La confusione mentale
È una sindrome diffusa negli anziani causata
dall’invecchiamento delle strutture cerebrali, dalla
presenza di malattie croniche, dalla difficoltà di
equilibrio nell’assimilazione di farmaci ecc.
I sintomi sono simili a quelli della demenza
(compromissione della memoria recente,
disorientamento spazio temporale, alterazioni
comportamentali…
indice
2.6 Il morbo di parkinson
È una patologia degenerativa che intacca i neuroni
dopaminacei, colpisce i soggetti intorno ai 50 anni
per cause ancora sconosciute
Il parkinsonismo secondario invece ha sintomatologia simile al
morbo di parkinson ma cause accertate (vascolari,
arteriosclerosi, uso prolungato ed eccessivo di sedativi o
antipsicotici)
È la prima malattia neurologia a patogenesi
neurotrasmettitoriale imputabile a squilibri dei
neurotrasmettitori per una marcata diminuzione di
uno di essi: la dopamina
2.6 Il morbo di parkinson
La sintomatologia è essenzialmente riferibile
all’area motoria:
rigidità
alterazioni posturali
bradicinesia
tremori a riposo
2.6 Il morbo di parkinson: rigidità
Quando si cerca di far piegare un arto
in modo passivo si osserva rigidità
muscolare
2.6 Il morbo di parkinson: bradicinesia
La traduzione dal greco significa
“movimento lento”
I movimenti vengono eseguiti come a
rallentatore
2.6 Il morbo di parkinson: tremori a riposo
Gli arti (soprattutto superiori)
presentano un tremore lento che si
manifesta quando l’arto è a riposo,
tende a scomparire con il movimento
ed è assente nel sonno
Le mani assumono il tipico movimento
di chi sta “contando i soldi”
2.6 Il morbo di parkinson: alterazioni posturali
Il paziente cammina portando il
tronco in avanti (perché ha la
tendenza a cadere all’indietro) con le
braccia addotte e i gomiti lievemente
flessi
Ciò porta ad alterazioni della postura
che sfociano in un quadro di grave
artrosi
2.6 Il morbo di parkinson
La terapia non riduce la progressione della
malattia ma svolge solo una funzione sintomatica
La riabilitazione consiste nell’aiutare l’ammalato a
conoscere e gestire gli effetti meccanici del proprio
deficit e migliorare le proprie capacità motorie
2.6 Il morbo di parkinson: i bisogni psicologici
BISOGNO DI ELABORARE COGNITIVAMENTE E
AFFETTIVAMENTE LA MALATTIA
Il malato di parkinson non ha problemi cognitivi (a volte
solo nelle fasi avanzate della malattia) ed è quindi
consapevole della gravità della malattia
Ha bisogno allora di elaborare la malattia per accettarla
emotivamente
2.6 Il morbo di parkinson: i bisogni psicologici
BISOGNO DI RUOLO E DI SUPPORTO SOCIALE
È importante che la persona abbia un ruolo e dei compiti
da svolgere per rinforzare la sua autostima
indice
2.7 Il malato terminale
Ci si riferisce a tutte quelle persone che non
hanno possibilità di guarigione e la cui
evoluzione della malattia porterà alla morte nel
giro di alcuni giorni, di mesi o anche di anni
La psichiatra Kϋbler Ross ritiene sia per il morente
sia per chi lo assiste che si debba comunicare
esplicitamente la prognosi della malattia
2.7 Il malato terminale
Nel processo che conduce all’accettazione del momento
finale si possono rintracciare alcune fasi la cui conoscenza
aiuta operatori e familiari a comprendere meglio i vari
momenti
I fase:rifiuto
IV fase: depressione
II fase: collera
V fase: accettazione
III fase: contrattazione
indice
2.7 Il malato terminale: rifiuto
Il rifiuto ansioso iniziale, secondo la Kϋbler Ross, è più
marcato nei pazienti ai quali la diagnosi è stata comunicata
con modalità sbagliate
In questa fase occorre dimostrare disponibilità e interesse
nello stare accanto a queste persone
Ascoltarle per comunicare fiducia
Dare la sensazione che ci si sta occupando di loro
2.7 Il malato terminale: collera
La collera è un modo per scaricare un peso insostenibile
ed è molto difficile da gestire sia per i famigliari sia per gli
operatori
Il malato diviene lamentoso, poco disponibile, carico di
risentimento
Gli operatori tendono ad evitarlo ad essere indispettiti per
le sue manifestazioni e può emergere la tendenza a
rispondere con altrettanta aggressività
Occorre invece avere maggior autocrontrollo
2.7 Il malato terminale: contrattazione
Il malato pensa di raggiungere un compromesso con
l’evoluzione della malattia invece di affrontare la propria
fine da soli e facendo il vuoto attorno a sé
La Kϋbler Ross paragona questa situazione a quella dei
bambini che dopo aver manifestato la propria rabbia
patteggiano la pace con gli adulti riconoscendo che non è
conveniente continuare ad agire in un certo modo
2.7 Il malato terminale: depressione
La depressione consente al malato di preparasi alla perdita
delle cose più care
È inutile che gli operatori incoraggino o minimizzino la
situazione ma è opportuno lasciare esprimere il dolore al
malato
2.7 Il malato terminale: accettazione
È il momento in cui la persona rinuncia alla lotta
considerata l’inutilità di essa come se si trattasse di un
momento di riposo prima di un lungo viaggio
È un momento di vuoto di sentimenti
Il malato vuole solo alcune persone accanto a sé
Per l’operatore deve prevalere la comunicazione non
verbale
L’operatore e i famigliari hanno il compito di trasmettere al morente
l’idea che la sua esistenza ha avuto un significato e qualcosa di sé è
stato lasciato a quelli che rimangono
Si può definire come uno stato di allerta o di eccessiva
preoccupazione per qualcosa o qualcuno (preoccupazione per un
nuovo lavoro, una relazione affettiva).
I motivi di preoccupazione per gli anziani riguardano l’insorgenza di
malattie, la percezione del proprio deterioramento, la scarsa
sicurezza finanziaria, l’isolamento sociale, ecc.
2.8 Disturbi psichiatrici in età anziana: l’ansia
Assume caratteristiche psicopatologiche quando appare
Sproporzionata rispetto alla situazione
Fonte di notevole sofferenza soggettiva
Persistente nel tempo
Con sintomi così gravi da compromettere in misura rilevante le relazioni
sociali
I sintomi sono:
Preoccupazione eccessiva, Difficoltà a concentrarsi e vuoti di memoria,
Tensione muscolare, Stato di irritabilità o agitazione, Facile
affaticabilità, Disturbi del sonno, Respirazione difficoltosa, Tachicardia,
Sudorazione fredda
2.8 Disturbi psichiatrici in età anziana: l’ansia
L’eccessiva preoccupazione può condurre all’ipocondria
Cioè alla convinzione erronea di soffrire di una malattia non
diagnosticata
È un disturbo del tono dell’umore cioè dello stato
d’animo che ci accompagna per tutto il giorno
2.8 Disturbi psichiatrici in età anziana: la depressione
L’umore può essere stabile o variare (anche nella stessa
giornata) perché influenzato positivamente o
negativamente dall’ambiente esterno e dalle situazioni
incontrate
Si parla di depressione come vera malattia quando il tono
dell’umore è rivolto marcatamente verso il basso
SINTOMI FISICI
Disturbi del sonno con insonnia o ipersonnia
Scarso appetito o perdita di peso o incremento dell’appetito e del peso
corporeo
Mancanza di energia e affaticamento eccessivo
2.8 Disturbi psichiatrici in età anziana: la depressione
SINTOMI PSICOLOGICI
Perdita di interesse per le attività quotidiane
Incapacità di provare piacere
Scarsa stima di sé con autosvalutazione e sensi di colpa
Difficoltà di concentrazione
Mancanza di volontà, apatia
Tendenza a isolarsi dalla società e dalla famiglia
Pensieri di morte e tentativi di suicidio (casi gravi)
Nell’anziano la depressione si esprime con due modalità
2.8 Disturbi psichiatrici in età anziana: la depressione
Declino delle facoltà
cognitive:
Impoverimento del
pensiero e del
linguaggio
Difficoltà
psicomotorie
Ridotta capacità di
gestire la propria vita
quotidiana
Accentuazione dei
disturbi somatici:
Dolori agli arti
Dolori gastro-
intestinali
cefalee
indice
3 INDICAZIONI DI LAVORO
L’art. 32 della
Costituzione
afferma il diritto
alla salute
individuale
Come conciliare il diritto alla salute e il
concetto di benessere con gli inevitabili deficit
e malattie legati al processo di
invecchiamento?
L’OMS ha ridefinito il concetto di
salute non come assenza di
patologie ma come uno stato di
benessere fisico, psichico,
sociale a cui ognuno deve
tendere
3 INDICAZIONI DI LAVORO
Occorre far riferimento al concetto di prevenzione
primaria, secondaria e terziaria
La prevenzione primaria è
relativa all’insieme di misure
finalizzate alla prevenzione
della comparsa di eventi
morbosi
La prevenzione secondaria è
relativa agli interventi orientati
a fare in modo che un evento
morboso in corso non dia
esiti invalidanti o a ridurre il
livello di gravità
La prevenzione terziaria si occupa di correggere gli
esiti negativi, già evidenti, di eventi morbosi
3 INDICAZIONI DI LAVORO
È la prevenzione soprattutto primaria il mezzo principale
per permettere alle persone anziane un livello adeguato di
benessere che spetta loro di diritto
Fra i vari interventi di prevenzione primaria e secondaria
possiamo ricordare
I servizi di telesoccorso, telecontrollo, teleassistenza
che garantiscono sostegno psicologico e tranquillità
Iniziative riguardanti la gestione del tempo libero, le
vacanze, le attività culturali, l’attività fisica visti come
elementi essenziali di una politica di prevenzione e di tutela
del benessere psicofisico
3 INDICAZIONI DI LAVORO
Gli enti locali possono facilitare:
Tutela abitativa per evitare sradicamenti
Sostegno economico alle famiglie per evitare
l’istituzionalizzazione
Facilitazione all’accesso ai servizi sanitari
Agevolazioni nell’uso dei servizi telefonici,
mezzi di trasporto, cinema e teatri
Incentivazione di forme di volontariato e di
associazionismo tra anziani
3 INDICAZIONI DI LAVORO
Quando esiste già una condizione di patologia e
l’obiettivo è intervenire per ridurre le conseguenze
sul piano personale gli interventi possono essere
suddivisi in
Interventi che possono essere resi a domicilio o in
strutture semiresidenziali
Interventi in strutture residenziali
indice
3.1 Assistenza domiciliare, assistenza domiciliare integrata,
ospedalizzazione a domicilio
ASSISTENZA DOMICILARE
Insieme di prestazioni di tipo socio assistenziale erogate
(spesso) dal Comune a domicilio dell’utente con i
seguenti obiettivi:
Mantenere a domicilio l’utente
Sostenere i familiari nel processo di cura dell’anziano
Ridurre i costi sociali dati dall’istituzionalizzazione
3.1 Assistenza domiciliare, assistenza domiciliare
integrata, ospedalizzazione a domicilio
ASSISTENZA DOMICILARE INTEGRATA
Quando, accanto ai bisogni assistenziali, compaiono
anche bisogni relativi alla cura di patologie, soprattutto
croniche o terminali, si fa ricorso all’assistenza integrata
con personale dell’ASL che possiede competenze
specifiche in materia sanitaria
3.1 Assistenza domiciliare, assistenza domiciliare
integrata, ospedalizzazione a domicilio
OSPEDALIZZAZIONE A DOMICILIO
È un servizio di diretta competenza dell’ASL che è
funzionale al mantenimento al proprio domicilio
di pazienti, solitamente malati terminali, che
hanno bisogno di cura, ma per i quali non si ritiene
più opportuno continuare il ricovero
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3.2 Day Hospital geriatrico
Il termine sta ad indicare una particolare forma di
ricovero in ospedale limitato a un giorno o
porzioni di giornata, evitando gli sprechi connessi
alla degenza durante le ore notturne, le festività e
nei giorni in cui non sono previsti interventi di
diagnosi o di riabilitazione
indice
3.3 Centro diurno per anziani
È una struttura che eroga servizi di assistenza ed
è rivolto ad un’utenza sufficientemente
autonoma o con limitate compromissioni
Si presenta come un luogo di incontro, svago e
aggregazione sociale
Può svolgere anche funzioni assistenziali:
mensa, lavanderia, riattivazione funzionale (attività
motoria)
indice
3.4 Strutture residenziali
A volte è necessario il ricovero in strutture
residenziali per anziani con patologie
gravemente invalidanti e con scarso supporto
familiare
A volte anziani autosufficienti si rivolgono ai servizi
per non pesare sulla famiglia
indice
3.5 Case albergo
Destinate ad un’utenza anziana autosufficiente o con deboli
limitazioni, ma che per diverse ragioni (mancanza di
supporto familiare) desidera avere un supporto
assistenziale.
Si tratta di piccoli appartamenti dotati di ogni servizio in
cui gli anziani possono organizzare la vita a loro piacimento
e di un insieme di servizi comuni (mensa, lavanderia,
portineria, sala riunioni, ambulatorio, ecc.) a cui l’anziano
può accedere
In futuro queste realizzazioni potranno avere maggior
espansione (adesso sono costose e riservate a pochi)
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3.6 Casa di riposo
Sono la risposta più tradizionale a un bisogno di
assistenza continua
Accolgono persone non totalmente autosufficienti o con
problemi tali da non poter far conto sull’assistenza dei
familiari
Gli ospiti sono ricoverati per periodi lunghi e se le
condizioni peggiorano si fa ricorso ai servizi come le RSA o
le residenze protette per non autosufficienti
Gli obiettivi delle case di riposo sono: conservare le
residue capacità di autonomia e promuovere lo sviluppo di
capacità residue
Contrastare il processo di decadimento psicofisico
indice
3.7 Residenze sanitarie assistenziali
Le RSA ospitano soggetti che hanno bisogno di
interventi terapeutici, riabilitativi e di
mantenimento, di tipo prevalentemente sanitario,
non erogabili a domicilio o nei centri diurni
L’obiettivo è quello di ridurre le compromissioni
funzionali riportate
indice
3.8 Resisdenze protette e strutture protette per
non autosufficienti
Accolgono persone in situazione di accentuata non
autosufficienza con gravi deficit soprattutto di tipo psichico
che necessitano di un elevato carico assistenziale e di un
ambiente protetto
L’obiettivo è quello del mantenimento delle capacità
residue dell’anziano che tuttavia è scarsamente partecipe e
collaborativo
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L'eta' anziana

  • 2. 1 DI CHE COSA SI PARLA 1.1 Quale età anziana 1.2 Gli aspetti demografici della vecchiaia 1.3 Cambiamenti fisici 1.4 Sistema nervoso 1.5 Cambiamenti cognitivi 1.6 L’affettività e la personalità 1.7 Cambiamenti sociali 1.8 Quale vecchiaia oggi Sommario
  • 3. 2 TIPOLOGIE DI DISAGIO 2.1 La malattia dell’anziano 2.2 Malattia e disabilità nell’anziano 2.3 Gli aspetti sociali della non autosufficienza 2.4 Le demenze 2.5 La confusione mentale 2.6 Il morbo di Parkinson 2.7 Il malato terminale 2.8 Disturbi psichiatrici in età anziana Sommario
  • 4. 3 INDICAZIONI DI LAVORO 3.1 Assistenza domiciliare, assistenza domiciliare integrata, os 3.2 Day Hospital geriatrico 3.3 Centro diurno per anziani 3.4 Strutture residenziali 3.5 Case albergo 3.6 Casa di riposo 3.7 Residenze sanitarie assistenziali 3.8 Resisdenze protette e strutture protette per non autosufficie Sommario
  • 5. 1.1 Quale età anziana INVECCHIAMENTO Non strettamente legato all’avanzare dell’età Ci sono sessantenni provati dalle malattie o che si collocano in posizioni marginali Ci sono ottantenni arzilli e che rivestono ruoli altamente significativi Si parla allora di ETEROCRONIA dell’invecchiamento: ci sono variazioni da individuo a individuo e, nello stesso individuo, gli organi e le funzioni non invecchiano uniformemente
  • 6. 1.1 Quale età anziana Dovendo usare degli indicatori è meglio riferirsi alle situazioni della persona e non all’età anagrafica L’accesso alla pensione Il momento in cui si manifesta il decadimento psico-fisico L’autopercezione della qualità della vita che dipende dal ruolo dell’affettività Il pericolo più grande per l’anziano è l’isolamento affettivo indice
  • 7. 1.2 Gli aspetti demografici della vecchiaia L’ISTAT definisce “popolazione anziana” la popolazione di 65 anni e più con la “popolazione attiva” compresa tra i 15 e i 64 anni ciò pone un confine tra lavoratore e pensionato in contrapposizione
  • 8. 1.2 Gli aspetti demografici della vecchiaia L’invecchiamento della popolazione costituisce il fenomeno demografico di maggior rilievo delle società a sviluppo avanzato ed è il risultato delle tendenze della fecondità e della mortalità La durata della vita media si è allungata grazie ai progressi della medicina e alle migliori condizioni di vita La fecondità si è ridotta Nel 2010 le persone con più di 65 anni saranno il 20% della popolazione totale emancipazione femminile;controllo delle nascite; modifiche alla struttura familiare
  • 9. 1.2 Gli aspetti demografici della vecchiaia Le conseguenze di ciò in un futuro prossimo la popolazione potrebbe essere dominata da anziani saranno necessari interventi legislativi e assistenziali per fronteggiare i problemi assistenziali forse bisognerà rivedere i modelli di pensionamento bisognerà diversificare le risposte assistenziali per gli anziani autosufficienti (servizi per la gestione del tempo libero) e per quelli non autosufficienti nuclei familiari ridotti non potranno far fronte al carico assistenziale bisognerà dare supporto, incentivi economici, agevolazioni fiscali volti a facilitare la permanenza dell’anziano in famigliaindice
  • 10. 1.3 Cambiamenti fisici I cambiamenti fisici si riscontrano già nell’età adulta però sono facilmente compensati I cambiamenti fisici che interessano maggiormente sono quelli da cui può derivare una situazione di disabilità come quelli che interessano il cervello o l’apparato cardio- respiratorio apparato sensoriale apparato cardio vascolare e e respiratorio sistema muscolo scheletrico indice
  • 11. 1.3 Apparato sensoriale La vista L’uso di occhiali compensa bene la presbiopia Per la cataratta è necessaria la sostituzione del cristallino L’udito Gli anziani che hanno bisogno di compensare la perdita dell’udito con apparecchi acustici è molto meno degli anziani che hanno bisogno degli occhiali Quando la perdita è consistente vi possono esser problemi nella comunicazione verbale e conseguenze psicologiche e sociali (isolamento) Gusto e olfatto La quantità di stimolazione deve essere superiore per poter essere recepita (odore del gas, odori sgradevoli ecc)
  • 12. 1.3 Apparato cardio vascolare e e respiratorio Le pareti vascolari sono meno elastiche e si verifica una diminuzione della portata cardiaca. L’apparato respiratorio ha un’efficienza ridotta e per questo si verifica una diminuita ossigenazione e ventilazione polmonare durante lo sforzo scarsa tolleranza allo sforzo
  • 13. 1.3 Sistema muscolo scheletrico Le articolazioni si irrigidiscono a causa dell’osteoartrosi e con molta frequenza, soprattutto nelle donne si verifica una riduzione della mineralizzazione ossea (osteoporosi) Ridotta mobilità e alterazioni della postura
  • 14. 1.4 Sistema nervoso Si assiste alla perdita del numero di neuroni e di densità dentritica Diminuzione dei tempi di reazione indice La capacità di stabilire connessioni sinaptiche è in funzione della capacità di coinvolgimento emotivo e intellettuale È importante quindi coltivare la curiosità
  • 15. 1.5 Cambiamenti cognitivi Le capacità cognitive vanno incontro a un progressivo processo di decadimento in relazione alle modificazioni fisiologiche del sistema nervoso centrale Tuttavia le funzioni mentali possono mantenersi integre nel tempo con un esercizio fisico e mentale che attivi la funzionalità delle connessioni neurali indice attenzione percezione memoria pensiero e intelligenza
  • 16. 1.5 Attenzione Gli anziani dimostrano difficoltà quando devono affrontare compiti di attenzione distributiva Quando cioè devono eseguire contemporaneamente due compiti è necessario “distribuire” la propria attenzione e, negli anziani, si verifica un netto peggioramento Prestare attenzione a due conversazioni
  • 17. 1.5 Percezione La percezione presuppone la contemporanea attivazione degli organi di senso e di processi di elaborazione La vecchiaia è caratterizzata da difficoltà sensoriali che influenzano la capacità di ricevere stimolazioni dall’esterno
  • 18. 1.5 Memoria La capacità di rievocazione risente dell’età soprattutto la memoria a breve termine La conoscenze dichiarative vengono perse prima della conoscenze procedurarli Si perdono prima i significati culturali che le modalità d’uso di oggetti
  • 19. 1.5 Pensiero e intelligenza Il declino delle capacità intellettive si manifesta con più evidenza intorno ai 75 anni, solo per le attività che implicano maggiore velocità di elaborazione si osserva un declino in età precedenti Cattell parla di intelligenza cristallizzata riferita a quando si elaborano conoscenze che sono già state immagazzinate e che rimane nel complesso stabile E di intelligenza fluida che sarebbe legata allo sviluppo neuronale che è alla base dei processi di trattamento delle informazioni. Questa intelligenza decresce comportando una minore capacità di risolvere problemi logici e di ragionare in termini astratti
  • 20. 1.6 L’affettività e la personalità La teoria del disimpegno Negli anni '60 Cumming e Henry propongono una teoria secondo la quale gli anziani tendono a convincersi che il proprio benessere sia in relazione con l’abbandono delle aspirazioni e dei traguardi che si erano posti in età adulta e a un rivolgersi verso la propria interiorità Tale teoria contrappone la produttività della vita lavorativa a un desangagement sociale che può condurre a delle distorsioni sul piano dell’intervento e della gestione dei servizi
  • 21. 1.6 L’affettività e la personalità La teoria dell’impegno Havighurst (1969) ritiene che il morale della persona anziana si mantenga elevato nella misura in cui egli riesce ad essere attivo, malgrado la contrazione dei ruoli a cui va incontro. In questo caso l’operosità nel lavoro, si estende per l’intero corso dell’esistenza. Anche questa teoria presenta dei limiti perché non tiene conto dei bisogni della singola persona: il desiderio di impegnarsi o non impegnarsi deve essere il risultato di una libera scelta personale. Una spinta sociale verso l’impegno o il disimpegno rischia di creare nuovi disadattamenti
  • 22. 1.6 L’affettività e la personalità Tendenze centripede Un elemento sottolineato da molte ricerche empiriche è la tendenza a rivolgersi verso il proprio interno (tendenze centripede) che si verifica nella vecchiaia e che appare in contrapposizione con le tendenze definite “centrifughe” (che portano l’individuo verso l’esterno) tipiche della maturità
  • 23. 1.6 L’affettività e la personalità Problemi legati all’affettività L’anziano cerca di colmare le proprie insicurezze con attaccamenti esclusivi ai propri famigliari, alla propria abitazione ecc. come se attaccarsi alle cose fosse un segno di attaccamento alla vita. Si può manifestare un’eccessiva dipendenza da qualcun altro ad es. in anziani rimasti soli o con disabilità Una nuova convivenza o un matrimonio per fuggire la solitudine sono spesso contrastati dai figli
  • 24. 1.6 L’affettività e la personalità Problemi legati all’affettività La vita affettiva ed emotiva incide anche sul piano della vita sessuale. In età senile vi è un progressivo disinvestimento affettivo ed è anche diffuso lo stereotipo dell’anziano asessuato invece la sessualità è espressione dell’intimità che esiste tra due persone e la vicinanza del corpo dell’altro è rassicurante è indice di tenerezza e comprensione Spesso l’anziano ha più attenzione per le parti del corpo malate che per quelle sane e usa la malattia come elemento attorno al quale far ruotare le relazioni Difficoltà di relazione sono prodotte anche dalle alterazioni a carico degli organi di senso come la vista e l’udito indice
  • 25. 1.7 Cambiamenti sociali L’anziano deve confrontarsi con stereotipi negativi e pregiudizi sociali collegati alla vecchiaia che incidono sul concetto di sé e sulla propria autostima. Tali stereotipi incidono sulle possibilità dell’anziano di ricercare una nuova identità: se le persone che gli stanno intorno gli rimandano un’immagine di “malato”, “incapace”, “brutto”, egli tenderà ad adeguarsi ad essa L’anziano può far fronte a questo sviluppando attività individuali e creative in grado di farlo sentire soddisfatto di sé e riconosciuto dal gruppo sociale di appartenenza indice
  • 26. 1.8 Quale vecchiaia oggi È possibile pensare ad una progettualità per gli anziani Attività di formazione aiutano a liberare dalle dipendenze e a usare il senso critico: si può coniugare la voglia di conoscere e capire con il piacere di stare insieme con glia altri Il viaggio riesce a coniugare sia il desiderio di nuove esperienze sia momenti di condivisione Incoraggiare il gioco, il ballo può essere utile per stimolare la capacità di risoluzione di problemi e l’attività fisica Il coinvolgimento in attività socialmente utili può essere utile a soddisfare il desiderio di assumere un ruolo indice
  • 27. 2.1 La malattia dell’anziano L’adulto vive la malattia come un incidente di percorso mentre l’anziano un evento connaturato con l’invecchiamento si innescano quindi atteggiamenti di rinuncia rispetto alle possibilità di guarigione indice Nell’anziano sono presenti patologie specifiche dell’età (es. la demenza senile) e problemi tipici dell’età (cadute a terra, incontinenza…). Il problema principale è quello dell’autosufficienza occorre sollecitare al massimo le funzioni residue perché egli non perda l’autosufficienza, cioè l’autonomia nelle attività della vita quotidiana
  • 28. 2.2 Malattia e disabilità nell’anziano Lo stato di salute funzionale viene definito sulla base dei seguenti parametri di valutazione: indice BADL Basic Activities of Daily Living = Attività di base della vita quotidiana IADL (Instrumental Activities of Daily Living = Attività strumentali della vita quotidiana AADL Advanced Activities of Daily Living=Attività avanzate della vita quotidiana
  • 29. 2.2 BADL Basic Activities of Daily Living Indicano le attività quotidiane connesse alla cura della persona: Capacità di vestirsi Capacità di fare il bagno Capacità di spostarsi Capacità di alimentarsi Capacità di recarsi ai servizi igienici Continenza sfinterica ecc.
  • 30. 2.2 IADL Instrumental Activities of Daily Living Capacità di attivare e portare a termine attività essenziali per mantenere l’indipendenza e che possono prevedere l’uso di strumenti tecnologici: Capacità usare il telefono Fare acquisti Preparare pasti Lavori domestici Capacità fare il bucato Uso dei mezzi di trasporto Responsabilità nell’uso dei medicinali Capacità di maneggiare il denaro
  • 31. 2.2 AADL Advanced Activities of Daily Living Capacità di intraprendere attività sociali o fisiche e che non sono indispensabili per una vita autonoma: Hobby Sport Interessi culturali
  • 32. 2.3 Gli aspetti sociali della non autosufficienza Il rischio di non autosufficienza sembra correlato a due ordini di fattori sociali indice Il grado di povertà La riduzione numerica del nucleo familiare Dopo il pensionamento diminuisce il reddito Maggior probabilità di istituzionalizzazione Abitazione All’aumentare dell’età corrisponde una maggiore probabilità di vivere soli
  • 33. 2.4 Le demenze MALATTIA ORGANICA LEGATA A PROCESSI DI DEGENERAZIONE DEL CERVELLO CONSEGUENZE • PERDITA DELLE FACOLTÀ INTELLETTIVE (progressivo deterioramento delle funzioni mentali) • DISINTEGRAZIONE DELLA PERSONALITÀ
  • 34. SONO IL RISULTATO DI UNA DEGENERAZIONE DEL TESSUTO CEREBRALE (morbo di Alzheimer (60% delle demenze); demenza che evolve dal morbo di Parkinson…) 2.4 DEMENZE PRIMARIE
  • 35. DIPENDONO DA LESIONI ISCHEMICHE (diminuzione o soppressione della circolazione sanguigna in un organo o territorio dell’organismo) CHE HANNO DISTRUTTO PARTE DEL TESSUTO CEREBRALE. Frequentemente associate ad aterosclerosi. 2.4 DEMENZE VASCOLARI O SECONDARIE
  • 36. 1. DECADIMENTO PIÙ O MENO RAPIDO DEL 2. MODIFICAZIONI A LIVELLO DELLA PERS 3. ALTERAZIONE DEL COMPORTAMENTO N 2.4 SINTOMATOLOGIA
  • 37. • PERDITA GLOBALE DELLA MEMORIA RECENTE (il soggetto non riesce a convogliare informazioni verso la memoria a lungo termine) E PREVALENZA DELLA MEMORIA REMOTA • LA PERDITA DELLA MEMORIA INCIDE ANCHE SULLA CAPACITÀ DI ORIENTAMENTO SPAZIO- TEMPORALE (Non si riconoscono i luoghi familiari; si dimenticano il giorno, il mese, l’anno; si confonde il giorno con la notte…) 2.4 SINTOMATOLOGIA
  • 38. • DIFFICOLTÀ AD AFFRONTARE COMPITI NUOVI (DIVENTA DIFFICILE: RIASSUMERE UN BRANO DI GIORNALE; DEFINIRE CONCETTI; DEFICIT DEL PENSIERO ASTRATTO…) • INCAPACITÀ DI GIUDIZIO che impedisce una valutazione corretta della situazione e di AUTOCONTROLLO relativamente al proprio comportamento (passeggiare in pigiama; uso sconveniete del linguaggio…) • IL LINGUAGGIO È PARTICOLARMENTE COMPROMESSO NELLA COMPRENSIONE E NELLA PRODUZIONE, A SECONDA DELLE AREE CORTICALI DANNEGGIATE 2.4 SINTOMATOLOGIA
  • 39. • AFASIADisturbo nella COMPRENSIONE e nella FORMULAZIONE DI MESSAGGI VERBALI come conseguenza di disfunzioni corticali • APRASSIA  INCAPACITÀ DI ESEGUIRE MOVIMENTI FINALIZZATI AD UNO SCOPO ANCHE SE LA MOTRICITÀ È INTEGRA (abbottonarsi; allacciarsi gli indumenti; ordinare la sequenza dei gesti per vestirsi…) •AGNOSIA  INCAPACITÀ DI DARE UN SIGNIFICATO AGLI STIMOLI PROVENIENTI DALL’ESTERNO (non si riconosce la funzione degli oggetti; i volti delle persone; i suoni…) 2.4 SINTOMATOLOGIA
  • 40. • CAMBIAMENTO DELLE CARATTERISTICHE TIPICHE DELLA PERSONA (Persone attive e piene di interessi/apatiche, senza interessi; persone tranquille/trasgressive, apprensive, linguaggio volgare; persone ordinate e pulite/trascurate nell’igiene e nell’abbigliamento; ecc.) • ACCENTUAZIONE DI CERTI ASPETTI DEL COMPORTAMENTO (una persona sospettosa dopo la malattia può avere deliri di persecuzione; ecc) • DEFICIT DELL’AUTOCONTROLLO ( a causa della distruzione delle cellule neurali) 2.4 SINTOMATOLOGIA
  • 41. • INIZIALMENTE I DEFICIT SONO RILEVABILI NELLE ATTIVITÀ CHE RICHIEDO COMPETENZE far compere; utilizzare il denaro; prepararsi i cibi; accudire alla casa; ecc. (Funzioni che richiedono l’utilizzo della memoria; della capacità di interpretazione e risoluzione di problemi) • IN SEGUITO EMERGONO DIFFICOLTÀ NELLE ATTIVITÀ DI BASE (Lavarsi; vestirsi; andare in bagno; mangiare; ecc.) • FASE DI TOTALE DIPENDENZA 2.4 SINTOMATOLOGIA
  • 42. INTERVENTI FINALIZZATI AL RAGGIUNGIMENTO DEI SEGUENTI OBIETTIVI: 1. CONTENERE LE CONSEGUENZE DELLA PROGRESSIVA 2. LIMITARE LE CONSEGUENZE DELLE ALTERAZIONI DE 3. FAVORIRE IL MANTENIMENTO DELL’AUTOSUFFICIENZ 2.4 PROBLEMI ASSISTENZIALI IN UN SOGGETTO AFFETTO DA DEMENZA
  • 43. SOLLECITARE, STIMOLARE il demente PER ATTIVARE I PROCESSI DI MEMORIA GRAZIE ANCHE AL SUSSIDIO DI ELEMENTI CHE LO AIUTINO A RIEVOCARE E RICONOSCERE • Elenchi (nomi di persone, numeri di telefoni, cose da fare durante la giornata...) • Calendari, orologi • Etichette e immagini per favorire il riconoscimento degli spazi • Strisce sul pavimento per aiutare l’orientamento spaziale • Fotografie... • Lasciare inalterato l’ambiente di vita 2.4 PROBLEMI ASSISTENZIALI IN UN SOGGETTO AFFETTO DA DEMENZA
  • 44. R.O.T. (Reality Orientation Therapy) TECNICA CHE SERVE A POTENZIARE E CONSERVARE LE FUNZIONI GOGNITIVE E PARTICOLARMENTE IL GRADO DI ORIENTAMENTO. CONSISTE IN UNA STIMOLAZIONE CONTINUA DI MOLTEPLICI FUNZIONI QUALI L’ATTENZIONE, L’ORIENTAMENTO SPAZIO-TEMPORALE, LA MEMORIA E LE CAPACITÀ COGNITIVE T.O. (Tearapia Occupazionale) SERVE A RECUPERARE E POTENZIARE IL PIÙ A LUNGO POSSIBILE LE CAPACITÀ E LE ABILITÀ FUNZIONALI (ATTIVITÀ DOMESTICHE, MESTIERI, ...) 2.4 PROBLEMI ASSISTENZIALI IN UN SOGGETTO AFFETTO DA DEMENZA
  • 45. • Comportamenti strani, instabilità dell’umore, manifestazioni aggressive possono essere contenuti se l’anziano si trova in un ambiente sufficientemente stabile (routine) e rassicurante • Le limitate capacità cognitive limitano la capacità di interpretare una situazione e di calibrare una risposta adeguata quindi sono frequenti le “reazioni catastrofiche” cioè sproporzionate ad un insuccesso, un cambiamento, un evento. Occorre non richiedere prestazioni troppo difficoltose o impossibili e tollerare tempi di reazione lunghi di fronte a queste reazioni occorre mantenere la calma e distrarre il paziente. Non discutere, né rimproverano, né trattenerlo con forza, Ma parlargli con calma, rassicurarlo e spostare l’attenzione verso altro. 2.4 PROBLEMI ASSISTENZIALI IN UN SOGGETTO AFFETTO DA DEMENZA
  • 46. • Nel caso di COMPORTAMENTI SOSPETTOSI O ACCUSATORI non occorre discutere ma cercare di recuperare gli oggetti scomparsi. • Di fronte all’ANSIA e alla DEPRESSIONE, spesso presenti all’inizio della malattia, come reazione ad un senso di perdita è opportuno rispondere in modo affettuoso, è inutile cercare di capire cosa lo affligge e di spiegare l’inutilità delle sensazioni. • L’AGGRESSIVITÀ è una manifestazione della malattia (non si controlla più la situazione), bisogna dimenticare l’episodio e cercare di distrarre il paziente con qualcosa che gli piace. 2.4 PROBLEMI ASSISTENZIALI IN UN SOGGETTO AFFETTO DA DEMENZA
  • 47. • All’INIZIO della malattia stimolare la persona a condurre una vita il più normale possibile. Nell’area della cura della persona e nelle attività domestiche l’operatore si deve porre come supervisore non come diretto esecutore. • Con l’AVANZARE della malattia la guida dovrà essere attenta e continua (sequenza delle operazioni, ambiente adatto da predisporre...) • Nella FASE TERMINALE intervento massiccio dell’operatore e dei familiari 2.4 PROBLEMI ASSISTENZIALI IN UN SOGGETTO AFFETTO DA DEMENZA
  • 48. • Per i familiari trovarsi con un parente che si trasforma comporta un riadattamento completo del rapporto •Le emozioni che vengono più facilmente sperimentate sono: 2.4 La famiglia del demente depressione rabbia imbarazzo solitudine senso di colpa indice
  • 49. 2.4 La famiglia del demente: depressione La persona che sta accanto a noi (marito, moglie, padre, madre..) cambia progressivamente fino a giungere al punto di non riconoscerci più. Si ritorna allora con la memoria a com’era la persona prima della malattia e si rimpiange quel tempo
  • 50. 2.4 La famiglia del demente: rabbia Verso il familiare malato, verso se stessi, verso la situazione in generale
  • 51. 2.4 La famiglia del demente: imbarazzo A causa dei comportamenti che il malato manifesta: reazioni esagerate e inappropriate quando si hanno ospiti in casa, urla, grida che possono far sospettare i vicini di trattamenti violenti, esibizioni sessuali ecc.
  • 52. 2.4 La famiglia del demente: solitudine Il malato ha sempre bisogno di assistenza è facile quindi allentare i contatti sociali per stanchezza o per imbarazzo
  • 53. 2.4 La famiglia del demente: senso di colpa Per il fatto di provare rabbia o imbarazzo nei confronti del malato e, quando si ricorre all’istituzionalizzazione, per aver “tradito” il congiunto.
  • 54. 2.5 La confusione mentale È una sindrome diffusa negli anziani causata dall’invecchiamento delle strutture cerebrali, dalla presenza di malattie croniche, dalla difficoltà di equilibrio nell’assimilazione di farmaci ecc. I sintomi sono simili a quelli della demenza (compromissione della memoria recente, disorientamento spazio temporale, alterazioni comportamentali… indice
  • 55. 2.6 Il morbo di parkinson È una patologia degenerativa che intacca i neuroni dopaminacei, colpisce i soggetti intorno ai 50 anni per cause ancora sconosciute Il parkinsonismo secondario invece ha sintomatologia simile al morbo di parkinson ma cause accertate (vascolari, arteriosclerosi, uso prolungato ed eccessivo di sedativi o antipsicotici) È la prima malattia neurologia a patogenesi neurotrasmettitoriale imputabile a squilibri dei neurotrasmettitori per una marcata diminuzione di uno di essi: la dopamina
  • 56. 2.6 Il morbo di parkinson La sintomatologia è essenzialmente riferibile all’area motoria: rigidità alterazioni posturali bradicinesia tremori a riposo
  • 57. 2.6 Il morbo di parkinson: rigidità Quando si cerca di far piegare un arto in modo passivo si osserva rigidità muscolare
  • 58. 2.6 Il morbo di parkinson: bradicinesia La traduzione dal greco significa “movimento lento” I movimenti vengono eseguiti come a rallentatore
  • 59. 2.6 Il morbo di parkinson: tremori a riposo Gli arti (soprattutto superiori) presentano un tremore lento che si manifesta quando l’arto è a riposo, tende a scomparire con il movimento ed è assente nel sonno Le mani assumono il tipico movimento di chi sta “contando i soldi”
  • 60. 2.6 Il morbo di parkinson: alterazioni posturali Il paziente cammina portando il tronco in avanti (perché ha la tendenza a cadere all’indietro) con le braccia addotte e i gomiti lievemente flessi Ciò porta ad alterazioni della postura che sfociano in un quadro di grave artrosi
  • 61. 2.6 Il morbo di parkinson La terapia non riduce la progressione della malattia ma svolge solo una funzione sintomatica La riabilitazione consiste nell’aiutare l’ammalato a conoscere e gestire gli effetti meccanici del proprio deficit e migliorare le proprie capacità motorie
  • 62. 2.6 Il morbo di parkinson: i bisogni psicologici BISOGNO DI ELABORARE COGNITIVAMENTE E AFFETTIVAMENTE LA MALATTIA Il malato di parkinson non ha problemi cognitivi (a volte solo nelle fasi avanzate della malattia) ed è quindi consapevole della gravità della malattia Ha bisogno allora di elaborare la malattia per accettarla emotivamente
  • 63. 2.6 Il morbo di parkinson: i bisogni psicologici BISOGNO DI RUOLO E DI SUPPORTO SOCIALE È importante che la persona abbia un ruolo e dei compiti da svolgere per rinforzare la sua autostima indice
  • 64. 2.7 Il malato terminale Ci si riferisce a tutte quelle persone che non hanno possibilità di guarigione e la cui evoluzione della malattia porterà alla morte nel giro di alcuni giorni, di mesi o anche di anni La psichiatra Kϋbler Ross ritiene sia per il morente sia per chi lo assiste che si debba comunicare esplicitamente la prognosi della malattia
  • 65. 2.7 Il malato terminale Nel processo che conduce all’accettazione del momento finale si possono rintracciare alcune fasi la cui conoscenza aiuta operatori e familiari a comprendere meglio i vari momenti I fase:rifiuto IV fase: depressione II fase: collera V fase: accettazione III fase: contrattazione indice
  • 66. 2.7 Il malato terminale: rifiuto Il rifiuto ansioso iniziale, secondo la Kϋbler Ross, è più marcato nei pazienti ai quali la diagnosi è stata comunicata con modalità sbagliate In questa fase occorre dimostrare disponibilità e interesse nello stare accanto a queste persone Ascoltarle per comunicare fiducia Dare la sensazione che ci si sta occupando di loro
  • 67. 2.7 Il malato terminale: collera La collera è un modo per scaricare un peso insostenibile ed è molto difficile da gestire sia per i famigliari sia per gli operatori Il malato diviene lamentoso, poco disponibile, carico di risentimento Gli operatori tendono ad evitarlo ad essere indispettiti per le sue manifestazioni e può emergere la tendenza a rispondere con altrettanta aggressività Occorre invece avere maggior autocrontrollo
  • 68. 2.7 Il malato terminale: contrattazione Il malato pensa di raggiungere un compromesso con l’evoluzione della malattia invece di affrontare la propria fine da soli e facendo il vuoto attorno a sé La Kϋbler Ross paragona questa situazione a quella dei bambini che dopo aver manifestato la propria rabbia patteggiano la pace con gli adulti riconoscendo che non è conveniente continuare ad agire in un certo modo
  • 69. 2.7 Il malato terminale: depressione La depressione consente al malato di preparasi alla perdita delle cose più care È inutile che gli operatori incoraggino o minimizzino la situazione ma è opportuno lasciare esprimere il dolore al malato
  • 70. 2.7 Il malato terminale: accettazione È il momento in cui la persona rinuncia alla lotta considerata l’inutilità di essa come se si trattasse di un momento di riposo prima di un lungo viaggio È un momento di vuoto di sentimenti Il malato vuole solo alcune persone accanto a sé Per l’operatore deve prevalere la comunicazione non verbale L’operatore e i famigliari hanno il compito di trasmettere al morente l’idea che la sua esistenza ha avuto un significato e qualcosa di sé è stato lasciato a quelli che rimangono
  • 71. Si può definire come uno stato di allerta o di eccessiva preoccupazione per qualcosa o qualcuno (preoccupazione per un nuovo lavoro, una relazione affettiva). I motivi di preoccupazione per gli anziani riguardano l’insorgenza di malattie, la percezione del proprio deterioramento, la scarsa sicurezza finanziaria, l’isolamento sociale, ecc. 2.8 Disturbi psichiatrici in età anziana: l’ansia Assume caratteristiche psicopatologiche quando appare Sproporzionata rispetto alla situazione Fonte di notevole sofferenza soggettiva Persistente nel tempo Con sintomi così gravi da compromettere in misura rilevante le relazioni sociali
  • 72. I sintomi sono: Preoccupazione eccessiva, Difficoltà a concentrarsi e vuoti di memoria, Tensione muscolare, Stato di irritabilità o agitazione, Facile affaticabilità, Disturbi del sonno, Respirazione difficoltosa, Tachicardia, Sudorazione fredda 2.8 Disturbi psichiatrici in età anziana: l’ansia L’eccessiva preoccupazione può condurre all’ipocondria Cioè alla convinzione erronea di soffrire di una malattia non diagnosticata
  • 73. È un disturbo del tono dell’umore cioè dello stato d’animo che ci accompagna per tutto il giorno 2.8 Disturbi psichiatrici in età anziana: la depressione L’umore può essere stabile o variare (anche nella stessa giornata) perché influenzato positivamente o negativamente dall’ambiente esterno e dalle situazioni incontrate Si parla di depressione come vera malattia quando il tono dell’umore è rivolto marcatamente verso il basso
  • 74. SINTOMI FISICI Disturbi del sonno con insonnia o ipersonnia Scarso appetito o perdita di peso o incremento dell’appetito e del peso corporeo Mancanza di energia e affaticamento eccessivo 2.8 Disturbi psichiatrici in età anziana: la depressione SINTOMI PSICOLOGICI Perdita di interesse per le attività quotidiane Incapacità di provare piacere Scarsa stima di sé con autosvalutazione e sensi di colpa Difficoltà di concentrazione Mancanza di volontà, apatia Tendenza a isolarsi dalla società e dalla famiglia Pensieri di morte e tentativi di suicidio (casi gravi)
  • 75. Nell’anziano la depressione si esprime con due modalità 2.8 Disturbi psichiatrici in età anziana: la depressione Declino delle facoltà cognitive: Impoverimento del pensiero e del linguaggio Difficoltà psicomotorie Ridotta capacità di gestire la propria vita quotidiana Accentuazione dei disturbi somatici: Dolori agli arti Dolori gastro- intestinali cefalee indice
  • 76. 3 INDICAZIONI DI LAVORO L’art. 32 della Costituzione afferma il diritto alla salute individuale Come conciliare il diritto alla salute e il concetto di benessere con gli inevitabili deficit e malattie legati al processo di invecchiamento? L’OMS ha ridefinito il concetto di salute non come assenza di patologie ma come uno stato di benessere fisico, psichico, sociale a cui ognuno deve tendere
  • 77. 3 INDICAZIONI DI LAVORO Occorre far riferimento al concetto di prevenzione primaria, secondaria e terziaria La prevenzione primaria è relativa all’insieme di misure finalizzate alla prevenzione della comparsa di eventi morbosi La prevenzione secondaria è relativa agli interventi orientati a fare in modo che un evento morboso in corso non dia esiti invalidanti o a ridurre il livello di gravità La prevenzione terziaria si occupa di correggere gli esiti negativi, già evidenti, di eventi morbosi
  • 78. 3 INDICAZIONI DI LAVORO È la prevenzione soprattutto primaria il mezzo principale per permettere alle persone anziane un livello adeguato di benessere che spetta loro di diritto Fra i vari interventi di prevenzione primaria e secondaria possiamo ricordare I servizi di telesoccorso, telecontrollo, teleassistenza che garantiscono sostegno psicologico e tranquillità Iniziative riguardanti la gestione del tempo libero, le vacanze, le attività culturali, l’attività fisica visti come elementi essenziali di una politica di prevenzione e di tutela del benessere psicofisico
  • 79. 3 INDICAZIONI DI LAVORO Gli enti locali possono facilitare: Tutela abitativa per evitare sradicamenti Sostegno economico alle famiglie per evitare l’istituzionalizzazione Facilitazione all’accesso ai servizi sanitari Agevolazioni nell’uso dei servizi telefonici, mezzi di trasporto, cinema e teatri Incentivazione di forme di volontariato e di associazionismo tra anziani
  • 80. 3 INDICAZIONI DI LAVORO Quando esiste già una condizione di patologia e l’obiettivo è intervenire per ridurre le conseguenze sul piano personale gli interventi possono essere suddivisi in Interventi che possono essere resi a domicilio o in strutture semiresidenziali Interventi in strutture residenziali indice
  • 81. 3.1 Assistenza domiciliare, assistenza domiciliare integrata, ospedalizzazione a domicilio ASSISTENZA DOMICILARE Insieme di prestazioni di tipo socio assistenziale erogate (spesso) dal Comune a domicilio dell’utente con i seguenti obiettivi: Mantenere a domicilio l’utente Sostenere i familiari nel processo di cura dell’anziano Ridurre i costi sociali dati dall’istituzionalizzazione
  • 82. 3.1 Assistenza domiciliare, assistenza domiciliare integrata, ospedalizzazione a domicilio ASSISTENZA DOMICILARE INTEGRATA Quando, accanto ai bisogni assistenziali, compaiono anche bisogni relativi alla cura di patologie, soprattutto croniche o terminali, si fa ricorso all’assistenza integrata con personale dell’ASL che possiede competenze specifiche in materia sanitaria
  • 83. 3.1 Assistenza domiciliare, assistenza domiciliare integrata, ospedalizzazione a domicilio OSPEDALIZZAZIONE A DOMICILIO È un servizio di diretta competenza dell’ASL che è funzionale al mantenimento al proprio domicilio di pazienti, solitamente malati terminali, che hanno bisogno di cura, ma per i quali non si ritiene più opportuno continuare il ricovero indice
  • 84. 3.2 Day Hospital geriatrico Il termine sta ad indicare una particolare forma di ricovero in ospedale limitato a un giorno o porzioni di giornata, evitando gli sprechi connessi alla degenza durante le ore notturne, le festività e nei giorni in cui non sono previsti interventi di diagnosi o di riabilitazione indice
  • 85. 3.3 Centro diurno per anziani È una struttura che eroga servizi di assistenza ed è rivolto ad un’utenza sufficientemente autonoma o con limitate compromissioni Si presenta come un luogo di incontro, svago e aggregazione sociale Può svolgere anche funzioni assistenziali: mensa, lavanderia, riattivazione funzionale (attività motoria) indice
  • 86. 3.4 Strutture residenziali A volte è necessario il ricovero in strutture residenziali per anziani con patologie gravemente invalidanti e con scarso supporto familiare A volte anziani autosufficienti si rivolgono ai servizi per non pesare sulla famiglia indice
  • 87. 3.5 Case albergo Destinate ad un’utenza anziana autosufficiente o con deboli limitazioni, ma che per diverse ragioni (mancanza di supporto familiare) desidera avere un supporto assistenziale. Si tratta di piccoli appartamenti dotati di ogni servizio in cui gli anziani possono organizzare la vita a loro piacimento e di un insieme di servizi comuni (mensa, lavanderia, portineria, sala riunioni, ambulatorio, ecc.) a cui l’anziano può accedere In futuro queste realizzazioni potranno avere maggior espansione (adesso sono costose e riservate a pochi) indice
  • 88. 3.6 Casa di riposo Sono la risposta più tradizionale a un bisogno di assistenza continua Accolgono persone non totalmente autosufficienti o con problemi tali da non poter far conto sull’assistenza dei familiari Gli ospiti sono ricoverati per periodi lunghi e se le condizioni peggiorano si fa ricorso ai servizi come le RSA o le residenze protette per non autosufficienti Gli obiettivi delle case di riposo sono: conservare le residue capacità di autonomia e promuovere lo sviluppo di capacità residue Contrastare il processo di decadimento psicofisico indice
  • 89. 3.7 Residenze sanitarie assistenziali Le RSA ospitano soggetti che hanno bisogno di interventi terapeutici, riabilitativi e di mantenimento, di tipo prevalentemente sanitario, non erogabili a domicilio o nei centri diurni L’obiettivo è quello di ridurre le compromissioni funzionali riportate indice
  • 90. 3.8 Resisdenze protette e strutture protette per non autosufficienti Accolgono persone in situazione di accentuata non autosufficienza con gravi deficit soprattutto di tipo psichico che necessitano di un elevato carico assistenziale e di un ambiente protetto L’obiettivo è quello del mantenimento delle capacità residue dell’anziano che tuttavia è scarsamente partecipe e collaborativo indice

Editor's Notes

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